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Perché votare SI’ al referendum contro la durata illimitata delle concessioni estrattive a mare entro le 12 miglia marine dalla costa.


Balena (da National Geographic)

Balena (da National Geographic)

anche su Il Manifesto Sardo (“Perchè votare Sì“), n. 212, 10 aprile 2016

 

Si avvicina la data del 17 aprile 2016 del referendum contro la durata illimitata delle concessioni estrattive a mare già esistenti entro la fascia delle 12 miglia marine dalla costa.

Questo il quesito referendario: “Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ‘Norme in materia ambientale’, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilita’ 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: ‘per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale’?”

Indubbiamente una formulazione tecnica, non facilmente comprensibile, ma si è sentito e si sente di tutto per invitare gli italiani a non andare a votare. E per disinformarli.

Da ultimo, al di là dei toni cordiali, anche il Presidente della Regione autonoma della Sardegna Francesco Pigliaru.

Attualmente (dati Ministero dello Sviluppo economico, 2016) vi sono 69 concessioni estrattive a mare, 44 concessioni delle quali entro le 12 miglia marine dalla costa (il 63,8% del totale): 25 di queste producono esclusivamente gas, 1 solo olio, 4 producono olio e gas e 14 sono al momento non produttive. In totale producono 4,5 miliardi di metri cubi di gas e 750 mila tonnellate di olio greggio. Le rimanenti concessioni sono esterne al limite delle 12 miglia.

Complessivamente nei mari italiani, nelle 69 concessioni di coltivazione mineraria esistenti, sono presenti 131 piattaforme di produzione. Alle piattaforme sono collegati 726 pozzi di cui circa la metà sono al momento eroganti (cartografia).

Saraghi (Diplodus Rafinesque)

Saraghi (Diplodus Rafinesque)

Sapete perché si vuol mantenere la durata illimitata delle concessioni estrattive sotto costa, introdotta dal decreto Sblocca Italia e poi confermata dalla Legge di Stabilità 2016?[1]

Sapete perché conviene continuare a estrarre petrolio e gas naturale in Italia, nonostante la scarsità di giacimenti[2], la chimera dell’autonomia energetica e, soprattutto, il prezzo internazionale sotto i 30 dollari al barile?

Fondamentalmente per ragioni economiche e fiscali.

In Italia dal 2010 per le estrazioni in terraferma la royalty è del 10% per il petrolio e il gas naturale, mentre in mare dal 2012 ci sono due diverse aliquote: 10% per il gas naturale7% sul petrolio, mentre si va dal 10% della Croazia al 25% della Guinea all’80% di Norvegia e Russia.  Complessivamente nel 2012 sono stati incassati 333.582.603 euro di royalties.

Royalty 2012 (da www.petrolioegas.it)

Italia – royalties per estrazione di olio greggio e gas naturale, ripartizione (2012)

Tabella-aliquote_def1 (da www.petrolioegas.it)

Italia – tabella royalties

Però potrebbero e dovrebbero esser molti di più, se vi fosse reale attenzione agli interessi pubblici.

Infatti, vi sono anche vantaggiosissime franchigie. Le società titolari di concessioni estrattive di petrolio e gas naturale non pagano le royalties se estraggono meno di 20 mila tonnellate di petrolio a terra e meno di 50 mila tonnellate a mare. Ovviamente vendono, però, il petrolio senza alcun pensiero. E se le soglie sono superate, scatta un’ulteriore detrazione di circa 40 euro a tonnellata.

Così il 7% delle royalties di legge viene pagato solo dopo le prime 50 mila tonnellate di greggio estratto e neppure per intero. In Italia, inoltre, sono esentate dal pagamento le produzioni in regime di permesso di ricerca. Ecco perché per chi estrae è fondamentale quella “durata di vita utile del giacimento“, indicata dal decreto Sblocca Italia e poi dalla Legge di Stabilità 2016.

Se, per esempio, vi fosse in Italia la royalty del 50%, lo Stato avrebbe incassato 1,9 miliardi di euro nel 2014.

Inoltre, dismettere un impianto comporta costi molto alti per le società concessionarie: meglio estrarre il minimo per il maggior tempo possibile. Tanto non c’è alcun obbligo giuridico di estrarre tutto e subito.

Governo e Parlamento dovevano intervenire sul piano normativo e non l’hanno fatto, ora possono farlo i cittadini con il referendum del 17 aprile 2016.

macchia mediterranea, sole, mare

macchia mediterranea, sole, mare

Sarà anche un aspetto marginale quello della durata delle concessioni estrattive a mare, riguarderà soltanto 44 concessioni, ma voi lascereste all’affittuario di casa vostra la libertà di pagare il canone che vuole e quando vuole?

Perché non mettere a bando le concessioni una volta scaduto il termine ultimo e rimanesse ancora gas naturale o petrolio da estrarre?  Perché non ottenere condizioni più vantaggiose per gli interessi pubblici?

