Sardegna sempre più Sardistàn.


Sardegna, scritta murale

 

 

anche su Il Manifesto Sardo (“Sardegna sempre più Sardistan“), n. 130, 16 settembre 2012

 

 

Battono incessantemente i caschi da lavoro sui sampietrini romani i 500 lavoratori dell’Alcoa di Portovesme.   Si scontrano, armati di bombe carta e di disperazione, con i poliziotti e i carabinieri che proteggono gli ingressi del Ministero per lo sviluppo economico.  Occupano il traghetto della Tirrenia e la piazza davanti alla Prefettura di Cagliari.  Quella Piazza Palazzo, luogo del potere decaduto del capoluogo isolano.

Continuano a rimbombare i caschi da lavoro, mentre i loro colleghi della Carbosulcis attendono un’improbabile riformulazione del progetto che dovrebbe coniugare utilizzo dello “sporco” carbone Sulcis con lo stoccaggio dell’anidride carbonica in miniera per produrre “energia pulita”.

Migliaia e migliaia di persone, l’intero Sulcis-Iglesiente, attendono miracoli a ripetizione che salvino industrie palesemente fuori mercato e migliaia di posti di lavoro.

Attendono il miracolo e attendono una vera e propria “manna dal cielo” sotto forma di miliardi di euro di provenienza comunitaria, statale e regionale che consentano di mandare avanti una “baracca” industriale ormai decotta da decenni.

Questa volta il miracolo non ci sarà.       Le politiche di rigore finanziario comunitario e nazionale non consentiranno ulteriore assistenzialismo, perché di questo in sostanza si tratta.    E il governo del Presidente Mario Monti, nella sua “sanguinosa” azione di risanamento finanziario fino alla primavera 2013 non farà eccezioni.    L’Unione europea non farà eccezioni.

Portoscuso, polo industriale di Portovesme

La Sardegna non ha una politica industriale da anni. Non ha nemmeno una politica agricola.  Men che meno una politica ambientale/territoriale che si preoccupi di migliorare, mantenere, ripristinare quelle invidiabili condizioni naturalistiche ed ecologiche che ne farebbero un richiamo turistico unico in Europa.

Questa volta il miracolo non ci sarà.    Ma le migliaia di lavoratori sulcitani delle aziende morte e moribonde questa volta dovrebbero andare a battere i loro caschi dai veri responsabili di questo disastro economico-sociale ed ambientale, da chi da anni ha condotto “questa” politica regionale fallimentare.

Chi sono?   Sono sotto gli occhi di tutti e nelle schede elettorali di tanti, troppi.

Senza vergogna è stata finora l’insipienza della classe politica regionale, dispensatrice prima di posti di lavoro clientelari e poi di promesse a vanvera quanto desiderosa di pubblicità sulla pelle dei lavoratori.

Con eccezionale tempismo il Presidente della Regione Ugo Cappellacci pochi mesi fa ha nominato quale amministratore unico della Carbosulcis un carneade  fortunatamente dimissionato in breve, per non parlare del deputato sulcitano Mauro Pili, sempre pronto a iniziative “clamorose”di lotta e di governo, ma dimentico delle sue responsabilità di governo regionale e di sostegno al governo nazionale.     Per il resto, molta  fuffa ma poco o nulla di concreto.

Sardegna, paesaggio agrario

E sulcitani sono – oltre a Cappellacci e Pili (P.d.L.) – anche Giorgio Oppi (padre-padrone dell’U.D.C. isolana), Antonello Mereu (deputato U.D.C.), Antonello Cabras (senatore P.D.), Tore Cherchi (presidente della Provincia, già deputato P.D.), Francesco Sanna (senatore P.D.), Claudia Lombardo (presidente del Consiglio regionale, P.d.L.) e centinaia di altri deputati e senatori, consiglieri regionali e provinciali, sindaci e consiglieri comunali.

Un sistema di potere ramificatissimo e collaudato, di lungo corso.  Un vero e proprio caso di usato insicuro.     E questa volta non in grado di fare alcun miracolo.

Migliaia di caschi da lavoro, ma anche pentole e casseruole, dovrebbero essere sbattute sotto le finestre di questi nostri amministratori della “cosa pubblica” fin quando – almeno – non si ritirino a vita privata.

Basta, hanno già dato.

Grazie a costoro, soprattutto grazie a quelli che “hanno fatto tornare la Sardegna a sorridere”, la Sardegna sta diventando sempre più Sardistàn, oscura isola del Mediterraneo centrale dal clima sempre più becero, greve, incattivito, privo di speranza.

Dovrebbero accadere cose simili per porre fine a questo stato di irresponsabilità di una classe politica tanto al di sotto delle necessità attuali quanto, peraltro, specchio della società sarda.

Una via d’uscita è possibile?    Soprattutto è necessario provarci.

Arbus, foce del Rio Irvi-Piscinas “rosso”

Come già detto, una possibilità può esser data da un vero e proprio new deal sardo, dove dare adeguato spazio a un piano di sistematico risanamento idrogeologico e ambientale, con interventi di consolidamento e rinaturalizzazione di costoni, pendii, letti fluviali, demolizioni di opere incongrue e ripristini ambientali, forestazioni naturalistiche, bonifica di siti minerari e industriali inquinati.  Un piano di salvaguardia del suolo e di protezione del territorio che coinvolgerebbe migliaia di progettisti, tecnici specializzati e maestranze con obiettivi realmente di pubblico interesse.               Centinaia di milioni di euro di provenienza comunitaria del piano operativo FESR 2007-2013 e della programmazione comunitaria 2014-2020 in corso di elaborazione troverebbero la migliore forma di investimento.    Evitando i rischi di disinvolti giochi finanziari da centinaia di milioni con i fondi comunitari sulla pelle dei sardi.

E ci sarebbe ancora un altro intervento infrastrutturale importante, da svolgere con la regìa regionale e recuperando anni di ritardi e di incapacità: predisporre progetti e realizzare le connessioni fra il gasdotto Galsi s.p.a. e le aree urbane e industriali sarde, affinchè quest’opera sia davvero utile per la Sardegna e non sia quel mezzo disastro che si prospetta.  A patto che si riveda profondamente il tracciato e si faccia passare dove l’impatto ambientale e socio-economico sia minore (es. lungo le fasce di rispetto stradali, in aree ferroviarie dismesse, in aree già degradate, ecc.).   Imprese e maestranze sarde dovrebbero quindi esser qui coinvolte, anche grazie a ristrutturazioni aziendali e a riqualificazioni professionali di tecnici e operai, compresi quelli già fuori dal mercato del lavoro.

Come si vede, le opportunità ci sono, il sostegno finanziario anche.    Finora è mancata la volontà e l’intraprendenza di un’Istituzione regionale che dovrebbe rappresentarci tutti e spesso, invece, ci fa vergognare d’essere sardi.

Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico

 

 

crisi industriale in Sardegna (da La Nuova Sardegna, sett. 2012)

 

 

 

(immagine da La Nuova Sardegna, foto da mailing list sociale, S.D., archivio GrIG)

  1. settembre 16, 2012 alle 8:34 am

    Reblogged this on barbatustirolese.

  2. settembre 16, 2012 alle 8:41 am

    ..non ci resta che lottare.E di brutto.

  3. capitonegatto
    settembre 16, 2012 alle 9:27 am

    Le imprese edili guadagnano molto di piu nella cementificazione del territorio che nel suo ripristino. E i tempi dei pagamenti delle opere ? E poi , e’ propio sicuro che la vocazione dei sardi sia di lavorare in industrie , magari inquinanti, e impiantate in Sardegna perche’ altri non le volevano ? E la scuola sarda ha preparato generazioni di tecnici per una industria di piu alto contenuto tecnico e gratificante per chi ci lavora ? Il governo regionale vuole fare infrastrutture che aiutino il cambiamento , o pensa solo a palificare il territorio con le pale eoliche ?

  4. Mara
    settembre 16, 2012 alle 9:50 am

    Forse prima di ogni altra cosa bisognerebbe individuare (o allevare?) una nuova classe dirigente sarda. Capace, onesta, laboriosa. Che ami la propria terra prima che i propri interessi.
    Utopia?

  5. settembre 16, 2012 alle 10:42 am

    Un voto a favore del gas. Solo che tra poco andrà in ambasce anche quello. Resta il fatto che i sardi non possono campare solo di turismo e pecore: in una nazione che non ha più combustibili saremo presto chiamati a dire con cosa vogliamo accendere un forno.

    Ogni tanto mi domando se i nostri padroni si rendano conto di cosa esattamente stia accadendo, e se sia di loro interesse.

  6. icittadiniprimaditutto
    settembre 16, 2012 alle 10:58 am

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  7. Nikki
    settembre 16, 2012 alle 3:15 PM

    lucidissimo, sottoscrivo..e ora casseruole e caschi da sbattere alle porte di Antonello Cabras, Giorgio Oppi, Claudia Lombardo e tutti gli altri: in un mese se ne possono fare tanti!!!

  8. Vic
    settembre 16, 2012 alle 8:57 PM

    Sardegna torna a sorridere non era lo slogan elettorale di john cappellacci?

