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Non ce la possiamo fare, non si può che realizzare scempi.


Portoscuso, Capo Altano, pista ciclopedonale (genn. 2022)

Portoscuso, sud ovest della Sardegna.

Da decenni terra di pesante inquinamento industriale, devastanti effetti sulla salute, subdoli ricatti occupazionali e apatìe sociali.

Unica zona rimasta ancora integra era Capo Altano.

Falco della Regina (Falco eleonorae)

Costa alta, falesie dove vola il Falco della Regina (Falco eleonorae), macchia mediterranea, l’odore del mare e lo sciabordio delle onde.

Area costiera tutelata con il vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), in gran parte terreni appartenenti al demanio civico (legge n. 1766/1927 e s.m.i.legge n. 168/2017regio decreto n. 332/1928 e s.m.i.; legge regionale Sardegna n. 12/1994 e s.m.i.), scampati alla speculazione industriale anche grazie a risalenti azioni legali del Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG).

Una qualche amministrazione pubblica decide di realizzare una pista ciclo-pedonale su una preesistente viabilità su fondo naturale.  

E’ tutto molto ecologico, green, politicamente e socialmente corretto.

Bene, finalmente qualcosa di pulito e verde a Portoscuso.

E invece no.

Niente da fare, dev’essere uno scempio.

Portoscuso, bacino c.d. fanghi rossi

Bisogna rimanere in tema con ciminiere e discariche.

Una striscia rossastra che richiama i fanghi rossi con segnaletica visibile da lunga distanza.

Una pista così migliora una periferia cittadina, una pista così degrada un ambiente fino a prima integro come quello di Capo Altano.

Non è necessario un genio della progettazione naturalistica per capirlo.

Il GrIG ha inoltrato (14 gennaio 2022) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti per verificare la sussistenza o meno delle necessarie autorizzazioni amministrative.  Coinvolti il Ministero della Cultura, la Regione autonoma della Sardegna, il Comune di Portoscuso, la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari, la Provincia del Sud Sardegna, il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale.  Informata, per opportuna conoscenza, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari.

Al di là della presenza o meno delle autorizzazioni di legge, rimane tristissimo il modus operandi per un ambiente che meriterebbe ben altra cura.

Gruppo d’Intervento Giuridico odv

Portoscuso, Capo Altano, questa era la viabilità precedente

Aggiornamento (15 gennaio 2022)

Dalle parole del sindaco di Portoscuso Giorgio Alimonda, sull’edizione odierna de L’Unione Sarda, si apprende che la realizzazione della pista ciclopedonale di Capo Altano è opera del Comune di Portoscuso.

Dovrebbe, allora, rientrare nel progetto “lavori di messa in sicurezza permanente delle strade Waelz – I lotto” (importo complessivo euro 2.003.650,66, vds. https://www.comune.portoscuso.ci.it/lavori-messa-sicurezza-permanente-strade-waelz-lotto) e “II lotto”, finanziati dal piano di disinquinamento del Sulcis Iglesiente (importo complessivo euro 2.474.535,81, vds. https://www.comune.portoscuso.ci.it/messa-sicurezza-permanente-strade-waelz-ii-lotto).

Perché a Portoscuso sono state utilizzate delle scorie industriali per pavimentare strade secondarie?

Alla fine degli anni settanta alcune strade sterrate del Comune di Portoscuso sono state livellate utilizzando una pavimentazione stradale formata in gran parte da rifiuti industriali (scorie Waelz) misti con un aggregante costituito da malta cementizia.

Le scorie Waelz sono costituite da una matrice amorfa grigiastra dall’elevato potere cementante e sono caratterizzate dalla presenza di ossidi di ferro, silice e ossidi di calcio come componenti primari, e da ossidi di potassio, magnesio e alluminio come componenti secondari. La scoria Waelz, in virtù della stabilità dei legami silicatici presenti nella sua struttura, ha tenori rilevanti di metalli pesanti con valori di 5,5% di zinco, 5,44% di piombo e 0,2% di arsenico.

