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Il popolo di Cossoine dice “no” alla mega-centrale termodinamica.


Spagna, Fuentes de Andalucía, centrale solare termodinamica a concentrazione

Spagna, Fuentes de Andalucía, centrale solare termodinamica a concentrazione

Cossoine, 973 residenti, in Provincia di Sassari.

Su 544 votanti (il 71,01% degli aventi diritto) ben 484 (l’88,97%) hanno detto il loro “no” al progetto di centrale solare termodinamica a concentrazione (potenza complessiva 30 Mwe) proposto dalla Società Energo Green  nelle località LarioneSa Tanca ‘e sa ChegiaSu PadruLudarzuSu Campu, nei Comuni di Cossoine e Giave, e interessante ben 160 ettari di terreni agricoli di buona qualità.

Solo 57 voti favorevoli, 2 schede nulle e una bianca hanno completato il quadro del referendum consultivo indetto dal Comune di Cossoine sul progetto, oggetto di un’animata contestazione promossa dal locale Comitato popolare per il no al termodinamico a Cossoine e Giave.

La deliberazione Giunta regionale n. 48/37 dell’11 dicembre 2012, anche grazie all’atto di “osservazioni” (20 agosto 2012) delle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e Amici della Terra,  al termine della procedura di verifica di assoggettabilità (screening, decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.) ha deciso l’assoggettamento alla successiva e vincolante procedura di valutazione di impatto ambientale (V.I.A., decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).

La vicenda non è certo conclusa, ma il popolo di Cossoine si è espresso molto chiaramente.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e Amici della Terra

156400_161203994023714_664897727_nda La Nuova Sardegna, 18 marzo 2013

Referendum, Cossoine dice no alla centrale termodinamica.

Grande affluenza alla consultazione popolare voluta dall’amministrazione comunale e festeggiamenti per il risultato. L’89 per cento ha detto no all’impianto che dovrebbe occupare 160 ettari.   Pier Luigi Piredda

 

da Sardinia Post, 18 marzo 2013

Cossoine, plebiscito contro il termodinamico.

Gli ambientalisti: “Giusto valutare l’impatto ambientale. Quel progetto snatura il territorio”.

Sardegna, paesaggio agrario

Sardegna, paesaggio agrario

(foto da mailing list ambientalista, S.D., archivio GrIG)

  1. capitonegatto
    marzo 18, 2013 alle 3:56 PM

    Sarebbe interessante sapere quali motivazioni per il no alla centrale .Cosa si produce sui 160 ettari di buona terra agricola ? Qualcuno vuole speculare per future costruzioni ?

    • antonello
      marzo 24, 2013 alle 12:27 am

      Mi sembra vogliano costruire un”aereoporto,però c”è il problema dell”occupazione.Quanti operai locali lavoreranno??C”è sempre qualcosa di speculativo nelle proteste a prescindere dall”opera da svolgere,e la gente è convinta che questa piana produca oro.Se si parla con gli allevatori sono tutti in crisi per il prezzo del latte…però allo stesso tempo non hanno terreni sufficienti per pascolare e vogliono speculare sui propietari..pagando degli affitti miseri,è sempre stato così.Poi se c”è qualche società che vuole investire in altre cose..ben vengano,ma dubito che ci sia qualcuno disposto a investire..dato il periodo di crisi economica attuale.

  2. max
    marzo 18, 2013 alle 4:08 PM

    non sono un esperto ma mi pare che una centrale termodinamica non abbia nessuna ricaduta superiore al normale inquinamento ( l’uomo quando respira inquina e depaupera se vogliamo fare gli integralisti); leggo che deturpa il paesaggio e stressa i pennuti.
    e chi se ne frega! ma vogliamo scherzare! vogliamo essere trivellati da societa’ che cercano combustibili fossili ( arbus)x non deturpare il paesaggio; quale ? ma di che parliamo! x non parlare dei pennuti…
    solo xche’gli abitanti in preda al solito nimby ( comprensibile nel caso di arbus) votano senza sapere a cosa vanno in contro senza energia.
    idem x le pale eoliche, presenti in tutti i paesi civili e guarda caso osteggiate in italia. credo che dobbiamo porci 2 domande:
    1)quali tecnologie il ns spirito follemente naif e’ in grado di

    accettare.2)sappiamo distinguere mele da pere o andiamo a votare in preda a isteria collettiva?

    • capitonegatto
      marzo 18, 2013 alle 7:21 PM

      Certamente hai ragione . Il problema sta nel fatto che chi propone queste opere non lo fa in modo sincero , fornendo gli elementi necessari ad una sana comprensione dei vantaggi ed eventuali svantaggi ( che sono sempre presenti ). Abbiamo ancora una mentalita’ di furbizia contrapposta da ovvia malfidenza. Se eliminassimo queste due opposte mentalita’ si potrebbero fare molte cose giuste nel posto giusto.
      Es. le pale eoliche potrebbero andare bene , ma guarda dove le hanno messe , senza rispettare alcune basilari regole : campi agricoli, vicinanza a costruzioni, ecc. E inoltre i personaggi , molto discutibili, che hanno approfittato di questo business .

  3. marzo 18, 2013 alle 5:27 PM

    per Capitonegatto e Max: ad Arbus, per ora, nessuno cerca combustibili fossili.
    Una centrale solare termodinamica può essere una buona possibilità di produzione di energia da fonti rinnovabili, a patto che sostituisca altrettanta produzione da fonti fossili (e in Sardegna superiamo già oggi di gran lunga il fabbisogno interno e quanto possibile esportare verso la Penisola).
    Ha un forte impatto paesaggistico (sopra ne vedete una, quella spagnola di Fuentes de Andalucìa) e necessità di notevoli quantitativi di acqua.
    E’ un impianto industriale a tutti gli effetti e dovrebbe esser realizzata in zona industriale, non in zona agricola.
    Il sole – state tutti tranquilli – batte forte anche lì.

  4. Giovanni
    marzo 18, 2013 alle 6:00 PM

    giusto, perchè non la fanno a ottana al posto di quelle industrie inutili? oppure a portovesme, o in altre aree industriali? c’è bisogno di costruirla in un’area agricola? sono contrarissimo

  5. marzo 18, 2013 alle 6:17 PM

    Solidale con i cittadini di Cossoine che NON SE NE FREGANO dell’ambiente in cui vivono e della salvaguardia della natura.

  6. Cossoinese x
    marzo 18, 2013 alle 9:29 PM

    Riferito a Max.
    Appunto dici di non essere un esperto, e quindi perché accusare gli abitanti di Cossoine di ignoranza e cieco localismo se non sai neanche di che cosa parli ?
    Noi abbiamo votato contro questa centrale non perché siamo contrari alle energie rinnovabile ma perché si tratta di una pura speculazione dell’ azienda Energogreen per impossessarsi degli incentivi statali pagati dalle tasche di tutti gli italiani, incentivi che dovrebbero servire a produrre energia in modo efficiente e non per impiantare megaspecchi in una conca fredda e uggiosa per metà dell’ anno, dove il sole non illumina tutto il giorno per la presenza di rilevi a ovest, est e sud! Infatti dovrebbe essere integrata da un inceneritore a biomasse in una zona che per la feracità foraggera ha portato allo sviluppo della maggiore azienda casearia della Sardegna, il caseificio Pinna di Thiesi.
    Il termodinamico è stato pensato per i deserti piatti, non per i terreni agricoli e produttivi nelle valli di un’ isola che importa più dell’ 80 % di beni alimentari e che invece esporta già più energia di quella che produce, e nonostante questo la paghiamo più cara. Quindi per quale cavolo di motivo noi Cossoinesi dovremo regalare alla Energogreen 160 ettari di terreno produttivo di foraggio e granaglie, che pur poco lascia un piccolo indotto, al contrario della distesa di specchi che per 30 anni darà lavoro nel Paese al massimo a un guardiano????? Basta solo questo senza considerare l’ aspetto paesaggistico che per me sarebbe già stato sufficiente a rifiutare l’ opera, visto che la valle confluisce nel comprensorio archeologico della Valle dei Nuraghi.
    Visto che sei tanto favorevole al termodinamico o altre energie rinnovabili senza considerare le condizioni locali, va pure agli uffici della Energogreen a Pollenza nelle Marche e chiedi di impiantare il termodinamico nel tuo comune, se ti piace tanto avere come paesaggio 160 ettari di specchi e in inverno quando soffia il vento da Nord l’ aria pulita di una centrale a biomasse !!!!

