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Foreste demaniali sarde e direttiva Habitat, un contributo del dott. Francesco Aru.


Iglesias, area mineraria di Malacalzetta, movimentazione di mezzi meccanici

Iglesias, area mineraria di Malacalzetta, movimentazione di mezzi meccanici

Il dibattito sollevato dalle richieste pubbliche di trasparenza e chiarezza sulle scelte gestionali inerenti il futuro delle Foreste demaniali della Sardegna, dopo l’avvìo della sezione specifica (“pianificazione forestale”) di informazione istituzionale sul sito web dell’Ente foreste della Sardegna (E.F.S.) dedicato ai programmi di utilizzo delle Foreste demaniali, ulteriori rilevanti e appassionati interventi (come quello del dott. G. Monaci) e approfondimenti, si arricchisce di un altro importante contributo, quello di Francesco Aru, biologo e redattore del piano di gestione del sito di interesse comunitario (S.I.C.)“Monte Linas – Marganai”[1] e del relativo aggiornamento insieme al prof. Angelo Aru e al dott. geol. Daniele Tomasi.

Lo ringraziamo e lo ospitiamo molto volentieri.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

F. Aru, A. Aru, D. Tomasi, Aggiornamento del piano di gestione del S.I.C. “Monte Linas – Marganai”, presentazione (2014)

 

******************************

Devo in prima istanza scusarmi per le carenze riscontrate sulla presentazione, ma come affermato è uno strumento allestito col semplice fine di illustrare negli incontri pubblici delle situazioni e deve essere, obbligatoriamente, commentato dal relatore che deve spigare non solo la terminologia ma anche le varie situazioni evidenziate, altrimenti è solo gazzosa.

Purtroppo la mancanza di tempo non mi permette di partecipare attivamente alla Vostra importantissima discussione, ma cercherò di dare qualche informazione sommaria tanto per stimolare la discussione riservandomi una più attiva partecipazione in seguito.

Sarà per me importantissimo da questo momento informarvi su tutti gli incontri divulgativi che si terranno nei vari comuni del SIC, in quanto l’allestimento di un Piano di Gestione deve essere un atto partecipato e condivo da tutti, cittadini e portatori di interessi.

Momentaneamente sono stati fissati gli incontri nel Comune di Gonnosfanadiga per il giorno MERCOLEDI’ 25 GIUGNO 2014 ALLE ORE 18 PRESSO LA SALA CONSIGLIARE DEL COMUNE –

Comune di Domusnovas per il giorno VENERDI’ 04 LUGLIO 2014 ORE 17 SALA CONSIGLIARE DEL COMUNE

Per quanto concerne i confini del Sito, posso affermare che l’intero complesso classico della foresta del Marganai vi è incluso, risulta esclusa, nella bozza originale del SIC, l’area di Pubusinu, M.te Serrau, Gutturu Pala, Genna e Carru, Antas, ecc.

Queste aree sono state inserite nella nuova perimetrazione cioè l’area tratteggiata della carta, i confini sono meglio descritti nel P.G. (che Vi invito a leggere) approvato con Decreto dell’Assessore Ambiente n. 61 del 30/07/2008, ma importantissimo precedentemente approvato da tutte le amministrazioni comunali dei comuni ricadenti nel SIC.

Ora il problema di fondo non è ceduazione o non ceduazione dei boschi, ma siamo o non siamo all’interno di un SIC?

La risposta è semplice, SI, abbiamo già citato il decreto di approvazione, il suo codice UE è ITB041111 SIC m.te Linas – Marganai.

Quindi quest’area è un elemento costitutivo (aggiungo: e importantissimo) della RETE ECOLOGICA EUROPEA denominata NATURA 2000, a tutti gli effetti inquadrato nella Direttiva “Habitat – 92/43 CEE” – Recepita dallo stato Italiano con: DPR n.357/97 – n.120/2003

Queste Direttive sottolineano la necessità di proteggere e di conservare gli habitat e le specie animali e vegetali in pericolo presenti sul territorio degli stati membri dell’Unione Europea, adottando le misure necessarie per mantenere e ripristinare gli habitat naturali ed i popolamenti animali e vegetali, come definito ai comi e) ed i) dell’art. 1.

Scopo della presente direttiva è contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato. (art.2 coma1)

Il fine prioritario di queste direttive è quella di proteggere e, se necessario, ripristinare il funzionamento dei sistemi naturali compresi nel sito, tutelando le caratteristiche ambientali che identificano con univocità tali biotopi. (art.3 coma1- 92/43 CEE)

Da queste righe e da quanto affermato e scritto, dai vari partecipanti, sul Vostro Blog si capisce immediatamente che il problema non è solo di tipo filosofico metodologico, ma un vero problema concettuale.

