Firenze, un piano strutturale ricco di nuovi metri cubi.
Firenze sta per approvare il suo piano strutturale (artt. 21 e ss. della legge regionale Toscana n. 1/2005), già adottato con deliberazione Consiglio comunale n. 49 del 24 luglio 2007 senza il rispetto delle normative in materia di valutazione ambientale strategica – V.A.S., motivazione per cui il Gruppo d’Intervento Giuridico aveva inoltrato specifico ricorso (13 aprile 2009). Successivamente è stato modificato e nuovamente adottato con deliberazione Consiglio comunale n. 2010/C/00057 del 13 dicembre 2010 comprensiva della documentazione ai fini della procedura di V.A.S.
L’Amministrazione comunale del Sindaco Matteo Renzi, astro nascente del P.D., ne parla come di un piano strutturale “a volumi zero”, ma le critiche e i dubbi non mancano. Soprattutto rimarrebbero attuali vere e proprie speculazioni immobiliari pesantissime per il territorio fiorentino come quella della piana di Castello, già salita alla ribalta giudiziaria.
La lista di cittadinanza perunaltraCittà, coordinata da Ornella De Zordo, da sempre cerca di rendere sostenibili le scelte urbanistiche attraverso l’attività consiliare, dibattiti, manifestazioni. Qui sono riassunti i motivi salienti di una posizione molto critica sul nuovo strumento di pianificazione urbanistica.
Gruppo d’Intervento Giuridico
Le “osservazioni” al Piano strutturale di Firenze: scarica qui il libretto in pdf
da Il Fatto Quotidiano, 20 giugno 2011
Ambiente & Veleni – Liberiamo Firenze! Marco Boschini
Riceviamo e volentieri pubblichiamo una dura nota del gruppo consiliare “Per Un’altra Città” di Firenze, circa l’ormai prossima approvazione del nuovo Piano strutturale della città, quello che, per dirla con lo slogan del sindaco Matteo Renzi, avrebbe dovuto essere a crescita zero… Mah… Ci piacerebbe raccogliere anche l’opinione del primo cittadino.
____________________________________________________
Mercoledì 22 giugno è prevista l’approvazione del nuovo piano urbanistico di Firenze, il cosiddetto Piano Strutturale. Negli ultimi due mesi sono state presentate le osservazioni al piano che, è necessario sottolineare, non saranno discusse in seno al Consiglio comunale ma proposte e approvate in blocco! Strano modo di intendere la partecipazione e la trasparenza da parte di un sindaco, Renzi, che ne ha fatto il proprio cavallo di battaglia durante la campagna elettorale.
Una valutazione comparata delle osservazioni accolte e di quelle respinte porta alla conclusione che il Piano Strutturale controdedotto dagli uffici comunali è molto più pesante e negativo di quello adottato, proprio nel gioco di negazioni e nuovi inserimenti delle osservazioni stesse.
Infatti, a fronte della negazione di tutte le richieste della società civile e delle considerazioni del mondo urbanistico, scientifico ed ambientale (analisi critica dell’attuale sistema territoriale, piano per il centro storico, rete mobilità dolce, rapporti con l’area metropolitana, recupero sociale delle aree dismesse, ecc.), sono state soddisfatte invece vaste esigenze speculative, a cominciare:
* dalle micidiali proposte delle Ferrovie di edificazione nelle aree ferroviarie dismesse, un vera bomba urbanistica, ecologica e per la mobilità della città di Firenze,
* dalla conferma delle volumetrie della lottizzazione di Castello (nonostante che sia in corso un’indagine della Magistratura che potrebbe modificare gli accordi che anche a questo punto riteniamo illegittimi),
* dalla conferma dell’area di trasformazione del Meccanotessile, ignorando le prescrizioni urbanistiche pregresse, ed ogni richiesta della cittadinanza per la salute e la qualità dell’intero quartiere.