    • capitonegatto
      marzo 18, 2013 alle 10:21 PM

      Mi sembra una analisi ragionevole.

    • antonello
      marzo 23, 2013 alle 10:36 PM

      Ma,se sei per il no cosa c”entrano i posti di lavoro??Sei per il no e basta…..noi cossoinesi?forse tuo padre è propietario di uno di questi terreni??Mi sembra di no…o sbaglio??Cerca di correggere alcuni punti del tuo discorso in quanto non è molto chiaro il tuo ragionamento.

  7. Occhio nudo
    marzo 18, 2013 alle 10:29 PM

    Bravissimi!!!!

  8. Shardana
    marzo 18, 2013 alle 10:52 PM

    SIAMO TUTTI COSSOINESI

  9. max
    marzo 19, 2013 alle 7:23 am

    forse i signori NO hanno ragione. forse gli aspetti negativi superano quelli positivi. volevo solo evidenziare che qualunque intervento atto a generare energia oggi viene contestato adducendo motivazioni talvolta razionali, talvolta isteriche.circa il terreno agricolo mi piacerebbe sapere quali strabilianti e REMUNERATIVE colture produce…circa il profitto non facciamo gli ipocriti; nessuno investe se non ha un tornaconto, inclusi allevatori e contadini. per quanto mi riguarda i cossoinesi possono fare del loro futuro cio’ che + gli aggrada; sara’ il tempo che dira’se le loro scelte sono state opportune.
    anche dalle mie ricche parti ( tv)se produci prodotti di qualita’elevata(radicchio, prosecco,aspsragi, ciliege)non ti sognidi impiantare altro.
    se 6 un generico che nella + rosea delle ipotesi produci mais transgenico x uso animale non ti par vero che qualcuno ti compri o affitti il terreno x altro .

    • Claudia
      marzo 19, 2013 alle 8:10 am

      Max, prova a ragionare senza pregiudizi e leggi quello che ha scritto cossoinese, ci ha spiegato le ragioni del no, e lo fa in modo concreto e preciso non con discorsi generici come fai tu. Ogni situazione ha le sue peculiarità, i “signori del no” non esistono, esistono cittadini preoccupati per la trasformazione irreversibile del proprio territorio, quello nel quale sono nati o nel quale hanno deciso di vivere la propria vita. La Sardegna, poi, mi dispiace ammetterlo, troppo spesso non è stata schizzinosa, ha accolto industrie, cemento, carri armati barattando il territorio per poche lire, con la speranza (illusione) di una crescita economica, di una rinascita, che stiamo ancora aspettando. In questo modo, ci siamo giocati pezzi di costa e di salute, per un misero tornaconto, probabilmente se iniziassimo a coltivare asparagi seriamente guadagneremmo di più. Ecco, dopo vari calci nel sedere, su burriccu sardu non lo freghi più.

    • antonello
      marzo 23, 2013 alle 10:45 PM

      Di tornaconto in questi terreni non ce ne sono,hai perfettamente ragione nel definire l”ipocrisia del comitato del no.Sembra evidente che a tutti i Cossoinesi preme tantissimo questa vicenda,ma purtroppo se ne fa sempre una questione politica…..e questo è un male per un piccolo paese dove ci conosciamo tutti,e l”odio e la gelosia prevale su tutto.

  10. max
    marzo 19, 2013 alle 8:43 am

    Cara Claudia, apprezzo sinceramente il tuo intervento poco polemico e molto “psicologico”. Confesso che ho qualche pregiudizio e talvolta questo mio “filtro”mi impedisce di vedere le cose nella giusta prospettiva ed essenza. Fatto coming out, evidenzio che ho colto l’occasione del fatto specifico per segnalare che troppo spesso siamo prevenuti vs il nuovo; mi rendo conto che il mio appare un discorso generico ma ribadisco che talvolta a qualche compromesso dobbiamo scendere xche’ nessuno investe a casa ns se non ha un tornaconto.
    Altrimenti dobbiamo investire noi padroni di casa, ma pero’ nello specifico non vedo una diffusa e significativa imprenditoria in Sardegna, ma solo qualche artigiano e qualche pmi trale quali Tiscali peraltro non + Sarda.
    Tutto qui.

  11. arpia
    marzo 19, 2013 alle 12:38 PM

    Non ho ancora capito cosa ci fanno i milanesi ignoranti in questo blog.

  12. cossoine
    marzo 19, 2013 alle 12:56 PM

    Da Cossoinese favorevole all’impianto e cosciente dei rischi ma anche degli ottimi riscontri economici per un paese di solo 900 anime dico che vige una forte ipocrisia nel nostro paese. Nessuno vuole l’impianto ma tutti sognano in un possibile posto di lavoro tanto da aver già mandato i propri curriculum alla società proponente.
    Sfido chiunque dica no alla centrale perché sono terre agricole, perché il granaio del mejlogu va sfruttato per l’agricoltura…. e allora, anziché parlare e fare solo scioperi perché non vi alzate le maniche e andate a lavorare la terra quanto state a casa a grattarvi con la speranza che il comune vi trovi un posto di lavoro o che prima o poi vi arrivi una lettera che ti dica: “Bravissimo, ti prendo a lavorare!”.
    Come puoi tu essere contrario dopo che hai lavorato e campato la tua famiglia grazie all’ inquinamento della petrolchimica; come puoi essere rispettoso dell’ambiente e della fauna quando sino all’altro giorno non sapevi neanche di cosa volesse dire passeggiata ecologica perché non uscivi senza una macchina o andavi a caccia a sparare animali senza un minimo di ritegno.
    VERGOGNAAAAAA!!!!!
    Comunque consapevole della vittoria del no ora voglio vedere se di tutto quelle persone che hanno detto NO, hanno il coraggio di esporsi e lottare davanti al mondo intero senza temere una ritorsione contro da parte dell’azienda che magari possa a priori scartare i loro curriculum in quanto contrari allo stesso impianto.

    • antonello
      marzo 23, 2013 alle 9:59 PM

      Hai centrato in pieno l”argomento e condivido ciecamente le tue parole,senza mai offendere le persone…..complimenti.Alcune persone a Cossoine stanno inquinqando il paese già dalle elezioni comunali del 2010,e il blog del comune di cossoine (Il Cannocchiale )ne conferma l”arroganza.Hai ragione a dire che tutti sono diventati ambientalisti ed ecologisti all”improvviso,ma forse hanno lavorato allo stesso tempo a porto torres.Non vorrei essere ripetitivo ma al Cossoinese che qualche tempo a dietro descriveva i propietari disperati,forse non sa esattamente quello che scrive e gli consiglio di parlare a viso aperto con gli stessi….se possibile civilmente.

  13. max
    marzo 19, 2013 alle 12:57 PM

    Fanno da controaltare a quei sardi che tra una tosatura e una mungitura hanno la pretesa di scrivere credendo cosi’ di essere normali.

  14. arpia
    marzo 19, 2013 alle 1:09 PM

    Hups! Ignoranti razzisti offensivi e fetenti. Come disse un signore di questo blog mesi fa’ la gente apre bocca giusto per aprirla fa’ commenti giusto per commentare anche se non ha capito nulla delle cose di cui si parla. Tanto avevo il voltastomaco di veder pubblicati certi imbecilli che avevo fatto un fioretto di non commentare piu’ in un posto dove si da’ spazio a certi tipi di personaggi ma veramente leggere certe cavolate scritte piu’ per compulsione che per intelligenza o uso normale delle basiche proprieta’ intellettuali che mi spingono a commentare. Non potete metterlo nel trash can a priori questo personaggio?! Non modero io questo blog ma se voi evitate di pubblicare messaggi razzisti e offensivi con questo personaggio non avete applicato il filtro giusto. La mia e’ una protesta di protezione per i miei conterranei che spesso si fanno calpestare e si fanno mettere i piedi in testa dai primi c….. che arrivano, basta, fatevi rispettare iniziando dai commenti. Certa gente non merita neanche un minimo di spazio. Non sta’ a me combattere le battaglie di nessuno, ma chi offende ed e’ razzista deve essere allontanato e non pubblicato. Sara’ ora di svegliarsi. Si parla tanto di svegliarsi ma mi sa’ che c’e’ gente che non prende coscienza dei fatti. Peccato. Ricordatevi che i Sardi e i meridionali sono stati trattati in tutti i modi possibile e immaginabili quando sono emigrati al nord e ora si devo prendere gli insulti anche a casa loro? Mi sa’ che la cosa sia inaccettabile. Possibile che a nessuno girino le p… come a me! Incredibile Sardi alzate la testa, mi pare sia ora.

