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Marea nera nel Golfo dell’Asinara, costituzione di parte civile in udienza.


L’8 ottobre 2013, davanti al Tribunale penale di Sassari, all’avvìo del dibattimento penale riguardante la devastante marea nera che nel gennaio 2011 inquinò il Golfo dell’Asinara, il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha presentato istanza di costituzione di parte civile grazie al prezioso operato dell’avv. Guido Rimini, del Foro di Sassari.

L’avvio era previsto per lo scorso 20 giugno 2013, ma era stato rinviato alla data dell’8 ottobre 2013.

Oltre ai tentennamenti delle amministrazioni pubbliche competenti – in primo luogo il Ministero dell’ambiente – è la santa prescrizione che porta a chiedersi se sarà mai individuato un responsabile di quanto accaduto.

Il giudice monocratico dott. Salvatore Marinaro, davanti al quale si tiene il processo, ha, peraltro, fissato un’udienza di discussione sulle istanze di costituzione di parte civile per il prossimo 12 novembre 2013.

Ricordiamo che la centrale termoelettrica E.On  di Fiume Santo (Porto Torres) – felicemente e serenamente dotata di certificazione EMAS ISO 14001 sul piano del rispetto dell’ambiente – ha perso nel gennaio 2011 una marea nera che ha inquinato decine di km. di coste del Golfo dell’Asinara, dall’Asinara stessa e Stintino fino a S. Teresa di Gallura.

Non lasceremo nulla d’intentato per difendere l’ambiente violato e il popolo inquinato.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

 

stendardo GrIGda La Nuova Sardegna on line, 8 ottobre 2013

Marea nera nel golfo dell’Asinara, ambientalisti parte civile. Trentaseimila litri di olio combustibile l’11 gennaio 2011 si riversarono nella costa del Nord Sardegna. Tre i manager imputati. L’udienza è stata rinviata al 12 novembre.

SASSARI. Si allunga l’elenco delle associazioni che chiedono di costituirsi parte civile nel processo per la cosiddetta «marea nera» di Platamona: 36 mila litri di olio combustibile che l’11 gennaio 2011 si riversò nel golfo dell’Asinara. Questa mattina in Tribunale a Sassari hanno chiesto di costituirsi parte civile l’associazione Ampana, il comitato Tuteliamo il golfo dell’Asinara e il Gruppo di intervento giuridico. I difensori dei tre imputati hanno chiesto al giudice monocratico Salvatore Marinaro di poter esaminare le richieste e il giudice ha rinviato il processo al 12 novembre. Imputati sono l’attuale direttore della centrale termoelettrica Marco Bertolino, 45 anni, residente a Lodi, Salvatore Signoriello, 60 anni, direttore a Fiume Santo – quando era ancora Endesa Italia Spa – tra marzo 2000 e luglio 2002, e Francesco Capriotti, 59 anni, al vertice dell’impianto allora Enelpower dal 2002 fino al settembre 2004. A tutti e tre sono contestati i reati di crollo colposo (riferito alla rottura dell’oleodotto) e deturpamento delle bellezze naturali. Tra le parti civili, oltre ai vari Comuni costieri, anche il Ministero dell’Ambiente e la Regione Sardegna.

 

(foto S.D., archivio GrIG)

  1. ottobre 8, 2013 alle 8:02 PM

    da Sardinia Post, 8 ottobre 2013
    Processo ‘marea nera’ all’Asinara: ambientalisti parte civile: http://www.sardiniapost.it/cronaca/processo-marea-nera-allasinara-ambientalisti-parte-civile/

    ___________________________

    da L’Unione Sarda on line, 8 ottobre 2013
    Asinara, processo per la “marea nera”. Anche altri ambientalisti parte civile: http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca_sardegna/2013/10/08/asinara_processo_marea_nera_ambientalisti_parte_civile_lista_pi_lunga-6-333815.html

  2. Mara
    ottobre 9, 2013 alle 11:41 am

    PRESCRIZIONE è una parola orrenda, va cancellata dall’ordinamento italiano. E’ un pugno in faccia a tutte le persone oneste ed un palese invito a delinquere.
    Lo dico anche a Lei, esimio Presidente…

  3. ottobre 9, 2013 alle 3:05 PM

    da La Nuova Sardegna, 9 ottobre 2013
    Processo «marea nera». Si allunga l’elenco delle parti civili. Polemici Sanna e Lai del Pd: «Si costituisca anche la Regione».

