Privatizzazione strisciante anche delle foci dei fiumi.
In Italia anche le foci dei fiumi appartengono al demanio marittimo (artt. 822 cod. civ. e 28 cod. nav.), ma spesso sono almeno in parte sottratti alla fruizione pubblica a causa di concessioni piuttosto ampie e invadenti.
Così accade per la foce del Fiume Piave, nella località di Cortellazzo, presso Jesolo, dove buona parte dell’area demaniale è occupata dal Residence Stay Michelangelo e dal relativo approdo turistico.
In proposito, pubblichiamo le riflessioni inviate dalla cittadina veneta Caterina Diemoz all’Assessore all’ambiente della Regione Veneto Gianpaolo Bottacin.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
Foci dei fiumi beni comuni?
Gentile Assessore Bottacin,
la domanda in oggetto – rivolta a Lei e per conoscenza al Sindaco di Jesolo – nasce da una mia recente passeggiata nella località di Cortellazzo, alla foce del Piave, e sebbene il caso che descriverò qui sia solo un esempio di una situazione triste e generalizzata, ritengo che ciò non dovrebbe rappresentare un alibi per nessun amministratore.
Dunque, quella passeggiata l’ho potuta fare solo percorrendo la via Dragan Cigan – dalla spiaggia di Cortellazzo e quel che resta della sua pineta – e il tratto di Viale Oriente fino al ponte sul Canale Cavetta. Questo, perché in quel tratto qualsiasi transito (ciclopedonale o anche solo pedonale) sulla sponda destra del Piave vi è impedito da spazi chiusi adibiti a strutture pubbliche e ad esercizi privati (Darsena, hotel, ristoranti) separati l’un l’altro da reti, cancelli e ostacoli di ogni tipo.
Non intendo qui entrare nella complessa questione giuridica del concetto di “bene comune”, ma mi risulta che nel Demanio marittimo rientrino sia le lagune sia le foci dei fiumi.
Allora, poiché il proprietario è lo Stato – cioè noi – che ne affida la gestione alle regioni, perché la nostra Regione non obbliga i responsabili di tali strutture ad abbattere le barriere là esistenti e, con gli incentivi più opportuni, a creare percorsi che consentano ai cittadini né proprietari né clienti di avere il libero accesso che spetterebbe loro di diritto? Non solo sulla foce del Piave: se possibile, in tutte le aree con le stesse caratteristiche. In assenza di una legislazione specifica, potrebbero bastare gli articoli 2, 9 e 42 della Costituzione italiana?
Conosco molti esempi virtuosi della Regione Veneto perché li ho frequentati: la riva sinistra della stessa foce del Piave, Vallevecchia e la Brussa, e altro ancora. Ma il punto è che non tutti hanno l’auto, la bicicletta, l’età, la forza fisica per accedere a simili località. Di contro, in aree urbanizzate e interessate a un elevato flusso turistico come Cortellazzo centro, restano ristoranti sempre più costosi e… anziani e soggetti deboli (ma anche tutti gli altri) costretti a respirare i gas di scarico delle auto, seppure dalle splendide piste ciclopedonali che affiancano viale Oriente.
Le conseguenze a me paiono poco “inclusive”: aggettivo ormai abusato che però qui vorrebbe esprimere concetti come pari opportunità per i cittadini, salute pubblica, attenzione ai più deboli, declinati nel più vasto ambito della tutela ambientale.
Grazie se mi darà delle risposte.
Caterina Diemoz
(foto da mailing list ambientalista, S.D., archivio GrIG)



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