    • marzo 19, 2013 alle 3:10 PM

      Arpia, il tuo commento odierno va indubbiamente oltre le regole della buona educazione, oltre che di questo blog, dal momento che non aggiunge spunti di riflessione alla discussione in corso. Lo pubblichiamo e ti invitiamo, nel caso volessi continuare la discussione, ad attenerti al tema del post, come fanno gli altri commentatori.

  15. capitonegatto
    marzo 19, 2013 alle 2:23 PM

    Sono ignorante, cioe’ ignoro ancora cosa si produce realmente sui 160 ettari, e quali le controindicazioni della centrale sull’ambiente. Ma su una cosa vorrei dire la mia : sono le istituzioni , la funzione pubblica di regione/provincia /comune che dovrebbero rendere edotti i cittadini sulla possibile scelta. Se questo e’ stato fatto e i cittadini hanno detto di no, bisogna prenderne atto. Si capisce il bisogno di lavoro della gente, ma occorre farlo senza mettere in pericolo l’abitat che influisce poi negativamente sulla salute. Se poi , in risposta alla #15 , nessuno o pochi coltivano quei 160 ettari, questo si e’ importante da capire. Puo essere che i propietari non hanno soldi per investire in agricoltura ? Non vogliono consorziarsi per rendersi piu fattivi sul mercato ? Non so quali di queste ragioni , ma se non lo fanno vuol dire , anche qui, che nessuno si occupa di loro . In Sardegna, terra bellissima come i suoi abitanti , occorre investire in agricoltura e cementificare di meno, magari aumentando la qualita’ dei servizi . Gli impianti energetici vanno fatti , ma con scelte oculate e condivise.

  16. marzo 19, 2013 alle 3:00 PM

    da La Nuova Sardegna, 19 marzo 2013
    Esultanza a Cossoine per il referendum. La vittoria netta del no al termodinamico: al voto anche persone da tempo lontane dalle urne anche per le Politiche. La soddisfazione del coordinatore del comitato. (Mario Bonu)

    COSSOINE. La dilagante vittoria del “no”, ha un indiscusso grande protagonista: il “Comitato per il no al termodinamico” – coordinato da Antonello Spanu – che per mesi e mesi ha condotto una battaglia strenua, determinata e convinta contro lo scempio della piana di Su Padru. Un gruppo di uomini e di donne che hanno sacrificato impegni di lavoro, affetti familiari, tempo libero, per riaffermare la dignità propria e del popolo che si sono trovati, loro malgrado, a rappresentare. Decine di iniziative, fra incontri, striscioni, locandine, passeggiate ecologiche, petizioni, contatti di casa in casa, sono state messe in campo per spiegare ai cossoinesi l’entità del problema. E i cossoinesi hanno mostrato di capire da subito la portata dello sconquasso che si voleva far passare sulle loro teste. Così, non si sono mai fatti allettare, nemmeno lontanamente, dalle mirabolanti promesse di posti di lavoro, opere di compensazione, ricadute economiche tutte sempre da dimostrare.

    COSSOINE. Un paese incredibile, quello di Cossoine, capace di slanci e di passioni, che ne confermano una vivacità, una intelligenza collettiva, una fierezza nella difesa della propria storia e del proprio ambiente naturale, con pochi eguali. Ed un paese che – dopo otto mesi di mobilitazione, di riunioni su riunioni sempre partecipate, dopo la raccolta di 469 firme contro la centrale termodinamica, si poteva pensare potesse arrivare un po’ stanco e demotivato ad un appuntamento quale quello del referendum, giudicato nella migliore delle ipotesi un inutile doppione – trova ancora la forza e la determinazione per gridare in maniera ancora più forte e convinta il suo “no”, travolgendo sotto una valanga di 484 schede quanti ancora avessero avuto dei dubbi sulla volontà dei cossoinesi. Così il referendum si è trasformato in una ennesima testimonianza dell’intensità e della passione con cui il paese ha vissuto tutta la vicenda, confermata ancora, qualora ce ne fosse bisogno, dal fatto che al referendum sul termodinamico si sono recati a votare 544 cossoinesi, il 71,01% degli aventi diritto, mentre alle recenti elezioni politiche avevano votato poco più di 400 elettori. La giornata referendaria è iniziata molto presto, alle 6 del mattino con l’insediamento del seggio elettorale, e alle 8 con l’avvio delle operazioni di voto. E da subito si è avuta la sensazione che qualcosa di molto profondo si andasse muovendo nel cuore del paese. «Sta venendo a votare gente che non si vedeva più da molte elezioni», si sente dire al seggio elettorale. Anziani, soprattutto, quelli più mattinieri, qualcuno da solo, altri accompagnati da figli e nipoti. Qualcuno, addirittura, che si è fatto venire a prendere nelle case di riposo della zona, non volendo mancare per nessun motivo ad un appuntamento tanto importante. E i commenti di quegli anziani sono risoluti e determinati nella difesa della loro piana. Una signora, commossa, ricorda i sacrifici che per quei terreni affrontarono mariti e genitori, quando negli anni Cinquanta anche Cossoine partecipò al movimento dell’occupazione delle terre, e Su Padru divenne il simbolo della lotta per il lavoro e per la difesa del suolo. Il trend di partecipazione al voto è già chiaro fin dal primo mattino, ma l’entità della sua consistenza numerica si va delineando a partire dal primo pomeriggio. Alle 14 ha votato il 23,89% degli aventi diritto; alle 16 il 34,85; alle 18 il 47,51. A quel punto, i giochi appaiono fatti. Il comitato per il “no” – che pure non aveva voluto il referendum ritenendolo un inutile doppione delle 469 firme già raccolte, ma che poi si era impegnato allo spasimo per convincere la gente ad andare a votare e per confermare una volta per tutte la volontà del paese – tira un sospiro di sollievo. Il rischio quorum è sostanzialmente scongiurato. E non ha torto, perché alle 20 la percentuale dei votanti balza al 65,14%, per attestarsi al 71,01 per cento alla chiusura dei seggi. 544 votanti su 766 aventi diritto, molti dei quali fuori dal paese per motivi di studio o di lavoro. Una intera comunità a difesa del proprio “bene comune”. Lo spoglio delle schede appare a quel punto come una mera formalità, e le scommesse si concentrano sul fatto che il “sì” riesca o meno a superare il 10% dei voti (lo supererà, alla fine, di uno striminzito 0,48). La piccola folla presente allo scrutinio, prima dell’esplosione finale a risultato acquisito, ondeggia in maniera impercettibile ma chiara in due altri passaggi: quando il no supera quota 272 – la metà dei votanti – (ma con il sì che a quel punto ha totalizzato appena una quarantina di voti), e quando ancora il no supera quota 469 – la fatidica soglia delle firme raccolte con la petizione popolare, che peraltro comprendevano anche i cossoinesi residenti fuori, che invece al referendum non hanno potuto votare. E poi, allo scrutinio dell’ultima scheda che fissa la quota dei no a 484, mentre quella dei sì è appena visibile in lontananza a 57, l’incontenibile esplosione di gioia per un risultato che, è la convinzione dei più, resterà nella storia di questa piccola comunità del Meilogu.

  17. Cossoinese x il NO
    marzo 19, 2013 alle 3:07 PM

    Al mio compaesano che dice essere uno dei 10 % che hanno votato a favore dell’ impianto, vorrei proprio chiedere quali sarebbero gli ottimi riscontri economici che avrebbe Cossoine da quest’ opera, visto che conosciamo già i risultati nulli che hanno avuto il parco eolico di Bonorva e i 65 ettari del parco solare già presente a Giave. Non bisogna andare lontano, sono i nostri due comuni confinanti!!!! Mi pare che il nostro territorio abbia già dato abbastanza a queste aziende che sono arrivate promettendo lavoro ed energia vantaggiosa e non hanno portato ne l’ uno ne l’ altro. Non ci crediamo più !!!!
    Al signor Max invece , che ci offende col solito riferimento qualunquista all’ equazione sardi=pastori, direi che si commenta da solo e non è neanche il caso di rispondere, è tipico atteggiamento di quel buon terzo di Italiani che vota a una parte politica che ci fa vergognare in tutto il mondo e che in 10 anni ha portato l’ Italia e la Sardegna alla tragica situazione attuale, altro che i comitati del No delle comunità locali, che hanno tutto il diritto di decidere che tipo di futuro produttivo vogliono avere.