Non viene elaborato un piano complessivo della mobilità, manca un disegno organico del trasporto pubblico su ferro, organico e integrato tra metrotreno, tramvie e navette, mentre non viene impedita la devastante previsione del doppio tunnel dell’Alta Velocità sotto Firenze. Da sottolineare l’errata previsione di numerosi parcheggi sotterranei sotto le piazze e i giardini storici alberati più belli della città e del centro storico, che notoriamente richiamano traffico e automobili, contraddicendo e screditando tutte le proposte del sindaco di pedonalizzazione del centro e di rottamazione delle auto.
E’ quindi confermato l’impianto del piano, decisamente di tipo neoliberista: il finanziamento della città pubblica è affidato alle operazioni speculative dei privati. A questi è consentita la trasformazione e la valorizzazione di contenitori, volumi, aree dismesse, aree inedificate in cambio di quote residuali di superfici da destinate ad attrezzature e spazi collettivi. Le procedure non sono del tutto affidabili: ampio è il ricorso alla perequazione e alla compensazione dei cosiddetti “diritti edificatori”, strumenti che di fatto sanciscono la subalternità dell’azione pubblica di governo del territorio all’iniziativa privata, strumenti fortemente criticati e contrastati dalla parte più avanzata e avveduta dell’urbanistica italiana.
Quanto ai dichiarati “volumi zero”, in una città come Firenze, ormai satura oltre ogni misura, trasformare una fabbrica dismessa in un condominio multipiani con decine di famiglie, tutte ampiamente motorizzate, oppure una ex caserma in albergo a cinque stelle, o un ex ospedale psichiatrico in villette di lusso, significa attuare operazioni di cosmesi urbana che di fatto aumentano il grado di congestione della città, ne distruggono le potenzialità di riqualificazione, e finiscono per valorizzare gli investimenti speculativi della proprietà immobiliare.
In verità il Piano in adozione non è a “volumi zero” perché il dimensionamento prevede:
* l’inserimento immotivato dei nuovi impegni di suolo dell’attuale Piano Regolatore, residui e non ancora attuati, pari a 92.100 mq. di superficie utile;
* l’inserimento di aree per servizi privati destinate a parcheggi, aree residenziali e produttive di completamento/integrazione su nuovo suolo e inspiegabilmente non quantificate (residuo vecchio PRG);
* un incomprensibile incremento, che premia la proprietà immobiliare, del 10% delle superfici da recuperare (+ 67.000 mq.) e di quelle dei trasferimenti (+ 15.000 mq.);
* la trasformazione dei sottotetti in superfici residenziali, con il conseguente aumento del carico urbanistico e relativa riduzione delle dotazioni territoriali;
* un nuovo carico urbanistico derivante da ben 800.000 mq. di superfici da recupero, oltre i 261.400 mq. di superficie dei contenitori di particolare valore.
Il Piano non è a “consumo zero di suolo” perché gli interventi previsti dall’attuale PRG e i trasferimenti di capannoni e laboratori incongrui con il contesto consolidato, saranno distribuiti su aree verdi e agricole non ancora urbanizzate.
Ebbene la città che ne esce è orribile, invivibile, senza alcuna prospettiva di risanamento e di recupero delle qualità urbane e territoriali. Riteniamo doveroso da parte dell’amministrazione Renzi riadottare il piano urbanistico perché diverso da quello iniziale. Il Piano che ne emerge è sostanzialmente una riedizione di quello di Domenici, già bocciato, e se possibile ulteriormente peggiorato. Si ignorano decenni di speranze e di collaborazioni, alla faccia della partecipazione che viene umiliata.
Che proprio per questa sua natura occorre che il consiglio esami individualmente ogni osservazione perché in molte le implicazioni urbanistiche e della politica urbana, anche nei confronti dei cittadini e di tanti anni di dibattito non vengano liquidate in un anonimo pacchetto di risposte.
Firenze deve sapere quale trappola e quale inganno si sta preparando per il suo futuro in maniera irreversibile. Dietro i facili paroloni propagandistici si nasconde la distruzione ed il soffocamento definitivo delle speranze di cambiamento di questa nostra sfortunata città.
(foto E.R., PerunaltraCittà, S.D., archivio GrIG)
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- Codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.)
- Codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.)
- Testo unico dell'edilizia (D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i.)
- direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna, la flora
- direttiva n. 2009/147/CE sulla salvaguardia dell'avifauna selvatica
- V.I.A. e V.A.S. di competenza regionale (Sardegna)
- normativa nazionale sulla caccia (legge n. 157/1992 e s.m.i.)
- normativa regionale sulla caccia (l.r. Sardegna n. 29/1998 e s.m.i.)
- legge quadro nazionale sulle aree protette (legge n. 394/1991 e s.m.i.)
- legge quadro regionale sulle aree protette (l.r. Sardegna n. 31/1989)
- normativa sul diritto all'informazione ambientale (decreto legislativo n. 195/2005)
- normativa nazionale sull'elettrosmog (legge n. 36/2001 e s.m.i.)
- limiti all'inquinamento elettromagnetico ad alta frequenza (D.P.C.M. 8 luglio 2003)
- limiti all'inquinamento elettromagnetico a media-bassa frequenza (D.P.C.M. 8 luglio 2003)
- normativa nazionale sugli usi civici (legge n. 1766/1927 e s.m.i.)
- regolamento attuativo in materia di usi civici (regio decreto n. 332/1928 e s.m.i.)
- normativa regionale sugli usi civici (l.r. Sardegna n. 12/1994 e s.m.i.)
- normativa sul vincolo idrogeologico (regio decreto n. 3267/1923 e s.m.i.)
- legge quadro nazionale sul randagismo (legge n. 281/1991 e s.m.i.)
- normativa regionale su animali e anagrafe canina (l.r. Sardegna n. 21/1994)
- normativa sul "ritorno" al nucleare (legge n. 99/2009)
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- direttiva n. 2014/52/UE sulla V.I.A. (codificazione e testo coordinato)
- legge sul procedimento amministrativo (legge n. 241/1990 e s.m.i.)
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- Testo unico sull'urbanistica (Sardegna)
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Matteo Renzi …
Ma è lo stesso che dà dell'<> alla dott.ssa Patrizia Gentilini, oncologa, sulle conseguenze dell’incenerimento dei rifiuti ( http://www.youtube.com/watch?v=UP_34siiFGg )?
Se questo è il nuovo che avanza, stiamo freschi, anzi, “termovalorizzati”.
Mi sà proprio di sì.. 😦
Comunicato stampa
perUnaltracittà – lista di cittadinanza
De Zordo: “Manca un disegno di città”. 2 milioni di metri cubi in più
Piano Strutturale. “Voto contrario, ecco le motivazioni”
La Pira affidò l’assessorato all’urbanistica a Edoardo Detti, Renzi lo tiene per sé. E questo qualcosa vuol dire.
“Esprimo un voto contrario al Piano Strutturale in approvazione per motivi di metodo e di merito”. Così Ornella De Zordo di perUnaltracittà è intervenuta nel Consiglio comunale dedicato all’approvazione del Piano Strutturale di Firenze. Nel metodo il Piano ha ignorato il contesto territoriale metropolitano in cui la città è inserita. Basti pensare che non considera affatto il processo in corso nell’area Nord-Ovest limitrofa al Parco della Piana. Inoltre i tempi ristrettissimi non hanno consentito di approfondire e valutare le tante Osservazioni che avrebbero potuto migliorarlo, né si è attivata quella partecipazione di cui a parole l’amministrazione si è vantata. Nel merito manca un’idea di città; si prevedono più di due milioni di metri cubi di nuove costruzioni e si consente consumo di nuovo territorio, anche nelle fasce pedecollinari”.
La lista di cittadinanza perUnaltracittà ha approfondito il documento di Piano attraverso gruppi di studio, confronti pubblici, convegni e pubblicazioni. Ha presentato 38 Emendamenti in fase di adozione e 17 Osservazioni; nella sostanza le proposte più significative non sono state recepite.
Incremento dei volumi presenti negli interventi previsti dal nuovo Piano Strutturale:
440.000 mq.= Lottizzazione Castello
40.000 mq. = Aree ferroviarie
8.000 mq. = Stazione S.M.N.