  9. Francesco
    settembre 17, 2012 alle 12:33 PM

    Condivido in pieno l’articolo!… fa piacere trovare ogni tanto qualche commento non in linea. Apprezzabile soprattutto la proposta del “new deal sardo”, come risposta al problema principale “come uscire da questa situazione di crisi?”. Dubito che tutti quei signori, sulcitani e non, che dovrebbero decidere del futuro della Sardegna siano capaci di prendere decisioni; soprattutto dubito che vogliano prenderne… anche perché in tutti questi anni il battere sui tamburi prima e sui caschetti dopo è stato un buon viatico per la sopravvivenza di questa classe politica… oltreché , naturalmente, per la sopravvivenza di un esercito di posti di lavoro precari…

  10. pa
    settembre 18, 2012 alle 6:34 PM

    mi spiace Stefano ma non ti voto……. 🙂

  11. settembre 18, 2012 alle 8:31 PM

    da La Nuova Sardegna on line, 18 settembre 2012
    Carbosulcis, si del Consiglio regionale all’immediata rimozione dei manager.
    Il management ritenuto “colpevole dell’attività progettuale e amministrativa fallimentare”. Uno schiaffo per il presidente Cappellacci: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2012/09/18/news/carbosulcis-si-del-consiglio-regionale-all-immediata-rimozione-dei-manager-1.5716714

  12. settembre 20, 2012 alle 2:54 PM

    da La Nuova Sardegna, 20 settembre 2012
    «Il carbone? È una grande risorsa». Il super esperto: «Ricerca, innovazioni e desolforazione per tornare competitivi». (Giacomo Mameli): http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20120920081619.pdf

    A.N.S.A., 20 settembre 2012
    Alcoa: altre due aziende interessate. Cappellacci: ‘Sono un gruppo torinese e uno cinese’: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/associata/2012/09/20/ALCOA-VINCENTI-ALTRE-DUE-MANIFESTAZIONI-INTERESSE-_7502266.html

  13. settembre 21, 2012 alle 4:40 PM

    dal sito istituzionale web della Regione autonoma della Sardegna, 20 settembre 2012
    Energia: Allo studio dell’assessorato dell’Industria impianto sperimentale per produzione energia pulita dal carbone Sulcis. L’apparecchiatura consente lo sfruttamento del materiale per la produzione di energia elettrica, senza trattamenti e senza alcuna emissione nell’ambiente, ma con totale riciclo dei fumi e degli inquinanti: http://www.regione.sardegna.it/xml/getpage.php?cat=7877

  14. Porico
    settembre 21, 2012 alle 7:39 PM

    Industria dell’alluminio in Sardegna ? Come impiantare una fabbrica di ghiaccio in Antartide.
    Il costo dell’energia elettrica è il più alto in Europa .L’alluminio si separa solo in vasca elettrolitica.Il Costo di un operaio per lo Stato è di circa 170.000 euro. Date uno sguardo al costo dell’alluminio alla borsa di Londra ,ci si rende conto dell’assurdità di produrre Al a Portovesme. Invece di foraggiare L’Alcoa ( o chi per lei) perchè non dare i quatrini alle realtà produttive – virtuose -locali con il patto di assunzione degli operai ? Utopia? Si ,forse
    ma le altre ipotesi servono solo a dar ossigeno ai politici con grandi impieghi di capitale pubblico.

  15. settembre 22, 2012 alle 11:04 am

    da La Nuova Sardegna, 22 settembre 2012
    CARBOSULCIS. Il progetto è stato corretto come preteso da Bruxelles.
    L’assessore Giorgio La Spisa: «Nel 2001 proposi la chiusura graduale della miniera ma i sindacati si opposero e oggi continuo ad avere dubbi sul rilancio».

    CAGLIARI. Il quarto progetto per la centrale integrata carbone-Co2 di Nuraxi Figus è in viaggio verso Bruxelles. L’originale è stato riveduto e corretto dalla Sotacarbo, che nella nuova stesura ha risposto alla lettera alle due indicazioni dell’Unione Europea (impatto ambientale e la possibilità di utilizzare carbone diverso da quello del Sulcis) e la terza sollevata dal governo Monti sulla sostenibilità economica del progetto. Il dossier – fanno sapere ambienti vicini all’assessorato all’industria – è partito alla volta di Bruxelles col pieno sostegno dello Stato, che nonostante il recente e duro confronto con la Regione, continua dunque a credere nel rilancio della miniera. Tra l’altro il governo è obbligato a crederci da una legge nazionale. Resta ora da capire se il nuovo progetto, dopo aver risposto ai tre quesiti, sarà accettato dall’Unione Europea. Come si sa, invece, i tre precedenti, seppure mai bocciati ufficialmente da Bruxelles, particolare ribadito più volte dall’assessore all’industria, Alessandra Zedda, sono stati rispediti sempre indietro. Mai tempi ora si sono fatti molti più stretti: entro la fine dell’anno spetterà alla Regione, proprietaria della Carbosulcis, è l’attuale società di gestione, bandire la gara di privatizzazione. Nell’attesa della risposta di Bruxelles, Carbosulcis continua a essere anche un caso politico. Lo è soprattutto dopo che il Consiglio regionale ha approvato la mozione del centrosinistra sull’azzeramento dei vertici della società, ma quella stessa mozione finora è rimasta inascoltata dalla giunta, col presidente Cappellacci che è arrivato a replicare con durezza anche alla successiva richiesta di dimissioni dell’assessore Zedda presentata ancora dal Pd. Eppure non è solo dalle opposizioni che arrivano critiche all’operazione carbone. Nella maggioranza è atteso per questi giorni il chiarimento fra Cappellacci e gli alleati dopo che Udc, Riformatori e sardisti si sono astenuti in aula sulla mozione del Pd. Ma ieri anche l’assessore alla programmazione Giorgio La Spisa è intervenuto sulla vicenda. A un convegno organizzato a Cagliari dai consulenti del lavoro, ha detto: «Non è facile per la politica fare scelte su Carbosulcis, su Alcoa, sull’industria, con la pressione che arriva dalla piazza» Poi un ricordo: »Nel 2001, come assessore all’industria, insieme al governo di allora, proposi la chiusura graduale della miniera, ma i sindacalisti si opposero. A questo punto mi chiedo: è stato giusto dare negli anni tante risorse alla Carbosulcis? Certo, oggi la giunta ha il dovere di far sì? che le produzioni industriali non siano dismesse, ma personalmente sulla miniera continuo ad avere dubbi».

  16. settembre 24, 2012 alle 2:50 PM

    da La Nuova Sardegna, 24 settembre 2012
    Se il carbone diventa carburante.
    Minerale trasformato per i motori diesel, ma la Regione snobba il progetto.

    CAGLIARI. C’è un progetto di una società svizzera per trasformare il carbone del Sulcis nel carburante del futuro. L’unico problema è che la società Next che rappresenta in Italia la X-Tech, proprietaria del progetto, non è riuscita a farsi ricevere dai politici sardi. La proposta inviata comunque alla giunta e alla Sfirs è quella di impiegare il carbone Sulcis per produrre “Dme”, un carburante di sintesi, puro e ricco di idrogeno. Un vettore di energia ma col pregio che può essere trasportato e gestito a basso costo come il Gpl. In Svezia – ha fatto notare Raffaele Tola, consulente dell’azienda – la Volvo ha iniziato la sperimentazione sull’uso del Dme in sostituzione del gasolio su mezzi pesanti. L’ultimo step del progetto ha comportato un investimento di 28,8 milioni di euro e a fine anno consentirà alla Volvo di immettere sul mercato autocarri con motori diesel alimentati a Dme. Da alcuni anni, poi, il Dme è una fonte strategica di energia per la Cina dove la produzione è particolarmente ricca. La tecnologia è dunque consolidata. «Dal carbone Sulcis, carico di zolfo», assicurano gli autori del progetto denominato black to green, «si può produrre direttamente gasolio per motori diesel». Gli ostacoli sono sostanzialmente due: 1) l’alto costo per l’avviamento degli impianti che, comunque, sarebbe sempre inferiore rispetto a quello della cattura e dello stoccaggio dell’anidride carbonica; 2) la struttura consolidata della raffinazione del petrolio che si lavora a basso costo ed è contraria a qualsiasi innovazione. Il carburante “pulito”, il Dme cioè etere dimetilico, viene prodotto in Svezia, Cina, Giappone e Sudafrica. Per rendere economica la produzione in questi casi la produzione è fatta su larga scala. Il motore diesel avrebbe emissioni inquinanti vicine allo zero. La X-Tech punta a un impianto pilota ma nell’isola, dicono, nessuno ha voluto vedere il progetto.

  17. settembre 27, 2012 alle 10:14 PM

    da La Nuova Sardegna on line, 27 settembre 2012
    Alcoa, dal governo stop a trattativa: «Richieste di Glencore incompatibili».
    Rischia di saltare definitivamente la trattativa per l’acquisizione da parte degli svizzeri dell’azienda di Portovesme: il nodo del costo dell’energia pare irrisolvibile: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2012/09/27/news/alcoa-dal-governo-stop-a-trattativa-richieste-di-glencore-incompatibili-1.5765273

  18. settembre 28, 2012 alle 2:49 PM

    da L’Unione Sarda, 28 settembre 2012
    Portovesme. Alcoa: da lunedì restano a casa i 67 operai interinali e 15-20 lavoratori degli appalti. Il Mise boccia Glencore: basta sconti. Il sottosegretario: «Non scendiamo sotto i 35 euro a megawattora». (Marco Noce): http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_146_20120928082817.pdf

    Nuraxi Figus. Il progetto Carbone Sulcis, il Governo risponde alla Ue: http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_146_20120928082847.pdf

    da La Nuova Sardegna on line, 28 settembre 2012
    Alcoa, dal governo stop a trattativa: «Richieste di Glencore incompatibili». Rischia di saltare definitivamente la trattativa per l’acquisizione da parte degli svizzeri dell’azienda di Portovesme: il nodo del costo dell’energia pare irrisolvibile: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2012/09/27/news/alcoa-dal-governo-stop-a-trattativa-richieste-di-glencore-incompatibili-1.5765273

  19. settembre 29, 2012 alle 2:10 PM

    come volevasi dimostrare.