    • max
      marzo 19, 2013 alle 3:44 PM

      Caro Cossoinese non c’e’nessuna equazione pastori=sardi.Era solo una risposta ad Arpia che menzionava l’equazione milanesi=ignoranti.Infatti ho citato “quei pastori sardi”da cui si desume che non tutti i sardi sono pastori ne che i pastori hanno una valenza negativa.Cio’ assodato, ti stupiro’ dicendoti che con quelli come me vale la pena di epistolare xche’ ti possono stupire;voto a sinistra da sempre ( decenni)e alle ultime ho votato Vendola ( pensa un po’ e credimi sulla parola). Quindi scordati che io sia razzista. Qualunquista qualche volta, financo banale, ma razzista mai.
      Mi sa pero’ che siamo un po’ tutti prevenuti in questo blog…!

    • cossoine
      marzo 19, 2013 alle 5:30 PM

      So di far parte del 10% e sono anche rispettoso del risultato legittimo ed intoccabile dei miei compaesani.
      Per quanto riguarda le compensazioni economiche per il nostro paese di sicuro saranno superiori a quanto ora lo stesso paese sta avendo da quella fantastica piana abbandonata a se stessa. Io magari proporrei un progetto alternativo a questo anziché dire NO NO E NO proverei a realizzare qualche cosa che faccia si che la piana possa riottenere il primato di granaio del mejlogu.
      Comunque vorrei essere chiaro io non sono qui per polemizzare perché anche se vediamo solamente la questione in due modi molto differenti sono consapevole che entrambi puntiamo al bene del nostro bellissimo paese.

      Infine, magari sbaglio ma non credo, per sentito dire a Bonorva grazie alle pale eoliche il comune ha ottenuto una parte di energia che ora si vende aumentando le proprie entrate in bilancio.
      Per quanto riguarda Giave ha perfettamente ragione ma li dovrà essere anche le istituzioni a intervenire e fare pressioni al fine di mobilitare la questione a chi più in alto di loro.
      Una curiosità: Giave se non è contento di quelle serre perché ora nella sua zona industriale sta nuovamente piazzando pannelli fotovoltaici in prossimità della 131?????

  18. capitonegatto
    marzo 19, 2013 alle 3:30 PM

    Per natura non mi piace la faziosita’ e cerco di capire tutte le ragioni, ma ancora dopo tante parole ( tutte comprensibili ) , ancora non si capisce cosa si produce sui 160 ettari e quali sono le principali fonti di sostentamento della comunita’. E importantissimo cosa vorrebbero i cittadini per migliorare le propie condizioni ? Es : piu’ agricoltura, piu’ case, piu’ industria, piu’ artigianato , piu interessamento su cosa ?

  19. Cossoinese x il NO
    marzo 19, 2013 alle 4:46 PM

    X Max, visto che come dici voti SeL, x cui ho simpatia, presumo che un partito ambientalista non possa essere favorevole a impianti di energie rinnovabili sempre e ovunque, ma dove queste siano efficienti e non privino di terreno agricolo produttivo un isola che importa l’ 80% del fabbisogno alimentare. Solo in Italia può succedere che si impianti un parco solare-termodinamico in una conca larga appena 5 Km tra Ovest e Est e ai piedi di una collina alta 600 m a Sud!!!! Ti pare logico???? Vallo a chiedere a Carlo Rubbia se era questo il tipo di zona geografica a cui pensava quando studiava il termodinamico!!!! Infatti quando alla EnergoGreen è stato fatto presente il fattore della scarsa insolazione nella valle, nel progetto è stata aggiunta la centrale a biomoasse da far funzionare in inverno, cosa di cui l’ amministrazione comunale all’ inizio non era stata informata. E su queste premesse ci dovremo fidare? Credimi, il 90 % dei Cossoinesi che ha votato per il No non lo ha fatto per partito preso, per ignoranza o per protezionismo locale ( fatelo ovunque ma non a casa mia ), ma semplicemente perché si tratta di un progetto palesemente speculativo, dannoso per l’ economia locale e inutile per la bolletta energetica, che ripeto continueremo a pagare più cara !!!! Non c’ è nessuna misura compensativa come succede in Spagna, dove i comuni che accettano questi impianti hanno l’ energia, e GRATIS !!!!

  20. Cossoinese x il NO
    marzo 19, 2013 alle 5:30 PM

    X Capitonegatto, non so di dove sei, ma se conosci un poco la struttura dell’ economia sarda saprai che il settore alimentare, a parte alcune piccole realtà agricole come i carciofi e i pomodori camona, è dominato dall’ allevamento per la produzione del pecorino sardo e del pecorino romano per la sua esportazione negli USA. Per questo i terreni più fertili in Sardegna da decenni sono stati utilizzati per la produzione di foraggio. E questo è infatti il caso del Campu Giavesu dove dovrebbero sorgere la centrale, che è una valle alluvionale senza sassi, qualità rara per i terreni sardi. In passato, anche per via degli incentivi pubblici, nella valle si è abbandonata l’ orticoltura perché era più vantaggioso l’ utilizzo per il foraggio e il pascolo. Oggi, i noti problemi della pastorizia sarda hanno reso semi-abbandonata la valle, che ha un aspetto simile a una steppa. Ma il problema principale è che la metà della valle appartiene a un “pezzo grosso”, che x decenni anzichè investire in produzioni ortofrutticole è vissuto di rendita, affittando la terra a pastori per il pascolo, ed oggi non gli conviene più per problema del basso prezzo del latte. Si tratta della stessa persona che ha accettato entusiasta la proposta della centrale nel suo terreno. Già, lui vive lontano in città. E che gliene può fregare dei 900 Cossoinesi che in inverno, quando soffia il maestrale, si dovranno sorbire i fumi e le puzze dell’ inceneritore allegato, visto che il paese si trova proprio a Sud dell’ impianto in una valle aperta solo a Nord ???? Per non parlare dei problemi della diossina nelle aree circostanti in un territorio in cui la pastorizia è risorsa vitale. Tu risponderai: ma in qualche luogo bisognerà pur metterli gli inceneritori, che siano a biomasse o d’ altro. E no, io ti rispondo che in Sardegna ci sono già fin troppe zone pregiudicate dall’ inquinamento, tra servitù militari e petrolchimica. Che senso ha pregiudicarne un’ altra che ha invece avuto la fortuna di restare finora pulita???? La Sardegna ha bisogno di diversificare la sua economia e il Logudoro-Mejlogu deve mantenere la sua economia fondata sul settore lattiero-caseario, integrandolo oggi però con quello ortofrutticolo. Gli errori del passato, che riconosciamo, non sono sufficienti ad accettare la devastazione della nostra terra.

  21. capitonegatto
    marzo 19, 2013 alle 10:36 PM

    Al commento #26 : Complimenti, hai aperto uno spiraglio di chiarezza, ed e’ cosi che si esplicitano le ragioni pro o contro . Non voglio riassumere la tua descrizione , chi legge puo capire ed eventualmente contestare . Faccio solo una considerazione : le istituzioni piu vicine dovrebbero , insieme al propietario del terreno, trovare la soluzione migliore per evitare la steppa e il predominio dell’egoismo. E’ la steppa e l’egoismo del singolo che porta poi qualcuno a trovare lo spiraglio per speculazioni utili a pochi e dannose per tanti.
    Se chi ci governa ( quelli vicini ) , facessero i facilitatori , avvalendosi anche di tecnici seri e non collusi, forse le decisioni potrebbero trovare la migliore soluzioni.
    Quindi centrali OK , ma costruite bene e con le scelte migliori per il territorio, l’economia esistente, e per la salute dei cittadini . Sbagli come l’ILVA di Taranto non devono piu essere ripetuti. Saluti a tutti che hanno commentato.

