La centrale a biomassa di Decimoputzu (CA) utilizza liquami bovini e ha violato la legge.
La Provincia di Cagliari – Polizia provinciale ha comunicato (nota prot. n. 56476 USECPC del 17 giugno 2013 l’avvenuto svolgimento di tre sopralluoghi (6 e 12 febbraio 2013 e 8 marzo 2013) presso il cantiere della centrale a biomassa (in corso di completamento) della Società Agricola Agrifera s.r.l. situata nella zona agricola di Terramaini, in gran parte nel Comune di Decimoputzu e in piccola parte nel Comune di Villasor (CA).
La Polizia provinciale di Cagliari ha accertato l’avvenuto ripetuto conferimento all’impianto, “tramite autocisterna, dei reflui zootecnici provenienti da un … allevamento di bovini di proprietà della Società Agricola F.lli Medda”, in seguito stoccati “nella Prevasca Liquami dell’impianto”.
Si tratta – secondo gli accertamenti condotti dalla Polizia provinciale di Cagliari – di attività di trasformazione di sottoprodotti di origine animale in biogas effettuata senza provvedimento di riconoscimento sanitario (artt. 24, comma 1°, lettera g, del regolamento CE n. 1069/2009; 2 e 12, comma 1°, delle linee guida emanate con D.P.C.M. 7 febbraio 2013; 2 e 12, comma 1°, della determinazione Ass.to sanità R.A.S. n. 464 del 16 maggio 2013) e oggetto di sanzione pecuniaria da euro 10.000 a 70.000 (art. 6 del decreto legislativo n. 186/2012).
Si tratta, inoltre, di attività di trasporto di rifiuti non pericolosi (feci animali) in assenza di formulario di identificazione dei rifiuti (art. 193 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.), con sanzione pecuniaria da euro 1.600 a 9.300 (art. 258, comma 4°, del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).
Secondo la Polizia provinciale di Cagliari, qualsiasi attività deve essere immediatamente sospesa in attesa delle necessarie ed eventuali autorizzazioni ambientali e sanitarie.
Eppure – in seguito a specifica richiesta di informazioni a carattere ambientale e adozione degli opportuni provvedimenti inoltrata (31 gennaio 2013) dalle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra – la Provincia di Cagliari – Settore Ecologia e Polizia provinciale aveva comunicato (nota n. 13961 USECPC del 6 febbraio 2013) che “con nota del 10.01.2012 prot. n. 2587/USECPC, chiedeva alla ditta AGRIFERA di specificare se il biogas prodotto provenisse da liquami e da altri rifiuti di origine organica in quanto in tal caso trattandosi di rifiuto non rientrava nell’allegato IV parte I del D. Lgs. 152/06. La società con nota del 16.01.2012 rispondeva che il biogas prodotto nell’impianto in corso di autorizzazione, non sarebbe provenuto da liquami considerati rifiuti e/o altri rifiuti di origine organica”.
Conseguenza degli accertamenti svolti dalla Polizia provinciale di Cagliari dovrebbe essere la revoca del l’autorizzazione unica (art. 12 del decreto legislativo n. 387/2003 e s.m.i., leggi regionali n. 3/2009, n. 5/2009) emessa (determinazione n. 12193 del 29 giugno 2012) dal Servizio Energia dell’Assessorato dell’industria della Regione autonoma della Sardegna per la costruzione e l’esercizio dell’impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili, consistente in un impianto di biometanizzazione e produzione di energia elettrica da biomassa.
Si ricorda che le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra, raccogliendo allarmate segnalazioni di residenti e del locale Comitato Terrasana, hanno provveduto (25 novembre 2012, 31 gennaio 2013, 25 marzo 2013) a inoltrare varie richieste di informazioni a carattere ambientale e adozione degli opportuni provvedimenti alle amministrazioni pubbliche e alla magistratura competenti riguardo i lavori di realizzazione della centrale e il conferimento di materiali di approvvigionamento.
