I boschi non sono “pericolosi”.
Una delle assurdità ambientali che capita talvolta di leggere è la presunta pericolosità del rimboschimento naturale del territorio.
Un commento in proposito da parte del dott. for. Michele Puxeddu, dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
Capita non di rado purtroppo di leggere alcuni articoli di stampa che generalizzano il “pericolo” rappresentato dai boschi che si allargano “senza controllo” e responsabili della diminuzione dell’acqua nei campi.
Proviamo qui a ricordare piuttosto l’assoluta necessita’ di proteggere e conservare le foreste rimaste nella nostra Isola di cui occorre semmai una esplorazione più profonda a partire dalla loro storia, dai loro usi e dagli abusi subiti. Gli ecosistemi forestali, in assenza di nuovi “disturbi” (incendi, tagli forestali estesi, sovrapascolo e trasformazioni territoriali in genere) o anche solo in presenza di una regressione di questi, cercano, ove e quando possibile, di riprendersi lo spazio ed il ruolo che la natura gli ha affidato nei milioni di anni (a proposito, alcuni alberi monumentali che sfiorano o addirittura superano il millennio di età, ultimi sopravvissuti delle più antiche foreste mediterranee, sono ancor oggi la prova provata della pregressa esistenza di queste e ove presenti della loro attuale pervicace resistenza per continuare ad esistere sulla terra) ma che proprio negli ultimi due secoli, a causa dei “disturbi” descritti, gli sono stati sottratti.
Come attesta l’ultimo Inventario Forestale Nazionale in Sardegna la macchia mediterranea sta solo cercando di ricostituire, faticosamente, in un arco temporale comunque almeno secolare, boschi “alti” in genere quelli che erano state le foreste primeve di leccio e di roverella decimate dai devastanti tagli boschivi operati nel 1800, proseguiti instancabili fino al primo dopoguerra del 1900, e poi colpite, per non fargli mancare nulla, da ripetuti e devastanti incendi.
Leggendo con attenzione i risultati di una consolidata letteratura scientifica, compresi quelli più di recente pubblicati, per esempio su Agricultural and Forest Meteorology da ricercatori forestali dell’Università della Tuscia coordinati da Solano (2025), che evidenziano come in foreste di leccio protette le temperature durante le ondate di calore estivo sono in media più basse di almeno due gradi rispetto a quelle rilevate in boschi confinanti non sottoposti a regimi di protezione, emerge infatti che l’intero ecosistema silvano è un fondamentale moderatore degli eccessi del clima. In particolare la stratificazione delle chiome degli alberi “alti” e quindi del loro complesso fogliare ha svolto e svolge sul terreno funzioni di vero e proprio “cappotto termico”, isolante naturale di cui beneficiano tutti gli ecosistemi dagli eccessi del clima.
Gli alberi assorbendo acqua dal terreno la rilasciano come vapore acqueo attraverso le foglie nel processo chiamato “traspirazione”, questo riduce e modera le temperature eccessive fungendo da condizionatore naturale. Queste masse di vapore acqueo migrando poi come veri e propri “fiumi” in atmosfera si spingono anche per migliaia di chilometri e allorquando incontrano aria fredda rilasciano la loro umidità sotto forma di pioggia necessaria per l’agricoltura e quindi per la nostra vita. Ecco perchè la deforestazione indebolendo questi “fiumi volanti” porta siccità ed eventi meteorologici estremi così dannosi anche a grandi distanze.
Se la capacità della foresta di conservare l’umidità e di condizionare la temperatura superficiale del suolo dipende dalla sua complessità strutturale è evidente che più questa è evoluta più è elevato il livello di umidità che la stessa è in grado di conservare. Per questo è fondamentale anche in Sardegna rispettare la macchia mediterranea affinchè al termine del processo evolutivo questa possa portare alla ricostituzione di boschi (alti) più complessi strutturalmente e quindi maggiormente funzionali per la regolazione climatica.
La foresta non è un “pericolo” bensì una risorsa di enorme importanza ecologica da tutelare e proteggere insieme a tutti i suoi “poteri” ovvero alla reale capacità di svolgere la sua azione virtuosa, ma meno pubblicizzata, proprio sul clima oggi anch’esso in forte cambiamento.
Michele Puxeddu
Membro corrispondente dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali
(foto J.I., S.D., archivio GrIG)






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