I rifiuti utilizzati per la realizzazione delle strade Waelz provenivano degli scarti di lavorazione dello stabilimento AMMI SARDA (oggi gestito da Portovesme S.r.l), che trattava minerali arricchiti per flottazione di piombo e di zinco. Lo Stabilimento AMMI SARDA di proprietà dell’EGAM fu costruito nel 1968 con lo scopo di trattare minerali sardi (solfuri e ossidi) di Pb e Zn e per svolgere attività di metallurgia primaria nel campo dei non ferrosi. Nel dicembre del 1978 la Società viene rilevata dalla Samim S.p.A. (Società Azionaria Minerario Metallurgica) a partecipazione statale Eni, che nel 1985 diventa Nuova Samim S.p.A. e poi Enirisorse. Le produzioni riguardavano sempre Piombo o Zinco, con tecnologie ed impianti rinnovati legati agli investimenti operati dalla Società del gruppo ENI negli anni successivi all’acquisizione dell’impianto(Gianfranco Mulas, L’intervento di messa in sicurezza permanente delle strade Waelz nel Comune di Portoscuso, in Recover n. 42/2018).

In seguito, l’andazzo di utilizzare le scorie industriali per pavimentare strade e piazzali in quel di Portoscuso è andato avanti illecitamente per un bel pezzo (e speriamo che sia cessato), tanto da aver dato luogo a una delle poche condanne passate in giudicato per traffico illecito di rifiuti, procedimento nel quale il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) era costituito quale parte civile, analogamente al Comune di Portoscuso.

Fin dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso le scorie Waelz sono state utilizzate dal Comune di Portoscuso, che oggi sta attuando, finalmente, la bonifica ambientale.

Quello che sfugge al sindaco di Portoscuso è che non è obbligatorio sanare uno scempio ambientale con un altro (pur diverso) scempio ambientale: non è obbligatorio realizzare quella pista ciclopedonale in uno dei pochi lembi del territorio comunale che sono riusciti a conservarsi sul piano naturalistico e paesaggistico nonostante l’indefessa opera umana degli ultimi sessant’anni.

Appunto, non ce la possiamo fare. E il sindaco di Portoscuso ce lo conferma.

E ce lo conferma anche con la sua scarsa memoria: il GrIG è intervenuto millanta volte nel corso degli anni contro il devastante inquinamento ambientale, sanitario e sociale a Portoscuso. E l’Amministrazione comunale spesso e volentieri ha fatto orecchie da mercante, a iniziare con il tentativo – reiterato quanto disperato – del GrIG di far aprire gli occhi sull’alternativa del ciclo dell’alluminio riciclato al posto della riattivazione pura e semplice della produzione di alluminio primario con tanto di ampliamento del bacino dei fanghi rossi, pesante inquinamento, devastanti problemi sanitari.

In attesa di far conoscere quali siano le “battaglie ambientali” promosse dall’Amministrazione comunale di Portoscuso, provi il sindaco a far uno sforzo di memoria.

da L’Unione Sarda, 15 gennaio 2022

Portoscuso. “La pista ciclopedonale? Uno scempio”. (Antonella Pani)

“Non ce la possiamo fare, non si può che realizzare scempi”. La nuova pista ciclopedonale realizzata a Portoscuso dall’amministrazione comunale non piace al Gruppo di Intervento Giuridico che sull’opera ha inoltrato una richiesta di accesso civico per verificare la regolarità della pista e del suo colore rosso bruno .”Bisogna rimanere in tema con ciminiere e discariche – si legge in una nota del Grig – una striscia rossastra che richiama i fanghi rossi con segnaletica visibile da lunga distanza . Abbiamo presentato istanza di accesso agli atti ma al di là della presenza o meno delle autorizzazioni, rimane tristissimo il modus operandi per un ambiente che meriterebbe altra cura”.

Di avviso opposto il sindaco di Portoscuso, Giorgio Alimonda. “La strada di capo Altano è prima di tutto un’opera di bonifica – dice – le scorie Waelz che per decenni hanno lastricato quella strada, arrivando a inquinare la falda acquifera, sono state in parte rimosse e in parte incapsulate, ricoperte con un manto pienamente rispettoso dell’ambiente che ha tutte le autorizzazioni in regola. Speriamo che il Gruppo di Intervento Giuridico venga in soccorso di Portoscuso in occasione delle battaglie ambientali in cui siamo lasciati soli”.

