Che acqua si beve nella Provincia di Vicenza?
Il recente “Studio di valutazione del rischio ambientale e sanitario associato alla contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS) nel bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani” elaborato dall’Istituto di Ricerca Sulle Acque – IRSA del Consiglio Nazionale delle Ricerche è abbastanza chiaro: dalle tre tre campagne di monitoraggio (maggio 2011, ottobre 2012, febbraio 2013) effettuate nei corpi idrici superficiali e reflui industriali e di depurazione del reticolo idrografico della provincia di Vicenza, sembrerebbe che nei comuni vicentini si beva acqua con alte concentrazioni di acido perfluoroottanoico (PFOA) e acido perfluoroottansolfonico (PFOS) composti utilizzati nel settore industriale e commerciale, nel campo dei refrigeranti, tensioattivi, e come componenti di farmaci, lubrificanti, insetticidi, cosmetici, nelle schiume impiegate negli estintori etc.
Si tratta di composti che, pur avendo scarsa tossicità acuta e cronica, come specificato dall’IRSA, hanno effetti principalmente di natura subletale, comportandosi da interferenti endocrini del metabolismo dei grassi, causando rischi per la catena alimentare e avendo sospetta azione estrogenica e cancerogena.
Lo Studio sottolinea il fatto che, ad oggi, PFOS è sostanza candidata ad essere inclusa nella lista delle sostanze prioritarie secondo la Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/EC) con uno standard di qualità proposto di 0,65ng/L.
D’altra parte, PFOS e PFOA non sono inclusi nella legislazione vigente a livello europeo sulle acque potabili ma, per esempio, negli Stati Uniti, sono inclusi nella terza lista di sostanze candidate da US-EPA alla regolamentazione a livello federale. In Germania, ricorda la relazione dell’IRSA, la Commissione per le acque potabili ha definito delle classi di rischio, espresse come somma di PFOS e PFOA, in base al tempo di esposizione e all’età, fissando a 100ng/L il limite assoluto di sicurezza per una esposizione decennale per ogni classe di individui, mentre per una esposizione breve, nel caso di un adulto sano, si considerano tollerabili concentrazioni fino a 5 µg/L.
Nelle aree considerate dallo Studio dell’IRSA, ossia il Distretto Industriale di Valdagno e Valle del Chiampo dove è localizzato il più importante distretto tessile e conciario italiano e lo stabilimento di fluorocomposti Miteni s.p.a. (ubicato a Trissino) sono state rilevate concentrazioni piuttosto alte di PFOA, in particolare nella zona a sud dell’autostrada, nel bacino di Agno e Fratta Gorzone, dove i livelli sono risultati spesso superiori a 1000 ng/L che, secondo la relazione, “destano una certa preoccupazione dal punto di vista ambientale”. Ancora maggiore preoccupazione destano le concentrazioni di tali sostanze nelle acque potabili rilevate sempre nel bacino di Agno- Fratta Gorzone, con valori di PFOA superiori a 1000 ng/L e di PFAS totali superiori a 2000 ng/L.
La relazione dell’IRSA-CNR evidenzia come, pur in assenza di limiti di potabilità italiani o comunitari, confrontando le concentrazioni rilevate con i limiti proposti in ambito US-EPA (400ng/L per PFOA) e tedeschi (100ng/L per la somma dei perfluorurati per una esposizione decennale) sussiste un possibile rischio sanitario per le popolazioni che bevono le acque prelevate dalla falda.