    A.N.S.A., 29 settembre 2012
    Alcoa: Glencore rinuncia ad acquisto. Lettera al Governo, troppo alto costo dell’energia: http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/sardegna/2012/09/29/Alcoa-Glencore-rinuncia-acquisto_7550998.html

    da L’Unione Sarda on line, 29 settembre 2012
    Alcoa, Glencore rinuncia all’acquisto: “A Portovesme l’energia è troppo cara”. Il commiato rispetto alla trattativa è arrivato in una lettera che la multinazionale ha inviato al ministro Passera e al presidente della Regione Cappellacci: http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/289457

    da La Nuova Sardegna on line, 29 settembre 2012
    La Glencore rinuncia all’acquisto dell’Alcoa.
    La multinazionale svizzera ha comunicato a governo e regione il suo no definitivo: troppo alti i costi dell’energia: http://lanuovasardegna.gelocal.it/cagliari/cronaca/2012/09/29/news/la-glencore-rinuncia-all-acquisto-dell-alcoa-1.5775266

  20. ottobre 3, 2012 alle 6:28 PM

    da L’Unione Sarda on line, 3 ottobre 2012
    Alcoa, sconti per l’energia sino al 2015. L’Ue dà l’ok: “Non sono aiuti di Stato”: http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/289908

    da La Nuova Sardegna on line, 3 ottobre 2012
    Alcoa, la Ue proroga gli sconti sull’energia fino al 2015.
    La Commissione Ue ha autorizzato, in base alle norme in materia di aiuti di Stato, la proroga fino al 2015 di un regime attuato dall’Italia per la remunerazione delle imprese che offrono servizi di interrompibilità istantanea in Sardegna e in Sicilia. Di questo regime di sconti si avvale, fra l’altro, Alcoa: http://lanuovasardegna.gelocal.it/cagliari/cronaca/2012/10/03/news/alcoa-la-ue-proroga-gli-sconti-sull-energia-fino-al-2015-1.5797616

  21. ottobre 12, 2012 alle 2:55 PM

    come volevasi dimostrare, ancora.

    da La Nuova Sardegna, 12 ottobre 2012
    Carbosulcis, l’Ue orientata verso un’altra bocciatura. La rappresentanza italiana a Bruxelles teme l’apertura di un procedimento per fondi statali ricevuti sette anni fa. Sul progetto industriale c’è incertezza. (Giuseppe Centore): http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20121012080736.pdf

  22. novembre 3, 2012 alle 10:02 am

    amen.

    A.N.S.A., 2 novembre 2012
    Alcoa: spenta ultima cella stabilimento. Manca autorizzazione, salta manifestazione martedì a Roma: http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/sardegna/2012/11/02/Alcoa-spenta-ultima-cella-stabilimento_7729996.html

    da Sardinia Post, 2 novembre 2012
    ALLE 6,30 STACCATE LE ULTIME DUE CELLE. CRONACA DI UNA MORTE INDUSTRIALE: http://www.sardiniapost.it/economia/1282-alle-6-30-staccate-le-ultime-due-celle-cronaca-di-una-morte-industriale

    da L’Unione Sarda on line, 2 novembre 2012
    Alcoa: celle spente, salta il corteo a Roma. Gli operai sconfortati: “Fine di un sogno”: http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/293533

  23. novembre 14, 2012 alle 2:58 PM

    e siamo arrivati alla guerriglia urbana.

    da La Nuova Sardegna, 14 novembre 2012
    Esplode la rabbia, guerriglia nel Sulcis. Una ventina i feriti negli scontri a Carbonia, battaglia nelle strade tra petardi e bombe carta: i ministri sotto assedio costretti a partire in elicottero. (Giuseppe Centore): http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20121114084242.pdf

    Un piano da 451 milioni ma i progetti sono pochi. Il governo pensa a un concorso internazionale che connetta il territorio al mondo. Eurallumina, il 22 ci sarà la firma dell’intesa e subito dopo la fabbrica riaprirà: http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20121114084202.pdf

    Ore di follia tra lanci di pietre e lacrimogeni. Inutili i tentativi dei sindacalisti dis edare gli animi, violenti tafferugliq uando ha parlato Passera: http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20121114084316.pdf

    Gli studenti accanto ai lavoratori: «Per noi giovani qui non c’è futuro»: http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20121114084348.pdf

    Le reazioni. Casti: «Una vergogna per la città». Il sindaco di Carbonia condanna il comportamento dei lavoratori. (Gianfranco Nurra): http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20121114084424.pdf

    I politici: «Passi in avanti con il vertice». Cappellacci non commenta i disordini. Provincia e Pd: «È un contrasto al malessere». Pili(Pdl) ai ministri: «Ciarlatani»: http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20121114084100.pdf

    Cgil-Cisl-Uil: «Era previsto,scarsi risultati». Netta presa di distanze dei sindacati dagli incidenti: «Il ricorso alla violenza non è mai giustificabile»: http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20121114084137.pdf

    ——-

    da L’Unione Sarda, 14 novembre 2012
    In guerra per il lavoro. Esplode la rabbia degli operaiAlcoa durante il vertice a Carbonia. Sassaiola e fuoco, la delegazione del Governo fugge in elicottero. (Stefania Piredda): http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_146_20121114090856.pdf

    I sindacati: «Anche i poliziotti sono lavoratori da rispettare».
    Violenti perché disperati. Le reazioni dopo la conta degli agenti feriti: http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_146_20121114090929.pdf

    Iglesias. Ex Rockwool asserragliati al buio nella galleria: http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_146_20121114091455.pdf

    I ministri: pronti 450 milioni. Sì a boniche e infrastrutture.
    «Tempi garantiti, ma solamente soluzioni sostenibili». (Augusto Ditel): http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_146_20121114090528.pdf

    La Regione. Governatore soddisfatto: bisognerà vigilare. Cappellacci: «Primo passo ma ora comincia il difficile»: http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_146_20121114090800.pdf

  24. novembre 16, 2012 alle 9:03 PM

    toh, vado d’accordo con il ministro Fabrizio Barca.

    Stefano Deliperi

    da L’Unione Sarda, 16 novembre 2012
    Barca sugli scontri nel Sulcis e a Roma: “C’è un filo rosso: l’assenza dei partiti”.
    Scontri nelle piazze d’Italia dopo la guerriglia che, nel Sulcis, è stata scatenata all’arrivo della delegazione governativa. Il ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca, in un’intervista alla Stampa, vede “un filo rosso dietro l’anarchismo della protesta”: “la totale assenza dei partiti nei territori”: http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/294974

  25. novembre 20, 2012 alle 5:12 PM

    A.N.S.A., 20 novembre 2012
    Sulcis: UE indaga su aiuti di Stato. Due indagini approfondite sulla Carbosulcis: http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/sardegna/2012/11/20/Sulcis-UE-indaga-aiuti-Stato_7828346.html

    • novembre 21, 2012 alle 2:58 PM

      e adesso che il bluff salta?

      da La Nuova Sardegna, 21 novembre 2012
      Aiuti illegittimi a Carbosulcis: l’Ue chiede 431 milioni.
      La Commissione boccia anche il progetto miniera-centrale. Due delibere che possono portare alla chiusura definitiva. (Giuseppe Centore) (http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20121121082058.pdf)