  22. Shardana
    marzo 20, 2013 alle 12:29 PM

    Capitone gatto,non c’è bisogno di andare a Taranto per vedere orrori,avvicinati nel Sulcis dove continuano a parlare di posizionare ancora pale eoliche,ma l’ENEL continua ad avvelenarci con carbone e bio masse che a parte il nome altisonante e deviante ci intossica più del CarboNO.Quindi si a energie alternative no al consumo del territorio per il tornaconto delle multinazionali

  23. marzo 20, 2013 alle 1:14 PM

    da La Nuova Sardegna, 20 marzo 2013
    CENTRALE TERMODINAMICA. Cossoine ha detto no «per salvare la sua storia». (Mario Bonu)

    COSSOINE. Per chi aveva partecipato all’assemblea popolare prima del silenzio elettorale per il referendum di domenica 17, era stato facile capire quanto il rigetto del mega impianto termodinamico fosse profondo e radicato nell’animo degli abitanti di Cossoine. Un “incontro di popolo”, era stato definito, una testimonianza corale dei cossoinesi su storie, vicende, aneddoti legati alla piana di Su Padru. E tale era stato, con momenti di intensa commozione per tutti, e di forte partecipazione emotiva per i testimoni. Soprattutto quando gli anziani presenti, che non si sono persi neppure una delle iniziative del comitato del no, hanno vinto la loro naturale ritrosia a parlare al microfono, ed hanno dato sfogo al ribollire che evidentemente agitava i loro cuori. «Ci hanno fatto togliere i maiali dal paese perché non igienici – ha detto con foga uno di loro – ci hanno fatto togliere le galline, ed ora ci vogliono mettere in casa una bomba di queste dimensioni?». E poi, i racconti di Su Padru, le fatiche e l’amore per una terra che ha sempre dato grandi soddisfazioni ai cossoinesi. «Volete sapere perché era chiamato il granaio del Nord Sardegna – ha detto un altro – ? Perché mentre un ettaro di terra da qualunque altra parte produceva, quando andava bene, non più di trenta quintali di grano duro, a Su Padru un ettaro rendeva almeno trentasei quintali». E sempre per il grano gli anziani hanno raccontato delle immani fatiche che bisognava affrontare per portarlo in paese. «Un grande proprietario terriero della zona – hanno ricordato – impediva ai carri di passare sulle sue terre, per cui bisognava fare un giro lunghissimo per scalare la collina, oppure bisognava trasportare il grano a dorso di cavallo o di asino, con l’immaginabile enorme allungamento dei tempi di lavorazione che questo provocava». E c’è chi ha ricordato la bonifica degli anni Quaranta, quando quelle terre, da paludose e malariche vennero rese fertili e altamente produttive, Altri ricordi hanno portato a tempi più recenti, quando Su Padru conosce il passaggio dai cereali al foraggio, e quando nella piana convergevano i falciatori di mezza Sardegna. E anche lì, si intrecciano i racconti e le ironie degli anziani, quando ricordano che la linea dei falciatori – anche diverse decine – andasse organizzata in modo tale da mettere i più abili davanti, perché altrimenti avrebbero rischiato di falciare, oltre al foraggio, anche “sos calcanzos” (i talloni) di quelli che si attardavano. E infine, un ricordo tragico del 1971, che ha segnato anch’esso in modo indelebile la storia della piana. Una disputa fra tre pastori di Ollolai e due di Cossoine, per il pascolo di un terreno nella zona di Ludarzu. Lo scontro furibondo con assalti e ritirate dietro le cataste di fieno appena fatte. E alla fine, uno degli ollollaesi che rimane a terra morto, gli altri due gravemente feriti, i cossoinesi che scappano a cavallo. Storie di fatiche, di sudore e di sangue, è stato detto. Storie che hanno segnato la carne viva del paese, che per niente al mondo le vuole vedere cancellate da una distesa di acciaio e di specchi. Quelle storie, piuttosto, è stato proposto, meriterebbero di essere recuperate e raccontate in qualche tesi di laurea o anche in qualche ricerca più approfondita, per ricavarne una pubblicazione che sappia restituire i valori profondi e l’anima di quella piana.

  24. capitonegatto
    marzo 20, 2013 alle 2:50 PM

    Complimenti, anche questa e’ una bella testimonianza. Occorre liberare i cittadini da qualsiasi personaggio che vieta o blocca il bene di tutti. L’egoismo non paga.
    Serve svegliare le istituzioni che devono , loro in prima persona , essere baluardi della comunita’ , e non lasciarla in balia di speculatori e avventurieri.
    Nota per #28, l’Ilva era solo un esempio, so bene che ci sono altre realta’ simili da evitare .

  25. macasgt
    marzo 22, 2013 alle 8:55 am

    Non ho visto il progetto specifico di Cossoine, ma conosco il termodinamico a concentrazione con torre centrale e sali fusi.
    1) La torre centrale di solito è alta dai 150 ai 200 metri (per tradurlo in grandezze “comprensibili” si parla di un palazzo tra i 50 e i 70 piani) illuminata da 160 ettari di specchi convergenti che la rendono visibile ben oltre i 20 km, se non altro come riverbero (per questo è interdetto il sorvolo agli aerei).
    2) All’interno di questa torre scorrono “sali fusi” che hanno una serie di caratteristiche inquietanti: a) la composizione dovrebbe essere Nitrato di Potassio e Nitrato di Sodio (http://www.archimedesolarenergy.it/it_molten_salt.htm), due sostanze che in alte concentrazioni sono altamente inquinanti. b) i sali in questione raggiungono i 550° gradi, ma qualcuno dimentica che non possono scendere sotto i 260° perché tornerebbero definitivamente solidi e dovrebbero essere sostituiti. Visto il “rischio” che si possa scendere sotto quella temperatura, nell’impianto è previsto un inceneritore (eufemisticamente denominato biomasse, ma che per legge può bruciare rifiuti solidi urbani di alcune categorie).
    3) Per non farci mancare niente, un impianto di questo genere è anche a forte consumo di acqua, visto che in sostanza la tecnologia di scambio da calore a energia è la stessa delle caldaie a vapore.
    4) Gli impianti in questione hanno bisogno di una preparazione specifica del terreno che può essere appiattito artificialmente con lo spostamento di terreno (compreso quello fertile) oppure con la creazione di un anfiteatro artificiale aumentando l’altezza nell’allontanarsi dalla torre centrale. Questo ha due conseguenze: perdere humus superficiale, il primo che verrebbe spostato, e rendere l’impianto di fatto non reversibile. Credo che sia per questo motivo che, a differenza di altre fonti rinnovabili, sia necessario dichiarare industriali i terreni in cui si impianta quessta costruzione. Per capirci, Cossoine alla fine di vita di questa centrale, stimata in 20 anni, avrebbe una zona industriale di 160 ettari.
    5) Un piccolo inciso sul consumo del suolo: con questa tecnologia si usano 5,3 ettari di terreno per Mw elettrico (da non confondere con i Mw termici), con il fotovoltaico il rapporto è di 1,5 ettari per Mw, con l’eolico credo che sia 0,3 ettari per Mw (forse meno, con le nuove turbine da 3 Mw).
    6) Il lato “positivo” è che gli specchi devono essere costantemente puliti per non abbassare la produzione, quindi si possono prevedere assunzioni intorno alle 10 unità, ma questo dipende dal piano industriale.
    7) Altro lato positivo è la possibilità di accumulo dell’energia, che può essere consumata anche lontana dal momento di produzione, a differenza dei pannelli solari e delle torri eoliche.

    Questo è quello che so sulla tecnologia in questione, nello specifico mi manca il progetto presentato, quindi i particolari tecnici, ma di solito tutti questi progetti discendono da quello realizzato in Spagna.
    Ognuno di noi è libero di fare le proprie valutazioni, e gli abitanti di Cossoine ci hanno dato una grande lezione di democrazia. Visto che quella o altre ditte potrebbero presentare quel progetto in altri luoghi dell’Isola, da parte mia posso solo dire che non vorrei che scegliessero la mia zona.
    Fonti: http://www.archimedesolarenergy.it/it_solar_receiver_tube.htm
    http://www.archimedesolarenergy.it/it_molten_salt.htm
    http://it.wikipedia.org/wiki/Impianto_solare_termodinamico
    …e un giretto veloce su di un qualsiasi motore di ricerca…

  26. marzo 24, 2013 alle 3:50 PM

    L’ha ribloggato su Il blog di Fabio Argiolas.

