La Foca Monaca nel Mediterraneo.
Nel 2020, molto probabilmente, dopo circa cinquant’anni, la Foca monaca (Monachus monachus), l’unica e rarissima foca del Mediterraneo, si è riprodotta in Italia.
Lungo le coste pugliesi, infatti, era stato avvistato e soccorso, purtroppo, infruttuosamente, un cucciolo di Foca monaca. Un cucciolo così piccolo che non può che esser nato lì. Supposizione confermata dall’analisi del d.n.a., che riconduce la madre alla colonia delle Isole Jonie. Un segnale positivo, che indica l’espansione verso le coste pugliesi.
Sempre nel 2020 – e non possiamo non pensare al minore disturbo umano determinato dalle misure anti-Covid 19 – un altro esemplare di Foca monaca era stato avvistato e filmato all’Isola di Capraia, dove – giustamente – erano state adottate dall’Ente Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano immediate misure di salvaguardia (ordinanza presidenziale n. 1 del 24 giugno 2020).
Solo poco tempo fa, una ricerca coordinata dal biologo Alexandros A. Karamanlidis e pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale Mammal Review (The Mediterranean monk seal Monachus monachus: status, biology, threats, and conservation priorities, aprile 2016) stima in 700 esemplari la popolazione complessiva del mammifero marino.
Certo è ancora a rischio di estinzione, ma il numero degli esemplari è ben superiore ai 400 precedentemente stimati.
Suddivisa in tre o quattro colonie dove si riproduce (Madera, Capo Blanco, Mar Egeo e, forse, Isole Dalmate), grazie alla straordinaria mobilità compare tuttora in numerose località del Mediterraneo, dalla costa orientale sarda alle Egadi, dall’Istria alle coste triestine, dai litorali algerini a quelli tunisini.
In Sardegna viveva e si riproduceva una colonia forse fino alla fine degli anni ’80 del secolo scorso, poi è stata letteralmente cacciata via.
Fondamentali in proposito le ricerche di P. Antonio Furreddu, indimenticabile figura di scienziato.
Avvistamenti di esemplari erratici ve ne sono stati e ve ne sono tuttora lungo le coste isolane (Carloforte, La Maddalena, Cagliari – Sella del Diavolo, Quartu S. Elena – IsMortorius, Teulada, Villasimius – Capo Carbonara, Villaputzu – Porto Corallo, litorale di Baunei – Dorgali, Castelsardo, Asinara), ma la piccola colonia della Grotta del Fico (Baunei) è ormai scomparsa.
Oggi, purtroppo, nelle calette del Golfo di Orosei nel periodo estivo barconi vomitano incessantemente bagnanti mordi-e-fuggi con una patina logora di politiche di tutela ambientale, mentre le uniche foche sono riproduzioni nella Grotta del Fico.
Sì, il turismo, pur mal gestito, ha portato un po’ di soldi, ma ha fatto perdere un bel pezzo di anima.
Per questo, per garantire un po’ di pace alla nostra Foca monaca, abbiamo quindi deciso di non divulgare i luoghi di eventuali avvistamenti di cui possiamo venire a conoscenza.
Ma nel 2021 non sono pochi i nuovi avvistamenti. Ce ne parla Simone Repetto in questi giorni su Mare Nostrum e su Il Venerdi di Repubblica.
Gruppo d’Intervento Giuridico odv
da Nautica, luglio 2021
Foche all’orizzonte.
Nuovi avvistamenti ed opportunità di ripresa per la foca monaca, specie a rischio emblematica del Mediterraneo. (Simone Repetto)
Spunta qua e la, con la testa o il dorso fuori dalla superficie, per respirare e vedere cosa c’è intorno. Magari un’opportunità da cogliere, o un pericolo da scansare per la foca monaca del Mediterraneo, il cui status, nonostante una popolazione data in aumento, resta precario ed il rischio estinzione non è scongiurato.
Grazie a foto e video ripresi dai cellulari e postati sui social network, gli avvistamenti in acque italiane si fanno sempre più diffusi rispetto al passato e l’attenzione sulla specie Monachus monachus sale, insieme alla necessità di proteggerla e tutelarla ovunque faccia capolino.
