La “faccia di cemento” degli speculatori abusivi, a Olbia.
Non ci vogliono molte parole per descrivere questa tipica vicenda di abusivismo edilizio lungo le coste della Sardegna.
Quattro ville da 180 metri quadrati l’una vengono tirate sù abusivamente in quel di Porto Istana, sul litorale olbiese davanti all’Isola di Tavolara. Bontà sua, nel 1996 il Comune di Olbia ordina la sospensione e poi la demolizione delle strutture abusive.
Ovviamente i titolari non demoliscono un bel niente, ma – dopo accorta riflessione – nel 2010 il Comune dispone finalmente l’acquisizione al patrimonio comunale degli immobili abusivi e dell’area dove sorgono. Ottimo.
Si tratta di una zona con vincoli ambientali di inedificabilità assoluta, per cui – per legge – deve seguire la demolizione coattiva (a spese dei trasgressori) e il ripristino ambientale, ma non succede nulla e, nel 2013, gli attuali ex proprietari ne chiedono in pratica la restituzione.
Una faccia di cemento decisamente non comune e scarsissime, per non dire nulle, possibilità di accoglimento della richiesta.
Ma la Procura della Repubblica di Tempio Pausania, nel suo nuovo corso, vuole sapere perché il Comune non abbia proceduto alla demolizione e al ripristino ambientale.
E fa benissimo.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
P.S. il Comune di Olbia ha proceduto all’acquisizione al patrimonio comunale anche delle ville abusive in zona agricola a Patron di Corru (agosto 2012): quanti anni saranno necessari per la demolizione e il ripristino ambientale?
da La Nuova Sardegna, 5 dicembre 2013
Abusi edilizi a Porto Istana il Comune rischia la beffa. I proprietari chiedono l’annullamento dell’ordinanza di confisca del 2010. In gioco i rustici di quattro ville da 180 metri quadrati con vista su Tavolara. Il fascicolo è già sul tavolo della procura della Repubblica di Tempio. Giampiero Cocco
Il Comune ordinò la demolizione degli «stazzi» a due piani con vista su Tavolara nel 1996. I proprietari, “turisti” con il pallino per il mattone sardo, fecero finta di non capire. Dopo 14 anni l’amministrazione passò alle maniere forti acquisendo al demanio i 4 rustici, con l’immissione in possesso degli incaricati comunali. L’ufficio antiabusi e gli agenti della polizia locale transennarono l’intera area, compresi gli edifici e la strada che collegano le diverse opere abusive con una arteria provinciale. Quel blitz venne accolto come il primo dei tanti che l’amministrazione e stava attivando nei confronti dei cementificatori incalliti. Poi l’iniziativa si spense con la crisi comunale che portò al cambio di amministrazione. Quelle villette alte 2 piani e tetti spioventi con vista da Capo Ceraso a Costa Turchese sono rimaste in piedi contro ogni regola, e ora la procura della Repubblica di Tempio vuole sapere il perché.
OLBIA. Quei quattro rustici da 180 metri quadrati ciascuno con vista mozzafiato sull’isola di Tavolara, incamerati nel patrimonio comunale perché realizzati, negli anni Novanta, senza uno straccio di licenza edilizia, continuano a far gola ai vecchi proprietari. Proprio loro nei mesi scorsi sono tornati alla carica chiedendo all’ufficio tecnico comunale e all’amministrazione l’annullamento dell’ordinanza che, nel gennaio del 2010, mise fine alla annosa querelle che si era chiusa, con il plauso degli ambientalisti (il Gruppo di intervento giuridico) con la confisca dei manufatti. Sulla destinazione finale di quei fabbricati il Comune deve ancora decidere. La vicenda risale al 1996, quando un’ordinanza sindacale, mai contestata, impone ai proprietari (tre imprenditori del nord Italia) la demolizione dei rustici in quanto realizzati senza alcuna autorizzazione, compreso l’indispensabile nulla osta dell’ufficio per la tutela del paesaggio, essendo i quattro manufatti in comento armato (rimasti ancora in piedi, dopo quasi vent’anni) inseriti in una zona di tutela ambientale. Nel gennaio del 2010 l’allora assessore all’urbanistica Marzio Altana, 14 anni dopo l’ordinanza di demolizione, decise di passare alle vie di fatto e, legge alla mano, acquisì al patrimonio comunale le quattro villette appena abbozzate sulle colline di Porto Istana. Con l’avvallo del sindaco di allora Gianni Giovannelli (che all’epoca era alla guida di una coalizione di centrodestra) quegli abusi vennero bollati come come «totalmente illegali». «È evidente che questi non sono abusi di necessità – disse allora il primo cittadino, riconfermato nella carica con una coalizione civica – e su questi casi siamo passati alla tolleranza zero». Da allora non si seppe più nulla di quella pratica edilizia, sepolta nel mare magnum di carte che ingolfano l’ufficio tecnico comunale di Olbia. Nei giorni scorsi, però, qualcosa si è mosso, e l’avvocato che rappresenta i tre (attuali) proprietari è tornato alla carica chiedendo all’amministrazione comunale, con un provvedimento di autotutela, di annullare l’ordinanza di acquisizione e dichiarare inefficaci gli effetti