Home > aree urbane, beni culturali, difesa del territorio, difesa del verde, fondi comunitari, fonti rinnovabili, inquinamento, mare, paesaggio, pianificazione, salute pubblica, società > Cagliari ha bisogno di qualità ambientale, case a buon prezzo e nient‘altro cemento.

Cagliari ha bisogno di qualità ambientale, case a buon prezzo e nient‘altro cemento.


Cagliari, la Torre dell'Elefante

Cagliari, la Torre dell’Elefante

 

 

 

A Cagliari si avvicina a grandi passi l’adozione di un piano di lottizzazione di iniziativa privata di ingenti dimensioni: 807 nuove unità immobiliari (430 residenze private + 377 residenze economico-popolari), 97 esercizi commerciali (due torri alte 45 metri), 3.000 residenti previsti, criteri e materiali di bio-edilizia, nella località Su Stangioni – Is Trincas (19,2 ettari, cioè 192.000 metri quadri, di cui 116.000 metri quadri di edilizia residenziale pubblica, 32.000 metri quadri di servizi, 44.000 metri quadri di verde pubblico e privato), vie pedonali, metropolitana e strade sottoterra, presso l’ex inceneritore (e oggi stazione di stoccaggio dei rifiuti del Comune di Cagliari), la S.S. n. 131 e la S.S. n. 554, una serie di piccoli proprietari e cooperative sono i soggetti proponenti (complessivamente circa 150 proprietari).

Attualmente sono terreni agricoli, ma qualificati nel vigente piano urbanistico comunale – P.U.C. edificabili in varia misura (sottozona urbanistica I.C., quadro normativo n. 2/1, unità cartografica 8).   Non vi sono particolari vincoli ambientali o storico-culturali (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), ma un carico ambientale complessivo piuttosto pesante.

Il progetto complessivo (qui una parte) ha l’ambizione di creare un quartiere modello sotto il profilo dell’ecosostenibilità.

Cagliari, proposta immobiliare Su Stangioni, simulazione progettuale (da www.castelloassociati.com)

Cagliari, proposta immobiliare Su Stangioni, simulazione progettuale (da http://www.castelloassociati.com)

Il Comune di Cagliari l’aveva già esaminato più volte fra uffici dell’Assessorato dell’urbanistica e la Commissione “urbanistica” del Consiglio comunale e qualche mese fa era stata ipotizzata la creazione di una struttura mista Comune – Università (finora inattuata) per vagliare approfonditamente progetto e alternative.

In realtà, l’operazione sarebbe a tutt’altro che costo zero per le casse pubbliche: basti pensare alla realizzazione della linea della metropolitana e alla viabilità principale, oggi completamente assenti. Inoltre, l’autorizzazione definitiva è in ogni caso vincolata agli eventuali esiti positivi del procedimento di valutazione ambientale strategica – V.A.S. (determinazione Dirigente Settore ecologia Provincia di Cagliari n. 119 dell’1 settembre 2011 + relazione istruttoria) e del procedimento di valutazione di impatto ambientale – V.I.A. (direttiva n. 2011/92/UE, decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).

Ma sarebbe necessaria qualche altra considerazione.

Cagliari ha 156.488 residenti e ne ha perso 13.358 dal 2001, pur avendo la bellezza di 5.090 unità immobiliari residenziali non occupate (dati ISTAT, censimento 2011).

Cagliari, il quartiere storico di Stampace visto dal Bastione di S. Croce

Cagliari, il quartiere storico di Stampace visto dal Bastione di S. Croce

Oltre 5 mila case non occupate, fra cui un notevole patrimonio immobiliare bisognoso di ristrutturazioni e risanamento.

Non solo: si ritrova con un’eredità mattonara dell’amministrazione comunale Floris di ben 1.192.935 metri cubi di volumetrie residenziali approvate nella consiliatura 2006-2011, in gran parte nelle famigerate “zone BS3*”[1] del P.U.C. con un vero e proprio massacro di verde pubblico e servizi nell’area urbana, ben poco evidenziato da un piano del verde piuttosto carente.

E parecchi di questa miriade di interventi edilizi, spesso e volentieri di carattere speculativo, oggi sono invenduti e nemmeno affittati, con buona pace dell’aristocrazia mattonara della Città del sole.

Cagliari non ha bisogno di nuovo cemento, non ha bisogno di ulteriore “consumo del territorio”[2], ha bisogno di case ristrutturate e di case a prezzi (acquisto, locazione) accessibili.

Cagliari ha bisogno di un serio e realizzabile piano di housing sociale, di una politica di incentivi per la ristrutturazione degli immobili e la dotazione ove possibile di impianti di produzione di energia da fonti alternative (pannelli fotovoltaici in particolare), di una politica di miglioramento qualitativo e incremento del verde pubblico, di un efficace accesso ai fondi comunitari per la riqualificazione delle aree urbane.