  27. marzo 27, 2013 alle 3:00 PM

    e a Campu Giavesu ritornano le cicogne 😛

    da La Nuova Sardegna, 27 marzo 2013
    La primavera delle cicogne. Alcuni esemplari hanno già fatto il nido sui tralicci che si trovano nella zona di Campu Giavesu. (Emidio Muroni)

    GIAVE. Per il terzo anno consecutivo, richiamate dalla bellezza e tranquillità del territorio, il 21 marzo scorso, con l’arrivo della primavera, e probabilmente anche per sfuggire al maltempo che imperversa su tutta l’Europa, nella piana di Campu Giavesu, sono arrivate le cicogne. Si tratta di una specie bianca, la “Ciconia Ciconia”, particolarmente importante e protetta, che ha mostrato di prediligere la zona, favorita dalla bellezza e vivibilità dell’habitat che ancora, per fortuna, e per una giusta protesta popolare, non ha subito le scongiurabili e disastrose modifiche, di carattere ambientale, che i “predatori multinazionali del nuovo secolo”, in nome di un arricchimento personale, avrebbero voluto imporre con la realizzazione di ecomostri termodinamici. Le cicogne, senza inquinare l’ambiente ma arricchendolo con una ventata di novità e una pennellata di colore, hanno costruito il proprio nido, largo più di un metro, su un traliccio dell’Enel, abbastanza in alto da essere isolato ed evitare danni ai volatili. La femmina in questo periodo dovrebbe deporre le uova, in media tre o quattro, per covarle assieme al maschio. Non hanno particolari esigenze alimentari e si adattano a qualunque cibo che nella zona possono trovare in abbondanza. L’amministrazione comunale, grazie all’interessamento personale del sindaco Giuseppe Deiana e del vice Pietro Diaz, ha mostrato un’apprezzabile sensibilità ai problemi ambientali del Comune e, per proteggere e salvaguardare un evento di così grande portata, ha immediatamente fatto transennare lo spazio circostante e apporre un cartello con la segnalazione della zona di nidificazione e le caratteristiche descrittive della cicogna bianca. Il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, oltre a monitorare le varie fasi di nidificazione, con frequenti sopralluoghi, ha affisso dei cartelli che, in base alle leggi nazionali e regionali, recano disposizioni a tutela dei nidi e dei siti di nidificazione. Una serie di lodevoli interventi dovuti, oltre alle disposizioni di Legge, alla volontà di proteggere, conservare e arricchire nel modo migliore un territorio che unisce la stupenda bellezza dei suoi prati e dei boschi, alla rarità e bellezza delle numerose specie animali che vi trovano l’habitat naturale più idoneo e sicuro. L’arrivo delle cicogne è stato salutato con grande entusiasmo, anche perché considerato un nuovo segno della necessità di conservare incontaminato e libero da interventi massicci e sovradimensionati uno spazio di cui gli abitanti vogliono riappropriarsi, per riutilizzarlo, con tecniche moderne, come struttura base di un’agricoltura che, seppure momentaneamente perdente nel confronto con gli “ecomostri in itinere”, può produrre in abbondanza, con il cibo, la forma di energia che sta alla base della vita.

  28. aprile 6, 2013 alle 11:07 am

    da La Nuova Sardegna, 6 aprile 2013
    COSSOINE. È UFFICIALE: IL PAESE UNITO CONTRO LE MEGACENTRALI. (Mario Bruno)

    COSSOINE. Adesso è ufficiale, il paese è tutto unito contro la centrale termodinamica di Su Padru. Con due successive deliberazioni, il consiglio comunale ha preso atto del risultato del referendum del 17 marzo, che ha visto il 90 per cento dei no alla centrale, e ha dichiarato lo stato di agitazione contro il progetto. È così avvenuta quella saldatura fra la società civile e la sua rappresentanza politica che il paese aspettava dal tempo. Che il clima e i toni fossero cambiati, lo si è capito fin da subito, dall’intervento del sindaco, Alfredo Unali. E ancora più chiaro è risultato dalla lettura fatta in aula del documento della maggioranza consiliare. «I cossoinesi – ha detto il sindaco – sono approdati a un referendum consultivo con una partecipazione straordinaria. Dalle urne fuoriesce ora un chiaro indirizzo di lotta alla centrale termodinamica, di difesa della propria vocazione agropastorale e la rivendicazione piena della tutela del territorio. La lotta contro la centrale termodinamica di Su Padru potrà assumere toni più o meno accesi, sempre all’interno del sano dibattito democratico, comunque non rassegnato ad una accettazione passiva degli eventi». Il documento della minoranza, letto dal capogruppo Salvatore Virgilio, ha ricordato la ferma opposizione al progetto fin dall’inizio, perché «ci rendemmo subito conto che quell’insieme di metallo e specchi, non solo avrebbe drasticamente modificato, per sempre, il futuro della nostra collettività e del territorio, ma, quel che è peggio, avrebbe divorato il passato, la memoria di ogni singolo cossoinese e quella collettiva di un intero paese del Nord della Sardegna. La mobilitazione per il no al termodinamico – ha ricordato Salvatore Virgilio – è unica nel suo genere, non solo nella storia del nostro paese, ma nella storia recente dell’intero Meilogu. Crediamo che oggi il nostro paese sia più forte, dopo i momenti di tensione e di oggettiva debolezza politica dell’istituzione comunale». Il documento del Comitato per il no, letto da Caterina Carboni, ha rivendicato «con orgoglio il valore di una battaglia che lo ha visto interprete dei sentimenti più profondi di dignità e di attaccamento alla terra dei cossoinesi». Il documento ha ripercorso poi le tappe di quella lotta, in cui «i cossoinesi hanno dato prova della loro straordinaria coscienza civica, e della loro indiscussa maturità collettiva». Il Comitato ha ribadito il proprio sostegno alle energie rinnovabili, ma il netto rifiuto di quelle che devastano il territorio e ha chiuso il proprio documento con lo slogan «Diciamogli che la nostra dignità non è in vendita. Per nessun prezzo».

  29. max
    aprile 6, 2013 alle 11:48 am

    sono x l’autodeterminazione dei popoli…
    fatta questa doverosa premessa auspico pero’ che i cossoinesi del no abbiano attentamente valutato cosa comporta il no. la vocazione agropastorale e’ buona cosa se da da mangiare e presuppone una qualita’ di vita soddisfacente ( temo che il “dignitosa” non sia + accettabile nel 3° millennio)xche’ i concetti naif sono belli ma non sempre soddisfacenti particolarmente per le nuove generazioni che alla vita chiedono qualche cosa di + di 4 pecore 2 capre un porco e un po’ di misero raccolto.

    • Occhio nudo
      aprile 6, 2013 alle 6:35 PM

      Max, mi viene da chiederti quale sia il tuo problema con i cossoinesi, perchè continui a svilire la lotta di una popolazione per la propria sopravvivenza? La centrale termodinamica, in questo caso come in molti altri in Sardegna, ha solo scopi speculativi non certamente di sviluppo del territorio, a meno che ad ogni cossoinese venga regalato uno specchio con cui produrre ricchezza. O nel quale specchiarsi e lodarsi per quanto sono moderni con il termodinamico in casa.

  30. aprile 21, 2013 alle 7:55 PM

    intanto a Valleromosa…

    da L’Unione Sarda, 21 aprile 2013
    VALLERMOSA. Green Island. Fotovoltaico, dibattito tra pro e contro. Nuove discussioni sull’impianto solare termodinamico. (Alice Deidda)

    Si è svolta, nei locali del nuovo municipio, la riunione organizzata dal gruppo di minoranza, sulla costruzione della centrale solare, che dovrebbe sorgere a due chilometri dal paese, in località “Sa Nuxedda”, su circa 130 ettari. Sardinia Green Island ha proposto il progetto, annunciando numerosi posti di lavoro agli abitanti di Vallermosa: 370 per i primi due anni e 50 a tempo pieno per i successivi 25 anni. Tra i benefici promessi, 550 mila euro di introiti ai proprietari che cederanno in affitto le loro terre per la realizzazione della costruzione e 600 mila euro di introiti comunali sul pagamento dell’Imu da parte dell’azienda. Non mancano le perplessità: i posti di lavoro andrebbero, probabilmente, ai cassintegrati della società di Macchiareddu e agli esperti del settore. A presentare il progetto sono stati l’ingegnere Camerada del CRS4, Vincenzo Tiana (Legambiente), gli esponenti dell’associazione Ambiente Vita, i quali hanno illustrato il progetto e i suoi pregi. La riunione si è accesa con l’intervento degli esponenti del “comitato del no” e di Italia Nostra, contrari alla realizzazione di questo tipo di impianto sul territorio di Vallermosa. A breve sarà organizzata una nuova riunione informativa, con nuovi partecipanti, da parte del comitato Sa Nuxedda Free.

