Il progetto di ricerca Saras del gas naturale a S’Ena Arrubia (Arborea) è incompatibile con l’ambiente.
Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra hanno inoltrato (10 giugno 2013) al Servizio valutazione impatti (S.A.V.I.) della Regione autonoma della Sardegna un nuovo atto di intervento nel procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto di perforazione esplorativa (a circa 3.000 metri di profondità) concernente il permesso di ricerca mineraria “Eleonora” del Gruppo Saras s.p.a.
Il precedente atto di intervento nel procedimento di V.I.A. era stato inoltrato lo scorso 17 marzo 2013 perché alla pubblicazione dell’avviso concernente l’avvìo del procedimento sui quotidiani regionali non aveva visto anche la pubblicazione sul sito web istituzionale della Regione autonoma della Sardegna del progetto e dello studio di impatto ambientale (S.I.A.).
Lo scorso 15 aprile 2013 c’è stata quindi una nuova pubblicazione – questa volta legittima – su quotidiani e sito web. Il procedimento di V.I.A. ha così avuto un nuovo inizio.
Numerosi i punti critici del progetto, oggetto dell’atto di intervento ecologista:
* il medesimo S.I.A. (allegato 9 – studio idrogeologico, pag. 6) afferma chiaramente: “con riferimento specifico al podere in cui verrà perforato il pozzo esplorativo, si è accertato che tutte le acque di corrivazione, che dovessero comunque interessare l’area, verrebbero drenate dai canali che circondano il podere, per essere poi disperse nella fascia dunare o scaricate nello stagno di S’Ena Arrubia attraverso il vicino impianto di sollevamento”. In estrema sintesi, qualsiasi certa fuoruscita di sostanze tossiche, come l’idrogeno solforato e il mercurio, qualsiasi eventuali perdite di idrocarburi che malauguratamente dovessero avvenire nel corso delle trivellazioni, dopo aver contaminato la falda idrica nel sottosuolo, saranno “disperse nella fascia dunare o scaricate nello stagno di S’Ena Arrubia”, con palese violazione degli obblighi di salvaguardia ambientale internazionalmente contratti e le conseguenze giuridiche e sanzionatorie proprie delle procedure di infrazione e delle condanne da parte della Corte di Giustizia dell’Unione europea. Infatti, il sito prescelto è a circa 200 metri di distanza dallo Stagno di S’Ena Arrubia, tutelato dalla Convenzione internazionale di Ramsar (2 febbraio 1971) sulle zone umide d’importanza internazionale (D.P.R. n. 448/1976), dal vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), da vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993), dal piano paesaggistico regionale (decreto Presidente Regione n. 82 del 7 settembre 2006), destinato a riserva naturale regionale (legge regionale n. 31/1989, allegato A), sito di importanza comunitaria e zona di protezione speciale (direttiva n. 92/43/CEE);
* lo S.I.A. non considera minimamente la presenza di sostanze tossiche come l’idrogeno solforato e il mercurio, in palese contrasto con quanto riportato dalla letteratura scientifica internazionale che li vede presenti in tutte le estrazioni di idrocarburi;
* non sono state rese note le sostanze utilizzate quali fluidi di perforazione e, quindi, non è possibile valutarne la pericolosità o meno;
* non risultano previste nel Piano di Monitoraggio Ambientale le analisi (fondamentali sul piano ambientale/sanitario) nelle acque e nel suolo di IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), BTEX (Benzene, Toluene, Etilbenzene e Xilene) e MTBE (Metil-Ter-Butil-Etere), nonché dei VOC (composti organici volatili);
* non viene fatta alcuna stima dell’impatto dell’eventuale blow out, cioè un’eruzione incontrollata di idrocarburi, pur riconoscendo che, statisticamente, uno 0,5% delle trivellazioni finisce così (S.I.A. – progetto definitivo, tabella, pag. 94);
* non risultano adeguate analisi della fauna selvatica e della vegetazione, pur trattandosi di un sito contiguo a una zona umida d’importanza internazionale (il medesimo S.I.A. riconosce la carenza);
* sotto il profilo sanitario non vengono nemmeno prese in considerazioni le ipotesi di sversamento accidentale;
* le ipotesi occupazionali sono particolarmente nebulose e, comunque, non raggiungono verosimilmente i 10 posti di lavoro temporanei, mentre la Saras s.p.a. dimentica di citare i livelli occupazionali già garantiti dai comparti agrozootecnico, ittico e turistico messi a rischio dal progetto di ricerca estrattiva. Si tratta di numeri enormemente superiori rispetto anche alla cifra massima di occupati temporanei individuata dalla Saras s.p.a.: un comparto agricolo di eccellenza, 200 aziende, riunite nella Cooperativa Produttori Agricoli e nella Cooperativa Assegnatari Associati Arborea, 30 mila capi bovini, il 98% della produzione di latte vaccino della Sardegna rappresentano una delle poche realtà economiche isolane positive. Eppure non viene minimamente valutato quale potrebbe essere il danno di un possibile evento negativo derivante dalla perforazione di ricerca su un contesto economico-sociale esistente e di grande rilievo.
Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra hanno quindi chiesto la pronuncia di non compatibilità ambientale del progetto di ricerca estrattiva.
Informati anche la Commissione europea e il Ministero dell’ambiente.
La precedente procedura di verifica preventiva si era conclusa con la necessità di svolgere il preventivo e vincolante procedimento di V.I.A.
Il Gruppo Saras s.p.a. è convinto che sotto il Campidano di Arborea (OR) vi sia un giacimento di gas naturale con riserve fra 1 e 3 miliardi di metri cubi, così da poterne estrarre ogni anno fra 20 e 170 milioni di metri cubi, con royalty (legge regionale n. 20/1959) per la Regione autonoma della Sardegna comprese fra 1,050 e 3,150 milioni di euro annui.
Ha in proposito costituito la Sargas s.p.a. per condurre fasi di ricerca e di successiva attività. Il sito prescelto è, però, a circa 200 metri di distanza dallo Stagno di S’Ena Arrubia e l’area interessata è sede, inoltre, della più avanzata agricoltura specializzata della Sardegna.
Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra avevano chiesto lo svolgimento del procedimento di V.I.A. con uno specifico atto di intervento (8 novembre 2011) nella procedura di verifica preventiva.
Ruolo importantissimo in sede di sensibilizzazione in favore dei residenti, dell’associazionismo agricolo e delle amministrazioni locali ha svolto e svolge il locale Comitato “No al progetto Eleonora”.