92.000 mq. = Superfici residue PRG
16.200 mq. = Superfici PRG servizi privati
15.000 mq. = Bonus edifici incongrui
67.000 mq. = Bonus recupero edifici esistenti
678.200 metri quadrati equivalenti a 2.000.000 metri cubi aggiuntivi (come 5 nuovi Palazzi di Giustizia)
SCHEDA 1 – Le carenze del Piano
Il Piano Strutturale sta ai Regolamenti urbanistici come la Costituzione alle leggi ordinarie. Cioè, il Piano Strutturale detta i principi, disciplinati poi dai Regolamenti. Il Piano fiorentino dedica invece decine e decine di pagine alla mobilità mentre compito del Piano strutturale sarebbe delineare un ritratto della città attuale per la messa a punto del disegno futuro della città, dei suoi edifici, dei suoi luoghi di produzione, dei suoi giardini e della sua campagna, nonché (come dice la Legge urbanistica regionale 1/2005) definire gli elementi da sottoporre a tutela (le cosiddette invarianti strutturali). Servono perciò disegno futuro di città e campagna e tutela, non strade e lottizzazioni.
Inoltre, considerato il panorama disciplinare urbanistico contemporaneo, il Piano è considerato da molti urbanisti che lo hanno approfondito culturalmente nullo per vari motivi:
– individua erroneamente le invarianti strutturali come grandi zonizzazioni e non come caratteri ed elementi identitari, regole evolutive, principi generativi…, e resta nel solco dell’urbanistica dello zoning (antiquata, ha dato i risultati che vediamo nella penisola);
– definisce senza un criterio intellegibile le UTOE (Unità Territoriali Organiche Elementari) su cui si impernia il dimensionamento;
– non definisce i tempi e i modi della costruzione dei volumi (compito del PS è anche determinare la scansione temporale dello scomputo dei metri cubi consentiti, da disciplinare nei regolamenti urbanistici che seguiranno il PS);
– demanda inappropriatamente ai regolamenti urbanistici (o forse al mercato tout court?) la destinazione d’uso dei grandi contenitori e delle aree dismesse
– non nega l’urbanistica contrattata (si veda il ricorso allo strumento della perequazione, che come noto non va necessariamente nella direzione del soddisfacimento dei bisogni pubblici);
– non limita il consumo di territorio contravvenendo alla LR 1/2005, art. 4, c. 3, e al Codice dei beni culturali e del paesaggio, art. 135, c. 4, lett. c (cfr. accettazione passiva del piano per Castello, ecc.);.
Il Piano Strutturale, infine, non inquadra le attuali operazioni di “gentryficazione” del centro storico (pedonalizzazioni, esclusione del commercio di vicinato, etc.); a parole nel Piano Strutturale il centro inteso come vetrina della città sarebbe un risultato da evitare: «riportare le famiglie nel centro», dice il Piano, ma a vivere o a far compere? Manca per il centro un piano specifico mentre lo hanno, ad esempio, le vicine Bologna e Pistoia.
SCHEDA 2 – Ignorato il contesto metropolitano, a partire dal Pit e dal Parco della Piana
La precipitosa conclusione dell’iter di approvazione del Piano Strutturale con i tempi minimi concessi alla Commissione Urbanistica nella fase delle Osservazioni pone alcuni problemi non indifferenti.
Innanzitutto si è mortificata una fase importante di un atto che dovrebbe disegnare la città del futuro, e si sono sacrificati approfondimento, confronto di idee, verifica su temi importanti che molte Osservazioni, anche di notevole spessore, hanno posto.
Valga per tutte la corposa Osservazione della Regione Toscana, che è stata accolta in alcune parti, ma respinta in molte altre di grande rilevanza. Ad esempio la questione cruciale del dimensionamento del Piano: inserendo i dati reali come richiesto dalla Regione si sarebbe svelato il trucco di un Piano che è a Volumi zero solo nelle interviste del Sindaco. In realtà sono previsti più di due milioni di metri cubi di nuove costruzioni.
