Cambiamenti climatici, i prossimi passi.


Calasetta, il Faro di Mangiabarche (foto di Nicola Friargiu

Calasetta, il Faro di Mangiabarche (foto di Nicola Friargiu

Federico Esu è un giovane laureato in giurisprudenza con un master in diritto internazionale presso l’University College London e una collaborazione in corso con la cattedra di Diritto internazionale dell’Università degli Studi di Cagliari.

Ci ha inviato un interessante intervento relativo ai recenti sviluppi della lotta ai cambiamenti climatici.

Lo pubblichiamo molto volentieri.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

Domus de Maria, faro di Capo Spartivento (prima della "trasformazione")

Domus de Maria, faro di Capo Spartivento (prima della “trasformazione”)

Cosa sta succedendo in questi giorni in Germania in ambito Cambiamenti Climatici.

Questa settimana, dal 10 al 14 Marzo, si sta svolgendo a Bonn una Climate Conference preparatoria, all’interno della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (1992), con l’obiettivo di avvicinare il più possibile le numerosissime parti coinvolte in vista della ventunesima Conferenza delle Parti ufficiale che si terrà a Parigi nel 2015.[1] La Conferenza del prossimo anno infatti, avrà un ruolo fondamentale per la conclusione di un nuovo accordo “climatico”, la cui entrata in vigore è prevista per il 2020.

Durante questo primo round di negoziati, il Gruppo di Lavoro sulla Programma di Durban istituito Ad Hoc[2] si sta concentrando principalmente sull’elaborazione di aspetti chiave che potranno successivamente essere inseriti nel nuovo accordo del 2015. Tra questi aspetti, particolare importanza riveste il livello e la qualità delle informazioni che tutte le Parti coinvolte (intendendosi tutti i 195 Stati parte della Convenzione) devono fornire nell’esporre quali impegni hanno assunto a livello nazionale. Questi negoziati inoltre, serviranno come opportunità, per le Parti, di impegnarsi in ulteriori sforzi – sia a livello nazionale che internazionale – al fine di attuare le misure di mitigazione in tutto il periodo precedente al 2020 – dando particolare enfasi alla promozione delle energie rinnovabili e all’efficienza energetica. Durante questi negoziati si terranno inoltre delle consultazioni libere e aperte su nuovi elementi da inserire in una bozza di testo, nonché incontri di tecnici ed esperti con lo scopo di “sbloccare” l’impasse  da qui al 2020.

Ad oggi, alcuni Stati hanno espresso il proprio parere e i propri timori. La Bolivia, per esempio (in rappresentanza dei Paesi del G77)[3] e la Cina hanno sottolineato quanto sia importante non deviare rispetto alla normativa della Convenzione delle N. U. del 1992 e che il Gruppo di Lavoro non dovrebbe indurre ad una reinterpretazione della Convenzione stessa.

L’India ha ugualmente enfatizzato questi aspetti nei suoi reports, evidenziando i negoziati non dovrebbero soltanto riguardare la riduzione delle emissioni, anche altri aspetti altrettanto rilevanti.

Domus de Maria, faro di Capo Spartivento (prima della trasformazione)

Domus de Maria, faro di Capo Spartivento (prima della trasformazione)

La Bolivia ha anche chiesto agli Stati sviluppati di mostrare maggiore leadership nell’attuazione di misure cruciali tra cui il trasferimento di risorse finanziarie e tecnologie verso i Paesi in via di sviluppo, e ha sottolineato l’importanza di maggiori impegni concreti a tal proposito.

L’Australia, parlando per conto del cosiddetto Umbrella Group (Gruppo Ombrello)[4] ha portato all’attenzione del Gruppo di Lavoro la necessità che gli accordi da raggiungere nel 2015 siano ambiziosi e durevoli, consentano una continua evoluzione, e prendano in considerazione le circostanze nazionali interne di ciascuno Stato-parte. Le misure adottate nazionalmente da ciascuno Stato devono inoltre essere chiare, trasparenti e quantificabili.

