Ma è un parco naturale o una “macelleria ecologicamente sostenibile”?
Al Parco naturale regionale “Porto Conte”, gestito dall’omonima Azienda speciale del Comune di Alghero (SS), hanno avuto un’ideona: realizzare un piccolo impianto di macellazione degli altri animali catturati nel corso delle operazioni dei piani di contenimento della fauna selvatica ritenuta in eccesso.
Finora il Parco ha catturato dal 2008 un migliaio di Cinghiali (Sus scrofa meridionalis), molto spesso porcastri, cioè ibridi maialexcinghiale, come accade anche nel Parco nazionale dell’Arcipelago della Maddalena, grazie a dissennate operazioni condotte a fini venatori degli anni passati.
Ora, così “la carne di cinghiale entrerà a far parte di quei prodotti del Parco certificato dal Marchio delle aree protette. E contestualmente consentirà al Parco di produrre economia e reddito da una risorsa faunistica che oggi sta creando molti danni”, afferma il presidente dell’Azienda speciale Stefano Lubrano, già sindaco di Alghero.
E dopo, secondo l’intendimento di questo difensore della natura, sarà il turno del Daino (Dama dama), per cui chiede anche la modifica della legge regionale n. 23/1998 e s.m.i. in quanto oggi specie non cacciabile.
Un parco naturale non può trasformarsi in una macelleria ecologicamente sostenibile.
La sola ipotesi è un’idiozia.
“Nei parchi naturali regionali e nelle riserve naturali regionali l’attività venatoria è vietata, salvo eventuali prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi necessari per ricomporre squilibri ecologici. Detti prelievi ed abbattimenti devono avvenire in conformità al regolamento del parco o, qualora non esista, alle direttive regionali per iniziativa e sotto la diretta responsabilità e sorveglianza dell’organismo di gestione del parco e devono essere attuati dal personale da esso dipendente o da persone da esso autorizzate scelte con preferenza tra cacciatori residenti nel territorio del parco, previ opportuni corsi di formazione a cura dello stesso Ente” (art. 22 della legge n. 394/1991 e s.m.i.): piaccia o no, “prelievi faunistici” e “abbattimenti selettivi” in un area naturale protetta sono l’extrema ratio in presenza di accertati “squilibri ecologici” e, in particolare per il Daino, presente nella Foresta demaniale di Porto Conte, (qui il censimento 2010, il censimento 2014) gli eventuali esemplari in eccesso possono benissimo essere catturati e trasferiti in altre Foreste demaniali della Sardegna.
L’Azienda speciale, anziché preoccuparsi di bistecche di Daino e salumi di Cinghiale, dovrebbe preoccuparsi di predisporre il piano del parco, strumento fondamentale di gestione dell’area naturale protetta tuttora assente.
Naturalmente ci opporremo con ogni mezzo legale a tali intendimenti a dir poco assurdi per un parco naturale.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, Lega per l’Abolizione della Caccia
dal sito web istituzionale del Parco naturale regionale “Porto Conte”, 27 giugno 2014
Entro settembre arriveranno le tanto attese autorizzazioni sanitarie necessarie all´avvio operativo del nuovo piano triennale di contenimento della popolazione del cinghiale nell´area del Parco di Porto Conte. Lo ha garantito lo staff tecnico dell´Assessorato regionale alla Sanità alla dirigenza dell´Ente Parco che finalmente dopo circa un anno di attesa ha ottenuto nei giorni scorsi a Cagliari le risposte attese, grazie ad un incontro tecnico operativo finalizzato a rimuovere le criticità e quindi lavorare per il decollo del nuovo piano di controllo. Ma non è tutto, il Parco di Porto Conte è andato oltre concordando sia con l´Assessorato regionale alla Sanità che con quello della Difesa dell´Ambiente, per superare qualsiasi ulteriore difficoltà burocratica di ordine sanitario, la realizzazione in proprio di un piccolo impianto polivalente di macellazione della fauna selvatica (oggi assente in Sardegna) che consentirà all´Ente di lavorare le carni direttamente in loco e aprendo la strada a quella filiera produttiva tanto auspicata ossia: la carne di cinghiale entrerà a far parte di quei prodotti del Parco certificato dal Marchio delle aree protette.
