No allo stravolgimento di Palmaria!
Palmaria è un’isoletta di nemmeno 2 chilometri quadrati.
Insieme alle più piccole Tino e Tinetto, costituisce un arcipelago posto all’imboccatura del Golfo della Spezia.
Per la sua posizione ha svolto la funzione militare difensiva avanzata della base della Marina Militare per secoli. La ricca macchia mediterranea è puntellata da forti e batterie costiere (fra i principali il forte Conte di Cavour e la torre corazzata Umberto I), ma sono presenti anche cave dismesse, falesie e splendide grotte sul mare.
Nonostante la secolare presenza antropica e pesanti elementi di degrado (nel 2009 venne abbattuto l’ecomostro noto come Scheletrone, realizzato nel 1968), gli ambienti naturali dell’Isola ne hanno determinato l’inclusione nel patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO.
In realtà, oltre alla presenza del vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e altri vincoli ambientali (parco naturale, sito di importanza comunitaria, ecc.), finora l’isoletta è stata salvata dalla consueta “valorizzazione” a base di cemento fondamentalmente per la presenza del demanio militare, tuttavia in via di dismissione.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha inoltrato (5 dicembre 2021) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione provvedimenti riguardo il progetto recentemente presentato per la riqualificazione dell’area ex cava Carlo Alberto con ristrutturazione del fabbricato esistente e realizzazione di stabilimento balneare con servizio di ristorazione, piscina, aree relax e fitness da parte della società milanese Palmaria Experience s.r.l.
Coinvolti i Ministeri della Cultura e della Transizione Ecologica, il Parco naturale regionale di Porto Venere, la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Genova, il Comune di Porto Venere, informata la Procura della Repubblica presso il Tribunale di la Spezia.
L’intera Isola di Palmaria e le Isolette di Tino e Tinetto sono tutelate con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.). L’area rientra nel sito di importanza comunitaria (S.I.C.) “Isola di Palmaria” (codice IT1345104), ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e seminaturali, la fauna, la flora, per cui ogni intervento di potenziale modifica delle caratteristiche naturalistiche dev’essere assoggettato a procedura di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.). Detta procedura risulta esser stata recentemente avviata.
La Cava Carlo Alberto non può che esser considerata “bene culturale” (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), Esistente l’attività estrattiva sull’Isola fin dall’epoca romana, la cava nel sito è attestata almeno fin dal 1790 in una carta topografica disegnata nel 1790 dall’ing. Giacomo Brusco con l’annotazione “cava di marmo nero e bianco”. L’attività estrattiva proseguì fino agli anni ’60 del secolo scorso.
Purtroppo, tale iniziativa imprenditoriale privata non sembra altro che l’avvio di uno snaturamento radicale dell’Isola.
Il Programma Palmaria – intesa stipulata nel 2016 fra Agenzia del Demanio, Marina Militare, Regione Liguria, Comune di Porto Venere – prevede la dismissione delle aree militari in favore del Comune di Porto Venere, il quale vorrebbe effettuarvi la solita “valorizzazione” turistica: la realizzazione di una monorotaia, la costruzione di un anfiteatro nella cava dismessa, la ristrutturazione e riconversione di 54 immobili in un albergo per turismo di lusso, nell’ambito del masterplan Palmaria nel cuore, che lascia piuttosto perplessi, per non dire altro.
L’obiettivo è far giungere 150 mila turisti all’anno.
Palmaria, Porto Venere e le Cinque Terre sono state inserite in uno dei sette “Ambiti territoriali strategici di rilievo regionale e interventi di rinnovo edilizio”di cui alla legge regionale Liguria n. 29/2017 (art. 2), dove “la regione promuove la formazione degli atti di intesa con i Comuni interessati, le Autorità Portuali e con la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio in presenza di beni paesaggistici vincolati”.
L’intesa prevede la nomina di un “Commissario straordinario regionale cui è demandato il compito di agevolare l’attuazione dell’intesa e la realizzazione degli interventi previsti” e produce “gli effetti di variante dei vigenti piani urbanistici e territoriali, generali e di settore, di livello comunale e regionale”.