      La notizia era attesa da una settimana, dopo che gli uffici della Commissione avevano istruito le pratiche, ma sino all’ultimo si è sperato nel rinvio della decisione. La Regione informalmente aveva comunicato ai sindacati di prepararsi al peggio, ma neppure loro sapevano alla fine quale devastante impatto avrebbe avuto la delibera. Ieri pomeriggio la Commissione Europea ha deciso di aprire due indagini (di fatto due procedimenti di infrazione) sulla Carbosulcis. Il primo riguarda il passato, i 431 milioni di euro che dal 2001 a oggi la Regione ha versato nelle casse della sua azienda e che sono a rischio di restituzione; il secondo l’avveniristico progetto legato alla cattura e allo stoccaggio della C02 (di cui oggi si discuterà per ironia della sorte in un convegno a Serbariu). Per entrambi il giudizio è netto, ed è negativo. Per assurdo a preoccupare di più gli uffici del ministero degli Esteri e dello Sviluppo economico non è la parte relativa al progetto combinato miniera+centrale, ancora tutto da definire, per il quale nessuno aiuto è stato né concesso né erogato, ma la prima parte, quella relativa ai soldi concessi per l’attività mineraria. La commissione mette in dubbio sia la legalità degli aiuti sia la loro compatibilità; quest’ultimo elemento è decisivo perché la stessa Commissione, nella nota firmata dal vicepresidente Almunia, fa capire che entro 18 mesi potrebbero scattare le richieste di rimborso dei soldi. Come se non bastasse gli uffici hanno “vivisezionato” gli aiuti ricevuti dalla miniera, per periodo e per norma applicata: ebbene, tutti vengono considerati illegittimi, tali da prevedere il rimborso. È evidente che anche solo la parziale richiesta di fondi comporterebbe il fallimento immediato di Carbosulcis. La Regione era informata della decisione in arrivo da Bruxelles, ma ha sperato che le voci non trovassero poi conferma, o forse si è illusa che le ultime comunicazioni sul progetto, inviate il 31 ottobre, avrebbero fatto cambiare idea agli uffici. E invece così non è stato, nonostante la sicumera con la quale si davano per chiuse, vittoriosamente, le interlocuzioni con l’Unione Europea. Neppure l’ultima missiva, dove il progetto Ccs sarebbe stato ridotto di un quarto ha convinto la commissione che continua ad avere forti dubbi sui tre capisaldi del progetto: l’aiuto previsto (talmente incerto da non aver trovato nessun via libera informale dal ministero) che sarebbe stato ben superiore al minimo; l’esistenza di un aiuto, diretto o meno alla miniera; l’utilità di una centrale alimentata a carbone per le esigenze energetiche dell’isola. Le prime dichiarazioni della Regione (assente Cappellacci di rientro dalla penisola arabica) sono dell’assessore all’Industria Zedda, in partenza per Bruxelles dove oggi dovrà presentare il piano per le energie sostenibili. «Questa decisione complica tutto. Metteremo in campo tutte le nostre progettualità per superare questo ostacolo, e di certo non abbandoneremo certo il campo; dovremo difenderci e lo faremo con il massimo impegno». Silenzio ieri da parte del ministero dello Sviluppo, che vede venir compromesso uno dei pilastri del piano Sulcis, presentato la scorsa settimana. La realtà però è che il progetto centrale+miniera, mai vicino, in queste settimane per i dubbi sulla sostenibilità economica e progettuale dell’iniziativa, si è di molto allontanato, al punto, da apparire da ieri quasi un puntino all’orizzonte. Prossimo a scomparire.

      l’on.Mauro Pili non perde, invece, occasione per tacere.

      da L’Unione Sarda on line, 21 novembre 2012
      Carbosulcis, Pili (Pdl) attacca Passera: “Documenti importanti tenuti nascosti”: http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/295630

  26. novembre 24, 2012 alle 4:50 PM

    da Europa Press Releases – agenzia di stampa europea, 20 novembre 2012
    Aiuti di Stato: la Commissione avvia due indagini approfondite su misure italiane di sostegno al settore dell’energia in Sardegna: http://europa.eu/rapid/press-release_IP-12-1242_it.htm

  27. febbraio 6, 2013 alle 2:54 PM

    da La Nuova Sardegna, 6 febbraio 2013
    I NUOVI PIANI DELLA REGIONE. Carbosulcis, progetto da rivedere: possibile chiusura.

    PORTOSCUSO. Ridimensionamento tecnico finanziario del progetto carbone, riduzione della produzione, o addirittura la chiusura della miniera di Nuraxi Figus. Sono queste le ipotesi della Regione sul futuro della Carbosulcis. Ieri nell’audizione richiesta dal consigliere regionale del Pd Pietro Cocco, per avere dei chiarimenti sul futuro dell’attività produttiva e occupazionale della miniera, l’assessore all’industria Alessandra Zedda, in presenza dei vertici della società regionale il direttore Mario Porcu, e l’amministratore unico Luigi Zucca in sede di commissione, ha presentato una relazione di cinque pagine dove si descrive il piano di azione che la Regione intende mettere in atto sulla miniera. Il piano si articola in tre assi. Il primo parla di un ridimensionamento tecnico finanziario del progetto CCs, la tecnologia che mitiga l’impatto delle immissioni inquinanti attraverso lo stoccaggio e la cattura di Co2 direttamente nel sottosuolo. Un progetto stimato intorno ai 200 milioni di euro. Il secondo asse prevede la predisposizione del piano industriale di riduzione di produzione della miniera mantenendone solo una parte in attività con produzioni finalizzate allo sviluppo di un polo industriale chimico ovvero il mantenimento in stand bay attivo in ragione della prima ipotesi avvalendosi delle previsioni della decisione del Consiglio sugli aiuti di Stato, per operare la chiusura delle miniere non competitive. Così sarebbe possibile garantire l’operatività dell’intero complesso minerario fino al 2018 con aiuti al funzionamento decrescenti e con l’ulteriore possibilità di attuare l’attività di messa in sicurezza della porzione di miniera non utilizzata, fino al 2022. Il terzo asse è quello più preoccupante: focalizzazione e specifici interventi sostitutivi, sia produttivi che infrastrutturali per compensare il territorio interessato dalla chiusura della miniera per ricomprenderla nell’ambito del più ampio piano Sulcis in corso di definizione e la cui copertura finanziaria è stata disegnata con una delibera del Cipe. « Queste ipotesi sul futuro della Carbosulcis sono molto preoccupanti», dice il consigliere Pietro Cocco, sindaco di Gonnesa. «Ho chiesto di convocare subito un consiglio, ha aggiunto Cocco, per discutere il problema della Carbosulcis dove attualmente lavorano 460 operai»

  28. febbraio 20, 2013 alle 3:00 PM

    qui le procedure di infrazione comunitarie per indebiti “aiuti di Stato” a favore della Carbosulcis e del ciclo integrato carbone-centrale con stoccaggio sotterraneo di anidride carbonica: http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:C:2013:020:0001:0011:IT:PDF , http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:C:2013:020:0012:0026:IT:PDF

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    da L’Unione Sarda, 20 febbraio 2013
    Nuraxi Figus. Carbosulcis,sulla Gazzetta Ufficiale le procedure d’infrazione. Miniera: i dubbi europei. Aiuti di Stato, le contestazioni milione per milione. (Antonella Pani): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20130220090113.pdf

  29. febbraio 28, 2013 alle 2:55 PM

    da L’Unione Sarda, 28 febbraio 2013
    Sviluppo. Polemica sulla mancanza di retribuzione, Mauro Pili (Pdl): «Roba per fumettisti dilettanti».
    Pioggia di idee per il futuro del Sulcis. In 1400 hanno risposto al concorso bandito da Governo e Invitalia. (Marco Noce): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20130228084010.pdf

    De minimis. Parla Barca «Niente imposte per le aziende: via quest’estate»: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20130228084059.pdf

    Tra Deidda e Cappellacci battute al vetriolo: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20130228083945.pdf

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    da La Nuova Sardegna, 28 febbraio 2013
    «Nel Sulcis soldi solo a idee convincenti». Il ministro Barca presenta il bando internazionale: in una settimana già 1.397 iscrizioni. (Giuseppe Centore)

    CAGLIARI. «Le istituzioni, locali e nazionali hanno favorito per decenni la nascita di imprese nei territori più poveri, solo perché c’erano i fondi a disposizione: si realizzava di tutto, senza alcuna logica. Adesso rovesciamo la prospettiva: per il Sulcis cerchiamo idee, non progetti, e lanciamo un bando internazionale. Se ci convincono le finanzieremo, in maniera trasparente e condivisa». Fabrizio Barca, fine economista e ancora per poche settimane ministro della Coesione, è arrivato ieri in Regione per presentare http://www.99ideas.it, il sito dove sono inseriti i tre bandi speciali che il governo ha lanciato per sperimentare (ma per noi, altrove è pratica quotidiana) un nuovo modo di pensare lo sviluppo. Oltre al Sulcis, i bandi riguardano Pompei e Reggio Calabria: tre aree calde, ma nessuna estesa e complessa come la nostra. Barca, con i sindaci, la Provincia, e l’amministratore di Invitalia (l’ente pubblico incaricato di seguire il bando) Domenico Arcuri è stato ricevuto da Cappellacci e dall’assessore Zedda. Con loro si è testato il percorso compiuto e quello da fare per aprire i cantieri nel “nuovo” Sulcis. A disposizione, complessivamente ci sono 581 milioni di euro, somma cresciuta di 130 milioni dopo che il Parlamento ha accettato la richiesta dei deputati sardi Pd di dedicare al Sulcis la parte non ancora usata della somma che Alcoa ha restituito al sistema elettrico nazionale. «Ma per questo territorio – ha detto il presidente della Provincia Cherchi – sono in arrivo anche altri strumenti, come la zona franca per le piccole e medie imprese che ogni tre anni per i prossimi 14 consentirà la riduzione delle tasse al massimo per 200mila euro per ogni azienda». «Spero che entro l’estate i decreti attuativi – ha detto Barca – siano pronti, ma noi non vogliamo offrire illusioni. Ogni passo, ogni decisione sarà pubblica e concordata con gli enti locali». Il ministro cita i passi compiuti sul depuratore di Sant’Antioco, sulla strada per Giba, sulle bonifiche del rio San Giorgio dall’ultima riunione a oggi, «non è che aspettiamo le idee da fuori per realizzare quanto concordato; facciamo i passi giusti, senza fretta e senza illusioni». Il bando, entrato in rete da un settimana, ha raccolto già 1397 iscrizioni, di soggetti, di cui un terzo residenti in Sardegna. Rimarrà in rete due mesi e poi si tireranno le somme. «Serve a stimolare idee, non progetti, e per adesso alla loro realizzazione destineremo 55 milioni. Naturalmente – ha concluso Barca – tutte le idee saranno pubblicate e valutate da una commissione che farà una graduatoria a cui seguirà la premiazione. È l’idea che deve convincerci non i progetti». Il bando illustra anche nel dettaglio punti di forza e debolezza del territorio, e spiega perché è necessario, dopo la crisi della grande industria primaria, e prima ancora del polo minerario, un nuovo futuro per una delle aree più povere del paese. Soddisfatto sia del metodo che dell’impegno del ministro Barca il presidente della Regione Cappellacci che parla di lavoro positivo e fruttuoso, «sarebbe stato bello se tutti i colleghi di Barca avessero avuto la sua stessa sensibilità…». Sulla stessa lunghezza d’onda l’assessore all’industria Zedda. Chi non la pensa così è invece il deputato Pdl Pili che in serata ha ingaggiato un duello a colpi di comunicati con la giunta e con il capogruppo Pdl in Consiglio Pittalis. «Questo piano è un imbroglio».

