Richiesta ecologista dell’azione per danno ambientale contro l’inquinamento da metalli pesanti di Piscinas (Arbus).
Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra hanno inoltrato (25 giugno 2012) una specifica richiesta di informazioni a carattere ambientale e adozione degli opportuni interventi, compreso l’esperimento dell’azione per danno ambientale, riguardo lo scarico di acque inquinate da metalli pesanti dal pozzo minerario dismesso di Casargiu, in Comune di Arbus (VS), nel corso d’acqua del Rio Irvi – Piscinas, fino al compendio dunale di Piscinas e alla foce in mare.
Interessati il Ministero dell’ambiente, l’A.R.P.A.S., la Provincia del Medio Campidano, il Comune di Arbus, il Corpo forestale e di vigilanza ambientale, la Commissione europea, i Carabinieri del N.O.E., la Capitaneria di Porto di Oristano e, per gli aspetti rispettivamente di competenza penale ed erariale la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari e la Procura regionale della Corte dei conti per la Sardegna.
Già con ordinanza del Sindaco di Arbus n. 3068 del 26 gennaio 1998 (confermata con sentenza del Tribunale superiore delle acque pubbliche n. 122 del 6 dicembre 2001) veniva disposto a carico della Società Italiana Miniere – SIM s.p.a. (ora I.G.E.A. s.p.a.) la bonifica ambientale dello scarico inquinante e del letto del corso d’acqua, ma gli interventi sono tuttora ineseguiti.
Non solo. Per risolvere il problema del grave inquinamento ambientale venne finanziato (art. 17 della legge regionale n. 4/2000) uno specifico impianto di trattamento delle acque con un importo di euro 981.268,11 da parte della Regione autonoma della Sardegna. L’impianto è stato successivamente realizzato nel 2007-2008 dalla Provincia del Medio Campidano, ma si ignora sia il grado di funzionamento che l’efficacia, visto il perdurare dei fenomeni di inquinamento.
Da recenti richieste del Comune di Arbus alla Provincia del Medio Campidano l’impianto sembrerebbe mai attivato.
Oltre all’inquinamento ambientale sono evidenti i riflessi anche riguardo alla balneabilità del litorale.
Il litorale di Arbus appartiene al demanio marittimo (artt. 822 e ss. cod. civ.), mentre il corso del Rio Piscinas-Irvi è classificato “acqua pubblica” (regio decreto n. 1775/1933 e s.m.i.; legge n. 36/1994 e s.m.i.; decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.). L’area in argomento ospita alcuni dei più suggestivi siti di archeologia mineraria (Ingurtosu, Naracauli, Piscinas), rientranti nel Parco geominerario, storico, ambientale della Sardegna (legge n. 388/2000, D.M. Ambiente 16 ottobre 2001). E’ ricoperta in buona parte di macchia mediterranea evoluta, contempla ambienti dunali unici nel Mediterraneo tutelata con specifico vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), mentre la fascia dei mt. 300 dalla battigia marina, le sponde fluviali e gli ambienti dunali sono tutelati con specifico vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993). L’area è, inoltre, destinata a riserva naturale regionale “Monte Arcuentu – Rio Piscinas” (legge regionale n. 31/1989 – allegato “A”) ed è interamente classificata quale sito di importanza comunitaria (S.I.C.) “Monte Arcuentu e Rio Piscinas” (direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali).
Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra auspicano rapidi interventi per la bonifica ambientale di corsi d’acqua, litorale, dune interessate da un inquinamento tanto duraturo quanto frutto di lassismo e incuria.
Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra
(foto per conto GrIG)
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- Testo unico dell'edilizia (D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i.)
- direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna, la flora
- direttiva n. 2009/147/CE sulla salvaguardia dell'avifauna selvatica
- V.I.A. e V.A.S. di competenza regionale (Sardegna)
- normativa nazionale sulla caccia (legge n. 157/1992 e s.m.i.)
- normativa regionale sulla caccia (l.r. Sardegna n. 29/1998 e s.m.i.)
- legge quadro nazionale sulle aree protette (legge n. 394/1991 e s.m.i.)
- legge quadro regionale sulle aree protette (l.r. Sardegna n. 31/1989)
- normativa sul diritto all'informazione ambientale (decreto legislativo n. 195/2005)
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- limiti all'inquinamento elettromagnetico ad alta frequenza (D.P.C.M. 8 luglio 2003)
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- normativa nazionale sugli usi civici (legge n. 1766/1927 e s.m.i.)
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- normativa regionale sugli usi civici (l.r. Sardegna n. 12/1994 e s.m.i.)
