In area agricola possono essere realizzate solo strutture finalizzate alle attività agricole.

Rilevante pronuncia da parte del T.A.R. Sardegna, confermata in sede cautelare dal Consiglio di Stato, in tema di edificabilità in area agricola, con particolare riferimento all’applicabilità o meno degli incrementi volumetrici del c.d. piano casa.
La sentenza T.A.R. Sardegna, Sez. II, 19 luglio 2019, n. 655 ha confermato un indirizzo giurisprudenziale interpretativo ormai consolidato, ma con peculiare riferimento all’attuazione delle normative sul c.d. piano casa (in Sardegna attualmente la legge regionale n. 8/2015).
La linea giurisprudenziale dominante in sede penale indica costantemente che in area agricola (zone “E” degli strumenti di pianificazione urbanistico-territoriale) possono essere realizzate soltanto strutture legate all’attività agricolao ad attività ad essa strettamente connesse (vds. per tutte Cass. pen., Sez. III, 9 marzo 2012, n. 9369). Niente strutture residenziali o turistico-ricettive, quindi, anche quando vi sia una parvenza di produzione agricola, da accertare puntualmente in concreto (vds. Corte App. CA, Sez. II, 18 giugno 2014). Con la sentenza Sez. III, 20 ottobre 2017, n. 48348, la Corte di cassazione ha affermato che la destinazione del manufatto e la posizione soggettiva di chi lo realizza sono elementi rilevanti ai fini della rispondenza dell’opera da realizzare alle prescrizioni dello strumento urbanistico.

I Giudici amministrativi sardi hanno ritenuto fondamentale la finalità dell’intervento edilizio oggetto del richiesto incremento volumetrico: “nella sostanza … viene rilevato che l’intervento non è ammissibile ai sensi dell’art. 34 comma 1 lett. d) della L.R. 8/2015 (interventi negli edifici e nelle unità immobiliari esistenti ma non compatibili con la destinazione di zona urbanistica di cui al decreto assessoriale 23 dicembre 1983, n. 2266/U)”. Inoltre, viene indicata “direttamente una non conformità al PPR che, in effetti, richiede all’art. 83 una attenta verifica della stretta connessione tra l’edificazione e la conduzione agricola e zootecnica del fondo”.
La struttura edilizia, infatti, sorge in area qualificata agricola, ma non riveste alcuna finalità legata alle attività agricole (“alla domanda non è allegata alcuna documentazione che attesti la qualità di imprenditore agricolo del richiedente, né sul fondo è presente alcuna attività agricola o zootecnica”), in contrasto con la disciplina del piano paesaggistico regionale (P.P.R. – fascia costiera) e con le stesse direttive regionali per le aree agricole (decreto del Presidente della Giunta regionale 3 agosto 1994, n. 228), parametri indicati anche dalla medesima legge regionale Sardegna n. 8/2015 (art. 26).
La pronuncia del T.A.R. Sardegna è stata confermata dal Consiglio di Stato, in sede cautelare, con ordinanza Cons. Stato, Sez. VI, 11 ottobre 2019, n. 5158, ritenendo peraltro che “se al ricorrente appellante fosse accordato nell’attesa della decisione relativa di realizzare la costruzione, si potrebbe produrre, nel caso di reiezione finale del ricorso, un danno potenzialmente non riparabile, rappresentato dalla costruzione stessa, che dovrebbe andare demolita, con tutto ciò che la demolizione comporta, anche in termini di danno all’ambiente che comunque si provocherebbe”.
Una valutazione prudenziale condivisibile in attesa della pronuncia definitiva.
dott. Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

