Sulla costa di Tentizzos cemento e palline da golf non arriveranno mai.
“La morte di quei terreni è quella del golf, non altro, lo abbiamo verificato in mille modi. Se poi li vogliono lasciare come intervento di parco pubblico li esproprino. Ma noi siamo una società che fa valorizzazione immobiliare, la linea non cambia. Non li abbiamo comprati per lasciarli così”, così ha parlato Giuseppe Vadalà, amministratore delegato della Condotte Immobiliare s.p.a., che intende realizzare un devastante progetto speculativo immobiliare lungo la Costa dei Grifoni, in Comune di Bosa (OR).
Dopo le polemiche dei mesi scorsi, le azioni legali, i fondati dubbi sulla bontà dell’iniziativa imprenditoriale, intanto la Società immobiliare ha approntato una recinzione sui suoi terreni.
Senza autorizzazioni, illecitamente.
Con ordinanza n. 3 del 20 gennaio 2014 il dirigente dell’Area edilizia privata, urbanistica, grandi opere, ambiente del Comune di Bosa ha ingiunto la demolizione e il ripristino ambientale, mentre il Corpo forestale e di vigilanza ambientale ha provveduto a segnalare la vicenda alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Oristano.
L’abbiamo detto fin da subito: mattoni e palline da golf sulla Costa dei Grifoni se li possono scordare, non ci saranno mai.
Non ci sarà la morte di quei terreni.
Salvaguardia di un ambiente unico al mondo e equilibrata crescita economico-sociale possono giungere dalla realizzazione di un’area naturale protetta terrestre e marina, un richiamo turistico per tutto l’anno basato sulle risorse locali.
Lega per l’Abolizione della Caccia e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
(foto S.D., archivio GrIG)
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Oh no ma che peccato! 😉 Bravi Grig! In quel di Capo Marrargiu fino ad un 13-14 anni fa, quando ancora si poteva cacciare, con mio padre mio fratello e qualche amico si facevano delle bellissime giornate di caccia. Quanti ricordi d’infanzia! Era un bellissimo paradiso faunistico, non solo per la presenza del Grifone, che non era raro vederlo sollevarsi in volo a pochi mt di distanza. Era davvero bellissimo vedere questo animale maestoso sollevarsi in volo. Ricordo che i pastori diventati nostri amici a furia di frequentare quei luoghi, ci indivacano dove dormivano i cinghiali. A quel tempo si facevano piacevoli incontri con numerose lepri, pernici e conigli. Ora a distanza di 15 anni, mi chiedo cosa sia rimasto di tutto ciò, o se i cinghiali incrementando di numero (come mi è stato riferito dai pastori) hanno fatto fuori tutta quella bella biodiversità. Mi auguro di no, sarebbe un vero peccato! Se qualche utente è a conoscenza dello status faunistico del luogo citato, sarei curioso di sapere come vanno oggi le cose. Grazie!
stai tranquillo, la costa e la fauna stanno ancora bene, anzi benissimo.
Qui il problema non è rappresentato dai Cinghiali, ma dal cemento e dalle palline da golf. Se ti va, puoi sparare a loro 😉 (ad acqua, of course 😛 )
Stefano Deliperi
Se vogliono distruggere ciò che io ho conosciuto con molto piacere! 😉
poche storie siete grandi!
