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Il Giorno della Memoria.


Varsavia, fine della rivolta nel Ghetto (1943)

Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria.

Per non dimenticare mai quello che è accaduto, anche in Italia.

Forse quanto accadde fra l’ebrea slovacca Helena Citron e l’ufficiale austriaco delle SS Franz Wunsch ad Auschwitz tra l’inizio del 1943 e il gennaio del 1945 fu un sentimento particolare avvicinabile all’amore, ma fu una goccia nel mare della morte.

Tsvi Nussbaum era nato a Tel Aviv nel 1935, ma la sua famiglia venne costretta a rientrare in Polonia dall’amministrazione coloniale britannica. Era quel bimbo che alzava le mani alla fine della rivolta nel Ghetto di Varsavia (1943).  Finirà a Bergen Belsen e riuscirà a sopravvivere. Si trasferirà negli Stati Uniti, dove farà il medico fino al decesso nel 2012.

Anche il suo fu un caso non comune.

 Non andò così a Czesława Kwoka, ragazzina polacca cattolica di 14 anni, deportata  (prigioniera numero 26947) e uccisa ad Auschwitz il 12 marzo 1943: “Era così giovane e così terrorizzata. La ragazza non capiva perché fosse lì e non capiva cosa le stessero dicendo. 

Czeslawa Kwoka, foto W. Brasse (1942)

Allora una donna Kapo (una detenuta sorvegliante) prese un bastone e la colpì in faccia.

Quella donna tedesca stava solo sfogando la sua rabbia contro la ragazza.

Una ragazza così bella, così innocente. Lei pianse, ma non poté fare nulla. Prima che la fotografia fosse scattata, la ragazza si asciugò le lacrime e il sangue dal taglio sul labbro.

A dire la verità, mi sentivo come se fossi stato colpito io stesso, ma non potevo intromettermi. Sarebbe stato fatale per me. Non potevi dire assolutamente nulla”. Così parlò di lei  Wilhelm Brasse, polacco, anch’egli deportato e incaricato dal comando del campo di sterminio di fotografare tutti gli sventurati che finivano in quel tritacarne umano.

Mondovì, vandalismo antisemita (2020)

Oltre 15 milioni di ebrei, zingari, oppositori politici, prigionieri di guerra e qualsiasi categoria umana non andasse a genio finirono inghiottiti dalla follia sanguinaria nazista.

Ma il sonno della ragione genera mostri tuttora.

Questa foto è stata scattata a Mondovì (CN). 

Non nella Germania nazista, durante la Kristallnacht.

Non durante l’occupazione nazista, durante la seconda guerra mondiale (1943-1945), ma nel gennaio 2020.

Juden hier”, “Qui ebrei””

Così è stata segnata la porta della casa di Aldo Rolfi, figlio di Lidia, partigiana deportata a Ravensbruck nel 1944.

Non era nemmeno ebrea, ma così è stata identificata da uno o più delinquenti ignoranti.

L’incubo umano della shoah non è consegnato definitivamente al passato, come dovrebbe essere.

Gruppo d’Intervento Giuridico odv

qui Le leggi razziali in Italia, follìa infame.

Italia, negozio di ebrei, dopo le leggi razziali (1938)

(foto Wikipedia, A.N.S.A.)

  1. doname
    gennaio 27, 2021 alle 11:01 am

    Orrori del passato, del presente e del futuro ?
    Solo l’amore può essere più grande di questi dolori soprusi cattiverie, sicuramente sopravvive alla morte…. ma……

    https://www.la7.it/piazzapulita/video/inferno-bosnia-22-01-2021-360909

    • gennaio 27, 2021 alle 12:21 PM

      certo che possono ricapitare!
      se all’ignoranza, alla rabbia, uniamo la mancanza di ampia informazione e la mancanza di conoscenze storiche che devono essere sempre ricordate come monito per ogni altra azione attuale e futura , l’uomo non può che involvere e la storia non può che ripetersi nei suoi peggiori capitoli

  2. gennaio 27, 2021 alle 2:44 PM

    A.N.S.A., 27 gennaio 2021
    GIORNO DELLA MEMORIA, SAMI, LILIANA, EDITH E GLI ALTRI. CHI SONO GLI ULTIMI 11 SOPRAVVISSUTI.
    La memoria diretta è diventata la loro missione di vita, il testimone per il futuro. (Alessandra Magliaro): https://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/societa_diritti/2021/01/26/giorno-della-memoria-sami-liliana-edith-e-gli-altri.-chi-sono-gli-ultimi-pochissimi-sopravvissuti-_502b8888-1a09-4d0c-bf98-c1049d0a486f.html

  3. gennaio 29, 2021 alle 1:23 PM

    Questo fatto gravissimo che raccontate evidenzia, assieme ai spregevoli esempi della precedente presidenza americana, che esistono sempre scheletri nazisti, tuttora anche in fatti quotidiani. Il femminicidio è una sorta di variabile di tale violenza discriminante e incline a prevaricare con il potere dell’odio sulla libertà e il rispetto della donna.
    Ogni giorno vediamo esempi, anche meno appariscenti, di tali deviazioni: con pregiudizi su chi viene considerato “diverso” perchè non rispecchia i canoni “normali” locali e populisti.

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