Hanno nettamente preso posizione contraria alle trivelle le organizzazioni imprenditoriali locali, la Coldiretti, ma soprattutto i cittadini che hanno vivacemente e civilmente animato la conferenza pubblica (30 maggio 2013) tenuta dal Servizio valutazione impatti della Regione, titolare del procedimento di valutazione di impatto ambientale in corso. In seguito alla riconosciuta “emergenza nitrati” causati dall’inquinamento derivante dagli allevamenti bovini in questi ultimi anni sono stati fatti numerosi interventi di risanamento ambientale, in base allo specifico programma regionale.
Forse anche questo necessario impegno diretto ha fatto nascere una profonda consapevolezza della necessità di preservare ambiente e risorse naturali. Chi ancora non l’ha compreso sono le forze politiche locali e regionali, trasversalmente “spaccate” quasi in tifoserie opposte.
Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico, insieme al Comitato “No al Progetto Eleonora”, non hanno alcun pregiudizio nei confronti della ricerca e utilizzo corretto del gas naturale, ma fondati motivi di opposizione determinati dalle caratteristiche della perforazione e – soprattutto – dal sito individuato, nel mezzo di un’area agricola di grande rilievo, a due passi da una zona umida di importanza internazionale, nonché sito di interesse comunitario.
Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra
(foto L.D., S.D., archivio GrIG)
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Testi normativi fondamentali
- Codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.)
- Codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.)
- Testo unico dell'edilizia (D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i.)
- direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna, la flora
- direttiva n. 2009/147/CE sulla salvaguardia dell'avifauna selvatica
- V.I.A. e V.A.S. di competenza regionale (Sardegna)
- normativa nazionale sulla caccia (legge n. 157/1992 e s.m.i.)
- normativa regionale sulla caccia (l.r. Sardegna n. 29/1998 e s.m.i.)
- legge quadro nazionale sulle aree protette (legge n. 394/1991 e s.m.i.)
- legge quadro regionale sulle aree protette (l.r. Sardegna n. 31/1989)
- normativa sul diritto all'informazione ambientale (decreto legislativo n. 195/2005)
- normativa nazionale sull'elettrosmog (legge n. 36/2001 e s.m.i.)
- limiti all'inquinamento elettromagnetico ad alta frequenza (D.P.C.M. 8 luglio 2003)
- limiti all'inquinamento elettromagnetico a media-bassa frequenza (D.P.C.M. 8 luglio 2003)
- normativa nazionale sugli usi civici (legge n. 1766/1927 e s.m.i.)
- regolamento attuativo in materia di usi civici (regio decreto n. 332/1928 e s.m.i.)
- normativa regionale sugli usi civici (l.r. Sardegna n. 12/1994 e s.m.i.)
- normativa sul vincolo idrogeologico (regio decreto n. 3267/1923 e s.m.i.)
- legge quadro nazionale sul randagismo (legge n. 281/1991 e s.m.i.)
- normativa regionale su animali e anagrafe canina (l.r. Sardegna n. 21/1994)
- normativa sul "ritorno" al nucleare (legge n. 99/2009)
- Convenzione europea sul paesaggio (20 ottobre 2000)
- Comuni abilitati alle funzioni amministrative in materia di paesaggio (Sardegna)
- direttiva n. 2014/52/UE sulla V.I.A. (codificazione e testo coordinato)
- legge sul procedimento amministrativo (legge n. 241/1990 e s.m.i.)
- indirizzi applicativi in materia di V.I.A. per i progetti di centrali eoliche
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Sono dei pazzi. Il profitto subito, ad ogni costo, e la terra avvelenata ai posteri. Per fortuna qui in zona siamo tutti assolutamente contrari a questo folle progetto; basta fare un giro per vedere quante lenzuola bianche “NO al progetto Eleonora” sono esposte fuori dai poderi, dalle case, dal campeggio. C’è qualcuno che vuole un’altra Piazza Taksim? Siamo pronti.
D’accordo.
Ha valore stendere lenzuola bianche anche a Cagliari?
Non ho parole. Dopo trenta o quaranta anni di false promesse degli industriali e dei disastri ambientali e sociali ottenuti, da Ottana e Portovesme in poi, leggo che ancora oggi metà dei politici sardi sono abbagliati da questo ennesimo progetto/imbroglio del gas nel meraviglioso territorio di Arborea.
A questi sciocchi (o peggio?) politici ricordo che un caso analogo di progetto petrolifero, poi realizzato, è avvenuto in Basilicata. Andate a leggere i risultati ottenuti sulla stampa indipendente…
Sono invece molto contento della pronta e diffusa presa di coscienza della popolazione e degli enti locali ed invio a tutti loro la mia completa adesione. E come sempre grazie a GRIG ed Amici della Terra per i loro saggi interventi.
Desidero inserirmi nella discussione indicando l’elenco dei paesi oggetto di interesse, da parte delle multinazionali dell’energia, per quanto riguarda la produzione di energia geotermica:
Allai, Ardauli, Bauladu, Bonarcado, Busachi, Collinas, Cuglieri, Flussio, Fordongianus, Ghilarza, Gonnosfanadiga, Gonnostramatza, Guspini, Lunamatrona, Magomadas, Milis, Mogoro, Ollastra, Pabillonis, Paulilatino, Ruinas, Sagama, Samugheo, San Gavino Monreale, San Nicolò d’Arcidano, Sanluri, Santulussurgiu, Sardara, Scano Montiferro, Seneghe, Sennariolo, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Siddi, Simaxis, Solarussa, Tinnura, Tramatza, Tresnuraghes, Ula Tirso, Vallermosa, Villacidro, Villanova Truschedu, Villanovaforru, Villasor, Zerfalius.
La fase preliminare di ricerca, come il Progetto Eleonora, prevede perforazioni fino ai 700-1000 mt. con tutte le conseguenze prevedibili per le falde acquifere e, successivamente, con il rilascio di vapori tossici come Mercurio, Arsenico, Acido solfidrico, Ammoniaca ed altri inquinanti che provocano gravi danni all’ambiente e alla salute degli abitanti. Le aree oggetto di ricerca comprendono numerosi siti archeologici e storico-culturali, angoli di campagna tipicamente mediterranei e, come nel caso del Montiferru, prodotti gastronomici riconosciuti a livello internazionale (olio extravergine d’oliva, vino malvasia, formaggi, carni del Bue Rosso, ecc.). Le società dell’energia continuano a speculare sui territori attraverso l’enorme guadagno ricevuto dal meccanismo dei certificati verdi, dei sussidi e dei finanziamenti pubblici.