E contestualmente consentirà al Parco di produrre economia e reddito da una risorsa faunistica che oggi sta creando molti danni. Il nuovo piano triennale predisposto dallo scorso anno, presto operativo con le autorizzazioni sanitarie che arriveranno entro settembre, contiene diversi elementi di novità tra cui un coinvolgimento molto più attivo dei coadiutori della fauna selvatica recentemente formati e qualificati dall´Ente Parco e dei privati proprietari dei poderi, che saranno chiamati in alcuni periodi a gestire anche le catture con gabbia all´interno dei terreni, qualora ne facciano richiesta. Una risposta decisamente forte ai disagi manifestati dagli abitanti di Maristella e delle altre zone appoderate e che era già stata comunicata ai residenti in diversi incontri, ultimo quello pubblico nella borgata di Fertilia. Grazie al coinvolgimento della Provincia di Sassari e degli altri Enti preposti, la volontà è quella di agire efficacemente anche su altre specie invasive come la cornacchia e il daino. Per quest´ultima specie il percorso è più articolato in quanto sarà necessario che si esprima il consiglio regionale per inserire questo ungulato tra le specie cacciabili, ma l´iter è già stato avviato. Al momento infatti, la Regione Sardegna è tra le pochissime regioni che ancora non ha eseguito questa modifica alla normativa sulla caccia. Non appena il piano sarà operativo l´Ente Parco chiederà la collaborazione dei comitati di borgata e delle associazioni degli agricoltori al fine di perfezionare le azioni di cattura nelle aree appoderate più sensibili e più danneggiate dagli animali. Sarà infatti necessaria la disponibilità degli agricoltori affinché possano essere installate le gabbie di cattura. ´Speriamo che con questo piano arrivino concretamente quei risultati al quale l´Ente Parco sta lavorando dal 2008 e che la popolazione residente nell´agro attende – commenta il presidente del Parco Stefano Lubrano – solo rimuovendo queste criticità la gente dell´agro probabilmente si avvicinerà con maggiore convinzione al Parco vedendone il potenziale di sviluppo non solo in termini di economia turistica, ma anche di gestione delle risorse naturali. Ci piace comunque sottolineare ancora una volta che dal 2008 ad oggi il Parco ha eliminato oltre un migliaio di cinghiali che a quest´ora sarebbero il triplo senza la gestione dell´area protetta ed inoltre occorre sempre ricordare come evidenziato dal tavolo regionale che il problema cinghiale riguarda drammaticamente l´intera regione Sardegna e non solamente l´area di Porto Conte´
da La Nuova Sardegna, 28 giugno 2014
Alghero, carne di cinghiale e daino con il marchio del Parco.
In autunno partirà la cattura selettiva e la macellazione dei dannosi suini. Per le altre specie invasive occorre la modifica della legge regionale sulla caccia. (Pinuccio Saba)
ALGHERO. Prosciutti, salami e salsicce, pancetta (magra), tocchi di carne di cinghiale e forse anche di daino da spadellare a piacere. Con il valore aggiunto del marchio del Parco regionale di Porto Conte. No, non è un sogno di chef e buongustai ma più semplicemente il piano di contenimento della fauna selvatica, varato dal Parco di Porto Conte che ha ottenuto il via libera dall’assessorato regionale alla Sanità. Entro settembre arriveranno le tanto attese autorizzazioni e a ottobre partirà la campagna di cattura e abbattimento dei cinghiali e la carne verrà inserita fra i prodotti certificati del parco. Ma questa non sarà l’unica novità: sempre con l’assessorato regionale alla Sanità e con quello alla Difesa dell’Ambiente è stato deciso che il Parco realizzerà un piccolo impianto per la macellazione della fauna selvatica (sarà il primo in Sardegna), che consentirà la lavorazione della carni in loco, attivando così per il Parco una piccola fonte di approvvigionamento economico e aprendo la strada a quella filiera produttiva tanto auspicata. Grazie al coinvolgimento della Provincia e degli altri enti preposti, la volontà è quella di agire efficacemente anche su altre specie invasive come la cornacchia e il daino. Per quest’ultima specie il percorso è più articolato in quanto sarà necessario che si esprima il consiglio regionale, ma l’iter è già stato avviato. Non appena il piano sarà operativo l’Ente Parco chiederà la collaborazione dei comitati di borgata e delle associazioni degli agricoltori al fine di perfezionare le azioni di cattura nelle aree più danneggiate dagli animali. I problemi causati dalla presenza dei cinghiali (e ora anche dai daini) sono di vecchia data e risalgono all’istituzione della vecchia oasi “Arca di Noè” e non va dimenticato che negli ultimi sei anni il parco ha eliminato un migliaio di suini. «Speriamo che con questo piano arrivino concretamente quei risultati al quale l’Ente Parco sta lavorando dal 2008 e che la popolazione residente nell’agro attende – commenta il presidente del Parco Stefano Lubrano –. Solo rimuovendo queste criticità la gente dell’agro probabilmente si avvicinerà con maggiore convinzione al Parco vedendone il potenziale di sviluppo non solo in termini di economia turistica, ma anche di gestione delle risorse naturali».