CHE COSA E’ UN BOSCO?

  1. Una compresa, una particella, un’unità produttiva silvana x da Assestare e Normalizzare per ottenere un prodotto annuo massimo e costante ?????????? semplificazione del sistema per motivi gestionali ….
  2. Una formazione pluriplana e disetanea composta da numerose specie (caratteristiche della formazione) in armonia con l’ecosistema. “LA FITOCENOSI” ???????? esempio di “BIODIVERSITA’”

OCCHIO ALLA SCELTA DELLA DEFINIZIONE – SE SCEGLIERETE LA SECONDA!!!!!!!!!!!

Il concetto di biodiversità proietta il problema molto al di là della protezione di singole specie o di biotopi, interessa gli ecosistemi e il loro funzionamento e include i processi coevolutivi tra i componenti che li costituiscono. Ecosistemi diversi danno luogo a forme di vita, culture e habitat diversi (quale conseguenza il bosco del marganai su dolomie paleozoiche è diverso dal bosco del linas o m.te mannu su graniti o scisti. le condizioni climatiche influenzano? Cosa cambia? – pur apparentemente tutte leccete), la cui coevoluzione determina la conservazione della biodiversità.

Tutto questo sin qui affermato, OVVIAMENTE, non vuole certo dire che si deve rinchiudere tutto dentro una campana di vetro e guai a chi tocca per non alterare la BIODIVERSITA’.

Anche l’uomo è un elemento dell’ambiente coi suoi pregi e i suoi difetti, ALLORA ?????????

Vorrei velocemente aggiungere un ulteriore concetto importante e fondamentale:

Il bosco e, non solo il bosco ma la maggior parte degli ecosistemi naturali, SONO DEI SISTEMI BIOLOGICI COMPLESSI, governati da sottili equilibri tra le varie specie presenti (produttori, trasformatori/decompositori, consumatori) e la componente abiotica (suolo/roccia, aria, acqua).

Tutti questi elementi per esistere ed espletare le loro funzioni abbisognano di un elemento fondamentale, ENERGIA.

Gli organismi viventi ottengono l’energia dalla luce del sole (fototrofi/autotrofi – piante e batteri) o dalle molecole organiche del cibo (chemiotrofi). Solo i vegetali (superiori o inferiori), le alghe e i batteri (per mezzo o no della fotosintesi clorofilliana) hanno la capacità di organicare il carbonio, cioè produrre molecole organiche essenziali per la vita (dei chemiotrofi – uomo compreso) quali i carboidrati (cioè gli zuccheri) e gli aminoacidi (i mattoni costitutivi delle proteine).

La conseguenza di una pianificazione forestale, ma non solo forestale, eccessivamente razionale, concepita per esclusivi fini produttivi, cioè l’ASSESTAMENTO, la NORMALIZZAZIONE porta ad una semplificazione dei sistemi biologici e, ciò è fortemente in contrapposizione non solo con riconosciuti fondamenti di biologia ed ecologia, ma persino con le leggi della TERMODINAMICA:

I° legge della termodinamica: conservazione dell’Energia:

L’energia può essere trasferita e/o convertita da una forma all’altra, ma non può mai essere creata né distrutta.

Nel caso delle reazioni e dei processi biologici si è maggiormente interessati al cambiamento di ENTALPIA o contenuto di calore (H).

II legge della termodinamica:aumento dell’entropia S :

Gli eventi hanno una direzione definita: da uno stato di energia elevata ad uno stato con energia più bassa. In ogni cambiamento chimico e fisico il disordine complessivo del sistema e dell’ambiente (universo) aumenta sempre.

NB: i viventi mantengono e aumentano l’ordine interno (cioè l’ordine delle strutture cellulari) aumentando l’entropia (il disordine) dell’ambiente (cioè aumento della biodiversità)!!!

Ora si può comprendere benissimo che se noi vogliamo mantenere, conservare, rendere disponibile per le future generazioni (concetto di: sostenibilità, perpetuità del bosco) un sistema forestale, in particolare un sistema forestale autopoietico (cioè capace di rinnovarsi da solo), con elevati livelli di resilienza (la capacità di ripristinare l’omeostasi, ovvero la condizione di equilibrio del sistema, a seguito di un intervento esterno, es. incendio) non possiamo prescindere dal concetto che il bosco non è, e non deve essere, un sistema lineare.