  31. Maggio 5, 2013 alle 11:46 am

    da La Nuova Sardegna, 5 maggio 2013
    Cossoine. Mega centrale, Comuni a raccolta. Domani riunione dei sindaci del Mejlogu, parteciperà il Comitato. (Mario Bonu)

    COSSOINE. Dopo il referendum che ha visto la schiacciante vittoria del no al termodinamico e le molte battaglie promosse dal comitato locale e dalle associazioni ambientaliste (Italia Nostra, Gruppo di intervento giuridico, Amici della terra, Wwf), domani pomeriggio a Cossoine si riunisce l’Unione dei Comuni del Mejlogu, «per assumere – si legge in un comunicato – una posizione comune contro la speculazione energetica e in particolare sul termodinamico a “Su Padru». La riunione si terrà alle 18,30, al centro sociale, con la partecipazione dei sindaci del Mejlogu. E per favorire la massima partecipazione, è sceso in campo anche il Comitato del no alla mega centrale progettata che con i suoi specchi su ettari ed ettari di terreno stravolgerebbe l’ ambiente. In un comunicato, il Comitato invita «i cittadini dei paesi interessati a partecipare alla riunione dove si decideranno anche le iniziative di lotta da attuare per difendere il nostro territorio, la nostra storia e la nostra dignità dagli attacchi delle multinazionali dell’energia». «Mitici cittadini di Cossoine – conclude perciò il comunicato – facciamo sentire ancora una volta con la nostra straripante presenza dimostrata ad ogni riunione, che gli amministratori non sono soli nel portare avanti le istanze delle popolazioni e ribadiamo con forza il nostro “no” a ogni forma di devastazione del nostro territorio per fini di mera speculazione».

  32. Maggio 8, 2013 alle 2:50 PM

    da La Nuova Sardegna, 8 maggio 2013
    Il Mejlogu dice no agli ecomostri. Sindaci uniti contro l’assalto dei «signori» delle rinnovabili: «Dobbiamo essere padroni a casa nostra».
    Cossoine. Attesa sul ricorso Energogreen. (Mario Bonu)

    COSSOINE. Sul fronte locale, intanto, si aspetta l’esito del ricorso straordinario al Capo dello Stato presentato dalla Energogreen, contro la delibera della giunta regionale che ha imposto la procedura di Via – valutazione di impatto ambientale – per il progetto del termodinamico a Su Padru. Il Comune di Cossoine, seppure chiamato in causa quale “controinteressato” per una delibera del consiglio con cui, con molto garbo, chiedeva chiarimenti su alcuni aspetti del progetto, ha deciso, visto il suo ruolo assolutamente marginale nella vicenda del ricorso, di non costituirsi in giudizio, ma di presentare comunque, così come previsto dall’art. 9 del Dpr 24 novembre 1971, n. 1199, deduzioni e documenti, a sostegno delle proprie ragioni, in particolare per ciò che riguarda gli impatti sul territorio e le affermazioni non corrispondenti al vero secondo cui i terreni di Su Padru sarebbero “infertili” e inutilizzati da almeno 70 anni.

    COSSOINE. Un no unanime, forte e convinto all’aggressione e alla devastazione dei territori da parte di quelli che sono stati definiti “i nuovi colonizzatori delle energie rinnovabili”, è venuto dall’assemblea dei sindaci dell’Unione dei Comuni del Mejlogu, convocata a Cossoine in segno di solidarietà per la battaglia che questo paese sta conducendo contro il progetto del termodinamico a Su Padru, ma attenta e preoccupata anche per gli altri innumerevoli interventi cosiddetti “green” che da qualche tempo hanno preso di mira questa regione storica. I sessanta ettari del fotovoltaico di Giave (già realizzati), le decine di torri eoliche di Bonorva (già innalzate), il “parco” eolico di Monte Pelao (che interessa i comuni di Bessude, Bonnanaro, Borutta, Siligo e Thiesi, e che forse non si farà per la ferma opposizione delle popolazioni e delle amministrazioni), il progettato impianto termodinamico su 235 ettari di terreni agrari nella Valle dei nuraghi, fra Bonorva e Giave (contro cui si sono già pronunciate le amministrazioni interessate), il progetto su altri 160 ettari in zona “E” di Cossoine (che ha visto la plebiscitaria vittoria del no al referendum e, infine, l’unità di intenti fra il comitato e l’amministrazione comunale). Sono le più importanti – ma non le sole – ferite che il territorio ha subito o teme di subire dall’onda che tutto sembra voler travolgere delle energie rinnovabili. Ed è per questo che i sindaci hanno dichiarato la loro ferma opposizione e l’intenzione di mettere in campo tutta la forza delle loro popolazioni e delle loro istituzioni per contrastare progetti che, è stato detto, «non portano nessun beneficio, ma distruggono i nostri territori». All’incontro hanno partecipato i sindaci di Cossoine, Pozzomaggiore, Bessude, Cheremule, Borutta, Siligo, Giave, Torralba, insieme ad altri amministratori di Thiesi, Bonorva, Banari, Semestene. «Dobbiamo tornare a essere padroni a casa nostra – ha detto più di uno – perché è intollerabile che scelte di tale portata ci arrivino dall’esterno e ci vengano calate dall’alto». Nel mirino le società delle energie green, «che arrivano all’assalto dei nostri territori con intenti meramente speculativi». Ma accuse anche alla Regione, «che ha dimostrato di non avere una politica energetica e sembra anzi aver abdicato questo ruolo al solo “Savi”. Una Regione che non programma – è stato aggiunto – non detta indirizzi, lascia da sole le amministrazioni e, all’occorrenza prevarica, con quelle decisioni calate dall’alto». Tutti gli intervenuti – i sindaci, di Cossoine Alfredo Unali, di Cheremule (nonché presidente dell’Unione dei Comuni) Salvatore Masia, di Giave Giuseppe Deiana, di Pozzomaggiore Tonino Pischedda, di Bessude Antonio Giuseppe Sechi, di Siligo Giuseppina Ledda, e, dal pubblico, Francesco Manai, Mario Fancellu, Antonella Sotgiu, Bastiano Piras, Antonello Spanu, Fabio Chessa, Mauro Gargiulo, Leopoldo Ortu, Salvatore Virgilio – hanno portato le loro esperienze e la loro volontà di battersi uniti – “perché insieme si vince” – per la difesa del territorio. A iniziare dal primo grande appuntamento di sensibilizzazione e di lotta programmato a breve sulla 131.

  33. Maggio 17, 2013 alle 2:26 am

    Sono stato molto contento di aver trovato questo sito. Voglio dire grazie per il vostro tempo per questa lettura meravigliosa! Io sicuramente mi sto godendo ogni post e ho già salvato il sito tra i segnalibri per non perdermi nulla!

