Pagate, una buona volta, per il disastroso ripascimento del Poetto!
La Corte di cassazione, Sezioni unite civili, con sentenza del 21 maggio 2014 ha respinto i ricorsi di numerosi incolpati avverso la sentenza Sez. I giurisdizionale centrale d’appello Corte dei conti, 31 gennaio 2013, n. 77, che aveva confermato anche in sede di appello la condanna nei confronti di amministratori e funzionari pubblici, esperti e tecnici per il ripascimento della spiaggia del Poetto (Cagliari).
In primo grado era stata la sentenza Sez. giurisdizionale Sardegna, 21 luglio 2009, n. 1003 a statuire le responsabilità per danno erariale e danno all’immagine.
Nove fra “esperti”, consulenti, amministratori e funzionari pubblici sono tenuti al risarcimento in favore dell’Erario dell’importo complessivo pari a 2 milioni 870.575 euro (478.429 euro a titolo di danno d’immagine).
Per il biologo Luigi Aschieri – non appellante – era già diventata esecutiva la sentenza di primo grado.
Ora la Provincia di Cagliari, danneggiata, dovrà procedere al recupero degli importi.
Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e Amici della Terra esprimono forte soddisfazione per l’operato della magistratura erariale e riconoscimento per il grande lavoro fatto dalla magistratura penale, pur essendo stato solo parzialmente utile, in attesa che almeno un po’ di giustizia sia fatta per il Poetto e per i cagliaritani.
Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
da L’Unione Sarda, 29 maggio 2014
RIPASCIMENTO. La Cassazione ribadisce il verdetto della Corte dei conti. Confermata la condanna per Balletto e altri sette. (Andrea Manunza)
Il ripascimento del Poetto, disastro andato in scena nel 2001 davanti agli sguardi attoniti di tutti i cagliaritani, aveva provocato «un danno patrimoniale» dovuto «all’esecuzione delle opere in difformità dalle prescrizioni contrattuali». Di questo, «non del danno ambientale», i responsabili erano stati chiamati a rispondere davanti alla Corte dei Conti avendo «avallato la violazione di precise norme del capitolato d’appalto le quali, per coniugare la difesa della costa con la salvaguardia dell’aspetto estetico del litorale, avevano posto quale condizione ineludibile l’impiego di materiale il più possibile corrispondente a quello preesistente» in spiaggia. Non era stato fatto e la Provincia aveva subito un grave pregiudizio economico (le spese su materiali, forniture, maestranze e commissioni) ma anche «di immagine e prestigio», del quale si deve chieder conto.
Con questa sentenza, depositata il 21 maggio, le sezioni unite civili della Corte di Cassazione hanno respinto i ricorsi degli “incolpati”, come sono definite le persone a processo, e reso definitive le condanne al risarcimento erariale per 2.870.757 euro nei confronti di otto persone: l’ex presidente della Provincia Sandro Balletto dovrà sborsare 143.528 euro, i direttori dei lavori Salvatore Pistis e Andrea Gardu rispettivamente 574.115 e 430.586, i componenti della commissione scientifica di monitoraggio Andrea Atzeni, Paolo Orrù e Giovanni Serra 191.372 ciascuno, i consulenti della Provincia Paolo Colantoni e Leopoldo Franco 71.765. La sentenza è esecutiva.
Bocciate le tesi degli avvocati difensori secondo i quali la Corte dei Conti non aveva giurisdizione nella vicenda perché chiedeva di risarcire un danno ambientale, «materia del giudice ordinario», e poi Balletto «è già stato assolto definitivamente in sede civile e penale» e comunque «non poteva intervenire direttamente» sull’esecuzione dell’opera, mentre Orrù, Atzeni, Serra e Colantoni «davano solo pareri consultivi». Per la Corte Suprema, invece, la Procura contabile aveva contestato il danno erariale relativo ai costi sostenuti dalla Provincia per un intervento «rivelatosi poi in gran parte inutile», come spiegato nella sentenza di secondo grado, e al danno di immagine (800 mila euro) per la perdita di prestigio dell’ente. «Il «Procuratore», spiega la Cassazione, «ha unicamente agito per il recupero delle perdite finanziarie contabili dell’ente e il ripristino del suo patrimonio». Respinta anche la tesi che proponeva Balletto come semplice politico e dunque privo dei poteri sulla gestione dell’appalto: all’ex presidente della Provincia era contestato «l’omesso controllo e intervento sugli organi tecnici per l’esecuzione dell’appalto». Sull’assoluzione in sede penale e civile, la Corte si è limitata a spiegare che il procedimento contabile «è autonomo», anche quando si parli «dello stesso fatto materiale». Rigettata infine la “carenza di rapporto di servizio” con la Provincia, che farebbe venir meno la possibilità di intervento della Corte dei Conti nei loro confronti, proposta dagli altri incolpati. La Cassazione ha spiegato che tutti erano «temporaneamente inseriti nell’apparato organizzativo» della Provincia.