del diniego alla sanatoria edilizia presentata a suo tempo, in quanto adottata su «pressuposti illeggittimi». La pratica, riaffiorata dalle nebbie dell’ufficio tecnico comunale, è ora al vaglio dei dirigenti dell’area tecnica che dovranno sottopporre il caso all’amministrazione. Senza che, nel frattempo, siano stati interposti contenziosi giudiziari che avrebbero potuto, nel caso di accoglimento dei ricorsi, dare una parvenza di legittimità alle richieste, più che tardive e sicuramente interessate, degli eventuali aventi diritto a riottenere un bene dichiarato abusivo prima del 1996 e sul quale pendeva, per oltre tredici anni, l’ordinanza sindacale di demolizione mai eseguita dagli stessi proprietari. E tanto meno dalle ruspe comunali. Una storia incredibile, saltata fuori in questi giorni dopo che, nell’ufficio tecnico del Comune, gli ufficiali di polizia giudiziaria stanno acquisendo tutti i fascicoli riguardanti le concessioni edilizie sanate con i sedici piani di risanamento e le pratiche relative ai tanti abusi edilizi ancora da condonare. Un caso esemplare di speculazione edilizia che si protrae nel tempo, con la vecchia e collaudata tecnica: costruiamo oggi (primi anni Novanta) e poi qualche salutare sanatoria ci verrà incontro.
da La Nuova Sardegna, 9 dicembre 2013
Abusi edilizi a Porto Istana Il Comune: faremo ricorso. Le 4 ville in costruzione senza autorizzazione saranno restituite ai proprietari. Il sindaco dice no, ma la giunta non ha mai deciso cosa fare dei rustici confiscati. Giampiero Cocco
OLBIA. La battaglia per demolire i quattro rustici da 180 metri quadri ciascuno realizzati abusivamente sulle alture di Porto Istana non è ancora finita. «Faremo ricorso anche al consiglio di Stato contro una decisione del Tar che ci vede soccombenti», ha affermato il sindaco di Olbia Gianni Giovannelli, lo stesso che nel 2011 firmò l’ordinanza di acquisizione al demanio comunale e l’immissione in possesso dell’amministrazione nelle abitazioni abusive. Le case erano state realizzate da tre imprenditori del nord Italia agli inizi degli anni Novanta, sfruttando la regola del silenzio assenso e chiedendo, pochi anni dopo, una concessione in sanatoria respinta in quanto l’intera documentazione era carente di diversi nulla osta, primo tra i quali quello dell’ufficio di tutela del paesaggio. Un diniego che portò l’amministrazione comunale a disporre, nel maggio del 1996, la demolizione di quelli «scheletri» di cemento armato che dovevano diventare villette a due piani con tanto di tetto spiovente, tipo baita alpina (per ingannare le foto aeree dell’assessorato all’ambiente della Regione). L’ordinanza non venne presa in considerazione dai proprietari di quel terreno lottizzato abusivamente. Sino ad arrivare al 2011, quando l’assessore all’urbanistica dell’epoca, Marzio Altana, decise di dare una svolta al malvezzo del cemento selvaggio, ottenendo l’acquisizione al patrimonio comunale di quei rustici con l’impegno, da parte della giunta dell’epoca (obbligo che si riverbera su quella attualmente al governo della città) di stabilire cosa fare di quegli immobili: dichiararne la confisca e quindi utilizzare quelle cubature abusive per realizzare strutture pubbliche in una zona panoramica – i rustici di quelle villette sono stati edificati sulle collina sul fronte mare di Porto Istana, con vista panoramica e mozzafiato su Tavolara e Costa Turchese – oppure procedere, a spese della parte soccombente (i proprietari che avevano costruito) la demolizione dei manufatti. Una svolta, quella delle ruspe, accolta con toni trionfali da Gianni Giovannelli il quale, prendendo atto che le costruzioni erano state realizzate in zona di pregio ambientale («evidente che non si tratta di abusi per stato di necessità») passò alle maniere forti annunciando «tolleranza zero» contro l’abusivismo. Nel frattempo è cambiata la giunta comunale (non il sindaco, però), ma di quella decisione da intraprendere a tamburo battente si è persa traccia, tanto da far dichiarare, all’attuale vicesindaco Carlo Careddu «che il caso deve esser studiato, in quanto ci troviamo dinanzi ad una decisione del Tar che annullerebbe gli atti comunali per un vizio di forma». Nulla di sostanziale, una decisione impugnabile davanti al Consiglio di Stato, com’è accaduto di recente per altre situazioni contestate dall’amministrazione comunale. Il caso, passato in secondo piano per via dell’emergenza alluvione, potrebbe esplodere nei prossimi giorni quando la magistratura di Tempio andrà a valutare se la situazione si è incancrenita a causa di banali ritardi nella stesura degli ordini del giorno del consiglio comunale, che avrebbe dovuto prendere atto dell’acquisizione e decidere, da tre anni cosa fare di quei beni abusivi, o se vi siano state omissioni da parte di qualcuno. Con buona pace per il Gruppo di intervento giuridico, che aveva giudicato favorevolmente la decisione di acquisire quei fabbricati abusi al patrimonio comunale.
