Forse, finalmente, qualcuno si accorge della pericolosità del collettore fognario che scarica nel Fiume Fratta-Gorzone.
Il Sindaco di Cologna Veneta Silvio Silvano Seghetto, in seguito alla richiesta di informazioni ambientali e opportuni interventi recentemente inoltrata (26 febbraio 2015) dal Gruppo d’Intervento Giuridico onlus in merito al collettore fognario ARICA posto sul Torrente Fratta-Gorzone, ha chiesto (nota Ufficio tecnico – Servizio ecologia prot. n. 2752/15 – R del 24 marzo 2015) alla Regione Veneto, all’A.R.P.A.V., al Consorzio di gestione del depuratore, alla Provincia di Vicenza, informando contemporaneamente la magistratura e la polizia giudiziaria competenti, tutti gli elementi utili per poter comprendere se vi sia “una situazione di pericolo per l’ambiente” e poter provvedere con un’ordinanza contingibile e urgente ai sensi dell’art. 50 del decreto legislativo n. 267/2000 e s.m.i. (Testo unico degli Enti locali).
Dal canto suo, l’A.R.P.A.V. ha indicato (nota del 10 marzo 2015) i siti web istituzionali dove sono conferiti i dati sull’inquinamento, il rischio ambientale e il rischio sanitario per la presenza di acido perfluoroottansolfonico (PFOS). Eccoli:
* rischio ambientale: http://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/acqua/file-e-allegati/documenti/acque-interne/pfas
* rischio sanitario: http://prevenzione.ulss20.verona.it/pfas.html.
Lo scarico del collettore fognario ARICA (autorizzato con nota Regione Veneto n. 110 del 26 giugno 2012) convoglia i reflui di cinque impianti di depurazione (Trissino, Montecchio Maggiore, Arzignano, Montebello Vicentino e Lonigo) nel corso d’acqua Fratta-Gorzone. La questione dei reflui industriali del Distretto industriale di Valdagno e Valle del Chiampo, dove è localizzato un enorme distretto tessile e conciario e lo stabilimento di fluorocomposti della Miteni Spa, risale già ai primi anni sessanta del secolo scorso, ma non è per questo ammissibile come un destino ineluttabile.
Le analisi svolte dall’A.R.P.A.V. (nota A.R.P.A.V. Vicenza prot. n. 75059/X.00.00 dell’11 luglio 2013, in risposta a precedente istanza del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus del 20 settembre 2013) hanno evidenziato che l’incidenza della contaminazione provocata sul corso d’acqua Fratta-Gorzone a Cologna Veneta è prevalentemente dovuta alla rilevante presenza di sostanze perfluoro-alchiliche nello scarico industriale della ditta Miteni Spa, allacciata all’impianto di depurazione di Trissino, la quale contribuisce per il 96,989% all’apporto totale di PFAS, in presenza di un impianto di depurazione non in grado di abbattere tale tipo di sostanze, in quanto non dotato di tecnologia adeguata. Scrive l’ARPAV: “Allo stato attuale risulta che la propagazione della contaminazione ha raggiunto un’area di estensione di circa 150 km2 ed interessa principalmente le province di Vicenza, Verona e Padova, con presenza in falda e nei corsi d’acqua superficiali e nel sistema dei pozzi utilizzati per uso potabile nella zona di Lonigo, Sarego, Brendola e Vicenza”.
Un inquinamento folle che infetta e aggredisce una zona che va almeno da Trissino (VI) a Montagnana (PD).
Se è vero che la presenza di sostanze perfluoro-alchiliche nell’acqua non è ancora fatta oggetto di specifici limiti (standard di qualità ambientale), è altrettanto vero che la direttiva 2013/39/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 12 agosto 2013, che modifica le direttive 2000/60/CE e 2008/105/CE per quanto riguarda le sostanze prioritarie nel settore della politica delle acque, individua l’acido perfluoroottansolfonico e derivati (PFOS)[1] come sostanza pericolosa prioritaria, fissandone lo standard di qualità ambientale (SQA) a una concentrazione di 6,5 × 10 –4 μg/l e cioè 0,65 ng/l, a fronte di valori rilevati nelle acque superficiali e sotterranee nella Valle dell’Agno e del Chiampo che, come dimostrato dallo studio (tre campagne di monitoraggio nel maggio 2011, ottobre 2012, febbraio 2013) dell’Istituto di Ricerca Sulle Acque – IRSA del Consiglio Nazionale delle Ricerche, raggiungono valori di PFOA (acido perfluoroottanoico) superiori a 1000ng/L e di PFAS totale superiore a 2000ng/L.