da La Nuova Sardegna, 28 gennaio 2014
BOSA. Ambientalisti: no al golf a Tentizzos, sì a un’area protetta. (Alessandro Farina)
BOSA. Per la Lega per l’abolizione della caccia ed il Gruppo di intervento giuridico il futuro della costa di Tentizzos non è nel golf ma nella realizzazione di un’area naturale protetta marina e terrestre. «L’abbiamo detto fin da subito: mattoni e palline da golf sulla Costa dei Grifoni se li possono scordare, non ci saranno mai» il verdetto di Stefano Deliperi, a nome delle due associazioni ambientaliste. Che sulla costa della città del Temo hanno puntato i riflettori fin dall’inizio della battaglia scaturita dopo la presentazione di un progetto che per Condotte, proprietaria delle aree, prevede la realizzazione di un campo da golf da diciotto buche e strutture turistico ricettive nella fascia tra Torre Argentina, Tentizzos e Sa Miniera, costa a circa sei chilometri a nord ovest dalla città del Temo. Linea guida, quella del green, rilanciata a chiare lettere anche nei giorni scorsi dall’amministratore delegato del colosso delle costruzioni Giuseppe Vadalà, che punta sulla valorizzazione turistica dell’area partendo proprio dal green come motore per attrarre investitori internazionali. «Dopo le polemiche dei mesi scorsi, le azioni legali, i fondati dubbi sulla bontà dell’iniziativa imprenditoriale, intanto la Società immobiliare ha approntato una recinzione sui suoi terreni. Senza autorizzazioni, illecitamente» scrive Deliperi. Ricordando ancora che «Con ordinanza n. 3 del 20 gennaio 2014 il dirigente dell’Area edilizia privata, urbanistica, grandi opere, ambiente del Comune di Bosa ha ingiunto la demolizione e il ripristino ambientale, mentre il Corpo forestale e di vigilanza ambientale ha provveduto a segnalare la vicenda alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Oristano». Il tutto mentre a Bosa si discute anche del mancato rinnovo da parte di Condotte del contratto che permetteva a due distinte società locali la possibilità di gestire l’area attrezzata per la sosta estiva dei camper a Tentizzos e l’ultima cava di trachite rosa a Sa Sea. Sul golf intanto, ancora una volta il Gruppo di intervento giuridico traccia il suo chiaro pensiero, che si estrinseca in un “no” secco al progetto di Condotte. Mentre «Salvaguardia di un ambiente unico al mondo e equilibrata crescita economico-sociale possono giungere dalla realizzazione di un’area naturale protetta terrestre e marina, un richiamo turistico per tutto l’anno basato sulle risorse locali» è la ricetta suggerita per il futuro, sostenuta anche da diversi attivi comitati locali. Mentre sul fronte politico, ed in particolare sulla bozza di intenti Comune-Condotte che avrebbe dovuto costituire l’ossatura iniziale del progetto, si è letteralmente spaccata in due nella scorsa primavera anche la giunta municipale.
da Cagliari Globalist, 28 gennaio 2014
Sulla costa di Tentizzos cemento e palline da golf non arriveranno mai.
“La morte di quei terreni è quella del golf, non altro, lo abbiamo verificato in mille modi.”: http://cagliari.globalist.it/Detail_News_Display?ID=96344&typeb=0&Sulla-costa-di-Tentizzos-cemento-e-palline-da-golf-non-arriveranno-mai
Forza GrIG, quel tratto di costa è emblematico del “sistema” mediterraneo. E’ necessario salvaguardarlo a tutti i costi. E’ un atto, culturale e indennitario, dovuto di qualsiasi sardo. E di qualsiasi politico sardo.
il responsabile del progetto di Condotte mi ha pure querelato perchè gli ho mandato una mail con scritto che farebbero bene se lo facessero…e son stato convocato dai carabinieri.
cerchiamo di esser seri, qui si parla di pistole ad acqua 😛
I piani su cui cercheremo di rimandarli da dove sono venuti sono quello giuridico e quello della sensibilizzazione dell’opinione pubblica, dei residenti, di tutti noi.
Sono i metodi e gli strumenti democratici in uno Stato di diritto, quelli che utilizziamo sempre.
E lo sanno anche le pietre.