Cagliari, spiaggia del Poetto, Torre spagnola, sullo sfondo la Sella del Diavolo

Cagliari, spiaggia del Poetto, Torre spagnola, sullo sfondo la Sella del Diavolo

Cagliari ha soprattutto bisogno, finalmente, della revisione del P.U.C. alla luce del piano paesaggistico regionale – P.P.R. (fondamentale passaggio anche per la soluzione virtuosa della vicenda del Colle di Tuvixeddu), come previsto dalla legge e imposto dal buon senso, e, conseguentemente, della rivisitazione e approvazione definitiva del piano attuativo del centro storico (piano particolareggiato del centro storico – zona A del Comune di Cagliari e della Municipalità di Pirri), che non può certo essere il buco della ciambella (il P.U.C. revisionato) inesistente.

E Cagliari, capitale della Sardegna e della sua area vasta, ha bisogno di concertare la sua pianificazione urbanistica con i Comuni contigui, perché si eviti quella squallida marèa di quartieri-dormitorio che sta sorgendo senza alcun criterio se non quello speculativo.

A questo punto, a 20 mesi dall’entrata in carica dell’Amministrazione comunale Zedda, quali sono le intenzioni?

Che cosa vogliono fare il sindaco Massimo Zedda e la sua Giunta con la maggioranza consiliare che li sostengono?

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e Amici della Terra

Cagliari, Castello, l'Elefante sulla Torre

Cagliari, Castello, l’Elefante sulla Torre

(foto da http://www.castelloassociati.com, S.D., archivio GrIG)

 

 


[1] Le zone “BS3*” sono mostri urbanistici prodotti dal connubio fra Amministrazione comunale Floris e la speculazione immobiliare kasteddaia.  Si tratta di zone del piano urbanistico comunale – P.U.C. dove il proprietario può edificare sul 60% della superficie (con un indice volumetrico di 5 metri cubi per ogni metro quadro di superficie) in cambio della cessione gratuita del 40 % al Comune per la realizzazione di quei servizi pubblici (verde, parcheggi, ecc.) che, comunque, si ritengono necessari. Con, tanto per cambiare, la possibilità di deroga in favore dei costruttori: se si dimostra che l’intervento edilizio con le condizioni ordinarie non è redditizio, si può chiedere di monetizzare una parte della quota destinata ai servizi pubblici.

[2]  E bene aveva fatto nell’autunno 2011 la Commissione consiliare “urbanistica” presieduta da Andrea Scano a dare parere negativo sulle nuove proposte edificatorie a Terramaini e al Fangario, dove in seguito (luglio 2012) ne era stata però approvata un’altra in area vicina.

  1. Avatar di capitonegatto
    capitonegatto
    febbraio 5, 2013 alle 9:33 am

    5000 case libere e bisognose di restauro ? Bene , il sindaco non dia alcun permesso a costruire nuove case ( 807 per soli 150 propietari = 7 case per propietario ? ), ma favorisca il restauro e gli affitti. Altra cosa sono i sani investimenti per viabilita’, spazi verdi, servizi
    ( ovviamente se ben studiati e realizzati ).

  2. febbraio 5, 2013 alle 3:07 PM

    da CagliariPad, 4 febbraio 2013
    Su Stangioni, ambientalisti all’attacco: “Basta altro cemento”.
    “Servono case a basso costo e qualità ambientale”. Il Gruppo di intervento giuridico contesta il progetto del Comune: “Il sindaco e la sua giunta ci dicano finalmente che intenzioni hanno”. (http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=1134)

    Sono queste le accuse che Stefano Deliperi dell’associazione ambientalista, Gruppo di intervento giuridico, rivolge al comune di Cagliari. Nel mirino c’è il progetto di creare un quartiere modello sotto il profilo dell’ecosostenibilità in località Su Stangioni.
    Il progetto. “A Cagliari – denuncia Deliperi – si avvicina a grandi passi l’adozione di un piano di lottizzazione di iniziativa privata di ingenti dimensioni: 807 nuove unità immobiliari (430 residenze private + 377 residenze economico-popolari), 97 esercizi commerciali (due torri alte 45 metri), 3.000 residenti previsti, criteri e materiali di bio-edilizia, nella località Su Stangioni – Is Trincas (19,2 ettari, cioè 192.000 metri quadri, di cui 116.000 metri quadri di edilizia residenziale pubblica, 32.000 metri quadri di servizi, 44.000 metri quadri di verde pubblico e privato), vie pedonali, metropolitana e strade sottoterra, presso l’ex inceneritore (e oggi stazione di stoccaggio dei rifiuti del Comune di Cagliari), la S.S. n. 131 e la S.S. n. 554, una serie di piccoli proprietari e cooperative sono i soggetti proponenti (complessivamente circa 150 proprietari)”.
    I numeri. “Cagliari ha 156.488 residenti e ne ha perso 13.358 dal 2011, pur avendo la bellezza di 5.090 unità immobiliari residenziali non occupate (dati Istat, censimento 2011). Oltre 5 mila case non occupate, fra cui un notevole patrimonio immobiliare bisognoso di ristrutturazioni e risanamento. La città non ha bisogno di nuovo cemento, non ha bisogno di ulteriore consumo del territorio, ha bisogno di case ristrutturate e di case a prezzi (acquisto, locazione) accessibili”, spiegano gli ambientalisti.
    “A questo punto, a 20 mesi dall’entrata in carica dell’Amministrazione comunale Zedda, quali sono le intenzioni?” si chiede Deliperi che propone: “Cagliari ha bisogno di un serio e realizzabile piano di housing sociale, di una politica di incentivi per la ristrutturazione degli immobili e la dotazione ove possibile di impianti di produzione di energia da fonti alternative (pannelli fotovoltaici in particolare), di una politica di miglioramento qualitativo e incremento del verde pubblico, di un efficace accesso ai fondi comunitari per la riqualificazione delle aree urbane”.

