Sardegna, piani urbanistici e adeguamento al piano paesaggistico regionale, un prevedibile quadro desolante.
E’ un quadro abbastanza desolante quello dell’adeguamento della pianificazione urbanistica degli Enti locali al piano paesaggistico regionale (P.P.R., 1° stralcio, costa) a distanza di ben 7 anni dall’entrata in vigore definitiva del fondamentale strumento di pianificazione territoriale-ambientale.
Solo 9 piani urbanistici comunali (P.U.C.) hanno superato la procedura di verifica di coerenza, mentre altri 9 sono in corso di esame, un solo piano urbanistico provinciale (Medio Campidano) l’ha superata, un altro (Cagliari) è in corso di esame.
In realtà, il P.U.C. di Badesi non l’ha superata per niente, anzi aveva ricevuto numerosi rilievi, ma – illegittimamente – l’Amministrazione comunale ha provveduto alla sua pubblicazione sul B.U.R.A.S. e la Regione autonoma della Sardegna, pur obbligata a intervenire, non ha fatto un bel nulla, con il risultato di mantenere una situazione di illegittimità rilevabile in ogni eventuale contenzioso giurisdizionale con potenziale grave danno per i cittadini. Recentemente anche il Comune di Ossi – vista l’ignavia regionale – ha seguito l’esempio di Badesi per il suo P.U.C. Ovviamente le conseguenze sono le medesime.
La procedura di verifica di coerenza, prevista dall’art. 31, commi 3° e 5°, della legge regionale n. 7/2002, è svolta dalla Direzione generale della pianificazione territoriale urbanistica e della vigilanza edilizia della Regione sugli atti di pianificazione urbanistica degli Enti locali al fine di renderli coerenti con i sovraordinati atti di pianificazione paesaggistica e di settore (es. piano-stralcio per l’assetto idrogeologico, piani dei parchi, ecc.).
Giusta, necessaria, doverosa, per evitare che ogni Comune si trasformi in un feudo urbanistico indipendente, con tutte le immaginabili conseguenze.
Ma, oltre a lunghezze procedurali talvolta poco comprensibili, ci sono anche dei limiti intrinseci delle procedure, chiaramente messi in luce da tempo (fin dall’atto di “osservazioni” al P.P.R. adottato, 2006) dalle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus: infatti, non appaiono presenti meccanismi procedurali sostitutivi nel caso di mancato adeguamento della disciplina urbanistica provinciale e comunale alle previsioni del P.P.R. entro i termini ordinatori di sei mesi per le Province e di dodici mesi per i Comuni (artt. 106-107 delle norme tecniche di attuazione), ampiamente scaduti, come prevedibile.
I risultati, prevedibili, oggi si vedono chiaramente. Ma non dipendono dalla difficoltà di applicazione della disciplina di tutela costiera, spesso derivano dalla volontà inconfessabile di troppe amministrazioni comunali che vorrebbero mani libere e motori accesi per ruspe e benne lungo le coste e attualmente attendono le modifiche (stravolgimento?) del P.P.R. quale cambiale elettorale della Giunta Cappellacci.
Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
| da La Nuova Sardegna, 2 luglio 2013 |
| I Puc fermi in Regione urbanistica nel caos. Tra ritardi e norme incerte sono pochissimi i piani comunali adeguati al Ppr Gli enti locali protestano: obiezioni incomprensibili da parte dei tecnici. Silvia Sanna SASSARI. Sette anni trascorsi dall’adozione del Piano paesaggistico e appena nove Puc benedetti dalla Regione, perché coerenti con il Ppr. Altri 9 piani urbanistici comunali in fase di verifica, molti di più quelli lontani dal traguardo. Una manciata i piani respinti, l’ultimo è il Puc di Budoni, adottato dal Consiglio a febbraio e nei giorni scorsi rispedito al mittente da Cagliari. Al magro elenco si aggiungono un Pup approvato (piano urbanistico provinciale del Medio Campidano) e un altro sotto esame (provincia di Cagliari). Blocco dell’edilizia. Il quadro desolante si traduce in due effetti. Il primo è il sostanziale blocco dell’edilizia da un capo all’altro dell’isola, anche di quella più ambientalista che non porta nuovo cemento ma recupera e valorizza l’esistente. Il secondo effetto è il caos urbanistico, che attecchisce dove non ci sono regole certe e si nutre di varianti su varianti a piani regolatori o di fabbricazione vecchi di trent’anni. Oppure attinge dalle opportunità offerte dal piano casa (tre le stesure) varato nel 2009 dalla maggioranza di centrodestra che governa la Regione con l’obiettivo di aggirare almeno in parte i vincoli stabiliti dal Ppr. Un fatto è evidente, al di là della distribuzione delle responsabilità: l’urbanistica in Sardegna è intrappolata in un corto circuito che ha provocato in alcuni casi paralisi e in altri scelte discutibili. Il sistema è imploso, tra le difficoltà da parte dei Comuni a districarsi nel groviglio di norme per declinarle nella maniera giusta, e i rapporti spesso complicati tra le amministrazioni locali e gli uffici della Regione chiamati a esprimere il verdetto. Molti comuni denunciano una situazione di stallo, la Regione invece bacchetta gli enti locali che nonostante le sollecitazioni tardano a mettersi in regola. Nel frattempo all’orizzonte si profila un cambiamento che – secondo chi lo ritiene indispensabile – potrebbe essere radicale: la giunta Cappellacci cammina a passi svelti verso la revisione del Ppr per le aree costiere. Il progetto è mettere il sigillo entro la fine della legislatura a un piano meno restrittivo rispetto a quello firmato dalla giunta Soru, mai digerito dall’attuale maggioranza. Puc-Ppr. Il piano urbanistico, che regola l’utilizzo del territorio di ogni singolo Comune, nasce quasi sempre dopo parti lunghi e travagliati. E quando vede la luce, ancora non è pronto per venire al mondo. Prima del grande salto è necessario il via libera della Regione e del Ctru, il Comitato tecnico regionale per l’Urbanistica, che dovrà stabilire se il piano è coerente con le regole stabilite dal piano paesaggistico e dal Pai, il Piano assetto idro-geologico. Fondamentale è anche la Vas (Valutazione ambientale strategica), che analizza l’impatto ambientale, oltre che socio-economico, derivante dall’applicazione del piano nel territorio. C’è poi la fase di copianificazione, cioè il censimento e la catalogazione ai fini della tutela dei siti di interesse architettonico e archeologico: si tratta di un processo a tre, che coinvolge il Comune, la Regione e la Soprintendenza. Sullo scoglio della copianificazione si è arenato il piano urbanistico di Sassari, che fa avanti e indietro da Cagliari dal luglio 2009. La Vas ha rallentato invece quello di Nuoro. Le zone F, le aree costiere, sono l’oggetto del contendere a Orosei, dove il Puc già spedito in Regione dall’ex sindaco di centrosinistra è stato stoppato dall’attuale amministrazione di centrodestra. Verifica a rilento. Per aiutare gli enti locali a districarsi tra le centinaia di norme e preparare in maniera corretta le decine di elaborazioni richieste, nel palazzo della Regione, assessorato all’Urbanistica, è stata predisposta una struttura articolata in sei settori. Il personale non manca, eppure l’iter procede a rilento. Spiega Antonio Sanna, direttore del servizio pianificazione: «La procedura è complessa, molto più rispetto al passato. Il piano deve contenere tutta una serie di elaborazioni senza le quali non può superare la verifica di coerenza: oltre alla Vas e al Pul (Piano d’utilizzo dei litorali per i comuni costieri), l’incartamento deve contenere un lungo elenco di allegati. Se il piano arriva completo, allora l’iter si accorcia». Non possono mancare per esempio la cartografia aggiornata e dettagliata e il piano di zonizzazione acustica, oltre al piano del commercio e della mobilità. Bravi e cattivi. Solo pochissimi Comuni sono stati bravi e il loro Puc ha superato agevolmente l’esame della Regione. Altri credevano di avere fatto le cose a puntino, invece i loro piani sono stati bocciati o rimandati. Ma sono la maggioranza i Comuni che per ora neanche ci provano: sperano che la procedura si semplifichi, attraverso l’introduzione di norme più chiare. Ma tra vecchi e nuovi piani, aggiustamenti e revisioni, non è detto che succeda. |
I PROGETTI DI REVISIONE. Ppr 2, gli obiettivi di Cappellacci. La giunta vuole allentare i vincoli nelle zone costiere.