O ancora la fondamentale disciplina della trasformazione dei contesti urbani esistenti, centro storico in primis, che viene rimandata al Regolamento Urbanistico mentre sarebbe stato opportuno fornire indirizzi vincolanti fin d’ora. Ma anche la carenza nell’individuare azioni specifiche per la tutela e la valorizzazione del paesaggio è rimasta senza risposta adeguata. Argomenti importanti che avrebbero meritato un ben altro approfondimento.
Manca, inoltre, il necessario raccordo con quanto la Regione Toscana sta facendo in materia urbanistica con modifiche normative e di pianificazione di area vasta che dovrebbero essere tenute in considerazione anche se in itinere, per l’importanza che rivestono.
Innanzitutto sarebbe stato opportuno verificare la rispondenza del Piano ai principi di modifica della LR 1/2005 – Documento preliminare approvato dalla Giunta Regionale con Decisione n. 43 del 26 Aprile 2011, visto che è una revisione profonda della Legge urbanistica fondamentale.
Allo stesso modo sarebbe stato importante verificare le ricadute della variante al PIT (Parco della Piana), adottata in Giunta, mentre si è sottovalutato in una visione del tutto riduttiva il sistema di relazioni territoriali che la presenza del Parco determina anche con le aree contermini.
La Regione sta provvedendo anche in tempi strettissimi a innovazioni normative in applicazione del DL 13 maggio 2011 n. 70, relativamente alle modalità di trasformazione e riqualificazione architettonica e urbana delle aree dismesse e degradate. Questo atto sarà della massima rilevanza in quanto le indicazioni sulla trasformazione di tali aree, di basilare importanza nel disegno del futuro della città, sono colpevolmente eluse nel Piano Strutturale. Insomma, una compressione dei tempi che di fatto incide negativamente su uno strumento così importante.
Forse per poter annunciare per San Giovanni “Habemus Pianum”, con quel mito del “Fare” ripetutamente elogiato dal sindaco Renzi sottovalutando cosa e a come si fa. O forse per mancanza di sguardo verso l’esterno, verso gli altri soggetti istituzionali e no, questo Piano manca di una visione che collochi il territorio fiorentino all’interno di un’area più vasta, peccando di autorefenzialità.
In ogni caso, si tratta di un’occasione perduta prima din tutto per la città, oltre che per il contesto metropolitano.
Scheda 3 – Due milioni di metri cubi previsti per nuove edificazioni
Una valutazione comparata delle Osservazioni accolte e di quelle respinte porta alla conclusione che il Piano Strutturale controdedotto (compresi gli interventi del pacchetto nuove convenzioni) risulta più pesante di quello adottato, proprio nel gioco di negazioni e nuovi inserimenti delle Osservazioni stesse.
A fronte della negazione di molte richieste della cittadinanza attiva e delle valutazioni di vari tecnici e urbanisti (sui sistemi ecologici, sul centro storico, sulla mancanza di una analisi critica e di un disegno per la città, sui rapporti con l’area metropolitana e altre ancora) sono state soddisfatte esigenze speculative, a cominciare:
– dalle proposte di Ferrovie con l’introduzione di superfici a destinazione residenziale pari ad oltre 40.000 mq (Campo di Marte, Belfiore, Centrale del latte) e funzioni ricettive per 8.000 mq per la Stazione di Santa Maria Novella; verranno così occluse quelle aree già parco ferroviario, aree di respiro tra tessuti compatti, che sarebbero potute diventare il Parterre di Porta a Prato, i giardini di Belfiore e Santa Maria Novella, il Parco botanico degli scambi di Campo di Marte;
– dalla conferma delle volumetrie di Castello, per una superficie complessiva di 440.000 mq (nonostante che sia in corso un’indagine della Magistratura che potrebbe modificare gli accordi);
– dalla conferma dell’area di trasformazione del Meccanotessile, ignorando le prescrizioni urbanistiche pregresse e la reale natura dell’area trattandosi di una zona ceduta al Comune per la realizzazione del complesso residenziale ecc. ex Galileo ed ogni richiesta della cittadinanza per la salute e la qualità dell’intero quartiere. Intanto altri luoghi strategici per la città e i quartieri, come Panificio militare, San Salvi, la Manifattura Tabacchi, non sono tutelati nella loro potenzialità di uso ed utilità pubblica, fino a consentire piani attuativi in anticipazione del Regolamento Urbanistico. Tutti luoghi che la popolazione aveva proposto fino dai tempi della giunta Domenici di utilizzare come fattore di riequilibrio degli errori urbanistici pregressi e che invece si intende riconsegnare alla speculazione urbanistica;
– dalla conferma dell’uso improprio dei corsi d’acqua minori (Greve, Terzolle, Mugnone, Macinante) con interventi che negano il loro ruolo di elementi essenziali delle reti ecologiche. Pur affermando di voler promuovere una dimensione ecologica della città, sia i corsi d’acqua che alcuni piccoli lotti non edificati vengono tutti inesorabilmente in vario modo cementati;
– dalla conferma della devastante possibilità di intervenire con le opere “di servizio” nelle fasce pedecollinari, di cui la palazzina degli Assi è solo l’antipasto. Il degrado progressivo del paesaggio urbano collinare fiorentino è così assicurato.