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    da Sardinia Post, 27 febbraio 2013
    Sulcis, Barca a Cagliari: “Ecco cosa è già stato fatto”. Pili: “Una farsa”: http://www.sardiniapost.it/economia/sulcis-barca-a-cagliari-per-il-bando-arrivati-1400-soggetti-ecco-cosa-e-gia-stato-fatto/

  30. aprile 8, 2013 alle 3:00 PM

    e se lo facessero a Carbonia o a Iglesias, per esempio?

    da Il Corriere della Sera on line, 7 aprile 2013
    IN SPAGNA, MODI DI RISPONDERE ALLA CRISI. Assediare i politici sotto casa o al bar, l’ultima protesta degli indignados. Sono gli escrache,organizzati dalla piattaforma degli sfrattati. Una delle tante iniziative rilanciate dal movimento del 15-M. (Matteo Cruccu): http://www.corriere.it/esteri/13_aprile_06/spagna-escrache-indignados-cruccu_b30af39e-9ec8-11e2-8717-9b3e51409b57.shtml

  31. aprile 14, 2013 alle 1:46 PM

    da La Nuova Sardegna, 14 aprile 2013
    Gas e fiamme in galleria terrore alla Carbosulcis. (http://lanuovasardegna.gelocal.it/carbonia/cronaca/2013/04/14/news/gas-e-fiamme-in-galleria-terrore-alla-carbosulcis-1.6878871) L’emergenza è scattata giovedì sera: bloccato l’accesso all’area di estrazione L’incidente provocato da un guasto alle linee di trasporto in superficie. (Giuseppe Centore)

    NURAXI FIGUS. Tragedia evitata giovedì notte in Carbosulcis. E la colpa è delle difficoltà economiche che hanno reso difficile, se non impossibile garantire la regolare produzione mantenendo standard di efficienza e sicurezza ottimali. Il racconto di quelle ore è possibile solo attraverso le parziali, incomplete e reticenti ricostruzioni di chi era in sottosuolo o in superfice in quelle ore. Racconto che però non è certo un segreto: a Nuraxi Figus, tutti, letteralmente, sanno cosa succede sopra e sottoterra, ma per il vincolo, si direbbe di sangue, che tiene unito il personale, non c’è neppure bisogno della consegna del silenzio. Si tace e basta. Le fiamme. L’emergenza è stata dichiarata giovedì sera, ma le avvisaglie che qualcosa non andava si sono avute nel pomeriggio. I lavoratori addetti al taglio nell’unica galleria da dove si estrae adesso il carbone hanno visto fumo, e piccole fiamme uscire dal minerale accumulato. Il fumo che hanno intravisto era la parte visibile dei gas che si formano dalla combustione del carbone: metano, anidride carbonica, monossido di carbonio e solfuri vari nocivi e mortali. Appena intraviste le fiammelle, l’evacuazione è stata immediata. Troppo alto il rischio di un incendio. Con l’interfono di emergenza è stata chiamata la sicurezza, è stata mobilitata la squadra di emergenza, seguendo la procedura prevista in questi casi: decine di addetti specializzati sono scesi in galleria, e hanno sigillato, tappandola, la galleria da dove è nata la combustione. Un lavoro di diverse ore, con pannelli di materiale ignifugo “saldati” con una resina speciale che ha creato letteralmente un tappo, spesso almeno mezzo metro, su un ingresso di almeno sei metri di diametro. Alla fine il “tappo” è stato creato, lasciando dentro l’armatura marciante, l’enorme macchinario che serve a “grattare” il carbone dalla roccia. A differenza dell’altro gravissimo episodio di dodici anni fa, si è deciso di non smontare il macchinario (operazione lunghissima e pericolosa), ma di tappare la galleria con tutto dentro. Tra alcune settimane le squadre specializzate effettueranno i primi rilievi per capire se ci sono ancora gas, e se c’è una combustione in atto, oppure se i parametri sono nella norma. Le cause. E qui entriamo nel capitolo più delicato. Le fiamme, e cioè l’autocombustione, si sono sviluppate perchè il carbone estratto non è stato immediatamente portato in superficie attraverso il nastro trasportatore, lungo quasi tre chilometri, che dalla galleria arriva fuori. La frana del materiale ha superato l’armatura marciante e nei cumuli di carbone si sono formate delle sacche di aria, che favorite dalla pressione hanno costituito il luogo ideale per l’autocombustione. La ragione dei cumuli? Il nastro è rotto, o quantomeno non è funzionante in maniera ottimale. Ci sono i soldi per sostituirlo? Quanto costa l’intera operazione? Secondo l’azienda poche migliaia di euro. Una interpretazione ottimistica sia sul costo che sui tempi per la sua realizzazione. Lo stop. Non a caso quindi la direzione aziendale aveva chiesto ai sindacati nei giorni scorsi, durante la quotidiana riunione pomeridiana sull’andamento dei lavori, di mettere in ferie forzate buona parte del personale impegnato nel sottosuolo. La paura che potesse innescarsi l’autocombustione era evidentemente ben presente nei vertici della società, alle prese con un contratto da rispettare, quello con Enel (presto sarà siglato il nuovo accordo), ma con i soldi giusto per pagare stipendi e garantire i servizi essenziali. Non certamente fondi per interventi straordinari. Carbosulcis da alcuni mesi a questa parte è una azienda di fatto ferma: produce pochissimo, ma costa tanto, causando, tensioni, scontri e adesso anche incidenti.

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    Il caso. Soldi da Bruxelles ma solo se si chiude.

    Nei giorni scorsi l’Ue ha dato 140 milioni di euro all’Ungheria per la chiusura di una sua miniera di carbone non produttiva, con la garanzia del ricollocamento dei lavoratori in altre attività. Alcune settimane fa in un incontro tenutosi a Bruxelles i funzionari della Commissione hanno comunicato alla Regione che la procedura aperta per aiuti di Stato illegittimi pari a 440 milioni di euro sarebbe stata ritirata se la Sardegna avesse proposto un piano di chiusura graduale. Netta la risposta negativa. La Regione non vuol sentir parlare di chiusura e va avanti sul futuribile progetto di cattura della CO2 in sottosuolo.

  32. aprile 23, 2013 alle 2:56 PM

    e da qui (http://www.99ideas.it/site/ideas/home.html) dovrebbe saltar fuori la “rinascita” del Sulcis. Mitici il tunnel per S. Antioco (SU8, http://www.sardiniapost.it/wp-content/uploads/2013/04/1.pdf), la “prima riserva di umani” (SU89, http://www.sardiniapost.it/wp-content/uploads/2013/04/5.pdf), il parco eolico per disabili (SU111, http://www.sardiniapost.it/wp-content/uploads/2013/04/7.pdf), la scuola per il futuro (SU177, http://www.sardiniapost.it/wp-content/uploads/2013/04/11.pdf), ma anche tante idee innovative e intelligenti. Vedremo le scelte.

    da Sardinia Post, 22 aprile 2013
    Case sugli alberi e ‘riserve umane’, ecco le idee per il Sulcis: http://www.sardiniapost.it/economia/case-sugli-alberi-e-riserve-umane-ecco-le-idee-per-il-sulcis/

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    In anteprima, ecco tutte le 158 proposte: http://www.sardiniapost.it/economia/dal-bio-spray-al-tonno-rosso-fino-alla-macchina-del-tempo-ecco-le-158-proposte-una-per-una/

  33. Maggio 9, 2013 alle 2:57 PM

    da La Nuova Sardegna, 9 maggio 2013
    CARBOSULCIS. Non c’è il via libera ai 10 milioni, gli operai in allarme.

    NURAXI FIGUS. La lettera è partita ieri., a firma del dirigente dell’assessorato all’industria, e conferma le peggiori previsioni dei giorni scorsi. Gli uffici regionali non intendono erogare i 10 milioni stanziati con la leggina di marzo scorso perché quel provvedimento, come indicato in un comma (pare aggiunto di corsa e all’ultimo momento in aula) va prima comunicato all’Unione Europea. In ogni caso, anche se questo venisse fatto in tempi rapidi (che riguardano però solo l’inoltro, non certo la risposta degli uffici comunitari) quei fondi, secondo gli uffici, vanno usati solo per la messa in sicurezza e non per la gestione ordinaria. La notizia ha fatto salire la tensione fra gli operai della Carbosulcis, perché vuol dire che con quei 10 milioni non potranno essere comunque pagati gli stipendi. Nel cantiere di Nuraxi Figus, dunque cresce l’allarme.