N. 00655/2019 REG.PROV.COLL.
N. 00985/2018 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sardegna
(Sezione Seconda)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
sul ricorso numero di registro generale 985 del 2018, proposto da
Oliver Baete, rappresentato e difeso dall’avvocato Gian Comita Ragnedda, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia e domicilio eletto presso lo studio Debora Urru in 44, via Farina;
contro
Comune di Arzachena non costituito in giudizio;
Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio Province di Sassari e Nuoro, in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentato e difeso dall’Avvocatura Distrettuale, domiciliataria ex lege in Cagliari, via Dante 23/25;
per l’annullamento
– del provvedimento finale conclusivo di diniego del procedimento n. 345 del 12/11/2018 emesso dal Dirigente del Settore n. 5 del Comune di Arzachena in conseguenza del parere negativo reso dalla Soprintendenza BAPSAE relativamente all’istanza volta al rilascio di un provvedimento unico avente ad oggetto Progetto incremento volumetrico ai sensi della L.R. 8/2015 e ss.mm. per un edificio residenziale in zona E;
– di ogni altro atto presupposto, connesso e consequenziale ed in particolare del verbale di conferenza di servizi del 25/10/2018 nella parte in cui la Soprintendenza ha espresso parere contrario all’accoglimento dell’istanza;
– nonché del parere contrario espresso dalla Soprintendenza BAPSAE, reso con nota prot. 11747 del 27.09.2018.
Visti il ricorso e i relativi allegati;
visto l’atto di costituzione in giudizio della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio Province di Sassari e Nuoro;
visti tutti gli atti della causa;
relatore nell’udienza pubblica del giorno 29 maggio 2019 il dott. Gianluca Rovelli e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;
ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.
FATTO
Espone il ricorrente, titolare degli immobili ubicati in località Nialiccia, Foglio 33 – Mappali 101-665- 667 -670 – 672 – 674, zona urbanistica E/1, di avere presentato istanza avente ad oggetto l’ampliamento dell’edificio esistente mediante la realizzazione di un corpo staccato e arretrato dal fabbricato principale ai sensi dell’art. 30 della L.R. n. 8/2015 e ss.mm..
L’area oggetto di intervento è distante dalla costa (circa 2700 metri dalla battigia marina).
Volendo dotare il fabbricato esistente di una pertinenza abitativa e considerato che un ampliamento adiacente all’esistente avrebbe comportato un’alterazione delle proporzioni e della forma che caratterizzano il fabbricato originale (tipico stazzo gallurese), in data 19.06.2018 il ricorrente depositava presso l’ufficio SUAPE del Comune di Arzachena domanda tesa ad ottenere i necessari titoli abilitativi relativi al progetto di realizzazione di incremento volumetrico ai sensi dell’art. 30 della L.R. 8/2015 e ss.mm.
L’intervento proposto prevedeva originariamente l’ampliamento dell’edificio esistente mediante la realizzazione di un corpo staccato e arretrato di circa 40 mq. con adiacenti veranda e sovrastante terrazza (opere, queste ultime, alle quali il ricorrente ha poi rinunciato).
Con nota prot. 34575 del 29.08.2018 veniva trasmessa la documentazione tecnica a tutti gli uffici ed enti coinvolti nel procedimento unico e veniva indetta la Conferenza di servizi in forma semplificata ed in modalità asincrona per l’esame della pratica.
Il progetto è stato esaminato dai competenti uffici comunali, ai fini dell’ottenimento dell’approvazione tanto dal punto di vista urbanistico edilizio quanto paesaggistico.
Veniva espresso parere favorevole di conformità urbanistico edilizia ed anche il Servizio Tutela del paesaggio rilasciava parere favorevole condizionato alla rinuncia della veranda con sovrastante terrazza, mentre la Soprintendenza – Ufficio SABAP SS eprimeva parere negativo.
In data 1.10.2018 il ricorrente, tramite il tecnico incaricato, presentava osservazioni attinenti sia al profilo giuridico che a quello tecnico.
Con nota prot. 42567 del 19.10.2018 veniva convocata la conferenza di servizi in forma simultanea e in modalità sincrona ai sensi dell’art. 37, comma 9, L.R. n. 24/2016 per il giorno 25.10.2018.
In quella sede si dava atto del parere favorevole dell’Ufficio Tutela reso in seguito alle osservazioni del ricorrente in merito all’eliminazione della veranda adiacente al nuovo corpo di fabbrica con sovrastante terrazza.
La Soprintendenza confermava il parere contrario.
Sulla scorta del parere negativo della Soprintendenza, il Dirigente del SUAPE del Comune di Arzachena adottava il provvedimento unico di diniego.
Avverso gli atti indicati in epigrafe insorgeva il ricorrente deducendo le seguenti censure:
1) eccesso di potere e violazione art. 3 L. 241/90 per carenza di motivazione, violazione e falsa applicazione art. 30, comma 7, L.R. 8/2015, eccesso di potere per falsità dei presupposti, violazione e falsa applicazione dell’art. 143, comma 1, lett. b) del d.lgs. n. 42/2004, anche in relazione all’art. 135, comma 1, d.lgs. 42/2004;
2) eccesso di potere e violazione art. 3 L. 241/90 per carenza di motivazione e carenza di istruttoria, sviamento di potere.