Interessati il Ministero dell’ambiente, la Direzione generale regionale della pianificazione urbanistica territoriale e della vigilanza edilizia, il Servizio regionale dell’energia, il Corpo forestale e di vigilanza ambientale, i Carabinieri del N.O.E., la Provincia di Cagliari, i Comuni di Decimoputzu e di Villasor, nonché la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari per gli eventuali aspetti di competenza
La Società Agricola Agrifera da Milano, titolare dell’impianto, è arrivata nelle terre del Campidano, nella zona agricola (2,5 ettari) di Terramaini, per realizzarvi una centrale a biomassa da 999 kWe, 1 in meno della soglia oltre la quale devono esser preliminarmente svolti i procedimenti di valutazione d’impatto sull’ambiente.
L’impianto prevede l’utilizzo di 20.200 tonnellate annue di biomassa (insilato di mais, triticale, sorgo), per circa 60 tonnellate giornaliere, con una produzione di biogas di 3,6 milioni di metri cubi annui e energia elettrica prodotta pari a 7 milioni di kWn annui. In cambio sembra proprio che vi sia quantomeno un sensibile traffico di camion e una notevole puzza, non poco per le case e le aziende agricole vicine e per il centro abitato, distante meno di 2 km.
Una volta acquisiti pareri e autorizzazioni da parte delle amministrazioni pubbliche competenti in sede di conferenze di servizi (con parere contrario del Comune di Decimoputzu), con determinazione n. 12193 del 29 giugno 2012 il Servizio Energia dell’Assessorato dell’industria della Regione autonoma della Sardegna ha emesso l’autorizzazione unica (art. 12 del decreto legislativo n. 387/2003 e s.m.i., leggi regionali n. 3/2009, n. 5/2009) per la costruzione e l’esercizio dell’impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili, consistente in un impianto di biometanizzazione e produzione di energia elettrica da biomassa.
I lavori risultano avviati nel novembre 2012 e le proteste sono partite subito da parte della popolazione tenuta all’oscuro.
La produzione di energia elettrica da biomassa ha un senso positivo – sul piano ecologico e sociale – quando è situata presso il luogo di “produzione” della biomassa stessa, presso la stessa (o le stesse) azienda agricola dal cui ciclo produttivo deriva. In caso diverso, non ci vuole particolare fantasia per ipotizzare motivazioni puramente speculative.
Fondamentalmente sussiste un contrasto fra normativa nazionale e normativa regionale in tema di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili in aree agricole.
Infatti, quantomeno le aree ricadenti nel territorio comunale di Decimoputzu appaiono rientrare in “zona agricola E” del vigente piano urbanistico comunale (P.U.C.), specificamente “E 1 – aree caratterizzate da produzione agricola tipica e caratterizzata”. E’ pur vero che tali impianti di produzione di energia elettrica “possono essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici” (art. 12, comma 7°, del decreto legislativo n. 387/2003 e s.m.i.), tuttavia, secondo l’art. 13 bis della legge regionale n. 4/2009 e s.m.i., l’art. 3 del D.P.G.R. 3 agosto 1994 , n. 228 (direttive per le zone agricole, criteri per l’edificazione nelle zone agricole) e l’indirizzo giurisprudenziale costante, nelle zone agricole “E” degli strumenti urbanistici comunali, possono essere autorizzati soltanto interventi relativi ad attività agricole e/o strettamente connesse (vds. per tutti Cass. pen., sez. III, 9 marzo 2012, n. 9369), non attività di produzione energetica di tipo industriale – come quella in corso di realizzazione – slegata da attività agricole in esercizio nel sito.
Sembrerebbe pertanto logica la sola presenza di impianti simili connessa ad aziende agricole presenti nell’area. In questo caso, invece, la biomassa da utilizzare nella centrale in costruzione giungerebbe dai campi di Villacidro, a una quarantina di km. di distanza.
Domanda banalissima, ancora impellente: per quale motivo la Società Agricola Agrifera non ha chiesto d’installare la sua centrale a biomassa a Villacidro? Mistero.
Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra, insieme al locale Comitato Terrasana, valuteranno l’opportunità di svolgere ulteriori azioni per la salvaguardia di ambiente e salute pubblica.
Amici della Terra, Gruppo d’Intervento Giuridico, Comitato popolare Terrasana
(foto per conto GrIG)
Il servizio energia da l’autorizzazione a che cosa ? se mancano quelle sanitarie, ecc,ecc.
