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I veri problemi della Sardegna o del Sardistàn, come si preferisce.


acqua e gemme

acqua e gemme

Nonostante piogge e invasi piuttosto pieni, sulla Sardegna pendono minacce di crisi idrica.

A Sassari arriva il razionamento idrico, a Olbia dai rubinetti esce acqua gialla.

Una parola sui reali motivi della crisi idrica, il disastroso tasso di perdita delle reti e la perdurante assenza di connessioni fra gli invasi?

Una parola sul disastro dei trasporti aerei (anche low cost) da e per la Sardegna?

Ma quando mai?

L’Assessore regionale dei lavori pubblici Paolo Maninchedda, competente in materia, lancia una proposta fondamentale per il presente e il futuro isolano: cambiamo il nome alla strada statale n. 131 “Carlo Felice”.

Evidentemente, dopo gli ostacoli frapposti dalla Gallina prataiola alla viabilità sarda, non c’è nulla di più serio di cui occuparsi qui, nel Sardistàn, oscura e splendida isola nel Mediterraneo centrale.

Come spesso accade, vi sono armi di distrazione di massa.  E nessun comitato, di qualsiasi genere, che protesti contro.

Ecco la strada per l’indipendenza, la 131.

Come avrebbe detto Ennio Flaiano, la situazione è grave ma non seria.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

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(pubblicità pollame, foto S.D., archivio GrIG)

 

  1. max
    novembre 29, 2015 alle 8:07 am

    la sardegna e’ considerata il fanalino di coda dell’italia e dall’italia; una volta luogo di vacanze per il ceto medio, oggi a causa dei costi dei trasporti, enclave vacanziera di pochi quasi esclusivamente in gallura.sardegna da sfruttare alla bisogna. sardegna da edificare abusivamente, sardegna da svendere a pezzi ecc.
    e’ regione autonoma come l’A.A./sud tirolo ma la vedo soldi e qui’ no.
    hanno entrambe vocazioni turistiche ma , gallura a parte, in sardegna vedo solo miseria e isolazionismo becero. eppure le idee non mancano, l’orgoglio neppure,le capacita’ imprenditoriali neppure. non so bene se sia un problema culturale, antropologico o altro.
    forse i sardi dovrebbero decidere cosa vogliono; rimanere come sono o evolversi. in questo caso, qualunque cosa scelgano (crescita sostenibile o boom economico) la cosa richiedera’ sforzi e cambio di passo. ma anche cambio di atteggiamento.
    personalmente investirei molto sul turismo sostenibile ( ma non solo alberghi diffusi naif), produzioni agroalimentari d’eccellenza, marketing mirato ma intenso, bonifiche diffuse anche con la partecipazione di imprenditori continentali in grado d’investire a tassazione 0, servitu’ militari ridotte all’osso ecc
    la comunicazione commerciale dovrebbe essere ” il paradiso e’ qui'”” sardegna d’inverno”” l’alter ego dell’irlanda”ecc poi il messaggio deve trovare suffragio nei fatti perche’ il turista lo fotti una volta ma poi con il marketing virale piu’ o meno digitale il pacco ti torna tra i denti come un boomerang.
    la sardegna ha un potenziale enorme che puo’ coniugare turismo enogastronomico, naturalistico, sportivo e culturale parimenti a quello d’elite da confinare in qualche enclave ( gallura?). certamente no di massa alla romagnola.

  2. Juri
    novembre 29, 2015 alle 1:00 PM

    Armi di distrazione di massa che una stampa appena un po’ seria relegherebbe immediatamente nell’ambito che gli compete, quello dell’oblio. O meglio, della critica ad un assessorato che parla d’altro per eludere i veri problemi. E invece, titoloni a gogò…
    Ma del resto, se i nostri politicanti non potessero contare su una stampa complice, non si azzarderebbero neppure a ricorrere a questi “diversivi”.
    E allora bisogna ricorrere ad un’altra citazione, questa volta di Petrolini: “Io nun ce l’ho cò te ma cò quelli che te stanno vicino e nun t’hanno buttato de sotto”.

  3. capitonegatto
    novembre 29, 2015 alle 6:33 PM

    Poche parole: La regione ha programmi per rivedere il sistema idrico ? O preferisce
    ” abban…donare ” la questione ad abbanoa che ovviamente non potra’ mai risolverla ?
    Chiediamo a Report di farne una trasmissione .

  4. Terrae
    novembre 30, 2015 alle 9:49 am

    Maninchedda, un tempo, mi stava pure simpatico, mi stava. Mah!

    Caro GrIG, permettimi di dissentire.
    Se c’è una via dell’indipendenza in Sardegna, questa è proprio la SS 131: è sotto gli occhi di tutti che ogni tratto di “strada” sia indiscutibilmente indipendente da quello che lo precede e da quello che lo segue, e questi sono, ovviamente, indipendenti tra loro. Torna?

    Passati i bei tempi in cui percorrere la Carlo Felice (pressoché deserta fuori da Cagliari e Sassari), significava fare un tour, lungo ma “ragionato”, tra le povere bellezze e gli splendidi e mutevoli scenari dell’Isola. Bei tempi.

    Tornando alla proposta di Maninchedda, dico che legare il fallimento della SS 131 ad uno dei migliori figli di Sardegna è, quantomeno, idiota. E con questo non boccio, invece, l’idea che tutto in Sardegna debba parlare (nel migliore dei modi) di Sardegna.

    Comunque, se persino chiamare “Felice” quel lastricato di lacrime ci appare malaugurante, allora credo che ci verrebbe più naturale (per ogni buca, deviazione, interruzione, coda, manifestazione, allagamento e/o cedimento strutturale) imprecare sempre e solo su quel nome tanto, ma tanto caro a noi Sardi da 250 anni a questa parte:

    Giovanni Battista Lorenzo BOGINO.

    È un idea graffiante per il sondaggio dell’Unghione Sarda.

    Eh SU BUGGINU! … ma già non gli starà venendo in testa di trasformarla in un’autostrada a pagamento, già non gli starà venendo in testa?!

  5. Giampaolo Pisu
    dicembre 9, 2015 alle 6:53 PM

    Non credo che il cambio di nome della 131 possa determinare ritardo o distrazione nel portare avanti la normale azione politico-amministrativa. Il più grosso problema dei sardi è, a mio parere, culturale, con una visione della realtà deformata da una cultura spesso a noi estranea. Ma mai frimaus si seis a castiai (e a pensai a) is nòminis de is bias de is biddas e tzitadis cosa nosta?

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