Cinquanta onorevoli “macellai” dei demani civici.
anche su La Nuova Sardegna (“Usi civici, il voto vergognoso del consiglio regionale”), 1 agosto 2013
Il 30 luglio 2013 è una data storica per la Sardegna: ora ogni maggioranza comunale potrà far “carne di porco” dei demani civici del proprio territorio, potrà favorire qualcuno e impoverire la restante parte dei cittadini.
Grazie alla maggioranza dei nostri legislatori regionali.
Fra loro c’è chi – come l’on. Franco Mula (Riformatori) – voleva sistemare i “problemi” del proprio Comune (Orosei), c’è chi – come il capogruppo P.D. Giampaolo Diana – è stato sollecitato da vari sindaci, c’è chi – come l’on. Gian Valerio Sanna (P.D.) – s’è dimenticato d’essere uno dei padri di quel piano paesaggistico che li tutela e verrà così “amputato”, c’è qualcun altro – magari il capogruppo P.d.L. Pietro Pittalis – che spera di trarne vantaggi elettorali nelle ormai prossime elezioni regionali, ci sono poi parecchi consiglieri regionali che non hanno nemmeno idea di che cosa siano, ma hanno votato a favore.
Con l’approvazione della proposta di legge regionale n. 542 del 30 luglio 2013 cinquanta consiglieri regionali hanno votato il nuovo “editto delle chiudende”, dopo anni di tentativi.
Parlano di “riforme necessarie”, di “accertamenti errati”, ma l’hanno fatto di nascosto, in pochi minuti, senza alcun serio approfondimento e solo questo basta e avanza per far capire dov’è la nobiltà degli intenti. Nel guardaroba del cane.
A costoro non è passato nemmeno per l’anticamera del cervello che sono stati spesi dalla Regione negli ultimi anni fior di milioni di euro per le complesse attività di accertamento dei singoli demani civici: ormai sono ben 236 i Comuni (su 377) dove sono stati finora accertati i diritti di uso civico e fan parte dell’Inventario generale delle terre civiche, disponibile anche on line.
Il quadro normativo vigente (legge n. 1766/1927, regio decreto n. 332/1928, legge regionale n. 12/1994) consente già la risoluzione di ogni problema in materia e la soluzione preferibile rimane sempre quella del trasferimento dei diritti di uso civico (art. 18 ter della legge regionale n. 12/1994 e s.m.i.) dai terreni che, per varie ragioni, siano stati illegittimamente edificati o trasformati su altre aree del patrimonio comunale boscate o costiere: in questo modo si salvaguarda l’ambiente e si tutelano i cittadini titolari dei diritti di uso civico.
Con questa legge, invece, i Comuni sono delegati “alla ricognizione generale degli usi civici esistenti sul proprio territorio”, “ricognizione” che, nella realtà, costituirebbe la base soprattutto per sclassificazioni, cioè sdemanializzazioni, in particolare per “i terreni sottoposti ad uso civico (che, n.d.r.) abbiano perso la destinazione funzionale originaria di terreni pascolativi o boschivi ovvero non sia riscontrabile né documentabile la originaria sussistenza del vincolo demaniale civico”, cioè in tutti quei casi in cui vi siano state occupazioni abusive, abusi edilizi, usi impropri ovvero i diritti di uso civico siano stati accertati per presunzione in quanto già terreni feudali (gran parte dei demani civici).
Si tratta di previsione palesemente incostituzionale per violazione delle competenze statali in materia di tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali (art. 117, comma 1°, lettera s, cost.), visto che per legge i terreni a uso civico sono tutelati con il vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i., ma già legge n. 431/1985). Non solo: vengono lese anche le competenze statali esclusive in materia di giurisdizione (art. 117, comma 1°, lettera l, cost.), visto che giudice speciale sull’esistenza di terre civiche è il Commissario per gli usi civici.
I demani civici sono una realtà importantissima per l’Isola (quasi un quinto del territorio), una cassaforte di ambiente e di risorse territoriali, economiche e sociali per le collettività locali.
E li difenderemo in ogni modo.
Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
(foto J.I., S.D., archivio GrIG)
Chiudiamogli i macelli solo così non potranno più esistere “MACELLAI”
da La Nuova Sardegna, 9 agosto 2013
OROSEI. Usi civici, i dubbi dell’opposizione sulla nuova legge. (A. Fontanesi)
OROSEI. La recentissima legge regionale sugli usi civici ha riacceso ottimismo e speranze tra tutti coloro che ad Orosei vivono da anni con la spada di Damocle del vincolo sospesa sui loro beni immobili di Cala Liberotto. Ma nel panorama politico oroseino ci sono anche alcune voci che escono dal coro dei facili trionfalismi. Durante il consiglio comunale di lunedì scorso ad esternare dubbi e timori sull’effettiva efficacia del nuovo provvedimento normativo regionale sono stati soprattutto i consiglieri di minoranza Gino Derosas (Orosei Democratica) e Francesca Chisu (Orosei Civica). Entrambi sono avvocati di professione, e proprio sull’aspetto giuridico della nuova legge, più che su quello strettamente politico, si sono concentrate le loro osservazioni. Se è vero infatti che sulla carta la nuova legge dà ai Comuni l’opportunità di censire i terreni che non hanno più i requisiti di terre civiche e quindi chiederne la sclassificazione, contestualmente non chiarisce del tutto cosa accadrebbe nel caso per gli atti amministrativi e giuridici (vendite, alienazioni, affrancazioni etc) intercorsi negli anni tra l’ ente comunale e gli attuali proprietari. Sarebbero da considerarsi nulli e quindi da sottoscrivere nuovamente o si prevede una sorta di sanatoria tombale? Un quesito che attende chiarimenti dai legislatori ma che secondo Derosas potrebbe essere risolto in altro modo: «Il Comune – dice l’ex sindaco – deve insistere nel suo ricorso in atto e continuare a sostenere davanti al Commissario straordinario per gli usi civici di non aver mai posseduto un metro quadrato di terreno gravato dal vincolo. Ora infatti con la nuova legge, spetterebbe alla Regione comprovare il contrario con atti alla mano».