Stefano Deliperi
L’ennesimo gruppo speculativo italiano che cerca di fare i propri porci comodi in Sardegna. L’impresa sarebbe riuscita se non fosse stata debitamente segnalata e pubblicizzata da voi. Ma quante porcherie, in realtà, riescono a questi? Consideriamo che questa gente ha una liquidità impressionante, considerando che in Italia il 10% della popolazione ha più del 50% del capitale…
Non so voi, ma io da sardo sono stufo di tante cose. Sono stufo di vedere puntualmente una Regione credere ed investire nel turismo, come se fosse l’ancora di salvezza per noi sardi. Ma per quanti anni ancora dovremmo aspettare prima di capire che il turismo in Sardegna non ha futuro come del resto il petrolchimico e tanti altri settori del terziario? Cosa ci porta il turismo, se la stra grande maggioranza dei turisti che vengono per girare nelle nostre coste vengono con i loro camper colmo di cibo? Cosa ci lasciano se non consumano? Immondizia! Il turismo per noi è una vera condanna, perché porta molti imprenditori a cercare di speculare sulle nostre coste, che rappresentano un patrimonio della nostra isola da salvaguardare. Se la politica avesse destinato tutti i finanziamenti sui settori veramente produttivi della Sardegna, e mi riferisco al settore della pastorizia e agroalimentare, sicuramente avrebbe speso soldi in maniera giusta. Anche la maggior parte degli agriturismi che son nati negli anni 90 sono una bufala. Quanti di questi funzionano veramente? Pochissimi, perché la maggior parte hanno sfruttato i finanziamenti per farsi o ristrutturarsi lo stabile in campagna. Se al posto di devolvere i contributi nel togliere vigneti o campi di grano, oppure se al posto di dare finanziamenti per lasciare buttato il raccolto nei campi dessero dei contributi per lavorare la terra e produrre per rilanciare quei settori che ci hanno sostenuto fino ad oggi, non saremo a questo punto. Non me ne voglia il Grig, ma io non credo nemmeno nel turismo verde e nei parchi. Chi veramente sarebbe disposto a pagare per vedere un cervo o un cinghiale in un parco ? Quando puoi tranquillamente vederne a decine la notte attraversando le strade sarde? Basta turismo, bisogna puntare a valorizzare sui settori tipici, in particolare sui nostri prodotti alimentari che sono apprezzati in tutto il mondo. I soldi per guadagnarli devono essere lavorati, il fatto che il “turismo” in Sardegna possa portare dei soldi facili è una malattia che ci sta logorando e rischia di toglierci le poche cose di bello che ci sono rimaste.
P.S. Giovanni ci mancherebbe siamo persone civili e si vedeva lontano un miglio che si scherzava! 🙂
M.A. sono d’accordo con te, e non sarei così pessimista sul turismo verde se organizzato bene…
Il turismo verde è un idea per rilanciare le aree dell’interno. Ma cosa ti può offrire? Soprattutto con i mari e le spiagge che abbiamo, ma a chi può interessare farsi un giro in mezzo ai monti per vedere due cervi o un cinghiale o osservare un monte !? La Sardegna ha dei bellissimi posti, per vederli non c’è bisogno di pagare. Il turismo sia verde (che balneare) potrebbe funzionare solamente in tarda primavera fino alla fine dell’estate. In Sardegna come ti stavo dicendo chi si farebbe una vacanza e pagherebbe un aereo per andarsene in estate in montagna tra le zecche oppure in inverno tra il vento e la pioggia? Pochissima gente. Funzionano molto ma molto meglio le sagre paesane che portano un via vai di gente. Spesso siamo noi stessi sardi che ci spostiamo da una località ad un altra in corrispondenza delle sagre. Noi in Sardegna ci viviamo per 12 mesi all’anno e credere di vivere un anno con ciò che ci lascia il turismo in 3-4 mesi significa vivere come si vive oggi..miseria!
il “turismo verde” è una realtà – tutto l’anno – da tempo in tante aree già marginali dove sono oggi parchi e riserve naturali. Per esempio: http://www.lamacina.it/.
Una volta tanto in Sardegna dovremmo “copiare” da chi è più bravo di noi. 😉
Stefano Deliperi
Mi è venuta un’idea. Perché non puntare sul turismo venatorio. Sicuramente un sacco di cacciatori del continente europeo e oltre sarebbero disposti a pagare per sparare in Sardegna. Potrebbe essere un abbinamento vincente: mare e selvaggina con succulenti pranzi a base di insaccati di cinghiale. Che ne dici M.A.?