Questo significa che le acque della Valle dell’Agno e del Chiampo, e di tutto il tessuto idrografico che insiste in quella regione, possono presentare valori di sostanze perfluoro-alchiliche che eccedono di 1.500, 2.000 volte lo standard di qualità proposto dalla Direttiva Quadro sulle Acque di 0,65ng/L .
Si ricorda, inoltre, che il PFOS (acido perfluorottano solfonoico) è classificato nel DESC (Database ecotossicologico sulle sostanze chimiche) del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare come cancerogeno (categoria di pericolo 2), tossico per la riproduzione (categoria di pericolo 1b) e nocivo per i lattanti allattati al seno, tossico per diversi organi bersaglio per esposizione ripetuta (categoria di pericolo 1), tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata. Il suo utilizzo è soggetto a forti restrizioni.
Se è vero che la Regione Veneto ha istituito una commissione tecnica sul PFOS e i suoi effetti su ambiente e salute pubblica (deliberazione Giunta regionale n. 1490 del 12 agosto 2013) e che il Consorzio ARICA abbia adottato una serie di misure di riduzione del concentrato di PFOS e di PFOA (acido perfluorottanoico) ammissibile allo scarico, ulteriormente ridotto a partire dall’1 aprile 2015, è vero soprattutto che – a fronte dei gravi rischi ambientali e sanitari – dovrebbero esser adottati fin d’ora drastici provvedimenti in base al principio di precauzione, previsto dall’art. 191 del TFUE (Trattato sul funzionamento dell’Unione europea) e dell’art. 3 ter del Codice dell’ambiente (decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).
Centinaia di migliaia di persone, nella già florida campagna veneta delle province di Vicenza, Verona e Padova bevono quell’acqua, mangiano quella verdura e continuano a essere a rischio.
Che cosa si aspetta ancora?
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
(foto Benthos, M.F., archivio GrIG)
da L’Arena, 15 aprile 2015
Emergenza «Pfas» Il sindaco si appella a tutti i responsabili.
Seghetto intende appurare se è necessario firmare un’ordinanza: http://www.larena.it/stories/2617_cologna_veneta/1132680_emergenza_pfas_il_sindaco_si_appella_a_tutti_i_responsabili/
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29 gennaio 2015
Il fiume sul tavolo del governo: http://www.larena.it/stories/2617_cologna_veneta/1035786_il_fiume_sul_tavolo_del_governo/
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da TVIWEB, 13 aprile 2015
VERONA contro VICENZA -La protesta di Cologna contro gli scarichi dell’Ovest Vicentino: http://www.tviweb.it/verona-contro-vicenza-la-protesta-di-cologna-contro-gli-scarichi-dellovest-vicentino
da Il Fatto Quotidiano, 24 febbraio 2016
Pfas Veneto, il documento: “Emergenza non sotto controllo” su alimenti contaminati da cancerogeni.
L’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche – che servono a impermeabilizzare materiali come Goretex e Teflon – colpisce soprattutto le province di Verona, Padova e Vicenza. Nel verbale che ilfattoquotidiano.it ha potuto consultare la preoccupazioni dei tecnici: “Nessuna azione a tutela della salute, pericolo può estendersi in tutta Italia”. A rischio in particolare uova e pesce. (Andrea Tornago): http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/24/pfas-veneto-il-documento-emergenza-non-sotto-controllo-su-alimenti-contaminati-da-cancerogeni/2493439/
da Il Fatto Quotidiano, 7 marzo 2016
Pfas Veneto, indagini ferme in Procura da tre anni nonostante l’allarme ambientale. Accusata azienda coinvolta in navi veleni.
Da mesi l’allarme nelle province di Vicenza, Verona e Padova per la contaminazione delle acque da sostanze perfluoroalchiliche. Nel luglio 2013 l’Arpa inviò ai pm vicentini una nota che individuava come responsabile la Miteni di Trìssino, ma da allora nulla è accaduto: “La legge non li prevede come inquinanti”. I fusti dell’impianto trovati su mercantili in rotta verso porti africani negli anni Ottanta. (Andrea Tornago): http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/07/pfas-veneto-indagini-ferme-procura-da-tre-anni-nonostante-lallarme-ambientale-accusata-azienda-coinvolta-navi-veleni/2521666/
da Il Fatto Quotidiano, 21 aprile 2016
Pfas Veneto, l’assessore alla Sanità: “Più di 60mila persone contaminate dalle sostanze cancerogene nelle acque”.