SASSARI. Un Ppr in vigore e un altro in embrione. I Comuni faticano ad adeguare i Puc allo strumento urbanistico vigente e tra poco potranno essere obbligati a confrontarsi con due piani diversi. Molto diversi soprattutto per quanto riguarda la tutela delle coste e i conseguenti vincoli urbanistici. Restrittivo quello targato Soru, maglie più larghe per quello fortemente voluto dalla giunta guidata da Ugo Cappellacci. Che ha iniziato quattro anni fa a scardinare il piano lasciato dal suo predecessore. La prima botta al Ppr è arrivata nell’autunno del 2009 con l’emanazione del “Piano casa”, nato con l’obiettivo di dare una boccata d’ossigeno all’economia attraverso il rilancio del comparto edile. Lo strumento urbanistico consente interventi blindati dal Ppr, anche nelle aree costiere. Il Piano casa del 2009 è stato seguito dal Piano casa 2 varato nel 2011 (e prorogato sino alla fine del 2013), che sancisce un ulteriore allentamento dei vincoli di fronte al mare e nelle zone agricole. Poi, dopo avere presentato le linee guida nel luglio 2012, il 12 marzo scorso la giunta Cappellacci ha avviato l’iter per la revisione del Ppr per l’ambito costiero, firmando il disciplinare d’intesa con il Ministero ai beni ambientali e culturali. Le riunioni a Roma hanno cadenza settimanale, l’obiettivo dichiarato è approvare il nuovo Ppr entro dicembre. Le associazioni ambientaliste insorgono, l’opposizione in consiglio non ci sta ma ancora non fa la voce grossa. Tanti sindaci, invece, stanno alla finestra: attendono le nuove norme per le zone costiere, che nei loro Puc potrebbero dare il via libera a colate di cemento sinora negate.
L’Assessore. Nicola Rassu: gli uffici stanno lavorando a pieno ritmo.
Smorza le polemiche, dice che i tecnici della Regione stanno lavorando a pieno ritmo. Su due fronti: l’esame dei piani urbanistici comunali preludio della successiva verifica di coerenza con il Ppr, e la revisione dello stesso Ppr «che sarà pronto tra qualche mese». L’assessore regionale all’Urbanistica Nicola Rassu chiarisce un dubbio: «I Puc devono essere adeguati allo strumento vigente, nessuno pensi che si stia perdendo tempo in attesa del nuovo». Quando le nuove norme pensate per le coste spingeranno i sindaci dallo spirito più cementificatore a sollecitare modifiche dei piani urbanistici così da poter sfruttare anche le zone F (turistiche) al momento off limits. Rassu è di poche parole, taglia corto quando gli si ricorda che molti Comuni sono in trepidante attesa e dice di rivolgersi agli uffici dell’assessorato. Anche qui, però, le risposte abbastanza sintetiche arrivano con il contagocce. E solo dopo ripetuti solleciti.
OROSEI. Divorzio tra sindaco e progettista. Stop del Puc richiesto dal primo cittadino, il nodo delle zone F. Angelo Fontanesi
OROSEI. Il Puc di Orosei è un caso emblematico di come la cavillosa interpretazione normativa regionale e le bizantiniane evoluzioni politiche delle amministrazioni locali possano condizionare negativamente lo sviluppo del territorio. Adottato in via definitiva nell’aprile 2011 dall’allora amministrazione “soriana” del sindaco Gino Derosas, da allora il nuovo Puc di Orosei redatto dall’architetto Sandro Roggio è fermo in Regione in attesa di approvazione. Uno stop voluto inizialmente dal sindaco subentrato un mese dopo a Derosas: il Riformatore (consigliere regionale) Franco Mula. «Quel piano è carente di documentazione e rischia la bocciatura – spiegò allora Mula – Ma ci adopereremo per completarlo e per portarlo ad approvazione quanto prima senza stravolgimenti». Tesi che non convinse i suoi oppositori che invece vedevano quel fermo come una precisa volontà politica di attendere le modifiche al Ppr per avere poi la possibilità di intervenire sulle zone di espansione. Specie in costa. Una tesi che prese quotazione questo inverno quando tra l’attuale amministrazione Mula e l’architetto Roggio si consumò un divorzio annunciato. “Casus belli” proprio due lottizzazioni costiere di antica origine per una volumetria totale di circa 200mila metri cubi non inserite come zone F nel nuovo Puc (in ossequio al decreto salvacoste del 2004 recepito poi nel Ppr) e che invece l’attuale amministrazione intende resuscitare. «La Regione ci chiede di pronunciarci sulla destinazione urbanistica di quelle due lottizzazioni – spiega Mula – ed è nostra ferma intenzione confermare la loro originaria destinazione di zone F». Intanto il Puc, e il collegato Pul (Piano utilizzo litorali), rimangono fermi ai box della Regione in attesa di approvazione. O forse di nuove elezioni.
NUORO. Il confronto è appena iniziato le regole sono ancora lontane.
NUORO Trentadue anni, un elenco lunghissimo di varianti. Un piano regolatore vecchio, che non risponde più alle esigenze di una città profondamente cambiata. Un anno fa il sindaco Alessandro Bianchi aveva esultato: finalmente Nuoro poteva contare su un piano urbanistico in grado di rimettere ordine nel caos e di tracciare le linee guida dello sviluppo. Ma il Puc di Nuoro in realtà esiste solo sulla carta. Al momento anche nel capoluogo barbaricino regna una situazione di stallo. Il Puc non ha passato indenne l’esame della Provincia, chiamata a esprimersi sulla Vas. Dice Bianchi: «La Provincia ha presentato una serie di rilievi ai quali abbiamo risposto con le controdeduzioni». Subito dopo la Vas è stata spedita in Regione, insieme all’adeguamento al Pai, che non era stato predisposto nella fase iniziale. «Ora siamo pronti a iniziare la fase della copianificazione con la Regione e la Soprintendenza», aggiunge Bianchi. Che aggiunge: «Speriamo di non avere la stessa sfortuna di Sassari, anche Nuoro ha bisogno urgente di un Puc».
I NUMERI.
2006 – L’ANNO IN CUI E’ ENTRATO IN VIGORE IL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE
300/5 – DAI 300 METRI AI 5 CHILOMETRI: I LIMITI STABILITI NEL PPR PER L’EDIFICAZIONE SULLE COSTE
60 – I GIORNI A DISPOSIZIONE DELLA REGIONE PER ESAMINARE I PIANI URBANISTICI PRIMA DI INVIARLI AL CTRU PER LA VERIFICA DI COERENZA
30 – I GIORNI ENTRO I QUALI IL CTRU DEVE ESPRIMERE UN PARERE DI COERENZA O INCOERENZA SUI PUC RISPETTO AI PPR
102 – I COMUNI COSTIERI O RICADENTI IN UN COMPARTO COSTIERO NELL’ISOLA CHE AVREBBERO DOVUTO ADEGUARSI AL PPR ENTRO DUE ANNI DALL’ENTRATA IN VIGORE
3 – LE VERSIONI DEL PIANO CASA APPROVATE DALLA MAGGIORANZA DI CENTRODESTRA (2009-2011-2012)
210 – I GIORNI NECESSARI SECONDO LA GIUNTA REGIONALE PER APPROVARE IL NUOVO PPR PER L’AMBITO COSTIERO
| GLI ALTRI CASI. |
CAGLIARI: IL CAPOLUOGO REGIONALE HA APPROVATO IL PIANO URBANISTICO NEL 2004, DUE ANNI PRIMA DELL’ENTRATA IN VIGORE DEL PPR. UN ANNO FA E’ INIZIATO L’ITER DEL NUOVO PIANO URBANISTICO, TRA LE QUESTIONI PIU’IMPORTANTI E CHE STANNO SUSCITANDO UN ANIMATO DIBATTITO C’E’ LA REGOLAMENTAZIONE DELL’AREA ARCHEOLOGICA DI TUVIXEDDU-TUVUMANNU: IL PPR STABILISCE LA TUTELA INTEGRALE, ESTESA NON SOLO ALLA ZONA DELLE NECROPOLI MA ALL’INTERO COMPENDIO.