  3. febbraio 5, 2013 alle 4:29 PM

    da CagliariPad, 5 febbraio 2013
    Su Stangioni; Pd e Sel in pressing su Zedda: “A che punto è la pratica”?
    La maggioranza chiede risposte al primo cittadino. La denuncia del presidente della commissione Urbanistica, Andrea Scano e del consigliere Giorgio Cugusi: “Notevoli ritardi”. L’Ance Sardegna: “Meglio il recupero dell’esistente”: http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=1145

  4. febbraio 5, 2013 alle 4:48 PM

    da Sardinia Post, 5 febbraio 2013
    Su Stangioni, i dubbi degli ambientalisti: “No a nuovo cemento, puntiamo sull’housing sociale”. (http://www.sardiniapost.it/cronaca/su-stangioni-i-dubbi-degli-ambientalisti-no-a-nuovo-cemento-puntiamo-sullhousing-sociale/)

    Il Gruppo d’Intervento Giuridico esprime dei dubbi sul nuovo insediamento edilizio di Su Stangioni, alle porte di Cagliari. Il progetto riguarda un nuovo quartiere per circa tremila residenti, sul quale il Comune ora dovrà fare delle valutazioni e prendere una decisione. “Cagliari – hanno spiegato gli ambientalisti – non ha bisogno di nuovo cemento, ma ha bisogno di case ristrutturate e di case a prezzi (acquisto, locazione) accessibili. C’è bisogno di un serio e realizzabile piano di housing sociale, di una politica di incentivi per la ristrutturazione degli immobili e la dotazione ove possibile di impianti di produzione di energia da fonti alternative (pannelli fotovoltaici in particolare), di una politica di miglioramento qualitativo e incremento del verde pubblico, di un efficace accesso ai fondi comunitari per la riqualificazione delle aree urbane”. Gli ambientalisti del Gruppo d’Intervento Giuridico concludono: “In realtà l’operazione sarebbe a tutt’altro che costo zero per le casse pubbliche: basti pensare alla realizzazione della linea della metropolitana e alla viabilità principale, oggi completamente assenti. Inoltre, l’autorizzazione definitiva è in ogni caso vincolata agli eventuali esiti positivi del procedimento di valutazione ambientale strategica e del procedimento di valutazione di impatto ambientale”.

  5. febbraio 5, 2013 alle 10:41 PM

    Reblogged this on Il blog di Fabio Argiolas.

  6. febbraio 6, 2013 alle 3:05 PM

    da Sardegna Quotidiano, 6 febbraio 2013
    Comune. Su Stangioni, maggioranza divisa e no ecologista: http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_56_20130206084054.pdf

    ___________________________

    da La Nuova Sardegna, 6 febbraio 2013
    EDILIZIA » IL CEMENTO VERDE. Su Stangioni, i costruttori frenano. Il presidente regionale dell’Ance, Maurizio De Pascale: «Per la città forse è meglio una riqualificazione dell’esistente». (Stefano Ambu)