    SASSARI. Tre nuove richieste di costituzione di parte civile nel processo per la «marea nera»: lo sversamento di 36 mila litri di olio combustibile che a gennaio 2011 si riversò nel golfo dell’Asinara. Ieri mattina le richieste sono state avanzate dall’associazione Ampana, dal comitato Tuteliamo il golfo dell’Asinara (che si erano già viste negare la costituzione durante l’udienza preliminare) e dal Gruppo di intervento giuridico. I difensori dei tre imputati hanno chiesto al giudice monocratico Salvatore Marinaro (che aveva presentato una richiesta di astensione per incompatibilità nel processo che il presidente del tribunale ha respinto) di poter esaminare le motivazioni. Il giudice ha rinviato il processo al 12 novembre. Imputati sono l’attuale direttore della centrale termoelettrica Marco Bertolino, 45 anni, Salvatore Signoriello, 60 anni, direttore a Fiume Santo – quando era ancora Endesa Italia Spa – tra marzo 2000 e luglio 2002, e Francesco Capriotti, 59 anni, al vertice dell’impianto allora Enelpower dal 2002 fino al settembre 2004. A tutti e tre sono contestati i reati di crollo colposo e deturpamento delle bellezze naturali. Tra le parti civili, oltre comune di Sassari e ai vari comuni costieri, ci sono il Wwf e l’Ente Parco. Ma la grande assente per i parlamentari territoriali del Pd Silvio Lai e Giovanna Sanna sarebbe la Regione. «Ci risulta che non si sia costituita parte civile – scrivono Sanna e Lai – confidiamo lo faccia nelle prossime ore anche per non suscitare ulteriori dubbi su un atteggiamento subalterno nei confronti di alcune multinazionali, già dimostrato ampiamente nei confronti di E.On. (l.f.)

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    da L’Unione Sarda, 9 ottobre 2013
    Sassari. E.On a processo. Marea nera: multinazionale alla sbarra. (Gibi Puggioni) (http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20131009084524.pdf)

    SASSARI. Aperto e rinviato al 12 novembre il processo per l’inquinamento del Golfo dell’Asinara causato l’11 gennaio del 2011 dalla fuoriuscita di 36 mila litri di olio combustibile dall’impianto di Fiume Santo. Ieri in Tribunale ci sono state tre nuove richieste di costituzione di parte civile presentate dall’associazione l’Anpana (Associazione Nazionale Protezione Animali Natura Ambiente), il comitato Tuteliamo il Golfo dell’Asinara e il Gruppo di Intervento giuridico. I difensori dei tre imputati hanno chiesto di poter esaminare le richieste e il giudice monocratico Salvatore Marinaro ha rinviato il processo al 12 novembre. Imputati sono Marco Bertolino, direttore della centrale E.On di Fiume Santo, Salvatore Signoriello, direttore degli impianti quando erano ancora proprietà di Endesa Italia, tra il marzo del 2000 e il luglio del 2002, e Francesco Capriotti, al vertice dell’impianto di Enelpower dal 2002 al 2004. A tutti e tre sono contestati i reati di crollo colposo (riferito alla rottura dell’oleodotto) e deturpamento delle bellezze naturali. La bonifica di tutto il litorale, da Porto Torres a Santa Teresa Gallura, è stata completata da diversi mesi e certificata dal documento finale redatto dal comitato per l’emergenza ambientale costituito dalla Regione. I ciottoli, rimossi dal litorale e ripuliti da un’azienda specializzata, sono custoditi in un capannone di Fiume Santo in attesa che i sindaci decidano dove ricollocarli.

  4. ottobre 17, 2013 alle 2:53 PM

    campa cavallo…..

    da La Nuova Sardegna, 17 ottobre 2013
    Bonifiche, Regione parte civile: http://consiglio.regione.sardegna.it/rassegnastampa/pdf/82922_Bonifiche_Regione_parte_civile.pdf

  5. ottobre 17, 2013 alle 5:53 PM

    A.N.S.A., 17 ottobre 2013
    Ambiente:indagato direttore E.On Sardegna. Controlli Noe a Fiumesanto, “grave pregiudizio salubrità mare”. (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2013/10/17/Ambiente-indagato-direttore-OnSardegna_9477698.html)

    SASSARI, 17 OTT – Il direttore della centrale termoelettrica E.On, Marco Bertolino, è stato iscritto nel registro indagati dalla Procura di Sassari a conclusione di verifiche tecnico-ambientali agli impianti di Fiumesanto da parte dei carabinieri del Noe. Emerse inosservanze alle norme di tutela ambientale con accuse di danneggiamento, deturpamento bellezze naturali. Bertolino è già sotto processo per lo sversamento nel golfo dell’Asinara di 48 tonn di olio combustibile avvenuto nel gennaio 2011.