Il succo del referendum è questo.

Se si raggiungerà il quorum elettorale (50% degli elettori + 1) e vinceranno i “sì”, la materia dovrà essere certamente rivista in senso favorevole agli interessi pubblici e all’ambiente, altrimenti continueranno a farla da padrone le società energetiche.

E per questo votiamo e facciamo votare SI’ al referendum del prossimo 17 aprile!

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

___________________________________

[1] L’art. 6, comma 17°, del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i. ora stabilisce:

“17. Ai fini di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, all’interno del perimetro delle aree marine e costiere a qualsiasi titolo protette per scopi di tutela ambientale, in virtù di leggi nazionali, regionali o in attuazione di atti e convenzioni internazionali sono vietate le attività di ricerca, di prospezione nonchè di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare, di cui agli articoli 4, 6 e 9 della legge 9 gennaio 1991, n. 9. Il divieto è altresì stabilito nelle zone di mare poste entro dodici miglia marine dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette, oltre che per i soli idrocarburi liquidi nella fascia marina compresa entro cinque miglia dalle linee di base delle acque territoriali lungo l’intero perimetro costiero nazionale. Per la baia storica del Golfo di Taranto di cui all’articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1977, n. 816, il divieto relativo agli idrocarburi liquidi è stabilito entro le cinque miglia dalla linea di costa. Al di fuori delle medesime aree, le predette attività sono autorizzate previa sottoposizione alla procedura di valutazione di impatto ambientale di cui agli articoli 21 e seguenti del presente decreto, sentito il parere degli enti locali posti in un raggio di dodici miglia dalle aree marine e costiere interessate dalle attività di cui al primo periodo. Le disposizioni di cui al presente comma si applicano ai procedimenti autorizzatori in corso alla data di entrata in vigore del presente comma. Resta ferma l’efficacia dei titoli abilitativi già rilasciati alla stessa data. Dall’entrata in vigore delle disposizioni di cui al presente comma è abrogato il comma 81 dell’articolo 1 della legge 23 agosto 2004, n. 239”.

[2] attualmente In Italia sono prodotti circa 7 miliardi di meri cubi di gas pari all’11,55% del fabbisogno nazionale e circa 5,5 milioni di tonnellate di olio pari al 9,67% del fabbisogno nazionale e si è passati dagli 80 pozzi di petrolio del 1991 ai 18 del 2014. L’80% di tutto il gas naturale che viene prodotto in Italia (e che soddisfa circa il 10 per cento del fabbisogno nazionale) viene estratto dal mare, così come circa il 25% di tutto il petrolio estratto in Italia.

 

mare e coste (foto Benthos)

mare e coste (foto Benthos)

(tabelle da http://www.petrolioegas.it/, foto National Geographic, Benthos, S.D., archivio GrIG)

  1. aprile 10, 2016 alle 12:34 am

    Inoltre le concessioni oggetto di referendum risultano oltremodo anacronistiche, visto e considerato che le “trivellazioni” nella stessa area entro le 12 miglia dalla costa sono vietate.

    Volevo fare un appunto per così dire simpatico: ero presente giovedì a Selargius e l’esempio dell’affittuario è piaciuto molto, tanto che oggi per strada ho incrociato degli altri partecipanti che spiegavano alla loro compagnia di amici i motivi del sì tramite proprio questo immediato concetto 😀 Complimenti quindi 😀

  2. Carlo Forte
    aprile 10, 2016 alle 12:00 PM

    Non è “quasi nascosto”ci marciano con il NI,se no che PD sarebbe,Pigliaru insegna.

  3. aprile 10, 2016 alle 12:13 PM

    noi votiamo un bel SI’ per i motivi che qui trovi scritti 😉

  4. Fabio
    aprile 11, 2016 alle 7:38 PM

    Ho letto le Vostre ragioni e a dire il vero rimango dell’idea di votare no. Questo referendum in tutti i casi non ridiscute le royalty, chiude solo gli impianti. Quindi tornando al Vostro esempio perchè cacciare via l’inquilino che paga (magari poco) per rimanere senza nulla???? Poi magari cerchiamo di aggiustare il contratto ma cacciarlo non mi sembra di buon senso visto che dei denari dell’affitto ne abbiamo bisogno .

    • aprile 11, 2016 alle 10:43 PM

      no, Fabio. Il referendum non caccia via proprio nessuno. Gli dice che il contratto finisce a una certa data. Poi si vede. Si rideterminano le condizioni di nuovi contratti e così via…..

      • Fabio
        aprile 12, 2016 alle 6:50 am

        Mi spiace dirvelo , ma di fatto alla scadenza chiuderanno perchè poi dovranno andare a bando e dopo aver dismesso non avrà più senso tirar fuori quel poco che rimane tantomeno rifacendo l’impianto da capo visto che dovranno di fatto andare a bando….. Non siete realisti.

