Babbei, non di talento, e lo scempio del territorio.
Fabrizio Bottini è un urbanista, esperto di pianificazione territoriale,
docente al Politecnico di Milano.
In questo suo recentissimo articolo tratteggia figure ben conosciute in Sardegna, ma ormai anche oltre Tirreno.
Babbei, non di talento.
Difficile non essere d’accordo.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
da Millennio Urbano, 23 novembre 2013
Urbanistica: avanti il prossimo idiota! Fabrizio Bottini
Dato che il territorio è il posto su cui tutti, nessuno escluso, appoggiamo i piedi, tutti nessuno escluso hanno pienamente diritto ad esprimersi a proposito di organizzazione del territorio, vista la loro comprovata specifica competenza ed esperienza. Esiste però, qui come sempre, un certo limite alle legittime espressioni dell’istinto induttivo: non è detto che quanto mi va bene qui e ora possa andar bene a tutti gli altri sempre e comunque. Soprattutto considerando che le trasformazioni del territorio sono per loro natura praticamente irreversibili, nel senso che restano lì per l’eternità, le appioppiamo non solo ai nostri contemporanei, ma a tutte le stirpi della discendenza settanta volte sette eccetera. Quindi andiamoci piano con l’istintiva induzione, mi scappa di fare una cosina e la lascio lì per sempre su tutto l’universo.
Ma andatelo a spiegare a certa politica dal fiato corto, sempre trafelata dietro la ricerca di facili consensi e pronta a tutto pur di aumentarli e orientarli ai fatti propri. In Italia proprio in questi giorni sono esposte agli occhi di tutti le arrampicate (orgogliose e ostentate arrampicate) sugli specchi di un presidente di regione a statuto autonomo che nega l’evidente. Ovvero il disastro di un certo modello di trasformazioni territoriali di fronte agli eventi naturali, solo per compiacere una certa sua committenza di interessi, ritenuti legittimi a prescindere perché dovrebbero (pura fede, e pure un po’ fanatica) contribuire ad arricchire tutti.

Gualtiero Cualbu (gruppo Iniziative Coimpresa) versa lo spumante al neo Presidente della Regione autonoma della Sardegna Ugo Cappellacci il giorno della vittoria elettorale
Preso dalla foga inciampa anche sul generale e sul particolare, mettendo ben in luce almeno un aspetto: delle cose che dice non glie ne frega niente, i suoi obiettivi sono altri, e nemmeno tanto nascosti. Sono quelli della fede cieca di cui sopra: l’ambiente serve a far quattrini da spendere in consumi voluttuari, se no che ci sta a fare? Il resto è poesia infantile.
Quello del tizio citato non è certo un atteggiamento unico o raro, anzi. Ha autorevoli antenati e contemporanei in un’isola parecchio più grande della sua, la Gran Bretagna, che sul finire del XIX secolo provò a inventare una cosa che vanta più tentativi di imitazione della Settimana Enigmistica: l’urbanistica moderna. Originariamente non si chiamava neppure così, perché il titolo del libro seminale suonava, più o meno, il nostro cammino verso un futuro felice. E questo futuro felice era fatto di cose come la giustizia sociale, l’equilibrio ambientale, grandi prospettive di progresso e conoscenza per tutti, riunite sotto una specie di marchio di fabbrica riconoscibile detto Città Giardino.
E qui, fatalmente e quasi immediatamente, entrarono in campo i chiacchieroni, quelli che guardano solo la copertina e le figure: te la do io la città giardino, lo so meglio di te come si fa la città giardino. Non avevano tutti i torti, questi chiacchieroni, perché quel marchio di fabbrica era stato preso a prestito altrove, poteva anche significare altre cose oltre a giustizia ambiente progresso. Glie le appiccicarono subito, e da lì nacque anche quella cosa che chiamiamo ancora urbanistica moderna istituzionalizzata, camera di decompressione oscillante delle varie spinte e interessi.
Solo per rimanere nelle isole britanniche, ad esempio, la città giardino originaria cooperativa e utopica diventò abbastanza rapidamente un modello solo urbanistico esportato in infinite varianti, più tardi un mastodontico programma di decentramento residenziale e industriale detto delle città nuove, in cui si mescolavano fattori di efficienza produttiva, la paura dell’ecatombe atomica da guerra fredda, e il riformismo socialdemocratico che di queste culture nel secondo dopoguerra si alimenta. Un indubbio successo di immagine internazionale per il paese, in un’epoca in cui la città industriale e le varie declinazioni delle culture architettoniche e urbanistiche del razionalismo vanno per la maggiore. Un successo che lascia il segno: da allora in poi non manca mai qualche politico che, con qualche senso o totalmente senza senso, rievoca qualche sprazzo nostalgico di new town ad acchiappare consensi o titillare interessi, quasi sempre entrambe le cose.