OLBIA E TEMPIO: I CAPOLUOGHI DELLA GALLURA NON HANNO UN PIANO URBANISTICO COMUNALE. IN ENTRAMBI I CASI LA PIANIFICAZIONE URBANISTICA DISCENDE DA PROGRAMMI DI FABBRICAZIONE MOLTO DATATI. QUELLO DI OLBIA RISALE AL 1976, QUELLO DI TEMPIO AL 1980. IN ENTRAMBI I CASI LE ULTIME VARIANTI RISALGONO ALL’ANNO IN CORSO.
COSTA SMERALDA: NE’ PALAU NE’ ARZACHENA HANNO UN PIANO URBANISTICO. QUELLO PRESENTATO DAL COMUNE DI PALAU E’ STATO BOCCIATO UN ANNO FA DALLA REGIONE. ATTUALMENTE RESTA IN VIGORE UN PIANO DI FABBRICAZIONE RISALENTE AL 1971. AD ARZACHENA LO STRUMENTO URBANISTICO E’ DEL 1972, QUEST’ANNO E’ STATA APPORTATA L’ULTIMA VARIANTE PER I LAVORI DELLA RETE DEL GAS.
BUDONI: IL CENTRO GALLURESE QUALCHE GIORNO FA HA RICEVUTO LA NOTIZIA DEL LA BOCCIATURA DEL PIANO URBANISTICO COMUNALE, GIUDICATO INCOERENTE RISPETTO AL PPR. RESTA IN VIGORE IL PROGRAMMA DI FABBRICAZIONE DATATO 1975.
CASTELSARDO: NEL CENTRO COSTIERO IN PROVINCIA DI SASSARI IL PROGRAMMA DI FABBRICAZIONE HA 44 ANNI: RISALE INFATTI AL 1969.
(tavola da La Nuova Sardegna, foto per conto GrIG, J.I., S.D., archivio GrIG)







da La Nuova Sardegna, 3 luglio 2013
Soru: «Puc fermi perché Cappellacci scoraggia i sindaci». L’ex governatore: «L’obiettivo della giunta è demolire il Ppr, questo crea incertezza delle regole. Ma non ci riusciranno». (Silvia Sanna): http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2013/07/03/news/soru-puc-fermi-perche-cappellacci-scoraggia-i-sindaci-1.7357368
forzature poco intelligenti.
qui il P.U.C. adottato: http://www.comune.nuoro.it/index.php/Cittadino/Territorio_e_Urbanistica/2649/PUC_%28Piano_Urbanistico_Comunale%29_-_Elaborati_definitivi.htm
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da La Nuova Sardegna, 3 luglio 2013
CAOS URBANISTICA » LA LUNGA ATTESA. Il Puc parte verso la Regione. Approvata la maxi delibera che “salta” le osservazioni della Provincia sulla valutazione ambientale. (Giovanni Bua)
NUORO. Il Piano urbanistico comunale ha preso la via di Cagliari. E si è messo in fila insieme a un’altra decina (tra cui quello di Sassari, che fa avanti e indietro da quattro anni) di fronte alle porte del Comitato tecnico regionale per l’Urbanistica (il famigerato Ctru) che dovrà verificarne la coerenza con le regole del piano paesaggistico regionale e del piano di assetto idrogeologico. Ieri sera infatti, dopo una lunga e combattuta seduta, il consiglio comunale ha saltato l’ultimo e più insidioso ostacolo che gli si era posto di fronte dall’approvazione del piano il 27 giugno del 2012: le osservazioni della Provincia sulla Vas, la valutazione ambientale strategica. Documento fondamentale per l’approvazione definitiva e su cui i vicini di casa avevano dato parere favorevole, ma condizionato da 20 pesantissime osservazioni. Che arrivavano a mettere in dubbio la legittimità dell’adozione stessa del Piano. E che comunque, se recepite, avrebbero causato una modifica pesante degli elaborati, con inevitabile riapertura della fase delle osservazioni, e successiva adozione ex novo. Un iter non veloce né semplice che però la maggioranza guidata dal sindaco Bianchi ha (con una certa “creatività” che ha scatenato non poche polemiche), evitato. «Muovendosi – ha sottolineato il vice sindaco Leonardo Moro, che ha preso in mano in queste settimane la delicata partita – nella più totale legittimità e nel rispetto reciproco del lavoro degli uffici della Provincia e del Comune e delle loro prerogative». La soluzione scelta è stata infatti quella di fare una serie di controdeduzioni alle osservazioni della Provincia, che spaziavano dal non rispetto del Pai, al mancato aggiornamento del Puc in relazione ai rischi idrogeologici, alla perimetrazione delle aree gravate da usi civici, alla perimetrazione dei fiumi e relative sponde. Ma anche alla non coerenza con il piano energetico regionale per tutto quello che riguarda l’incentivazione delle rinnovabili. O col piano regionale di gestione dei rifiuti. E perfino con quello comunale di zonizzazione acustica. Osservazioni che il Comune ha in parte accolto («spesso erano consigli di buon senso – ha spiegato Moro – o correzioni di refusi, o integrazioni, magari legate a recentissime novità legislative), in gran parte commentato («abbiamo chiarito – ha sottolineato il vice sindaco – dove i dubbi sollevati dalla Provincia potevano trovare risposta) e in soli due casi rimandato al mittente («quando ci dicevano che senza la preliminare approvazione della Vas – ha detto Moro – il Puc non poteva essere approvato definitivamente, cosa su cui la stessa Regione si è espressa invece a favore del nostro operato. E poi quando la Provincia entrava nel merito di alcune osservazioni respinte, assoluta competenza del consiglio comunale). Il tutto è stato messo ai voti e approvato ieri in una delibera “addenda” alla Vas, allegato al Puc e spedito in Regione. «Gli uffici cagliaritani – ha chiuso Moro – avevano interrotto la verifica di coerenza per l’assenza della Vas. Ora questo punto è sanato. E possiamo partire, insieme alla Soprintendenza e alla Regione, con la copianificazione. Rivendico la spiccata vocazione ambientale di questo Piano. Che, con questo certosino lavoro, è venuta ancora più alla luce. Un piano coraggioso, rispettoso dell’ambiente. E per un sano e sostenibile sviluppo. Un piano faticoso, che oggi vive un altro fondamentale giorno. Un fondamentale passo verso la definitiva entrata in vigore».
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L’OPPOSIZIONE. «È UNA PORCATA ILLEGITTIMA CHE PROCURERA’ SOLO DANNI».
NUORO. Prima hanno chiesto una sospensiva alla trattazione dell’unico punto iscritto all’ordine del giorno, lamentando la poca chiarezza della «relazione addenda al rapporto ambientale» e la «sfuggevolezza rispetto alle prescrizioni contenute nella valutazione ambientale strategica resa dalla Provincia». Poi hanno sottolineato come «con la presente deliberazione non si procede all’adozione definitiva del Puc, come invece prescritto, al punto 20 delle osservazioni proposte, nella Vas rilasciata dalla Provincia», e che «le controdeduzioni proposte dal Comune alle prescrizioni contenute nella Vas non mettono in condizione i consiglieri di scegliere con scienza e coscienza». Ancora hanno provato a chiedere che venisse sentito in audizione il dirigente del settore Lavori pubblici della Provincia che ha firmato la determinazione n. 370 contenente le 20 osservazioni alla Vas. Infine hanno provato a proporre un’emendamento alla delibera che costringesse il consiglio a riapprovare il piano. Ha provato a vender cara la pelle l’opposizione in consiglio, convinta che quello portato a casa dalla maggioranza ieri sia uno strappo formale, regolamentare, politico. «Diciamo le cose come stanno – tuona il capogruppo del Pdl Pierluigi Saiu – quella fatta oggi è una vera porcata. L’ennesima presa in giro fatta per portare avanti un piano già morto. Prendendo in giro i cittadini. Dicevamo che il piano doveva tornare in aula e ci davano dei disfattisti. E nel mentre perdevano mesi. Ora in aula siamo tornati per questo teatrino. Ben sapendo che questo Puc, per come è stato fatto, non andrà da nessuna parte. Ma alla maggioranza questo non interessa. E, invece che prendere atto dei suoi errori e correggerli, preferisce provare a menarci per il naso». «Oggi – sottolinea Paolo Manca – non siamo stati messi in grado di conoscere quali variazioni sono state fatte al Piano, come e quanto le osservazioni della Provincia sono state accolte. Chi è stato chiesto di fidarci del lavoro degli uffici e della maggioranza. Ma, mi dispiace, io di questa maggioranza, di questa giusta, non mi fido proprio per niente». «Ho grandi dubbi – sottolinea Marcello Seddone – sulla legittimità della strada scelta dalla giunta. E temo che questo avrà gravi ripercussioni sul Puc, e sulla città». «Abbiamo sollevato una questione pregiudiziale sulla delibera presentata – sottolineano Lilli Mustaro e Andrea Fadda – perché ritenevamo che il testo così proposto non potesse essere discusso in consiglio in quanto la sua approvazione preclude l’esame delle varianti al Puc apportate dagli enti preposti al controllo prima che il piano sia definitivamente approvato».