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Che tristezza, leggere di queste notizie… dell’inettitudine e del totale menefreghismo: le società non si preoccupano degli scempi, e nemmeno quando vengono obbligate da sentenze, rispettano gli obblighi!
L’estate scorsa abbiamo visitato questi posti e ci hanno letteralmente stregato, da ogni punto di vista. Il Rio era rosso/arancio.
Bravi ragazzi!! Buon lavoro.
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Neanche il fiume pesantemente inquinato fa desistere le orde di villeggianti ad oltraggiare con la vacuità della modernità un luogo che solo pochi intimi dovrebbero frequentare con rispetto, in pace e liberamente, così come era sino a non molti anni fa.
da La Nuova Sardegna, 27 giugno 2012
Scarichi a Piscinas, ecologisti e Comune attaccano l’Igea. (http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20120627085351.pdf)
Arbus, l’amministrazione civica dà l’ultimatum: «Ora basta» Il Gruppo d’intervento giuridico si rivolge alla Procura. (Luciano Onnis)
ARBUS. Adesso basta: l’amministrazione comunale dà l’ultimatum all’Igea per i gravi danni ecologici che, attraverso le acque reflue dei cantieri minerari dismessi, starebbe arrecando a una consistente porzione del territorio e in particolare a una delle perle del litorale, la rinomata Piscinas. Gli scarichi della miniera di Casargiu, fra Montevecchio e Ingurtosu, che si riversano con il loro contenuto di metalli pesanti (cadmio, piombo, zinco, nichel, mercurio) vengono trasportati dal rio Irvi fino al mare. Reflui che dovrebbero essere tenuti sotto controllo e depurati. E non lo sono, se non in minima parte. Lo credono anche le associazioni ambientaliste Gruppo di intervento giuridico e Amici della Terra, che hanno mosso i primi passi per un’azione nei confronti di eventuali responsabili. Per ora si sono limitate a presentare richieste di chiarimenti: ministero dell’Ambiente, Arpas, Provincia del Medio Campidano, Comune di Arbus, Corpo forestale, carabinieri del Noe, Capitaneria di porto di Oristano per la parte amministrativa; Procura della Repubblica di Cagliari e Corte dei conti, per gli aspetti penale ed erariale. Lo sversamento di reflui inquinanti da Casargiu è storia di quasi vent’anni, da quanto le miniere dell’Arburese hanno chiuso definitivamente i battenti . Il ruscello percorre una decina di chilometri prima di arrivare al mare e nei periodi maggiore portata per le piogge intense, capita che alla foce superi la barriera-filtro naturale costituita dalla base del sistema dunale di Piscinas e rilasci in mare il suo carico inquinante. Fortunatamente il tratto di spiaggia e di mare interessati sono minimi e in una sola estremità dell’arenile (la zona nord), ma questo niente toglie al grave danno ecologico che da anni prosegue senza rimedio. Ci dovrebbe pensare l’Igea, proprietaria del patrimonio ex minerario, che però non lo fa nella giusta misura. Ed è per questo che adesso l’amministrazione comunale di Arbus ha deciso che il danno ambientale non può più essere tollerato. Il sindaco Francesco Atzori ha incaricato il capo Ufficio tecnico del Comune di convocare una conferenza dei servizi con Igea, Regione (assessorati Ambiente e Industria) , Provincia, Asl 6 per porre ciascuno davanti alle proprie responsabilità. Anche perché, oltre ai danni ambientali, si stanno creando pesanti danni di immagine a questa perla del litorale arburese. Immagini e filmati che girano sul web fanno di tutta l’erba un fascio. E allora va precisato doverosamente che le acque rosse del rio Irvi non arrivano a interessare (se non qualche volta nel periodo delle piogge) la limpidezza e lo stato di salute del mare di Piscinas , grazie alla barriera-filtro creato dalla sabbia dunale. Le costanti analisi dell’acqua da parte di Asl e altri enti preposti, confermano l’assoluto stato di buona salute del mare, esente da ogni elemento inquinante. Per cui, Piscinas è sempre Piscinas. Nonostante l’Igea.