Siamo arrivati ad un periodo in cui dobbiamo considerare il presente non in base al passato ma in relazione al futuro e proporre idee nuove e progetti coerenti con i cambiamenti in atto. È necessario rapportarsi al bosco in modo differente.

Ovvero come tutte le discipline con fondamenta biologico/ecologico, ma con rigore scientifico, hanno fatto e fanno da sempre.

Dobbiamo considerare il bosco come ciò che nella realtà è, cioè un sistema biologico complesso il cui “disordine” è un “ordine” non compreso. Un sistema la cui vitalità è misurata dalla ricchezza della biodiversità (che non è esclusivamente e semplicisticamente il numero delle specie presenti e immediatamente visibili, come da qualche titolato luminare affermato. Scordandosi di citare e contare le specie presenti nell’humus o nel legno morto ma per fare ciò bisogna chinare la testa!!!! Ehh, guardare dentro al microscoppio!!!!!!).

In termini filosofici, il riconoscimento della visione sistemica evidenzia l’antitesi tra la concezione del bosco come valore intrinseco – soggetto – e del bosco come valore strumentale – oggetto.

O, in altri termini, tra antropocentrismo da un lato ed ecocentrismo dall’altro. (Ciancio, 1991; 1992).

Il contrasto tra le due visioni si supera attraverso la definizione paradigmatica di una terza via, secondo la quale la Natura ha valore intrinseco e l’uomo è parte integrante e interagente con essa.

Con la scelta della terza via si persegue uno “sviluppo sostenibile” attraverso l’equa condivisione delle risorse a livello intra e intergenerazionale. L’Uomo, con il riconoscimento del principio della perpetuità del bosco, agisce al fine di valorizzare le risorse della Natura, come mezzo idoneo e necessario alla sopravvivenza e alla vita.

L’economia è sostenuta da strumenti di incentivazione e di remunerazione del sistema biologico bosco.

La crescita economica è pilotata e limitata da un vincolo insuperabile: il limite del possibile.

Tutto questo è ancora più valido e doveroso all’interno di un’area SIC, Sito di Interesse Comunitario, dove gli interessi non sono esclusivamente quelli delle comunità locali, ma varcano i confini del mare e delle nazioni, esistono interessi transfrontalieri, cioè gli interessi di tutti i cittadini della Comunità Europea e, di questo dovremmo essere orgogliosi. (vedi tutte le forme di finanziamento e incentivazione ambientale contenute nei vari PSR, asse 4, condizionalità, ecc.)

L’attuale sistema di mercato non sempre riesce ad assicurare la conservazione delle funzioni ecosistemiche del bosco. Per di più alcune funzioni, quali ad esempio: gli aspetti culturali o i cicli biogeochimici del terreno, la pedogenesi, l’humus, la preservazione dal dissesto idrogeologico, i cicli dell’acqua non sono valutabili in termini finanziari. Una volta perse queste funzioni i tempi di ricostituzione sono geologici sempre che sia possibile ripararle, vedasi quanto accaduto nel Linas a causa di avventate forestazioni produttive!!!!

Inoltre, risulta difficile effettuare una valutazione intra e intergenerazionale, ovvero prevedere e calcolare gli effetti, talvolta irreversibili, che talune azioni su un determinato ecosistema possono provocare in un altro luogo o in futuro. Bisogna acquisire la consapevolezza che allo stato attuale della conoscenza non è possibile descrivere ciò che non è descrivibile e non è possibile misurare ciò che non è misurabile.

Siamo pienamente in accordo con quanto sostenuto da Pearce (1991), pioniere della green economy, da Ciancio (1999-2011-2012) si deve guardare al valore economico totale del bosco – di mercato e non – costituito oltre che dal valore d’uso diretto e indiretto, anche dal valore d’opzione e dal valore d’esistenza, dei quali ormai si è acquisita piena consapevolezza.

I prodotti e alcuni servizi forniti direttamente dal bosco costituiscono i valori d’uso diretto. Tra questi si includono il legno, i prodotti diversi dal legno, la ricreazione, ecc.

I valori d’uso indiretto sono rappresentati dalle funzioni ecologiche indispensabili per il sostegno alle attività economiche delle popolazioni locali e per il benessere sociale di tutta la comunità umana e non solo.

Appartengono a questa categoria la funzione di protezione, la produzione di humus, l’aumento della fertilità del suolo, la qualità dell’acqua, la riduzione dell’inquinamento atmosferico,  la carbon sink (attualmente quotata anche in borsa), ecc.