La Sardegna è la regione italiana che sta pagando il più alto tributo territoriale e paesaggistico per la produzione di energia a fronte di bollette ENEL fra le più care d’Italia. Una Beffa! Una ulteriore fase di “colonizzazione” rappresentata dal business energetico.
Ancora una volta i vertici politici regionali sono assenti, siamo in mano a dirigenti sadici e perversi dove l’integrità dell’ambiente e la salute di chi lo abita passa in secondo piano o nemmeno li tocca.
Grazie Sig. Raimondo, dove possiamo trovare informazioni più precise sui progetti in corso?
Lei ha nominato praticamente tutto l’oristanese, ma gli abitanti sono al corrente? Trovo intollerabilmente grave che progetti potenzialmente molto inquinanti, in grado di stravolgere la vita degli abitanti, passino sopra le loro teste. Il Medioevo è passato.
Bisogna bloccare assolutamente qualsiasi tentativo: chi se frega della VIA, tanto alla fine si fanno gli interessi delle nazionali e multinazionali, mica quelli della “gente”, che pure, talvolta, si lascia irretire dal miraggio del benessere. Il nostro bene risiede nella terra, nell’aria, nel sole e nell’acqua. Il resto è illusione, perversione, autodistruzione, masochismo.
… ne…
L’ha ribloggato su Fabio Argiolas.
da Sardinia Post, 10 giugno 2013
Progetto Eleonora, gli ambientalisti: “Ecco perché le trivellazioni della Saras non sono eco-compatibili”. (http://www.sardiniapost.it/cronaca/progetto-eleonora-gli-ambientalisti-ecco-perche-le-trivellazioni-della-saras-non-sono-eco-compatibili/)
Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico vanno all’attacco del Progetto Eleonora. “Non abbiamo alcun pregiudizio nei confronti della ricerca e utilizzo corretto del gas naturale, ma fondati motivi di opposizione determinati dalle caratteristiche della perforazione e soprattutto dal sito individuato, nel mezzo di un’area agricola di grande rilievo, a due passi da una zona umida di importanza internazionale, nonché sito di interesse comunitario”. Si legge in una nota firmata da Stefano Deliperi, in cui si annuncia anche che le associazioni hanno inoltrato oggi un nuovo atto di intervento nel procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) al Servizio valutazione impatti (S.A.V.I.) della Regione.
Secondo gli ambientalisti sono numerosi i punti critici del progetto. “Qualsiasi certa fuoruscita di sostanze tossiche, come l’idrogeno solforato e il mercurio, qualsiasi eventuali perdite di idrocarburi che malauguratamente dovessero avvenire nel corso delle trivellazioni, dopo aver contaminato la falda idrica nel sottosuolo, saranno “disperse nella fascia dunare o scaricate nello stagno di S’Ena Arrubia”, con palese violazione degli obblighi di salvaguardia ambientale internazionalmente contratti e le conseguenze giuridiche e sanzionatorie proprie delle procedure di infrazione e delle condanne da parte della Corte di Giustizia dell’Unione europea”, si legge nella nota. “Infatti, il sito prescelto è a circa 200 metri di distanza dallo Stagno di S’Ena Arrubia, tutelato dalla Convenzione internazionale di Ramsar (2 febbraio 1971) sulle zone umide d’importanza internazionale (D.P.R. n. 448/1976), dal vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), da vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993), dal piano paesaggistico regionale (decreto Presidente Regione n. 82 del 7 settembre 2006), destinato a riserva naturale regionale (legge regionale n. 31/1989, allegato A), sito di importanza comunitaria e zona di protezione speciale (direttiva n. 92/43/CEE)”.
La nota prosegue sottolineando come lo S.I.A. non consideri la presenza di sostanze tossiche come l’idrogeno solforato e il mercurio, “in contrasto con quanto riportato dalla letteratura scientifica internazionale che li vede presenti in tutte le estrazioni di idrocarburi; non sono state rese note le sostanze utilizzate quali fluidi di perforazione e, quindi, non è possibile valutarne la pericolosità o meno; non risultano previste nel Piano di Monitoraggio Ambientale le analisi (fondamentali sul piano ambientale/sanitario) nelle acque e nel suolo di IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), BTEX (Benzene, Toluene, Etilbenzene e Xilene) e MTBE (Metil-Ter-Butil-Etere), nonché dei VOC (composti organici volatili); non viene fatta alcuna stima dell’impatto dell’eventuale blow out, cioè un’eruzione incontrollata di idrocarburi, pur riconoscendo che, statisticamente, uno 0,5% delle trivellazioni finisce così (S.I.A. – progetto definitivo, tabella, pag. 94); non risultano adeguate analisi della fauna selvatica e della vegetazione, pur trattandosi di un sito contiguo a una zona umida d’importanza internazionale (il medesimo S.I.A. riconosce la carenza); sotto il profilo sanitario non vengono nemmeno prese in considerazioni le ipotesi di sversamento accidentale”.
Per concludere, “le ipotesi occupazionali sono particolarmente nebulose e, comunque, non raggiungono verosimilmente i 10 posti di lavoro temporanei, mentre la Saras dimentica di citare i livelli occupazionali già garantiti dai comparti agrozootecnico, ittico e turistico messi a rischio dal progetto di ricerca estrattiva. Si tratta di numeri enormemente superiori rispetto anche alla cifra massima di occupati temporanei individuata dalla Saras s.p.a.: un comparto agricolo di eccellenza, 200 aziende, riunite nella Cooperativa Produttori Agricoli e nella Cooperativa Assegnatari Associati Arborea, 30 mila capi bovini, il 98% della produzione di latte vaccino della Sardegna rappresentano una delle poche realtà economiche isolane positive. Eppure non viene minimamente valutato quale potrebbe essere il danno di un possibile evento negativo derivante dalla perforazione di ricerca su un contesto economico-sociale esistente e di grande rilievo”.
da La Nuova Sardegna, 11 giugno 2013
Saras, ecco le ragioni del no degli ambientalisti. Arborea, osservazioni di Gruppo di intervento giuridico e Amici della Terra «Sia sancita la non compatibilità ambientale del progetto di ricerca estrattiva».
Gli agricoltori. E oggi la Coldiretti illustra l’opposizione.