Concludeva per l’accoglimento del ricorso con conseguente annullamento degli atti impugnati previa concessione di idonea misura cautelare.
Si costituiva l’amministrazione statale intimata chiedendo il rigetto del ricorso.
Alla udienza pubblica del 29 maggio 2019 il ricorso veniva trattenuto per la decisione.
DIRITTO
Il ricorso è infondato.
Un punto della vicenda controversa è dirimente.
Il progetto prevede l’ampliamento di un edificio residenziale situato in zona E indentificato nel PPR come area ad assetto ambientale e seminaturale ed assetto insediativo “nuclei e case sparse nell’agro”.
In realtà, a prescindere dalle complesse questioni sollevate nel ricorso e oggetto delle difese dell’amministrazione, la Soprintendenza ha sollevato una questione insuperabile nel proprio parere negativo.
Si legge nel parere prot. 11747 del 27.09.2018 che al progetto non è allegata “alcuna documentazione che attesti la qualifica di imprenditore agricolo del proprietario o conduttore del fondo, né è presente alcuna attività agricola o zootecnica che interessi l’appezzamento medesimo”.
In sede di Conferenza di servizi il predetto parere è stato oggetto di integrale conferma.
Nella sostanza, pur non essendo espressamente citata la disposizione, viene rilevato che l’intervento non è ammissibile ai sensi dell’art. 34 comma 1 lett. d) della L.R. 8/2015 (interventi negli edifici e nelle unità immobiliari esistenti ma non compatibili con la destinazione di zona urbanistica di cui al decreto assessoriale 23 dicembre 1983, n. 2266/U).
Non solo. Il parere esplicita direttamente una non conformità al PPR che, in effetti, richiede all’art. 83 una attenta verifica della stretta connessione tra l’edificazione e la conduzione agricola e zootecnica del fondo.
Né, alle condizioni proposte, può essere ammessa una deroga al PPR poiché le argomentazioni poste a fondamento dell’impugnazione non valgono a superare i rilievi dell’amministrazione.
Gli interventi così come proposti non possono rientrare tra quelli in deroga al P.P.R.
Occorre non dimenticare che L’art. 26 della più volte richiamata L.R. 8/2015 così recita:
“1. Fatte salve le ulteriori e specifiche disposizioni dettate dal Piano paesaggistico regionale, al fine di consentire un corretto e razionale utilizzo del territorio agricolo che miri a contemperare l’esigenza di salvaguardia delle aree agricole da un improprio sfruttamento, in tutte le zone urbanistiche omogenee E del territorio regionale si applica il decreto del Presidente della Giunta regionale 3 agosto 1994, n. 228 (Direttive per le zone agricole), integrato dai commi successivi”.
Lo stesso DPGR 3 agosto 1994 n. 228 stabilisce all’art. 3 che nelle zone agricole “…1. Sono ammesse le seguenti costruzioni: a) fabbricazione ed impianti connessi alla conduzione agricola e zootecnica del fondo, all’itticoltura, alla valorizzazione e trasformazione dei prodotti aziendali…”.
Vale la pena di aggiungere che il provvedimento impugnato presenta, tra l’altro, una congrua e dettagliata motivazione che il ricorrente pretende di superare sostituendo proprie valutazioni a quelle né illogiche né irrazionali esposte dall’amministrazione.
Di qui, senza necessità di ulteriori argomentazioni, la reiezione del ricorso.
Le spese del giudizio, stante la assoluta particolarità del cosa sottoposto al Collegio, possono essere compensate tra le parti in causa.
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sardegna (Sezione Seconda), definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo respinge.
Spese compensate.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa.
Così deciso in Cagliari nella camera di consiglio del giorno 29 maggio 2019 con l’intervento dei magistrati:
Marco Lensi, Presidente
Grazia Flaim, Consigliere
Gianluca Rovelli, Consigliere, Estensore
L’ESTENSORE | IL PRESIDENTE | |
Gianluca Rovelli | Marco Lensi | |
IL SEGRETARIO
depositata in Segeteria il 19 luglio 2019

(foto S.D., archivio GrIG)
Senza entrare nel merito della sentenza che mi sembra sia stata emessa giustamente, i regolamenti e le leggi attuali per la tutela delle zone agricole non tutelano un beneamato tubo.