Il valore d’opzione,consente le scelte, digarantire per il futuro la disponibilità dei servizi.

Il valore d’esistenza non ha alcuna connessione con i valori d’uso, si riferisce al valore intrinseco del bosco, cioè al desiderio della società che il bosco esista. Rientrano in questa categoria la diversità biologica, gli aspetti storico-culturali connessi alle tradizioni locali, ecc.

Il riconoscimento del valore economico totale del bosco comporta un nuovo approccio mentale verso il bosco che non può più essere considerato un oggetto (anche se per formazione culturale non abbiamo mai pensato a ciò) che fornisce un utile finanziario in tempi relativamente brevi, ma un organismo vivente la cui anima si manifesta nella sua unicità e, al tempo stesso, nella sua molteplicità.

Ma se il bosco ha un’anima, quale principio vitale di un qualsiasi sistema vivente, allora dobbiamo concedere dei diritti a tale sistema. Diritti che vanno concessi a tutto ciò che ha “valore in sé” e che, appunto perciò, merita rispetto.

Allora, ripercorrendo quanto precedentemente affermato e, dalle scienze biologiche, ecologiche, financo  dall’ecologia del paesaggio da lungo tempo riconosciuto e sostenuto, è giusto dire e sostenere che:

“Il bosco è un sistema biologico complesso che svolge un ruolo determinante per il mantenimento della vita sul pianeta. Come tutti i sistemi viventi, il bosco è un’entità che ha ‘valore in sé’. Un soggetto di DIRITTI che va tutelato, conservato e difeso”. (Ciancio, 1996).

A puro titolo informativo senza dilungarmi in complesse problematiche scientifico/etiche voglio dirvi che:

 la foresta del Marganai è l’ultimo esempio europeo e di tutta l’area mediterranea di foresta a Q. ilex , cioè leccio, con elementi relittuali del quaternario (agrifoglio e acero minore) su substratti calcareo-dolomitici del paleozoico, cambriano/precambriano. Questo vuol dire, volgarmente, morta la foresta del marganai morto tutto per sempre, sparita dal pianetta. Inoltre I° sito di rinvenimento della rarissima orchidea Limodorum trabutianum  Batt. (fior di legna trabutiano), importante elemento fitogeografico che ricorda lontane connessioni tra l’Africa (Algeria/Tunisia) e la Sardegna, specie fortemente legata all’integrità ecologica della lecceta, ecc.

Buona lettura a tutti.

Francesco Aru

 

 

fronde, rocce e muschio

fronde, rocce e muschio

 

 

(foto per conto GrIG, S.D., archivio GrIG)

________________________________________________

[1] codice ITB041111: qui la scheda, qui la cartografia

  1. Riccardo Pusceddu
    giugno 20, 2014 alle 3:34 PM

    ho visto la presentazione che pero’ senza l’oratore non si capisce bene. Inoltre troppi i termini tecnici per addetti ai lavori che vanno bene ma se spiegati col parlato quotidiano. Per finire non si capisce se questa area SIC corrisponda all’intera estensione della foresta demaniale del Marganai o invece sia solo una parte in essa compresa. Mancano anche le didascalie nell’unica mappa che quindi e’ incomprensibile. Sarebbe auspicabile che il dott. Aru scrivesse invece un’articolo sul tipo di quello scritto a suo tempo dal dott. Monaci (che contenga magari anche i dovuti confronti) oppure confezionare un filmato su youtube con le medesime finalità di un’articolo scritto.
    L’unica cosa che la presentazione mette nel dovuto riguardo e’ la preoccupante erosione del suolo dovuta al pascolo e adesso anche agli interventi di ceduazione che anziché migliorare le cose, le peggiorano ulteriormente.