Anche la Coldiretti ribadisce il proprio no al Progetto Eleonora. Oggi illustrerà le ragioni tecniche dell’opposizione . Sarà questo il tema dell’assemblea pubblica dei soci Coldiretti organizzata per questa mattina a Arborea. Parteciperà all’incontro anche Stefano Masini, responsabile Area ambiente e territorio della Coldiretti Nazionale. Masini presenterà le valutazioni tecniche sul Progetto Eleonora, che saranno poi spedite al Savi come osservazioni. «Con tale iniziativa – spiega una nota – Coldiretti vuole dare seguito all’attività di confronto tecnico, con osservazioni e valutazioni tese a dimostrare la totale incompatibilità delle attività di ricerca ed estrazione del gas nel contesto territoriale, ambientale, produttivo e sociale di Arborea». L’assemblea, alla quale sono stati invitati tutti i protagonisti pubblici e privati della politica e dell’economia del territorio, si terrà nel Capannone Ex Bertasi al Centro Fieristico di Arborea, con inizio alle ore 10,30.
ARBOREA. Le associazioni ecologiste Gruppo d’intervento giuridico e Amici della Terra hanno inoltrato ieri al Servizio valutazione impatti della Regione un nuovo atto di intervento nel procedimento di valutazione di impatto ambientale relativo al progetto di perforazione esplorativa “Eleonora” del Gruppo Saras s.p.a. Numerosi i punti critici del progetto Eleonora, secondo gli ambientalisti. Lo Studio della Saras afferma, ad esempio, che «tutte le acque di corrivazione, che dovessero comunque interessare l’area, verrebbero drenate dai canali che circondano il podere, per essere poi disperse nella fascia dunare o scaricate nello stagno di S’Ena Arrubia attraverso il vicino impianto di sollevamento». «In estrema sintesi – scrivono gli ambientalisti –, qualsiasi certa fuoruscita di sostanze tossiche, come l’idrogeno solforato e il mercurio, qualsiasi eventuali perdite di idrocarburi che malauguratamente dovessero avvenire nel corso delle trivellazioni, dopo aver contaminato la falda idrica nel sottosuolo, saranno “disperse nella fascia dunare o scaricate nello stagno di S’Ena Arrubia». Lo Studio non considera la presenza di sostanze tossiche come l’idrogeno solforato e il mercurio «in palese contrasto con quanto riportato dalla letteratura scientifica internazionale che li vede presenti in tutte le estrazioni di idrocarburi». «Non sono state rese note – prosegue il documento – le sostanze utilizzate quali fluidi di perforazione e, quindi, non è possibile valutarne la pericolosità o meno. Non viene fatta alcuna stima dell’impatto dell’eventuale blow out, cioè un’eruzione incontrollata di idrocarburi. Non risultano adeguate analisi della fauna selvatica e della vegetazione, pur trattandosi di un sito contiguo a una zona umida d’importanza internazionale. Sotto il profilo sanitario non vengono nemmeno prese in considerazioni le ipotesi di sversamento accidentale;. Le ipotesi occupazionali sono particolarmente nebulose e, comunque, non raggiungono verosimilmente i 10 posti di lavoro temporanei». Le associazioni ecologiste Gruppo d’intervento giuridico e Amici della Terra hanno quindi chiesto la pronuncia di non compatibilità ambientale del progetto di ricerca estrattiva. «Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’intervento giuridico non hanno alcun pregiudizio nei confronti della ricerca e utilizzo corretto del gas naturale, ma fondati motivi di opposizione determinati dalle caratteristiche della perforazione e – soprattutto – dal sito individuato, nel mezzo di un’area agricola di grande rilievo, a due passi da una zona umida di importanza internazionale, nonché sito di interesse comunitario».
da CagliariPad, 11 giugno 2013
Progetto Eleonora, l’allarme degli ecologisti: “Pericolo fuoriuscita di sostanze tossiche”.
Le associazioni Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra hanno chiesto alla Regione un nuovo atto di intervento nel procedimento di valutazione di impatto ambientale delle trivellazioni Saras nella piana di Arborea. (http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=3342)
Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra hanno inoltrato il 10 giugno 2013 al Servizio valutazione impatti (Savi) della Regione autonoma della Sardegna un nuovo atto di intervento nel procedimento di valutazione di impatto ambientale (Via) relativo al progetto di perforazione esplorativa (a circa 3 mila metri di profondità) concernente il permesso di ricerca mineraria “Eleonora” del Gruppo Saras.
Il Giacimento. Il Gruppo Saras ritiene che sotto il Campidano di Arborea si trovi un giacimento di gas naturale con riserve fra 1 e 3 miliardi di metri cubi, così da poterne estrarre ogni anno fra 20 e 170 milioni di metri cubi, con royalty per la Regione comprese fra 1,050 e 3,150 milioni di euro annui. Ha in proposito costituito la Sargas per condurre fasi di ricerca e di successiva attività. Il sito prescelto è, però, a circa 200 metri di distanza dallo Stagno di S’Ena Arrubia e l’area interessata è sede, inoltre, della più avanzata agricoltura specializzata della Sardegna.
No alle trivelle. Ma a dare battaglia e a sensibilizzare residenti, associazionismo agricolo e amministrazioni locali ha svolto ci ha pensato il comitato “No al progetto Eleonora”. Contraria alle trivelle la posizione di organizzazioni imprenditoriali locali, la Coldiretti, ma soprattutto i cittadini che hanno vivacemente e civilmente animato la conferenza pubblica del 30 maggio 2013 tenuta dal Servizio valutazione impatti della Regione, titolare del procedimento di valutazione di impatto ambientale in corso.
I punti critici del progetto. Lo studio di impatto ambientale afferma, spiegano gli ecologisti: “con riferimento specifico al podere in cui verrà perforato il pozzo esplorativo, si è accertato che tutte le acque di corrivazione, che dovessero comunque interessare l’area, verrebbero drenate dai canali che circondano il podere, per essere poi disperse nella fascia dunare o scaricate nello stagno di S’Ena Arrubia attraverso il vicino impianto di sollevamento. In estrema sintesi, continua il Gruppo di intervento giuridico qualsiasi certa fuoruscita di sostanze tossiche, come l’idrogeno solforato e il mercurio, qualsiasi eventuali perdite di idrocarburi che malauguratamente dovessero avvenire nel corso delle trivellazioni, dopo aver contaminato la falda idrica nel sottosuolo, saranno “disperse nella fascia dunare o scaricate nello stagno di S’Ena Arrubia, con palese violazione degli obblighi di salvaguardia ambientale internazionalmente contratti e le conseguenze giuridiche e sanzionatorie proprie delle procedure di infrazione e delle condanne da parte della Corte di Giustizia dell’Unione europe”. Il sito prescelto è a circa 200 metri di distanza dallo Stagno di S’Ena Arrubia, tutelato dalla Convenzione internazionale di Ramsar sulle zone umide d’importanza internazionale, dal vincolo paesaggistico, da vincolo di conservazione integrale, dal piano paesaggistico regionale, destinato a riserva naturale regionale, sito di importanza comunitaria e zona di protezione speciale. Infine “non risultano adeguate analisi della fauna selvatica e della vegetazione, pur trattandosi di un sito contiguo a una zona umida d’importanza internazionale (lo stesso studio riconosce la carenza) e sotto il profilo sanitario non vengono nemmeno prese in considerazioni le ipotesi di sversamento accidentale”, sostengono gli ambientalisti.