(foto da fotografia.deagostinipassion.com, S.D., archivio GrIG)
Grig, qualsiasi turista “verde” che voi tutelate fino all’impossibile, si accorgerebbe visitando i luoghi citati, che sono delle vere e proprie porcilaie, dove ormai questi ungulati riprodotti a dismisura, creano danni, disturbi e sono un potenziale bacino di malattie (peste suina ad esempio). Voi che siete ecologisti, spiegatemi per favore cosa c’è di ecologico nel non ammazzare gli animali in soprannumero? È “scandaloso” che vengano uccisi e le loro carni consumate dopo preventivi controlli!? Guardate che i turisti non adorano molto sguazzare in mare insieme ai cinghiali, e chi gestisce i camping, non penso che gradisca trovarli “arati”.
“Su pagu non bastara, ma su troppu guastara!” 😉
prova a leggere l’articolo e ti rispondi da solo: i Daini in eventuale soprannumero possono esser catturati e liberati in altre Foreste demaniali. Come saprai, infatti, non abbondano certo in Sardegna. Per i Cinghiali – soprattutto ibridi CinghialexMaiale – il discorso è diverso.
Ma non pensi che sia un valido modo per l’ autofinanziamento dei parchi!? (Detto da uno che non è favorevole ai parchi). Hai sempre postato fior di articoli sui parchi, sulla loro importanza turistica, le loro difficoltà economiche e bla bla bla, ora che da un parco parte un iniziativa valida, voi la bocciate? Ogni regione ha la sua cultura, e se volete i parchi in Sardegna dovete adeguarvi ad una certa mentalità. I daini, potrete spostarli oggi, ma saranno macellati un domani, perché pur essendo grande la Sardegna, ed avendo molti posti in grado di fornire un habitat perfetto, ricordo che è pur sempre un’isola. Questi ungulati trasportati altrove non tarderanno a colonizzare nuovi areali ed espandersi! Detto ciò, dubito fortemente che quando ciò avverrà saranno in grado di comprarsi un biglietto della nave per emigrare! 🙂
ne riparleremo, eventualmente, quando la Sardegna sarà “infestata” dai Daini 😉
Per ora il parco naturale regionale di Porto Conte si degni di “fare il parco” e non il macellaio.
demenziale,come se i daini piovessero dal cielo!
da Sardinia Post. 29 giugno 2014
Macelleria o parco naturale?: http://www.sardiniapost.it/cronaca/macelleria-parco-naturale/
__________________________________
da Alguer.it, 29 giugno 2014
Così Stefano Deliperi del Gruppo d’Intervento Giuridico annuncia battaglia alla decisione di realizzare un piccolo impianto polivalente di macellazione della fauna selvatica ad Alghero.
«Il Parco di Porto Conte non è una macelleria»: http://notizie.alguer.it/n?id=74185
___________________________________
da La Nuova Sardegna, 1 luglio 2014
«Daini da trasferire, non da abbattere».
ALGHERO. Non si è fatta attendere la presa di posizione del Gruppo di intervento giuridico sul progetto del parco per la realizzazione di un impianto destinato alla macellazione della selvaggina: http://lanuovasardegna.gelocal.it/alghero/cronaca/2014/07/01/news/daini-da-trasferire-non-da-abbattere-1.9522726
Questa consuetudine di “prelevare” (leggi sopprimere) gli animali in sovrannumero per miserabili fini commerciali è già stata sperimentata qualche anno fa nella pineta di Is Arenas, nell’oristanese.
