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Ancora una volta si prepara un nuovo Editto delle Chiudende in Sardegna. Petizione popolare per la difesa delle terre collettive.


Cavallino della Giara

Passano gli anni, ma l’appetito sulle terre collettive in Sardegna non svanisce.

Come nel recente passato, c’è sempre il famelico desiderio di un nuovo Editto delle Chiudende Nel Consiglio regionale della Sardegna

Su proposta delle due Commissioni permanenti IV (Territorio) e I (Autonomia), il 26 novembre 2025 Consiglio regionale ha approvatoper alzata di mano” la risoluzione n. 5/XVIIsulla necessità che la Giunta regionale incarichi i componenti di nomina regionale della Commissione paritetica Stato-Regione, di cui all’articolo 56 dello Statuto speciale per la Sardegna, di elaborare una norma di attuazione dello Statuto in materia di usi civici”.

Sardegna, muretto a secco, recinzione tipica dopo l’editto delle chiudende (1820-1823)

Fra i consiglieri regionali che spingono per questo nuovo Editto delle Chiudende vi sono politici che ne han fatto un punto fermo della loro politica come l’on. Francesco Paolo Mula, oggi F.d.I., già nei Riformatori Sardi, già sindaco di Orosei e fra i padri politici di operazioni di sdemanializzazione delle terre collettive sistematicamente dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale.

 O come l’on. Antonello Floris, F.d.I.,,che un po’ confusamente chiede (resoconto consiliare seduta n. 97, pagina 18) di “verificare l’eventuale perimetrazione su parametri oggettivi e non campati in aria, perché … l’onere della prova spetta in tribunale, almeno dalla normativa vigente in Sardegna, al poveraccio che deve difendersi e dire che quell’immobile non ricade all’interno dell’uso civico”, senza sapere che i provvedimenti di accertamento dei demani civici – a cui si è giunti con approfondite verifiche – sono trascritti nei registri immobiliari e quindi pienamente conoscibili.

L’obiettivo, malcelato fra espressioni politicamente corrette, è l’adozione di una norma di attuazione dello statuto speciale per la Sardegna che consenta di fare il bello e il cattivo tempo sui terreni a uso civico.

Baunei, Baccu Goloritzè

Infatti, al di là della politicamente corretta necessità di “attribuire ai componenti di nomina regionale della Commissione paritetica Stato-Regione di cui all’articolo 56 dello Statuto speciale per la Sardegna, l’incarico di elaborazione di una norma di attuazione da portare all’attenzione della Commissione medesima, che permetta di definire una procedura condivisa con lo Stato, che contemperi l’esigenza regionale di dare certezza giuridica a situazioni consolidate e legittime con l’irrinunciabile principio statale di tutela dei valori paesaggistici e che possa offrire una soluzione alle problematiche descritte nelle premesse”, l’obiettivo reale è “avviare un nuovo processo di mappatura dei terreni regionali gravati da uso civico sulla base di un’interlocuzione diretta con le comunità, affiancando alle risultanze meramente cartolari la valorizzazione della conoscenza consuetudinaria come elemento interpretativo essenziale per la ricostruzione giuridica e cartografica del demanio civico”.

In parole povere, strafregarsene di decenni di provvedimenti commissariali e regionali che sono giunti quasi a conclusione degli accertamenti dei demani civici delle comunità locali per arraffare quanti più terreni possibile, magari oggetto di mire o già occupati illegittimamente da complessi turistico-edilizi (come come a Villasimius, nel Sarrabus, nel Sinis, a Orosei), da centrali eoliche (come nel Goceano, a Macomer e sul Montiferru, nel Villacidrese, nel Parteolla), da condotte idriche a fini energetiche (a Orgosolo), da mega-discariche gestite da aziende private (come a Serdiana) e così via sottraendo ai diritti delle collettività locali.

Cuglieri, Cascata di Capo Nieddu

Magari svolgendo quella “interlocuzione diretta con le comunità” attraverso qualche consuetamente dispendiosa indagine di ricerca da svolgersi con il non disinteressato supporto di esponenti universitari.

Se soldi pubblici devono esser spesi, lo devono essere per rafforzare, formare, rendere più efficiente strutture regionali competenti in materia di usi civici.

Montepescali, cartello riserva di proprietà e diritti di uso civico

Attualmente in Sardegna, secondo quanto oggetto di provvedimenti di accertamento, risultano terreni a uso civico in 340 Comuni sui 369 su cui sono state condotte le operazioni.