Le opportunità di lavoro. Il progetto Eleonora non convince cittadini e associazioni anche sotto il profilo occupazionale. “Le ipotesi sono particolarmente nebulose e, comunque, non raggiungono verosimilmente i 10 posti di lavoro temporanei, mentre la Saras dimentica di citare i livelli occupazionali già garantiti dai comparti agrozootecnico, ittico e turistico messi a rischio dal progetto di ricerca estrattiva”, aggiunge il Gruppo di intervento giuridico. “Si tratta di numeri enormemente superiori rispetto anche alla cifra massima di occupati temporanei individuata dalla Saras: un comparto agricolo di eccellenza, 200 aziende, riunite nella Cooperativa Produttori Agricoli e nella Cooperativa Assegnatari Associati Arborea, 30 mila capi bovini, il 98% della produzione di latte vaccino della Sardegna rappresentano una delle poche realtà economiche isolane positive. Eppure non viene minimamente valutato quale potrebbe essere il danno di un possibile evento negativo derivante dalla perforazione di ricerca su un contesto economico-sociale esistente e di grande rilievo”, concludono gli ecologisti.
da Cagliari Globalist, 11 giugno 2013
Il progetto di ricerca Saras è incompatibile con l’ambiente: http://cagliari.globalist.it/Detail_News_Display?ID=77722&typeb=0&Il-progetto-di-ricerca-Saras-e-incompatibile-con-l'ambiente
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da Sardegna Oggi, 11 giugno 2013
Ambientalisti contro il Progetto Eleonora: “Incompatibile con l’ambiente”. Nuove carte alla Regione: http://www.sardegnaoggi.it/Economia_e_Lavoro/2013-06-11/22048/Ambientalisti_contro_il_Progetto_Eleonora_Incompatibile_con_lambiente_Nuove_carte_alla_Regione.html
Ancora sulla geotermia.
Già da tempo qui nel Montiferru, per quanto riguarda il Progetto Cuglieri, ci si sta mobilitando e al momento quasi tutte le dieci Amministrazioni Comunali interessate hanno deliberato la propria contrarietà all’intervento.
Capofila è il comune di Seneghe, dove è stato firmato un protocollo d’intesa fra l’amministrazione e tutte le associazioni (culturali e sportive) presenti in paese. Successivamente ci si è attivati per coinvolgere tutto il Montiferru e attualmente è in fase di costituzione un coordinamento del territorio. L’obiettivo è quello di arrivare preparati alla conferenza di servizi.
Per quanto riguarda gli altri sei progetti, l’elenco dei comuni interessati è stato pubblicato nel Buras (bollettino ufficiale della Regione Sardegna) del 27 maggio 2013 (vedi La Nuova Sardegna del 05 Giugno 2013). Per questi altri comuni interessati, amministrazioni e/o comitati, possono mettersi in contatto con Seneghe.
Ulteriori informazioni sulla geotermia sono reperibili su internet inserendo “sos geotermia” che è coordinamento dei movimenti per l’Amiata, in Toscana, dove la geotermia è nata e dove si può reperire documentazione tecnica varia compresi studi epidemiologici della ASL di Pisa chiamato “Stato di salute delle popolazioni residenti nelle aree geotermiche della Toscana”. Approfitto per esprimere solidarietà al comitato “No al Progetto Eleonora”
da La Nuova Sardegna, 12 giugno 2013
Coldiretti, no alle trivelle «La politica si pronunci». Secondo l’organizzazione di categoria il problema non è soltanto tecnico «La Regione deve decidere su quale settore di sviluppo puntare per il futuro».
Il presidente della 3A. «No agli idrocarburi, sì alle biomasse». (Caterina Cossu)
«Siamo una cooperativa che preserva un comparto, quello del latte vaccino, a livello regionale, dunque la nostra è una presa di posizione che va oltre Arborea. Disturbare un intero sistema zootecnico con attività industriali che implicano l’utilizzo di idrocarburi in genere, più che nocivo è proprio letale». Plinio Magnani, presidente della Cooperativa 3A non ha mezze misure. Per lui, le trivelle devono stare fuori da Arborea. «Abbiamo creato un giardino, una piccola isola nell’Isola, vogliamo preservare il nostro sistema e il marchio di un’Arborea pulita e con le carte in regola. Siamo ancora al punto in cui abbiamo una politica regionale che non ha un indirizzo in alcun campo, da quello economico a quello energetico, però non si preoccupa di come il Progetto Eleonora possa mettere in ginocchio fino a distruggere un fiore all’occhiello come il nostro sistema». Produzione di energia sì, per Magnani, e anche in loco ma «per esempio con la ricerca sulle biomasse, che ben si sposa con l’economia di Arborea».
