Impianti di conservazione e accumulo dell’energia, si richiede trasparenza, legalità, buon senso.
Uno dei limiti evidenti del sistema energetico della Sardegna è certamente dato dalla finora assenza di impianti per la conservazione e l’accumulo dell’energia prodotta.
Infatti, in Sardegna le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 agosto 2021 risultavano complessivamente pari a 5.464 MW di energia eolica + altri 10.098 MW di energia solare fotovoltaica, cioè 15.561 MW di nuova potenza da fonte rinnovabile, a cui devono sommarsi i tredici progetti per centrali eoliche offshore finora presentati, che dichiarano una potenza pari a 8.321 MW.
In tutto sono 23.382 MW, cioè più di undici volte i 1.926 MW esistenti (1.054 MW di energia eolica + 872 di energia solare fotovoltaica, dati Terna, 2021).
Attualmente in Sardegna non esistono impianti di accumulo e conservazione energetica (il Gruppo ENEL si è aggiudicato la realizzazione di futuri impianti per complessivi 500 MW di potenza), mentre al termine (2027-2028) dei lavori di realizzazione del Thyrrenian Link, il nuovo doppio cavo sottomarino di Terna s.p.a. con portata 1000 MW, al termine dell’ammodernamento e potenziamento del SA.CO.I. 3 (portata 400 MW), che rientra fra i progetti d’interesse europeo e considerando l’altro collegamento già esistente, il SA.PE.I. (portata 1000 MW), la Sardegna avrà collegamenti con una portata complessiva di 2.400 MW. Non di più.
L’immane quantità di energia potenzialmente producibile in Sardegna non potrà certo essere tutta utilizzata nell’Isola (già oggi circa il 40% dell’energia prodotta non serve al fabbisogno locale), non potrà esser trasferita verso la Penisola, non potrà essere conservata.
Significa energia che dovrà esser pagata dal gestore unico della Rete (cioè lo Stato, cioè la Collettività di tutti noi) per essere in buona parte sprecata.
Finalmente, in questi ultimi mesi, iniziano a veder la luce alcuni progetti di impianti di accumulo e conservazione energetica, decisamente fondamentali per un buon sistema energetico nazionale e sardo in particolare.
Il rapporto del Ministero della Transizione Ecologica – D.G. Infrastrutture e Sicurezza (aprile 2022) racconta di numerosi progetti a vari stadi di perfezionamento: nuovi impianti del Gruppo Enel saranno installati a Ploaghe (potenza 94 MW), a Ottana (135 MW), a Portoscuso (potenza 122 MW), a Quartucciu (potenza 180 MW) e Assemini (potenza 40 MW). Altri ancora a Nulvi (potenza 50 MW), ancora a Ottana (potenza 25 MW), a Furtei (potenza 50 MW), a Sanluri (potenza 50 MW), a Selargius (potenza 150 MW), a Oristano (potenza 20 MW), a Codrongianos (potenza 140 MW).
Ma sono necessari trasparenza, legalità e buon senso.
E’ il caso, per esempio, dell’impianto di accumulo elettrochimico integrato proposto dalla EnergyQ1BESS s.r.l. nelle campagne di S. Isidoro – Separassiu, in Comune di Quartucciu (CA).
A differenza di altri casi, dove il sito individuato risulta presso centrali elettriche esistenti, in questo caso l’ubicazione prevista è in area agricola, necessita di un elettrodotto lungo svariati chilometri per raccordarsi con la rete elettrica (sottostazione di Su Pardu, territorio comunale di Selargius), ha numerosissime interferenze con altri progetti analoghi, con l’elettrodotto Thyrrenian Link, con varie strade, con attività agricole.
La previsione di almeno un elettrodotto di connessione e l’interferenza con numerose altre infrastrutture, progetti, attività in corso – ampiamente certificati dalla Regione autonoma della Sardegna (nota D.G. Pianif. Urbanistica RAS prot. n. 40856 dell’8 agosto 2022) e dai Comuni di Quartucciu (nota prot. n. 589 del 10 gennaio 2022) e di Selargius (nota prot. n. 44432 del 29 settembre 2022) – rende preferibile l’ubicazione in area industriale già attrezzata e necessario il procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) con la considerazione degli impatti cumulativi.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha, quindi, inoltrato (1 dicembre 2022) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti ai Ministeri della Transizione Ecologica e della Cultura, alla Regione autonoma della Sardegna, all’A.R.P.A.S., ai Comuni di Quartucciu e di Selargius finalizzata allo svolgimento del procedimento di V.I.A. e al reperimento di un sito alternativo, meno impattante sotto il profilo del consumo del suolo e sotto gli aspetti economico-sociali.
