La Procura della Repubblica di Cagliari indaga sul disastro ambientale della miniera dismessa di Furtei.
La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari indaga sul disastro ambientale e sugli aspetti finanziari relativi alla miniera dismessa (e abbandonata) di Furtei (VS).
Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico, che in diverse occasioni (8 luglio 2013, 4 settembre 2009) hanno inoltrato alle amministrazioni pubbliche e alla magistratura competenti specifiche richieste di informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti – non possono che esprimere forte soddisfazione in proposito.
Interessati dalle istanze ecologiste il Ministro dell’ambiente, il Presidente della Regione autonoma della Sardegna, l’Assessore regionale dell’industria, i Sindaci di Furtei, Segariu, Sardara, Serrenti e Guasila, il Direttore generaleo dell’A.R.P.A.S., il Corpo forestale e di vigilanza ambientale, i Carabinieri del N.O.E., nonchè il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari e il Procuratore regionale della Corte dei conti.
Oggetto delle istanze ecologiste sono le iniziative regionali (la Regione autonoma della Sardegna è stata titolare di una parte del capitale sociale) prese per contrastare la pesantissima crisi ambientale e le attività state poste in essere per la messa in sicurezza del cantiere minerario, per la bonifica ed il ripristino ambientale e, soprattutto, per il pagamento delle spese da parte del Soggetto concessionario privato.
Finora le risposte sono state scarse e poco significative.
Qual è la situazione attuale?
Dopo i primi interventi di emergenza da parte della Giunta regionale (deliberazione n. 34/20 del 20 luglio 2009– stanziamento di 250 mila euro – e deliberazione n. 37/7 del 30 luglio 2009 – predisposizione del piano di caratterizzazione), l’Esecutivo isolano con la deliberazione n. 43/42 del 6 dicembre 2010, con grave ritardo, ha affrontato sul piano finanziario la pesantissima crisi ambientale conseguente all’abbandono della miniera d’oro di Santu Miali, fino a quel momento vigilata solo grazie all’abnegazione dei dipendenti licenziati dalla società mineraria. La progettazione e realizzazione dei lavori di ripristino ambientale sono stati affidati alla società in house I.G.E.A. s.p.a. come di seguito sinteticamente indicato:
* progettazione e realizzazione di un impianto di trattamento delle acque provenienti dal bacino sterili e dalle cavità ex minerarie ubicate nelle aree di coltivazione denominate “Is Concas, Su Masoni e Sa Perrima”;
* progettazione e realizzazione della messa in sicurezza delle medesime aree, con eventuale impermeabilizzazione del fondo e delle pareti e la ricostruzione volumetrica del profilo e rinaturazione;
* progettazione e messa in sicurezza permanente del bacino di accumulo sterili.
L’importo complessivo previsto dei lavori (da completare entro il 2015) è di 16 milioni di euro.
La Giunta regionale – secondo un proprio comunicato stampa dell’1 luglio 2013 – ha recentemente “deliberato di stipulare una convenzione con Igea Spa per l’esecuzione dei servizi relativi alla custodia, gestione e realizzazione dei primi interventi di messa in sicurezza permanente del sito minerario di Santu Miali, secondo le prescrizioni e le indicazioni impartite dall’organo di vigilanza e di polizia mineraria dell’Assessorato dell’Industria. Il programma operativo presentato prevede una spesa di 2,5 milioni di euro per la conclusione dell’attività geologica, la progettazione e realizzazione dell’impianto di trattamento delle acque contaminate, lo smaltimento dei rifiuti minerari tuttora presenti, l’attività relativa alla caratterizzazione residuale, progettazione messa in sicurezza emergenza ed avvio dell’attività di messa in sicurezza permanente del sito di Is Concas, la gestione ordinaria dei cantieri e dei siti minerari, la custodia ed il mantenimento delle necessarie misure di sicurezza ambientale e la sorveglianza. ‘Questo intervento – ha spiegato l’assessore Liori – è nell’ambito del piano di sviluppo finalizzato alla bonifica, recupero e riconversione economica delle aree minerarie dismesse. Infatti, nei territori di Furtei, Guasila, Serrenti e Segariu, a seguito dell’abbandono del sito minerario di Santu Miali, conseguente al fallimento della Sardinia Gold Mining Spa, si è determinata una situazione di emergenza ambientale che ha reso necessari una serie di interventi sinora attuati da Igea e, in misura minore, dal Comune di Furtei e dal curatore fallimentare del Tribunale’”.