ARBOREA. Ci sono prima di tutto le preoccupazioni di natura politica, ad esempio sul tipo di sviluppo occupazionale che la Regione vuole dare alla Sardegna, sui comparti che ha intenzione di valorizzare, come intende farlo e con quali politiche. Poi ci sono le motivazioni tecniche e scientifiche, basate su ricerche americane, che riguardano, per esempio, l’assoluta insufficienza delle analisi finora fornite dalla Saras sulle conseguenze dell’intervento delle trivelle esplorative su un terreno argilloso come quello della costa di Arborea. Il no ufficiale arrivato ieri mattina dalla Coldiretti al Progetto Eleonora ha molteplici sfaccettature. A presentarlo, durante l’assemblea pubblica dei soci, è stato l’avvocato e capo area Ambiente di Coldiretti, Stefano Masini. «Queste trivelle possono rompere il patto che la Regione ha sottoscritto con Arborea, se venissero autorizzate» ha esordito il legale parlando all’assemblea di coltivatori e allevatori. Per lui, è inaccettabile «soprattutto il punto in cui la Saras comunica che provvederà alle valutazioni tecniche sulla subsidenza solo ad autorizzazione ottenuta». La subsidenza non è altro che quel fenomeno di abbassamento delle falde che potrebbe derivare dall’effetto delle trivelle. «I riflessi dell’intervento di questo genere di scavi vanno analizzati inoltre per cerchi concentrici, prendendo in considerazione aree molto più vaste rispetto a quella analizzata nella valutazione della Saras – continua Stefano Masini –. Nello specifico, stiamo parlando nella porzione di territorio compresa tra diciasette Comuni limitrofi». Un altro problema è quello del possibile inquinamento delle falde acquifere, che per Coldiretti non sarebbe stato minimamente preso in considerazione, così come non sono motivate le osservazioni sulle risorse faunistiche e ambientali che a parere della società di Moratti non verrebbero intaccate. Al tavolo tecnico ha partecipato anche il presidente il delegato confederale Aldo Mattia. «Abbiamo messo in campo i nostri tecnici per motivare il no alla Saras e lo abbiamo fatto per salvare il top del settore zootecnico e ortofrutticolo di tutta la regione». Per il direttore regionale Luca Saba «il danno più grosso per Arborea sono le risposte mai arrivate dalla Regione». Una presa di posizione che, come ha chiarito il referente di zona per Coldiretti, Paolo Sanneris, è partita dal basso. «Sono stati per primi tutti i nostri associati a dire no al Progetto Eleonora, non potevamo che farci loro portavoce – ha precisato –. Qui non è solo la struttura agricola a essere messa in discussione, ma tutto l’indotto che dall’economia di Arborea deriva», ha precisato Sanneris, che ha colto l’occasione per ammonire la politica regionale: «Qui non è il Savi che deve decidere sulla valutazione di impatto ambientale, qui si tratta di prendere una decisione politica, come hanno fatto in Veneto con una legge regionale che ha bloccato le trivellazioni – spiega –. La Regione sta tecnicamente espletando il suo percorso, sono i politici che devono prendere posizione». Anche il sindaco di Arborea Pier Francesco Garau ha voluto testimoniare la svolta anti-trivelle assunta da tutto il consiglio comunale. «La Regione dovrebbe spiegarci cosa c’entrano le trivelle in un territorio che sta investendo sulla filiera agroalimentare dagli anni ’20 e ora non può ora ignorare tutto il suo know how per introdurre un sistema industriale».
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IL FRONTE DEL NO. Anche ProgReS presenta le opposizioni alla Regione.
ORISTANO. «Uno studio di impatto ambientale carente, superficiale e privo di solide basi scientifiche», nel quale non sono indicati da parte della Saras i possibili «impatti che il Progetto Eleonora porterebbe sulla salute, sull’ambiente e sull’economia del territorio di Arborea». Per questo ieri mattina anche ProgReS Progetu Repùblica ha inoltrato un formale atto di osservazioni al servizio Savi della Regione, per chiedere la bocciatura delle trivellazioni targate Saras. Il documento è maturato dopo un’attenta lettura dello studio fornito dalla società petrolifera, dal quale «sono emerse chiaramente criticità e contraddizioni». Secondo ProgReS, in tale documento mancano anzitutto i «monitoraggi ambientali per eventuali contaminanti, ovvero gli stessi composti responsabili delle alterazioni genetiche dei 75 bambini di Sarroch esaminati nello studio pubblicato sulla rivista Mutagenesis dell’Università di Oxford». C’è inoltre una «totale assenza di reali ricadute occupazionali ed economiche sul territorio» e nessuna forma di tutela è indicata «nei confronti della flora e della fauna presenti nel sito prescelto per la perforazione, ad appena 200 metri dall’oasi di S’Ena Arrubia». Ancora, ProgReS sottolinea la mancanza «di un’analisi approfondita dal punto di vista sanitario, di analisi sul possibile sversamento accidentale durante la perforazione, nonché di studi precisi sulla possibilità di contaminazione da parte di sostanze pericolose». E manca l’indicazione da parte della Saras della «composizione chimica dei fluidi di perforazione».
chiunque cerchi in qualche modo di creare lavoro in sardegna viene visto come malfattore se si insiste di questo passo avremo solo fame e miseria solo vincoli paesaggistici e ora di cambiare le leggi regionali ci sono territori come il sulcis iglesiente che non si fa nulla per dare sviluppo e lavoro alle persone non vogliono nemmeno fare i porticcioli turistici perche deturpano l ambiente e intanto le persone muoiono di fame e continuano a suicidarsi mi riferisco al progetto del porticciolo turistico di gonnesa bloccato da gente ignorante che avrebbe dato lavoro e turismo invece di litigare le ammninistrazioni comunali per la pulizia del litorale intendo gonnesa ed iglesias dovrebbero fare qualcosa di costruttivo per il territorio strano ma vero il comune di palau ha addirittura allargato il porticciolo a yacht piu grandi forse sono piu furbi dei sulcitani?
alla data odierna sono diversi gli atti di intervento nel procedimento di V.I.A. con “osservazioni”: quello del Comitato “No al progetto Eleonora” è corredato di 6.587 adesioni. 😉
Benedetto sia il web, che ci permette di essere informati e partecipare!
da L’Unione Sarda, 14 giugno 2013
Progetto Eleonora. Scadono oggi i termini per le controdeduzioni allo studio Saras.