L’emergenza è rimasta a lungo sotto traccia, ma ora Iss, Oms e il direttore generale della Salute regionale escono allo scoperto. E tutti i cittadini esposti al rischio (310mila circa in totale) saranno sottoposti ad analisi. Gli effetti delle sostanze contestate: “Colesterolo alto, ipertensione, alterazione dei livelli del glucosio, effetti sui reni, patologie della tiroide e, nei soggetti iper esposti, tumore del testicolo e del rene”. (Andrea Tornago): http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/21/pfas-veneto-lassessore-alla-sanita-piu-di-60mila-persone-contaminate-dalle-sostanze-cancerogene-nelle-acque/2659874/
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da Il Giornale di Vicenza, 22 aprile 2016
Ora la Miteni si autoassolve «No responsabili»: http://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/vicenza/ora-la-miteni-si-autoassolve-no-responsabili-1.4807421
da Il Fatto Quotidiano, 6 maggio 2016
Allarme da avvelenamento Pfas in Veneto, ma cosa sono? – Ascolta il Podcast.
Ai microfoni di Fq Radio il dott. Vincenzo Cordiano Medico chiarisce alcuni aspetti di questa “nuova” classe di inquinanti persistenti globali, le cui principali proprietà sono sfruttate per produrre moltissimi prodotti di largo consumo quotidiano. Nel luglio 2013 le autorità hanno risontrato la presenza di questi materiali nelle falde acquifere del Veneto. (Matteo Ponzano): http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/06/allarme-da-avvelenamento-pfas-in-veneto-ma-cosa-sono-ascolta-il-podcast/2702923/
da Il Fatto Quotidiano, 5 giugno 2016
Pfas Veneto, vuoto normativo su limiti poteva essere colmato da un anno. Ma la Regione non l’ha fatto.
Una nota del ministero dell’Ambiente, del 19 febbraio 2015, aveva già dato indicazione alle autorità regionali di “definire autonomamente le soglie di emissione”. Sul caso è stata anche presentata un’interrogazione dal consigliere regionale del Pd, Andrea Zanoni. Ma la richiesta di spiegazioni è rimasta senza risposta. (Andrea Tornago): http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/05/pfas-veneto-vuoto-normativo-su-limiti-poteva-essere-colmato-da-un-anno-ma-la-regione-non-lha-fatto/2796441/
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Pfas Veneto, inchiesta venne aperta ma subito chiusa. Commissione rifiuti: “Archiviazione desta gravi perplessità”.
L’indagine sull’emergenza ambientale e sanitaria per le sostanze perfluoro-alchiliche, che hanno contaminato l’acqua delle province di Verona, Vicenza e Padova e il sangue di più di 60 mila veneti, è finita nell’archivio della procura scaligera il 25 luglio 2014 senza l’individuazione di un solo indagato. Era nata da un’informativa dell’Arpav che indicava come fonte di inquinamento la ditta Miteni. Ma il lavoro degli inquirenti si è limitato all’acquisizione di due pareri precedentemente espressi dall’Istituto superiore di sanità. (Andrea Tornago): http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/05/pfas-veneto-inchiesta-venne-aperta-ma-subito-chiusa-commissione-rifiuti-archiviazione-desta-gravi-perplessita/2796408/
da Il Fatto Quotidiano, 13 giugno 2016
Emergenza Pfas nelle acque, i cittadini veneti dovranno pagare in bolletta i costi di depurazione.
Per distribuire nelle case acqua di rubinetto con livelli di sostanze perfluoro-alchiliche adeguati, i gestori del servizio idrico delle province di Verona, Vicenza e Padova devono sostenere investimenti rilevanti. Così le spese saranno addebitate ai consumatori. (Andrea Tornago): http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/13/emergenza-pfas-nelle-acque-i-cittadini-veneti-dovranno-pagare-in-bolletta-i-costi-di-depurazione/2820075/
marzo 2019 e non si è ancora intervenuti sullo scarico.. se guardate lo sversamento si nota anche da google maps