Trasparenza, legalità e buon senso sono davvero necessari, una buona volta.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
(foto S.D., archivio GrIG)



da Il Manifesto Sardo, 3 dicembre 2022
Impianti di conservazione e accumulo dell’energia, si richiede trasparenza, legalità, buon senso: https://www.manifestosardo.org/impianti-di-conservazione-e-accumulo-dellenergia-si-richiede-trasparenza-legalita-buon-senso/
ora se ne accorgono…
da L’Unione Sarda, 17 marzo 2024
INCHIESTA. Alle porte di Cagliari la grande batteria cinese.
Iniziata la costruzione della mega centrale al “Litio” «Made in China» sulla nuova Statale 554. (Mauro Pili): https://www.unionesarda.it/lunione-in-edicola/alle-porte-di-cagliari-la-grande-batteria-cinese-pxsjlgjs
da L’Unione Sarda, 18 maggio 2024
Sardegna “batteria”, affari & scatole cinesi.
Ecco la mappa: 14 società anonime da diecimila euro di capitale con uno “strano” pegno della multinazionale di Stato. (Mauro Pili): https://www.unionesarda.it/news-sardegna/sardegna-batteria-affari-and-scatole-cinesi-pplxp313
da L’Unione Sarda, 29 ottobre 2024
Mega-batteria alle porte di Cagliari: gravi rischi per il più grande accumulo elettrochimico al mondo.
Al via le procedure per approvare il progetto senza valutazione d’impatto ambientale, gli Usa dietro l’operazione. (Mauro Pili): https://www.unionesarda.it/news-sardegna/mega-batteria-alle-porte-di-cagliari-gravi-rischi-per-il-piu-grande-accumulo-elettrochimico-al-mondo-vcr6oxpn
da L’Unione Sarda – Videolina, 1 novembre 2024
L’invasione delle mega batterie, la Sardegna piattaforma al litio. (Nicola Scano) (https://www.unionesarda.it/multimedia/linvasione-delle-mega-batterie-la-sardegna-piattaforma-al-litio-wgh6g3eu)
La Sardegna rischia di diventare una gigantesca piattaforma di accumulo di energia. L’arrivo delle BESS (Battery Energy Storage System) è già agli atti del Ministero dell’Ambiente. Si tratta di batterie elettrochimiche in grado di conservare l’energia prodotta dagli impianti rinnovabili, eolici e fotovoltaici.
Tra quelle previste, una in particolare, da sistemare tra Assemini e Uta, avrà una capacità di 478 megawatt. Sarà la più grande del mondo. Ma l’invasione ne porterà molte altre, fino a un totale di accumulo di oltre 1700 megawatt.
La sola batteria prevista alle porte di Cagliari (località Planemesu, tra Assemini e Uta) sarà composta da 684 container, ognuno del peso di 36 tonnellate. Facile immaginare l’impatto ambientale: ma per queste installazioni non sarebbe prevista procedura di VIA.
Nella puntata di Radar, su Videolina, con Nicola Scano e Mauro Pili, la mappa delle aree interessate dagli impianti di accumulo. E i pericoli denunciati, per le stesse batterie, dalle autorità di controllo degli Stati Uniti.
da L’Avvenire, 4 novembre 2024
Energia. Rinnovabili, la Sardegna adesso si divide sulle super batterie.
Il progetto per la realizzazione di un Bess, un accumulatore elettrochimico da 478 Mwh aiuterebbe la produzione di energia rinnovabile sull’isola ma spaventa le comunità locali. (Maria Lucia Andria) (https://www.avvenire.it/economia/pagine/super-batterie-per-le-energie-rinnovabili-sardegna)
Le chiamano Bess, acronimo di Battery energy storage system e sono la nuova frontiera della transizione. Tecnicamente sono sistemi di accumulo di energia a batteria, le cui dimensioni variano da un impianto casalingo ad un sistema industriale. All’esterno appaiono come dei grossi container, collocati su basi di cemento, all’interno dei quali si trovano i rack, i moduli che contengono i box in cui sono alloggiate le batterie agli ioni di litio.
I sistemi di energy storage sono essenziali per la transizione energetica: permettono di immagazzinare e rilasciare energia elettrica mediante l’utilizzo di batterie, e così concorrono a stabilizzare la rete elettrica nazionale massimizzando la produzione di elettricità pulita. Il Cif, Climate investment funds, sostenuto anche dall’Italia, ha lanciato un ambizioso programma da 400 milioni di dollari, il Global energy storage program, il più grande fondo al mondo dedicato al supporto dell’accumulo di energia rinnovabile su larga scala nei paesi in via di sviluppo, con dodici progetti già avviati.
