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Lavori ai Piani di Pezza (Rocca di Mezzo, AQ), intervengono botanici di chiara fama.


Rocca di Mezzo, Piani di Pezza.

Sbancamenti ai Piani di Pezza (Rocca di Mezzo, AQ), intervengono tre botanici di chiara fama: pesanti criticità.
Ignorata pure una specie rarissima, protetta a livello europeo.

cristalli di neve e alberi

In relazione al cantiere avviato e poi sospeso per la realizzazione di uno stadio del fondo e di un impianto per l’innevamento artificiale ai Piani di Pezza, nel Parco Sirente-Velino, onde far comprendere la gravità di quanto sta accadendo in un sito Natura2000 formalmente protetto dalla UE qui sotto riportiamo due testi redatti sulle attività in corso da tre tra i più referenziati ricercatori italiani in materia di botanica con centinaia di pubblicazioni scientifiche all’attivo, gran parte delle quali proprio sulla flora appenninica (compresa l’area in esame), uno dei quali con tanto di sopralluogo nelle aree circostanti il cantiere.

branco di Lupi (Canis lupus italicus) nella neve

NOTA DELLA BOTANICA DANIELA TINTI (l’intervento è stato divulgato pubblicamente sul profilo fb dell’autrice con una serie di foto esplicative; si riporta la parte relativa all’analisi dello studio di incidenza ambientale).
Oggi sono stata ai Piani di Pezza a vedere con i miei occhi i lavori di realizzazione dello Stadio per lo sci da Fondo.
Ho letto lo Studio per la VINCA (che dovrebbe rilevare gli eventuali impatti per formulare misure correttive) e il parere del Parco… Non ho letto (ci sarà senz’altro e sarà fatto benissimo, ma esula dalle mie competenze quindi non discuto) un’analisi delle ricadute di questo intervento sul territorio in termini turistici, sociali, economici. Ho scambiato idee e pareri con molte persone che stimo. E mi sono fatta un’idea.
Lo studio per la Valutazione dell’Incidenza Ambientale non fa il minimo cenno a Jacobaea vulgaris subsp. gotlandica, una specie strettamente tutelata dalla Direttiva habitat, che in Italia è presente solo in Abruzzo, in pochissime località fra cui, appunto, i Piani di Pezza. Se andate al Rifugio del Lupo, c’è un bel pannello illustrativo (anzi 2) che parlano del LIFE Floranet. Progetto finanziato con fondi europei per la tutela delle pochissime specie abruzzesi in Direttiva, fra cui proprio lei: la Jacobaea. Oggi era in piena fioritura…a qualche centinaio di metri dalla recinzione del cantiere, fra ginepri nani e altre specie di interesse conservazionistico. Nello studio non si riferisce alcun sopralluogo svolto nell’area recintata dalla rete arancione per escludere la presenza di Jacobaea. Niente…la Jacobaea nello Studio è proprio sconosciuta.
Sempre lo Studio, non fa alcuna menzione della possibilità (diciamo più che altro della certezza) che il sito di cantiere venga rapidamente colonizzato da Senecio inaequidens (pianta aliena fortemente invasiva, tossica per gli animali a sangue caldo) espandendosi poi ulteriormente sulla piana e causando a sua volta problemi alla biodiversità ma (non dovesse questo aspetto suscitare abbastanza indignazione) anche all’economia pastorale (che nella zona non mi sembra sia secondaria rispetto al turismo).
Un’altra cosa (amaramente buffa) succederà: Senecio e Jacobaea sono relativamente simili (stessi capolini gialli, foglie diverse, portamento diverso). Quando si dovrà (perché si dovrà) mettere mano al problema Senecio bisognerà stare moooolto attenti a non eradicare Jacobaea al posto di Senecio. Auguri.

Sempre lo stesso Studio, presenta l’uso di acqua potabile come una soluzione: “La possibilità di sottrazione di acqua dall’ambiente circostante è da scartare poiché l’invaso di accumulo sarà riempito con acque provenienti dallo scioglimento delle nevi, con acqua piovana attraverso opere di convogliamento di prossimità, quali coperture rifugi e canaline raccolta acque stradali, e con l’apporto acquedottistico per il raggiungimento delle scorte ritenute necessarie per l’innevamento invernale.”
Non mi addentro nelle questioni faunistiche perché non sono di mia competenza e altri sicuramente lo faranno…però siccome conosco bene l’invaso simile che sta a Campo Felice (vi metto una foto) un’affermazione fra tutte mi ha colpita: “In fase di esercizio l’invaso può diventare un elemento di diversificazione ecologica con incidenza ambientale positiva.”. Vabbè…non dico niente ma andate a guardarvi la foto.
Un’altra cosa che mi ha colpita non poco, è che lo studio dice che l’invaso artificiale sfrutterà una vecchia cava di inerti che attualmente rappresenta un detrattore ambientale. Vi giuro….mai fatto caso che lì ci fosse una tale bruttura da giustificare una bruttura al cubo. C’era una pietraia…leggermente concava, ingrigita dai secoli, colonizzata dai ginepri nani che infatti sono stati divelti nell’area di cantiere (vi ho messo una foto anche di questi). Ovviamente nello Studio nessuna immagine né rilievo a testimonianza di quanto affermato.
Nonostante tutto (e vi assicuro che ho descritto una minima parte delle carenze dello studio) lo Studio si conclude con questa affermazione: “È possibile concludere in maniera oggettiva che il progetto Realizzazione di uno stadio del fondo nei Piani di Pezza non determinerà incidenza significativa.” , che “in maniera oggettiva” si può definire una evidente forzatura.