  6. ottobre 18, 2013 alle 2:49 PM

    da L’Unione Sarda, 18 ottobre 2013
    Fiume Santo. Per i carabinieri «gravi inosservanze in materia ambientale». «E.On inquina il Golfo».
    Blitz del Noe,direttore della centrale sotto accusa: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20131018090821.pdf

    ____________________

    da La NUova Sardegna, 18 ottobre 2013
    Il Noe: carbone e solfati in mare: http://consiglio.regione.sardegna.it/rassegnastampa/pdf/82988_Il_Noe_carbone_e_solfati_in_mare.pdf

  7. ottobre 20, 2013 alle 11:47 am

    da La Nuova Sardegna, 20 ottobre 2013
    FIUME SANTO » INDAGINI DEL NOE. Scarichi inquinati in mare da due anni. Emergono situazioni incredibili dai controlli effettuati dai carabinieri nella centrale termoelettrica di proprietà di E.On.
    Per quale motivo la situazione risultava normale? (Gianni Bazzoni)

    SASSARI. Gli accertamenti dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico mettono in discussione anche il ruolo degli altri organismi preposti al controllo ambientale nel polo energetico di Fiume Santo. Quanto meno dei sistemi finora adottati. Come è possibile che la commissione tecnica di controllo (di cui fanno parte anche rappresentanti degli enti locali) abbia sempre preso atto che era tutto a posto quando invece c’erano situazioni preoccupanti? E che senso ha tenere in piedi un organismo di controllo i cui membri percepiscono rimborsi da E.On, cioè il soggetto industriale che deve essere controllato? Altri interrogativi, a questo punto, sorgono spontanei: gli organismi istituzionali che effettuano i rilievi, hanno tra i loro protocolli anche l’accertamento per boro, cloruri e solfati presenti nelle acque che vengono rilasciate in mare dalla centrale? Se si, c’è qualcosa che non funziona, perchè – come certifica il Noe – l’inquinamento è andato avanti per più di due anni senza che nessuno sia intervenuto per bloccare l’azione di E.On.