      • aprile 12, 2016 alle 10:54 PM

        no, Fabio.
        Le cose non stanno così.
        Se la concessione va a nuovo bando, non si smonta certo la piattaforma offshore. Subentrerà il nuovo concessionario.

  5. aprile 11, 2016 alle 11:02 PM

    prendete nota.

    A.N.S.A., 11 aprile 2016
    Trivelle: Grossi, a referendum si deve votare.
    Il presidente della Consulta sottolinea che “la partecipazione fa parte della carta d’identità del cittadino”. Grillo: “Mattarella sull’energia dovrebbe prendere posizione”. Galletti: “Andrò e voterò No”: http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2016/04/11/trivelle-grossi-a-referendum-si-deve-votare_75efb557-b9d0-4f9e-891e-9bd7f03f046c.html

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    da L’Unione Sarda, 11 aprile 2016
    Referendum trivelle, la Chiesa sarda scende in campo: “Salviamo il creato”: http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2016/04/11/referendum_trivelle_la_chiesa_sarda_scende_in_campo_salviamo_il_c-68-486939.html

    • Fabrizio De Andrè
      aprile 12, 2016 alle 4:18 PM

      Se volete salvare il creato,perchè continuate ad appoggiare le industrie della morte di Poertovesme?Fatti non parole……se vi becca San Francesco……

  6. Genius Loci
    aprile 12, 2016 alle 2:04 PM

    Salviamo il creato, ma salviamoci pure dalla chiesa…. almeno fino a quando non si decidono a scendere sulla terra, fra la società, i poveri….. e anche i diversi.

  7. aprile 12, 2016 alle 2:56 PM

    da La Stampa, 11 aprile 2016
    Referendum sulle trivelle, ecco la situazione energetica in Italia tra vecchie e nuove fonti.
    Viaggio tra numeri e grafici per arrivare preparati al voto del 17 aprile: http://www.lastampa.it/2016/04/11/italia/cronache/referendum-sulle-trivelle-ecco-la-situazione-energetica-in-italia-tra-vecchie-e-nuove-fonti-VY2J3y1A3HUg3VZPa6iSPI/pagina.html

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    9 aprile 2016
    Dopo la Croazia, anche la Francia non cercherà petrolio in Mediterraneo.
    Il ministro francese per l’Ambiente Ségolène Royal, ha deciso di applicare una moratoria «immediata» sui permessi di ricerca di idrocarburi nel Mar Mediterraneo. Il plauso del fronte per il “sì” al referendum del 17 aprile. (Roberto Giovannini): http://www.lastampa.it/2016/04/09/scienza/ambiente/focus/dopo-la-croazia-anche-la-francia-non-cercher-petrolio-in-mediterraneo-kudBtbIO8sKhrNGlhDalCJ/pagina.html

  8. Arpia
    aprile 14, 2016 alle 2:22 PM

    Non ho letto i commenti, ma voglio solo commentare sul fatto che votero’ si. Il semplice motivo e’ che bisogna smetterla con le bugie. Un ministro dell’ambiente che dice di votare no e un pm che dice di astenersi, con un pd che ha una parte che dice di votare si, una che dice di votare no e una che dice di astenersi! Capisco che ormai siamo in piena follia! Il ministro degli esteri del Luxemburg che dice che i referendum compromettono la democrazia Eu! Perché 27 paesi decidono senza il voto popolare per Ukraine in, mentre gli olandesi con referendum decidono che sia out dall’ Eu! Le bugie del pd che e’ un fake pd o un fake lefty, fake come le borsette degli stilisti ma che non viene tolto dalle bancarelle, un fake impresentabile! Lui e il suo giro, mi ricordano la classe politica neoliberale di Pinochet in Chile che diceva al popolo di essere impegnata a lavorare per il popolo mentre non faceva altro che distruggere il popolo con tutti i mezzi. Che vergogna, Gramsci e Pertini di sicuro hanno difficolta’ a riposare. Si vuole infangare la costituzione per rendere meno complessa la manipolazione! Ovviamente nel nome del servilismo verso l’imperialismo. Ma credo che l’unica cosa con la C. a cui si debba mettere mano sia la corruzione, chiamiamola, corruzione, mafia, fascismo o altro quando si dicono balle alla gente no stop per decenni la gente come in Francia es. inizia a dire basta. Basta , idiocrazia, mafiocrazia, criminocazia ecc. si potrebbero coniare una mare di nomi ma occorre per lo meno riprendersi dei diritti ormai persi per primo quelli della dignita’ umana, la liberta’ d’espressione e l’aspirazione all’uguaglianza sociale. Il referendum rimane uno dei pochi strumenti di espressione per il popolo, usiamolo e non facciamoci infinocchiare da chi ci dice che non lo e’.