    CAGLIARI. Cemento verde a Su Stangioni: un quartiere attento all’ecologia da tremila abitanti in una delle poche aree ancora edificabili a Cagliari. Ma ognuno la pensa a modo suo: c’é chi vorrebbe accelerare, c’é chi mette dubbi e c’é chi dice no. Persino l’associazione costruttori frena. Uno pensa: figuriamoci se in un periodo di crisi per l’edilizia gli imprenditori del settore non si buttano sul progetto. E invece no, non é proprio così: «Per Cagliari – questo il commento del presidente regionale dell’Ance Maurizio De Pascale interpellato ieri sul tema durante la presentazione del rapporto 2012 sull’edilizia – forse é meglio una riqualificazione dell’esistente, preferibilmente di intere zone. E poi Su Stangioni é un’area che spesso é stata soggetta ad allagamenti: sarebbe opportuno monitorare il rischio idrogeologico». Dopo sette anni dalla presentazione delle prime simulazioni sul computer, improvvisamente Su Stangioni diventa tema caldo. Nel frattempo proprio ieri mattina è stata depositata un’interrogazione al sindaco Massimo Zedda e all’assessore all’Urbanistica Paolo Frau. Tra i firmatari anche il presidente della commissione Urbanistica Andrea Scano. La domanda, in sintesi, è: a che punto siamo? Scano, si ricorderà, anche ai tempi della giunta Floris si era battuto parecchio per il progetto. Che potrebbe diventare, secondo molti, il toccasana per fermare la fuga dei residenti dalla città. Tredicimila negli ultimi dieci anni. Chissà: tremila di loro potrebbero decidere di tornare a casa scegliendo Su Stangioni, un quartiere test per provare vivere la cittá in maniera diversa con laghetti, percorsi pedonali. C’é da tenere in considerazione anche il parere degli ambientalisti. Il Gruppo d’intervento giuridico, tanto per cominciare, puntualizza: l’autorizzazione definitiva è in ogni caso vincolata agli eventuali esiti positivi del procedimento di valutazione ambientale strategica del procedimento di valutazione di impatto ambientale. Due sigle, Vas e Via, che almeno per i tempi fanno pensare che il via (libera) ai lavori non sia proprio dietro l’angolo. Poi ci sono le valutazioni. Primo, le case, se si fanno, non é detto che si vendano: il passato- spiegano gli ecologisti- può insegnare molte cose. «Cagliari non ha bisogno di nuovo cemento – si legge in una nota firmata da Stefano Deliperi – ha bisogno di case ristrutturate e di case a prezzi (acquisto, locazione) accessibili. Cagliari ha bisogno di un serio e realizzabile piano di housing sociale, di una politica di incentivi per la ristrutturazione degli immobili e la dotazione ove possibile di impianti di produzione di energia da fonti alternative (pannelli fotovoltaici in particolare), di una politica di miglioramento qualitativo e incremento del verde pubblico, di un efficace accesso ai fondi comunitari per la riqualificazione delle aree urbane». L’invito sembra essere quello di valutare alternative. «Cagliari ha soprattutto bisogno, finalmente, della revisione del Puc. alla luce del piano paesaggistico regionale – Ppr. (fondamentale passaggio anche per la soluzione virtuosa della vicenda del Colle di Tuvixeddu), come previsto dalla legge e imposto dal buon senso, e, conseguentemente, della rivisitazione e approvazione definitiva del piano attuativo del centro storico (“piano particolareggiato del centro storico – zona A del Comune di Cagliari e della Municipalità di Pirri”)». La domanda finale é sempre la stessa: Che cosa vogliono fare il sindaco, la giunta e la maggioranza?

  7. febbraio 6, 2013 alle 6:07 PM

    “nessuna cementificazione”: sono “solo” 300 mila metri cubi…

    da CagliariPad, 6 febbraio 2013
    Su Stangioni, le cooperative difendono il progetto: “Nessuna cementificazione”.
    Confcooperative spinge per la realizzazione del nuovo quartiere in periferia. E risponde all’Ance contraria al piano: “L’interesse di De Pascale è legittimo perché difende i costruttori”. (Andrea Deidda): http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=1157

    Su Stangioni, tutte le immagini del progetto: http://www.cagliaripad.it/photogallery.php?page_id=45

    _______________________________________

    da L’Unione Sarda on line, 6 febbraio 2013
    Cagliari, Su Stangioni prende forma. Il mega quartiere è da 7 anni sulla carta: http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/303695

    _______________________________________

    da Sardinia Post, 6 febbraio 2013
    Su Stangioni, il primo quartiere ecosostenibile dell’Isola: manca solo il via libera del Comune: http://www.sardiniapost.it/senza-categoria/su-stangioni-il-primo-quartiere-ecosostenibile-dellisola-manca-solo-il-via-libera-del-comune/

  8. febbraio 7, 2013 alle 3:01 PM

    da Sardegna Quotidiano, 7 febbraio 2013
    SU STANGIONI. Maxi quartiere congelato una grana da 180 milioni. (Paolo Rapeanu): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_56_20130207083512.pdf

    ANDREA SCANO-PD. «L’ Iter è già partito con delibere approvate da tutti»: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_56_20130207083656.pdf

    ENRICO LOBINA-FDS. «Rischi ambientali e costi elevati: troppe perplessità»: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_56_20130207083834.pdf

    ____________________

    da La Nuova Sardegna, 7 febbraio 2013
    Su Stangioni, case per 2.500 persone. Confcooperative: «Non siamo cementificatori, il piano nasce per rispondere alle esigenze abitative delle fasce più deboli». (Pierluigi Carta)