La Svizzera ha commentato che l’accordo del 2015 dovrà badare a creare un regime giuridico internazionale che si basi su regole chiare e precise e che sia dinamico e flessibile, capace di riflettere le mutevoli situazioni, circostante e capacità economiche. L’adattamento, quindi, deve essere indirizzato all’interno dell’accordo in modi diversi. Inoltre, un meccanismo effettivo di supporto finanziario deve essere necessariamente previsto all’interno dell’accordo.

La Repubblica di Nauru,[5] in rappresentanza dell’Alleanza dei Piccoli Stati-Isola,[6] ha fatto notare come – in relazione alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica – debba essere data particolare importanza alla cooperazione tra Stati e attori non-statali (quali Imprese Multinazionali, Organizzazioni non-Governative, società civile). Lo Stato di Nauru ha inoltre esortato la previsione, all’interno dell’accordo 2015, di un meccanismo internazionale sulle perdite e sui danni subiti dagli Stati e che il livello di ambizione che l’accordo fisserà sarà cruciale per la sopravvivenza di piccoli Stati-Isola.

Le Filippine hanno posto l’accento sui principi di equità e delle responsabilità comuni ma differenziate e chiesto che il Gruppo di Contatto[7] dovrebbe rendere possibile dei negoziati formali, i quali dovrebbero essere aperti alla partecipazione degli osservatori interessati.

campo di grano

campo di grano

L’Arabia Saudita, in rappresentanza delll’Arab Group (Gruppo Arabo)[8] ha ugualmente sottolineato che i negoziati dovrebbero essere aperti alla partecipazione della società civile e che i negoziati informali guidati da vice-rappresentanti vadano evitati.

Nell’affrontare il discorso riguardante l’adattamento agli obblighi sanciti a livello internazionale è curioso notare come alcuni Stati abbiano introdotto, all’interno dei propri ordinamenti, leggi che consentono loro di rendere operativi i loro sforzi.

Il Messico, ad esempio, possiede oggi delle apposite leggi sui cambiamenti climatici, in particolar modo quello che lo stesso Messico chiama “sistema sul cambiamento climatico” – comprendente strumenti e programmi a livello regionale e provinciale – che consente di stabilire e rispettare obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra.

I grandi protagonisti come la Cina, l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno ugualmente presentato, durante i Workshop a Bonn, le misure da essi adottate e si sono concentrati su diversi aspetti del contributo da prestare.

L’Unione Europea, da parte sua, ha espresso la sua intenzione di aumentare i propri target di riduzione gas serra fino al 40% entro il 2020. Obiettivo, questo, che potrebbe consentire un aumento da parte dell’UE fino al doppio (70-80%) entro il 2050, riguardando le emissioni in tutti i settori (quali il trasporto, l’agricoltura, le abitazioni e i rifiuti).

Un delegato di un paese in via di sviluppo ha rilevato che i Paesi sviluppati dovrebbero concentrarsi sulla mitigazione mentre i Paesi in via di sviluppo dovrebbero concentrarsi sull’adattamento. Nel far ciò ha metaforicamente e sarcasticamente detto che, in caso contrario, sarebbe come “invitare un’ospite fuori a cena per poi chiedergli di pagare” (riferendosi alla responsabilità degli Stati). A ciò, un delegato di un Paese sviluppato ha risposto che la discussione non deve riguardare solo alcuni Stati e che gli Stati sviluppati non devono essere gli unici tenuti a ridurre le emissioni. Egli ha inoltre dichiarato che non bisogna guardare al passato ma anzi capire che i negoziatori prendono decisioni ogni giorno sul tema dei cambiamenti climatici e che queste decisioni concernono il futuro delle emissioni. I paesi dovrebbero puntare a diminuire le potenziali future emissioni piuttosto che concentrarsi su responsabilità storiche.