Le campagne infatti vengono coltivate con metodi agricoli cosiddetti “moderni” che prevedono l’ampio uso di combustibili fossili e macchinari agricoli per lo piu’ importati e prodotti anch’essi con combustibili fossili e estrazioni di metalli e quant’altro da attivita’ minerarie distruttive del territorio altrui.
Inoltre la gran parte della miriade di case coloniche che sono spuntate come funghi (perlomeno in quel di Decimoputzu dove ho lavorato per molti anni alla loro approvazione nella mia mansione di disegnatore edile in diversi studi tecnici locali) sono una vera e propria truffa. Tutti i proponenti dei progetti miravano infatti solo a farsi la casa in campagna: il locale di rimessa attrezzi agricoli era il salotto e tutte le altre designazioni erano fasulle e poi nella realta’ diventavano camere da letto, sale da pranzo, cucine e bagno extra. Poi arrivava il solito condono e si provvedeva a sanare il sopruso. Il risultato: una marea di residenze in campagna di gente che non ha mai preso un picco in mano e conseguente andirivieni di auto da e per il paese anche se meno trattori, diserbanti, concimi e pesticidi.
Bisognerebbe invece consentire l’edificazione in campagna ma di case completamente autosufficienti dal punto di vista energetico (compresi i mezzi di trasporto che dovrebbero essere tutti alimentati a energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili), fognario, idraulico e anche possibilmente o almeno in parte, alimentare.
Niente piu’ trattori e chimica quindi. Allora si che si tutelerebbero le campagne e l’ambiente.
Hai veramente ragione, così si spiega come tutti si sono fatti “legalmente ” la casa in campagna, non per necessità ma per l’idea di godersi ( a modo loro) la campagna, cioè sfruttarla nel vero senso di distruggerla, senza rispetto alcuno e ….tutto legale.
Italiani.. tutti brava gente! Bisogna che la faccenda cambi , altrimenti dove stiamo precipitando?
Questo e’ senz’altro vero pero’ e’ solo la meta’ della storia. L’altra meta’ e’ che anche chi la casa in campagna non se la fa abusando della legge e invece fa l’agricoltore, col trattore e i pesticidi e i fertilizzanti, anche costoro distruggono la campagna come e forse piu’ di quelli che si fanno la casa li.
Per non parlare poi dei consumatori che comprano questi prodotti senza invece premiare abbastanza gli agricoltori che invece non inquinano, ammesso che ve ne siano.
E il fatto che non ce ne sono e’ dovuto alla mancanza di consumatori disposti a pagare di piu’ o a rinunciare ai prodotti fuori stagione per evitare tale distruzione.
Veramente uno di quei casi in cui i colpevoli sono un po’ tutti quanti.
Ah ah ah ah ah
In merito al dibattito che si sta svolgendo in questa pagina con l’interessante ed importante tema dell’uso delle “Aree agricole nelle quali possono essere realizzate solo strutture finalizzate alle attività agricole”, mi permetto di esprimere la mia opinione.
Intanto, per quanto riguarda quella particolare sezione in cui si parla di linea giurisprudenziale (…) “La linea giurisprudenziale dominante in sede penale indica costantemente che in area agricola (zone “E” degli degli strumenti di pianificazione urbanistico-territoriale) possono essere realizzate SOLTANTO strutture legate all’attività agricola o ad attività ad essa strettamente connesse “(vds. per tutte Cass. pen., Sez. III, 9
marzo 2012, n. 9369),
posso dire con tutta onestà che, per quel che di CERTO si possa o si debba affermare, ho conosciuto in passato un sindaco che si è rifiutato di controfirmare dichiarazioni di tanti che, volendo costruire in zona agricola, in realtà NON erano coltivatori pur avendo acquistato o posseduto terreni agricoli.
Come è finita? Non lo hanno rieletto.