Solo pochissimi giorni fa, il ministro delle finanze del governo ombra laburista, tale Ed Balls (sic), proponeva secondo l’approccio contabile tanto caro a certi rappresentanti del popolo di questi tempi un mega-piano di città nuove, a rispondere al pressante problema dell’abitazione economica. Bastava scorrere le sue proposte per capire che si trattava del tipo di “legittima espressione dell’istinto induttivo” citata in apertura, visto non solo che pareva evaporato il territorio, e l’idea di sviluppo sociale-ambientale, figuriamoci la giustizia e il progresso, ma in quelle tabelline di investimento si parlava solo ed esclusivamente di case, case, case. Quando qualsiasi bambino anche nei disegni delle elementari sa benissimo che vicino alla casa c’è il capannone, l’ospedale, il parco nella tipica forma dell’alberello a nuvoletta verde ….
Insomma quel punto di vista soggettivo, immensamente potenziato dalla posizione di relativo potere di un parlamentare di spicco e ministro ombra, distorceva per fatti propri un tema assai più generale cancellando o ponendo in terzo o quarto piano aspetti essenziali, per puntare solo sulla fede in un paio di punti: conti monetari e alloggi. Ma siamo ancora dalle parti del soggettivismo induttivo abbastanza virtuoso, tutto sommato.
Poi entrano in campo i palesi imbecilli, tory in cristalleria a loro insaputa, puponi transitati senza soluzione di continuità dal pannolino a ruoli di alto prestigio e responsabilità, anche se responsabili non lo sono affatto. Il caso umano (e si spera ci si limiti a questo) in questione è il ministro britannico in carica con delega all’urbanistica, il Giovane Conservatore Nick Boles, che se ne esce bel bello con “se non si riesce a comprarsi una casa, si dovrebbe almeno poter avere un pezzo di terra su cui provare a costruirsela da soli”. Dichiarazioni letterali, riprese dalla stampa, e che rinviano a qualche piano o programma che il Nostro starebbe portando avanti al ministero.
Da anni, sia la destra laburista che i liberisti puri dell’area attualmente al governo stanno in vario modo tentando di scardinare, via via con vari pretesti sociali, contabili, vagamente filosofici, il meccanismo urbanistico derivato dall’antica utopia della città giardino ed evoluto per un secolo attraverso riforme, sperimentazioni, cambiamenti sociali e valutazioni ambiental-territoriali. Questa del sorridente pupo tory Boles però si colloca di diritto fra le più pericolose cazzate di sempre.
Perché torna, seguendo il metodo già caro alla scomparsa nonnina Maggie Thatcher, alle brume ottocentesche del capitalismo rampante e divoratore, avvolte però dalla nebbia mediatica del terzo millennio, che lascia intatto il mito cancellandone accuratamente il lascito. Ad esempio, se abbiamo il problema globale dello slum, è (anche) perché quelle sterminate baraccopoli sono nate e cresciute senza alcun criterio di riferimento, salvo la soggettiva fame di spazio dei singoli, sfogata nei modi che le scarse possibilità economiche e l’urgenza suggerivano.
Ma nel caso del ministro conservatore britannico la cazzata, il bonario sorriso idiota dietro cui si scaglia il sasso nascondendo subito la mano, è solo lo strumento, non il fine. Il fine è sempre quello, ovvero smantellare l’urbanistica in quanto tale, indurre una tascabile fine della storia.
Strumento è la sparata, e strumento diventano anche il territorio e i soggetti sociali mobilitati, le migliaia e migliaia di giovani famiglie che dovrebbero vedersi assegnati i pezzi di terra su cui autocostruire la casetta del sogni, il castello del capofamiglia pilastro della società libera, come dicevano gli anticomunisti viscerali degli anni ’50.
Come non leggere, abbastanza chiaramente, l’uso politico spudorato dell’emergenza per costruirsi consenso e scardinare a colpi di corsie preferenziali sia i vincoli urbanistici (quelli della greenbelt innanzitutto), sia il residuo di spinta sociale progressista che fa da base alla sinistra. Siamo, decisamente, dalle parti delle politiche insediative israeliane nei territori occupati, dove alla Palestina si sostituiscono le zone residue di spazi aperti metropolitani e aree agricole, e ai palestinesi tutto il resto della popolazione. Anche qui, il territorio e l’ambiente spariscono, inghiottiti dall’idea abbastanza infantile in fondo, della fede cieca che tutto poi si aggiusterà grazie alla Mano Invisibile.
Il buon Adam Smith che questi tizi bestemmiando invocano come un santo protettore, si rivolta nella tomba a ogni sillaba. A noi, resta la domanda: ma in che Mani Visibili siamo?
(foto da mailing list sociale, da adrianoandellini.wordpress.com)
Davvero difficile non essere d’accordo…
“Poi entrano in campo i palesi imbecilli, tory in cristalleria a loro insaputa, puponi transitati senza soluzione di continuità dal pannolino a ruoli di alto prestigio e responsabilità, anche se responsabili non lo sono affatto. ” E’ BELLISSIMO!