Portoscuso, Capo Altano

(foto da mailing list sociale, da Sardinia Post, I.D., S.D., archivio GrIG)

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  1. Michele soldovieri
    gennaio 15, 2022 alle 11:36 am

    Buongiorno, si è vero, con quella invereconda lingua rossa, che trafigge e ferisce una porzione di bene ambientale, capo Altano, tra i più belli della Sardegna sud occidentale, l’amministrazione comunale di Portoscuso ha inferto una ferita difficilmente rimarginabile in una zona integra nella sua verginità ambientale. È uno scempio trattare in questo modo la linea costiera, sol per solleticare le esigenze della lobby dei cicloamatori; e degli amanti del verde e dell’ambiente tout court, sindaco di Portoscuso, che ne facciamo, li incarichiamo di monitorare il colore della pista ciclabile, per confrontarlo con quello dei fanghi rossi del bacino di Pietoscuso o vogliamo ascoltarli come sarebbe stato giusto fare? Orrore, avrebbe detto Enzo Tortora, se avesse visto questa invereconda pista ciclabile. Benemerito Grig, continuate con la vostra lotta perché, purtroppo, i distruttori del bene ambiente si annidano anche nei gangli delle varie amministrazioni locali. Cordialità Michele Soldovieri.

  2. gennaio 15, 2022 alle 12:53 PM

    A.N.S.A., 14 gennaio 2022
    Ambientalisti contro la pista tra il verde di Capo Altano.
    Grig denuncia, “la ciclo-pedonale degrada un ambiente integro”. (https://www.ansa.it/sardegna/notizie/2022/01/14/ambientalisti-contro-la-pista-tra-il-verde-di-capo-altano_38ef4ddc-4c0e-4e5c-90a4-80351272231a.html)

    Una pista ciclo-pedonale al posto di una stradina di campagna a Capo Altano, nel comune di Portoscuso.

    Una striscia rossastra tra la vegetazione che però non piace agli ambientalisti.

    Il ragionamento è semplice. “Una pista così migliora una periferia cittadina ma degrada un ambiente fino a prima integro”, denuncia il Gruppo di intervento giuridico (Grig). Impatto pesante, secondo gli ecologisti. Per loro quel colore dato alla pista “richiama i fanghi rossi con segnaletica visibile da lunga distanza”.

    Tutto questo in un ambiente naturale da paradiso: “Costa alta, falesie dove vola il Falco della Regina, macchia mediterranea, l’odore del mare e lo sciabordio delle onde. Area costiera tutelata con il vincolo paesaggistico in gran parte dei terreni appartenenti al Demanio civico”. Per questo il Grig ha inoltrato istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti per verificare la sussistenza delle necessarie autorizzazioni amministrative.

    Coinvolti il Ministero della Cultura, la Regione Sardegna, il Comune di Portoscuso, la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari, la Provincia del Sud Sardegna, il Corpo Forestale. Informata, per conoscenza, anche la Procura di Cagliari. “Al di là della presenza o meno delle autorizzazioni di legge – sottolinea l’associazione – rimane tristissimo il modus operandi per un ambiente che meriterebbe ben altra cura”.

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    da SkY TG 24, 14 gennaio 2022
    Ambientalisti contro la pista tra il verde di Capo Altano. Grig denuncia, “la ciclo-pedonale degrada un ambiente integro”. https://tg24.sky.it/cagliari/2022/01/14/ambientalisti-contro-la-pista-tra-il-verde-di-capo-altano

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    da La Nuova Sardegna, 14 gennaio 2022
    Portoscuso, ambientalisti contro la pista ciclabile di Capo Altano. La denuncia del Grig: «La ciclo-pedonale degrada un ambiente integro»: https://www.lanuovasardegna.it/cagliari/cronaca/2022/01/14/news/portoscuso-ambientalisti-contro-la-pista-ciclabile-di-capo-altano-1.41127591

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    da L’Unione Sarda, 14 gennaio 2022
    “IMPATTO PESANTE”. Pista ciclo-pedonale tra il verde di Capo Altano, gli ambientalisti: “Così si degrada un territorio integro”.
    Il colore dato alla pista “richiama i fanghi rossi con segnaletica visibile da lunga distanza”: https://www.unionesarda.it/news-sardegna/sulcis-iglesiente/pista-ciclo-pedonale-tra-il-verde-di-capo-altano-gli-ambientalisti-cosi-si-degrada-un-ambiente-integro-l0zrcqz3