    CAGLIARI. Venti ettari edificabili, 1.000 unità immobiliari e 2.500 residenti previsti, per un quartiere concepito all’insegna di un’edilizia sociale moderna e ecosostenibile. È la formula prevista nel progetto presentato da Federabitazione, ieri mattina presso la sede di Confcooperative riguardo l’edificabilità del sito Su Stangioni, per il quale sono previsti 180 milioni di euro di investimenti, la creazione di 2.500 posti di lavoro in circa 10 anni e l’occupazione di 800 unità lavorative grazie agli effetti derivanti dall’indotto. Il Piano particolareggiato del sito è ormai al traguardo ma gli ultimi passi, che spetterebbero all’amministrazione comunale, non sono ancora stati fatti. Se l’Ance frena riguardo l’opportunità di aumentare la cubatura cittadina (già eccedente rispetto alla capacità di assorbimento del mercato) in una delle poche aree ancora edificabili di Cagliari, la Confcooperative si inserisce invece nel dibattito rilanciando la fattibilità del progetto. Sono molte le voci che ultimamente si sono levate a favore di una politica di riqualificazione delle cubature abitative all’interno del perimetro urbano – soprattutto del centro storico – Antonio Mattana, presidente di Federabitazione, il quale ha presieduto la conferenza di ieri mattina, evidenzia invece i vantaggi che il Piano particolareggiato Su Stangioni apporterebbe alla città. «Il piano nasce infatti per soddisfare le esigenze abitative delle fasce sociali più deboli – ricorda Mattana – non si tratta di speculazione edilizia né di cementificazione selvaggia, ma di creazione di unità abitative a costi abbordabili (si parla di 170mila euro a quadrivano) e di creazione di posti di lavoro». La Federabitazione, continua Mattana, è intervenuta nel dibattito riguardo le reazioni della cittadinanza sul piano particolareggiato e il necessario consumo del territorio conseguente alla sua attuazione. «Non si tratta di uno spreco paesaggistico ma di un corretto uso del territorio – commenta il presidente – è necessario attuare ora delle scelte urbanistiche per rispondere ad un bisogno sociale primario, sia dei nostri soci che dell’intera cittadinanza cagliaritana. Altri allarmismi mossi in questo momento a mezzo stampa – aggiunge Antonio Mattana – come l’origine etimologica del sito, Su Stangioni, non ha nulla a che vedere con la stagnazione o con l’umidità della zona, in quanto il sito edificabile è posto sulla parte alta, area peraltro esclusa dal Piano di assetto idrogeologico. Durante la conferenza, l’ingegnere Alessio Lobina ha illustrato i contenuti volumetrici del progetto e le sue caratteristiche di sostenibilità: durante lo studio del quartiere, durato anni, (il piano è infatti in cantiere da circa otto anni) la Federabitazione ha cercato di trovare la soluzione per garantire delle costruzioni col minor impatto ambientale possibile, ha cercato di progettare un sito abitativo in grado di ridurre quasi a zero le emissioni “clima-alteranti”, garantendo il riutilizzo del 50% delle acque utilizzate. Sono inoltre stati valutati con attenzione la possibilità di usufruire dei trasporti pubblici, a tale proposito è prevista una stazione della metro leggera, e la possibilità di evitare l’effetto “edilizia popolare”, per scongiurare il rischio di ghettizzazione urbana, si è provveduto a progettare abitazioni moderne, di cubatura e di forma simile tra loro. «I vantaggi – conclude Mattana – sono reali. Dopo otto anni di attesa siamo a 15 centimetri dal traguardo. È un passo che ora spetta solo alla politica».

    PIANO PARTICOLAREGGIATO. Tedde: «I nostri tecnici a disposizione del Comune». (Stefano Ambu)

    CAGLIARI Sí, no, non lo so: il dibattito si sta animando da alcuni giorni. Ma Confcooperative chiede certezze. Primo, perché ritiene che Su Stangioni possa davvero riportare a casa parte dei 13mila residenti scappati tra Elmas, Quartu, Quartucciu o Selargius. Ma forse anche piú lontano. Secondo, perché ci sono delle risposte da dare ai soci che hanno investito su quelle aree e continuano a sperare. Su Stangioni, rione da sette anni sulla carta, è ora a un passo dal traguardo: servono Vas, valutazione ambientale strategica. Ma prima ancora il piano particolareggiato esecutivo. E poi il sí del Consiglio comunale. «Siamo davvero a quindici centimetri dalla meta – ha spiegato Antonio Mattana, della Confcooperative – sarebbe un peccato buttare via anni di sacrifici e lavori. Questo quartiere nasce davvero da una richiesta di soddisfazione di esigenze abitative. Il cemento? Quando si parla di sanità e di nuove strutture non si sta a guardare al cemento. Nessuno parla di mattone quando si deve ampliare un ospedale. Giustissimo. Ma anche la casa é un’esigenza: tanti sono dovuti andare non a Quartu o Quartucciu, ma a Monastir o più lontano. E stiamo parlando di un quartiere ecosostenibile, il primo in Sardegna e forse tra i primi in Italia». Il problema peró é quel piano particolareggiato. Tra l’altro l’approvazione é necessaria per il sí alla Vas. Il via libera? «Siamo pronti a mettere a disposizione gratuitamente il nostro staff di tecnici – ha detto il presidente di Confcooperative Carlo Tedde – per la predisposizione del piano particolareggiato insieme ai tecnici del Comune. Con quest’intesa potrebbe bastare una settimana per il Piano». Da lí poi il passaggio in Consiglio comunale.