L’impianto non e’ finito , ma costoro iniziano a produrre , come lo si scopre gia’ da parecchi mesi e nessuno li ferma !!! Ma dove viviamo ? Questi cosi detti “imprenditori” non devono intraprendere se gli manca il requisito essenziale : l’onesta’. Ma a monte c’e’ la necessita’ del controllo e l’onesta’ di chi decide se qualcosa si deve fare e come.
da Casteddu online, 29 giugno 2013
Decimoputzu, altro no all’impianto a biomasse: “Utilizzerà liquami bovini”. (Dario Serra): http://www.castedduonline.it/decimoputzu-altro-no-allimpianto-biomnasse-utilizzer%C3%A0-liquami-bovini
da L’Unione Sarda, 29 giugno 2013
DECIMOPUTZU. La Polizia provinciale negli impianti dell’Agricola Agrifera. Blitz nella centrale a biogas. Utilizzati liquami animali senza le autorizzazioni. La società dovrà sospendere l’attività di trasformazione dei liquami e attivare la procedura di “riconoscimento” dell’impianto da parte dell’autorità sanitaria. (Andrea Piras)
La società Agricola Agrifera, proprietaria dell’impianto a biomassa per la produzione di energia, deve immediatamente sospendere l’attività di trasformazione. Lo sostiene il comando della Polizia provinciale dopo tre sopralluoghi eseguiti all’interno della centrale a biogas, in via di completamento ma già funzionante, realizzata nella zona di Terramaini, al confine tra i territori comunali di Decimoputzu e Villasor. Tre ispezioni (il 6 febbraio, il 12 e l’8 marzo) che hanno permesso di verificare il ripetuto conferimento all’impianto, “tramite autocisterna dei reflui zootecnici provenienti da un allevamento di bovini di proprietà della società agricola Fratelli Medda”, anche questa operante a Decimoputzu.
I NULLA OSTA. La trasformazione di sottoprodotti di origine animale in biogas, almeno per la centrale dell’Agricola Agrifera, sarebbe avvenuta senza alcun provvedimento di riconoscimento sanitario. Una mancata documentazione che potrebbe costare alla società proprietaria dell’impianto una sanzione piuttosto salata compresa tra i 10 mila e i 70 mila euro. Una violazione in cui rientra anche il trasporto dei liquami animali (classificati comunque non pericolosi) effettuato in assenza – così sostengono alla Polizia provinciale – del “Formulario di identificazione dei rifiuti”.L’Agricola Agrifera, insomma, dovrà attivare la “doppia procedura autorizzativa” per mettersi in regola. Un nulla osta ambientale per lo stoccaggio di reflui zootecnici nella prevasca dei liquidi e il loro utilizzo per la produzione del biogas.
IL SINDACO. «Ben vengano i controlli, noi stessi – ricorda il sindaco di Decimoputzu, Ferruccio Collu – abbiano chiesto agli organi competenti di garantire continue verifiche sulla centrale». Esattamente come chiarezza sull’utilizzo dei prodotti di trasformazione in biogas era stata sollecitata a più riprese dalle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico, Amici della Terra e dal Comitato Terrasana. Quest’ultimo aveva sin da subito avviato una serie di proteste contro il progetto della centrale a biomassa da 999 chilowatt. Un impianto che prevede l’utilizzo di ventimila tonnellate annue di biomassa (mais, triticale, sorgo) per circa 60 tonnellate giornaliere con una produzione di biogas pari a 3,6 milioni di metri cubi annui e 7 milioni di chilowatt l’anno di energia elettrica. I lavori per la costruzione della “fabbrica dell’energia” erano cominciati lo scorso novembre in sordina, tanto da scatenare la protesta degli abitanti contro l’amministrazione comunale accusata di non aver informato adeguatamente i cittadini.
LE RISPOSTE. Dopo i sopralluoghi della Polizia provinciale e le relazioni inviate al Comune di Decimoputzu e alla Regione, si attendono ora le decisioni dell’assessorato alla sanità e dell’Ambiente. Mentre gli ecologisti promettono «nuove azioni per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica».