    SASSARI. L’indagine dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico nel polo energetico di Fiume Santo, di proprietà di E.On, ha fatto emergere una situazione che ha dell’incredibile. Specie se si considera che la centrale termoelettrica risulta tra le attività a rischio di incidente rilevante. Tra le cose più preoccupanti, la mancata rispondenza tra alcune situazioni di criticità presenti negli impianti e i dati rilevati nella sala controllo. Dopo la denuncia penale nei confronti del direttore dello stabilimento, Marco Bertolino, ora l’attività investigativa – coordinata dai sostituti procuratori Carlo Scalas e Paolo Piras – potrebbe accertare anche altri livelli di responsabilità nella scala gerarchica della multinazionale tedesca. Il rapporto dei carabinieri del Noe, guidati dal capitano Umberto Rivetti, intanto da ieri dovrebbe essere anche sul tavolo del ministero dell’Ambiente (direzione generale per le Valutazioni ambientali e Divisione IV – Rischio rilevante), dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, dell’Arpa Sardegna, del prefetto di Sassari, dei sindaci di Sassari e Porto Torrers, dell’Asl (Dipartimento di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro), della Regione e della Provincia. I controlli. I carabinieri del Noe sono entrati a Fiume Santo in due occasioni: il 30 luglio e il 7 agosto, su incarico dell’Autorità giudiziaria. Parco carbone. Nel deposito all’aperto, i militari hanno trovato un accumulo notevole di combustibile e di biomassa Pks (gusci frantumati dei frutti della palma da olio con il legno cippato, utilizzato per la co-combustione dei gruppi 3 e 4). In presenza di vento debole , veniva rilevata l’esistenza in atmosfera di polverosità diffusa di carbone che si distribuiva in tutta l’area a causa delle folate. L’acqua spruzzata dagli irroratori (sistemati lungo il perimetro dei cumuli di carbone e biomasse) anzichè bagnare il combustibile (la gittata era troppo alta) veniva spinta in un’altra direzione. La prescrizione, quindi, non veniva rispettata. Altri irroratori – secondo quanto accertato dal Noe – posizionati nel “lato mare” – non erano stati attivati. Acque a mare. Situazione critica anche per le acque scaricate a mare. Uno sei settori più delicati. Nell’esaminare l’impianto di depurazione delle acque reflue dello stabilimento, costituito dalla sezione di trattamento delle acque acide alcaline, di quelle oleose e sanitarie, degli spurghi di desolforazione e ammoniacali – pur regolarmente funzionante – i carabinieri del Noe hanno scoperto che le analisi chimico fisiche e batteriologiche delle acque reflue scaricate a mare (nel periodo gennaio 2011-giugno 2013), presentavano parametri di boro, cloruri e solfati «sempre fuori norma» rispetto ai limiti imposti dalla normativa vigente. Due anni di scarichi in mare irregolari, dunque, senza che nessuno sia mai intervenuto per bloccare l’inquinamento. Gruppi 1 e 2. Nelle due ispezioni a Fiume Santo, i carabinieri avevano scoperto che i gruppi 1 e 2 erano praticamente fermi, potevano marciare fino al 31 dicembre 2013 per la deroga di 700 ore di funzionamento concessa dalla Prefettura. L’ultimo funzionamento risaliva al 28 giugno (gruppo 1) e 22 luglio (per il 2). Da un esame approfondito in sala controllo, emergeva che gli impianti – una volta in marcia – dovevano essere mantenuti in “derating termico”, con una riduzione della capacità tecnica gestionale. Rilevate anche diverse perdite in alcuni collettori e i riscaldatori aria-vapore (Rav) erano in avaria, «anche se nella sala controllo non venivano segnalate avarie». In cattive condizioni la linea di alimentazione dell’idrogeno , mentre gli strumenti segnalavano «solo la pressione dell’idrogeno e la purezza all’avviamento dell’alternatore». Problemi anche nella pavimentazione della zona riscaldatori, e nei solai (gruppo 2).

  8. ottobre 23, 2013 alle 2:48 PM

    da La Nuova Sardegna, 22 ottobre 2013
    Inquinamento a Fiume Santo, le istituzioni minacciano la chiusura. I rappresentanti istituzionali hanno chiesto conto dei risultati dell’inchiesta sulla centrale E.On condotta dai militari del Nucleo operativo ecologico di Sassari: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2013/10/22/news/inquinamento-a-fiume-santo-le-istituzioni-minacciano-la-chiusura-1.7972719

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    Inquinamento senza fine nella darsena dei veleni. Nuova ordinanza di Scarpa a tutela della salute di chi lavora nel porto industriale. Anche gli ultimi controlli hanno evidenziato altissime concentrazioni di benzene. (Gavino Masia)

    PORTO TORRES. Il sindaco Beniamino Scarpa ha firmato l’ordinanza con la quale si reiterano per altri sei mesi i provvedimenti di interdizione dell’area prospiciente alla darsena servizi del porto industriale, divieto che comprende la strada di accesso al piazzale antistante la darsena e lo stabilimento dell’Impresa Turritana. Scarpa aveva provveduto a interdire l’area in più occasioni per gli enormi valori di benzene riscontrati dai monitoraggi dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, e con una nota del 23 settembre scorso ha espressamente richiesto alla stessa Arpas l’esecuzione di una nuova campagna di monitoraggio della qualità dell’aria, in relazione soprattutto al benzene, sempre nell’area della darsena. Considerando i dati ambientali relativi all’inquinamento delle aree interessate sinora acquisiti, l’ordinanza vieta il passaggio, transito e sosta alle persone all’interno della darsena. Un atto dovuto a salvaguardia della salute pubblica, ma resta il fatto che alcune aziende locali hanno pagato a caro prezzo lo spostamento in altri siti dei loro cantieri. Agli imprenditori che sono rimasti nell’area, invece, il provvedimento del sindaco consente l’accesso straordinario per brevi periodi ai concessionari delle attività produttive e ai loro dipendenti, nel rispetto delle norme di tutela della salute e sicurezza e nei limiti dei tempi tecnici necessari per lo spostamento delle attività in altra sede. I risultati dell’ultima campagna di monitoraggio dell’Arpas, sulla qualità dell’aria in relazione al benzene presente nella darsena, hanno fatto emergere un quadro chiaro dello stato di degrado ambientale: «Il monitoraggio atmosferico – si legge nella nota dell’agenzia regionale – ha evidenziato e confermato concentrazioni di benzene e idrogeno solforato elevate, sia sul breve che lungo periodo, tali da pregiudicare la tutela della salute pubblica nelle aree immediatamente circostanti la darsena». Un fatto di estrema gravità nella situazione che si è venuta a creare a due passi dallo scalo industriale, che va avanti a colpi di indagini e di ordinanze che accertano ripetutamente la stessa cosa. Il problema vero è quando si cercherà di intervenire realmente per sanare quell’area portuale, al di là degli accertamenti e dei processi in corso, anche perché le presenze umane si susseguono senza sosta soprattutto in un momento storico di crisi devastante in tutti i settori. Serva una azione concreta che porti alla bonifica di tutta l’area interessata, perché sinora la burocrazia non ha fatto altro che allontanare il reale obiettivo e cioè restituire quella zona portuale risanata agli operatori e alla città.