Nei primi mesi del 2021, è successo ad aprile a Gallipoli e Ustica, a marzo a Capo Rizzuto ed a gennaio a Porto Cesareo, mentre nel 2020, segnalazioni ci sono state a Lampedusa, Pianosa e Capraia.
Ma il caso più eclatante è stato a gennaio 2020, quando in una spiaggia di Torre San Gennaro, vicino a Brindisi, è stato avvistato un cucciolo vivo, segno evidente di una nascita avvenuta non molto distante. Tuttavia l’assenza della madre e il precario stato di salute, malgrado un tentativo di salvarlo da parte delle autorità, lo hanno condotto alla morte.
La foca monaca mediterranea, un tempo diffusa su tutto il bacino, è tutelata da norme internazionali, considerata minacciata dalla IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) e inserita nella Red List delle specie a rischio.
Lo stock attuale è stimato in meno di 700 individui, con la colonia principale presente in Mauritania, in Atlantico, ed altre in Mediterraneo, soprattutto nelle isole del mar Egeo, mentre altri hot spot sono considerati Madeira, le coste croate, albanesi e greche, nonché quelle turche fino a Cipro.
Ma la popolazione del mare nostrum, in realtà è da considerarsi come somma di un numero imprecisato di sottopopolazioni isolate, da cui l’apparizione puntiforme e saltuaria di foche anche in acque italiane, considerato che possono percorrere molte miglia al giorno per soddisfare varie esigenze. Oltre alle preziose segnalazioni private della “citizen scienze” (da indirizzare a Ispra o Guardia Costiera), per il sostegno della specie sono fondamentali l’avvio di progetti di monitoraggio e la condivisione delle informazioni raccolte dai ricercatori, volte a creare una base di conoscenza comune a lungo termine, definire meglio struttura della popolazione, tendenze e minacce. Insieme all’opera di sensibilizzazione svolta fra il pubblico, quanto a norme comportamentali da tenere in caso di incontri, e fra i pescatori, la categoria che più di frequente le avvista. In passato, sono stati il peggior nemico delle foche, poiché entravano in competizione con loro per il pescato e spesso venivano deliberatamente uccise.
Ma ancora oggi non sono pochi gli esemplari che finiscono nelle reti, per non dire del disturbo arrecato da altre attività antropiche all’habitat delle foche. Forse è per questo che molti avvistamenti recenti sono avvenuti presso parchi o aree marine protette, dove la presenza umana è regolata, da cui la necessità di estenderle.
Come avviene per altre specie iconiche (ad esempio squali, mante e cernie), la presenza non sporadica delle foche in una certa zone può costituire un valore aggiunto notevole, quanto a possibilità di osservarle, seppur con le dovute precauzioni. Suscitando entusiasmo e spirito di iniziativa, come avvenuto nel Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, dove l’emergere del “bue marino” ha fatto scattare vari progetti, tra cui la costruzione di modelli a grandezza naturale, realizzati dal biologo – artista Maurizio Wurtz per caratterizzare i luoghi frequentati dal famoso pinnipede.
L’aspetto positivo è che, da Madeira a Cipro, sono molti i soggetti che stanno sviluppando attività specifiche (anche utilizzando sofisticate attrezzature digitali), con l’obiettivo di individuare e salvaguardare nuovi siti di riproduzione e stazionamento, in particolare tra le coste ricche di grotte e anfratti, affinchè si possa dare alla foca monaca un futuro sostenibile.
(foto P.A.Furreddu, per conto GrIG, S.D., archivio GrIG)
Spero che gli uomini siano capaci di lasciarla vivere in pace
A.N.S.A., 25 luglio 2021
Grecia: rabbia per uccisione foca mascotte di Alonissos.
Colpita con una fiocina, Kostis era diventata simbolo dell’isola: https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2021/07/25/grecia-rabbia-per-uccisione-foca-mascotte-di-alonissos_34e21182-1d6e-46f6-9952-756b5ebdba99.html