Ma andiamo avanti;
la realtà è che in molte zone della Sardegna, dove certe comunità sono ad economia mista ( agricola perché il territorio è squisitamente agricolo, intendo storicamente, e turistica per le bellezze del territorio e per la presenza di strutture ricettive atte ad accogliere ospiti e turisti), i figli dei contadini che hanno sempre lavorato in azienda con i loro padri e che non hanno abbandonato il territorio, una volta adulti, con l’aspirazione di creare nuove famiglie, hanno DOVUTO costruire nella loro terra e nei loro poderi.
Non c’è stata una esagerata invasione o un discordante contrasto con il territorio agricolo, ma il problema si porrà anche per il futuro. E nei periodi di magra, questi giovani, figli di contadini, cercano lavoro anche negli impianti ricettivi. Ma, laddove è stato possibile, hanno conservato vigne, hanno migliorato i poderi e soprattutto sono rimasti nella terra a lavorarla. E a custodirla. Fidatevi…
CONTINUA…
…Ora, se sono pienamente d’accordo che si dica che esiste …” una marea di residenze in campagna di gente che non ha mai preso “unu piccu in mano”, leggo anche però che si propone di “consentire l’edificazione in campagna ma di case completamente autosufficienti dal punto di vista energetico (compresi i mezzi di trasporto che dovrebbero essere tutti alimentati a energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili), fognario, idraulico e anche possibilmente o almeno in parte, alimentare.”
Io credo che un sano equilibrio riguardo alla situazione, meriti scelte accurate e decisioni della serie: si analizzi caso per caso e si vada a vedere per BENE se la presenza di nuove costruzioni in zone agricole, sia a tutela del tessuto agricolo innanzitutto, se si tratta di giovani che vogliono lavorare la terra o i poderi dei padri e se la vocazione agricola di quel territorio viene rispettata: is atrus a forasa… currendi.
Gentile Pusceddu, non esageri e soprattutto sia aderente alla realtà di chi vive una esistenza sicuramente bella e all’insegna della salute e del bel vivere, a misura dignitosa di essere umano, ma DIFFICILE.
Mica siamo nel Regno Unito!
Lo sa che per raggiungere una “pompa di benzina” devo percorrere circa otto, dieci km e a volte anche 12?
Ma per raggiungere i distributori di benzina , mica stazioni di servizio! E Lei parla di mezzi ad energia elettrica. Su questo sorvolo perché ho letto che l’acquisto di queste auto si sta diffondendo ma che esistono, per ora, poche colonnine presso le quali collegarsi per ricaricare l’auto, anche se la mia speranza è che se ne producano e che si utilizzino in futuro delle auto elettriche.
Sui trattori “inquinanti” e sul resto, mi fermo. Sa che cosa costava vent’anni fa comprare un trattore a chi, con tutta evidenza, poteva permettersi di farlo? Mo, fuliausu tottu…
Si può e si DEVE cambiare, con coraggio, ma tenendo conto dei vincoli della realtà che sono quelli che sono, purtroppo. Passi significativi per volta.
Una cosa di ciò che ha scritto mi ha colpito, gentile Pusceddu, quando parla di case coloniche e dove dice, testuali parole, “ in quel di Decimoputzu dove ho lavorato per molti anni alla loro approvazione nella mia mansione di disegnatore edile in diversi studi tecnici locali) sono una vera e propria truffa.”…
”ALLA LORO APPROVAZIONE”…ha dichiarato!
Bravo!
Gentile Sig.a Maiuscolo, sono parzialmente d’accordo con quanto ha scritto ma forse cio’ e’ dovuto al fatto che non mi sono prolungato nei dettagli a spiegare come queste case autosufficienti che ho proposto possano assolvere all’alimentazione delle auto elettriche.
L’idea e’ che non ci sia bisogno di colonnine elettriche disseminate nel territorio, almeno non per spostamenti ridotti. L’energia elettrica necessaria dovrebbe infatti essere prodotta in casa, tramite una quantita’ sufficiente di pannelli fotovoltaici e/o di turbine eoliche.
Per quanto riguarda i trattori, mi rendo perfettamente conto del danno che si produrrebbe all’economia attuale basata sulla competizione globale e sul menefreghismo piu’ completo che tale competizione comporta per l’ambiente.
Io propongo invece che avvenga un processo graduale che pero’ puo’ solo essere avviato con leggi a livello internazionale o perlomeno statale. Sfortunatamente siamo lontanissimi dal poter realizzare tale processo. La gente se ne frega e i governi fanno lo stesso, rispecchiando la volonta’ (o mancanza della stessa) dei loro cittadini.