  2. Francesco
    giugno 22, 2014 alle 1:18 am

    Devo in prima istanza scusarmi per le carenze riscontrate sulla presentazione, ma come affermato è uno strumento allestito col semplice fine di illustrare negli incontri pubblici delle situazioni e deve essere, obbligatoriamente, commentato dal relatore che deve spigare non solo la terminologia ma anche le varie situazioni evidenziate, altrimenti è solo gazzosa.
    Purtroppo la mancanza di tempo non mi permette di partecipare attivamente alla Vostra importantissima discussione, ma cercherò di dare qualche informazione sommaria tanto per stimolare la discussione riservandomi una più attiva partecipazione in seguito.
    Sarà per me importantissimo da questo momento informarvi su tutti gli incontri divulgativi che si terranno nei vari comuni del SIC, in quanto l’allestimento di un Piano di Gestione deve essere un atto partecipato e condivo da tutti, cittadini e portatori di interessi.
    Momentaneamente sono stati fissati gli incontri nel Comune di Gonnosfanadiga per il giorno MERCOLEDI’ 25 GIUGNO 2014 ALLE ORE 18 PRESSO LA SALA CONSIGLIARE DEL COMUNE –
    Comune di Domusnovas per il giorno VENERDI’ 04 LUGLIO 2014 ORE 17 SALA CONSIGLIARE DEL COMUNE
    Per quanto concerne i confini del Sito, posso affermare che l’intero complesso classico della foresta del Marganai vi è incluso, risulta esclusa, nella bozza originale del SIC, l’area di Pubusinu, m.te Serrau, Gutturu Pala, Genna e Carru, Antas, ecc.
    Queste aree sono state inserite nella nuova perimetrazione cioè l’area tratteggiata della carta, i confini sono meglio descritti nel P.G. ( che Vi invito a leggere) approvato con Decreto dell’Assessore Ambiente n. 61 del 30/07/2008, ma importantissimo precedentemente approvato da tutte le amministrazioni comunali dei comuni ricadenti nel SIC.
    Ora il problema di fondo non è ceduazione o non ceduazione dei boschi, ma siamo o non siamo all’interno di un SIC?
    La risposta è semplice, SI, abbiamo già citato il decreto di approvazione, il suo codice UE è ITB041111 SIC m.te Linas – Marganai.
    Quindi quest’area è un elemento costitutivo (aggiungo: e importantissimo) della RETE ECOLOGICA EUROPEA denominata NATURA 2000, a tutti gli effetti inquadrato nella Direttiva “Habitat – 92/43 CEE” – Recepita dallo stato Italiano con: DPR n.357/97 – n.120/2003
    Queste Direttive sottolineano la necessità di proteggere e di conservare gli habitat e le specie animali e vegetali in pericolo presenti sul territorio degli stati membri dell’Unione Europea, adottando le misure necessarie per mantenere e ripristinare gli habitat naturali ed i popolamenti animali e vegetali, come definito ai comi e) ed i) dell’art. 1.
    Scopo della presente direttiva è contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato. (art.2 coma1)
    Il fine prioritario di queste direttive è quella di proteggere e, se necessario, ripristinare il funzionamento dei sistemi naturali compresi nel sito, tutelando le caratteristiche ambientali che identificano con univocità tali biotopi. (art.3 coma1- 92/43 CEE)
    Da queste righe e da quanto affermato e scritto, dai vari partecipanti, sul Vostro Blog si capisce immediatamente che il problema non è solo di tipo filosofico metodologico, ma un vero problema concettuale.
    CHE COSA E’ UN BOSCO ???????
    1. Una compresa, una particella, un’unità produttiva silvana x da Assestare e Normalizzare per ottenere un prodotto annuo massimo e costante ?????????? semplificazione del sistema per motivi gestionali ….
    2. Una formazione pluriplana e disetanea composta da numerose specie (caratteristiche della formazione) in armonia con l’ecosistema. “LA FITOCENOSI” ???????? esempio di “BIODIVERSITA’”
    OCCHIO ALLA SCELTA DELLA DEFFINIZIONE – SE SCEGLIERETE LA SECONDA!!!!!!!!!!!
    Il concetto di biodiversità proietta il problema molto al di là della protezione di singole specie o di biotopi, interessa gli ecosistemi e il loro funzionamento e include i processi coevolutivi tra i componenti che li costituiscono. Ecosistemi diversi danno luogo a forme di vita, culture e habitat diversi (quale conseguenza il bosco del marganai su dolomie paleozoiche è diverso dal bosco del linas o m.te mannu su graniti o scisti. le condizioni climatiche influenzano? Cosa cambia? – pur apparentemente tutte leccete), la cui coevoluzione determina la conservazione della biodiversità.
    Tutto questo sin qui affermato, OVVIAMENTE, non vuole certo dire che si deve rinchiudere tutto dentro una campana di vetro e guai a chi tocca per non alterare la BIODIVERSITA’.
    Anche l’uomo è un elemento dell’ambiente coi suoi pregi e i suoi difetti, ALLORA ?????????
    Spero di avervi fornito importanti argomentazioni per avviare un agguerrito dibattito, mi auguro nel rispetto delle diversità di vedute e con lo spirito di costruire un mondo sempre migliore.
    Saluto Francesco

  3. Francesco
    giugno 22, 2014 alle 5:01 PM

    Vorrei velocemente aggiungere un ulteriore concetto importante e fondamentale:

    Il bosco e, non solo il bosco ma la maggior parte degli ecosistemi naturali, SONO DEI SISTEMI BIOLOGICI COMPLESSI, governati da sottili equilibri tra le varie specie presenti (produttori, trasformatori/decompositori, consumatori) e la componente abiotica (suolo/roccia, aria, acqua).

