Ancora liquami maleodoranti per la centrale a biomassa di Decimoputzu (CA).
Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra hanno inoltrato (21 febbraio 2014) alle amministrazioni pubbliche e alla magistratura competenti una nuova specifica richiesta di informazioni a carattere ambientale e adozione degli opportuni provvedimenti riguardo il conferimento e spargimento di liquami maleodoranti di natura non conosciuta presso l’impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili, consistente in un impianto di biometanizzazione e produzione di energia elettrica da biomassa per conto della Società Agricola Agrifera s.r.l. situata nella zona agricola di Terramaini, in gran parte nel Comune di Decimoputzu e in piccola parte nel Comune di Villasor (CA).
La vivibilità quotidiana della zona, in questi frangenti, appare fortemente compromessa.
In precedenza, da parte delle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra, era stata chiesta (20 agosto 2013) la revoca dell’autorizzazione unica (art. 12 del decreto legislativo n. 387/2003 e s.m.i., leggi regionali n. 3/2009, n. 5/2009) emessa (determinazione direttoriale n. 12193 del 29 giugno 2012) dal Servizio Energia dell’Assessorato dell’industria della Regione autonoma della Sardegna.
La richiesta era determinata dalla palese violazione dell’ art. 6 dell’autorizzazione unica secondo cui “la Società agricola Agrifera S.r.l. è tenuta agli impegni ed obblighi … derivanti dalla presente Determinazione pena la revoca della Autorizzazione Unica”.
In proposito, la Provincia di Cagliari – Polizia provinciale aveva comunicato (nota prot. n. 56476 USECPC del 17 giugno 2013) l’avvenuto svolgimento di tre sopralluoghi (6 e 12 febbraio 2013 e 8 marzo 2013) presso il cantiere e ha accertato l’avvenuto ripetuto conferimento all’impianto, “tramite autocisterna, dei reflui zootecnici provenienti da un … allevamento di bovini di proprietà della Società Agricola F.lli Medda”, in seguito stoccati “nella Prevasca Liquami dell’impianto”.
Si è trattato – secondo gli accertamenti condotti dalla Polizia provinciale di Cagliari – di attività di trasformazione di sottoprodotti di origine animale in biogas effettuata senza provvedimento di riconoscimento sanitario (artt. 24, comma 1°, lettera g, del regolamento CE n. 1069/2009; 2 e 12, comma 1°, delle linee guida emanate con D.P.C.M. 7 febbraio 2013; 2 e 12, comma 1°, della determinazione Ass.to sanità R.A.S. n. 464 del 16 maggio 2013) e oggetto di sanzione pecuniaria da euro 10.000 a 70.000 (art. 6 del decreto legislativo n. 186/2012).
Si è trattato, inoltre, di attività di trasporto di rifiuti non pericolosi (feci animali) in assenza di formulario di identificazione dei rifiuti (art. 193 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.), con sanzione pecuniaria da euro 1.600 a 9.300 (art. 258, comma 4°, del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).
Eppure – in seguito a specifica richiesta di informazioni a carattere ambientale e adozione degli opportuni provvedimenti inoltrata (31 gennaio 2013) dalle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra – la Provincia di Cagliari – Settore Ecologia e Polizia provinciale aveva comunicato (nota n. 13961 USECPC del 6 febbraio 2013) che “con nota del 10.01.2012 prot. n. 2587/USECPC, chiedeva alla ditta AGRIFERA di specificare se il biogas prodotto provenisse da liquami e da altri rifiuti di origine organica in quanto in tal caso trattandosi di rifiuto non rientrava nell’allegato IV parte I del D. Lgs. 152/06. La società con nota del 16.01.2012 rispondeva che il biogas prodotto nell’impianto in corso di autorizzazione, non sarebbe provenuto da liquami considerati rifiuti e/o altri rifiuti di origine organica”.
Conseguenza degli accertamenti svolti dalla Polizia provinciale di Cagliari avrebbe dovuto essere la revoca del l’autorizzazione unica, invece – incredibilmente – il Servizio Energia dell’Assessorato dell’industria della Regione autonoma della Sardegna aveva convocato per il 24 settembre 2013 una conferenza di servizi per la “regolarizzazione dell’Autorizzazione Unica”.
Quasi un premio per l’ottima condotta finora tenuta.
Se ne ignorano gli esiti.