Questo è davvero un articolo molto interessante e di informazione. La fame di cemento divora i cervelli, la coscienza e la ragione.
L’ha ribloggato su Fabio Argiolas.
La fame di cemento divora il territorio,speriamo gli venga almeno un blocco alla digestione 😖
da La Nuova Sardegna, 8 luglio 2013
A Badesi piano coerente con il Ppr, anzi no.
Lo strano caso del centro gallurese: per la Regione è legittimo ma l’ok definitivo non è mai arrivato. (Silvia Sanna)
BADESI. Coerente secondo la Regione, ma non secondo il Ctru, cioè il Comitato tecnico regionale. È il caso anomalo del Puc del Comune di Badesi, pubblicato sul Buras dall’ente locale e assente nel sito dell’amministrazione regionale: secondo il web lo strumento urbanistico vigente è il programma di fabbricazione, approvato nel 1976 e aggiornato quest’anno. Contraddizioni che fanno saltare sulla sedia la minoranza in consiglio comunale, che parla di Puc illegittimo, e l’associazione ambientalista Amici della terra-Gruppo di intervento giuridico, che contesta le scelte del piano e tuona così: «Il Puc di Badesi non ha superato la verifica regionale, anzi ha ricevuto numerosi rilievi. Nonostante questo l’amministrazione comunale ha provveduto alla pubblicazione sul Buras. E la Regione, pur obbligata a intervenire, non ha fatto un bel nulla». Il sindaco Tony Stangoni, esponente dell’Udc, dice che la verità è un’altra. Spiega: «Il nostro Puc, presentato nel 2011, è stato accolto positivamente dagli uffici regionali ma non dal Ctru. Il Comitato ha risposto con una serie di rilievi che noi non abbiamo ritenuto corretti. Per questo li abbiamo respinti replicando con una serie di controdeduzioni. Trascorsi 90 giorni, non abbiamo ricevuto più alcuna comunicazione. A quel punto, scaduto il tempo stabilito, il Puc è stato pubblicato sul Buras ed è entrato ufficialmente in vigore». E, aspetto curioso, «proprio dagli uffici della Regione ci è stato detto di seguire questa procedura. Successivamente, la Regione non ha bloccato alcuna iniziativa, i piani di lottizzazione sono andati avanti senza incontrare ostacoli. Questo significa che il nostro Puc è legittimo». E, aggiunge Stangoni, «per niente cementificatore come sostiene qualcuno». Il riferimento è alle polemiche provocate dalla realizzazione di un grande villaggio turistico a Baia delle Mimose, a meno di 300 metri dal mare e a ridosso delle dune. «Tutto in regola – dice Stangoni – si tratta di una lottizzazione del 1975. Per ridurre l’impatto abbiamo dimezzato le cubature. Lì come nelle altre due lottizzazioni, Le Dune e Maccia Boina. Il Puc non prevede neppure un metro cubo ulteriore sulle coste». Gli oppositori non ci stanno. Contestano la procedura seguita, dicono che quel piano urbanistico, privo del parere di coerenza, è carta straccia. E denunciano una situazione palese di illegittimità che potrebbe aprire la strada a una valanga di ricorsi.
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Urbanistica. Tra caos e ritardi. «Senza soldi è impossibile fare i Puc». Il caso Castelsardo. Il sindaco Matteo Santoni: «La Regione deve sostenere i Comuni e garantire certezza delle regole». (http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2013/07/08/news/senza-soldi-e-impossibile-fare-i-puc-1.7387074)
CASTELSARDO. Apre l’armadio e inizia ad apparecchiare la scrivania. Carte su carte, faldoni di 80 pagine, fascicoli di analisi, osservazioni e controdeduzioni. «Ma questa è solo una piccola parte», dice Matteo Santoni. Il sindaco di Castelsardo, nel suo ufficio al terzo piano della palazzina Eleonora d’Arborea fresca di restauro, a due passi dal Castello dei Doria, dice che «il bello deve ancora cominciare». Quelle carte sono datate, risalgono a 9 anni fa: nel 2004 il Comune adottò il suo piano urbanistico, ma dalla Regione arrivò un parere negativo. Una parziale bocciatura, una serie di rilievi pesanti che di fatto bloccarono l’iter del piano, mai entrato in vigore. A Castelsardo l’urbanistica è regolata da un piano di fabbricazione vecchio di 27 anni: risale al 1986, a un periodo in cui il centro storico era molto lontano dal diventare il gioiello che è adesso, e a Lu Bagnu una distesa di verde separava la parte bassa da quella alta della frazione balneare. Buona fetta di quel verde ora è coperto dal cemento di residence, villette e case a schiera. «Ci sono più di 200 appartamenti invenduti, molti restano sfitti anche nel pieno della stagione turistica – dice Santoni, sindaco dal 2010 – però si continua a costruire. In Comune piovono continuamente richieste, al momento abbiamo pochi strumenti per opporci a nuove edificazioni che stanno deturpando il territorio e il paesaggio. Per mettere un freno al cemento dobbiamo dotarci di un piano urbanistico comunale. Ma non è semplice, e costa tanti soldi. Che non abbiamo». Quanto costa un Puc. Castelsardo è uno dei 359 Comuni della Sardegna che deve ancora dotarsi di un Puc adeguato al Piano paesaggistico regionale del 2006. Da qualche mese è iniziato un lavoro che si annuncia lungo. Il primo passo sarà la predisposizione della Vas, la valutazione ambientale strategica che nel 2004, prima del Ppr, non era richiesta. «E poi l’adeguamento al Pai – dice Santoni –, tema delicato perché Castelsardo è uno dei centri ad alto rischio idrogeologico. Ma bisogna pensare anche a tutto il resto, la documentazione da fornire alla Regione è tantissima e sono una decina gli esperti a cui dovremo affidare gli incarichi per curare i singoli aspetti tecnici. Serviranno tanti soldi». Secondo Santoni la cifra necessaria potrebbe sfiorare i 300mila euro «e al momento ne abbiamo a disposizione circa 55mila». Si tratta di parte di uno stanziamento regionale di 93mila euro, «ma 38mila li abbiamo spesi per saldare i conti con i tecnici che avevano redatto il programma di fabbricazione nel 1986». E tutto il resto? «Sarà dura in assenza di nuovi incentivi. Le entrate ordinarie scarseggiano, il bilancio comunale è magro». Le difficoltà. Tanti Comuni lamentano la complessità delle procedure di adeguamento dei Puc al Ppr. Norme su norme, nuove regole che saltano fuori all’improvviso, ma anche un confronto con la Regione che procede al rallentatore. «Serve una semplificazione – dice Santoni – e certezza delle regole. Solo così i Comuni riusciranno ad adeguarsi. Noi vogliamo farlo, vogliamo pianificare lo sviluppo del territorio, tutelare le aree di pregio, salvare le coste, mettere i paletti alla corsa al mattone, ingiustificata ed estremamente dannosa». Matteo Santoni, di professione biologo, tesi di laurea in Ecologia, ex esponente dell’Mpa, sposa il Ppr di Renato Soru: «È una delle cose più importanti che siano mai state fatte in Sardegna». E sui progetti di revisione cavalcati dalla giunta Cappellacci è scettico: «Qui non sentiamo il bisogno di allentare i vincoli sul mare, tutt’altro». Caos edilizio. L’assenza del Puc ha dato nuova vita al Programma di fabbricazione dell’86, la cui prima stesura risale addirittura al 1969. Santoni si affaccia alla finestra, davanti agli occhi c’è una distesa di tetti, sulla sinistra si apre il golfo dell’Asinara. Il sindaco punta il dito: «È colpa di quello strumento urbanistico se è nato quel quartiere accanto a un fiume e se là, di fronte al mare, è spuntato un intero villaggio turistico». Tutto regolare, neanche l’ombra di un abuso: i progetti sono stati approvati perché in quelle aree il Pdf prevedeva volumetrie di completamento. Anche lungo la strada che va verso Valledoria, dove il villaggio in fase di ultimazione è fatto di case rosse e gialle che si arrampicano sulla collina, e per ora a circondare il cemento c’è solo asfalto. Ma i piani erano diversi. «Il Puc del 2004 spostava quelle volumetrie all’interno, nell’asse di collegamento tra Castelsardo e Lu Bagnu che passa dietro il porto di Frigiano – spiega Santoni –. L’idea, che resta attuale, è unire la frazione al centro urbano, realizzando servizi e infrastrutture». E resta attualissima la volontà di preservare il cuore del borgo. Tra i documenti da spedire in Regione c’è il piano particolareggiato del centro storico con l’individuazione del centro matrice. A Castelsardo i confini corrispondono alle mura del Castello, ma l’obiettivo è allargarli, inserendo nel centro matrice anche quei lembi rimasti fuori, così da garantire massima tutela. Si può fare, ma serve un Puc.