  9. marzo 5, 2013 alle 8:22 PM

    da CagliariPad, 5 marzo 2013
    Su Stangioni, il sindaco boccia i nuovi palazzi.
    Zedda rompe il silenzio e apre ai privati: “Necessario intraprendere un dialogo” ma è freddo sull’ipotesi di nuove costruzioni: “La normative europea è chiara sul consumo del territorio, siamo pronti a dialogare”. (Andrea Deidda): http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=1556

    _____________________________

    da Casteddu online, 5 marzo 2013
    Il Comune congela Su Stangioni. Zedda: consumo del territorio da ridurre. (Jacopo Norfo): http://www.castedduonline.it/comune-congela-stangioni-zedda-consumo-territorio-da-ridurre

  10. marzo 27, 2013 alle 8:49 PM

    da La Nuova Sardegna, 27 marzo 2013
    CITTÀ DEL FUTURO » LA PROPOSTA. Piano B per Su Stangioni: case in centro. La Confcooperative è disponibile a trattare il trasferimento delle volumetrie del rione «verde» in un’area alternativa. (Stefano Ambu)

    CAGLIARI. Su Stangioni è pronto a fare le valigie e traslocare: dalla campagne all’uscita della città tra la 554 e la Carlo Felice a un’area più vicina al centro. Su Stangioni, per la verità, come zona geografica resterà lì dove è sempre stato e dove sempre rimarrà: si spostano – sempre che si riesca a trovare un accordo con il Comune – case, laghetti e sentieri del quartiere verde rimasto finora sulla carta proposto sette anni fa da Confcooperative. La proposta era stata lanciata dal sindaco Massimo Zedda in aula consiliare rispondendo a un’interrogazione di un consigliere: perché, anche in nome del no al consumo del territorio, non trasferire il progetto in un’altra zona della città da rilanciare? Il primo cittadino aveva parlato di beni militari in fase di dismissione e ormai sulla via di Cagliari (Comune) dopo l’inevitabile passaggio alla Regione. Ma anche di beni già a disposizione del municipio di via Roma. Lo stesso sindaco aveva garantito un incontro con la cooperativa e con i proprietari che aspettano e sperano di vedere realizzato il loro progetto. La risposta all’idea lanciata dal primo cittadino è pronta: Confcooperative si presenterà nei prossimi giorni all’incontro con il Comune con una serie di proposte. Pronta anche, viste le perplessità di Zedda, a dimenticare il vecchio Su Stangioni: «Disponibili a trovare una soluzione – spiega Antonio Mattana, presidente di Federabitazione, di Confcooperative – purché questo avvenga in tempi rapidi. Insomma il nuovo piano non deve significare ripartire da zero per vedere il progetto realizzato chissà quando». Patti chiari. Che cosa va bene e che cosa non va bene della proposta di Zedda è presto detto. No ai beni ex servitù militari in fase di trasferimento dal demanio alla Regione e poi al Comune. Aree che, per quanto prestigiose o magari con vista sul mare, non garantiscono quello che per la coop è un requisito fondamentale: velocità e sicurezza nei tempi. Che cosa invece va bene? Va bene tutto quello che è già nella disponibilità del Comune. Il progetto potrebbe anche essere diviso su due aree. Su quali Confcooperative preferisce mantenere il massimo riserbo: si giocherà a carte scoperte solo davanti al sindaco e all’assessore all’urbanistica Paolo Frau. Le caratteristiche, anche cambiando territorio, dovranno essere le stesse: bioedilizia, quartiere per tutti e prezzi delle case bassi. «Per noi vale la stessa offerta – continua Mattana – lanciata per il progetto di partenza: per superare i problemi tecnici siamo pronti a mettere a disposizione del Comune tutto il nostro staff di esperti, certi così che si possano trovare in tempi rapidi le soluzioni a tutte le eventuali difficoltà». Cemento verde che tiene in sospeso da sette anni la coop e chi ha acquistato i terreni. In ballo c’è un rione da circa 2.600 abitanti con una filosofia tutta nuova: molto verde e poco spazio per le auto. Un quartiere sulla carta e in futuro collegato con la rete della metropolitana e con le due principali arterie vicinissime, la 131 e la 554. Dotato di un centro direzionale e di attività commerciale in grado di offrire un potenziale di ottocento posti di lavoro. Non un quartiere per dormire, secondo i progettisti, ma da vivere tutto il giorno, coi servizi a disposizione degli abitanti. Vicini alla meta, ma per l’ultimo sì servono ancora il piano particolareggiato e la ratifica dell’assemblea civica. Nelle scorse settimane il prospettato cambio di programma da parte del sindaco.

  11. luglio 15, 2013 alle 2:56 PM

    da Sardegna Quotidiano, 15 luglio 2013
    Centro storico. Al palo il piano del futuro: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20130715084412.pdf

  12. luglio 26, 2013 alle 2:47 PM

    da Casteddu online, 26 luglio 2013
    Rebus Su Stangioni, Zedda propone due nuove aree. Con l’ombra dei ricorsi. (Federica Lai): http://www.castedduonline.it/rebus-stangioni-zedda-propone-due-nuove-aree-lombra-ricorsi

    —————

    Ultimatum Su Stangioni: “Zedda, rispondi o faremo una maxi causa al Comune”: http://www.castedduonline.it/ultimatum-stangioni-zedda-rispondi-faremo-maxi-causa-comune