  34. giugno 20, 2013 alle 2:51 PM

    da La Nuova Sardegna, 20 giugno 2013
    Carbosulcis, le spese folli. Stipendi a rischio, ma si acquistano per 150mila euro macchinari non utilizzabili. (Giuseppe Centore)

    NURAXI FIGUS. Poche persone al lavoro, clima ovattato, anche se il fuoco, virtuale, cova sotto la cenere, vera. La situazione che si sta vivendo in Carbosulcis è ormai oltre qualsiasi immaginazione, con una inazione dell’azionista unico, la Regione, di cui non si riesce a trovare una ragione. Ricapitolando: dopo l’annuncio dell’avvio della procedura di infrazione per oltre 400 milioni di euro indicati come illegittimi, dalla Regione sono stati sospesi tutti i pagamenti, anche quelli previsti con la vecchia finanziaria. Per dare ossigeno all’azienda, in realtà per pagare gli stipendi, azionista e amministratori si sono inventati un procedimento più da azzeccagarbugli che da manager di una azienda pubblica: visto che i dirigenti regionali, nonostante leggine ad hoc, si sono rifiutati di versare i fondi necessari alla sopravvivenza aziendale, la Regione ha inventato una procedura che prevede una messa progressiva in sicurezza della miniera, certificata da un docente universitario, e in base a quella è stato chiesto un finanziamento ad hoc alla Regione. Una messa in sicurezza che vuol dire, il fermo delle attività in sottosuolo, e lo smontaggio della grande macchina che lavora il carbone; tutto ciò comporta anche esuberi, 58 unità, nonostante in azienda ci siano una ottantina di pensionandi. Di fatto Carbosulcis riceverebbe i soldi come se fosse una impresa di opere pubbliche, a stato di avanzamento lavori. Per far questo servirebbe un ulteriore passaggio: una delibera di giunta regionale, proposta dall’assessore Liori, dove si autorizza una volta di più la spesa di quei fondi per «i servizi di pubblico interesse per attività di messa in sicurezza e custodia della miniera, alla luce delle decisioni comunicate alla Ue». Ebbene, la giunta ha rinviato la approvazione di questa delibera a lunedì prossimo, per chiarimenti tra assessorati all’industria e all’ambiente. Senza questa delibera non si potranno concedere i milioni necessari alla vita ordinaria della miniera e non si potranno neppure pagare gli stipendi e le quattordicesime a metà della prossima settimana. In questo quadro a dir poco caotico, si inserisce la decisione aziendale, non si sa se concordata con il socio unico, di acquistare un macchinario per 150mila euro; la macchina, usata per le operazioni di setacciatura per le ceneri e gessi della discarica, sino a ieri era in affitto. Adesso verrà acquistata dall’azienda, che non potrà comunque usarla visto che il taglio è fermo. Non si sa se l’acquisto della macchina fa parte delle necessità tecniche indicate dal professore universitario per la messa in sicurezza della miniera. Resta il fatto che la spesa, non certo imponente rispetto ad altre fatte nel passato, in questo periodo di stasi totale, e senza possibilità di ripresa di attività sino a fine anno, è inspiegabile. Ma in Carbosulcis, di spiegabile, con la logica c’è rimasto ben poco.

  35. settembre 6, 2013 alle 2:54 PM

    Carbosulcis story.

    da L’Unione Sarda, 6 settembre 2013
    Carbosulcis. L’inchiesta coinvolge il manager Porcu, l’ex dg Deriu e l’ex presidente del cda Madeddu. Acquisti senza appalto, 13 indagati. Il pm Porcu: «Ingiusti vantaggi patrimoniali a società selezionate». (Andrea Scano): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20130906083019.pdf

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    Nel mirino della Procura dirigenti e tecnici: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20130906083213.pdf

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    I presunti“favoriti”. Trenta aziende e commesse per 40 milioni: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20130906083131.pdf

    • settembre 11, 2013 alle 2:44 PM

      da La Nuova Sardegna, 11 settembre 2013
      LA MINIERA » VERTICE AL MINISTERO. Carbosulcis, sulla chiusura la Regione prende tempo.
      Incontro interlocutorio tra Liori e il sottosegretario De Vincenti Nei prossimi dieci giorni il confronto a Bruxelles con la Commissione Ue. Le perplessità dei sindacati: «Devono discutere prima con noi». (Giuseppe Centore)

      L’esito dell’incontro che si è svolto al Mise sul futuro della Carbosulcis, non convince i sindacati che non hanno partecipato al vertice romano. Per Francesco Garau, segretario provinciale della Filctem-Cgil «si sta perseverando nell’errore senza discutere preliminarmente con le parti sociali pensando che tutto venga preso senza batter ciglio dalle maestranze». Dello stesso avviso anche Nino D’Orso, segretario della Femca-Cisl. «Quello che Regione e Governo pensano lo apprendiamo dagli organi di stampa e non certo da colloqui formali o informali, non è pensabile proseguire in questo modo». Dura anche la presa di posizione di Antonello Tiddia, rappresentante sindacale dell’Usb Sulcis: «Lo avevamo detto e vogliamo vederci chiaro sul futuro della Carbosulcis, vogliamo alle solite parole riscontri nei fatti».

      ROMA. Dopo mezz’ora di empasse, e sapendo che nessuna decisione si sarebbe potuta assumere solo a Roma, o a Cagliari,dal ministero dello Sviluppo Economico si è deciso di chiamare la Direzione Concorrenza dell’Unione Europea, quella che ha in carico il dossier Carbosulcis. E nel giro di pochi minuti è stato concordato un incontro, da tenersi entro settembre, tra governo, Regione e funzionari comunitari che dovrà disegnare il futuro della miniera. E così l’incontro di ieri, che doveva sancire l’avvio delle procedure di liquidazione del progetto carbone, è servito a prendere tempo. Una scelta più politica che tecnica, perché purtroppo le carte in tavola non lasciano presagire alcunché di positivo. E non a caso i tecnici arrivati da Roma, insieme all’assessore all’Industria Liori, erano pronti a presentare al governo le linee guida e il cronoprogramma della chiusura della miniera. Una scelta tecnicamente ed economicamente ineccepibile, ma politicamente ora non sostenibile. Ecco spiegata la prudenza di Liori, che a termine dei lavori ha rilasciato una breve nota nella quale si conferma l’incontro europeo, ma non si dice che fare del futuro. «Col Ministero abbiamo concordato di organizzare un incontro con la Commissione per valutare il futuro della Carbosulcis. Le ipotesi in campo sono diverse – ha aggiunto Liori – ma è prematuro, e poco opportuno vista la delicata situazione, avventurarsi nel disegnare scenari certi. Soprattutto, prima di aver valutato come uscire positivamente dall’indagine formale europea in corso sulla miniera». Liori dà per scontato l’avvio di una procedura di infrazione che in realtà, allo stato degli atti non c’è ancora, ma che potrebbe arrivare entro il prossimo autunno. Una procedura che mediamente impegna la Commissione e lo stato membro in una partita che, nei vari livelli decisori, porta via non meno di un anno. Scenario netto, allo stato non modificabile, ed è composto da quattro elementi. L’indagine. Per adesso l’Ue ha avviato una procedura di indagine, non di infrazione, dando tempo alla Regione per argomentare le sue deduzioni a difesa dei finanziamenti pubblici, statali e regionali arrivati per oltre 405 milioni di euro nell’ultimo decennio. Sinora le risposte regionali sono state poche, confuse e balbettanti, e soprattutto di una lentezza mal considerata a Bruxelles. Che i funzionari comunitari vedano di buon occhio il progetto dello sfruttamento del carbone sardo, per come è andato sviluppandosi in questi anni, è pia illusione. Il governo. Modi gentili, ieri addirittura squisiti, ma la sostanza non cambia: la querelle Carbosulcis è solo regionale. Il governo non ci metterà un euro. La Regione. Non ha un piano alternativo credibile alla progressiva e lenta chiusura, e la scissione della miniera dalla futuribile centrale sperimentale a carbone, finanziabile nel futuro, ne è la riprova. I conti. Solo con una leggina regionale la miniera in questi mesi è rimasta a galla, per assurdo solo a condizione di metterla in sicurezza e asportare dal sottosuolo i macchinari. L’unica fonte certa per far arrivare fondi alla società è accettare il piano di chiusura programmata che garantisce fondi europei sino al 2018. Una scelta da fare subito e che sarà ripetuta dai funzionari comunitari nella riunione che forse si terrà la settimana prossima. Decisione dolorosa, per i politici, soprattutto in campagna elettorale.

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      I NUMERI.