E intanto i lavori proseguono……proseguono….tant’è che sono già arrivati al tetto, ma chi li fermerà più???? Gli appartamenti sono gìà tutti in vendita, e…. povera Italia e poveri noi
da La Nuova Sardegna, 28 settembre 2013
La Regione “rimanda” il Piano urbanistico.
L’ufficio di Cagliari vuole avere chiarimenti sulle zone turistiche e di espansione Sospeso il giudizio definitivo. L’assessore Cannas: «Subito al lavoro»
l’iniziativa. (lamberto Cugudda)
TORTOLÌ. La verifica (o parere) di coerenza sul Puc, il Piano urbanistico comunale, da parte della Regione (per la precisione, del Centro tecnico regionale per l’urbanistica), è giunta nella serata di giovedì: il massimo strumento urbanistico cittadino non viene bocciato, ma neanche promosso integralmente, così come venne approvato lo scorso 3 aprile in consiglio comunale. Riferendosi al linguaggio scolastico, si potrebbe dire che viene “rimandato” (in questo caso, proprio a settembre), o che potrebbe avere uno o più debiti, da riparare nell’arco di pochi mesi. In parole ancora più semplici, viene temporaneamente sospeso il giudizio definitivo. A quanto risulterebbe, vengono infatti richieste delle integrazioni e dei chiarimenti, soprattutto in relazione alle zone C (espansione) e alle zone F (turistiche). Per zona C (di espansione), si intende parti del territorio comunale parzialmente edificate dove non si è verificata almeno una delle due condizioni della zona B (completamento); sono interessate da previsioni di espansione dell’aggregato urbano. L’assessore comunale all’Urbanistica, l’indipendente Massimo Cannas, spiega: «Corrisponde al vero che giovedì sera, in Comune, è giunta l’attesa verifica di coerenza. La struttura portante non viene toccata e pare vengano richieste delle integrazioni e dei chiarimenti. Cosa che faremo quanto prima. Ma si tratta di un documento molto tecnico, che richiede un’attenta disamina. Ecco perché, già nei primi giorni della prossima settimana ho convocato una riunione con i nostri consulenti per il Piano urbanistico e l’Ufficio di piano: studieremo insieme cosa richiede, nei minimi particolari, la verifica di coerenza». Nei giorni scorsi, il consigliere comunale di minoranza, Ennio Mascia (Partito democratico), sull’argomento ha detto: «Mi pare molto strano – che la Regione possa rilasciare un parere di coerenza favorevole. Non scordiamo che la maggioranza di centrodestra che governa Tortolì, nelle sei sedute consiliari che vennero dedicate, full time, all’esame delle circa 172 osservazioni al Puc che vennero presentate, se non sbaglio, ne recepì il 70 per cento. E così, di fatto, venne stravolta la “impalcatura” di base dello stesso Piano urbanistico comunale. Attendiamo il giudizio che rilascerà il Centro tecnico regionale per l’urbanistica». Il Piano urbanistico comunale vide l’adozione il 23 aprile 2010, quando il Comune era guidato dalla precedente maggioranza di centrosinistra, a una quarantina di giorni dalle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale. L’approvazione definitiva risale allo scorso 3 aprile. E ora, in tanti cercheranno di capire quali sono le reali integrazioni e i chiarimenti, rispetto alle zone C e alle zone F, che occorrerà effettuare e fornire.
da La Nuova Sardegna, 5 ottobre 2013
TORTOLÌ » URBANISTICA. Lerede: quattro mesi per mettere a posto il Puc “rimandato”.
Il sindaco: «La Regione ha accolto struttura e impostazione» Ma bisogna intervenire sulle zone turistiche e di espansione. Cannas: attendiamo gli approfondimenti. (Lamberto Cugudda)
Solo dopo la fase di incontri per approfondire quanto richiesto nella “verifica di coerenza”, per Mimmo Lerede e Massimo Cannas «sarà possibile avere una conoscenza adeguata delle richieste regionali e poi procedere con i lavori di adeguamento dei soli rilievi legittimi contenuti nel documento regionale». E pur essendo difficile fare una prevsione temporale, sindaco e assessore all’Urbanistica, presumono: «Per la definizione del percorso potrebbero essere necessari almeno altri tre o quattro mesi».
TORTOLÌ. Puc “rimandato” dalla Regione sulla base della verifica di coerenza: il sindaco Mimmo Lerede (Pdl) e l’assessore all’Urbanistica, l’indipendente Massimo Cannas, espongono la loro interpretazione. «Da una prima analisi provvisoria – affermano – la Regione ha accolto e accettato la struttura e l’impostazione del Puc di Tortolì, così come elaborata dal professor Deplano, dell’Università di Cagliari, e dal suo gruppo di lavoro. La Regione richiede alcune integrazioni e correzioni materiali su qualche punto non sostanziale, oltre a spiegazioni integrative in particolare sulla copianificazione archeologica, sul dimensionamento delle Zone F (turistiche) e sull’esplicitazione dei parametri di alcune Zone C (espansione). Ha chiesto anche di approfondire alcuni argomenti e soluzioni peraltro già discussi, condivisi e concordati con i funzionari regionali. Per fare tutto dovrebbero bastare quattro mesi». Il sindaco e l’assessore ricordano che il Pul (Piano utilizzo litorali) e il Puc, dopo la loro adozione da parte del consiglio comunale il 21 gennaio 2010 e il 9 aprile dello stesso anno, hanno proseguito il loro iter formativo. «E questo – sostengono Lerede e Cannas – con l’esame delle osservazioni dei cittadini; con la modifica dello zoning; delle norme tecniche di attuazione e regolamento edilizio; con lo studio della compatibilità idraulica approvato dall’Autorità di bacino; con l’espletamento del parere positivo sulla Vina (Verifica di incidenza ambientale) da parte dell’assessorato all’Ambiente della Regione. E ancora, con la definizione e chiusura della copianificazione architettonica ; la definizione e chiusura della copianificazione archeologica. E infine con la definizione e la chiusura della procedura di Vas (Valutazione ambientale strategica) con l’espletamento del parere motivato emesso dalla Provincia Ogliastra». In seguito a questo percorso, Pul e Puc vennero definitivamente approvati dal consiglio comunale lo scorso 4 aprile. Sindaco e assessore rimarcano: «La “verifica di coerenza” è l’ultima fase della procedura urbanistica di approvazione dei Puc e certifica che tutti gli atti di programmazione urbanistica del Comune siano coordinati e coerenti con gli strumenti normativi sovraordinati. La natura di questa verifica è quella di un controllo di legittimità formale e non di merito delle scelte fatte dal consiglio comunale». Nove giorni fa è stata consegnata la determinazione che concerne la “verifica di coerenza” del Puc in adeguamento al Ppr. «La complessità del Puc – sostengono ancora Lerede e Cannas – deriva dalla presenza nel territorio comunale di un centro abitato che si è esteso spontaneamente in aree periferiche, e che necessità di una corretta disciplina. Dall’esistenza di un’ area industriale addossata allo stagno con forte valenza ambientale; dalla presenza nella fascia costiera di un edificato irregolare; dall’ubicazione della pista aeroportuale all’interno di aree problematiche; da un sistema archeologico organizzato in 13 siti di importanza regionale. E infine dalla complessa struttura del porto di Arbatax con adiacenti le aree della Saipem e della ex Cartiera» Da questa settimana sono in programma contatti e incontri tra i consulenti del Puc e il responsabile dell’Ufficio di Piano comunale per studiare e approfondire i contenuti, le richieste e le proposte della Regione.