Il debito è definitivo, la sentenza è esecutiva. Ora la Provincia deve avviare la procedura per ottenere il pagamento (che può essere spontaneo o, in caso contrario, interviene Equitalia) e comunicarne i risultati alla Procura della Corte dei Conti. Si può anche rateizzare. Se non si ottiene il denaro entro dieci anni, tutto cadrà in prescrizione: a quel punto a pagare sarà proprio l’ente pubblico.
…la “colpa” è sempre dei Giudici, quelli che condannano, ovviamente…
(foto S.D., archivio GrIG)
Le immagini viste nel tg regionale , in cui si vedeva una grossa idrovora che scaricava sull’arenile la sabbia grossolana e grigia prelevata al largo , sono davvero impressionanti per la mancanza di controllo su quanto avveniva , e la mancanza minima di sensibilita’ degli addetti ai lavori , non so di quale impresa, che vedevano bene, momento x momento, cosa stavano facendo e cosa stavano stendendo con i vari mezzi pesanti.
Inoltre lavori affrettati per non perdere il finanziamento !!! Lavori che non hanno dato alcun beneficio ai Cagliaritani , ma probabilmente lo hanno dato a chi , con poco senso di responsabilita’ , ha deciso quel tipo di intervento , diretto i lavori, ed eseguito .
Quando mai pagheranno i colletti bianchi…….C’è tutto un sistema che si autoalimenta con queste vergogne,una corte dei miracoli che non molla e che continua a devastare in tutta la sardegna.
Un’informazione: dove si può leggere il testo completo della sentenza della corte di cassazione? Nel sito della corte non l’ho trovato. Forse non è stato ancora pubblicato?
Grazie.
da L’Unione Sarda, 10 dicembre 2015
Poetto, ripascimento da 500mila euro. Il caso è chiuso: accordo in Tribunale. (Enrico Fresu): http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2015/12/10/poetto_ripascimento_da_500mila_euro_il_caso_chiuso_accordo_in_tri-68-450488.html
da L’Unione Sarda, 11 dicembre 2015
Poetto, danno irrimediabile «L’esecuzione dei lavori non è conforme al progetto».
LA PERIZIA. Ecco i documenti che hanno portato alla transazione della causa. (Enrico Fresu) (http://www.comunecagliarinews.it/rassegnastampa.php?pagina=48397)
C’è un orario preciso per l’avvio del disastro: le 11 dell’8 marzo del 2002, quando la draga Antigoon comincia a pompare tonnellate di sabbia dal fondo del mare alla spiaggia. Trascorre un solo giorno e l’impresa comunica, via fax: il materiale scelto è già finito, cambiamo zona di prelievo. L’inizio della fine.
LA PERIZIA. È un tuffo nel passato, nel Poetto che doveva essere – bello e con le dune – e che invece è diventato – grigio e con l’acqua torbida -, la lettura delle quasi 400 pagine di perizia sui lavori del ripascimento. Un corposo documento ordinato dal giudice Vincenzo Amato, chiamato a governare il processo civile che vedeva contrapposte la Provincia, che gestì l’intervento, e le imprese che lo hanno eseguito. La soluzione finale è una transazione. Le società – capeggiate dalla veneta Mantovani spa – devono versare 581 mila euro alla Provincia e il caso è chiuso. La giustizia dei tribunali ha fatto il suo corso. Il risultato del ripascimento sta lì.