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    da Sardinia Post, 14 gennaio 2022
    Pista ciclabile a Capo Altano, ambientalisti: “Degrada un ambiente integro”: https://www.sardiniapost.it/ambiente/pista-ciclabile-a-capo-altano-ambientalisti-degrada-un-ambiente-integro/

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    da Cagliaripad, 14 gennaio 2022
    La ciclabile panoramica di Capo Altano non piace agli ambientalisti.
    Molte polemiche sulla nuova pista di due chilometri realizzata nel comune di Portoscuso al posto della vecchia strada sterrata. Il Gruppo di intervento giuridico chiede l’accesso agli atti: https://www.cagliaripad.it/555483/la-ciclabile-panoramica-di-capo-altano-non-piace-agli-ambientalisti/

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    da You TG, 14 gennaio 2022
    Ecco la nuova pista ciclabile di Capo Altano: bella o paesaggio violato? https://www.youtg.net/canali/in-sardegna/42776-ecco-la-nuova-pista-ciclabile-di-capo-altano-bella-o-paesaggio-violato

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    da Cagliari online, 14 gennaio 2022
    Portoscuso, gli ecologisti contro la pista ciclabile di Capo Altano: “E’ uno scempio”: https://www.castedduonline.it/portoscuso-ecologisti-pista-ciclabile-capo-altano/?cn-reloaded=1

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    da Alghero Live, 14 gennaio 2022
    Una pista ciclo-pedonale su una preesistente a Portoscuso diventa uno scempio: http://algherolive.it/2022/01/14/una-pista-ciclo-pedonale-su-una-preesistente-a-portoscuso-diventa-uno-scempio/

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    dalla Gazzetta Sarda, 14 gennaio 2022
    Portoscuso, GrIG: “Non ce la possiamo fare, non si può che realizzare scempi”: https://www.gazzettasarda.com/contenuto/0/11/191323/portoscuso-grig-non-ce-la-possiamo-fare-non-si-puo-che-realizzare-scempi

  3. capitonegatto
    gennaio 15, 2022 alle 1:35 PM

    Ma chi e’ quel genio ( del male ) che ha ideato quest’opera assurda e cosi devastante per il territorio. Dovrebbe intervenire direttamente il ministro dell’anbiente.

  4. Stefania M.
    gennaio 15, 2022 alle 3:05 PM

    Perché non vi informate bene anziché scrivere quello che avete scritto. Vi ha risposto già il Sindaco Alimonda tramite il quotidiano L’Unione Sarda, cito testualmente: “La strada per Capo Altano è prima di tutto un’opera di bonifica – le scorie Waelz che per decenni hanno lastricato quella strada, arrivando ad inquinare le falde acquifere, sono state in parte rimosse ed in parte incapsulate, ricoperte con un manto pienamente rispettoso dell’ambiente… ecc… beh vi chiedo: dov’era il Comitato d’intervento Giuridico quando quella strada era lastricata con le scorie? Ah giusto, era grigia quindi non si notava e le scorie erano camuffate e si intonavano bene con il verde che le circondava! Poi mi sembra che TUTTE LE PISTE CICLOPEDONALI DEL TERRITORIO ABBIANO LO STESSO COLORE, o mi sbaglio. Altro che fanghi rossi!

    • gennaio 15, 2022 alle 7:02 PM

      vede, Stefania, il suo commento è un’ulteriore conferma che “non ce la possiamo fare”.
      Le sfugge che non è obbligatorio sanare uno scempio ambientale con un altro (pur diverso) scempio ambientale: non è obbligatorio realizzare “quella” pista ciclopedonale in uno dei pochi lembi del territorio comunale che sono riusciti a conservarsi sul piano naturalistico e paesaggistico nonostante l’indefessa opera umana degli ultimi sessant’anni.
      Le scorie Waelz, per ricordarlo, le ha utilizzate proprio il Comune di Portoscuso a partire dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso. Una follìa. Il GrIG non esisteva ancora. Lei dov’era?
      Buona serata.