Si ricorda che, in precedenza, le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra, raccogliendo allarmate segnalazioni di residenti e del locale Comitato Terrasana, hanno provveduto (25 novembre 2012, 31 gennaio 2013, 25 marzo 2013) a inoltrare varie richieste di informazioni a carattere ambientale e adozione degli opportuni provvedimenti alle amministrazioni pubbliche e alla magistratura competenti riguardo i lavori di realizzazione della centrale e il conferimento di materiali di approvvigionamento.
Interessati il Ministero dell’ambiente, la Direzione generale regionale della pianificazione urbanistica territoriale e della vigilanza edilizia, il Servizio regionale dell’energia, il Corpo forestale e di vigilanza ambientale, i Carabinieri del N.O.E., la Provincia di Cagliari, i Comuni di Decimoputzu e di Villasor, nonché la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari per gli eventuali aspetti di competenza
La Società Agricola Agrifera da Milano, titolare dell’impianto, è arrivata nelle terre del Campidano, nella zona agricola (2,5 ettari) di Terramaini, per realizzarvi una centrale a biomassa da 999 kWe, 1 in meno della soglia oltre la quale devono esser preliminarmente svolti i procedimenti di valutazione d’impatto sull’ambiente.
L’impianto prevede l’utilizzo di 20.200 tonnellate annue di biomassa (insilato di mais, triticale, sorgo), per circa 60 tonnellate giornaliere, con una produzione di biogas di 3,6 milioni di metri cubi annui e energia elettrica prodotta pari a 7 milioni di kWn annui. In cambio sembra proprio che vi sia quantomeno un sensibile traffico di camion e una notevole puzza, non poco per le case e le aziende agricole vicine e per il centro abitato, distante meno di 2 km.
Una volta acquisiti pareri e autorizzazioni da parte delle amministrazioni pubbliche competenti in sede di conferenze di servizi (con parere contrario del Comune di Decimoputzu), con determinazione n. 12193 del 29 giugno 2012 il Servizio Energia dell’Assessorato dell’industria della Regione autonoma della Sardegna ha emesso l’autorizzazione unica (art. 12 del decreto legislativo n. 387/2003 e s.m.i., leggi regionali n. 3/2009, n. 5/2009) per la costruzione e l’esercizio dell’impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili, consistente in un impianto di biometanizzazione e produzione di energia elettrica da biomassa.
I lavori risultano avviati nel novembre 2012 e le proteste sono partite subito da parte della popolazione tenuta all’oscuro.
La produzione di energia elettrica da biomassa ha un senso positivo – sul piano ecologico e sociale – quando è situata presso il luogo di “produzione” della biomassa stessa, presso la stessa (o le stesse) azienda agricola dal cui ciclo produttivo deriva. In caso diverso, non ci vuole particolare fantasia per ipotizzare motivazioni puramente speculative.
Fondamentalmente sussiste un contrasto fra normativa nazionale e normativa regionale in tema di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili in aree agricole.
Infatti, quantomeno le aree ricadenti nel territorio comunale di Decimoputzu appaiono rientrare in “zona agricola E” del vigente piano urbanistico comunale (P.U.C.), specificamente “E 1 – aree caratterizzate da produzione agricola tipica e caratterizzata”. E’ pur vero che tali impianti di produzione di energia elettrica “possono essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici” (art. 12, comma 7°, del decreto legislativo n. 387/2003 e s.m.i.), tuttavia, secondo l’art. 13 bis della legge regionale n. 4/2009 e s.m.i., l’art. 3 del D.P.G.R. 3 agosto 1994 , n. 228 (direttive per le zone agricole, criteri per l’edificazione nelle zone agricole) e l’indirizzo giurisprudenziale costante, nelle zone agricole “E” degli strumenti urbanistici comunali, possono essere autorizzati soltanto interventi relativi ad attività agricole e/o strettamente connesse (vds. per tutti Cass. pen., sez. III, 9 marzo 2012, n. 9369), non attività di produzione energetica di tipo industriale – come quella in corso di realizzazione – slegata da attività agricole in esercizio nel sito.
Sembrerebbe pertanto logica la sola presenza di impianti simili connessa ad aziende agricole presenti nell’area. In questo caso, invece, la biomassa da utilizzare nella centrale in costruzione giungerebbe dai campi di Villacidro, a una quarantina di km. di distanza.
Domanda banalissima, ancora impellente: per quale motivo la Società Agricola Agrifera non ha chiesto d’installare la sua centrale a biomassa a Villacidro? Mistero.
Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra, insieme al locale Comitato Terrasana, si attendono un sussulto di legalità e buon senso che porti alla revoca dell’autorizzazione unica e al ripristino della legalità e delle elementari regole per il mantenimento della salute pubblica.
Amici della Terra, Gruppo d’Intervento Giuridico, Comitato popolare Terrasana
(foto per conto GrIG)
Questa e’ ecologia prima di tutto. Allora in molti si chiedono cosa ha fatto il ministro uscente in 10 mesi ( ora alla giustizia !! ), e cosa fara’ il nuovo ministro Galletti ?
in proposito.
Biogas e digestato: va applicata la direttiva UE sui rifiuti (http://www.andreazanoni.it/it/news/comunicati-stampa/biogas-e-digestato-va-applicata-la-direttiva-ue-sui-rifiuti.html)
Comunicato del 30 Dicembre 2013
Il Commissario Ue all’Ambiente risponde all’interrogazione dell’eurodeputato Andrea Zanoni sugli eventuali effetti tossici del digestato prodotto da impianti a biogas: rispettare la normativa Ue sui rifiuti. Zanoni: “Ad oggi il digestato è considerato un rifiuto. Le autorità locali rispettino la normativa sui rifiuti per evitare che sui nostri campi vengano sparse sostanze potenzialmente nocive”
“I digestati derivanti dalla produzione di biogas sono considerati rifiuti prodotti e rientrano pertanto nell’ambito di applicazione della normativa sui rifiuti”. È la risposta del Commissario Ue all’Ambiente Janez Potočnik all’interrogazione dell’eurodeputato Andrea Zanoni, membro della commissione ENVI Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo, sui possibili gravi effetti del digestato, lo scarto di risulta da impianti di produzione di biogas sui terreni agricoli, sugli animali d’allevamento e quindi sulla salute dei cittadini.
Dopo i recenti casi di botulismo (grave intossicazione anche mortale causata dall’ingestione di cibi avariati nei quali si trova la tossina prodotta dal bacillo botulino, ndr) che ha portato alla morte di decine di mucche in provincia di Padova, Zanoni aveva chiesto alla Commissione europea di fare chiarezza su come dovesse essere considerato il digestato, ovvero se un rifiuto o una sostanza chimica e pertanto regolamentata dalla normativa europea REACH.
L’applicazione della direttiva rifiuti confermata dal Commissario Ue comporta la non pertinenza del REACH. Tuttavia, come precisa lo stesso Potočnik, “il Centro comune di ricerca sta lavorando sui criteri volti a stabilire quando un rifiuto cessa di essere tale per i rifiuti biodegradabili sottoposti a trattamento biologico, e il digestato rientra in questa categoria di rifiuti”. Questo vuol dire che “questo lavoro preparatorio potrà portare in futuro all’elaborazione di un regolamento specifico che definirà le circostanze in cui un digestato cessa di essere un rifiuto e può essere considerato una sostanza che rientra nell’ambito di applicazione del regolamento REACH”.
L’eurodeputato Andrea Zanoni ha così commentato: “Fino al momento in cui non saranno a disposizione nuovi studi, il digestato va considerato come un rifiuto e come tale va trattato. Le autorità italiane devono applicare le disposizioni della normativa Ue sui rifiuti alla lettera affinché sui nostri campi non vengano sparse sostanze potenzialmente nocive per gli animali, l’ambiente e la salute dei cittadini”.
NOTE
Secondo il Commissario Ue Janez Potočnik, I digestati sono dunque esenti dagli obblighi di cui all’articolo 6 di REACH, in particolare quelli relativi alla registrazione. Si arriva a queste conclusione associando l’articolo 2, paragrafo 2, e l’articolo 3 del regolamento REACH. L’articolo 3 contiene la definizione delle sostanze, delle miscele e degli articoli che rientrano nel campo d’applicazione del regolamento. L’articolo 2, paragrafo 2, elenca le sostanze alle quali il regolamento REACH non si applica: «I rifiuti quali definiti nella direttiva 2006/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio non sono considerati né sostanze, né preparati, né articoli a norma dell’articolo 3 del presente regolamento».