    ____________________________

    da L’Unione Sarda on line, 26 luglio 2013
    Cagliari, rione ecosostenibile “bloccato”. A Su Stangioni monta la protesta: http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca_sardegna/2013/07/26/cagliari_rione_ecosostenibile_bloccato_a_su_stangioni_monta_la_protesta-6-323659.html

    ________________________

    da Sardegna Oggi, 27 luglio 2013
    Su Stangioni, l’antica Santa Igia blocca le trattative di Zedda: http://www.sardegnaoggi.it/Politica/2013-07-26/22517/Su_Stangioni_lantica_Santa_Igia_blocca_le_trattative_di_Zedda.html

  13. settembre 5, 2013 alle 9:55 PM

    la vicenda di Palazzo Aymerich vede una nuova “puntata”.

    da L’Unione Sarda, 5 settembre 2013
    Ribaltata la decisione del Tar del 2010: ingiustificato lo stop al cantiere nell’edificio di Castello. Sì ai lavori a Palazzo Aymerich. Il Consiglio di Stato fa cadere i vincoli della Soprintendenza. I giudici amministrativi romani hanno considerato «carente» l’istruttoria che ha portato ai vincoli nel palazzo di Castello. «Non emerge il valore culturale dell’edificio». (Giulio Zasso)

    Cadono tutti i vincoli imposti dalla Soprintendenza dei beni archeologici, dopo sette anni di battaglie giudiziarie potranno ripartire i lavori di ristrutturazione di Palazzo Aymerich. Con una sentenza quasi a sorpresa, il Consiglio di Stato ha ribaltato la decisione del Tar del 2010, considerando «carente e contraddittoria» l’attività istruttoria disposta dal ministero dei Beni culturali «sulla rilevanza artistica» dell’edificio progettato da Gaetano Cima nel 1830 e devastato dai bombardamenti del 1943. Viene così accolto l’appello della società Dac, che aveva proposto il progetto di recupero nel 2005 e si era vista imporre lo stop ai lavori il 27 dicembre del 2006, pochi giorni dopo l’apertura del cantiere.
    VIA LIBERA AL RECUPERO. Non ci sono più ostacoli giudiziari per il recupero del palazzo di Castello che aveva anche scatenato un aspro dibattito politico. Il progetto prevede la realizzazione di un fabbricato che avrà cinque piani sul lato di via dei Genovesi e tre in via Lamarmora, con una decina di appartamenti, locali commerciali, parcheggi e una superficie di quasi 700 metri quadri da cedere a titolo gratuito all’amministrazione comunale per servizi dedicati al centro storico. I giudici romani fotografano anche lo schema di riqualificazione urbanistica tracciato nel 2003 dal Programma integrato d’area: «Ricostruzione del palazzo nella sua originaria consistenza, con il ripristino dell’antico percorso pedonale del Portico-Laconi». La facciata verrà ricostruita secondo la linea disegnata da Cima, col recupero dei pochi pezzi sopravvissuti alla furia delle bombe.
    LA SENTENZA. «L’appello della Dac è fondato e va accolto» scrivono i giudici amministrativi romani, che parlano di «contraddittorietà» dell’azione amministrativa. Nel mirino il passaggio nevralgico del programma approvato dal Comune e sottoscritto dalla Soprintendenza «in sede di conferenza di servizi», che si era detta favorevole alla riedificazione del palazzo. A tal proposito la società concessionaria aveva subito puntato il dito contro il ritardo del procedimento che ha portato i vincoli storici-artistici sul palazzo, «oltre il termine previsto dalla legge». I magistrati romani danno anche una stoccata alla linea del ministero: «Tale determinazione di vincolo su Palazzo Aymerich appare poco coerente con le conclusioni raggiunte in sede di esame del programma di recupero del centro storico» nel 2003. In quell’occasione «la Soprintendenza aveva deciso di sottoporre a speciale tutela solo Palazzo De Candia, posto nelle vicinanze», ignorando l’edificio di via dei Genovesi.
    «ISTRUTTORIA CARENTE». Il Consiglio di Stato critica l’istruttoria carente alla base della proposta del vincolo, «con elementi non sufficienti per supportare la dichiarazione di interesse particolarmente importante» dell’edificio di Castello. Sarebbe stata necessaria un’azione «più completa e funzionale per mettere in evidenza la sicura rilevanza culturale del bene da sottoporre a regime vincolistico». I giudici amministrativi parlano di «incertezza su quali siano gli elementi architettonici di Palazzo Aymerich immediatamente riferibili all’opera del Cima meritevoli di conservazione e tutela», anche perché «l’immobile è ridotto attualmente a poco più di un rudere».

    ——————————–

    Retroscena. Uno dei simboli delle battaglie sull’urbanistica.