  9. ottobre 25, 2013 alle 2:47 PM

    da La Nuova Sardegna, 25 ottobre 2013
    L’inquinamento scoperto da dati E.On. I carabinieri del Noe hanno lavorato su informazioni dei laboratori che sono stati incaricati dalla multinazionale tedesca. (Gianni Bazzoni)

    SASSARI. Il particolare più curioso è rappresentato dal fatto che – per scoprire l’inquinamento a Fiume Santo – i carabinieri del Noe non hanno effettuato nuove analisi ma si sono basati sui risultati messi a disposizione da E.On. Cioè, si tratta di attività regolarmente svolte dai laboratori incaricati dalla multinazionale tedesca. Il resto è stato visionato di persona con gli accertamenti effettuati dai carabinieri – insieme ai tecnici del Servizio controlli e attività di campo del Dipartimento dell’Arpas di Sassari – nelle visite ispettive del 30 luglio e del 7 agosto. Un incarico espletato su delega della procura della Repubblica e, in particolare, dei sostituti Paolo Piras e Carlo Scalas. Tutto ciò che è emerso nella prima fase delle indagini è stato già reso noto ai vari soggetti interessati (con una nota trasmessa il 16 ottobre 2013). E le indagini sembrano avere imboccato un percorso chiaro, con l’attività che ora sembra concentrata anche sulla documentazione acquisita dagli investigatori e relativa alle normative ambientali, alle autorizzazioni rilasciate per l’impianto energetico di Fiume Santo e al rispetto delle prescrizioni previste. In mezzo, a quanto pare, c’è anche un altro discorso relativo alla sicurezza nei luoghi di lavoro e che sarebbe riferito, in modo particolare, alla condizione di precarietà dei gruppi 1 e 2, dove sono state rilevate situazioni preoccupanti: «Nel gruppo 2, i solai in lamiera grecata (con funzioni portanti) risultavano essere compromessi, con distacchi di porzioni di solaio come pure le parti in calcestruzzo». Al momento, l’unico iscritto nel registro degli indagati è il direttore della centrale di Fiume Santo e responsabile della linea ambiente e sicurezza, l’ingegner Marco Bertolino.Ma si intuisce che l’inchiesta si sta sviluppando anche verso altri livelli. Ieri il sindaco di Sassari Gianfranco Ganau, ha inviato una nota all’amministratore delegato di E.On Italia Miguel Antonanzas e allo stesso direttore della centrale. Scrive di essere rimasto «particolarmente colpito dalla notizia di varie anomalie rilevate dai carabinieri del Noe nell’esercizio dell’impianto energetico e del superamento dei limiti di legge per alcuni parametri chimici nelle acque di scarico». E proprio riguardo a tali parametri, il sindaco chiede «di conoscere con urgenza quali informazioni siano state fornite negli ultimi due anni alla Commissione di controllo ambientale prevista dalla Convenzione in essere tra gli Enti locali ed E.On». L’obiettivo del sindaco sembra chiaro: capire se i dati forniti da E.On sono gli stessi sui quali hanno poi mosso le contestazioni i carabinieri, o se invece la Commissione sia in possesso di informazioni diverse. E in questo caso si porrebbero anche problemi di altro genere, compresa l’inutilittà di un organismo che non viene messo nelle condizioni di operare correttamente.