Giusto per non dimenticare, non è escluso che dopo la politica di ceduazione nei territori gestiti dall’E.F.S. venga introdotta anche questa pratica, per tenere in equilibrio l’ecosistema, artificiale, “modificato” con soldi pubblici.
Penso che in Sardegna mancano leggi adeguate per la gestione sostenibile delle risorse e del territorio e, dove le leggi ci sono, non vengono eseguiti i controlli da parte di chi preposto
(vigili, forestali, ecc. ….. e cittadini).
E’ chiaro che in questo contesto l’ignoranza e l’arroganza prevalgono.
E la politica? A farci bere la storiella dei cento giorni.
La giunta regionale sa bene che sono stati votati anche per il chiaro programma elettorale sui temi ambientali.
Disattendendo il programma si profila un governo di regime.
Altro che cento giorni di democrazia e di politica sostenibile!
Io non lo trovo nè immorale nè tanto meno “non ecologico”. Esistono organi istituzionali come l’Ispra che dimostrano che gli animali ci sono e sono in soprannumero. I danni e i pericoli sono sotto gli occhi di tutti. Poiché natura e cultura sarda insegnano che animale = carne, non c’è scritto da nessuna parte che il surplus non possa essere gestito dal parco per trarne benefici economici. Esistono altri parchi in Italia dove gli animali sono gestiti. Se invece non si sposa questo progetto, perché si ha paura che qualche turista animalista-vegano boicotti il parco come meta turistica per suoi problemi etici, beh da sardo direi : ” sti capperi!”. Siamo in Sardegna e non a Disneyland!
la fauna in Italia è proprietà della Repubblica, cioè della collettività.
Non dei cacciatori 😉 , non degli Enti Parco: se vi sono esemplari ritenuti in eccesso rispetto a quanto quel territorio protetto possa sopportare (carrying capacity) e si tratta di specie poco diffuse, come il Daino in Sardegna, la soluzione logica è quella di catturarli e liberarli dove vi sono le condizioni ecologiche valide per il sostentamento.
Si fa così dappertutto.
In Sardegna vi sono parecchie Foreste demaniali che potrebbero ospitarli.
Il resto mi pare che faccia parte del tuo consueto “bagaglio” gastronomico-venatorio 😉
Stefano Deliperi
Bene, piccola precisazione, siamo un’isola, quindi la tua “soluzione sarebbe ben poco efficace, e molto più dispendiosa. Vorresti spostare un “problema” da un area e crearlo in un’altra. Dal punto di vista “venatorio” poco m’interessa…i cinghiali non esistono solamente a Porto Conte, anzi! Casomai noto con piacere che mi capisci, sposo la linea del parco Sardo “uccidi-macella-mangia”. Concetto non solo naturale, ma squisitamente “sardo”! 😉
certamente, ne riparliamo – come ti ho già detto – quando ci saranno più Daini che pecore in Sardegna…fra qualche centinaio di anni 😉
Stefano Deliperi
Anche per il cervo sardo, che ha rischiato l’estinzione, si diceva che avrebbe avuto una ripresa chissà tra quante centinaia di anni…eppure oggi a distanza di 10 anni, vai nell’iglesiente o nell’arburese per vedere la situazione e quanto si è “estinto”! Prima o poi, (e credo vivamente più prima che poi) in conclusione si arriverà sempre e solo a quel pricipio “sardo”. Se mi faranno assaggiare il daino, vado a farmi una vacanza al parco di Porto Conte! Promesso! 😀 Ciao Grig
infatti, proprio stamattina ho dovuto prendere a calci un branco di Cervi sardi per poter parcheggiare l’auto..sono ormai infestanti, salgono anche sui davanzali e i camini 😉
Ma beato te…..
Stefano Deliperi
P.S. hai citato proprio l’esempio giusto: il Cervo sardo è aumentato solo con 40 anni di tutela abbastanza efficace e un programma di ripopolamento ben curato. Altro che “macelleria”.