da La Nuova Sardegna, 9 ottobre 2013
URBANISTICA » DOPO IL PARERE NEGATIVO DELLA REGIONE. Budoni, un freno al cemento selvaggio. Il sindaco eletto a maggio anticipa le linee guida della futura pianificazione territoriale: «Non si può edificare all’infinito». (Paolo Merlini)
BUDONI. Il piano era ambizioso: cinquemila nuovi alloggi, da realizzare da qui al 2021, in previsione dell’aumento demografico ma soprattutto della voce turismo, in netta ascesa da vent’anni a questa parte. Ma la Regione, attraverso il Comitato tecnico regionale urbanistica (Ctru), quattro mesi fa ha detto no al Comune di Budoni, rispedendo al mittente un piano urbanistico costato cinque anni di lavoro e circa duecentomila euro di parcelle. Lo ha fatto motivando il suo diniego in 28 pagine di verbale, dove punto per punto si demolisce sul piano formale e sostanziale la filosofia del piano che, secondo il Ctru, avrebbe completamente travisato spirito e indicazioni del Piano paesaggistico regionale. E, sottotraccia, si afferma un no deciso alla “città lineare” lungo costa che si cerca di costruire da tempo in Sardegna (in più di un caso è già stato fatto con successo), con casi limite proprio in Gallura. E Budoni, per certi versi, ne è diventato un emblema. Per verificarlo, è sufficiente il colpo d’occhio che si prova, percorrendo la statale 131 Dcn in direzione Olbia, all’uscita della galleria S’Iscala, qualche chilometro dopo Posada: la frazione di Tanaunella, che vent’anni fa aveva non più di 150 abitanti, oggi è un enorme distesa di seconde case. La nuova giunta. Giuseppe Porcheddu, 46 anni, geometra, un’esperienza politica quasi ventennale in municipio nelle fila del centrosinistra, guida la lista civica che governa Budoni dallo scorso giugno, dunque non ha la paternità politica del Piano urbanistico comunale (Puc) respinto dalla Regione. Anzi, probabilmente non ne condivideva neppure il gigantismo, visto che nella seduta del consiglio comunale che lo ha approvato nel febbraio di quest’anno, quando era capogruppo dell’opposizione, si è astenuto. Sta di fatto che la grana Puc ora è ricaduta sulle sue spalle: dovrà sovrintendere alla redazione del nuovo piano secondo le indicazioni del comitato regionale e nel frattempo fare fronte alle lamentele di cittadini e imprenditori che lamentano il blocco dell’edilizia, vero motore economico della Budoni degli ultimi anni. Motore che, comunque, con la crisi gira a vuoto da tempo, con centinaia di case inutilmente sul mercato. Intendiamoci, Porcheddu, pur non essendo stato direttamente parte in causa nella costruzione del Puc, non lo disconosce in toto: «Ma vedevo in quella pianificazione dei limiti che purtroppo sono venuti alla luce con il parere del Ctru. Ci sono evidenti carenze nella Vas, la valutazione ambientale strategica, cioè lo sviluppo del territorio da qui a trent’anni. Preciso che la Regione non boccia i Puc, ma da parere di “non coerenza” con il piano paesaggistico». Ma questi elementi di “incoerenza” ci sono davvero, e se sì, dove si è premuto l’acceleratore? «Se un ufficio regionale pone obiezioni di questo tipo non ho motivo di metterne in dubbio la fondatezza. Mi chiede se con il Puc si voleva premere l’acceleratore sullo sviluppo edilizio? Be’, questo è indubbio. È stato fatto in particolare nelle zone C, di espansione, e soprattutto nei borghi, ne abbiamo ben 22. La mia opinione – continua il sindaco – è che nell’ultima fase il piano sia diventato elettoralistico. La nostra amministrazione, per quanto ci compete, dovrà riportarlo sul piano politico, attraverso la Vas, ipotizzando uno sviluppo coerente e non sovradimensionato. Dobbiamo avere il coraggio di dire alla nostra comunità quello che possiamo fare con il Puc, non promettere l’impossibile. Per noi di Dialogo Civico (la lista con la quale Porcheddu è stato eletto, ndr) è una scommessa importante, vogliamo tracciare un percorso chiaro. Parlo di uno sviluppo sostenibile: mi rendo conto che è un concetto sulla bocca di tanti e con pochi riscontri nella realtà, ma è ciò che cercheremo di fare. Possiamo ancora riqualificare. La crisi ci ha obbligato a considerare che non si può edificare in eterno. Dobbiamo offrire i servizi che lo sviluppo impetuoso degli ultimi decenni ha tralasciato. O investire nell’agricoltura, che è stata storicamente un’attività portante della nostra economia e può ritagliarsi un ruolo nelle produzioni a chilometro zero». Scarsa tutela. Un’altra critica del comitato tecnico regionale riguarda la carenza di individuazione di zone H, cioè di tutela integrale. La memoria va a quasi trent’anni fa, con la costruzione di Porto Ottiolu, realizzato devastando uno stagno e parte della spiaggia. Uno scempio passato quasi inosservato nell’euforia edilizia degli anni Ottanta. «Indubbiamente – dice il sindaco – allora non ci fu la giusta attenzione del Comune verso la salvaguardia di una perla naturale. In urbanistica purtroppo non si passa la spugna il giorno dopo per rimediare a un errore. Ma in seguito Porto Ottiolu è stato comunque una carta vincente, fondamentale per lo sviluppo di Budoni, pur con gli alti e bassi della sua storia. Anche qui, più che a ulteriori volumetrie, penso alla necessità per esempio di un albergo, che oggi manca». L’ufficio regionale chiede chiarezza su un altro punto, cioè la previsione di un campo da golf. «Non abbiamo previsto alcuna struttura di questo tipo, né ci è stata proposta», dice Porcheddu. Uno degli aspetti più critici sollevati dalla Regione riguarda le previsioni di sviluppo edilizio. In sostanza viene contestato il “fabbisogno” di 5000 ulteriori abitazioni. “Necessarie”, secondo gli autori del Puc, per far fronte a una popolazione (5012 abitanti l’ultimo dato) che cresce in media del 18 per cento l’ anno, e che nel 2020 si ipotizza in 5700 abitanti; ma soprattutto legate al numero dei non residenti che lavorano o soggiornano a Budoni abitualmente, e ai turisti veri e propri: sulla base dei consumi idrici, il Puc stima la loro presenza in 33 mila unità al giorno, ma si limita a fornire dati solo sull’agosto 2010. Resta il fatto che già oggi le case non abitate per dieci mesi l’anno sono cinquemila. I posti letto nelle strutture ricettive, prevalentemente villaggi turistici chiusi per due terzi dell’anno, dodicimila. Sono proprio “necessarie” altre cinquemila abitazioni?