    Tutti questi elementi per esistere ed espletare le loro funzioni abbisognano di un elemento fondamentale, ENERGIA.

    Gli organismi viventi ottengono l’energia dalla luce del sole (fototrofi/autotrofi – piante e batteri) o dalle molecole organiche del cibo (chemiotrofi). Solo i vegetali (superiori o inferiori), le alghe e i batteri (per mezzo o no della fotosintesi clorofilliana) hanno la capacità di organicare il carbonio, cioè produrre molecole organiche essenziali per la vita (dei chemiotrofi – uomo compreso) quali i carboidrati (cioè gli zuccheri) e gli aminoacidi (i mattoni costitutivi delle proteine).

    La conseguenza di una pianificazione forestale, ma non solo forestale, eccessivamente razionale, concepita per esclusivi fini produttivi, cioè l’ASSESTAMENTO, la NORMALIZZAZIONE porta ad una semplificazione dei sistemi biologici e, ciò è fortemente in contrapposizione non solo con riconosciuti fondamenti di biologia ed ecologia, ma persino con le leggi della TERMODINAMICA:

    I° legge della termodinamica: conservazione dell’Energia:
    L’energia può essere trasferita e/o convertita da una forma all’altra, ma non può mai essere creata né distrutta.
    Nel caso delle reazioni e dei processi biologici si è maggiormente interessati al cambiamento di ENTALPIA o contenuto di calore (H).

    II° legge della termodinamica:aumento dell’entropia S :
    Gli eventi hanno una direzione definita: da uno stato di energia elevata ad uno stato con energia più bassa. In ogni cambiamento chimico e fisico il disordine complessivo del sistema e dell’ambiente (universo) aumenta sempre.

    NB: i viventi mantengono e aumentano l’ordine interno (cioè l’ordine delle strutture cellulari) aumentando l’entropia (il disordine) dell’ambiente (cioè aumento della biodiversità)!!!

    Ora si può comprendere benissimo che se noi vogliamo mantenere, conservare, rendere disponibile per le future generazioni (concetto di: sostenibilità, perpetuità del bosco) un sistema forestale, in particolare un sistema forestale autopoietico (cioè capace di rinnovarsi da solo), con elevati livelli di resilienza (la capacità di ripristinare l’omeostasi, ovvero la condizione di equilibrio del sistema, a seguito di un intervento esterno, es. incendio) non possiamo prescindere dal concetto che il bosco non è, e non deve essere, un sistema lineare.

    Siamo arrivati ad un periodo in cui dobbiamo considerare il presente non in base al passato ma in relazione al futuro e proporre idee nuove e progetti coerenti con i cambiamenti in atto. È necessario rapportarsi al bosco in modo differente.

    Ovvero come tutte le discipline con fondamenta biologico/ecologico, ma con rigore scientifico, hanno fatto e fanno da sempre.
    Dobbiamo considerare il bosco come ciò che nella realtà è, cioè un sistema biologico complesso il cui “disordine” è un “ordine” non compreso.
    Un sistema la cui vitalità è misurata dalla ricchezza della biodiversità (che non è esclusivamente e semplicisticamente il numero delle specie presenti e immediatamente visibili, come da qualche titolato luminare affermato. Scordandosi di citare e contare le specie presenti nell’humus o nel legno morto ma per fare ciò bisogna chinare la testa!!!! Ehh, guardare dentro al microscoppio!!!!!!).

    In termini filosofici, il riconoscimento della visione sistemica evidenzia l’antitesi tra la concezione del bosco come valore intrinseco – soggetto – e del bosco come valore strumentale – oggetto.
    O, in altri termini, tra antropocentrismo da un lato ed ecocentrismo dall’altro. (Ciancio, 1991; 1992).
    Il contrasto tra le due visioni si supera attraverso la definizione paradigmatica di una terza via, secondo la quale la Natura ha valore intrinseco e l’uomo è parte integrante e interagente con essa.