      401 – I MILIONI DI EURO CHE L’UE CONSIDERA AIUTI DI STATO NON LEGITTIMI EROGATI A CARBOSULCIS NELL’ULTIMO DECENNIO
      430 – I DIPENDENTI DIRETTI DELLA CARBOSULCIS, A CUI SONO DA AGGIUNGERE QUALCHE DECINA DEL PERSONALE APPALTI, PIÙ L’INDOTTO
      120 – I LAVORATORI CARBOSULCIS CHE AL 2018, QUANDO FINIRANNO I CONTRIBUTI PER LA CHIUSURA DELLA MINIERA, NON AVRANNO MATURATO I REQUISITI PER LA PENSIONE. POTREBBERO ESSERE RICOLLOCATI NEI PROGETTI PER LA FUTURA CENTRALE

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      da L’Unione Sarda, 11 settembre 2013
      Nuraxi Figus. Vertice a Roma: silenzio sulla strategia per arontare l’Europa. Carbone,si va a Bruxelles. Per Regione e Ministero una sda da 400 milioni: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_82_20130911085828.pdf

  36. settembre 12, 2013 alle 2:46 PM

    alla frutta.

    da L’Unione Sarda, 12 settembre 2013
    GONNESA. Carbosulcis: appello all’Unione Europea: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_146_20130912092214.pdf

  37. settembre 14, 2013 alle 6:03 PM

    e dovremmo pagare tutti noi questa roba?!?

    da La Nuova Sardegna, 14 settembre 2013
    ENERGIA » I PROGETTI. Centrale a carbone nel Sulcis? Forse. Prevista nel decreto del Fare-2 ma il ministero frena: l’unica certezza è che sarebbe comunque slegata dalla miniera. Ermete Realacci Devono chiudere gli impianti per eccesso di produzione e ne vogliono fare altri: siamo su Scherzi a parte? (Giuseppe Centore)

    CAGLIARI. Nella bozza “finale” del decreto sul Fare 2, c’è un articolo dedicato all’energia, e alla realizzazione incentivata di una centrale a carbone nel Sulcis. Sarebbe una bella notizia, se tutto ciò fosse vero, ma ieri sera è arrivata la precisazione del sottosegretario del Ministero per sviluppo economico Claudio De Vincenti: «Le notizie diffuse in formato di bozza relative al contenuto del dl Fare2 sono del tutto infondate. Non esiste infatti alcuna bozza. Il ministero sta lavorando su diverse ipotesi, con una istruttoria approfondita che deve ancora trovare una adeguata sintesi. La diffusione, senza alcuna verifica preventiva di pretese informazioni genera soltanto inutile confusione». E però anche se tutto fosse vero, e per adesso non lo è, bisogna saper leggere con attenzione cosa è scritto nella bozza. La sostanza del provvedimento infatti dice che «la Regione entro il 30 giugno 2016, ha la facoltà di bandire una gara per la realizzazione di una centrale termoelettrica a carbone per la produzione di energia elettrica, dotata di apposita sezione di impianti per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica prodotta, nel Sulcis Iglesiente, in prossimità del giacimento carbonifero. Al vincitore della gara, è assicurato l’acquisto da parte del gestore dei servizi energetici dell’energia prodotta e immessa in rete dall’impianto dal primo al ventesimo anno di esercizio, al prezzo di mercato maggiorato di un incentivo pari a 30 euro/megawattora». La soluzione dei problemi?No. Intanto questo provvedimento sostituisce il vecchio, che si rifaceva a vecchi decreti e a leggi che di anno in anno rinnovavano la disponibilità a realizzare un sistema integrato centrale+miniera nel Sulcis, con una centrale di impegnative dimensioni. Adesso quel progetto viene del tutto accantonato, ridimensionando la dimensione della eventuale centrale a carbone, subordinando la sua realizzazione al buon esito della sperimentazione, e finanziando solo l’impianto di cattura e stoccaggio della anidride carbonica. Anche il sostegno economico che sembra impegnativo, è ridotto della metà. Ma quel che più è chiaro, e che non poteva essere diversamente è che l’eventuale nuovo progetto slega definitivamente la centrale dalla miniera, anzi, seguendo le indicazioni della Commissione Europea abolisce alcun obbligo di acquisto di carbone Sulcis anche a parità di costi e di potere calorico (impresa peraltro impossibile, visto il basso potere calorico del nostro carbone e l’alto tenore di zolfo). Il nuovo testo però prevede anche un terzo importante passaggio: la centrale che eventualmente si dovrà realizzare nel Sulcis (ammesso e non concesso che ce ne sia la necessità e che qualcuno partecipi al bando), dovrà stare in piedi con le sue gambe, senza alcun sostegno. Solo perché inserita negli impianti della centrale vi è anche un impianto di stoccaggio di CO2, che ha costi impegnativi in investimento e gestione, si fornirà un supporto finanziario temporaneo solo per questo aspetto, che ricadrà sulle bollette di tutti. Un boccone difficile da digerire fuori Sardegna, visto che Ermete Realacci, presidente commissione ambiente della Camera, alla notizia del finanziamento di una nuova centrale a carbone, pur innovativa, è sbottato: «Ma non è che siamo su Scherzi a parte?»

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    da L’Unione Sarda, 14 settembre 2013
    ENERGIA. Nel decreto “del Fare” il progetto per la centrale con incentivi di 30 euro a megawattora. Carbone pulito coi prelievi in bolletta. Il sottosegretario smentisce. E Cherchi: «È un ridimensionamento» Solo un’ipotesi, avverte De Vincenti, preoccupato per la diffusione della notizia. La centrale era prevista nell’accordo Governo-Regione dell’estate scorsa. Sindacati tiepidi. (Antonella Pani)

    PORTOSCUSO Il Sulcis avrà la sua centrale a carbone pulito, con la tecnologia della cattura e dello stoccaggio dell’anidride carbonica. La notizia è sparata nel pomeriggio dall’Ansa che parla di bozza del decreto Fare 2 e indica incentivi di 30 euro a megawattora per 20 anni, con la possibilità per la Regione di indire una gara per la costruzione della centrale. Poco dopo, però, arriva la smentita del sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti. IL SOTTOSEGRETARIO «Le “notizie” diffuse in formato di bozza dalle agenzie di stampa relative al contenuto del DL Fare 2 sono del tutto infondate. Non esiste infatti alcuna bozza», dice De Vincenti, che poi aggiunge: «Il Ministero sta lavorando su diverse ipotesi, con una istruttoria approfondita che deve ancora trovare una adeguata sintesi». Insomma la bozza non c’è, dice il sottosegretario. Ma la strada che Ministero e Regione stanno seguendo sembra essere proprio quella: una centrale per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica, con incentivi di 30 euro a megawattora per 20 anni da finanziare con i prelievi in bolletta. L’ASSESSORE La centrale a carbone pulito è un’ipotesi auspicata dalla Regione. «Attendo fiducioso che il Governo si pronunci – ha commentato l’assessore all’Industria Antonello Liori – sarebbe il seguito del protocollo che abbiamo siglato a giugno con il Ministero». L’EX PRESIDENTE Molti ci vedono l’ennesimo regalo al Sulcis affamato di risorse. Tore Cherchi la pensa in maniera diametralmente opposta: «Se fosse confermata questa ipotesi – sottolinea l’ex presidente della Provincia, ora referente per il Piano Sulcis – ci troveremmo di fronte ad un ridimensionamento di un progetto già previsto per legge. E la costruzione della nuova centrale sarebbe, tra l’altro, subordinata alla riuscita della sperimentazione sull’ossicombustione per cui saranno necessari due anni».I SINDACATI Tiepidi, ancora prima della smentita di De Vincenti, i sindacati. «Gli investimenti nel territorio sono sempre positivi – dice Mario Crò, segretario della Uil – ma non capisco che collegamento ha tutto questo con la Carbosulcis. Stiamo parlando di carbone pulito e non abbiamo neanche la certezza che venga utilizzato il nostro carbone». La Cgil parla di confusione: « Questa confusione – avverte il segretario Roberto Puddu – non fa bene al territorio, dipinto ancora una volta come destinatario di una marea di soldi, mentre nella realtà non c’è un centesimo». Fabio Enne, segretario della Cisl, aspetta che si concretizzi l’ipotesi-centrale. «Vediamo se il provvedimento verrà fatto – dice – come sarà finanziato e quali sono i tempi».

  38. ottobre 3, 2013 alle 2:49 PM

    la Carbosulcis va a chiudere.

    da La Nuova Sardegna, 3 ottobre 2013
    Carbosulcis, addio senza più dubbi. (Giuseppe Centore): http://consiglio.regione.sardegna.it/rassegnastampa/pdf/82306_Carbosulcis_addio_senza_piu_dubbi.pdf

  39. ottobre 5, 2013 alle 5:37 PM

    da La Nuova Sardegna, 5 ottobre 2013
    INDUSTRIA » LA FINE DI UN SOGNO. Carbosulcis, chiusura con incognite. L’Europa pronta a chiedere ufficialmente la restituzione dei 405 milioni. Regione e sindacati si appellano al governo. (Giuseppe Centore)