No alle trivelle, 6500 firme. Consegnate alla Regione le osservazioni (anche da Parma): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_82_20130614090356.pdf
da La Nuova Sardegna, 15 giugno 2013
L’analisi. Perché il Progetto Eleonora non serve alla Sardegna. (Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico onlus)
«Con riferimento specifico al podere in cui verrà perforato il pozzo esplorativo, si è accertato che tutte le acque di corrivazione, che dovessero comunque interessare l’area, verrebbero drenate dai canali che circondano il podere, per essere poi disperse nella fascia dunare o scaricate nello stagno di S’Ena Arrubia attraverso il vicino impianto di sollevamento». Questa candida considerazione della Saras, contenuta nello studio di impatto ambientale, offre in poche righe filosofia e realtà concreta del progetto di ricerca mineraria per idrocarburi e gas naturale “Eleonora” proposto dalla società dei Moratti nella piana di Arborea. In parole povere, qualsiasi eventuale perdita di idrocarburi, di sostanze tossiche, come il pericoloso idrogeno solforato, che malauguratamente dovessero avvenire nel corso delle trivellazioni non dovrebbe preoccupare perché «tutte le acque di corrivazione», dopo aver contaminato la falda idrica nel sottosuolo, serenamente saranno “disperse nella fascia dunare o scaricate nello stagno di S’Ena Arrubia”. In fondo si tratta soltanto delle dune, della spiaggia, del mare, di una zona umida di importanza internazionale. Banali beni pubblici ambientali di scarsa importanza rispetto all’investimento che potrebbe dare da 1 a 3 miliardi di metri cubi di combustibile e consistenti ricavi nell’ordine di centinaia di milioni di euro. Lo stesso blow out, l’incidente peggiore che possa capitare (fuoruscita di idrocarburi), non viene nemmeno preso in considerazione sotto il profilo della quantificazione dei danni, pur riconoscendo che, statisticamente, uno 0,5% delle trivellazioni finisce così (S.I.A. – progetto definitivo, tabella, pag. 94). In fondo, si tratta di eventi non frequenti, perché dovrebbe esserci proprio un evento sfortunato? Men che meno vien considerato l’impatto delle conseguenze negative su un comparto agricolo di eccellenza. 200 aziende, 30 mila capi bovini, il 98% della produzione di latte vaccino della Sardegna: la Cooperativa Produttori Agricoli e la Cooperativa Latte Arborea rappresentano una delle poche realtà economiche isolane positive. Il latte di Arborea “rischia” prossimamente di esser bevuto anche in Cina eppure il “rischio” che il comparto corre a causa delle perforazioni in progetto non viene tenuto in debita considerazione e quantificato nello studio di impatto ambientale. Hanno nettamente preso posizione contraria alle trivelle le organizzazioni imprenditoriali locali, la Coldiretti, ma soprattutto i cittadini che hanno vivacemente e civilmente animato la conferenza pubblica (30 maggio 2013) tenuta dal Servizio valutazione impatti della Regione, titolare del procedimento di valutazione di impatto ambientale in corso. In seguito alla riconosciuta “emergenza nitrati” causati dall’inquinamento derivante dagli allevamenti bovini in questi ultimi anni sono stati fatti numerosi interventi di risanamento ambientale, in base allo specifico programma regionale. Forse anche questo necessario impegno diretto ha fatto nascere una profonda consapevolezza della necessità di preservare ambiente e risorse naturali. Chi ancora non l’ha compreso sono le forze politiche locali e regionali, trasversalmente “spaccate” quasi in tifoserie opposte. Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’intervento giuridico, insieme al Comitato “No al Progetto Eleonora”, non hanno alcun pregiudizio nei confronti della ricerca e utilizzo corretto del gas naturale, ma fondati motivi di opposizione determinati dalle caratteristiche della perforazione e – soprattutto – dal sito individuato, nel mezzo di un’area agricola di grande rilievo. E sarà durissima opposizione.
da La Nuova Sardegna, 16 giugno 2013
Valanga di obiezioni al progetto Eleonora. Inizia la valutazione.
Il Comitato: in cinque giorni raccolte circa settemila firme. Attacco ai politici: parlano senza conoscere lo Studio Saras. (Giampaolo Meloni)
ARBOREA. Non c’è pace per il progetto della Saras. Il Comitato “No Eleonora” prosegue la battaglia contro le trivellazioni, sostenuto dalla popolazione di Arborea ma non solo: un malloppo di 6587 firme (raccolte in cinque giorni e arrivate da molte parti d’isola e d’Italia) è stato allegato alle osservazioni (un fascicolo di ottanta pagine messo a punto da specialisti, studiosi, tecnici esperti) che il gruppo di cittadini ha inviato in via formale al servizio Savi della Regione, che ora ha trenta giorni di tempo per valutare le obiezioni e trasmetterle all’azienda petrolifera, la quale ne avrà altri 45 giorni per mettere a punto le modifiche (se il Savi ne richiederà). Qualora gli aggiustamenti, le correzioni, le precisazioni al progetto venissero ritenute valide, si dovrà ripetere la procedura seguita finora: ossia, scatteranno altri sessanta giorni per le presentazioni pubbliche e per eventuali altre osservazioni. Se questa sarà la tabella di marcia, accadrà in sostanza che il progetto per le ricerche del metano diventerà davvero incandescente, ma per l’energia prodotta nella fornace della politica. Perchè a gennaio del prossimo anno la campagna per le elezioni regionali sarà partita e l’argomento sarà davvero scottante. I dati. Intanto il Comitato incalza. Due i punti sostanziali che rilanciano Manuela Pintus e il collega Davide Rullo, esponenti del Comitato No Eleonora. In primo luogo le carenze dello studio presentato dall’azienda dei fratelli Moratti: «Manca tutto ciò che dovrebbe essere di primario interesse in uno studio di impatto ambientale, in particolare non ci sono i dati sulla struttura molecolare dei fluidi che saranno utilizzati per le perforazioni e su eventuali elementi tossici derivati dalle trivellazioni, tutti fondamentali per valutare i danni eventuali per la salute dei cittadini e l’ambiente». Costi e benefici. Senza entrare nei dettagli tecnici delle osservazioni, il Comitato No Eleonora denuncia la metodologia utilizzata dalla Saras per valutare i costi e i benefici del progetto. «Quando parla di costi e rischi – osservano Pintus e Rullo – elenca quelli relativi al solo pozzo esplorativo sul quale ora deve pronunciarsi il servizio Savi, quando invece affronta il tema dei benefici fa riferimento all’intero progetto, compresa quindi la fase produttiva che prevede l’estrazione in 20 anni di circa tre miliardi di metri cubi di gas metano dal sottosuolo di Arborea, senza peraltro dare alcuna garanzia sul fatto che questo gas sarà realmente destinato al solo consumo interno della Sardegna. Quanto dovranno aspettare le aziende?». Consiglio regionale. L’altro tasto dolente calcato dal Comitato riguarda la politica, che dell’argomento si è occupata pochi giorni fa nel consiglio regionale, con un messaggio destinato sopratutto a quanti vedono con favore il progetto della Saras per le possibili positive ricadute economiche sul territorio. «Molti di