Per sopravvenire a questa realta’ insormontabile, io vorrei che pochi valorosi cominciassero a far da se costruendosi una casa autosufficiente in campagna e producendosi il cibo per se stessi e un surplus adeguato a far fronte alle altre spese familiari (vestiario, manutenzione della casa e degli impianti, materiale scolastico per i figli, spese accessorie come televisori, computer e quant’altro e anche qualche soldo da parte per farsi una vacanza all’estero, una volta ogni tanto.
Nel Regno Unito o almeno nello Hampshire dove risiedo io, l’agricoltura e’ praticata negli stessi modi in cui e’ praticata in Sardegna: trattori, fertilizzanti, pesticidi, plastica per imballaggi e pacciamatura, mietitrebbie, mungitrici elettriche e chi piu’ ne ha piu’ ne metta.
Infine sul fatto di una mia presunta complicita’ nell’approvazione dei progetti di case coloniche finte: si tratta di vicende avvenute 30 e piu’ anni fa e all’epoca non sapevo certo quello che so ora sia sul danno all’ambiente provocato da tali case in se, sia su quello forse piu’ grave provocato dall’agricoltura meccanizzata basata sulla chimica. Io cercavo solo di limitare il danno estetico proponendo case coloniche che almeno fossero in linea con l’architettura campidanese che a quei tempi adoravo. Quante battaglie per convincere i committenti a fare qualcosa piu’ in sintonia con la tradizione architettonica locale invece che i veri e propri obbrobi che il piu’ delle volte venivano commissionati!
E poi con tutti i disegnatori edili in cerca di lavoro, non ero certo insostituibile quindi anche licenziandomi non avrei fatto la minima differenza, a parte quella che Le ho descritto poc’anzi.
Errata corrige: la competizione non comporta il menefreghismo. E’ il menefreghismo che fa si che la competizione sia di quel tipo danneggioso all’ambiente.
Ah ecco…dicevo, in realtà, qualcosa non mi tornava…
La competizione è sempre sana se è sana competizione. Sembra un gioco di parole, invece no, no, no…
Quanto a (…) “L’idea e’ che non ci sia bisogno di colonnine elettriche disseminate nel territorio, almeno non per spostamenti ridotti. L’energia elettrica necessaria dovrebbe infatti essere prodotta in casa, tramite una quantita’ sufficiente di pannelli fotovoltaici e/o di turbine eoliche.”. La fa facile Lei! Troppo facile…
L’unico impedimento sarebbe il bisogno di capitali per dotarsi di sufficienti pannelli e pale eoliche. Capitali che pero’ si ammortizzerebbero completamente coll’andare del tempo visto che non ci sarebbero da pagare bollette elettriche e benzina.
L’idea non e’ interamente mia; io l’ho solo migliorata aggiungendoci la macchina elettrica e l’autosufficienza alimentare. Ci sono infatti gia’ poche centinaia di queste case in giro per il mondo ma soprattutto naturalmente negli Stati Uniti. Allego un link per ulteriori approfondimenti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Earthship
Non mi riferivo ai capitali, evidentemente; anche se i capitali, dico, sono un aspetto non irrilevante. Per ed in qualsivoglia iniziativa si voglia intraprendere.
Quando mi riferivo a realizzazioni di tipo ambientale-energetico e al fatto che, dai suoi discorsi, ogni cosa apparirebbe semplice ed attuabile, intendevo dire che Lei ne parla in modo così convinto e diretto ( come di una cosa facile facile da realizzare) che lascia stupiti piuttosto anziché no…
A proposito di Usa, ho appena sentito il discorso trionfalistico e pomposo e visionario …de cussa specie de …inizia per T:
ho capito una cosa: non si muore più, finalmente; ma solo negli USA.
Mi dispiace di aver dato quest’impressione. Allora preciso: coi capitali necessari (che d’altronde ci vogliono anche per prendere una casa “normale” a mutuo e forse anche di piu’ visti i prezzi dei terreni edificabili paragonati a quelli agricoli) persone come me, che trovano intollerabile l’attuale ininterrotta devastazione dell’ambiente e che invece preferiscono di gran lunga vivere nella frugalita’ senza tutta questa robaccia inutile che la pubblicita’ ci induce a comprare per darci un vano minuto di felicita’ consumistica e che poi finisce in discarica senza a volte venire neppure usata una sola volta; dicevo persone come me troverebbero di gran lunga piu’ facile vivere frugalmente mentre per l’altro 99.99% della gente la cosa non sarebbe facile, per non dire impossibile.