L’italia è il paese dove abbondano le più severe regole urbanistiche ed edilizie del mondo.
Lo scempio in italia è stato fatto a norma di legge.
Ma queste regole servono solo per limitare l’accesso al settore in modo democratico e trasparente.
Dobbiamo pertanto interrogarci se lo sviluppo territoriale ed urbanistico sia avvenuto sulla base di reali indicazioni scientifiche e tecniche o, piuttosto, facendo passare gli amici attraverso una griglia di regolamenti utili solo per far loro raggiungere l’affare. I fatti dimostrano ancora una volta che le regole sono fatte per compiacere clientele a danno dei più deboli. Ed in questo campo la sinistra è stata subdola mentre la destra spregiudicata.
Quando una famiglia come quella dei Caltagirone è proprietaria di centinaia e centinaia di appartamenti vuoti ed invenduti a Roma e dintorni, e quando in Italia il 10% della polazione possiede una fetta compresa tra il 45% e il 50% della ricchezza nazionale (quella dichiarata, perchè se si considera anche la ricchezza nascosta all’estero…), e quando in Italia una Banca evade 1,2 MILIARDI di euro ma lo Stato fa con essa un accordo fiscale con sconti dell’80% sulla somma da recuperare, quando quella stessa Banca possiede migliaia di appartamenti in tutta la Penisola ma non esita a pignorare ai suoi clienti la casa appena il cliente per colpa della crisi sfora nella restituzione del prestito… ecc ecc… beh sappiamo che la casa è un problema reale per noi popolo oppresso, ma un vero business per i politici banchieri costruttori che dicono di farsi in 4 per noi, quando in realtà si fanno in 4 per trovare il modo di spolparci senza far sì che ce ne rendiamo conto.
P.S. Maurizio Lupi 2 giorni fa era in visita in Sardegna. Ieri era ad un incontro del Nuovo Centrodestra a Roma, ed era incaricato di dirigere i lavori di fronte a tutto il nuovo partito riunito. Lupi stava ridendo come un matto e scherzando durante tutto l’incontro, come ho visto nei vari video dei telegiornali. Quanto gliene può importare a lui di noi sardi… Gli altri non sono da meno. Persone che alla morte del proprio padre si interessano dell’eredità come avvoltoi, ecco cosa sono. Lupi, Vendola ecc.
da Sardinia Post, 24 novembre 2013
Cappellacci-Soru, scontro in diretta tv: http://www.sardiniapost.it/cronaca/cappellacci-soru-scontro-diretta-tv/
Una piccola perla di Greenwashing operata dalla Saras, che come sappiamo vuole bene al popolo sardo e ci tiene alla sua salute. Per questo la Saras ha voluto aiutare gli abitanti di Torpè. Guardare il servizio del TGR Sardegna di ieri dal minuto 15:22 http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-80f807e7-5e99-400d-a54f-bc1217dc5643-tgr.html#p=0
Un grande aiuto proprio, sempre in prima linea col pensare al popolo sardo. E ovviamente sempre con qualche aggancio tra i giornalisti per metterlo in risalto. Come per la sponsorizzazione della Dinamo, mossa astutissima.
Tralasciamo poi le notizione sui giornali degli aiuti da parte delle banche: mutui e prestiti a tasso agevolato, ossia un tasso che comunque supera anche il 4%! vedere per credere. I tg parlano degli sciacalli nei comuni, ma dei veri sciacalli ovviamente se ne scordano, anzi li dipingono come salvatori con servizi dedicati. Ovviamente dal 2008 le banche non hanno mai offerto dei tassi agevolati, come se la crisi nera non ci fosse anche prima dell’alluvione. Ma loro sono brave personee ci vengono incontro. Grazie anche ai giornalisti.
Buona serata.
Vorrei contribuire alimentando il dibattito su un tema a molto caro, in quanto ci dedico altre 5 anni di ricerca: il rapporto tra corruzione e governo del territorio. Vi segnalo il mio libro, pubblicato nel 2012, che spero possa essere un utile contributo:
http://lacorruzionenelgovernodelterritorio.wordpress.com/la-corruzione-nel-governo-del-territorio/
Sono d’accordo con PierLuigi:
sinistra subdola, destra spregiudicata.
da La Stampa, 25 novembre 2013
Ciclone in Sardegna, si muove la Procura. Atti sequestrati ad Olbia e Arzachena.
Gli agenti della polizia giudiziaria hanno fatto scattare il primo blitz e si sono presentati in Comune e in Provincia. Sul registro indagati non ci sono nomi, ma l’attività degli inquirenti rischia di provocare un terremoto in molti uffici pubblici. (Nicola Pinna): http://www.lastampa.it/2013/11/25/italia/cronache/ciclone-in-sardegna-si-muove-la-procura-sequestrati-documenti-ad-olbia-e-arzachena-XmlAAb2xiFTn2FlL635xgM/pagina.html
Forza Magistraturaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Forza Magistraturaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Forza Magistraturaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!