Altro che Volumi Zero. Il Piano Strutturale, a dispetto dello slogan, «conferma il residuo del PRG per le aree non ancora attuate da destinare ad attrezzature sportive» (NTA, art. 30, c. 7). Si tratta di una fascia verde che, ereditata dal vecchio piano, cinge dappresso la città ma che in realtà prefigura ulteriori cementificazioni: le aree a verde sportivo infatti, come si legge nelle norme tecniche (confermate dal P.S.), sono «destinate agli impianti sportivi, coperti e scoperti, immersi nel verde che deve occupare almeno il 40% dell’area»: il 60% restante potrà dunque essere edificato. Sono possibili anche altri tipi di “attrezzature” come le villette del Ponte alla Badia, o il centro Prosperius a Camerata. Questo è il destino di aree di pregio ambientale e paesaggistico?
Occorre sostituire la cintura di “grigio sportivo” con una vasta corona agricola – perciò di totale inedificabilità – come soluzione semplice ed efficace per la tutela del paesaggio fiorentino.
Il Piano fiorentino si mostra indifferente alle problematiche metropolitane e a quelle del Parco della Piana, che dovrebbero fare riconsiderare l’intero disegno del Piano, specie sul fronte ovest che si continua a saturare fino all’ultimo campetto. Questa mancanza di progetto complessivo per la città si riflette nel vuoto di idee per il centro antico, lasciato all’improvvisazione e alla politica degli spot (vedi le ultime proposte per la Fortezza e il sottoterra del lago dei cigni).
Il Piano si mostra incapace di affrontare con visioni innovative e realistiche il tema della mobilità insieme alla mancanza di un disegno di città: manca un “piano del ferro” integrato tra il metrotreno, appropriate linee tramvie e navette. Mentre simmetricamente compaiono i parcheggi sotterranei nelle piazze e nel più famoso giardino storico privato, così come sotto ad altre aree alberate della città, a formare un sistema attrattore d’auto nell’area centrale.
Con le modifiche introdotte dalle Osservazioni accolte qualcuno potrebbe addirittura sostenere che il Piano Strutturale andrebbe riadottato, perché diverso da quello conosciuto dai cittadini, e perché le implicazioni urbanistiche generali non sono state chiarite.
Comunque non è certo divenuto strumento migliore di pianificazione del nostro territorio.
MANIFESTANTI ACCUSANO ‘NON VERO CHE E’ PIANO A VOLUMI ZERO’
Firenze, 22 giu. – (Adnkronos) – Battibecco tra il sindaco di Firenze, Matteo Renzi e alcuni comitati cittadini, intorno all’ora di pranzo sotto Palazzo Vecchio, dove il Consiglio comunale e’ riunito per approvare il piano strutturale. I comitati esponevano uno striscione con scritto ‘Il Piano di Renzi volumi zero, cemento vero’. Il sindaco, rivolto ai manifestanti, ha ironizzato dicendo: ”Per voi ci vorrebbe un bel piano ‘modello Quadra”’, alludendo allo scandalo giudiziario che ha visto coinvolta la societa’ di progettazione Quadra. I comitati hanno risposto con fischi e anche qualche parola pesante.
