Alberi e umane ottusità.
Piccola storia triste.
Un uomo decide di potare un albero monumentale plurisecolare che vive in un terreno di sua proprietà.
Commissiona una perizia che ritiene valida e utile la potatura, che in seguito viene effettuata solo per una parte della chioma.
Viene lasciato solo un grande ramo, che poi crolla sull’autovettura del proprietario, mentre il tronco cede e si spacca in due.
La storia si commenta da se.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
qui gli alberi monumentali d’Italia.
A.G.I., 31 gennaio 2023
Cade la Quercia delle streghe, monumento dell’Abruzzo.
L’albero, uno dei più grandi della regione, era stato potato dopo una valutazione specialistica. Della roverella era rimasto solo un enorme ramo che è crollato sull’auto del proprietario.
AGI – La stessa sera in cui l’orso Juan Carrito moriva investito da una macchina, un altro ‘monumento‘ naturale cadeva nello sfortunato 23 gennaio scorso. Si tratta di una quercia monumentale di 400 anni, conosciuta come la ‘quercia delle streghe’ di Loreto Aprutino, vicino al passo Cordone, l’albero monumentale più grande della provincia di Pescara e tra le più grandi d’Abruzzo per diametro del fusto, 6,40 metri di circonferenza.
La roverella era stata potata per una parte della sua circonferenza, lasciando solo un enorme ramo che è crollato sulla macchina del proprietario.
Otto mesi fa era stata effettata una “valutazione specialistica”, che appunto ne aveva autorizzato la potatura.
La roverella è stata potata dei suoi rami per una parte della sua circonferenza, lasciando solo un enorme ramo. Otto mesi fa era stata effettata una “valutazione specialistica”, che appunto ne aveva autorizzato la potatura.
La quercia delle streghe secondo le leggende locali porta questo nome perché le donne si riunivano intorno all’albero per preparare pozioni magiche. In Abruzzo la pianta con il fusto dalle maggiori dimensioni è il Piantone di Nardò, un castagno monumentale che si trova in località Morrice, nel Comune di Valle Castellana (Teramo) con una circonferenza di 12,03 metri (le misure si riferiscono all’anno 2000).
Le colline argillose sono ricche di roverelle che si distinguono per essere gli alberi monumentali dalla chioma più ampia. Pensate che la roverella di Macchie, a Castel Castagna ha un diametro della chioma di 32,80 m, vale a dire occupa uno spazio aereo e sotterraneo di 844,53 mq. Una grande casa.
La regione Abruzzo è la seconda regione italiana per quantità di alberi monumentali. La Quercia delle streghe era nota fin dagli anni ’80, documentata nei primi censimenti forestali degli alberi monumentali. Si racconta che avendo il fusto cavo in tempo di guerra vi si nascondevano il grano e altri generi alimentari, a volte anche i partigiani.
(foto da Wikipedia, S.D., archivio GrIG)
Questo della quercia delle streghe è un tipico esempio di come la stupidità umana possa in pochi minuti cancellare secoli di storia. In Sardegna deteniamo un record assoluto di patriarchi vegetali, ma a parte i diversi censimenti a suo tempo effettuati, nessuna norma giuridica li tutela. Nè tantomeno vengono messe in opera iniziative per salvaguardare la loro integrità o evitare il crollo di parte di essi. L’esempio tipico è quello dell’olivastro millenario di Luras dove pochi anni fa un enorme ramo laterale è crollato compromettendo la struttura stessa dell’albero. Con pochissimi costi, sarebbe bastato un piccolo sostegno a salvaguardare quel monumento. Quasi tutti gli alberi censiti necessiterebbero di pochi accorgimenti per preservarli da cedimenti (naturali) ed instabilità, ma nessuna autorità si adopera per farlo. Cesario GIOTTA
buonasera Cesario,
qual’è lo stato attuale dell’Olivastro plurimillenario di Luras? Ha delle foto recenti? Per cortesia, può inviarcele a grigsardegna5@gmail.com?
Grazie per l’interessamento, buona serata.
Stefano Deliperi
Anche per la quercia delle streghe occorreva una tac ultrasonica preventiva. Ma sembra che la tecnologia per gli alberi sia una chimera.
Il cedimento della branca laterale dell’olivastro di Luras risale all’anno 2004 circa. Poco tempo prima avevo visitato l’albero e subito avevo notato che quel ramo, pesante diversi quintali e fortemente sbilanciato, avrebbe potuto cedere. Cosa che poco dopo è purtroppo avvenuta nonostante l’albero fosse sotto osservazione e cura da parte di diversi Enti (e non dico quali). Sarebbe bastato un palo di sostegno o un cavetto tirante per evitarne il cedimento. Non è un caso isolato. In Sardegna abbiamo centinaia, forse migliaia di alberi cosidetti monumentali già lodevolmente censiti. Ma dopo il censimento (vecchio di decenni) nessuma norma giuridica regionale è intervenuta a tutela di questi esemplari unici dei quali la Sardegna può farsi vanto. Molti di questi alberi hanno problemi di staticità, abbisognano di cure dendrochirurgiche adeguate e di interventi qualificati che potrebbero essere apportati con poca spesa e prolungare così di qualche decennio o secolo la loro vita. Rischiamo di privare le future generazioni di questo bene ambientale.
La Regione Sarda avrebbe mezzi e personale adeguato per manutentare questi secolari esemplari, ma nulla si muove. Anche l’opinione pubblica difficilmente è a conoscenza di questa problematica e nel frattempo assistiamo sempre ed assisteremo sempre in futuro a qualche ramo che cede o al precoce sgretolamento della pianta stessa. Mi chiedo cosa potrebbe fare a tal proposito il G.R.I.G. già impegnato su altri fronti.
Mi riprometto di inviare quanto prima una foto recente dell’olivastro di Luras.
Saluti Cesario Giotta