da La Nuova Sardegna, 15 ottobre 2013
Budoni, è scambio di accuse sul Puc. L’ex sindaco: «Non ci sto a passare per cementificatore». Per Pittorra «la Regione sapeva», ma poi inciampa sui numeri. (Paolo Merlini)
BUDONI. «Non mi va di passare per cementificatore», dice l’ex sindaco Pietro Brundu. «Al contrario, lo spirito che ha animato la giunta che ho guidato dal 2008 sino alla scorsa primavera ha avuto come obiettivo la riqualificazione dell’esistente, un patrimonio edilizio che non è poca cosa, mi rendo conto. Lo abbiamo fatto attraverso il Puc, ma nel frattempo abbiamo abbassato l’indice di edificabilità da 0,80 a 0,50. Rimando dunque al mittente, cioè all’attuale sindaco Giuseppe Porcheddu, l’accusa di aver predisposto un Puc elettoralistico. Non mi pare anzitutto che le elezioni comunali ci abbiano premiato, e forse il motivo è proprio il Puc. Del resto, quando abbiamo iniziato a programmare l’edilizia era già ferma per via della crisi, sarebbe stato un controsenso. Dovrebbe saperlo bene Porcheddu, che di mestiere fa il costruttore». Brundu, commercialista, dal maggio scorso non si occupa più di politica comunale, ma qualche sassolino dalle scarpe ha voluto toglierselo di fronte alle critiche del suo successore, che nei giorni scorsi ha descritto alla Nuova Sardegna quelle che secondo lui sono le colpe della precedente amministrazione nella bocciatura del Puc da parte della Regione. «È vero che Porcheddu al momento dell’approvazione del Puc si è astenuto, ma già questo indica come non fosse contrario. Egli stesso ha approvato gran parte delle osservazioni proposte dai privati. Infine, nella sua giunta ci sono due consiglieri che facevano parte della mia maggioranza e hanno condiviso il cammino del Puc dall’inizio alla fine». Sin qui Brundu, che forza il riserbo sinora mantenuto sul caso Puc per alcune precisazioni politiche che ritiene doverose. Per le questioni tecniche preferisce far parlare l’ex assessore all’urbanistica Luciano Pittorra, per certi versi il padre del Puc rispedito al mittente per “incoerenza” con il piano paesaggistico regionale. Anche lui oggi ha lasciato la politica attiva, dopo una lunga esperienza amministrativa al Comune di Budoni (è stato sindaco nei primi anni ’90). Parla della sostanziale bocciatura da parte del Ctru (comitato tecnico regionale urbanistica) come di una sconfitta personale, oltre che dal punto di vista politico. «Sono stati anni di lavoro serio, abbiamo approvato la Vas, poi il Pai (la valutazione ambientale strategica e il piano assetto idrogeologico, ndr). Abbiamo avuto incontri con la Soprintendenza, con la stessa Regione erano settimanali, conosco il dirigente del Ctru Carlo Melis e tutti i funzionari dell’assessorato all’urbanistica. Mi chiedo, se c’erano obiezioni alla linea del Puc, perché non siano state sollevate per tempo. Definire “non coerente” il nostro piano dopo l’adozione da parte del consiglio comunale significa che bisogna rifare tutto, a partire dalla Vas». Questa la versione dell’ex assessore, che sostiene dunque di aver agito in piena sintonia con gli uffici regionali durante il lavoro di stesura del Puc e di aver fatto le spese di una bizza dell’ultim’ora. Tesi singolare, perché la relazione di “non coerenza” è firmata, oltre che dal funzionario incaricato dell’esame, proprio dal dirigente del Ctru. E il “no” al Puc è spiegato punto per punto in 28 pagine di verbale. Insomma, per la Regione c’è poco da svicolare: quel Puc non risponde affatto alle linee guida del Piano paesaggistico. «Il problema – si giustifica Pittorra – è che l’interpretazione delle norme varia da funzionario a funzionario. Ripeto, gli incontri ci sono stati, altrimenti non saremmo andati all’approvazione definitiva ma l’avremmo rinviata come fanno altri comuni. E non avremmo speso 400 mila euro, la metà dei quali solo per l’incarico all’ingegner Gamberini». Insomma, neppure un minimo di autocritica, assessore? Il territorio di Budoni non è stato invaso dal cemento negli ultimi anni, e dunque l’indicazione della Regione a “consumare” meno territorio non è poi così campata in aria? «I più critici siamo stati noi, abbiamo riconosciuto l’eccessivo permissivismo di alcune amministrazioni che ci hanno preceduto. Penso alla giunta in carica dal 1998 al 2003, guidata da Gianni Nieddu e con l’attuale sindaco Porcheddu allora assessore al bilancio. Sono state approvate cento lottizzazioni in zona C e sessanta in zona F…. A Budoni purtroppo abbiamo il triste primato delle seconde case, circa settemila. Se devo fare autocritica, dico che il nostro Puc forse pecca nell’ampliamento previsto nelle ventitré frazioni». Ma se l’obiettivo di riqualificazione era condiviso, perché il piano prevede di realizzare altre cinquemila abitazioni? «Ma chi le ha dato queste cifre? Parliamo di 600 mila metri cubi, quindi al massimo 2000-2200 abitazioni». Peccato che il dato compaia nella “Relazione di stima del fabbisogno abitativo” allegata al Puc, pubblicata nel sito del Comune. In effetti sono 4930, non proprio cinquemila, le abitazioni indicate come “necessarie” da qui al 2021. «Ah sì? Ma quel calcolo è errato, e poi è solo un’ipotesi»
un esempio positivo.
da La Nuova Sardegna, 6 novembre 2913
Un premio al Puc di Posada per «l’equilibrio degli interessi».
Il sindaco riceve questa sera a Torino il riconoscimento dell’Istituto nazionale di Urbanistica. «Abbiamo seguito le linee guida del Piano paesaggistico: non è vero che congela l’edilizia».
Roberto Tola: «Troppe scappatoie nel Pps della giunta Cappellacci». (Paolo Merlini)
Posada è stato uno dei primi comuni dell’isola a dotarsi di un Piano urbanistico comunale in base alle indicazioni del Piano paesaggistico regionale che oggi la giunta Cappellacci vorrebbe cancellare con un colpo di spugna, adottando un nuovo piano meno restrittivo (il Pps). Come vede il sindaco di un Comune virtuoso la polemica di questi giorni? «Non conosco nel dettaglio le nuove norme tecniche di attuazione – dice Roberto Tola –, ma alcuni aspetti, come i piani strategici in assenza di Puc, mi sembrano una follia. Parlo della possibilità che viene data ai privati di costruire in deroga, previo accordo con la Regione, investimenti di grandi dimensioni, come avveniva anni fa con gli accordi di programma. Accordi che spesso si sono rivelati speculazioni legalizzate. I comuni prima devono fare i Puc, non possono esserci scappatoie».