  34. Maggio 31, 2013 alle 2:55 PM

    da La Nuova Sardegna, 31 maggio 2013
    Cossoine. Mega centrale termodinamica. Controricorso a Napolitano. (Mario Bonu)

    COSSOINE. Ormai in campo, dopo l’esito del referendum popolare, in maniera decisa e convinta contro l’impianto termodinamico a Su Padru, il Comune – d’intesa con il Comitato per il “no” – ha presentato le sue controdeduzioni al ricorso straordinario al Capo dello Stato promosso dalla Energogreen. «Avendo verificato che le affermazioni contenute nel ricorso medesimo non corrispondono a quella che è la realtà – scrive il Comune – con la presente si trasmettono le allegate deduzioni e documenti con richiesta di voler rigettare la richiesta fatta dalla ditta Energogreen Renewables». Il Comune,ritiene che «vista la complessità dell’impianto e visti gli impatti possibili il procedimento autorizzativo deve necessariamente prevedere una Valutazione di impatto ambientale (Via). Si considera difatti indispensabile – scrive ancora il Comune – alla luce delle ricadute nei confronti delle matrici ambientali, paesaggistiche, sociali ed economiche, che la società si adoperi per predisporre il progetto definitivo e la documentazione prevista dal procedimento autorizzativo di Via». Le controdeduzioni del Comune vertono sulle criticità ritenute più evidenti: «il liquido termovettore (sali fusi) che potrebbe andare a percolare sul terreno e successivamente sul sottosuolo, con il rischio concreto di potersi diffondere nelle falde acquifere»; la «profonda trasformazione dei luoghi e delle sue matrici naturali, territoriali, ambientali e paesaggistici»; il fatto che, contrariamente a quanto sostiene Energogreen, «la piana Su Padru-Campu Giavesu fino agli anni 1960/1970 è stata prevalentemente coltivata a grano di alta qualità, e successivamente ha sempre rappresentato una notevole area di produzione di foraggio particolarmente pregiato»; gli effetti cumulativi, per cui, scrive il Comune, le interferenze devono essere valutate nell’ambito di un’area che partendo da Campu Giavesu includa le serre fotovoltaiche di Giave, gli impianti fotovoltaici a terra di Giave e Cheremule, le 32 torri eoliche di Bonorva e l’impianto solare termodinamico da 50 MWe che una società controllata della stessa Energogreen Renewebles propone di realizzare tra Giave e Bonorva.

  35. giugno 29, 2013 alle 11:41 PM

    da La Nuova Sardegna, 29 giugno 2013
    COSSOINE. Domani raduno sulla 131 contro la “green economy”. (Mario Bonu)

    COSSOINE. Sarà la prima grande manifestazione regionale contro il consumo sconsiderato del territorio e per la difesa dei valori, delle culture, delle economie locali, quella che si terrà domenica 30 giugno al bivio di Cossoine sulla strada statale 131. Un incontro di popolo a livello regionale – dicono gli organizzatori – per dire “no” all’aggressione della cosiddetta “green economy”, e per affermare un’idea di sviluppo che, al di là delle difficoltà contingenti, si basi sulle risorse e sulle vocazioni dei luoghi. Quei luoghi dove, invece, le multinazionali dell’energia vorrebbero installare immensi impianti termodinamici e “parchi” eolici, distese di pannelli fotovoltaici e centrali a biomasse. Il programma della giornata organizzata dal Comune di Cossoine e dal Comitato per il no al termodinamico, con la collaborazione dei comuni della zona e della Lipu, prevede una serie di appuntamenti per tutta la giornata. Si parte alle 9 del mattino, con il raduno dei partecipanti alla manifestazione al bivio di Cossoine sulla statale 131. Gli organizzatori hanno richiesto anche l’autorizzazione al rallentamento del traffico, per cui verranno distribuite brochure e volantini sul significato dell’iniziativa. A partire dalle 10, sono previsti interventi e comunicazioni delle amministrazioni comunali e dei comitati di lotta ormai attivi in tutta l’isola. Alle 11.30, partirà un corteo di auto nella piana di Su Padru-Campu Giavesu, attraverso i terreni che si vorrebbero ricoprire di 160 ettari di acciaio e specchi parabolici, con sosta presso le serre fotovoltaiche di Giave, simbolo vivente del consumo di territorio senza ritorno alcuno per le genti del luogo. Per le 12 è previsto uno degli appuntamenti che si prevede più emozionanti della giornata: il “Cicogna Day”, l’osservazione delle cicogne di Campu Giavesu, con la collaborazione della Lipu-Sezione di Alghero. Alle 13.30, ritorno al bivio di Cossoine e pranzo al sacco. A partire dalle 16, la giornata di mobilitazione a difesa dei territori sardi proseguirà con l’esibizione di gruppi musicali che porteranno anch’essi la propria testimonianza a sostegno della lotta. Alla manifestazione del 30 sono state invitate tutte le amministrazioni comunali che, a vario titolo, devono fare i conti con l’assalto delle energie rinnovabili: da Arborea a Gonnosfanadiga, da Narbolia a Villasor, da Bonorva a Giave. E con esse, i comitati che, ormai in tutta la Sardegna, si battono per la difesa dei territori e dell’identità. «Considerate le problematiche insite nei megaimpianti da fonte rinnovabile – scrive nell’invito il sindaco di Cossoine, Alfredo Unali – derivanti dalla sottrazione di terreni in uso all’agricoltura e dall’impatto paesaggistico a danno dei territori e delle popolazioni locali, sarebbe particolarmente gradita la partecipazione di tutte le amministrazioni».

  36. luglio 1, 2013 alle 2:48 PM

    da La Nuova Sardegna, 1 luglio 2013
    Sulla 131 per dire no agli ecomostri. Cossoine, manifestazione dei sindaci e dei comitati. Poi tutti a vedere le cicogne. (Mario Bonu)

    COSSOINE. C’erano i comitati S’Arrieddu di Narbolia, No chimica verde di Porto Torres, Carraxu di Cagliari, Sa Nuxedda free di Vallermosa, No mega centrale di Guspini, No termodinamico di Gonnosfanadiga, insieme al Wwf, alla Lipu, al Cai, al comitato promotore No al termodinamico di Cossoine, a molti rappresentanti del mondo accademico e scientifico (Ignazio Camarda e Marcello Madau, fra gli altri). E c’erano i sindaci e gli amministratori comunali di Cossoine, Bonorva, Thiesi, Pozzomaggiore, Cheremule, Bessude, Borutta, Giave. Tutti a dire “No” all’aggressione ai territori e agli interventi speculativi in nome della “green economy”, per la difesa della storia, della cultura, dell’identità, della dignità delle persone e dei luoghi. E’ stata la prima manifestazione regionale contro gli interventi pervasivi delle multinazionali delle energie rinnovabili, quella che si è tenuta ieri al bivio di Cossoine sulla strada statale 131. Ed è stato un primo significativo momento di impegno collettivo – «perché uniti si vince», ha detto più di uno degli intervenuti – a riprendere in mano il proprio destino e a rivendicare con forza il diritto alla scelta del proprio modello di sviluppo. La manifestazione, promossa dal Comune e dal Comitato per il no al termodinamico di Cossoine, è iniziata intorno alle nove del mattino, con l’installazione del presidio al bivio sulla 131. Più tardi, con la collaborazione dei carabinieri della Compagnia di Bonorva al comando del capitano Gianni Di Carlo, e della polizia stradale, è stata attuata un’azione di rallentamento del traffico, con la distribuzione dei volantini contenenti le parole d’ordine della giornata. Sul palchetto allestito per l’occasione, si sono succeduti quindi gli interventi dei sindaci di Cossoine, Cheremule, Bonorva, Bessude, Giave, Pozzomaggiore, Thiesi, insieme ai rappresentanti dei comitati No chimica verde, Narbolia, Gonnosfanadiga, Guspini, Vallermosa, Lipu. Poi, si è formato un lungo serpentone di macchine che ha attraversato la piana di Cossoine, ha sostato davanti alle serre di Giave, ed è confluito in una piazzola della zona industriale di Giave dove, con la collaborazione della Lipu si sono potute osservare le cicogne. La manifestazione si è conclusa con l’impegno di tutti a continuare nella lotta e a ritrovarsi a Cagliari, per portare le rivendicazioni sotto il palazzo della Regione.

  37. Mauro
    novembre 28, 2013 alle 7:18 PM

    Il discorso che si deve fare come esempio è. Se io produco immondizia non la voglio in casa mia ma la mando al vicino perchè voglio il mio ambiente pulito.Se consumo energia non la devo produrre io ma sempre il vicini e in quel caso non mi preoccupa dell’ambiente o l’impatto ambientale, ma ci lamentiamo che l’energia che compriamo è cara.La domanda quale è?In Italia ci dobbiamo opporre a qualsiasi forma di produzione d’energia che può essere da fonti rinnovabili e non,quindi è la mentalità ottusa dell’italiano che non fa nulla per documentarsi su tutto quello che si può avere da una fonte rinnovabile con i pro e contro.

  38. mauro
    gennaio 20, 2014 alle 4:05 PM

    abito al nord mia mamma era di Cossoine non ero a conoscenza di questa situazione cossoinesi per il no avete il mio appoggio morale fatemi avere notizie w la Sardegna

  1. marzo 18, 2013 alle 3:47 PM
  2. marzo 24, 2013 alle 7:05 am
  3. aprile 30, 2013 alle 9:22 PM

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