I criteri per l’accertamento degli usi civici sono chiari e sono uguali in tutta Italia: sono i terreni di origine “feudale o ademprivile” e quelli di “antico possesso” o “originaria pertinenza” e si verificano fondamentalmente attraverso l’esame degli archivi dello Stato e degli altri Enti Pubblici Territoriali, degli Archivi notarili, degli archivi commissariali (per la Sardegna vds. la deliberazione del 10 dicembre 2021, n. 48/15 con cui la Giunta regionale sarda ha approvato lo specifico “Atto di indirizzo interpretativo e applicativo per la gestione dei procedimenti amministrativi relativi agli usi civici di cui alla L.R. n. 12/1994, alla L. n. 1766/1927 e alla L. n. 168/2017” anche in attuazione delle disposizioni nazionali in materia di usi civici, comprese quelle sul trasferimento dei diritti di uso civico).

vigneto

I Comuni sardi sono 377: mancano ancora le attività di accertamento su 7 Comuni, nei quali si stima, comunque, la presenza di terre collettive.

In 30 Comuni, al termine delle operazioni, non sono risultati terreni a uso civico.

Complessivamente (considerando anche gli ultimi 7 Comuni dove devono esser svolte le operazioni di accertamento, ma dove se ne stima la presenza), dovrebbero essere 348 su 377 i Comuni dove sono presenti i demani civici, ben il 92% dei Comuni sardi.

Sono stati, inoltre, verificati e aggiornati i dati (estensione, catasto, ecc.) relativi ai 340 demani civici accertati (luglio 2021), grazie a un buon lavoro condotto dalle strutture regionali competenti.

L’estensione complessiva delle terre collettive finora accertate è di circa 303.676 ettari, pari al 12,62% dell’Isola, riportati nell’Inventario regionale delle Terre civiche, il documento fondamentale, di natura ricognitiva, per la conoscibilità dei terreni appartenenti ai demani civici in Sardegna.

bosco e girasoli

L’Istituto Nazionale di Economia Agraria stimava (1947) la presenza di 314.814 ettari di terreni a uso civico in Sardegna.

In Italia si stima che le terre collettive siano il 7-10% del territorio nazionale e il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha recentemente avviato una indagine conoscitiva in proposito.

I domini collettivi, i terreni a uso civico e i demani civici (legge n. 1766/1927 e s.m.i., legge n. 168/2017, regio decreto n. 332/1928 e s.m.i.) costituiscono un patrimonio di grandissimo rilievo per le Collettività locali, sia sotto il profilo economico-sociale che per gli aspetti di salvaguardia ambientale, valore riconosciuto sistematicamente in sede giurisprudenziale.

I diritti di uso civico sono inalienabili, indivisibili, inusucapibili e imprescrittibili (artt. 3, comma 3°, della legge n. 168/2017 e 2, 9, 12 della legge n. 1766/1927 e s.m.i.). I domini collettivi sono tutelati ex lege con il vincolo paesaggistico (art. 142, comma 1°, lettera h, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).  Ogni atto di disposizione che comporti ablazione o che comunque incida su diritti di uso civico può essere adottato dalla pubblica amministrazione competente soltanto a particolari condizioni, previa autorizzazione regionale e verso corrispettivo di un indennizzo da corrispondere alla collettività titolare del diritto medesimo e destinato a opere permanenti di interesse pubblico generale (artt. 12 della legge n. 1766/1927 e s.m.i.).

Portoscuso, Capo Altano – Guroneddu

I cittadini appartenenti alle collettività locali sono gli unici titolari dei diritti di uso civico nei rispettivi demani civici (artt. 2, commi 3° e 4°, e 3, commi 1° e 2°, della legge n. 168/2017 e s.m.i.).  Inoltre, il regime giuridico dei demani civici prevede la “perpetua destinazione agro-silvo-pastorale” (art. 3, comma 3°, della legge n. 168/2017), nonché “l’utilizzazione del demanio civico … in conformità alla sua destinazione e secondo le regole d’uso stabilite dal dominio collettivo” (art. 3, comma 5°, della legge n. 168/2017).

Quindi, i beni in proprietà collettiva sono soggetti per legge a vincolo di destinazione e a vincolo ambientale: non possono essere oggetto di una concessione amministrativa che ne importi la trasformazione.