LE DOMANDE. Errori, piani non rispettati e cause del pasticcio sono raccontati nelle carte della maxi perizia, firmata da tre tecnici: l’ingegner Pietro Giuseppe Floris, il geologo Roberto Pischedda e il geometra Antonello Gregorini. Hanno risposto alle domande del giudice, che possono essere riassunte così: i lavori erano necessari? Sono stati eseguiti secondo contratto? Ci sono stati danni? Se sì, a quanto ammontano? Si può rimediare? Nelle risposte, depositate da oltre un anno, non si trovano grandi speranze.
NESSUN RIMEDIO. Gli accordi prevedevano un ripascimento graduale, distribuito su due anni nel periodo autunno-inverno, con sabbia fine e chiara, le cui dimensioni erano calcolate al millimetro. Si fece tutto in pochi mesi, sulla spiaggia furono scaricate tonnellate di pietre e sabbia grigia. Senza risolvere il problema erosione: «La spiaggia attuale», scrivono i periti, «mostra inequivocabili segni di disequilibrio, analoghi a quelli rilevati nell’ultimo ventennio precedente all’intervento e non mitigati dall’esecuzione dei lavori, realizzati peraltro in modo parziale». Non solo: «È aumentata la superficie delle aree allagabili ad opera delle mareggiate».
IL CONTRATTO. Il disastro avveniva sotto gli occhi dei cagliaritani. Ma almeno il contratto è stato rispettato? No: «L’esecuzione», scrivono i periti, «non può dirsi integrale e conforme al progetto». Mai realizzato, per esempio, il cordone dunale che doveva mitigare gli effetti del vento. Inoltre «il materiale sversato si è dimostrato differente in modo rilevante da quello richiesto in contratto, innanzitutto dal punto di vista mineralogico, per la presenza di una elevatissima percentuale bioclastica, e quindi da quello granulometrico e cromatico». Pietre scure, non granelli. Che rilasciano sostanze, i carbonati, che generano il fastidioso effetto orzata nell’acqua. Conseguenze che, secondo i tecnici, si vedono ancora oggi e dureranno a lungo. Numeri, anche: «La quantità di materiale difforme rispetto alle prescrizioni è di 229.281 metri cubi, pari al 58,8 per cento». Il danno però, sostengono i periti, non è traducibile in euro: non ci sono parametri normativi certi. Il giudice chiedeva anche se fosse possibile cancellare lo sfregio. Ma pare non ci siano speranze: «Il ripristino delle precedenti condizioni della spiaggia dal punto di vista paesaggistico-ambientale quali la composizione mineralogica della sabbia, la sua colorazione chiara, la granulometria molto fine, la trasparenza delle acque, può considerarsi inattuabile». Anche qui discorso chiuso.
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Dai prelievi di sabbia per l’edilizia all’abbattimento dei casotti.
Cinquant’anni di errori in riva al mare.
È una lunga storia di sfregi e dispetti quella del Poetto. I cagliaritani lo amano, ma non lo rispettano. Da sempre, anche se involontariamente. I periti del Tribunale sono partiti da lontano per ricostruire le cause delle condizioni della spiaggia pre e post ripascimento. Ai primi del ‘900 viene registrato «un massiccio irrigidimento del litorale a fini turistici con realizzazione di infrastrutture viarie ed edilizie nella zona di retrospiaggia, nonché asportazione incontrollata di sabbie dalle dune per uso edilizio e industriale». Dopo la seconda guerra mondiale arrivarono le «attività di prelievo di sabbia regolarizzata da concessioni e autorizzazioni prive però di limiti alle quantità, con danneggiamenti ambientali tali da obbligare le autorità a interrompere l’estrazione nel 1952».
Che continua abusiva fino agli anni ’60. Tra il 1970 e il ’76 «vengono autorizzati prelievi di sabbia nella spiaggia sommersa di fronte all’ospedale Marino. Si segnala un importante danneggiamento al limite superiore della posidonia oceanica con contestuale suo netto arretramento». Il porticciolo di Marina piccola, finito nel ’70, «ostacola il ripascimento naturale».
Nel 1986 la posidonia sulla spiaggia viene asportata con le ruspe, gli equilibri sono alterati, poi sconquassati con l’abbattimento dei casotti. Non ci sono più barriere, il Poetto è in balia dell’erosione. Nel 1999 viene classificato a rischio sparizione di categoria A, pericolo massimo. Il ripascimento diventa inevitabile, i lavori costeranno 11.041.554 euro. Più il disastro.