Per i comitati cittadini ”quella dei volumi zero e’ una favola – hanno spiegato ai giornalisti, distribuendo anche dei volantini – altro che stop al consumo di suolo come dice Renzi: con il nuovo Piano ci saranno 678.500 metri quadri di edifici in piu’ il che significa due milioni di metri cubi di cemento”. Un’accusa, questa, rilanciata in conferenza stampa anche dalla capogruppo consiliare di ‘Perunaltracitta’, Ornella De Zordo.
”Basta con questa storia – ha ribattuto Renzi, parlando con i giornalisti a margine dell’inaugurazione del fontanello di piazza Signoria -. Quei volumi non sono nuovi ma sono residui gia’ approvati del vecchio Piano strutturale che non si possono bloccare perche’ altrimenti dovremmo pagare centinaia di milioni di danni ai loro titolari”. Renzi ha anche sottolineato che ”Firenze e’ la prima citta’ in Italia ad approvare, in soli 430 giorni, un piano strutturale, e a volumi zero”.
condivido volentieri la nota di un amico:
C’è qualcosa che non QUADRA…
L.S.
Il nostro spiritossissimo “don Matteo” lancia ironici anatemi sui contestatori che non apprezzano la sua furbizia autocelebrativa, pare che reputi che meritiamo una gestione urbanistica alla Quadra… ma qualcosa non quadra caro il mio videofita primo cittadino, a cominciare dal bluff della zona pedonale, lo specchietto per le allodole che distoglie lo sguardo da una città in ginocchio per le reti di trasporto pubblico urbano, che ignora i dati sull’inquinamento urbano, che vara cinema Multiplex attrattori di traffico e distruttori del variegato tessuto dei cinema di quartiere, che sposta la pista dell’aereoporto solo per permettere l’aumento dei voli, che chiama verde una città zipillata di alberi solo negli spartitraffico, che scaverà piazza del Carmine attraendo altra mobilità veicolare stravolgendo l’essenza della piazza.. La Firenze Parcheggi si frega le mani… ci credo, alla fine dei conti c’è sempre qualcuno che ci guadagna e non è mai il cittadino…
Direi che tirare in ballo la Quadra è veramente spiritoso…
da Il Manifesto, 22 giugno 2011
Il Piano di Renzi che cementifica Firenze. (Paolo Berdini)
Le prime mosse di Matteo Renzi appena eletto sindaco di Firenze furono molto efficaci. In molte dichiarazioni affermò che la sua città non doveva consumare più neppure un metro quadrato di territorio: era già sufficiente la grande periferia metropolitana. Poi criticò la svendita del patrimonio pubblico voluta dal governo affermando che nelle caserme localizzate nel centro della città sarebbero sorte case pubbliche invece di alberghi a cinque stelle. Chiuse infine al transito delle auto piazza del Duomo, restituendola alla città.
E il suo atteggiamento era tanto più importante per quante ombre erano rimaste sull’immagine della precedente giunta comunale: dal pranzo del sindaco Domenici con Ligresti e Della Valle in cui confessava di preferire il cemento all’ipotesi del parco della piana; dal nuovo piano urbanistico che aggrediva le meravigliose colline tutelate da tanti amministratori e urbanisti del passato; dallo scandalo della scuola dei Marescialli; la cricca degli architetti “pigliatutto”. Sembrava dunque che Renzi, facendo tesoro della bocciatura del piano strutturale volesse voltare pagina. Ma evidentemente il cemento armato deve avere il suo fascino se nel breve volgere di due anni, il sindaco vuol fare approvare dal consiglio comunale un piano strutturale della città che non è a “crescita zero”.