    Con la scelta della terza via si persegue uno “sviluppo sostenibile” attraverso l’equa condivisione delle risorse a livello intra e intergenerazionale. L’Uomo, con il riconoscimento del principio della perpetuità del bosco, agisce al fine di valorizzare le risorse della Natura, come mezzo idoneo e necessario alla sopravvivenza e alla vita.
    L’economia è sostenuta da strumenti di incentivazione e di remunerazione del sistema biologico bosco.
    La crescita economica è pilotata e limitata da un vincolo insuperabile: il limite del possibile.

    Tutto questo è ancora più valido e doveroso all’interno di un’area SIC, Sito di Interesse Comunitario, dove gli interessi non sono esclusivamente quelli delle comunità locali, ma varcano i confini del mare e delle nazioni, esistono interessi transfrontalieri, cioè gli interessi di tutti i cittadini della Comunità Europea e, di questo dovremmo essere orgogliosi. (vedi tutte le forme di finanziamento e incentivazione ambientale contenute nei vari PSR, asse 4, condizionalità, ecc.)

    L’attuale sistema di mercato non sempre riesce ad assicurare la conservazione delle funzioni ecosistemiche del bosco. Per di più alcune funzioni, quali ad esempio: gli aspetti culturali o i cicli biogeochimici del terreno, la pedogenesi, l’humus, la preservazione dal dissesto idrogeologico, i cicli dell’acqua non sono valutabili in termini finanziari. Una volta perse queste funzioni i tempi di ricostituzione sono geologici sempre che sia possibile ripararle, vedasi quanto accaduto nel Linas a causa di avventate forestazioni produttive!!!!

    Inoltre, risulta difficile effettuare una valutazione intra e intergenerazionale, ovvero prevedere e calcolare gli effetti, talvolta irreversibili, che talune azioni su un determinato ecosistema possono provocare in un altro luogo o in futuro. Bisogna acquisire la consapevolezza che allo stato attuale della conoscenza non è possibile descrivere ciò che non è descrivibile e non è possibile misurare ciò che non è misurabile.

    Siamo pienamente in accordo con quanto sostenuto da Pearce (1991), pioniere della green economy, da Ciancio (1999-2011-2012) si deve guardare al valore economico totale del bosco – di mercato e non – costituito oltre che dal valore d’uso diretto e indiretto, anche dal valore d’opzione e dal valore d’esistenza, dei quali ormai si è acquisita piena consapevolezza.

    I prodotti e alcuni servizi forniti direttamente dal bosco costituiscono i valori d’uso diretto. Tra questi si includono il legno, i prodotti diversi dal legno, la ricreazione, ecc.

    I valori d’uso indiretto sono rappresentati dalle funzioni ecologiche indispensabili per il sostegno alle attività economiche delle popolazioni locali e per il benessere sociale di tutta la comunità umana e non solo.

    Appartengono a questa categoria la funzione di protezione, la produzione di humus, l’aumento della fertilità del suolo, la qualità dell’acqua, la riduzione dell’inquinamento atmosferico, la carbon sink (attualmente quotata anche in borsa), ecc
    .
    Il valore d’opzione, consente le scelte, di garantire per il futuro la disponibilità dei servizi.

    Il valore d’esistenza non ha alcuna connessione con i valori d’uso, si riferisce al valore intrinseco del bosco, cioè al desiderio della società che il bosco esista. Rientrano in questa categoria la diversità biologica, gli aspetti storico-culturali connessi alle tradizioni locali, ecc.

    Il riconoscimento del valore economico totale del bosco comporta un nuovo approccio mentale verso il bosco che non può più essere considerato un oggetto (anche se per formazione culturale non abbiamo mai pensato a ciò) che fornisce un utile finanziario in tempi relativamente brevi, ma un organismo vivente la cui anima si manifesta nella sua unicità e, al tempo stesso, nella sua molteplicità.

    Ma se il bosco ha un’anima, quale principio vitale di un qualsiasi sistema vivente, allora dobbiamo concedere dei diritti a tale sistema. Diritti che vanno concessi a tutto ciò che ha “valore in sé” e che, appunto perciò, merita rispetto.

    Allora, ripercorrendo quanto precedentemente affermato e, dalle scienze biologiche, ecologiche, financo dall’ecologia del paesaggio da lungo tempo riconosciuto e sostenuto, è giusto dire e sostenere che:

    “Il bosco è un sistema biologico complesso che svolge un ruolo determinante per il mantenimento della vita sul pianeta. Come tutti i sistemi viventi, il bosco è un’entità che ha ‘valore in sé’. Un soggetto di DIRITTI che va tutelato, conservato e difeso”. (Ciancio, 1996).