da La Nuova Sardegna, 29 giugno 2012
Inquinamento a Casargiu: Igea respinge le accuse. Il presidente Zurru: «L’arrivo delle acque a Piscinas doveva essere controllato dal depuratore della Provincia. Saremo noi a risolvere il problema». (Luciano Onnis)
ARBUS L’Igea non ci sta, basta prendere schiaffi per le acque inquinate del cantiere minerario dismesso di Casargiu, che con il loro carico di metalli pesanti (cadmio, nichel, piombo, arsenico) vanno ad alimentare il rio Irvi, la cui parte terminale scorre ai piedi del sistema dunale di Piscinas e si incunea fino alla spiaggia per arrivare al mare nei periodi delle piogge invernali. Il presidente dell’Igea Battista Zurru, non è disposto a porgere evangelicamente l’altra guancia e, rimanendo nella religiosità, dice che «l’Igea è come il sacrestano in Vaticano, l’ultima ruota del carro. Ovvero: se le acque di Casargiu arrivano a inquinare spiaggia e mare di Piscinas , esistono responsabilità che non sono nostre». C’è di mezzo il depuratore che la Provincia del Medio Campidano ha realizzato nel 2006 su progetto e finanziamento (574mila euro) ereditati dalla Provincia madre di Cagliari. Tale progetto prevedeva la costruzione di un impianto con portata da 30 litri al secondo – in realtà ne depurava 15 e l’acqua fuoriuscente dalla miniera era di 50 litri al secondo – che consentiva la precipitazione dei metalli pesanti presenti nell’acqua attraverso la produzione di fango. Quel depuratore, realizzato da un’Ati, si è rivelato un fiasco clamoroso. Dati alla mano, Battista Zurru spiega il flop di quell’impianto di depurazione, al cui collaudo l’Igea ha partecipato offrendo supporto operativo: «Le risultanze del collaudo effettuato da un perito tecnico nominato dalla Provincia, stabilirono che il depuratore non era neppure collaudabile perché non assolveva al le funzioni per il quale era stato previsto». Un’autentica beffa, e un notevole sperpero di denaro pubblico. «L’ Igea – precisa Zurru – si è fatta poi carico di trovare un rimedio all’inutile depuratore e ha avviato una serie di ricerche sperimentali atte a individuare la metodologia di trattamento più efficace per la decontaminazione completa delle acque della galleria Fais. «Nello specifico – puntualizza Zurru – è stata attivata una collaborazione con la società olandese Paques, leader nella tecnologia di bioriduzione dei solfati, con cui l’Igea ha già operato con risultati positivi a Campo Pisano». Piscinas è pertanto in mano agli olandesi, che come popolo di vacanzieri ben conosce (e frequenta) questo angolo di paradiso. La speranza è che, oltre alla professionalità, ci mettano anche il cuore. Dando una lezione alla gente di casa.
saranno le magistrature coinvolte ad accertare le responsabilità: una cosa è certa, però, sono stati spesi soldi pubblici per un depuratore inefficace e l’inquinamento rimane.
da La Nuova Sardegna, 3 luglio 2012
Scarichi a Piscinas: la Provincia rinvia le accuse al mittente. Arbus, l’assessore provinciale all’Ambiente replica all’Igea «Hanno loro i soldi per realizzare il depuratore». (Luciano Onnis)
ARBUS. «Lo sversamento delle acque reflue della miniera di Casargiu che tanto danno ambientale stanno creando alla fascia del nostro territorio che scende verso la spiaggia e il mare di Piscinas è un problema che la Provincia del Medio Campidano ha ereditato dalla Provincia madre di Cagliari e non è certamente responsabilità nostra se il depuratore che è stato realizzato è del tutto inadeguato»: è questa la sintesi esplicativa dell’arringa difensiva di Giuseppe De Fanti, assessore provinciale dell’Ambiente, davanti alle discolpe dell’Igea per voce del suo presidente, Battista Zurru, che a sua volta ha detto chiaramente che il disastro ecologico che sta combinando il cantiere minerario dismesso di Casargiu, e in particolare la galleria Fais, da momento in cui l’attività estrattiva è cessata e la Sim ha abbandonato il campo lasciando la polpetta avvelenata dell’inquinamento ambientale nelle mani della Regione: alla quale la società dell’Eni restituì le concessioni minerarie con tutte le sue pertinenze. E i suoi molteplici problemi. Molti dei quali, come appunto le acque rosse al cadmio (ma anche piombo, nichel, zinco, arsenico) che dalle gallerie minerarie si riversano a rigagnoli all’esterno per poi confluire in fiumiciattoli che attraversano il territorio e scendono verso il mare di Piscinas. Dunque, tornando alle presunte responsabilità della Provincia nella realizzazione di un depuratore inutile (costato quasi 800 mila euro) per gli sversamenti della galleria Fais, l’assessore De Fanti è molto lapidario nella difesa d’ufficio. «La Provincia del Medio Campidano – attacca il delegato provinciale all’Ambiente – non ha mai avuto, né gestito, né progettato, né appaltato nemmeno un euro per quel depuratore. L’opera è stata realizzata interamente dalla Provincia di Cagliari, che poi si rifiutò di trasferire il procedimento a noi». E poi prosegue l’arringa chiamando in causa l’Igea: «Dal gennaio 2011 – dice De Fanti -, l’opera è stata consegnata definitivamente all’Igea, che tra l’altro ha in cassa, inutilizzato e già prima di quella data, un milione di euro assegnato dalla Re-gione apposta per completare e avviare il depuratore di Casargiu». Quindi la stoccatina finale: «La nostra Provincia, e in particolare il sottoscritto, hanno sempre posto all’attenzione di tutti l’inquinamento delle acque rosse al cadmio del rio Irvi. Quel milione lo abbiamo chiesto proprio noi, ma per motivi che non voglio in questa circostanza dettagliare e argomentare, è finito all’Igea». E mentre polemiche e accuse si ribaltano, l’unica cosa certa è che Piscinas rimane a forte rischio ecologico. E questo è quel che conta per davvero.