Stefano, non e’ che salgono sui davanzali, e’ che brucano eccessivamente le piante. In mancanza dei loro predatori naturali e’ normale che ce ne siano in eccesso e che si crei uno squilibrio. Bisognerebbe reintrodurre il lupo e la lince e non limitarsi a trasferire i daini da una foresta all’altra quindi rimandando solo il problema e molto prima che fra cento anni
Riccardo, Lupo e Lince non sono mai esistiti in Sardegna.
I predatori naturali del Daino in Sardegna sono i grandi rapaci come l’Aquila reale.
La presenza del Daino in Sardegna è estremamente ridotta (Porto Conte, qualche recinto faunistico in Foreste demaniali e nell’Oasi WWF di Monte Arcosu), per cui ci sarebbe spazio a volontà.
Poi se passa il principio che i parchi naturali debbano diventare macellerie permanenti…
Stefano Deliperi
Aquila reale e Uomo (potenzialmente). Poi se si vuole credere che l’uomo non ha nessuna funzione biologica come predatore…
l’uomo non ha “nessuna funzione biologica come predatore” in un parco naturale.
Perdonami, dimenticavo, in un parco naturale l’uomo è un cyborg che si nutre di circuiti, oppure un essere divino che si nutre di “amore” verso tutte le creature del creato. In un parco bisogna essere rigorosamente “vegan” e vestirsi “cruelty free” 😀 😉
se vuoi, puoi sempre andare a sparare freccette al bar del parco 😛
E’ sempre il solito discorso: basta proporre qualcosa di innovativo e subito si scatenano le polemiche; il problema, mi pare di capire, allo stato, è gestibile per i cinghiali e bene avrebbe fatto l’Ente Parco a limitarsi a tale aspetto che condivido pienamente, senza tirare in ballo le altre specie non cacciabili che non costituiscono, almeno nella situazione attuale, sulla scorta di quanto riportato, una criticità potendo gestire il sovrannumero con trasferimenti in altri siti. Certamente, il problema si potrà verificare in seguito ma perché ventilare ora inopportune richieste di modifiche alla Legge Regionale sulla caccia scatenando le indignate proteste del dott. Deliperi e di chi la pensa allo stesso modo.
da La Nuova Sardegna, 21 luglio 2014
Allarme cinghiali, accuse al Parco.
Il comitato di rinascita di Porto Conte: raccolti devastati. Zanetti replica: attacchi gratuiti e strumentali: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2014/07/21/news/allarme-cinghiali-accuse-al-parco-1.9635445
Salve a tutti, mi è stato “consigliato” di scrivere qua i miei commenti a proposito del parco di porto conte. Sull’impianto di macellazione che si vorrebbe realizzare ci sono dei pro e dei contro a mio parere. I pro sono che si realizzerebbe una filiera, con conseguente creazione di posti di lavoro che in questo periodo storico ed economico non fanno mai male, per arrivare ad avere la carne di cinghiale ed eventualmente di daino, i contro e lo dico da cacciatore la discutibile scelta di vendere i questi prodotti con l’etichetta del parco, ma tirate le somme secondo me dei posti di lavoro sono più importanti, purchè il progetto che si intenda fare sia una cosa seria e gestita in modo oculato (naturalmente il signor Deliperi non sarà d’accordo ma questa non è una novità).
Per quanto riguarda i problemi che ha il parco e chi vicino al parco ha interessi lavorativi quello è un altro discorso.
I confini del parco solo per dirne una stanno aumentando di anno in anno, così come le zone in cui è vietato cacciare, con la conseguenza che i cinghiali ed anche i daini stanno aumentando a vista d’occhio (a poco servono i censimenti fatti fatti sui daini dal’ente foreste visto che qualsiasi associazione di categoria, come coldiretti o lo stesso parco, che non possono sicuramente essere additati come pro caccia e che hanno la situazione sottomano 365 giorni all’anno, dicono che il numero non è veritiero ma è molto superiore). Il problema a mio avviso si potrebbe risolvere riportando i confini del parco a qualche anno fà cioè a quando i suoi confini arrivavano più o meno all’hotel baia di conte oppure recintando, come suggerisce qualche persona a mio avviso molto sveglia, tutto il parco senza che vi siano vie d’uscita, ma peccato che all’interno del parco il cibo sia scarso visto che in maggior parte piantato a pino mediterraneo e senza, cosa ancora più importante, una fonte sorgiva in cui la fauna selvatica possa andare a dissetarsi. A mio avviso quindi la soluzione migliore sarebbe quella di riportare i confini del parco come erano qualche anno fà!