(foto Vito Biolchini, Il Corriere della Sera, J.I., S.D., archivio GrIG)




Civiltà inferiore.
Civiltà mafiosa
da La Nuova Sardegna, 18 dicembre 2013
Abusi a Porto Istana, pronta la demolizione. L’ufficio tecnico comunale ha impugnato il provvedimento del Tar che annulla l’acquisizione del 2011. (Giampiero Cocco)
OLBIA. Il comune di Olbia sta predisponendo una nuova ordinanza di demolizione per le quattro villette abusive realizzate sulla collina di Porto Istana. Vengono a cadere, con questo atto ufficiale già varato dall’ufficio tecnico comunale le già scarse a dir poco scandalose richieste di poter rientrare in possesso dei quattro rustici realizzati abusivamente dai sinora ignoti proprietari dei terreni di Porto Istana. I quali, dopo aver ignorato per vent’anni le norme edilizie e urbanistiche nazionali, regionali e comunali e le ordinanze di demolizione disposte dal Comune di Olbia, nel 2012 impugnarono davanti al Tar regionale l’ordinanza sindacale che aveva consentito l’acquisizione di quei rustici ai beni demaniali. Manufatti mai demoliti nonostante l’impegno dell’amministrazione comunale a decidere, entro breve termine (questo accadeva nel 2011) la fine di quell’annoso e poco esaltante scandalo edilizio. Ora, dopo il pronunciamento del Tar che ha rilevato un vizio di forma nel provvedimento di rigetto della richiesta di sanatoria per carenza di documentazione, l’ufficio tecnico comunale ha predisposto l’opposizione alla decisione dei giudici amministrativi nel quale vengono rispettati tutti i crismi della legalità e viene, per la seconda volta in vent’anni, negata la sanatoria ai tre proprietari di quegli immobili sorti in modo abusivo sulla collina di Porto Istana, con vista sul mare. I quattro rustici, di 180 metri quadri ciascuno, vennero realizzati agli inizi degli anni Novanta, ma i lavori furono bloccati all’altezza del tetto dopo un’ispezione disposta dall’ufficio tecnico, che rilevò le irregolarità edilizie. Le procedure che seguirono furono esemplari. Dopo aver respinto una richiesta di sanatoria presentata per quegli immobili nel 1996, il sindaco firmò un’ordinanza di demolizione per abbattere colonne, travi e tetti, ordinanza che non venne mai eseguita. Nel 2011 l’allora assessore comunale all’urbanistica acquisì quegli scheletri di cemento armato al patrimonio comunale demandando alla giunta l’onere di decidere se abbattere i manufatti o completare le costruzioni e sfruttarle a fini istituzionali. Nulla è stato fatto in proposito, e nel frattempo il legale dei tre proprietari si era rivolto al Tar ottenendo l’annullamento dell’ordinanza di acquisizione in quanto basata su un presupposto (la carenza di una autorizzazione dell’ente regionale per la tutela del paesaggio) che era stata citata nell’atto di acquisizione. Ora la procedura riparte da capo.
complimenti al senatore 😉
da La Nuova Sardegna, 7 marzo 2014
Sequestrato seminterrato di villa Sanciu: era una seconda casa.
L’inchiesta della Procura di Tempio per gli abusi edilizi nella residenza di famiglia dell’ex parlamentare Pdl: http://lanuovasardegna.gelocal.it/olbia/cronaca/2014/03/07/news/sequestrato-il-seminterrato-di-villa-sanciu-era-diventato-una-seconda-casa-1.8805238
——————-
Blitz della Finanza, Sanciu indagato per circonvenzione di incapace.