    CAGLIARI. Il problema non è più “se”, ma “come”. Carbosulcis è un morto che cammina, inutile far finta di nulla. Tra inchieste penali, decisione della Ue, ignavia della Regione e disinteresse del governo, l’azienda che gestisce la miniera è avviata a un declino inesorabile; non si sa quanto veloce. Sulla chiusura ormai non si discute neppure più, anche se i sindacati vorrebbero resistere. Al centro del confronto è come chiudere questo mostro, con quali soldi, e con quali prospettive per i lavoratori, molti giovani, tanti con professionalità certo non comuni, e per un intero territorio, che ha già pagato prezzi elevatissimi sul fronte industriale. L’incontro di giovedì tra sindacati e assessore regionale all’industria è stato un dialogo tra sordi. La Regione. L’assessore dell’Industria, Antonello Liori, ha spiegato che «bisogna portare avanti un piano, concordato con le parti, che possa anche influenzare positivamente la chiusura della procedura di infrazione aperta dell’Unione europea sulla Carbosulcis. È necessario trovare una linea comune, che potrà scaturire da un tavolo tecnico, dove esaminare problemi e soluzioni. Fra gli obiettivi, resta fondamentale quello della salvaguardia dei posti di lavoro, ma anche l’individuazione di un adeguato piano di riconversione». Chiusura ma concordata. Per adesso così stanti le cose, una cornice senza alcun disegno all’interno. Il sindacato. «Non firmeremo e non condivideremo mai un piano di dismissione che ci offende perché ci vuole complici della inefficienza storica nella gestione politica della Carbosulcis – è stato il commento di Francesco Garau, segretario provinciale della Filctem-Cgil – la politica si assuma la responsabilità di fare tutti i piani che crede, tenendo conto che sarà l’ultimo anello dello sfascio dell’industria nel Sulcis». Dello stesso avviso anche Giacomo Migheli, segretario regionale della Filctem-Cgil che assicura «non vogliamo far parte di un tavolo tecnico con chi ha gestito la miniera. Chiediamo invece che presenti subito un piano realistico e credibile su come intende salvaguardare l’occupazione e con quali attività produttive. Una richiesta che deve interessare anche il Mise», a cui è stato chiesto un incontro urgente.Dura la presa di posizione dei rappresentanti sindacali della Rsu. «Ci aspettavamo di più – ha precisato Sandro Mereu – adesso è necessario che ci sia subito un incontro al Mise per chiarire una volta per tutte cosa si vuole fare dell’intera vertenza». I delegati sindacali si sono dati appuntamento per lunedì. «Sarà l’occasione per discutere e organizzare la mobilitazione perché non possiamo sacrificare 430 posti di lavoro». L’Europa. Emergono intanto nuovi elementi dalla riunione con i tecnici dell’ambasciata italiana nella Unione Europea, a cui è seguito un fugace incontro con gli stessi esperti dell’Unione. La pratica sulla procedura di infrazione è sul punto di essere chiusa a sfavore della Sardegna. Solo la presentazione di un progetto che segua rigorosamente le procedure europee per la chiusura delle miniere di carbone potrebbe attutire il colpo, ma a condizione che non si tenti di caricare sulla Regione (che dovrà mettere i fondi per la chiusura), voci improprie. Secondo un piano che circola in Regione, Carbosulcis chiederebbe sino al 2027 una somma compresa tra i 14 e i 21 milioni l’anno. Impossibile, come qualcuno sogna, usarli dal piano Sulcis o dagli altri interventi per il territorio. Difficile agganciarli a fantomatici progetti ambientali tutti da realizzare. E allora da dove si tirano fuori i soldi già dal prossimo anno?

  40. novembre 15, 2013 alle 4:57 PM

    da L’Unione Sarda on line, 15 novembre 2013
    Carbosulcis, spesi 17 mln per macchinari inutili. Nei guai dodici dirigenti della società regionale: http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca_sardegna/2013/11/15/carbosulcis_spesi_17_mln_per_macchinari_inutili_nei_guai_dodici_dirigenti_della_societ_regionale-6-340519.html

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    Inchiesta Carbosulcis su spese folli. Ecco i nomi dei dodici indagati: http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca_sardegna/2013/11/15/inchiesta_carbosulcis_su_spese_folli_ecco_i_nomi_dei_dodici_indagati-6-340565.html

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    da Sardinia Post, 15 novembre 2013
    Carbosulcis, 17,5 milioni per acquistare macchinari mai utilizzati: http://www.sardiniapost.it/cronaca/carbosulcis-175-milioni-per-acquistare-macchinari-mai-utilizzati/

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    da La Nuova Sardegna on line, 15 novembre 2013
    Carbosulcis, 17 milioni di euro spesi per macchinari mai usati.
    I militari hanno individuato dodici responsabili, denunciati alla Corte dei Conti, tra amministratori della società regionale, amministratori locali, dirigenti e funzionari: http://lanuovasardegna.gelocal.it/cagliari/cronaca/2013/11/15/news/carbosulcis-17-milioni-di-euro-spesi-per-macchinari-mai-usati-1.8118449

  41. novembre 16, 2013 alle 11:15 am

    da La Nuova Sardegna, 16 novembre 2013
    Sprechi Carbosulcis, mai usati macchinari pagati 17 milioni. Nuova inchiesta della Corte dei Conti, 16 persone segnalate. La polizia tributaria della Finanza ipotizza un danno erariale
    Sotto accusa anche gli amministratori che pur sapendo del mancato uso dei mezzi non hanno fatto nulla per recuperare i fondi spesi, magari attraverso la loro alienazione. (Giuseppe Centore)

    CAGLIARI. La giustizia contabile sembra più lenta di quella penale, qualche volta viene vista come incidentale rispetto alle altre, ma quando arriva fa male, molto male, soprattutto perché contesta il danno erariale e pretende, nel caso di colpevolezza, in qualche modo il recupero dei soldi non correttamente usati. E così amministratori, dirigenti e funzionari della Carbosulcis, società interamente controllata dalla Regione, nei cui confronti lo scorso luglio la Procura aveva chiuso l’inchiesta per una serie di reati legati alle attività della miniera, contestando soprattutto il peculato e l’abuso d’ufficio riceveranno nei prossimi giorni la contestazione di danno erariale dalla Procura regionale della Corte dei conti, che ha appena ridevuto un voluminoso dossier dai finanzieri del comando provinciale di Cagliari: l’accusa è di aver sperperato 17 milioni di denaro pubblico in acquisti nella gestione della Carbosulcis. I militari hanno individuato non solo dodici responsabili tra i tredici indagati, ma hanno esteso gli accertamenti anche ad altri amministratori non coinvolti nell’inchiesta penale. Per loro la colpa sta nell’aver continuato lo spreco (in questo caso il non utilizzo) di macchine costosissime, senza magari aver avviato le procedure per la loro alienazione. Il danno erariale riguarda l’acquisto di un impianto di flottazione, (valore 5,7 milioni di euro), di una sonda idraulica (657mila), di un impianto di pompaggio, di un impianto esterno per il trasferimento in sottosuolo di rifiuti speciali e di un minatore continuo (2,5 milioni), che sommati ad altre voci hanno portato il totale delle spese contestate a 17,5 milioni. Molto meno del totale delle spese invece contestate dalla Procura del tribunale che arrivavano a 43 milioni di euro. In un caso e nell’altro si tratta comunque di attrezzature, secondo gli inquirenti, che non erano funzionali all’attività estrattiva e, per questo, non erano mai entrati nel ciclo produttivo. I componenti del cda e del collegio sindacale, il dirigente e funzionari della Carbosulcis che all’epoca dei fatti (dal 2006 a tutto quest’anno, pur con compiti, ruoli e responsabilità diverse) avevano disposto l’acquisto dei macchinari sono stati segnalati dagli investigatori del nucleo di polizia tributaria alla procura regionale della Corte dei conti proprio per danno erariale. Le fiamme gialle hanno indagato, su disposizione della Procura, sugli ultimi sette anni di attività della società mineraria sulcitana. Tra gli indagati anche in questa inchiesta, l’ex direttore generale dal 2003 al 2009 Giuseppe Deriu, l’allora presidente del consiglio di amministrazione Andreano Madeddu, in carica dal 2006 al 2009, gli ex consiglieri Paolo Luigi Dessì, Antonio Vargiu, Ettore Diana e Adolfo Lai, il responsabile del reparto materiali Mauro Cicilloni e del responsabile dell’ufficio Finanza Giancarlo Crò, e gli amministratori Nicola Cau, Mauro Cera e Giovanni Antonio Melis, a cui si aggiungono l’ex presidente Sergio Matzuzzi, i consiglieri Mirando Basciu e Paolo Lampis e l’attuale direttore generale Mario Porcu, oltre ai rappresentanti del collegio sindacale; in questa veste ricade anche l’attuale amministratore unico Sergio Zucca. Alcuni reati contabili sono a rischio di prescrizione, altri invece dovrebbero rimanere in piedi e consentire lo svolgimento di un processo che necessariamente si intreccia con quello penale. Per la Carbosulcis è questa l’ultima tegola di una serie di disavventure che riguardano anche i fondi pubblici ricevuti negli ultimi otto anni, oltre 400 milioni di euro ritenuti dalla Commissione Europea aiuti di Stato. L’alternativa, come hanno ribadito i funzionari di Bruxelles in un incontro riservato che si è tenuto cinque giorni fa, è l’immediato avvio di un piano di chiusura, pagato con i fondi regionali, e da completarsi entro il 2018. Un piano ambizioso che rischia di tenere senza alcun paracadute oltre 180 lavoratori.

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    300MILA TONNELLATE DI CARBONE ALL’ANNO.

    Le gallerie della miniera di Nuraxi Figus corrono per complessivi 30 chilometri. Sono larghe 7 metri e alte 5. Attraverso 4 pozzi si accede ai livelli sotterranei, l’ultimo dei quali si trova a una profondità di 373 metri. Ogni anno l’attività estrattiva produce 300mila tonnellate di carbone. Gli operai, che percepiscono un salario medio mensile di 1400 euro, fanno un turno giornaliero di 7 ore per sei giorni consecutivi. Il giacimento carbonifero di Nuraxi Figus è l’unico oggi sfruttabile in Italia. I numeri sono da record: 600 milioni le tonnellate estraibili all’interno di un’area immensa che si allunga verso il mare. La società Carbosulcis, costituita dal governo nel 1976, dopo essere stata di proprietà dell’Eni e dell’Emsa (Ente minerario sardo) dai primi anni Novanta ha come unico azionista la Regione.

  42. agosto 25, 2014 alle 5:04 PM

    Alcoa chiude definitivamente, che bella scoperta…

    da Sardinia Post, 25 agosto 2014
    Alcoa, chiude lo stabilimento di Portovesme: http://www.sardiniapost.it/cronaca/alcoa-chiude-stabilimento-portovesme/

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