  9. aprile 14, 2016 alle 2:56 PM

    da Il Fatto Quotidiano, 14 aprile 2016
    Trivelle, come funziona nel resto della Ue. Norvegia al top per produzione e tasse, in Francia moratoria sui permessi.
    Anche Canarie e Croazia hanno deciso lo stop. Oslo impone regole molto severe: Eni ha atteso anni per ottenere il via libera allo sfruttamento di un giacimento nell’Artico. La Gran Bretagna, che conta centinaia di piattaforme, si affida a un sistema di licenze e aste e non chiede royalties, ma impone un prelievo fiscale tra il 68 e l’82%. In Danimarca le imposte arrivano al 77%. (Luisiana Gaita): http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/13/trivelle-come-funziona-nel-resto-della-ue-norvegia-al-top-per-produzione-e-tasse-in-francia-moratoria-sui-permessi/2630515/

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    Trivelle, la Rai oscura il referendum. Nei telegiornali spazi ridotti. Al Tg1 13 minuti in una settimana: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/14/trivelle-la-rai-oscura-il-referendum-nei-telegiornali-spazi-ridotti-al-tg1-13-minuti-in-una-settimana/2635402/

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    Referendum, Renzi: “E’ una bufala che sia sulle trivelle e sulle rinnovabili. Astensione è scelta legittima”: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/14/referendum-renzi-e-una-bufala-che-sia-sulle-trivelle-astensione-e-scelta-legittima/2637901/

  10. aprile 17, 2016 alle 11:24 PM

    occasione persa, le società che estraggono petrolio e gas naturale in Italia festeggiano perchè continueranno a lucrare sull’energia italiana.

    A.N.S.A., 17 aprile 2016
    Referendum 17 aprile trivelle: prima rilevazione finale, affluenza al voto al 29%.
    Grasso e Boldrini al voto. Le foto del ‘big’ e dei leader ai seggi. Comitato per il sì, anomalie in alcuni seggi a Roma: http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2016/04/17/referendum-trivelle-affluenza-alle-12-all835-sfida-quorum_af12ad89-a75f-4eb5-bcf8-72e0f255ca75.html

  11. Arpia
    aprile 18, 2016 alle 6:59 PM

    Con grande entusiasmo ho fatto la mia corsa a votare e con grande eccitazione ho atteso i risultati. La delusione e’ stata enorme. Come e’ possibile che dopo tutti gli scandali, inchieste e delusioni la gente decida di tenere il sedere appoggiato alla sedia?! Chi vuole assentarsi dal votare ai referendum lascia un vuoto alle generazioni future, i genitori, i nonni italiani hanno la fissa di sapere se figli e nipoti hanno mangiato ma non quella di voler sapere se hanno il diritto ad un futuro migliore perché tanto, dicono i referendum sono una inutile perdita di tempo e soldo sprecati! Chi educhera’ questa gente a capire che si deve vivere non di solo pane ma di democrazia?! Se non si capisce l’importanza della democrazia si muore di fame e di sete e si lascia un mondo peggiore. Educarsi e’ un obbligo morale per se e per le future generazioni. Se non esistesse il quorum, come accade in altri paesi, saremmo piu’ felici, peccato perché chi ha votato ha mostrato di essere veramente persona democratica. Vedere alcune persone di una certa eta’, pochi ma buoni che andavano a votare nel nome di una digita’ sociale che portano dentro mi hanno scaldato il cuore. Mi auguro che ad ottobre ci siano tanti che andranno ad esprimere il proprio dissenso, incrociamo le dita.

  12. Fabbrizio De Andrè
    aprile 19, 2016 alle 4:34 PM

    Sai perchè Arpia lo “scandalo “è gestito dallo Stato e come puoi sperare che la democrazia trionfi se Stato ha le mani nelle travelle?Non prendiamoci in giro,ma prendiamo i politici e chi li protegge a calci in culo.

  13. aprile 19, 2016 alle 11:27 PM

    A.N.S.A., 19 aprile 2016
    Liguria: sversamento di greggio, moria pesci e allarme uccelli.
    La Lipu soccorre e salva 27 germani coperti da petrolio. (http://www.ansa.it/liguria/notizie/2016/04/19/greggio-moria-pesci-e-allarme-uccelli_6db0f4f4-eff6-46d1-9aee-b7ff9185aaa8.html)

    Il greggio fuoriuscito domenica sera dall’oleodotto Iplom a Genova ha causato una moria di pesci e sta mettendo in pericolo molti uccelli che vivevano nei torrenti e in mare. L’allarme arriva dalla responsabile della Lipu di Genova, Daniela Filippi, che solo ieri ha soccorso e salvato 27 germani reali completamente coperti di greggio e incapaci di volare. “Tredici di loro ora stanno bene, gli altri invece sono gravi perché hanno respirato le esalazioni del petrolio”. Un germano reale coperto di petrolio è stato segnalato alla guarda zoofila Gian Luigi Termanini dai portuali del terminal Messina, nel porto di Genova, e conferma che il greggio è arrivato in mare, dentro lo scalo, fra i moli. Una moria di pesci è segnalata alla foce, dove sono affiorati cefali e altre specie di pesci che vivono in mare nei pressi del torrente Polcevera.