POSADA. Proprio nei giorni in cui c’è grande preoccupazione per il futuro delle coste dell’isola, dopo la decisione della giunta Cappellacci di rivedere il Piano Paesaggistico Regionale (Ppr) e allentare le maglie dei vincoli edilizi, la Sardegna al contrario fa notizia per un caso virtuoso di tutela ambientale. Questa sera l’amministrazione comunale di Posada riceverà a Torino il Premio Urbanistica 2013, assegnato nella sezione “Equilibrio degli interessi”, per il Piano urbanistico comunale (Puc) approvato lo scorso anno. Un piano, redatto seguendo le indicazioni del Ppr varato nel 2006 dalla giunta regionale guidata da Renato Soru, che porta la firma degli architetti Francesco Nissardi e Pietro Bertelli. Il sindaco Roberto Tola, geologo prestato alla politica al suo secondo mandato, ritirerà il premio questa sera nella sede del Circolo dei lettori di Torino. L’occasione è legata all’edizione 2013 di Urbanpromo, l’evento che l’Istituto nazionale di urbanistica (Inu) organizza ogni anno sui temi della pianificazione territoriale. Il Comune di Posada, su indicazione dei professionisti autori del Puc, aveva partecipato all’edizione 2012 presentando gli elaborati del proprio piano, approvato dal consiglio comunale nel marzo 2011. In quella occasione aveva riscosso apprezzamenti e si era aggiudicato, appunto, il riconoscimento per la sezione “Equilibrio degli interessi” che verrà conferito questa sera. Tra tanto parlare di sviluppo sostenibile, infatti, il Puc varato dall’amministrazione sembra andare effettivamente in questa direzione, cioè coniugare le legittime aspettative della popolazione con la tutela dell’ambiente, come spiega Tola in questa breve intervista. È stato difficile lavorare all’interno della gabbia del Ppr? È davvero un’impresa impossibile come sostengono i detrattori dello strumento urbanistico regionale e in particolare la giunta guidata da Capellacci? «Per noi non lo è stato. È stato impegnativo, certo, perché un Puc è un progetto complesso. Posada partiva con il 40 per cento del territorio di fatto già vincolato, tra terreni a uso civico e piano d’assetto idrogeologico. Ma quello che sulla carta poteva apparire un handicap per noi è diventato un punto di forza». Un Puc che osserva le linee guida del Ppr congela l’edilizia come si sente spesso dire? «No, al contrario. Il nostro Puc prevede la costruzione di insediamenti per circa 200 mila metri cubi: 130 mila come zone di espansione intorno all’abitato, verso Torpé e La Caletta di Siniscola, 70 mila come zone F, cioè destinate all’edilizia residenziale turistica, nella frazione di San Giovanni. Non mi pare che questo significhi congelare ogni prospettiva di sviluppo edilizio. Nel nostro caso, inoltre, abbiamo tenuto conto del costante aumento demografico del paese. Oggi Posada ha quasi tremila abitanti: sulla base del trend degli ultimi quindici anni, in cui c’è stato un aumento di circa mille abitanti, abbiamo ipotizzato che la popolazione nel 2022 (i Puc pianificano lo sviluppo per 15 anni, ndr) sarà di 3600-3900 persone. Il paese ha subìto negli anni ’60 e ’70 una forte emigrazione. Il picco maggiormente negativo è del 1971, quando i residenti erano 1243. Oggi assistiamo al fenomeno contrario». Posada è anche il Comune capofila del Parco Tepilora, l’oasi ambientale di prossima istituzione che interessa anche Lodè, Torpè e Bitti. Nella realizzazione del Puc il parco è stato un limite? «Anche in questo caso la risposta è no. Il nostro Puc è stato costruito proprio intorno all’idea di parco. Le stesse zone di espansione sono considerate come zone di pre-parco. Poi c’è Orvile, la pineta che si affaccia sulla spiaggia, con lo stagno e la foce del fiume dove ovviamente è prevista la massima tutela. L’altro obiettivo è il recupero del centro storico, dove lavoreremo per una costante riqualificazione, consapevoli del suo valore architettonico e storico».
Povera Sardegna, non bastava la speculazione energetica, adesso ritorna anche la speculazione mattonara. La Regione, che invece di spingere i Comuni ad adeguarsi al ppr, aggira l’ostacolo e partorisce il pps, che usa come strumento elettorale. Il territorio, il paesaggio, patrimonio comune, viene abbandonato agli umori dei Comuni, alle Amministrazioni di passaggio ansiose di ritagliarsi un ruolo, di creare qualche posto di lavoro in un settore (l’immobiliare) in profonda crisi. Sulla scia della marcia e corrotta politica nazionale, un altro desolante esempio sardo di uso della politica.
e anche Ossi ritorna sui suoi passi 😉
da La Nuova Sardegna, 23 febbraio 2014
Via libera al Puc dopo un percorso pieno di ostacoli. L’iter del Piano di Ossi si è concluso con l’ok della Regione Il sindaco: «Finalmente abbiamo un documento definitivo». (Pietro Simula)
OSSI. Sul tormentato iter del Piano Urbanistico Comunale, a lungo in attesa del parere di coerenza da parte degli uffici regionali, arriva finalmente la risposta della Direzione generale della pianificazione urbanistica territoriale. Con una nota inviata al Comune si comunica infatti che «la variante allo strumento urbanistico del Comune di Ossi, approvata con deliberazione del consiglio comunale n.99 del 19.12.2013, risulta coerente col quadro normativo e pianificatorio sovraordinato». Ora il Comune dovrà procedere alla pubblicazione sul Buras. In realtà le polemiche, tanto accese da provocare il dimissionamento di un assessore, erano sorte in seguito a una variante precedente, la n. 52/2011 sulla quale la Regione aveva segnalato dei vizi. Per la rimozione di tali vizi il consiglio comunale era intervenuto con la delibera 37/2012, che era stata inviata poi agli uffici regionali competenti per i relativi adempimenti. Scaduti i novanta giorni previsti dalla legge senza che arrivasse alcun risposta il sindaco Pasquale Lubinu ha ritenuto potersi procedere alla pubblicazione sul Buras. Cosa che è avvenuta, provocando un’accesa discussione: c’era chi sosteneva che la rimozione dei vizi segnalati dalla Regione fosse avvenuta con la delibera 37/2012 e che, quindi, scaduti i termini di legge per una risposta, si potesse procedere alla pubblicazione in considerazione del principio vigente di copianificazione; e, al contrario, c’era chi sosteneva che per rimuovere i “vizi” segnalati non bastasse una delibera, ma occorresse ricominciare da capo tutto l’iter di approvazione della variante. L’incertezza sulla “coerenza” col quadro normativo regionale è andato avanti per molti mesi senza che alcuna risposta arrivasse, né sulla delibera con la quale si era provveduto a rimuovere i “vizi”, né sulla decisione del Comune di procedere alla pubblicazione senza il parere finale della Regione. Si arriva così al mese di dicembre 2013: il 19 il consiglio comunale approva in via definitiva un’altra variante. La relativa delibera (la n.99/2013), anche in questo caso, viene inviata in Regione con le solite modalità. Contestualmente, fa sapere il sindaco, vengono inviate le delibere oggetto delle polemiche precedenti (la 52/2011 e la 37/2012). Stavolta la risposta arriva insolitamente tempestiva: la determina con la quale si comunica lo stato di “coerenza” dell’ultima variante (la n.99/2013) è infatti dell’11 febbraio 2014. Con questo provvedimento, afferma il sindaco Lubinu, “il Direttore generale dell’assessorato all’Urbanistica, sentito il parere del comitato tecnico regionale, ha certificato che, a seguito dell’ultima variante il Puc di Ossi risulta coerente con il quadro normativo e pianificatorio sovraordinato». «Adesso – rassicura – una volta effettuata la pubblicazione sul Buras, il Comune di Ossi avrà, anche sotto il profilo formale, oltre che sostanziale, un Puc con parere di coerenza positivo». Ma basterà a far cessare le polemiche?
da La Nuova Sardegna, 25 aprile 2014
Loiri Porto San Paolo vara il suo Puc.
Il sindaco Meloni: «La decisione è stata presa all’unanimità. Abbiamo adeguato lo strumento urbanistico al Ppr e al Pai». (Enrico Gaviano): http://lanuovasardegna.gelocal.it/olbia/cronaca/2014/04/25/news/loiri-porto-san-paolo-vara-il-suo-puc-1.9109709
qualche buona notizia 🙂
da Alguer.it, 12 luglio 2014
La Riviera del Corallo è ferma al vecchio Piano regolatore generale del 1984. Crescono le aspettative di un´intera città che ha da poche settimane eletto il nuovo consiglio comunale
Alghero sfida il suo passato.
Puc in viaggio da vent´anni: http://notizie.alguer.it/n?id=74799
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Intesa per la definizione e successiva approvazione del tanto atteso Piano urbanistico Comunale della città. Il 18 la firma con la Regione alla presenza dell´assessore Erriu. Anche il Piano del Centro Storico, Pul, zone urbane, Fertilia e l’ex bonifica rientrano nell’accordo
Puc e Pul, accordo a Cagliari.
Il 18 luglio firma ad Alghero: http://notizie.alguer.it/n?id=74748
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da La Nuova Sardegna, 11 luglio 2014
Sarà un Puc progettato con la Regione.
Il sindaco pronto a firmare un protocollo d’intesa capace di accorciare i tempi di approvazione del piano. (Andrea Massidda): http://lanuovasardegna.gelocal.it/alghero/cronaca/2014/07/11/news/sara-un-puc-progettato-con-la-regione-1.9580455
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2 luglio 2014
La Regione aiuta Olbia a fare il Puc.
Assistenza tecnica al Comune per armonizzare il piano urbanistico con il Ppr: http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2014/07/02/news/la-regione-aiuta-olbia-a-fare-il-puc-1.9528567
da L’Unione Sarda, 14 luglio 2014
AMBIENTE . L’annuncio di Erriu. A breve la nuova legge quadro e il confronto col ministero.
«Entro l’anno sbloccati 70 Puc». Ma sul Ppr è lite Forza Italia-Pd. (Giuseppe Meloni): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_146_20140714100754.pdf