    A puro titolo informativo senza dilungarmi in complesse problematiche scientifico/etiche voglio dirvi che:
    la foresta del Marganai è l’ultimo esempio europeo e di tutta l’area mediterranea di foresta a Q. ilex , cioè leccio, con elementi relittuali del quaternario (agrifoglio e acero minore) su substratti calcareo-dolomitici del paleozoico, cambriano/precambriano. Questo vuol dire, volgarmente, morta la foresta del marganai morto tutto per sempre, sparita dal pianetta. Inoltre I° sito di rinvenimento della rarissima orchidea Limodorum trabutianum Batt. (fior di legna trabutiano), importante elemento fitogeografico che ricorda lontane connessioni tra l’Africa (Algeria/Tunisia) e la Sardegna, specie fortemente legata all’integrità ecologica della lecceta, ecc. Non voglio dilungarmi oltre e per di più annoiarvi.
    Sempre disponibile per chiarimenti di carattere scientifico

    Buona lettura a tutti
    Francesco

  4. Amico
    giugno 22, 2014 alle 5:58 PM

    Concordo su tutto Francesco per questo, sempre a proposito, Ti ricordo che già nel 1905 un “certo” Francesco Saverio Nitti, all’alba di un processo di demanializzazione che avrebbe portato a invertire la tendenza dei tagli selvaggi perpetrati nell’Ottocento ed a salvare dall’uso “privato” la grande foresta Casentinese oggi cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, disse che “lo Stato è naturalmente il più adatto e migliore proprietario dei boschi..”. Per questo Ti consiglio anche di leggere “La foresta Casentinese nel periodo di proprietà privata dal 1900 al 1914″ di Gianni Chiari (patrocinio Ministero Agricoltura e Foreste) con relativa presentazione di Cesare Patrone, Capo del Corpo Forestale dello Stato, foresta che giusto un secolo fa fu acquistata dallo Stato, con il contratto del 2 marzo del 1914 a favore dell’ex Azienda speciale per il Demanio Forestale di Stato (oggi Ufficio per la Biodiversità), per essere salvata dalle spire speculative privatistiche a cui era stata fino ad allora sottoposta. Questo volume evidenzia “quale fosse lo stato della foresta casentinese dopo 14 anni di gestione privatistica ispirata da meri principi economici e di profitto”, consentendo di apprezzare l’entità dell’onere sostenuto dall’ASFD nel gestire tale foresta “facendosi altresì strumento e voce delle popolazioni casentinesi che fin dal lontano 1884, preoccupate nel veder distruggere le «loro foreste», invocavano l’intervento dello Stato, talvolta con vere e proprie rivolte popolari. Una fiducia evidentemente ben riposta e ben ripagata: oggi quelle foreste sono insignite di riconoscimenti internazionali e oggetto di studi e ricerche supportati dal Corpo forestale dello Stato che continua nella sua missione istituzionale di tutela dell’ambiente e della bio diversità, affinchè le generazioni presenti e soprattutto quelle future possano godere ancora di tali ricchezze naturali, testimoni silenti di un lungo e costante lavoro appassionato.”

  5. Riccardo Pusceddu
    giugno 23, 2014 alle 7:36 PM

    condivido la gran parte delle cose scritte da Aru ma non capisco perché egli sostenga che l’assestamento e la normalizzazione di un bosco sono in contrapposizione con le leggi della termodinamica. Inoltre ahimè non sono d’accordo quando egli scrive:
    “Anche l’uomo è un elemento dell’ambiente coi suoi pregi e i suoi difetti, ALLORA ?????????”
    Purtroppo l’uomo dei nostri tempi o almeno quello che vive nella maggiorparte del pianeta non e’ più in equilibrio con l’ambiente che lo circonda, sia per le azioni che egli applica su di esso (che cambiano con una rapidità che oltrepassa di gran lunga la velocità dell’evoluzione biologica delle specie), sia per il numero di esemplari eccessivo, di molti ordini di grandezza superiori al suo valore nominale al momento della comparsa su questo pianeta della maggior parte delle specie oggi presenti. Per questo motivo temo che si possa solo cercare di limitare i danni il più possibile e certamente la selvicoltura sistemica va in questa direzione, contrariamente alla ceduazione.
    Una domanda: ma se la meta’ (o giu’ di li) dell’intera area del Marganai occupata dal Quercus ilex sta per essere sacrificata sull’altare del guadagno immediato, non si potrebbe fare una denuncia all’Unione Europea se e’ vero che tutta l’area fa parte di un importante (e unico) Sito di Interesse Comunitario?

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