      Stefano Deliperi

      • Stefania
        gennaio 15, 2022 alle 9:53 PM

        Signor Deliperi semplicemente non ero ancora nata. Ha ragione, il territorio di Portoscuso purtroppo è stato prima sfruttato e poi martoriato, inquinato a discapito della salute dei suoi cittadini solo per dare da mangiare soprattutto alle famiglie di tutto il circondario (molti meno gli operai di Portoscuso) sacrificando le bellissime campagne che lo circondavano. Il Dio Denaro ha sempre accecato il mondo della politica ed i risultati purtroppo si vedono. Ben vengano i Comitati di ambientalisti come il vostro, però non capisco perché mi fa la descrizione dettagliata delle scorie Waelz (che il solo il nome SCORIE mi fa rabbrividire) e mi dice che nonostante foste tutti a conoscenza dell’utilizzo di quelle scorie per lastricare quella strada, lo consideravate un bene naturale integro fino alla costruzione della pista ciclopedonale. Quindi lo scempio è la bonifica di quella strada con la costruzione di una pista ciclopedonale e non le scorie utilizzate che hanno inquinato un paradiso naturale. Quel colore rosso sarà pure un pugno nell’occhio però alle scorie preferisco materiali rispettosi dell’ambiente. La mia domanda è sempre la medesima, la mia opinione non conta niente, ma il vostro Comitato è stato costituito 30 anni fa e vi occupate di salvaguardia e tutela ambientale, perché non avete proposto un’alternativa più valida a questa, se mai ce ne fosse una. Saluti

      • gennaio 15, 2022 alle 10:02 PM

        Stefania, bontà del Cielo, cerchiamo di capirci.
        Quelle aree vanno bonificate.
        Lo chiediamo da decenni.
        Quella benedetta pista ciclopedonale poteva e doveva esser realizzata con quella necessaria attenzione per l’unica area di Portoscuso che ha mantenuto un po’ di caratteristiche paesaggistiche e naturalistiche: colori legati alla macchia e al territorio, non uno sfregio rossastro largo tre metri che tanto richiama i ben noti fanghi rossi.
        Sono stati spesi migliaia e migliaia di euro di fondi pubblici e non ci volva molto per realizzare una pista ciclopedonale meglio inserita nell’unico posto naturalisticamente “decente” rimasto a Portoscuso.
        Non ci vuol molto a capirlo.
        Buona serata.

        Stefano Deliperi

  5. gennaio 15, 2022 alle 4:59 PM

    Terrificante.

  6. Luigi
    gennaio 15, 2022 alle 7:30 PM

    Guardiamo le cose da un punto di vista diverso: in pochi osserveranno la costa da un aereo o da un drone. E per tutti quella pista ciclabile sarà più utile che dannosa.
    Capisco che fare gli ambientalisti significhi fare i bastian contrari, ma sarebbe meglio trovare dei punti di conciliazione alle esigenze di tutti, piuttosto che la solita chiusura totale.
    Leggendo tra i commenti ho trovato chi ha nominato la lobby delle biciclette: vien proprio da ridere per non piangere, viviamo in un contesto dove si guarda con sospetto chiunque, ma poi le vere lobby e quelli che ci danneggiano e rubano miliardi vengono fatti passare per benefattori.

    • gennaio 15, 2022 alle 7:35 PM

      ribadisco un concetto semplicissimo: ma doveva esser realizzata proprio così ‘sta benedetta pista ciclopedonale?
      Su, provi a vederla da un altro punto di vista. Volendo si può fare 😉

      Stefano Deliperi

      • Luigi
        gennaio 16, 2022 alle 1:07 am

        Il colore visto dall’alto è indubbiamente molto intenso, anche troppo. Strano perché per la tutela paesaggio dovrebbe essere più simile a quello della terra, qui sta a voi verificare se ci sono state difformità.
        Ad ogni modo col tempo sbiadisce. Nella mia città ne venne fatta una simile molti anni fa e nessuno si è mai lamentato, ora è diventata grigia.

      • gennaio 16, 2022 alle 11:44 am

        infatti, Luigi: una cosa è una pista ciclopedonale simile in città, una cosa è in quel lembo di costa.
        Buona domenica.

        Stefano Deliperi

      • Luigi
        gennaio 16, 2022 alle 5:11 PM

        La pista a cui mi riferisco è stata fatta sul lungomare, fuori dal centro abitato in un’area sottoposta a tutela paesaggistica.
        Al tempo piacque molto, ma all’epoca non si usavano i droni. Per fortuna oggi è sbiadita, altrimenti dopo 20 anni vedendola dalle foto aeree qualcuno avrebbe potuto gridare allo scandalo 🙂

      • gennaio 16, 2022 alle 6:19 PM

        non conoscendo il caso concreto, non è possibile dirle nulla 😉
        Buona serata.