Ho gestito l’allevamento di vacche da latte per 15 anni, ma non ho mai sentito la sciocchezza che il letame è un rifiuto. Sono millenni che si mantiene fertile il terreno grazie ai reflui dell’allevamento. Data la belligeranza che leggo sopra, propongo la chiusura di tutte le stalle d’Italia, avremo molta puzza in meno e pazienza se restiamo senza latte e carne.
il letame, al di fuori del ciclo agricolo (come in questo caso), è un “rifiuto” (codice C.E.R. 020106, decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).
Se ne faccia una ragione e si rassereni.
Ma se i liquami vengono utilizzati per un ciclo produttivo non andrebbero considerati sottoprodotti, anziché rifiuti? Se così fosse il formulario dei rifiuti non dovrebbe servire, a differenza di un certificato sanitario.
se però non c’è alcuna autorizzazione per l’utilizzo in un ciclo produttivo quali sottoprodotti (come in questo caso), ricadono nella qualificazione giuridica di “rifiuto”.
Nel caso specifico, risulta addirittura un’esplicita esclusione da parte del Soggetto interessato (nota del 16 gennaio 2012). “il biogas prodotto nell’impianto in corso di autorizzazione, non sarebbe provenuto da liquami considerati rifiuti e/o altri rifiuti di origine organica”.
Io ho chiuso la stalla di famiglia dato che ero stufo di vedere tutti che comandavano (sovente mi sentivo trattato quasi come un criminale, e da notare che la mia è stata la prima stalla della zona dichiarata ufficialmente indenne da tubercolosi brucellosi e leucosi, sempre con i massimi premi per latte qualità) ed io che dovevo solo lavorare 365 giorni all’anno senza mai protestare. Torno a dire, bisogna chiudere tutte le stalle, tutte gli impianti a biogas, tutte le fabbriche chimiche (ops sono già chiuse da 15 anni e la Germania ringrazia), tutte le fabbriche e poi pazienza se moriremo di fame (io due galline ed un orto per sopravvivere almeno li ho…).
Il buon senso è morto, viva le carte bollate e gli avvocati.
no, non bisogna chiudere le stalle.
Bisogna sostenere le “vere” aziende agricole, contrastare la speculazione delle rinnovabili, aiutare gli agricoltori a consorziarsi per ottenere migliori condizioni commerciali, difendere l’agricoltura e il paesaggio agricolo.
Il buon senso è questo, non è certo favorire l’illegalità.
da La Nuova Sardegna, 10 luglio 2013
DECIMOPUTZU. Ambientalisti: «Irregolarità nella centrale a biomasse». (Luciano Onnis)
DECIMOPUTZU. Escrementi animali bovini utilizzati in una centrale di produzione di energia elettrica “a biomassa” al posto dei prodotti biovegetali per cui l’impianto era stato autorizzato. A scoprire l’illecita sostituzione è stata la Polizia provinciale di Cagliari con tre sopralluoghi in un mese nel cantiere – in fase di completamento – della centrale a fonti rinnovabili di proprietà della società “Agricola Agrifera srl”, situata in località Terramaini, gran parte nel territorio comunale di Decimoputzu e e la restante in quello di Villasor. Gli uomini della Polizia provinciale si sono limitati ad avviare la pratica di sospensione di ogni attività dell’azienda, in attesa – caso mai dovessero essere acquisite, ma l’ipotesi sembra del tutto campata in aria – di autorizzazioni ambientali e sanitarie. Più probabile invece che possa arrivare la revoca dell’autorizzazione unica rilasciata dal Servizio energia dell’assessorato regionale dell’Industria per la realizzazione e l’esercizio dell’impianto di biometanizzazione e produzione di energia elettrica da biomassa. Gli escrementi bovini sono invece tutt’altra cosa. A segnalare per primi l’irregolarità alle autorità competenti erano state le associazioni ambientaliste “Gruppo di intervento giuridico” e “Amici della Terra” a seguito di “soffiate” giunte da residenti nel territorio che non ne potevano più del transito – anche in aree abitate – di autocisterne cariche di reflui zootecnici che infestavano l’aria in un raggio di diverse centinaia di metri. Da qui i controlli della polizia provinciale che ha accertato che quintali di sterco animale prodotto nell’azienda agricola dei fratelli Medda finiva nella prevasca liquami dell’impianto di trasformazione della “Agricola Agrifera” che sarebbe dovuto essere alimentato da prodotti biovegetali.