loro hanno dimostrato di non conoscere il progetto. Prima di sostenerlo – suggeriscono polemicamente Manuela Pintus e Davide Rullo – farebbero bene a documentarsi, magari leggendo proprio lo studio di impatto ambientale firmato dai tecnici e dai consulenti della Saras, che tutti i cittadini di Arbo hanno studato a fondo». Scenario che mette sullo sfondo un altro elemento: «Il No al progetto è una valutazione espressa dalla sovranità dei cittadini». La mobilitazione. Lo schieramento contro il progetto si allarga. Anche il meetup Polis Oristano a 5 Stelle, il Meetup 79 di Sassari, 11 senatori del M5S hanno presentato le loro osservazioni scritte formali al Servizio Savi (entro la scadenza fissata al 14 giugno). I parlamentari del M5S avevano già presentato due interrogazioni alla Camera «per fermare lo scellerato progetto». Ora, da Oristano, Sassari e dal Senato arriva l’appello esplicito: «Invitiamo il Servizio Savi a bocciare, senza se e senza ma, lo Studio della Saras e a dire no alle trivellazioni per palesi carenze tecniche e per oggettiva incompatibilità con l’esistente economia del territorio», spiegano Patrizia Porcu, Stefano Marroccu, Paola Caria, Marco Sgarella, Marco Cominu, Sabrina Spinardi, Filippo Canu, Pierpaolo Scanu, Francesco Arcai delGruppo di lavoro sull’Ambiente del Meetup Polis Oristano. Dura anche la valutazione del Psd’Az. La federazione di Oristano mette in evidenza che nel rapporto preliminare di scoping alla Valutazione ambientale «non si fa cenno alla possibilità di estrarre metano ma a quella di importarlo. Si parla di tutte le fonti ma non emerge alcun accenno all’estrazione metanifera». Dal Psd’Az ricordano ppoi la delicatezza del particolare sistema ambientale del’area interessata. «Contro i modelli industriali che distruggono le risorse territoriali della Sardegna», è la posizione del coordinamento regionale di Sel, che sposta il ragionamento sulle dimensioni di prospettiva del Piano energetico regionale, i cui calcoli dimostrano «l’inutilità attuale» del progetto Eleonora. Mentre, sostiene Sel, «è necessario affidare un nuovo ruolo all’agricoltura, non necessariamente omologata ai modelli industriali del passato». L’agricoltura. Di produzioni locali legate allo sviluppo locale parla in particolare la Confagricoltura di Oristano, mettendo in evidenza che il proprio Centro studi nazionale «ha valutato il progetto, facendo emergere i problemi e i danni che, se attuato, produrrebbe sul territorio». In particolare, sostiene Confagricoltura, «desta preoccupazione l’impatto che il comparto agro-zootecnico subirebbe dal punto di vista dell’immagine. Il nostro territorio – è la riflessione chiesta ai politici – ha scelto la via dello sviluppo nell’agroalimentare». Stella Bianchi (responsabile ambiente del Pd e componente della Commissione ambiente della Camera) ha promosso una risoluzione chedendo il divieto, che deve valere per tutti, di trivellazione entro le 12 miglia dalla costa».
da La Nuova Sardegna, 17 giugno 2013
Gas ad Arborea, anche il Wwf dice no alla Saras. Gli ambientalisti hanno inviato un’analisi alla Regione «Vincoli di tutela sull’area, l’intervento è incompatibile». (Simonetta Selloni)
ORISTANO. Tempi durissimi per il Progetto Eleonora, che dopo aver fatto incetta di opposizioni da un fronte variegato e, salvo rarissime eccezioni, compatto, incassa una nuova pesante censura. A muoverla è il Wwf, sezione di Oristano e Sardegna, che invia alla Regioni le proprie osservazioni sul progetto della Saras. La sintesi di quattro pagine, firmate da Nicoletta Selis per il WWF Sardegna, è nelle quattro righe finali di una dettagliatissima analisi che l’associazione compie sulle conseguenze che il pozzo potrebbe avere sull’ambiente dell’area interessata dalla trivella. «Riteniamo che l’intervento proposto non sia compatibile con le caratteristiche naturali del luogo, e in particolare con la presenza di un’area protetta, con la tutela della salute dell’uomo e con la vocazione socio economica dell’area. Per tutti questi motivi, il Wwf di Oristano e il Wwf Sardegna hanno quindi chiesto alla Regione di rigettare il progetto, auspicando che la procedura di valutazione di impatto ambientale si concluda con un giudizio negativo». Ed è proprio la procedura che consente, in questa fase, dopo la presentazione pubblica e formale del progetto da parte della Saras, la presentazione di osservazioni, obiezioni, appunti, richieste di chiarimenti. Al servizio Savi della Regione ne sono già arrivate una valanga, di osservazioni: c’è un fascicolo di ottanta pagine messo a punto da specialisti, tecnici ed esperti della materia che il Comitato “No Eleonora” ha raccolto e inviato. E ci sono le firme, quasi settemila raccolte in meno di una settimana in tutta l’isola, per bloccare la ricerca. Il fronte del no sta montando come uno tsunami, con una caratteristica di trasversalità che sta mettendo d’accordo fronti normalmente attestati su sponde opposte. Il Wwf è dentro questa partita per professione. E porta all’attenzione della Regione elementi oggettivi. Nel senso che parte dall’analisi delle caratteristiche dell’area interessata dalla trivellazione. «È tutelata come bene di interesse paesaggistico che prevede una fascia di tutela integrale di 300 metri dal bene stesso. Sull’area grava il vincolo di conservazione integrale ed è tutelata anche dal piano paesaggistico regionale. Oltretutto, il progetto Eleonora è localizzato all’interno dell’area Iba (Important Bird Area) 218 “Sinis e stagni di Oristano”, a una distanza inferiore ai 200 metri dall’area Sic – stagno di S’Ena Arrubia –, Zps, Convenzioni di Ramsar». C’è poi la rete europea Natura 2000, la Direttiva Uccelli, con ben 29 – tutte citate – specie di uccelli da proteggere. Questo per fermarsi all’aspetto di tutela stretta; il Wwf non risparmia l’analisi sull’impatto sul paesaggio, le attività economiche, gli ecosistemi, la salute umana. Tutto scritto con garbo, in neretto, leggi, direttive, regolamenti e trattati (regionali, nazionali, europei, tranfrontalieri) minuziosamente citati. La sintesi è appunto, a pagina 4: Saras go home.
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Trivelle ad Arborea. «Progetto da valutare con responsabilità».
Metano subito e una seria politica sulle energie rinnovabili: «È fondamentale mettere ordine nella giungla per non sprecare, così come parzialmente già avvenuto, grandi opportunità». Non solo, secondo Scanu occorre ragionare responsabilmente anche sulle risorse energetiche del sottosuolo, «altrimenti dimostreremo totale immaturità sociale, politica ed economica». Il riferimento è al progetto Eleonora ad Arborea (che ieri ha incassato il no anche del Wwf): «La Regione deve tenere il pallino in mano. La Saras vuole scavare un pozzo esplorativo per capire se c’è gas? Bene, la politica dovrebbe gestire la partita senza lasciarsi condizionare da comitati che, senza conoscere le cose, denunciano pericoli d’inquinamento ambientale».
Per cortesia, non distruggete anche l’ultimo ricordo che ci siamo portati nel cuore noi migranti della nostra amata e bella sardegna : essa e il giardino di Dio .Marinella Mugittu.