I dati dello Studio condotto dall’IRSE sono stati, poi, confermati dalle conseguenti analisi svolte dall’ARPAV, la quale ha suggerito l’adozione di una serie di accorgimenti per evitare danni alla salute umana, così come proposto dall’Istituto Superiore di Sanità.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha, quindi, inoltrato una specifica richiesta di informazioni a carattere ambientale e adozione di opportuni provvedimenti (20 settembre 2013), alle amministrazioni competenti, tra le quali il Ministero dell’Ambiente, la Regione del Veneto, la Provincia di Vicenza, la ULSS di Vicenza, per conoscere quali misure siano state, nel frattempo, adottate al fine di prevenire danni alla salute umana e all’ambiente, nonché alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza, affinché verifichi la sussistenza di eventuali reati a danno della salute pubblica; alla Commissione europea, perché valuti un solerte intervento di regolamentazione della materia, alla luce dei rischi ambientali e sanitari emersi dagli studi scientifici elaborati a livello europeo ed internazionale.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
(foto da mailing list ecologista, S.D., archivio GrIG)
Da anni in quasi tutto il Sulcis,l’acqua pubblica per periodi alternanti non è potabile e non si può usare per scopi alimentari.A carloforte in piena estate è apparso un foglietto in una pubblica affissione che informava in maniera coatta la gente della non potabilità dell’acqua 20 giorni dopo le analisi della asl.Nel frattempo tutte le attività continuavano a utilizzare l’acqua per preparare il pane,gelati,caffè,ristorazione in genere,mentre il vicesindaco su videolina tranquillizzava dicendo che bastava bollirla prima dell’uso.Vi chiedo per piacere “CHE ACQUA SI BEVE NEL SULCIS?”Grazie
in questo caso, Shardana, l’unica cosa sensata sarebbe quella di fare una specifica richiesta di informazioni ambientali su qualità, caratteristiche, analisi dell’acqua erogata nei singoli Comuni.
A Carloforte, per esempio.
A Carloforte l’acqua giunge mediante reti in gestione da parte di Abbanoa s.p.a. (come in tutta la Sardegna) provenienti dall’Isola madre (comparto sulcitano di Monte Pranu, vds. http://www.hieracon.it/Storia/A05-idrico.php).
Grazie GriG,ti farò sapere
il PFOA ha una tossicità (Dose Letale 50) dell’ordine dei milligrammi/kg di peso corporeo (DL50 del PFOA nel ratto varia tra 430 e 1800 mg/kg), qui si parla di concentrazioni dell’ordine dei nanogrammi, ossia un MILIONE di volte inferiore; per favore siate seri.
e degli effetti a medio-lungo termine che ne sai?
Vogliamo scoprire fra 10-15 anni, magari, che fa male alla salute?
Toh che coincidenza…………..Dalle analisi effettuate dalla asl7,risulta un’eccessiva presenza di nitriti e il comune ha vietato di berla (da quando è potabile l’acqua a carloforte) e usarla per scopi alimentari.La stagione turistica e salva quindi per pararci il culo ritorniamo ai valori reali di non potabilità.Ma tutti i “virus che affliggono la popolazione non saranno figli dell’acqua non potabile?È vergognoso continuare ad essere ostaggi dei clan
da Vicenza Today, 21 settembre 2013
Valdagno e Chiampo, acqua inquinata.
Il Gruppo di intervento giuridico segnala che uno studio dell’Istituto di ricerca sulle acque evidenzia alte concentrazioni di acido perfluoroottanoico (PFOA) e acido perfluoroottansolfonico, potenzialmente cancerogeni: http://www.vicenzatoday.it/cronaca/valdagno-chiampo-acqua-inquinata.html
Invece cosa comporta l’utilizzo di acqua ai nitriti?Grazie
sono disponibili sul sito della commissione europea dg ricerca i risultati di un progetto sulla presenza di tali contaminanti nel cibo e nell’acqua
In nome del popolo inquinato,grazie claudia
da Il Giornale di Vicenza, 9 novembre 2013
Acqua contaminata ad Arzignano. Spesi 900 mila euro: «Ora chi paga?»
I sindaci soci di Acque del Chiampo temono che i costi possano ricadere sulle bollette dei cittadini: http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/dalla_home/587439_acqua_contaminata_ad_arzignano_spesi_900_mila_euro_ora_chi_paga/?refresh_ce
da Il Giornale di Vicenza, 20 febbraio 2015
Inquinamento dell’acqua. Al via le analisi del sangue.
Inizia il monitoraggio su 80 persone che risiedono nelle aree dove erano stati riscontrati i livelli maggiori di contaminazione: http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Home/1064221_inquinamento_dellacqua_al_via_le_analisi_del_sangue/