    I nervi erano scoperti, la guerra sui temi urbanistici che opponeva il centrodestra (al governo in città e all’opposizione alla Regione) e il centrosinistra (all’opposizione in città, al governo alla Regione) nella fase più delicata. Era il 2006 e palazzo Aymerich fu uno dei simboli di quella battaglia. A sinistra si riteneva che a destra perseguisse un progetto di violenza del paesaggio e del passato (Tuvixeddu ne fu il simbolo più eclatante), a destra accusavano la sinistra di «vivere nel culto dell’interdizione» (parole di Gianni Campus, assessore all’Urbanistica della Giunta Floris). Quando a fine anno apre il cantiere per la ristrutturazione del palazzo, il livello della protesta sale. Un gruppo di residenti, ambientalisti e alcuni consiglieri comunali del centrosinistra inscenano sit-in. Si susseguono esposti alla Procura, richieste di intervento di assessori, ministri, carabinieri del Noe, Corpo forestale. «È come se si costruisse sui Fori imperiali», tuona lo scrittore Giorgio Todde. Il centrodestra replica: «Ma come, il progetto è stato oggetto di conferenze dei servizi, è al centro di un progetto integrato, ha avuto l’ok delle soprintendenze ed è passato per due volte in Consiglio comunale senza che nessuno obiettasse nulla, perché ora tutto questo chiasso?». «La porzione del palazzo sopravvissuta potrebbe includere importanti resti di epoca medievale nella sua parte basamentale, mentre in elevazione presenta le caratteristiche compositive dovute all’architetto Cima alla metà dell’ottocento», rilevano i difensori. Qualcuno replica che in Restauronet, un volume diffuso a livello comunitario dove vengono elencati i migliori progetti di qualità residenziale, palazzo Aymerich è citato come esempio positivo. Alla fine lo stop è definitivo. Sino a ieri.

    ————————————————–

    L’immobile tra via Lamarmora e via dei Genovesi fu ricostruito da Gaetano Cima nel 1830. Storia di famiglia tra Laconi e Cagliari.

    Oggi è un “vuoto urbano”, ma il palazzo Aymerich deve essere stato una meraviglia. Come riportano numerosi documenti, e il sito araldicasardegna.org, sorgeva su un substrato di origine medievale, che inglobava più strutture abitative. Aveva il suo lato nobile nell’ala rivolta verso via Lamarmora, un piano terra e altri due piani, mentre su via Genovesi era costituito da un piano terra e cinque piani. Ristrutturato dall’architetto Gaetano Cima tra il 1830 e 1840, in stile neoclassico, fu fino al 1931 casa del marchese di Laconi (Castelvì e poi Aymerich). Venne venduto alla famiglia Puxeddu e poi distrutto durante la seconda guerra mondiale, dai bombardamenti aerei del 1943. Il sottopassaggio esistente, murato, venne detto Portico Laconi.Silvia Aymerich scrive la storia dei suoi antenati, pubblicata sul sito del Comune di Laconi. Marchesi di Laconi dal 1769, la famiglia Aymerich, proveniente dalla Catalogna, arrivò in Sardegna nel XIV secolo al seguito dell’Infante Don Alfonso il Benigno. Don Ignazio III Aymerich y Brancifort fu il primo marchese di Laconi. Nel 1774 fu delegato dei tre Stamenti, «personaggio di notevole fascino, molto amato dalla popolazione, fu acclamato a furor di popolo nuovo viceré (di cui rifiutò l’onore), quando nel 1794, gli insorti cagliaritani cacciarono il viceré Balbiano con tutti i piemontesi ( Sa die de sa Sardigna ). Suo figlio, Don Ignazio V Aymerich y Ripoll, nel 1847 fece parte della delegazione che presentò al re Carlo Alberto la formale richiesta dell’unificazione amministrativa della Sardegna con gli Stati Reali di Terraferma. Di convinzioni liberali e amico del conte Camillo Benso di Cavour, nel maggio 1848, Don Ignazio fu nominato senatore del Regno nel nuovo Parlamento Subalpino a Torino. Si occupò dei gravi problemi economico-sociali dell’Isola, fu esperto di agricoltura e a Laconi incentivò, grazie all’abbondante presenza di gelsi, la produzione della seta allevando i bachi, che venivano alimentati al Palazzo dove gli era stata dedicata una grande stanza definita ancora, riporta Silvia, “Stanza dei bachi da seta”. Importò a Laconi, per primo in Sardegna, le trebbiatrici meccaniche, rivoluzionando il lavoro di trebbiatura che coinvolgeva uomini e animali. Si batté con forza per la costruzione delle ferrovie, fu consigliere comunale e provinciale di Cagliari e autore di trattati dedicati all’agricoltura e ai trasporti dell’Isola (a lui si deve anche la linea di omnibus che collegava Laconi a Cagliari).Dopo la distruzione del Castello per un incendio, diede inizio alla costruzione del Palazzo di Laconi, commissionato all’architetto Gaetano Cima, e terminato nel 1846. Dopo un lungo soggiorno in Francia, decise di arricchire il nuovo Palazzo, alla stessa stregua dei grandi giardini e parchi che impreziosivano i castelli in quel Paese, impiantando nel bosco che sovrasta il borgo piante preziose e rare di paesi lontani, e creando cascate, viali e fonti. Don Giuseppe Aymerich Asquer ha continuato l’impegno sociale dei suoi antenati all’Università di Cagliari, prima come docente della facoltà di Matematica, poi diventando magnifico rettore per molti anni.

  1. febbraio 5, 2013 alle 9:23 PM

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.