        Stefano Deliperi

    • Michele soldovieri
      gennaio 16, 2022 alle 9:11 PM

      Gentile Sig. Luigi, lei potrà anche ridere, potrà certamente piangere, certo non potrà fare entrambe le cose assieme; ciò che però non può esimersi di osservare, in questa vicenda, è che il benaltrismo che lei suggerisce non è la risposta giusta ad una segnalazione che il Grig correttamente pone all’attenzione di chi ama l’ambiente in cui vive; certamente ci sono vicende più gravi di una pista ciclabile rossa ma non per questo si deve far passare sotto silenzio o considerare positivamente una iniziativa fatta per i soli ciclisti, lobby o non lobby che siano, ed in spregio e in totale contrasto a ciò che l’uomo ha visto nascere e crescere in quei luoghi naturalistici a picco sul mare. Pensi che hanno avuto il coraggio barbaro di costruire una pista ciclabile gettando colate di asfalto anche sulle banchine del fiume tevere a roma, lei potrebbe dire anche in questo caso che ci sono ben altre cose più gravi di questa certo potrà farlo ma così dicendo sarà il più classico dei benaltrismo, cordialità michele soldovieri

      • Luigi
        gennaio 16, 2022 alle 11:01 PM

        Il suo commento è piuttosto grottesco. Lei faceva riferimento alla potente lobby delle biciclette. Ora cita il mio “benaltrismo”; le confesso che non ho simpatia per chi, in generale, usa questo termine. E lei ne rafforza le ragioni, perché ciò che a lei interessa vorrebbe fosse trattato con il massimo rispetto e considerazione, come se fosse di massima importanza, mentre lei stesso con il suo atteggiamento talebano va contro gli interessi di tanti altri senza rendersene conto. Dunque la sua opinione dovrebbe contare più di quella degli altri, da imporsi a una intera comunità.
        Se rilegge il mio commento iniziale troverà che ho scritto “sarebbe meglio trovare dei punti di conciliazione alle esigenze di tutti, piuttosto che la solita chiusura totale”. Se per lei questo è benaltrismo ne prendo atto e ne vado fiero.
        Il Grig del resto senza apportare proposte costruttive critica l’intera opera, non solo il discutibile colore sul quale penso tutti siano concordi nel ritenere che si potesse far meglio.
        Ed è proprio questo il senso del mio intervento: basta con queste bocciature totali o divieti assoluti, che si trovino punti in comune per realizzare opere che servono alla collettività e valorizzino l’ambiente. Serve spirito collaborativo, non ostruzionismo.

      • gennaio 16, 2022 alle 11:12 PM

        lo “spirito collaborativo” è ben difficile trovarlo quando si fanno scempi simili. Come detto e ripetuto – basta leggere – “non è obbligatorio realizzare quella pista ciclopedonale in uno dei pochi lembi del territorio comunale che sono riusciti a conservarsi sul piano naturalistico e paesaggistico nonostante l’indefessa opera umana degli ultimi sessant’anni”.
        C’erano altri modi per realizzare ‘sta benedetta pista: per esempio, in fondo naturale ovvero perlomeno con un cromatismo legato ai colori della terra e della macchia mediterranea. No, una “strada” larga tre metri circa con un bel rosso che richiama i “fanghi rossi”.
        E dove lo dovremmo mettere – ora e oggi – ‘sto auspicato “spirito collaborativo” a scempio già realizzato?

        Stefano Deliperi

  7. gennaio 15, 2022 alle 7:46 PM

    Una stradina bianca sterrata così che corre lungo una costiera selvaggia di mare non si dovrebbe assolutamente cementificare, lo capisce chiunque ma non chi decide, possibile che non si rendano conto? Lo fanno apposta per sciupare , o cosa ? Maledette riqualificazioni , bonifiche , piani stradali ecosostenibili e green,riempirsi la bocca di queste parole fa parte di questi progetti comunali malefici per ottenere finanziamenti e chi se ne frega del risultato! Grazie GrIG e veramente indegne le parole inesatte e piagnucolose del sindaco: “Speriamo che il Gruppo di Intervento Giuridico venga in soccorso di Portoscuso in occasione delle battaglie ambientali in cui siamo lasciati soli”. Se c’è qualcuno che difende Portoscuso, questo è proprio il GrIG!