    Più a monte, nel rio Pianego e nel Fegino, vicino alla zona del guasto, gli abitanti segnalano una moria di rane.

    Il vento forte sta spingendo il petrolio dai greti dei fiumi nel mare del porto di Genova: per questo motivo è bene accelerare le operazioni di bonifica avviate dalla Iplom sui greti dei torrenti Polcevera e Fegino dopo la rottura dell’oleodotto della società di Busalla avvenuta domenica sera. É quanto è emerso da un summit che si è svolto stamane nella Capitaneria di Porto di Genova e a cui hanno preso parte due tecnici dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) inviati dal ministro all’Ambiente Gianluca Galletti, che sin da domenica sera segue con attenzione quanta sta accadendo in Valpolcevera. All’incontro, oltre all’ammiraglio Giovanni Pettorino, comandante della Capitaneria di Porto di Genova, c’erano i tecnici dell’Arpal (Agenzia di Protezione Ambientale per la Liguria) che hanno il compito di monitorate i danni ambientali provocati dal disastro e referenti principali del magistrato titolare dell’inchiesta, il sostituto procuratore Alberto Landolfi, avviata per fare luce sulle cause dello sversamento di greggio.

    Anatre, aironi, papere, germani e oche, sono decine gli esemplari soccorsi dall’Enpa di Genova. Una volta prelevati dall’area inquinata, i selvatici, intrisi di petrolio e con gravissimi sintomi di intossicazione – spiega l’Ente protezione animali – vengono portati presso la sede della Sezione genovese dove i volontari li trattano prima con oli vegetali leggeri, per pulire le piume dal petrolio, quindi con detergenti neutri per rimuovere gli agenti contaminanti. «Poi – spiega Massimo Pigoni, responsabile della Protezione Animali genovese e vicepresidente nazionale di Enpa – non resta altro che incrociare le dita, sperando che i livelli di intossicazione non siano letali». Questo è quanto accade nel migliore dei casi, perché sovente gli animali arrivano alla sede Enpa privi di vita.

  14. aprile 27, 2016 alle 6:43 PM

    da Il Fatto Quotidiano, 27 aprile 2016
    Trivelle, la vera storia delle concessioni a vita: ecco come l’Italia ha favorito i petrolieri francesi.
    Proroga per l’impianto Vega di Edison-Edf prima del referendum, via libera nonostante la richiesta danni, campagna renziana contro il quorum, affare Vega B e Rospo Mare: il 17 aprile in Francia hanno festeggiato. (Luisiana Gaita): http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/27/trivelle-la-vera-storia-delle-concessioni-a-vita-ecco-come-litalia-ha-favorito-i-petrolieri-francesi/2672956/

  15. Maggio 11, 2016 alle 2:47 PM

    da Il Fatto Quotidiano, 10 maggio 2017
    Trivellazioni, comitati No Triv: “61 concessioni scadute, governo faccia chiudere pozzi o andiamo al Tar”.
    Dodici associazioni tra quelle che hanno promosso il referendum del 17 aprile scorso contro le trivelle a presentare diffide al Ministero dello Sviluppo economico con lo scopo di far cessare le attività di estrazione. “Non è una rappresaglia per l’esito del referendum – ha spiegato in conferenza stampa alla Camera il costituzionalista Enzo Di Salvatore, estensore dei quesiti referendari – stiamo parlando di legalità: ogni tipo di attività deve essere conforme a legge italiana, costituzione e normativa europea”. (Luisiana Gaita): http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/10/trivellazioni-comitati-no-triv-61-concessioni-scadute-governo-faccia-chiudere-pozzi-o-andiamo-al-tar/2715703/

  16. Maggio 16, 2016 alle 2:52 PM

    due pesi e due misure.

    da Il Fatto Quotidiano, 16 maggio 2016
    Comunali e referendum, dopo il no all’election day ecco il voto su 2 giorni: 1/2 miliardo buttato da Renzi per vincere.
    Trecento milioni spesi per non accorpare il voto sulle trivelle e farlo fallire. Altri 200 per estendere al lunedì la tornata delle amministrative e quella sulle riforme. Dove il nemico del “sì” è l’astensione: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/16/comunali-e-referendum-dopo-il-no-allelection-day-ecco-il-voto-su-2-giorni-12-miliardo-buttato-da-renzi-per-vincere/2733307/