San Vero Milis – Narbolia, pineta costiera di Is Arenas

E quando si verifica l’avvenuta irreversibile trasformazione di terreni dei demani civici si può avviare il procedimento di trasferimento dei diritti di uso civico: la legge n. 168/2017 in materia di usi civici è stata integrata con le disposizioni poste dall’art. 63 bis della legge n. 108 del 29 luglio 2021 di conversione con modificazioni e integrazioni del decreto-legge n. 77/2021, il c.d. decreto governance PNRR) che consente il trasferimento dei diritti di uso civico da terreni ormai irrimediabilmente compromessi (es. perché edificati) ad aree provenienti dal patrimonio comunale o regionale di valore ambientale (es. boschi, coste, zone umide, ecc.). In Sardegna vi sono già stati diversi procedimenti in proposito (per esempio, a Monti, ad Abbasanta, a San Vero Milis, a Oristano, a Lanusei, a Sindia, ecc.) che hanno consentito un recupero ai demani civici di terreni di valore ambientale e contemporaneamente han risolto le problematiche di tanti cittadini.

Gennargentu, nevaio

Un grande patrimonio ambientale collettivo che dobbiamo conservare e custodire per le generazioni future.

E il GrIG, che da decenni agisce concretamente per la salvaguardia delle terre collettive sarde, come già avvenuto negli anni scorsi, farà di tutto per evitare qualsiasi nuovo sciagurato Editto delle Chiudende sotto qualsiasi forma.

Il GrIG chiama, in primo luogo, i cittadini a esprimersi, proponendo una petizione popolare per la difesa delle terre collettive in Sardegna, che può essere sottoscritta qui: https://c.org/5BLCJPwztk

Difendiamo le terre collettive della Sardegna!

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

Carloforte, Stea

qui il testo della

Petizione popolare per la difesa delle terre collettive in Sardegna

Al Presidente della Regione autonoma della Sardegna,

e per conoscenza al Ministro della Cultura,

i sottoscritti cittadini,

considerato che

– la risoluzione n. 5/XVII approvata dal Consiglio regionale della Sardegna il 26 novembre 2025 chiede alla Giunta regionale di contrattare con lo Stato una nuova norma di attuazione dello statuto speciale per giungere a “un nuovo processo di mappatura dei terreni regionali gravati da uso civico sulla base di un’interlocuzione diretta con le comunità, affiancando alle risultanze meramente cartolari la valorizzazione della conoscenza consuetudinaria come elemento interpretativo essenziale per la ricostruzione giuridica e cartografica del demanio civico”.  In parole povere l’obiettivo appare quello di stravolgere le centinaia di provvedimenti di accertamento dei demani civici di proprietà delle collettività locali sarde;

– il rischio evidente è quello di veder sottratti alle collettività locali sarde terreni a uso civico magari oggetto di mire o già occupati illegittimamente da complessi turistico-edilizi (come nel Sarrabus, nel Sinis, a Orosei), da centrali eoliche (come nel Goceano, a Macomer e sul Montiferru, nel Villacidrese, nel Parteolla), da condotte idriche a fini energetiche (a Orgosolo), da mega-discariche gestite da aziende private (come a Serdiana) e così via sottraendo ai diritti delle collettività locali;

– nei 377 Comuni sardi: le terre collettive sono stati già accertati in 340 territori comunali, in 30 sono risultati assenti, nei restanti 7 le operazioni di accertamento sono in corso.  Complessivamente (considerando anche gli ultimi 7 Comuni dove devono esser svolte le operazioni di accertamento, ma dove se ne stima la presenza), dovrebbero essere 348 su 377 i Comuni dove sono presenti i demani civici, ben il 92% dei Comuni sardi. L’estensione complessiva delle terre collettive finora accertate è di circa 303.676 ettari, pari al 12,62% dell’Isola, riportati nell’Inventario regionale delle Terre civiche, il documento fondamentale, di natura ricognitiva, per la conoscibilità dei terreni appartenenti ai demani civici in Sardegna.

– i domini collettivi, i terreni a uso civico e i demani civici (legge n. 1766/1927 e s.m.i., legge n. 168/2017, regio decreto n. 332/1928 e s.m.i.) costituiscono un patrimonio di grandissimo rilievo per le Collettività locali, sia sotto il profilo economico-sociale che per gli aspetti di salvaguardia ambientale, valore riconosciuto sistematicamente in sede giurisprudenziale.  I diritti di uso civico sono inalienabili, indivisibili, inusucapibili e imprescrittibili (artt. 3, comma 3°, della legge n. 168/2017 e 2, 9, 12 della legge n. 1766/1927 e s.m.i.). I domini collettivi sono tutelati ex lege con il vincolo paesaggistico (art. 142, comma 1°, lettera h, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).  Ogni atto di disposizione che comporti ablazione o che comunque incida su diritti di uso civico può essere adottato dalla pubblica amministrazione competente soltanto a particolari condizioni, previa autorizzazione regionale e verso corrispettivo di un indennizzo da corrispondere alla collettività titolare del diritto medesimo e destinato a opere permanenti di interesse pubblico generale (artt. 12 della legge n. 1766/1927 e s.m.i.). I cittadini appartenenti alle collettività locali sono gli unici titolari dei diritti di uso civico nei rispettivi demani civici (artt. 2, commi 3° e 4°, e 3, commi 1° e 2°, della legge n. 168/2017 e s.m.i.).  Inoltre, il regime giuridico dei demani civici prevede la “perpetua destinazione agro-silvo-pastorale” (art. 3, comma 3°, della legge n. 168/2017), nonché “l’utilizzazione del demanio civico … in conformità alla sua destinazione e secondo le regole d’uso stabilite dal dominio collettivo” (art. 3, comma 5°, della legge n. 168/2017);