  8. gennaio 16, 2022 alle 1:38 PM

    Tirate le somme, lo scempio fu consentire l’utilizzo delle scorie Waelz spacciandole come materiale inerte e la pista ciclabile è il vistoso segnacolo di quel peccato originale.
    Attiro la vostra attenzione sul rischio che ciò possa ripetersi in futuro. Riporto qui un mio appunto:

    SOLO 10 ANNI PER CAMBIARE
    Era l’aprile del 2019. Il Tg di Canale 40 intervistava l’ex amministratore di Portovesme SRL, rag. Carlo Lolliri, poco dopo la sua nomina a presidente della società. Lolliri l’avrebbe lasciata definitivamente a dicembre dello stesso anno, per andare a collaborare con il Gruppo Paoletti, nella partecipata a capitale misto pubblico-privato Campidano Ambiente SRL, attiva nella gestione dei servizi di igiene urbana nei territori dei Comuni soci (Sinnai, Selargius, Monserrato), con particolare attenzione alle attività di raccolta differenziata.
    Nell’intervista, il rag. Lolliri indica i nodi da sciogliere al più tardi entro un decennio perché Portosvesme SRL possa continuare la sua attività: energia, infrastrutture e trasporti, rifiuti industriali e, punto dolentissimo, le discariche (dal min. 5 : 24). ll nodo dell’energia è già arrivato al pettine, quello delle scorie Waelz è il prossimo, 👉 .

    • gennaio 16, 2022 alle 6:21 PM

      Vittorio, quindi?
      Sciagure come quella fatta a Portoscuso quarant’anni fa da un bel pezzo sono reati.
      Buona serata.

      Stefano Deliperi

      • luglio 20, 2022 alle 4:45 am

        Nell’intervista a Canale 40, Lolliri sottolineava la necessità di trovare con le Istituzioni regionali e nazionali soluzioni per assicurare la continuità produttiva di Portovesme srl, tra queste il destino delle scorie Waelz alternativo rispetto all’abbancamento in discarica, sempre più problematico. Anticipava la possibilità del tombamento in miniere dismesse – come in Francia (e come già nel Sulcis, purtroppo), – o l’impiego per i sottofondi stradali – come in Germania (e come abusivamente già in Sardegna, e altrove in Italia, aggiungo di nuovo). Quindi, da parte dell’industria il suggerimento al legislatore, nel sottotesto e neanche troppo velato, è di cambiare le leggi. Che ciò venga fatto, con un ritorno al passato, a scapito di ambiente e salute, il rischio pare concreto, se dal governo centrale si risponde così:
        «L’economia circolare non deve essere uno slogan, ma deve essere qualcosa che deve essere sostenibile dall’industria e dal mercato… non ho mai visto bonifiche e vita in un territorio in cui le industrie abbandonano, quindi dobbiamo bonificare, dobbiamo rendere il territorio compatibile con le industrie che continuano a produrre.» (Alessandra Todde)*

        Lo scorso 15 luglio, nella manifestazione di piazza convocata dall’amministratore locale di Portoscuso lo abbiamo sentito dire, più ragionevolmente, invece proprio il contrario, cioé di avere «sempre lavorato per rendere le industrie compatibili con il territorio».

        * da:
        13 dicembre 2019
        Rai3, Tg3 rubrica Fuori TG, «Scorie di Sardegna»
        «Le scorie degli stabilimenti di Portovesme, zona industriale di Portoscuso in Sardegna, inquinano da decenni il suolo e le falde acquifere di uno dei tanti luoghi italiani in cui si combatte un conflitto tra salute, ambiente e posti di lavoro.
        Come rimediare alle conseguenze di questa bomba ecologica? Come contemperare le esigenze industriali con quelle agricole e col diritto alla salute degli abitanti di questa e di altre zone?»