Gabbiano reale (Larus michahellis)

Gabbiano reale (Larus michahellis)

Non resta che vedere gli sviluppi di questi negoziati verso un accordo nel 2015 che possa rappresentare una svolta nella lotta ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale. Curioso sarà inoltre vedere quali impegni prenderà l’Unione Europea viste le suesposte dichiarazioni già rese. L’innalzamento della percentuali di energia derivante da fonti rinnovabili e la vincolatività dei target fissati con la Direttiva del 2009/28/CE[9] ha già sortito effetti dirompenti soprattutto nella produzione di biomasse. L’esigenza di servire il mercato interno europeo dell’energia con i nuovi biocombustibili ha infatti indotto investitori Europei ad una vera e propria “corsa alla terra” in Paesi in via di sviluppo – grazie anche alla complicità dei governi ospitanti – con impatti inaccettabili sul piano sociale, economico e ambientale in tali Paesi. Ci si aspetterebbe, dunque, che all’assunzione di impegni di tale portata nel panorama internazionale seguano anche regimi giuridici adeguati sia a livello europeo che all’interno di ciascuno Stato membro. Da evitare è che, nel cercare di combattere un fenomeno come il riscaldamento globale non si finisca per mettere in secondo piano lo sviluppo sostenibile di Paesi già aggravati da problemi di crescita non indifferenti.

 Federico Esu

Cagliari, Faro di Cala Mosca

Cagliari, Faro di Cala Mosca


[2] Il mandato di questo gruppo di lavoro è quello disviluppare un protocollo, un altro strumento legale o comunque un risultato avente forza di legge all’interno della Convenzione, applicabile a tutte le Parti contraenti, e che deve essere completo entro il 2015 per poi essere ufficialmente adottato alla ventunesima sessione della Conferenza delle Parti (COP). Vedi http://unfccc.int/bodies/body/6645.php

[5] Nauru è uno Stato insulare dell’Oceania.

[6] L’Alleanza dei Piccoli Stati-Isola è una coalizione di piccole isole e Stati costieri che condividono gli stessi problemi di sviluppo e le stesse preoccupazioni in materia ambientale, soprattutto la loro vulnerabilità agli effetti pregiudizievoli del cambiamento climatico globale e l’innalzamento del livello del mare. http://aosis.org/about-aosis/

[7] Trattasi di gruppi all’interno dei quali le Parti possono negoziare prima di inoltrare il l’accordo raggiuto nelle sessioni plenarie per l’adozione formale.

[8] Gruppo comprendente Algeria, Bahrain, Comoros, Djibouti, Egitto, Iraq, Giordania, Kuwait, Libano, Libia, Mauritania, Marocco, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Somalia, Sudan, Siria, Tunisia, Emirates Arabi, Yemen and Palestina.

[9] http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=Oj:L:2009:140:0016:0062:it:PDF

foglie nel bosco

foglie nel bosco

(foto Agenzia Conservatoria coste Sardegna, C.B., S.D., archivio GrIG)

  1. marzo 15, 2014 alle 4:42 PM

    ..l’espressione “corsa alla terra” è inquietante….comunque sia…

  2. capitonegatto
    marzo 15, 2014 alle 4:53 PM

    Il clima continuera’ a cambiare sino a quando non lo fara’ la testa umana.

  3. marzo 15, 2014 alle 8:26 PM

    A.N.S.A., 15 marzo 2014
    Sul taglio della CO2 è scontro tra ‘ricchi e poveri’. Stallo a Bruxelles sugli eco-target del 2030: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/associata/2014/03/15/taglio-CO2-scontro-ricchi-poveri-_10238478.html

  4. marzo 16, 2014 alle 3:25 am

    smettete di spruzzare sciechimiche caxxo

  5. marzo 16, 2014 alle 7:48 am
  6. Shardana
    marzo 16, 2014 alle 6:05 PM

    SARDEGNA COLONIA

  7. marzo 17, 2014 alle 9:00 am
  8. marzo 21, 2014 alle 11:49 am

    L’ha ribloggato su nuove rottee ha commentato:
    un articolo piuttosto importante.

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