Non si ha, invece, alcuna notizia di iniziative poste in essere dalla Regione autonoma della Sardegna per ottenere il pagamento delle spese per la messa in sicurezza e il ripristino ambientale da parte del Soggetto che rivestiva la qualifica di concessionario minerario, perlomeno mediante l’escussione delle fideiussioni di legge prestate.
Ma come si è giunti a questa situazione? Lo ricordiamo.

Furtei, miniera dismessa, da http://www.tafter.it
La miniera d’oro era stata avviata la produzione attraverso l’allora Ente Minerario Sardo – E.M.SA., presieduto da Giampiero Pinna (poi consigliere regionale P.D.S., poi ancora presidente verde del Parco geominerario della Sardegna fino al successivo commissariamento), l’unico ente regionale posto in liquidazione per eccessive perdite della storia autonomistica sarda (legge regionale n. 33/1998).
All’avvìo delle attività minerarie (primi anni ‘90 del secolo scorso) e, successivamente, le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico chiesero, con iniziative legali, lo svolgimento del procedimento di valutazione di impatto ambientale – V.I.A., purtroppo senza alcun esito.
Allora, infatti, la Regione autonoma della Sardegna non applicava la direttiva n. 85/337/CEE in materia di V.I.A. per le attività estrattive: lo farà soltanto con la legge regionale n. 15/2008 (art. 8), dopo due procedure di infrazione avviate dalla Commissione europea per mancato recepimento della normativa, su altrettanti ricorsi proprio delle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico in relazione alle concessioni minerarie rilasciate a Muros (SS), poi fermate dal giudizio negativo da parte della Giunta regionale al termine del procedimento di V.I.A.
La Sardinia Gold Mining s.p.a. (ora in fallimento) era la società mineraria titolare della concessione di estrazione aurifera Santu Miali, le cui azioni vennero in gran parte cedute al partner estrattivo di rilevanza internazionale, e giunsero alla multinazionale Buffalo Gold ltd (Canada).
Con l’esaurimento dello scarso filone aurifero, ha abbandonato il cantiere minerario senza porre in essere le necessarie operazioni di messa in sicurezza e di bonifica ambientale.
Ovvio e scontato. Le condizioni del mercato internazionale dell’oro lo rendevano opportuno in una logica essenzialmente industriale e finanziaria.
47 dipendenti si sono trovati sulla strada.
In più, giusto per guadagnarci ancora, secondo le accuse della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari, ben 10 km. dell’attuale strada statale n. 131 “Carlo Felice” sono stati realizzati negli anni scorsi con l’utilizzo di “scarti di lavorazione tossici dell’ex miniera d’oro di Furtei … Accusati di traffico illecito di rifiuti il legale rappresentante della miniera, l’australiano Garry Johnston e Antonino Marcis, di Macomer, che si era aggiudicato il subappalto per la realizzazione della strada. Indagati anche Aldo Serafini, della Todini spa, e il direttore dei lavori dell’Anas, Giorgio Carboni”.
Conseguentemente la Regione autonoma della Sardegna, ancora titolare di una partecipazione minoritaria (10%) al capitale sociale della Sardinia Gold Mining s.p.a., ha dovuto metter mani al portafoglio di tutti noi sardi per evitare un disastro ambientale e sociale.
Privatizzare i profitti e socializzare le perdite, l’ennesimo esempio del capitalismo made in Sardistàn.
Se un euro pubblico dev’essere erogato, deve avvenire esclusivamente per il ripristino ambientale di un territorio ampiamente devastato, importi poi da ottenere anche in via coattiva dalla Società mineraria. Non un soldo deve andare per sostenere ancora il profitto privato.
Per diverso tempo (2001-2003) presidente del Consiglio di amministrazione della S.G.M. è stato l’attuale Presidente della Regione Ugo Cappellacci.
E, ovviamente, difendeva e sosteneva la società mineraria. Poi, a suo dire, la rottura proprio sui temi dellla serietà della compagine sociale.