  17. Maggio 24, 2016 alle 2:51 PM

    Il Fatto Quotidiano, 23 maggio 2016
    Trivelle: revoca delle concessioni se la compagnia produce sotto soglia di esenzione dalle royalties per 3 anni.
    L’iniziativa a prima firma di Gianni Girotto, senatore del M5S, Per impegnare il governo a riscrivere la normativa. Che “consente di fatto di produrre idrocarburi liquidi o gassosi senza versare un euro nelle casse pubbliche”. I grillini chiedono anche l’annullamento delle autorizzazioni in mare non più produttive. Oltre allo smantellamento delle strutture inutilizzate e alla bonifica dei luoghi interessati. (Antonio Pitoni) (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/23/trivelle-revoca-delle-concessioni-se-la-compagnia-produce-sotto-soglia-di-esenzione-dalle-royalties-per-3-anni/2757474/)

    Nel 2015 solo 18 delle 69 concessioni per le coltivazioni nel sottofondo marino hanno corrisposto royalties. Le rimanenti 51, che hanno “prodotto idrocarburi liquidi e gassosi sotto la soglia di esenzione”, la cosiddetta “franchigia” prevista dalla legge, non hanno versato un euro nelle casse pubbliche. Un dato tratto dall’e-book “Italia a rischio trivelle”, realizzato da Stefano Lenzi e Fabrizia Arduini, di Wwf Italia. E dal quale, un gruppo di senatori del Movimento 5 Stelle, prende ora spunto per tornare alla carica sul tema delle trivellazioni dopo il mancato quorum dell’ultimo referendum sul tema. Con una mozione a prima firma Gianni Girotto per chiedere al governo di intervenire su una norma che consente di fatto “alle compagnie titolari di concessione di coltivazione di produrre idrocarburi liquidi o gassosi senza obbligo di dover corrispondere alcuna royalties, determinando così minori entrate per l’erario dello Stato e degli Enti territoriali”. Basta, in altre parole, che le compagnie petrolifere si mantengano al di sotto della soglia di esenzione per evitare di pagare un solo centesimo pur realizzando profitti dagli idrocarburi estratti.

    AVANTI SI PAGA. Un paradosso contro il quale i grillini puntano, a Palazzo Madama, ad impegnare il governo “ad adottare con urgenza ogni opportuna iniziativa volta a modificare il sistema di esenzione” vigente per le produzioni delle concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi. “In particolare per quelle in mare”, prevedendo inoltre “la revoca della concessione nel caso in cui la società titolare di concessione produca sotto soglia di esenzione per tre anni consecutivi”. Ma non è tutto. All’esecutivo i senatori del M5S chiedono anche di “revocare i titoli abilitativi relativi alle concessioni di coltivazione in mare non più produttive e a procedere allo smantellamento delle relative strutture e alle conseguenti attività di bonifica e ripristino dei luoghi”. E, ove possibile, di attivarsi per il “recupero delle piattaforme inutilizzate, valutando l’opportunità di promuovere il loro impiego per lo sviluppo di wind farm offshore, previa predisposizione di un piano costi-benefici”. A normativa vigente, l’aliquota a carico delle compagnie impregnate in attività estrattiva sul territorio nazionale, ricorda la mozione, è “del 10% per la produzione di olio e gas su terraferma, del 4% per la produzione di olio in mare e del 7% per la produzione di gas in mare”. Aliquote non dovute, però, “per le produzioni disperse, bruciate, impiegate nelle operazioni di cantiere o nelle operazioni di campo oppure reimmesse in giacimento”. Né per le produzioni “ottenute durante prove di produzione effettuate in regime di permesso di ricerca». Non solo. Per ciascuna concessione, sottolineano ancora i senatori del M5S, “sono esenti dal pagamento dell’aliquota”, anche “i primi 20 milioni di smc (standard metri cubi) di gas e 20.000 tonnellate di olio prodotti annualmente in terraferma, e i primi 50 milioni di smc di gas e 50.000 tonnellate di olio prodotti annualmente in mare”.

    VIA LA RUGGINE. Stando ai dati della Direzione generale per la sicurezza anche ambientale delle attività minerarie ed energetiche del ministero dello Sviluppo economico, alla data del 29 febbraio 2016, erano 135 le piattaforme marine. Tra queste, si legge ancora nella mozione, 79 eroganti, 40 non eroganti, 8 di supporto alla produzione e 8 non operative. Secondo Greenpeace Italia, nell’aprile 2016, delle 88 piattaforme in mare entro le 12 miglia, ben 35 non erano in funzione: 6 risultano essere “non operative”, 28 sono classificate come “non eroganti” e una è censita come di “supporto” a piattaforme “non eroganti”. Ne consegue che “il 40% delle piattaforme che si trovano nel mare territoriale sono lì a fare ruggine”. Non è un caso, sottolinea ancora Girotto, che “la necessità di bonificare e rimuovere le strutture delle piattaforme inutilizzate è stata oggetto anche della diffida indirizzata al ministero dello Sviluppo economico il 10 maggio 2016 da parte delle associazioni ambientaliste Greenpeace Italia, Legambiente e Wwf Italia, affinché le piattaforme offshore non più attive vengano al più presto smantellate”.