albero e neve

NOTA DEI BOTANICI FABIO CONTI E FABRIZIO BARTOLUCCI (l’intervento è stato inviato alle associazioni per la sua diffusione)
“Ai Piani di Pezza è accertata in diversi punti la presenza di Jacobaea vulgaris Gaertn. subsp. gotlandica (Neuman) B.Nord., specie inclusa negli allegati II e IV della Direttiva Habitat. Si tratta di una pianta rarissima in Italia, conosciuta solo per poche stazioni in Abruzzo (Gran Sasso e Sirente-Velino). La popolazione di Piani di Pezza è stata oggetto di azioni di conservazione in situ ed ex situ durante il progetto Floranet LIFE15 NAT/IT/000946 (https://www.floranetlife.it/it/home/). Durante questo progetto e nel post-Life è stata messa in evidenza la presenza di diversi nuclei di questa sottospecie ai Piani di Pezza, tra cui alcuni individui nei pressi del rifugio del Lupo. Nello studio di Incidenza per la realizzazione dello Stadio del fondo, non viene affatto menzionata la presenza di questa pianta nell’area di intervento e un suo possibile monitoraggio. Nell’area di Piani di Pezza sono state segnalate inoltre piante di grande interesse conservazionistico come ad es. Sesleria uliginosa Opiz, Artemisia atrata Lam., Polygala comosa Schkuhr, Anthyllis apennina F. Conti & Bartolucci, ecc. I lavori progettati potrebbero alterare l’ecosistema facilitando l’ingresso di piante alloctone al momento non presenti nell’area in oggetto.”


SALVIAMO L’ORSO
ITALIA NOSTRA SEZIONE L’AQUILA
CAI -DEL.ABRUZZO
STAZIONE ORNITOLOGICA ABRUZZESE
LIPU ABRUZZO
GRUPPO DI INTERVENTO GIURIDICO (GrIG)
PRO-NATURA
FORUM H2O
FORUM AMBIENTALISTA
ALTURA – ASS.PER LA TUTELA DEGLI UCCELLI RAPACI E DEI LORO AMBIENTI
DALLA PARTE DELL’ORSO
FEDERTREK

Lupo italiano o appenninico (Canis lupus italicus)

(foto foto da mailing list ambientalista, A.L.C.., S.L., S.D., archivio GrIG)

  1. Fabrizio Quaranta
    agosto 10, 2023 alle 10:21 am

    La folle apertura di altre piste da sci da Ovindoli e l’inutile “stadio del fondo” nel tempio naturalistico dei Piani di Pezza con relative infrastrutture impattanti è un’ennesima grave, inutile devastazione della montagna, oltretutto in uno degli ambienti ancora tra i più integri d’Italia (Parco (paaarcooo???) del Velino e anfiteatro dei Piani di Pezza).

    Le migliaia di turisti in continua virtuosa crescita e utili al vero sviluppo dei comuni della Regione non sono quelli mordi e fuggi, inquina e scappa della “domenica” (delle ormai sempre più rare domeniche di neve) ma quelli che portano nelle diverse stagioni cospicui redditi alle comunità abruzzesi attratti da una natura ancora sostanzialmente integra e paesaggi unici in Italia e nel mondo.

    La logica obsoleta e miope della devastazione con cemento, asfalto, lampioni (ho visto i corrugati sui bordi della superstrada che sale a Pezza…) e torri d’acciaio quale fantomatica fonte di progresso e benessere si è dimostrata storicamente falsa e figlia degenere della follia degli anni 60 70 che tanti luoghi ha immiserito nello squallore irreversibile con “beneficio” di pochi e definitivo abbandono per molti, moltissimi. Lo spettacolo struggente in ogni stagione, il maestoso, invidiato in Italia e nel mondo, immenso, incontaminato, commovente piano di Pezza non sia acquolina in bocca per  devastanti, orribili, mortifere operazioni edilizie come già successo per esempio al non lontano cd trampolino all’imbocco di Campo Felice bivio Casamaina Lucoli e a tanti, troppi orrori che hanno sfregiato per sempre la nostra amata Terra abruzzese , condannandola in alcuni comprensori al degrado e  allontanandone per sempre la frequentazione e il relativo reddito turistico.

    FERMATEVI! Rispettate la superstite primordiale superba bellezza identitaria che è ancora vanto e attrazione per migliaia di persone di oggi e domani. 

  2. Fabrizio Quaranta
    agosto 10, 2023 alle 10:27 am

    Il consumo di suolo è la più grave emergenza ambientale del ns. Paese ma ancora con nonchalance si continuano ad asfaltare, impermeabilizzare, degradare i già meravigliosi identitari prati pascoli dell’altopiano delle Rocche per far posto a inutili ed orribili parcheggi o aree camper, degradando un ricercato e poetico paesaggio millenario a landa desolata di squallida periferia urbana.

  3. Fabrizio Quaranta
    agosto 10, 2023 alle 10:28 am

    Le motivazioni di sviluppo occupazionale sono obsolete e contraddette dalle evidenze storiche.
    I Piani di Pezza vanno semplicemente *lasciati per quello che sono: un commovente monumento di bellezza naturale, unico in Italia* e forse al mondo, apprezzato e ricercato da migliaia di turisti in ogni stagione che sarebbe irresponsabile degradare a giardinetto periferico. Nefasti lavori edili che porterebbero poche e temporanee risorse, prosciugando invece irreversibilmente una fonte di interesse e attrazione di continua e crescente fruibilità .

  4. Egilas
    ottobre 25, 2023 alle 8:06 am

    Sono passati circa due mesi dal blocco dello sciagurato intervento ai Piani di Pezza e mi auguro che il problema non si consideri risolto. Sono stati rimossi tutti i mezzi di movimento terra per cui i lavori sono rimasti a metà e così resteranno per cui il prossimo passo dovrà essere l’impegno per far ripristinare lo stato iniziale.

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