Detto questo desidero dire anche qualcosa su chi vive vicino al parco proprio come me.
Ogni tanto credo che alcune, per non dire tutte, associazioni animaliste ed ambientaliste preferirebbero vedere la disperazione e lo scoramento negli occhi di chi lavora la terra, come in questo caso lo sono anche io, piuttosto che una cornacchia abbattuta!! A tutti questi signori voglio dire di andare nei poderi delle persone e chiedere i danni che causano questi animali e sfido chiunque a trovare una persona che non abbia subito danni.
Abitando nelle zone limitrofe al parco ho modo di sentire tante persone che sono vicine all’abbandono dei loro terreni in quanto è diventato improduttivo per loro, come per me, portare avanti un lavoro che di anno in anno vede i propri raccolti andare sempre peggio a causa di cinghiali, daini, cornacchie, ghiandaie, picchi, merli ecc. A mio avviso la soluzione al problema si risolverebbe, come ho detto prima, con il ridisegnamento dei confini del parco come erano prima e con altri accorgimenti da parte del parco stesso come la semina di aree che avrebbero come scopo quello di sfamare la fauna selvatica e la costruzione di alcune fontane in cui possano andare a bere, in modo tale che la fauna rimanga nei confini del parco, in questo modo si raggiungerebbe la convivenza tra agricoltori e fauna ed alla fine si riuscirebbe anche ad evitare la costruzione del macello in quanto il numero degli ungulati sarebbe destinato a tornare ad un livello normale.
Un capitolo a parte meriterebbe la discussione sulle cornacchie (da me reputata peggio di una piaga d’egitto), visto che in caccia di selezione se ne possono abbattere solo 1000 in TUTTA la provincia di Sassari ma credo che i miei colleghi cacciatori, e non solo loro, possano dire quante ce ne siano realmente in giro.
Cordiali saluti
Gianmario, è proprio questo l’articolo sul rapporto fra parchi naturali e equilibri faunistici dove confrontarsi sull’argomento.
Sulla realizzazione di un impianto di macellazione di animali selvatici del Parco naturale di Porto Conte siamo – come chiaramente espresso nell’articolo – fortemente contrari, perchè non c’entra nulla con i fini statutari di un’area naturale protetta, per i costi assolutamente non quantificati, per l’immagine negativa che ne riceverebbe il parco (e Alghero in seconda battuta) a livello nazionale e internazionale.
Una struttura simile, se effettivamente necessaria, può essere ubicato presso altre strutture di macellazione esistenti o presso altre strutture pubbliche, ma non certo sotto l’egida di un parco naturale.
Il Parco naturale di Porto Conte ha predisposto un interessante proposta di “Piano di controllo del Daino (Dama dama) nel Parco naturale regionale di Porto Conte – annualità 2014-2015”, ora all’attenzione della Regione autonoma della Sardegna per l’approvazione. Riguardi i Daini, vengono individuati una serie di interventi condivisibili comprendenti la realizzazione di punti di abbeverata, radure e coltivazioni “a perdere” entro i confini del parco (con indennizzi agli agricoltori interessati), la realizzazione di recinzioni, la cattura e trasferimento degli esemplari ritenuti in eccesso.
Attualmente (2014) il censimento ufficiale – l’unico che possa fare testo sul piano scientifico – indica in 243 gli esemplari di Daino esistenti nell’area (vds. http://www.sardegnaambiente.it/j/v/152?s=257168&v=2&c=1563&t=1).
I censimenti “a occhiometro”, con tutto il rispetto, lasciano il tempo che trovano.
In proposito, gli esemplari eventualmente ritenuti in eccesso rispetto alla capacità ecologica di sopportazione del territorio (c.d. carrying capacity) possono essere oggetto di cattura e trasferimento in altre aree idonee (es. Foreste demaniali) nell’ambito di un positivo programma di reintroduzioni controllate coordinato dall’Assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente, con la partnership dell’Ente Foreste della Sardegna e sostenuto da fondi comunitari (es. programmazione FESR 2014-2020).