Io sono sicuro che il turismo verde sia un idea fallimentare. Dico ciò non per il solito e noto pessimismo sardo su un qualcosa di diverso, ma perché vedo questo fallimento concretizzato. Il turismo verde avrebbe vita se fossimo in Trentino o in Valle d’Aosta o in altre regioni dove non verrebbe soffocato da altre attrazioni turistiche, ma non in Sardegna, dove l’unica e grande attrattiva turistica è da sempre il nostro mare. Vorrei vedere quanti tedeschi, francesi o li stessi italiani sarebbero disponibili a pagare il biglietto per una vacanza in Sardegna per visitare un monte devastato dagli incendi, mangiare pane carasu d casu marzu in uno pseudo agriturismo, con una bellissima gita in estate tra le zecche alla ricerca di un muflone! 🙂 siamo realisti per una volta. Ci sono altri settori strettamente legati all’ambiente che potrebbero offrire una prospettiva di sviluppo.
sbagli, tedeschi, francesi e naturalmente italiani lo fanno già.
Ovviamente lo fanno dove vale la pena farlo.
Talvolta anche in Sardegna. Incredibile, vero?
Stefano Deliperi
Ma in Sardegna “la pena per farlo” non c’è, perché con un mare bellissimo e con delle coste fantastiche se uno deve investire per una vacanza, su cosa sceglierà è scontato!
ti ripeto, ti sbagli e di parecchio, basta saper fare turismo.
Stefano Deliperi
Non scherziamo, la caccia è un attività tradizionale dei sardi, così come la nostra fauna e tale dovrà restare!
In questi anni abbiamo visto sorgere diversi parchi, diverse riserve naturali persino parchi geo minerari laddove vi erano miniere. Abbiamo assistito alla nascita di agriturismi e ittiturismo come funghi nelle campagne, la verità è che non funzionano, e non perché non valorizzati, ma perché soffrono la grande concorrenza dei nostri mari. Oltre a questo, questi luoghi somo utilizzati sporadicamente da noi stessi sardi. Che ricchezza e benessere producono? L’unica utilità dei parchi è la salvaguardia dell’ambiente, e in questo caso drlle coste, da cemento e pale eoliche. Ciò nonostante, poiché si parla di ettari ed ettari di campagna dovranno essere garantite le principali attività antropiche naturali, quali: pastorizia, taglio della legna etc etc.
in Sardegna esistono solo 2 parchi naturali regionali (Porto Conte e Molentargius-Saline) e due parchi nazionali (Asinara e Arcipelago della Maddalena) più varie aree protette marine e la situazione non è quella che dici tu.
Basterebbe, poi, copiare quello che già fanno altrove: https://gruppodinterventogiuridicoweb.wordpress.com/2013/03/17/i-parchi-naturali-sono-la-cassaforte-ambientale-ditalia/ .
Stefano Deliperi
A me piacerebbe vedere valorizzate le aree protette che sono già esistenti. Che senso ha forzare nel creare altre aree se poi mancano i finanziamenti per sfruttare quelle già esistenti? In Sardegna da chi sono sfruttate queste aeree? Quanti sardi praticano il birdwatching e il trekking? E soprattutto in quali periodi dell’anno? Come ti stavo dicendo, le stagioni ottimali per questo tipo di turismo sono proprio quelle ottimali per la stagione balneare. Nel resto dell’anno ci vedresti persone turisti in inverno con la pioggia e il vento equipaggiati di stivali ed incerato per fare un escursione? Io sinceramente no. Se queste aree sono destinate ai turisti d’oltre mare (coloro che portano il cash) sono destinate a morire ancor prima di essere create, se queste aree sono destinate ai sardi, allora piuttosto che mirare al trekking, birdwatching bisogna puntare a ciò che piace fare in natura ai sardi, ossia prelevare in maniera controllata ciò che essa ci offre. Non dico assolutamente caccia (che siete allergici 🙂 ) ma almeno dovreste sfruttare le aree protette a pagamento per la raccolta dei funghi, o la raccolta di lumache a quel punto vedrete i boschi non pieni ma di più! In questo modo ci sarebbero delle aree sfruttate che producono guadagno da investire nella tutela delle stesse..pulizia del bosco, lotta agli incendi etc etc. Girare in mezzo ai monti senza un “perché” per un sardo è abbastanza noioso.