Già in questi due anni la società civile e il valido gruppo che ruota intorno a Ornella De Zordo, consigliera comunale già protagonista nella lotta contro gli scempi urbanistici e ambientali della passata amministrazione, avevano svelato che anche nella nuova stesura di quel piano c’erano scempi ben mimetizzati a prima vista. C’era ancora la possibilità di aggredire le colline realizzando di attività sportive o sanitarie; la cementificazione della pianura verso Prato; l’accordo con le Ferrovie dello Stato per l’inutile tunnel dell’alta velocità in cambio di enormi cubature. Ma la pressione della società civile era riuscita ad attenuare i danni del piano ereditato dai precedenti cementificatori. Nelle osservazioni dei comitati e del gruppo “perunaltracittà” si denuncia la costruzione di qualche milione di metri cubi di cemento solo in parte localizzato in aree industriali dismesse. Il resto è un’ulteriore sciagurata fase di espansione urbana.
Il sindaco Renzi vuole far approvare oggi dal consiglio comunale un piano ancora peggiore di quello di Domenici. E’ già stato infatti approvato anche un “provvedimento dirigenziale” che consente l’attuazione in deroga dei piani di recupero urbano presentati fin quì. Renzi, insomma, con una mano approva e con l’altra apre a una nuova fase di deroghe e contrattazioni!
Se non ci saranno ripensamenti, in due anni si è mestamente consumata la parabola del sindaco decisionista legato alla sua città. I segnali premonitori di quanto stava per accadere li abbiamo visti pochi giorni fa, quando Renzi si è schierato contro il referendum per l’acqua pubblica. Quando argomentava a favore della privatizzazione (la Toscana e Firenze sono aree di conquista della romana Acea) aveva lo stesso piglio che userà oggi, per convincere il consiglio comunale a votare un provvedimento che renderà ancora più invivibile Firenze.
Speriamo che perda anche stavolta. E per scongiurare questo voto, i movimenti fiorentini che si battono per una città come bene comune si sono dati appuntamento questa mattina alle 12 sotto Palazzo Vecchio. Firenze non merita di diventare un immenso campo di speculazioni come la scuola dei Marescialli.
Da Lorenzo il Magnifico a Lo Renzi il Magnifico … cementificatore
da Il Corriere della Sera, 28 ottobre 2015
Castello: da Ligresti a Cioni, tutti condannati per corruzione.
Due anni e sei mesi per Gianni Biagi, Ligresti, Giombini e Casamonti, un anno e un mese per Graziano Cioni, due mesi per Fontani. L’accusa per tutti è di corruzione. In primo grado erano stati assolti tutti tranne Biagi, accusato di abuso d’ufficio. (Claudio Bozza, Valentina Marotta): http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/15_ottobre_27/castello-sentenza-ribaltata-condannati-cioni-ligresti-altri-eba88016-7cc6-11e5-8cd7-c495b5d61ef0.shtml
anche il sen. Denis Verdini è stato condannato.
A.N.S.A., 17 marzo 2016
Scuola Marescialli: Verdini condannato a 2 anni.
Il procedimento per il quale la posizione di Verdini è stata stralciata è quello in cui sono già stati condannati Balducci, De Santis e Piscicelli. (http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2016/03/17/scuola-marescialli-pm-roma-condannare-verdini-a-2-anni-_9296a8f5-f367-4426-80c7-b3991ab0f1d1.html)
Il senatore Denis Verdini è stato condannato a due anni, pena sospesa, per concorso in corruzione relativamente alla vicenda degli appalti per al ristrutturazione della Scuola dei Marescialli di Firenze. Lo hanno deciso i giudici della VII sezione del Tribunale di Roma. Verdini era presente in aula al momento della sentenza.
Il procedimento, in cui la posizione di Verdini è stata stralciata, è quello in cui sono stati già condannati, con sentenza passata in giudicato, Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio Superiore per i lavori pubblici, Fabio De Santis, ex provveditore delle opere pubbliche della Toscana, l’imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli e il costruttore Riccardo Fusi. Secondo l’accusa, Verdini si sarebbe attivato affinché Fusi venisse aiutato nei suoi affari e De Santis nominato provveditore.