  10. novembre 1, 2013 alle 1:10 PM

    da La Nuova Sardegna, 1 novembre 2013
    E.On fa arrivare la biomassa dalla Malesia. La sorpresa nel decreto del ministero dell’Ambiente del 14 ottobre. Sulla vertenza interviene Letta. (Gianni Bazzoni)

    SASSARI. Biomassa dalla Malesia per alimentare i gruppi 3 e 4 della centrale E.On di Fiume Santo. Oltre al carbone, la multinazionale tedesca intenderebbe utilizzare i gusci di semi di palma per fare funzionare le due unità di produzione, già al centro di attente valutazioni da parte dei carabinieri del Noe di Sassari. L’indicazione emerge dalla lettura del decreto del 14 ottobre del ministero dell’Ambiente che, di fatto, ha modificato alcune prescrizioni specificate nel provvedimento di esclusione dalla Valutazione di impatto ambientale relativa al progetto di trasformazione dell’alimentazione da carbone a co-combustione di biomasse e carbone. In pratica, il decreto del Ministero aveva imposto l’utilizzo solo di biomasse vergini e tracciabili. E.On ha spiegato che la biomassa utilizzata è il «Palm Kernel Shells», arriva dalla Malesia. E dovrà essere certificata sulla base delle prescrizioni contenute nel decreto ministeriale 23 gennaio 2012 sulla tracciabilità di biocarburanti e bioliquidi. L’ultima novità che arriva da Fiume Santo, sembra aver colto tutti di sorpresa. Praticamente nessuno ne sapeva niente e sembra inevitabile che il trasporto di biomasse dall’estero contribuisca a fare aumentare le emissioni di CO2 (per il trasporto), tanto da mettere in discussione il beneficio ambientale. Tra l’altro non si sa che fine abbia fatto un progetto relativo allo sviluppo di colture locali che avrebbe potuto favorire l’indotto del territorio. Invece niente biomasse locali, e neppure nazionali. Una situazione che si somma a tutte le criticità di carattere ambientale sollevate dalle indagini del Noe e che sono già oggetto dell’inchiesta della Procura. In questi giorni, inoltre, sono emersi problemi anche per l’acqua potabile (gli esami hanno evidenziato parametri fuori norma per quanto riguarda la presenza di metalli, nello specifico manganese) con gravi disagi per i lavoratori della centrale. Per quanto riguarda la vertenza complessiva e il ruolo di E.On nel territorio e in Sardegna, intanto, c’è delusione sul fronte sindacale. I rappresentanti dei lavoratori si aspettavano che il presidente del consiglio Enrico Letta cogliesse l’occasione della presenza dei massimi vertici aziendali a Roma, per chiedere conto della condotta della multinazionale a Fiume Santo, ma anche in altre realtà (difficoltà ci sono a Terni, Ostiglia e Tavazzano, per non parlare poi della situazione del rigassificatore di Livorno che sta muovendo i primi passi tra le polemiche). Il consulente politico del premier, il deputato sardo Francesco Sanna, ha comunicato che c’è stato un intervento deciso nei confronti del ministero dello Sviluppo economico affinchè solleciti E.On al rispetto degli impegni presi con il territorio. Non ci vorrà molto per capire se davvero il Ministero cambierà strategia rispetto a quanto dimostrato finora. E’ sufficiente ricordare ciò che era successo nell’ultimo incontro (quello dove era presente anche l’assessore regionale all’Industria Liori, che poi aveva preso le distanze dal comunicato congiunto ed è arrivato a diffidare la multinazionale tedesca con una lettera recapitata personalmente) per avere il quadro della situazione. Certo, viene difficile immaginare che l’amministratore delegato Johannes Teyssen e l’Ad e presidente di E.On Italia Miguel Antonanzas (già contestato dalla Regione e dagli Enti locali) siano arrivati a Roma, al tavolo più importante del Governo, senza lasciare neppure un segno delle cose alle quali tengono di più. Tra l’altro, sembra confermato che la linea dei 10 player europei sulle emissioni e il prezzo CO2 sia tale da rendere economicamente meno convenienti gli investimenti sulle infrastrutture a carbone. Quindi anche quello previsto su Fiume Santo. Resta la confusione, che si porta dietro troppe situazioni insolute e criticità di cui si sottovaluta la portata per il territorio. Forse è giunto il momento di un confronto serio, al tavolo del Governo della vertenza Fiume Santo e della questione energetica sarda.

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