Un programma “virtuoso” come quello che, a partire dalla seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso quand’era ridotto a poche decine di esemplari, ha portato il Cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus) a evitare l’estinzione (vds. Murgia A., Fleba L., Mandas L., Serra R., Casula A., Censimento del Cervo sardo, Cervus elaphus corsicanus, nei territori gestiti dall’Ente Foreste della Sardegna, 2011. Report, E.F.S., 2012, http://www.sardegnaambiente.it/documenti/3_68_20120209114915.pdf).
La cessione da parte del Parco naturale regionale “Porto Conte” degli esemplari di Daino eventualmente in eccesso dovrebbe vedere un adeguato corrispettivo quale ristoro delle spese per il mantenimento degli equilibri ecologici.
Un proposito di tale natura ci vedrebbe pubblicamente decisi sostenitori e andrebbe sicuramente incontro alle esigenze di difesa delle coltivazioni della zona.
Per il Cinghiale (Sus scrofa meridionalis) la situazione è diversa.
Purtroppo è reale l’aumento della popolazione di Cinghiale in diverse parti della Sardegna (in altre zone, come sui Sette Fratelli e nel Sarrabus, la presenza è minore), spesso determinata da immissioni scriteriate e illegittime negli anni passati di esemplari appartenenti alla specie Cinghiale europeo (Sus scrofa) a fini venatori e alla ibridazione con il Maiale domestico, troppo spesso lasciato allo stato brado, con rischi anche sul piano sanitario (es. epidemie di peste suina). I danni ai contesti ecologici e alle coltivazioni talvolta sono evidenti.
Seppure poco piacevoli e non di sicuro effetto (vds. C. Consiglio, “Occorre abbattere i cinghiali per limitarne i danni?”, in https://gruppodinterventogiuridicoweb.wordpress.com/2014/01/09/cacciare-il-cinghiale-limita-davvero-i-danni-allagricoltura/, gennaio 2014), i piani di contenimento del Cinghiale sono comprensibili e da parte nostra non hanno mai trovato opposizione (nel solo Parco ne sono stati catturati oltre 1.000 dal 2008), seppure dovrebbero iniziare a trovare spazio anche interventi di contraccezione mediante mangimi trattati, più efficaci a medio termine.
Per ripristinare equilibri ecologici, “in crisi” soprattutto per la concomitante immissione di specie non autoctone a fini venatori e la rarefazione dei grandi rapaci, vi sono in primo luogo metodi “ecologici” efficaci, che possono dare anche valide ricadute positive per la difesa delle coltivazioni agricole.
Su tali basi siamo e siamo sempre stati aperti a ogni confronto.
Stefano Deliperi
da La Nuova Sardegna, 24 luglio 2014
Cinghiali, Lampis chiede il raddoppio degli abbattimenti: http://lanuovasardegna.gelocal.it/alghero/cronaca/2014/07/24/news/cinghiali-lampis-chiede-il-raddoppio-degli-abbattimenti-1.9651559
da L’Unione Sarda, 12 agosto 2014
I cinghiali del parco? Nel menu degli agriturismi: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20140812091933.pdf
da L’Unione Sarda, 17 gennaio 2015
ALGHERO. Nel Cda di Porto Conte Edoardo Morette e Luigi Cella.
Sul parco torna il sereno, Farris eletto presidente. (Caterina Fiori): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_203_20150122101548.pdf
da La Nuova Sardegna, 3 febbraio 2015
ALGHERO. Agricoltori in rivolta per la piaga dei cinghiali.
Alcuni hanno rinunciato alla semina per evitare la distruzione delle colture. Gli imprenditori sollecitano misure efficaci, come quelle prese all’Asinara. (Gianni Olandi): http://lanuovasardegna.gelocal.it/alghero/cronaca/2015/02/03/news/agricoltori-in-rivolta-per-la-piaga-dei-cinghiali-1.10787367
da La Nuova Sardegna, 11 febbraio 2015
ALGHERO. Via al piano di abbattimento dei cinghiali in “esubero”.