Insomma, farebbe tabula rasa di piani paesaggistici, piani dei parchi,piani urbanistici e consentirebbe per Palmaria quel “futuro da Capri” della Liguria a cui aspira l’attuale Giunta regionale.
Requiem per Palmaria? Faremo di tutto per evitarlo.
Gruppo d’Intervento Giuridico odv
(foto P.L., S.D., archivio GrIG)
Matti da legare
Grazie GrIG!
da La Spezia Cronaca 4, 6 dicembre 2021
Gruppo d’Intervento Giuridico: «No allo stravolgimento di Palmaria!»: https://laspezia.cronaca4.it/2021/12/06/gruppo-dintervento-giuridico-no-allo-stravolgimento-di-palmaria/
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da Salviamo il Paesaggio, 7 dicembre 2021
L’isola Palmaria è ora a rischio: http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/12/lisola-palmaria-e-ora-a-rischio/
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da La Nazione, 8 dicembre 2021
“L’ex cava è da considerare bene culturale” Ultimo affondo contro lo stabilimento vip.
Il Gruppo d’intervento giuridico chiede al Comune di Porto Venere gli atti del procedimento, scrive ai ministeri e informa la Procura. (Corrado Ricci)(https://www.lanazione.it/la-spezia/cronaca/lex-cava-e-da-considerare-bene-culturale-ultimo-affondo-contro-lo-stabilimento-vip-1.7124562)
PORTO VENERE. In principio, il suo palesarsi sul territorio comunale di Porto Venere avvenne un anno fa, quando il tema che accendeva gli animi era quello della prospettiva di alienazione di via Colonna – a margine di piazza San Pietro – perseguita dall’amministrazione guidata dal sindaco Matteo Cozzani. I rilievi, in punto di diritto, dell’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico, con sede legale a Cagliari ma orizzonti d’azione in tutta Italia, contribuirono al dietro front del primo cittadino sotto il tiro incrociato dell’opposizione, delle forze ambientaliste e la spada di Damocle della verifica di interesse culturale della Soprintendenza, passaggio non richiesto ma potenzialmente proiettato ad esiti indesiderati per la compatta, fino ad allora, maggioranza consiliare (che in quella sede subì la crepa della fibrillazione della consigliera Giovanna Angelino, poi ’scaricata’ dal sindaco).
L’associazione, col suo presidente Stefano Deliperi (di professione funzionario della Corte dei Conti), torna ora in pista sull’onda del nuovo motivo di insofferenza ambientalista per le prospettive aperte nell’area dell’ex cava Carlo Alberto sull’isola Palmaria: la realizzazione di uno stabilimento balneare con abbattimento del rudere ’testimoniale’ e ricostruzione dei volumi per dare forma ad un ristorante, con parallelo filare di cabine e piscine sulla proprietà privata e ’pedana’ sulla linea di costa demaniale.
L’associazione, sul punto, torna a cavalcare il tema della memoria, come valore identitario inscalfibile. Lo fa con un’istanza al Comune, ai Ministeri della cultura e della transizione ecologica e ai loro organi periferici. Obiettivo: chiedere gli atti e, in parallelo, sostenere la tesi della qualificazione di «bene culturale» dell’ex cava, titolo che, se certificato, comporterebbe l’impossibilità di mettere mano al sito. «In assenza di esplicita dichiarazione di non interesse culturale, appare giuridicamente impossibile un cambio di destinazione d’uso», questa l’argomentazione posta e che si fa interrogativo: la verifica di interesse culturale è stata fatta? Di sicuro la Soprintendenza risulta tra i partecipanti coinvolti dal Comune nella Conferenza dei servizi chiamata a fornire i pareri al progetto nell’ambito dell’istruttoria avviata con la richiesta del permesso di costruire da parte della società Palmaria Experience. Ma anche le pregresse richieste di accesso agli atti dei vari esploratori-oppositori al progetto si sono risolte nell’invio dello stesso ma non dei pareri degli enti e delle valutazioni della commissione paesistica. Intanto Deliperi ha trasmesso per conoscenza la sua istanza anche alla Procura.