E chi attualmente fà grancassa della vicenda – il deputato Mauro Pili, già P.d.L. e ora candidato rivale alla Presidenza della Regione – non risulta aver fatto gran chè quand’era Presidente della Regione (2003-4) né negli anni a venire in qualità di parlamentare. Fino ad oggi.
Insomma, il clima è mefitico e non soltanto per le esalazioni dalle discariche minerarie.
Rimane solo la fiducia nella magistratura per questa povera Terra e questo popolo inquinato.
Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
da La Nuova Sardegna, 8 novembre 2013
Veleni di Furtei, via a nuove indagini. La fallita Sardinia Gold Mining nel mirino della Procura di Cagliari per disastro ambientale e per gli assetti societari. Mauro Lissia
CAGLIARI La Procura indaga per disastro ambientale e ipotesi di bancarotta sulle conseguenze dell’attività mineraria condotta dalla Sardinia Gold Mining a Furtei. È stato il pm Daniele Caria a riprendere in mano il fascicolo aperto nel 2009, quando agli uffici del terzo piano del palazzo di giustizia arrivarono esposti in cui si denunciava la mancanza di autorizzazioni e altre presunte irregolarità commesse dalla società australiana ai tempi della corsa all’oro sardo. Stavolta però le ipotesi di reato ci sono e sono molto più gravi, grazie anche al nuovo impulso fornito alle indagini dal dossier annunciato e illustrato in questi giorni dal parlamentare Mauro Pili. La Procura ha acquisito le immagini dei laghi di cianuro lasciati dall’operatore internazionale dopo la chiusura della miniera e l’abbandono del sogno di fare di Furtei il nuovo Clondike. Sviluppi e piste. L’impressione diffusa è che stavolta si andrà a fondo, perché nel corso degli anni la situazione nell’area mineraria e nelle terre vicine sembra precipitata fino a provocare seri timori di danni per la salute degli abitanti. La Procura lavorerà su tutti i fronti: sarà disposto un approfondimento tecnico sulle condizioni dei luoghi e verranno valutati i passaggi amministrativi della vicenda, per capire se dietro il fallimento dichiarato della società titolare della concessione nascondano operazioni e obiettivi poco chiari. Due canali d’indagine paralleli, quindi: uno sugli aspetti ambientali, che verrà affidato con ogni probabilità al nucleo investigativo del Corpo Forestale, impegnato da anni in inchieste di questo tipo. L’altro su quello documentale. Verifiche e piani. Caria ha esaminato in questi giorni i nuovi elementi portati all’attenzione pubblica da Pili, compresa la questione King Rose Mining, una società nata sulle ceneri del fallimento della Sardinia Gold Mining ma tenuta in piedi dagli stessi dirigenti che hanno operato a Furtei. Il deputato di Iglesias ha parlato di un progetto di estrazione del piombo e dello zinco che nasce appena dopo il fallimento del 5 marzo 2009 e soprattutto dell’intenzione di intervenire sui siti minerari dismessi con l’uso del cianuro. Lo stesso veleno che secondo gli ambientalisti ha provocato l’inquinamento delle falde, con rischi pesanti per le colture agricole e per gli stessi abitanti della zona. Scavi e materiali nocivi. Ma non solo questo: Pili ha fatto riferimento alle montagne sventrate per estrarre l’oro, rimaste in condizioni pietose e prive dell’indispensabile azione di bonifica. Una fuga dalla realtà sarda in cui secondo il parlamentare di Unidos il protagonista è quello stesso John Morris che ricomparirà a dicembre 2009 con il progetto di estrazione dei metalli e dello sfruttamento delle discariche a cielo aperto del Sulcis con l’uso del cianuro. Il ruolo del presidente. In questa vicenda complessa e ricca di circostanze contradditorie compare il nome dell’attuale governatore Ugo Cappellacci, oggi avversario politico di Pili, che ricoprì l’incarico di amministratore della Sardinia Gold Mining fino al luglio del 2003, quando si dimise in anticipo. Testimonianze. Cappellacci ha spiegato che la decisione di lasciare la guida della società australiana fu legata all’inaffidabilità degli interlocutori, vale a dire gli operatori australiani. Una decisione che gli costò la rinuncia a un compenso di 200 mila dollari l’anno. Pili però, senza alcun attacco diretto, sembra voler coinvolgere Cappellacci in una vicenda che per quanto datata è rimasta in buona parte inspiegata. Non è difficile prevedere che il primo testimone della Procura sul caso Furtei sarà proprio l’ex sindaco di Iglesias.