  9. Stefano
    gennaio 16, 2022 alle 9:06 PM

    Sono venuto parecchie volte in Sardegna e da ciclista molte volte ho pedalato lungo le coste in quegli sterrati meravigliosi perfettamente inseriti fra il verde degli alberi e il blu del mare con tutte le sue sfumature. Posso solo dire che pedalare in una lingua di cemento con persino le strisce che delimitano la carreggiata mi farebbe sentire in mezzo ad una città non certo lungo le coste della Sardegna, togliendomi il piacere di essere in un ambiente “ intatto” e ben conservato. Ma il gusto del bello italiano di cui ci vantiamo tanto dove è andato a finire.
    Quel sentiero poteva essere rifatto in molto meglio visto l’ambiente in cui è inserito.
    Probabilmente il turista per è stato rifatto è quello che non fa distinzione fra pedalare/camminare in Sardegna o nel lungomare di Riccione. …

    • gennaio 17, 2022 alle 11:29 am

      È saltato il link all’intervista all’ex AD di Portovesme srl, che ad ogni modo si legge nel mio commento al vostro post in Facebook. Il mio intendimento additare proprio che l’industria – la quale ha problemi con lo smaltimento, sempre più problematico e costoso – preme perché il legislatore consenta lo smaltimento più economico delle scorie Waelz nelle miniere dismesse e/o il loro riutilizzo in edilizia.

  10. Roberto Budini Gattai
    gennaio 16, 2022 alle 10:35 PM

    Si commenta da sola l’immagine dall’alto
    Si dovrebbero riconvertite imprese edilizie in imprese per la pulizia del mare e della costa.

  11. Michele soldovieri
    gennaio 17, 2022 alle 11:30 am

    La collaborazione gentile Sig. Luigi, la si deve chiedere ex ante, non ex post.
    Se il danno è stato prodotto ed ogni occhio che guarda ha la possibilità di accertarlo, facendo un sopralluogo, non si può che segnalarlo. Il sindaco di Portoscuso ha ormai prodotto il danno e nulla e nessuno può rimediare alla ferita inferta al bene ambiente.
    Resta solo tentare, come fa egregiamente il Grig, di portare a conoscenza della collettività, che ha sensibilità verso queste tematiche, lo scempio visibile a tutti e verificare se ci sono gli estremi per rivolgersi alle autorità competenti, al fine di ottenere una pronuncia di ripristino dei luoghi come natura li fece. Il resto è mero benaltrismo, come energe dai suoi commenti. Cordialità Michele Soldovieri.

  12. sardo
    gennaio 18, 2022 alle 4:50 PM

    Uno scandalo ulteriore oltre allo scempio della centrale eolica.

  13. Juri
    gennaio 18, 2022 alle 5:30 PM

    Se proprio era necessario intervenire a fini di bonifica, l’imperativo doveva esserlo farlo impattando paesaggisticamente il meno possibile, usando materiali il più possibile simili al fondo naturale (e ne esistono tanti quasi indistinguibili da uno sterrato).
    È stato fatto esattamente il contrario, massimo impatto visivo che ha deturpato un tratto costiero selvaggio.

    Basta e avanza per indignarsi penso e interrogarsi su che razza di rispetto si abbia per il paesaggio, e il proprio territorio in generale, presso l’Amministrazione comunale

  14. Mara machtub
    gennaio 21, 2022 alle 5:37 PM

    Il peccato originale è stato permettere (facilitare) l’insediamento di industrie altamente inquinanti, che nessun altro in Italia voleva, in un angolo di Sardegna originariamente di infinita bellezza.
    Poi le varie miopi e colluse amministrazioni hanno continuato a stravolgere tutto il territorio. Conservo negli occhi il flash di una ventina di antichi sontuosi ginepri ai quali era stata scavata tutta la sabbia intorno, destinandoli a morte lenta e certa. Succedeva circa trent’anni fa proprio sulla strada che conduce a Capo Altana e ancora non esisteva il GRIG che avrebbe potuto salvarli.
    Ha ragione il GRIG: rimaneva solo più Capo Altano a ricordare quanto abbiamo perduto
    Con altro imperdonabile peccato mortale qualcuno ha pavimentato di scorie quella che era la bellissima “strada bianca” che ho percorso molte volte. La visuale sul mare dalla vecchia ferrovia vicino alla minuscola sorgente, fino a Nebida, era impagabile.
    Poi, per coprire le scorie (sigh) si asfalta con materiale color vomito di ubriaco, così simile ai famigerati fanghi rossi…
    Certamente ci sono emergenze più urgenti, ma mia nonna diceva che “Il bello comincia dalle piccole cose” e aveva ragione.
    Carissimo GRIG, non ce la possiamo fare, finchè gli ambientalisti verranno percepiti così: “fare gli ambientalisti significhi fare i bastian contrari”. (Luigi docet)
    Che immane tristezza.

  1. febbraio 13, 2022 alle 8:26 am

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