Lo scorso agosto Zanoni ha presentato un’interrogazione alla Commissione denunciando che nel maggio precedente a Trebaseleghe (PD) si era verificata una moria di mucche a causa di avvelenamento da botulino. Secondo quanto emerso dalle indagini epidemiologiche, la tossina potrebbe essere stata contenuta nel terreno presente nel fieno consumato dai bovini. Nel raggio di circa quattro chilometri a Trebaseleghe sono in funzione ben quattro centrali a biogas.
Zanoni ha partecipato a Venezia il 15 settembre scorso alla conferenza “Grande sviluppo del biogas in agricoltura – I pericoli che incombono per l’ambiente, l’economia e il mondo rurale” insieme al biologo Gianni Tamino e all’agricoltore specializzato Franco Zecchinato.
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ma è possibile che le campagne siano ridotte a letamai???
da Sardinia Post, 22 febbraio 2014
La denuncia delle associazioni ecologiste: “Ancora liquami maleodoranti dalla centrale a biomassa di Decimoputzu””: http://www.sardiniapost.it/senza-categoria/la-denuncia-delle-associazioni-ecologiste-liquami-maleodoranti-dalla-centrale-biomassa-di-decimoputzu/
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da Casteddu online, 22 febbraio 2014
Allarme liquami maleodoranti nella centrale a biomasse di Decimoputzu.
Sos di residenti e ambientalisti, in trincea contro gli effetti dell’impianto. (Federica Lai): http://www.castedduonline.it/area-vasta/hinterland/13382/allarme-liquami-maleodoranti-nella-centrale-a-biomasse-di-decimoputzu.html#sthash.Yu8OBd5f.dpuf
e se questo è lo stato dei controlli ambientali…..
da Sardinia Post, 22 febbraio 2014
L’Arpas, un modello nazionale di inefficienza. (Francesca Mulas): http://www.sardiniapost.it/politica/ispra-boccia-arpas-nessuna-collaborazione-con-lo-stato/
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Vince il concorso ‘per sbaglio’. E l’Arpas lo annulla: http://www.sardiniapost.it/cronaca/arpas-e-concorsi-fantasma/
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Arpas, lo stipendificio che non controlla l’ambiente: http://www.sardiniapost.it/politica/arpas-un-ente-che-costa-trenta-milioni-allanno/?fb_action_ids=10203071722535517&fb_action_types=og.likes&fb_source=other_multiline&action_object_map
da Sardinia Post, 28 febbraio 2014
Nomine sospette all’Arpas, la Procura indaga negli uffici della direzione generale: http://www.sardiniapost.it/cronaca/procura_indaga-arpas-nomine-illegittime/
da La Nuova Sardegna, 23 febbraio 2014
TUTELA AMBIENTALE. L’Ispra boccia l’Arpas Esposto degli ecologisti.
SASSARI. Esempio unico di inefficienza e malfunzionamento: bocciatura solenne per l’Arpas (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) da parte dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Il direttore dell’Ispra Stefano La Porta ha sottolineato che quello dell’Arpas è un caso limite che si distingue totalmente da tutte le altre agenzie nazionali lavorano in piena sinergia e disponibilità per raggiungere obiettivi comuni. Una valutazione che pare legata soprattutto al diniego da parte dell’Arpas che alla fine del 2013 decise di non dare seguito alla convenzione con l’Istituto nazionale relativamente ai controlli sui siti industriali isolani (per esempio nella centrale di E.On a Fiume Santo, alla Saras o a Portovesme). Intanto le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra hanno inoltrato alle amministrazioni pubbliche e alla magistratura una nuova richiesta di informazioni a carattere ambientale e adozione di provvedimenti riguardo il conferimento e spargimento di liquami maleodoranti dalla centrale eletttrica a biomasse di Decimoputzu.
da La Nuova Sardegna, 24 aprile 2014
Odori nauseabondi a Simaxis: sigilli al cogeneratore irregolare.
Due persone indagate, lo stabilimento scoperto dai carabinieri del Noe e della compagnia di Oristano lavorava “sottoprodotti di origine animale”: http://lanuovasardegna.gelocal.it/oristano/cronaca/2014/04/24/news/odori-nauseabondi-a-simaxis-sequestrato-un-cogeneratore-non-autorizzato-1.9100527
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da L’Unione Sarda, 24 aprile 2014
Simaxis, sigilli a impianto cogenerazione. Nessuna autorizzazione: due indagati: http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca_sardegna/2014/04/24/simaxis_sigilli_a_impianto_cogenerazione_nessuna_autorizzazione_due_indagati-6-364561.html