Naturalmente non ho un’esperienza diretta, sul campo anche se pero’ me ne sono fatta un’idea abbastanza chiara visionando l’abbondante letteratura in merito. Se anche Lei come me e’ convinta che bisogni voltar pagina e smetterla di distruggere o anche solo di tentare di conservare quello che c’e’ rimasto invece che passare al contrattacco con idee come la mia, allora La invito a consultarla anche Lei sebbene la maggior parte sia in inglese.
Per quanto riguarda l’uomo arancione: io lo odio forse piu’ di Lei ma per motivi esattamente opposti ai Suoi, se non ricordo male. Quindi non mi faccia neppure iniziare la lista delle sue malefatte che se no Stefano mi cazzia per scrivere commenti non pertinenti all’articolo sul quale stiamo discutendo qui, ora.
Un saluto.
Io faccio parte di quell’1 per cento che
a- NON spreca
b- Che utilizza in modo concreto e UTILE le risorse che ha, senza sperperi e senza sciocchezze.
c- Che utilizza “regimi” alimentari idonei alla tutela della salute innanzitutto e atti alla salute e alla sanità del corpo ( potrei far riferimento ad un’esperienza diretta “positiva” che mostra come “vivere in modo sano e corretto” salva: ma ne guardo dal farlo).
d- Che osserva (e che con conseguenti scelte) guarda con discreta ironia e con libertà, alle sciocchezze (neanche tanto occulte) della pubblicità che con altri avrà anche successo ma che con me non funziona.
Ma per chi mi ha preso…
Quanto a: (…) “invece che passare al contrattacco con idee come la mia”, ritengo che Lei, spesso, interpreti a modo suo e la cosa non mi riguarda affatto, opinioni che non hanno il valore che lei, loro attribuisce. Si dia una calmata e legga bene.
Anche in un’altra circostanza parlò di “complimenti” che io non avevo fatto; si trattava solo di ironia.
(…) ” Se anche Lei come me e’ convinta che bisogni voltar pagina e smetterla di distruggere o anche solo di tentare di conservare quello…”.
Se anche lei come me? Ma mi faccia il piacere…se ANCHE lei come me!
Io vivo nell’Isola, Io non lei; Lei ha pensato bene di andarsene. Chi continua a viverci, pur nelle difficoltà dell’esistenza e dell’essere periferici a tutto ma felici di vivere in un luogo così bello come la Sardegna, chi LA difende e CHI la rispetta, chi la ossequia e ne difende il territorio e l’ambiente, ha diritto a parlarne.
E si tenga la sua letteratura inglese; mica sono qui per esibire le mie competenze…
Non capisco come mai Lei assume quasi sempre questo atteggiamento polemico nei confronti di uno come me che appartiene come Lei a quell’un per cento di persone fuori dalla norma ma non importa e veniamo subito al dunque.
Potremmo anche avere atteggiamenti simili pero’ una differenza sostanziale la colgo: io mi guarderei bene dal rifiutare idee altrui sulla base del fatto che vengano formulate da persone che non vivono nell’isola, anzi! Ben vengano se sono interessanti e non le conosco. Non mi sembra che noi come sardi si sia stati sempre cosi brillanti e traboccanti di conoscenza solo per il fatto di vivere in Sardegna. Senza contare il fatto che io in Sardegna c’ho fatto 33 anni della mia vita e che quindi conosco bene le tematiche ambientali ed economiche del posto, anche grazie ma non solo a questo benemerito blog.
E ci sarei pure tornato a vivere in Sardegna se non avessi 3 figli che voglion star qui per la scuola e per star vicini alla madre che in Sardegna invece non ci vuol proprio venire.
A meno che abbian fatto una legge che impedisca a quelli di noi che sono emigrati di difendere, rispettare e ossequiare la nostra bella isola allora io continuero’ a farlo che a Lei piaccia o no.
E La prego, esibisca pure le Sue competenze se ne ha: e’ anche cosi che la gente impara, dalle competenze altrui.
Errata corrige: “assuma” invece che “assume”.