Nelle aree dei centri abitati della Nurra si cominciano a piazzare le gabbie. Ogni giorno dovrebbero essere catturati dieci esemplari dei 250 previsti. (Gianni Olandi): http://lanuovasardegna.gelocal.it/alghero/cronaca/2015/02/11/news/via-al-piano-di-abbattimento-dei-cinghiali-in-esubero-1.10843380
da L’Unione Sarda, 4 giugno 2015
ALGHERO. Esposto per l’incarico da 80 mila euro adato all’Ateneo.
Parco, finisce in Procura il patto con l’Università. (Caterina Fiori): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_56_20150604114852.pdf
—————————————
ALGHERO. La borgata propone nuovi piani di abbattimento.
Maristella, è guerra ai cinghiali: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_56_20150604113419.pdf
da La Nuova Sardegna, 15 agosto 2016
Emergenza cinghiali nella Nurra, la cattura selettiva inizia fra pochi giorni.
Manca solo l’ufficialità da parte di Regione e Provincia. Il primo provvedimento sarà l’installazione delle trappole. (Pinuccio Saba): http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2016/08/15/news/emergenza-cinghiali-nella-nurra-la-cattura-selettiva-inizia-fra-pochi-giorni-1.13967786?ref=hfnssser-3
da La Nuova Sardegna, 31 ottobre 2016
Troppi cinghiali, a Porto Conte ripresi gli abbattimenti.
Task-force dopo gli incidenti, gli assalti e i danni alle colture Un piano anche per il contenimento dei daini nella riserva. (Gianni Olandi): http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2016/10/31/news/troppi-cinghiali-a-porto-conte-ripresi-gli-abbattimenti-1.14338453
ecco qua, l’idiozia impera.
A.N.S.A., 7 febbraio 2018
Animali dannosi a colture da abbattere.
Comitato faunistico, ad Alghero primo allevamento grifoni. (http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2018/02/07/animali-dannosi-a-colture-da-abbattere_e2317b29-33c7-4130-bb44-843b4f914e28.html)
Via libera all’abbattimento controllato dei daini, richiesto dal Parco di Porto Conte, della Cornacchia grigia, richiesto dalla Provincia di Sassari, e degli ibridi cinghiali, richiesto dal Parco della Maddalena. L’obiettivo è risolvere le problematiche legate agli ingenti danni alle colture e per ridurre gli incidenti stradali con fauna selvatica. Lo ha deciso Il Comitato regionale faunistico riunito oggi.
Allo scopo di adottare le migliori strategie territoriali, era stato chiesto alle Province di predisporre un proprio piano provinciale. Lo ha fatto la Provincia di Sassari, che ha già ottenuto il parere favorevole dell’Ispra (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Per quanto concerne la Cornacchia grigia sarà sollecitato il piano provinciale a Oristano, territorio nel quale sono presenti numerose produzioni agricole in pieno campo e nel quale è importante monitorare la circolazione del virus della ‘febbre del Nilo’ (‘West Nile Disease).
Durante la riunione è stato fatto il punto sul progetto Life” Sotto le ali del grifone” e sulla funzionalità dei carnai aziendali, i primi realizzati in Italia (nel 2016) e che garantiscono la salubrità delle carcasse date in pasto ai rapaci. Il primo allevamento a scopo di ripopolamento dei grifoni verrà realizzato ad Alghero (Bonassai) da Forestas.
Intanto a breve verrà convocato un incontro che coinvolgerà associazioni ambientaliste, venatorie e l’Ente Nazionale Cinofilia Italiana per concordare un percorso di collaborazione destinato a censire le popolazioni di lepre e pernice sarda, con il coordinamento scientifico e la formazione garantita dall’Università di Sassari.
Buonasera sono il Rag Gian Rustico responsabile commerciale della Arrigo Gabbioni italia dal 1950 produciamo in Italia con materie prime italiane e persone italiane
Gabbioni per argini
Reti doppia torsione e reti annodate pastorali per la difesa contro Cinghiali Cervi Daini Lupi ungulati in genere
Se siete interessati contattateci
http://www.arrigogabboni.com
335 458632 cell
Tutti i nostri materiali sono certificati sinonimo di serietà e qualità
Grazie buona serata
grazie 🙂