Anche l’Italia punta sui “sistemi di accumulo”. Nel Pniec, il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, è stato fissato un target di 400 MW per l’accumulo elettrochimico centralizzato e di 700 MW per quello da pompaggio. A seguito dell’ultima asta del Capacity Market 2024 indetta da Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione elettrica nazionale, sono già partiti i primi cantieri in diverse Regioni.
Tra queste la Sardegna, dove sono avviati progetti di Bess a Quartucciu, Selargius e Portovesme. Il più importante dovrebbe sorgere alle porte di Cagliari, nell’area tra il carcere di Uta e la Riserva naturale di Monte Arcosu: un accumulatore elettrochimico da 478 megawatt per una capacità di 1.916 megawatt/ora, pari alla potenza di una centrale elettrica. Sul progetto per ora c’è il massimo riserbo. Da quel poco che trapela si tratterebbe di 784 container con una capacità di 36 tonnellate ciascuno, carichi di litio, assemblati nelle aree agricole, che verrebbero espropriate. Nel rapporto sull’andamento delle autorizzazioni del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, disponibile online, si evince che la procedura autorizzativa è tuttora in corso. La società che vorrebbe realizzare nell’isola la più grande batteria al litio in Italia, tra le più grandi al mondo, si chiama Urus Storage.
Rinnovabili sì o no? Minaccia o opportunità? Come spesso accade le opinioni si polarizzano e in Sardegna ormai si parla di speculazione e servitù energetica. La Sardegna, infatti, paga già un prezzo molto alto: la quota di potenza rinnovabile assegnata dal governo è fissata a 6,2 GW entro il 2030. Tuttavia, Terna ha ricevuto richieste per l’installazione sull’isola di impianti eolici onshore, offshore e fotovoltaici pari a 54 GW. Una potenza che supera di circa 10 volte il suo fabbisogno.
Il dibattito non è mai stato così acceso. I sardi temono che la loro terra venga brutalizzata, trasformata in un esportatore di energia. In piena estate sono scesi in piazza, raccogliendo più di 200 mila firme a sostegno di una legge di iniziativa popolare, la Pratobello ’24, che si propone di difendere il territorio dal cosiddetto assalto delle rinnovabili. «I sistemi di conservazione Bess sono certamente utili – dichiara il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) – ma hanno capienza limitata, occupano grandi spazi, provocano consumo di suolo e l’espropriazione di terreni agricoli. Inoltre, possono causare forti problematiche ambientali sia per eventuali perdite in fase di esercizio sia per le complesse e costose operazioni di dismissione al termine del ciclo vitale dell’impianto. Tutto questo non viene preventivamente valutato nelle procedure di valutazione d’impatto ambientale, che non sono previste per questi impianti. Un grave rischio ambientale e socio-economico in più per la Sardegna».
Un sistema di accumulo è una soluzione complessa e purtroppo i rischi potenziali non mancano. Tra questi, il pericolo di fuga termica, che può causare incendi o esplosioni, il trasporto dei materiali, l’installazione, la manutenzione e un eventuale funzionamento improprio. L’impatto ambientale, in caso di incendio o esplosione può essere forte: i fumi tossici e le sostanze chimiche rilasciate in caso di conflagrazione sono pericolosi per la salute.
La tecnologia è nuova, gli incidenti registrati negli ultimi anni non sono molti, ma alcuni sono stati particolarmente gravi con danni all’asset e alle persone. I più importanti quelli avvenuti all’impianto McMicken in Arizona e al Victorian Big Battery in Australia. È invece rassicurante la posizione di Michele Governatori, responsabile Elettricità & Gas di Ecco Climate, il think tank italiano per il clima. «La diffidenza nei confronti di nuovi insediamenti tecnologici è comprensibile – afferma – ma l’incremento delle rinnovabili e l’arrivo delle batterie avrà comunque un impatto positivo, non solo contribuirà a chiudere le due centrali a carbone dell’isola, dannosissime per il clima e per la salute, ma anche alla riduzione del costo dell’energia per gli abitanti, come prevede la prossima riforma del mercato elettrico. È una tecnologia sicura e affidabile e le norme antincendio vigenti in Italia sono stringenti. Una batteria non produce emissioni a differenza di una centrale a carbone o a gas».
Non si possono spostare le lancette del progresso, percorrere il cammino della transizione energetica è una priorità globale, ma la vera sfida sarà quella di bilanciare il cambiamento e gli interessi economici con la tutela della salute e dell’ambiente.