ke brutto il nostro mondo ridotto ad una pattumiera
se quell’incapace di Cappellacci pensasse a cose utili, come il disinquinamento del “fiume rosso” e del “fiume bianco”….
da La Nuova Sardegna, 10 agosto 2013
Piovono le critiche sul maxi progetto per Montevecchio.
Crescono le perplessità sul Piano strategico sovracomunale «Quasi tutte le proposte finiscono in aree protette dal Ppr». «La nuova litoranea è un progetto folle». (Luciano Onnis)
MONTEVECCHIO. Fra i pochi interventi effettivamente realizzabili ci sarebbe il rifacimento della strada provinciale Montevecchio-Ingurtosu. «Ma solo perché – dice Michele Schirru, esponente di Sel – il progetto è già stato finanziato dalla Provincia Medio Campidano con 800mila euro. Quella Provincia commissariata da Cappellacci». Fa invece orrore a Schirru, così come a tanti altri, «l’assurdo progetto di realizzare una litoranea dalla Costa Verde a Scivu attraversando Piscinas. Uno scempio naturalistico figlio delle idee di una classe politica che ha permesso le colate di cemento a Torre dei Corsari e Portu Maga».
MONTEVECCHIO. A una settimana di distanza dalla sua presentazione in pompa magna, il Piano strategico sovracomunale Arbus-Guspini-Buggerru-Fluminimaggiore, predisposto dalla Regione e subito definito dai “soliti disfattisti” (o realisti ?) un «libro dei sogni», continua a seminare polemiche un po’ ovunque in ambito locale e territoriale. Detto in breve, lo difendono gli esponenti del centrodestra vicini al presidente della giunta regionale Ugo Cappellacci, che lo ha concepito affidandone la gestazione a uno staff tecnico della Regione, e al sindaco di Arbus, Francesco Atzori; lo attaccano a testa bassa le opposizioni («Campagna elettorale del governatore…»), ma anche chi a ragion veduta e fuori dalla politica, ha intravisto nel masterplan per il rilancio dei quattro Comuni ex minerari un piano aleatorio e irrealizzabile. «Aria fritta», lo ha battezzato il sindaco di Guspini Rossella Pinna (Pd); «Una speranza per i nostri cittadini», lo ha salvato il suo omologo di Arbus (Pdl). Fra i più implacabili sostenitori che si tratta solo di un bluff, c’è il coordinamento di Sinistra Ecologia Libertà di Arbus, che con il suo responsabile Michele Schirru attacca a fronte bassa il presidente Cappellacci e non risparmia accuse al primo cittadino di Arbus per aver prestato il fianco a quella che è vista esclusivamente come «Campagna elettorale per le regionali 2014». Infatti, il coordinatore di Sel parte da un dato preciso: «Quasi tutte le proposte progettuali contenute nel Piano vanno a finire in zone Sic, Sin, protette dal Ppr e da altri vincoli ambientali. E allora, di che cosa stiamo parlando? È un piano faraonico, irrealizzabile!». Michele Schirru affonda poi la lama nella piaga: «La nota più dolente e ipocrita è costituita dalle fonti finanziarie: gran parte degli interventi dovrebbero aversi con ‘project financing’, quindi investimenti totalmente privati. Dove stanno gli imprenditori? – dice tutto d’un fiato – Cappellacci millanta fondi (200 milioni di euro) che ci sono solo in parte». E sì, perché a quanto pare di questo “tesoretto”, 95 milioni sono di provenienza ministeriale per le bonifiche ambientali dei siti minerari di Montevecchio Ponente e Levante, stanziati dall’allora ministro Fabrizio Barca. «Vanno in scadenza nel 2013 – precisa Michele Schirru – e prescindono da un accordo di programma che la Regione non è ancora riuscita a raggiungere con il Governo. Lo farà mai?».
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