(foto da www.tafter.it, Provincia Medio Campidano)
Grazie per averne parlato. Giusto nel mio ultimo commento ho citato questo disastro. Condivido immediatamente.
Ora si interviene………la musica è sempre la stessa e chi la suona anche.Possibile che questi banditi possano per 10 anni dico 10 anni svolgere anche in maniera illegale un’attività devastante sia per il territorio che per la salute della gente senza che uno straccio di istituzione legata allo stato intervenga.Sono tutti collegati e il loro obbiettivo è molto chiaro spremere come un limone la nostra terra in cambio di un pugno di posti di lavoro………Furtei,portovesme,Saras,ottanta,portotorres e chi più ne ha più ne metta comprese le discariche dei veleni nel Sulcis iglesiente che continuano ad essere un ricettacolo di veleni.La fiducia nella magistrura è importante,ma dove erano prima i magistrati quando americani e politici sardi divoravano il territorio in estrema tanquillità?
Bravo Shardana. Anche questo caso, a suo tempo, era stato presentato come una “miniera” di posti di lavoro e di grandi ricadute economiche su territorio. Quasi un regalo alla Sardegna da parte dei “benefattori” della Sardinia Gold Mining. A suo tempo tutti d’accordo, partiti politici, sindacati, sindaci, popolazioni. Contrari sempre quei soliti quattro gatti di ambientalisti, nemici dello sviluppo. Di casi come questo in Sardegna, a partire dagli anni 60, ne abbiamo a decine, spesso con conseguenze anche più devastanti, trasformando anche l’identità culturale dei territori. Ora mi chiedo: possibile che dopo cinquanta anni di bastonate, come in una sorta di masochismo, non abbiamo (i sardi) ancora aperto gli occhi? Ma quanto vogliamo bene alla nostra terra? Avete presente il film NapaRui (mi pare) ambientato nell’isola di Pasqua che racconta l’estinzione di una cultura in seguito alla “distruzione” della risorse naturali? Vogliamo seguirne l’esempio? Meno male che oggi, nonostante ci provino ancora (vedi il neocolonialismo energetico o il pps), si è di fronte a una sensibilità sempre più diffusa e a una magistratura sempre più attenta e disposta a far rispettare le leggi. Insomma, una magistratura più vicina ai cittadini. Grazie!
Caro Raimondo, rapa nui anticipa di secoli quello che,non dico sarà,ma è il futuro prossimo della terra.Perchè l’essere umano è così cieco ed egoista che non si fermerà mai ,neanche davanti alla distruzione più totale.Confidiamo nei giovani magistrati,che in pochi anni hanno messo a nudo il corrotto mondo degli affari gestito da politici e intrallazzeri anche sè sarà veramente difficile,perchè dovrebbero arrestare mazza sardegna,se non tutta intera e il potere non lo permetterà mai
da L’Unione Sarda, 23 gennaio 2014
Terminate le verifiche sul sito, il pm valuta anche il comportamento della Regione. «Un disastro ambientale». La Forestale:nella miniera d’oro bonifica mai avviata. (Andrea Manunza): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20140123092005.pdf
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Con le piogge i bacini tracimano. La paura arriva dal cielo: appena pochi giorni fa lanciato l’ultimo allarme: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20140123092035.pdf
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I libri in Tribunale nel 2009. Sardinia Gold Mining, in corso gli accertamenti sul fallimento societario: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20140123092112.pdf
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da Sardinia Post, 23 gennaio 2014
Veleni di Furtei, un’inchiesta giornalistica. Con una sola dimenticanza: http://www.sardiniapost.it/pronto-intervento/veleni-di-furtei-uninchiesta-giornalistica-con-una-sola-dimenticanza/
da La Nuova Sardegna, 2 febbraio 2014
L’ex miniera di Furtei è un deposito di veleni, ma il ministero non è mai stato informato.
Il ministro dell’Ambiente 0rlando lascia la Sardegna con un’agenda aggiornata di problemi nuovi e di vecchie emergenze ormai pronte a esplodere: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2014/02/02/news/l-ex-miniera-di-furtei-e-un-deposito-di-veleni-ma-il-ministero-non-e-mai-stato-informato-1.8589007