  18. settembre 27, 2016 alle 2:50 PM

    da Il Fatto Quotidiano, 27 settembre 2016
    Gas, lo Stato fa ricorso contro la restituzione di 30 milioni di royalty alle compagnie petrolifere.
    Il ministero dello Sviluppo si è appellato al Consiglio di Stato contestando la sentenza del Tar Lombardia, che a luglio ha dato ragione a Eni, Edison e Shell sulla quantificazione della percentuale di utili da versare alle casse pubbliche. Il solo Cane a sei zampe potrebbe chiedere indietro 21,7 milioni. (Elena Veronelli): http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/27/gas-lo-stato-fa-ricorso-contro-la-restituzione-di-30-milioni-di-royalty-alle-compagnie-petrolifere/3058696/

  19. aprile 6, 2017 alle 2:54 PM

    faccia di melma.

    da Il Fatto Quotidiano, 5 aprile 2017
    Trivelle entro le 12 miglia dalla costa? Ora si può (di nuovo). Il governo annulla le promesse pre-referendum.
    Un decreto ministeriale pubblicato pochi giorni fa in Gazzetta Ufficiale permette alle compagnie di modificare in corsa il programma di sviluppo: possibili altri pozzi. È il contrario di quanto deciso da Renzi per svuotare la consultazione del 17 aprile scorso. (Luisiana Gaita): http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04/05/trivelle-entro-le-12-miglia-dalla-costa-ora-si-puo-di-nuovo-il-governo-annulla-le-promesse-pre-referendum/3500984/

  20. luglio 27, 2017 alle 2:52 PM

    da Il Fatto Quotidiano, 22 luglio 2017
    Trivelle, la Consulta annulla il decreto del 2015: “Adottato senza intesa con le Regioni”.
    La sentenza accoglie così un ricorso per conflitto di attribuzione promosso dalla Regione Abruzzo e rappresenta la seconda vittoria nel giro di poche settimane da parte degli enti locali, dopo un altro verdetto, pubblicato nei giorni scorsi, con il quale sono stati dichiarati illegittimi due commi dell’articolo 38 dello ‘Sblocca Italia’. Il risultato è che si potrebbe arrivare alla paralisi delle trivellazioni, anche oltre le 12 miglia. (Luisiana Gaita): http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/22/trivelle-la-consulta-annulla-il-decreto-del-2015-adottato-senza-intesa-con-le-regioni/3747293/

  21. gennaio 29, 2018 alle 2:46 PM

    senza parole, senza vergogna.

    da Il Fatto Quotidiano, 29 gennaio 2018
    Il regalo di Renzi ai petrolieri si scopre solo oggi: ha azzerato l’obbligo di intesa con le Regioni.
    L’obbligo di un accordo forte tra esecutivo ed enti locali preliminare alla realizzazione di progetti energetici era stato inserito nella Legge di Stabilità 2016, che recepiva – rendendoli di fatto inammissibili – sei dei sette quesiti referendari sulle trivelle. Dopo pochi mesi, però, in gran segreto Palazzo Chigi ha modificato una norma del 1990, aggirando e depotenziando quel vincolo. Risultato: lo Stato ha mano libera, così come emerso nella vicenda della raffineria di Taranto, dove confluirà il petrolio del megagiacimento Tempa Rossa, senza l’assenso della Puglia. Coordinamento No Triv: “Traditi milioni di italiani e cancellata una delle principali conquiste dei territori”. (Luisiana Gaita): https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/01/29/il-regalo-di-renzi-ai-petrolieri-si-scopre-solo-oggi-ha-azzerato-lobbligo-di-intesa-con-le-regioni/4118434/

  22. marzo 13, 2018 alle 5:04 PM

    A.N.S.A., 13 marzo 2018
    Consiglio di Stato boccia ricorsi, ok a trivelle nell’Adriatico. Via alle ricerche di gas, respinte le istanze delle regioni. (http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/energia/2018/03/13/-trivelle-cons.stato-boccia-ricorsi-ok-ricerche-gas-_8049d3a1-dd4f-484b-8f7d-87271b173d4c.html)

    ROMA – Il Consiglio di Stato, respingendo i ricorsi presentati dalla Regione Abruzzo contro il ministero dell’Ambiente e la società Spectrum Geo Lfd, ha di fatto dato il via libera alle attività di trivellazione, cioè di prospezione e ricerca di gas al largo della costa adriatica, dall’Emilia Romagna fino alla Puglia. Le decisioni, anticipata dal Nuovo Quotidiano di Puglia, sono contenute in una serie di sentenze pubblicate tra il 28 febbraio e l’8 marzo.