– quando si verifica l’avvenuta irreversibile trasformazione di terreni dei demani civici si può avviare il procedimento di trasferimento dei diritti di uso civico: la legge n. 168/2017 in materia di usi civici è stata integrata con le disposizioni poste dall’art. 63 bis della legge n. 108 del 29 luglio 2021 di conversione con modificazioni e integrazioni del decreto-legge n. 77/2021, il c.d. decreto governance PNRR) che consente il trasferimento dei diritti di uso civico da terreni ormai irrimediabilmente compromessi (es. perché edificati) ad aree provenienti dal patrimonio comunale o regionale di valore ambientale (es. boschi, coste, zone umide, ecc.). In Sardegna vi sono già stati diversi procedimenti in proposito (per esempio, a Monti, ad Abbasanta, a San Vero Milis, a Oristano, a Lanusei, a Sindia, ecc.) che hanno consentito un recupero ai demani civici di terreni di valore ambientale e contemporaneamente han risolto le problematiche di tanti cittadini.

Pertanto,

CHIEDONO

l’assoluta salvaguardia delle terre collettive della Sardegna, già accertate e da accertare, nonché l’adozione dei necessari provvedimenti di recupero ai demani civici dei terreni illegittimamente occupati (art. 22 della legge regionale n. 12/1994 e s.m.i.), nonché il rafforzamento delle strutture regionali preposte alla gestione della materia degli usi civici.

Si ringrazia per l’attenzione.

Planargia, litorale (foto Benthos)

(foto Benthos, per conto GrIG, J.I., S.D., archivio GrIG)

  1. Avatar di Sardu Roberto
    Sardu Roberto
    dicembre 1, 2025 alle 11:08 am

    Saro’ in prima linea e a denti stretti per la salvaguardia delle nostre terre ad uso esclusivo delle comunità che vivono in quei territori. Forza Paris

  2. dicembre 1, 2025 alle 3:05 PM

    Agenzia Nova, 21 novembre 2025

    Sardegna: ambientalisti GrIG, con nuova proposta su usi civici si rischia altro editto delle chiudende.

    ____________________________________

    da Casteddu online, 1 dicembre 2025

    Terre collettive, petizione popolare contro il rischio di un nuovo “Editto delle Chiudende”.

    “Come nel recente passato, c’è sempre il famelico desiderio di un nuovo Editto delle Chiudende nel Consiglio regionale della Sardegna”. Attualmente risultano terreni a uso civico in 340 Comuni sui 369 su cui sono state condotte le operazioni: “I politici sembrano strafregarsene di decenni di provvedimenti commissariali e regionali per arraffare quanti più terreni possibile”.

  3. Avatar di Giovanni
    Giovanni
    dicembre 5, 2025 alle 10:55 am

    Non sono solo i politici indicati nell’articolo sulle chiudende ma un pò dappertutto, altri personaggi che da tempo collezionano poltrone e incarichi, si stanno battendo perché le terra sarde vengano sgravate dall’uso civico, come se fosse un danno!

    In questo caso:

    https://www.unionesarda.it/news-sardegna/oristano-provincia/marrubiu-sgravati-oltre-600-ettari-di-terreni-dai-vincoli-dell-uso-civico-nel-terralbese-uwy946zn

    la Giunta Regionale accoglie le richieste inoltrate da un politico dell’opposizione; per spargere cemento, arraffare terre e togliere spazi alla cittadinanza, vanno a braccetto tutti i partiti.

    Nel loro pensiero, le terre a uso civico sono gravate, ovvero qualcosa di grave.

    Grazie a voi di Gruppo intervento Giuridico per quello che fate; sono tempi durissimi per tutti, ma una volta pagati bolli e bollette, vedremo di mettere insieme in famiglia qualcosa da mandarvi per dare un piccolo aiuto.

  1. dicembre 11, 2025 alle 7:01 am

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