Perquisizioni a casa dell’ex parlamentare nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Tempio: http://lanuovasardegna.gelocal.it/olbia/cronaca/2014/03/07/news/blitz-della-finanza-sanciu-indagato-per-circonvenzione-di-incapace-1.8805015
da La Nuova Sardegna, 21 marzo 2014
Abusi a Porto Istana, è tutto da rifare. Dopo una sentenza del Consiglio di Stato il Comune deve rinnovare l’iter burocratico per la confisca di quattro edifici:
http://lanuovasardegna.gelocal.it/olbia/cronaca/2014/03/21/news/abusi-a-porto-istana-e-tutto-da-rifare-1.8897362
e’una vergogna. tutti gli anni mi reco in quella favolosa zona della sardegna e la vedo deturpata da quei 4 enormi ecomostri. sono scheletri di cemento e immagino ci vogliano poche ore per portare la collina alla sua bellezza originale
e anche quest ‘anno gli ecomostri sono al loro posto. cosa possiamo fare per risolvere questo scempio?
siamo ormai nel 2015.. ventesimo anniversario dalla creazione degli ecomostri di Porto Istana ..ancora poco e poi saranno nominati dall ÚNESCO patrimonio dellúmanita’..
ed eccoci al 2016… silenzio totale .. e gli ecomostri sono ancora li’ ..
È quello che molte persone si chiedono a carloforte.Cosa si può fare per risolvere questo problema?Chi deve intervenire ?
Non votare più chi permette gli scempi.
da La Nuova Sardegna, 12 novembre 2014
OLBIA. Maxi lottizzazione abusiva, 108 persone indagate.
Ispezione del Corpo forestale disposta dal pm Beccu con la consulenza di un urbanista della facoltà di Alghero nella campagna di Chidade-Chentu accas nei pressi di Murta Maria e del nascente ospedale San Raffaele: http://lanuovasardegna.gelocal.it/olbia/cronaca/2014/11/12/news/maxi-lottizzazione-abusiva-108-persone-indagate-1.10295822
_____________________________________________________________
da L’Unione Sarda, 12 novembre 2014
Inchiesta maxi lottizzazione. Oltre 100 indagati in Gallura. Sono 107 gli iscritti nel registro degli indagati, fra proprietari dei terreni, acquirenti e professionisti che hanno realizzato i progetti: http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca_sardegna/2014/11/12/inchiesta_maxi_lottizzazione_oltre_100_indagati_in_gallura-6-395336.html
_____________________________
da Videolina, 12 novembre 2014
OLBIA, LA FORESTALE INDAGA SU CENTO LOTTIZZAZIONI ABUSIVE: http://www.videolina.it/video/servizi/73063/olbia-la-forestale-indaga-su-cento-lottizzazioni-abusive.html
_______________________________________
da Sardinia Post, 12 novembre 2014
Maxi lottizzazione abusiva in Gallura, 107 indagati: http://www.sardiniapost.it/cronaca/maxi-lottizzazione-abusiva-in-gallura-107-indagati/
evviva.
da La Nuova Sardegna, 23 ottobre 2015
CONSIGLIO COMUNALE. Abusi edilizi a Olbia, la minoranza ferma le ruspe.
Le opposizioni fanno mancare il numero legale e scoppia la bagarre. Maggioranza contestata in aula dagli alluvionati. (Serena Lullia): http://lanuovasardegna.gelocal.it/olbia/cronaca/2015/10/20/news/abusi-edilizi-la-minoranza-ferma-le-ruspe-1.12301699?ref=hfnsolec-5
La faccia di cemento degli speculatori!?!?!?!?E quella dei loro complici?
e comunque il 2015 sta finendo e i 4 ecomostri sono ancora li’ ….
ed eccoci al 2016 .. silenzio totale , gli ecomostri sono li’ e nessuno fa nulla
Ne passeranno di anni Geo……..vanno giù I capanni per far vedere che “funziona”,ma gli speculatori hanno radici profonde…….
certamente… ma il mio punto e’che non bisogna arrendersi .. perche’anche la onlus non sollecita il comune di Olbia per cui lo stesso prenda una posizione ( sarei curioso di conoscere le ragioni di questa ignavia, in quanto sono ruderi e non esiste nessuna ‘necessita’ di tenerli in piedi) . e’nell’interesse di tutti. I turisti non hanno le fette di salame sugli occhi.. vengono . osservano e forse non tornano..
certamente…. la mia frustrazione e’che di questi scempi non si occupa nessuno… nonostante siano sotto gli occhi di tutti.. Cosa pensano ad esempio i turisti quando li vedono dalla spiaggia? perche’la onlus non martella il coune per avere una posizione?
Sarebbe anche interessante sapere perché i cittadini stanno zitti e muti, perché nessuno dei residenti martella il Comune?
infatti.. incredibile che ci sia omerta’ anche per queste cose.. e intanto siamo nel 2017 e da 3 anni tutto tace…
2017,2018,2019,2020…………….