    Nel dettaglio le sentenze sono tre, tutte della quarta sezione del Consiglio di Stato. Le prime due, del 28 febbraio, riguardano due ricorsi analoghi presentati della Regione Abruzzo, che avevano visto l’intervento della Regione Puglia a sostegno di parte delle posizioni sostenute dall’Abruzzo. La terza dell’8 marzo è relativa a un ricorso presentato dalla provincia di Teramo e da una serie di comuni della costa abruzzese. Controparte oltre al ministero dell’Ambiente, anche il ministero delle Sviluppo economico e quello dei Beni culturali. I motivi di ricorso sono stati giudicati in parte infondati in parte inammissibili e molte delle censure sono state giudicate “generiche”. Mentre “l’istruttoria svolta dai Ministeri appellati appare nel complesso completa, articolata e rispettosa dell’iter normativo nella sua interezza”, si legge nella sentenza del 28 febbraio.

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    da La Repubblica, 13 marzo 2018
    Trivelle, bocciati i ricorsi delle regione adriatiche: ok a ricerche di gas da Rimini al SalentoTrivelle, bocciati i ricorsi delle regione adriatiche: ok a ricerche di gas da Rimini al Salento.
    Il Consiglio di Stato ha respinto i ricorsi presentati da Puglia e Abruzzo contro il ministero dell’Ambiente: le trivelle possono continuare le loro richerche con la tecnica dell’air gun: http://bari.repubblica.it/cronaca/2018/03/13/news/trivelle_in_mare_bocciati_i_ricorsi_delle_regione_adriatiche_al_via_le_ricerche_di_petrolio_in_mare-191150647/?ref=RHPPBT-BH-I0-C4-P1-S1.4-T1

  23. gennaio 6, 2019 alle 6:04 PM

    proseguono.

    A.N.S.A., 6 gennaio 2019
    Trivelle: Mise avvia iter per lo stop a 7 permessi per le trivelle in mare. Costa: ‘Non sono diventato ministro per portare l’Italia al Medioevo’.
    Crippa: ‘Disponibile a incontrare le associazioni’. Il ministro: ‘Presto una norma per fermare 40 permessi’: http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/energia/2019/01/06/trivelle-crippa-avviato-iter-rigetto-per-7-permessi_fa94023e-58a7-4152-b08b-85ba3d8f1c06.html

    ____________________

    da Il Fatto Quotidiano, 6 gennaio 2019
    Trivelle, ambientalisti contro governo: “Nuovi permessi, air gun e concessioni troppo grandi”. Ministro Costa: “Falso”.
    I Verdi e il Movimento No Triv accusano l’esecutivo (in particolare i 5 Stelle) di non aver mantenuto la promessa di un’inversione di rotta in materia di estrazione di idrocarburi, denunciando la concessione di nuovi permessi. L’esecutivo smentisce e parla di eredità del vecchio governo. I titolare dell’Ambiente: “Presto norma per bloccare i 40 permessi pendenti come ha proposto il Mise”. (Luisiana Gaita): https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/01/06/trivelle-ambientalisti-contro-governo-nuovi-permessi-air-gun-e-concessioni-troppo-grandi-ministro-costa-falso/4877659/

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    da La Stampa, 6 gennaio 2019
    Scoppia il caso trivelle. Il ministro Costa: “Nessuna autorizzazione, non riporto il Paese al Medioevo”.
    Si riapre il dibattito sulle estrazioni in mare. Il responsabile dell’Ambiente: «Presto una norma per fermare 40 permessi»: https://www.lastampa.it/2019/01/06/italia/il-ministro-costa-e-il-caso-delle-trivelle-mai-autorizzazione-non-riporto-il-paese-al-medioevo-UI4YapFuWky0onyLtTRezO/pagina.html

  24. giugno 23, 2019 alle 12:11 PM

    da Il Fatto Quotidiano, 22 giugno 2019
    Trivelle, ambientalisti: “Ecco la mappa dei 34 impianti da dismettere. Si acceleri”. Il Mise: “Accordo prevede lavori in 10 anni”.
    Si tratta di impianti ‘vecchi’ di Eni ed Edison: 25 piattaforme, 8 teste di pozzo sottomarine, 1 cluster, 27 dei quali si trovano nella fascia di interdizione delle 12 miglia, istituita nel 2013 a tutela delle acque e degli ambienti costieri. Greenpeace, Legambiente e Wwf: “Incapacità di decidere dopo 2 anni di confronto e conoscendo l’elaborato finale dal dicembre 2018. Dismetterli subito”. Lo Sviluppo Economico: “Siamo nei tempi”. (Luisiana Gaita): https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/22/trivelle-ambientalisti-ecco-la-mappa-dei-34-impianti-da-dismettere-si-acceleri-il-mise-accordo-prevede-lavori-in-10-anni/5273833/

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