Piano casa o piano per l’ennesima speculazione edilizia?


Roma, Palazzo Chigi, sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha recentemente annunciato un nuovo piano per dare “case a prezzo calmierato” alle giovani coppie.

Subito il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ne ha ribadito l’importanza e ha colto l’occasione per insistere sul tentativo di depotenziare il ruolo della struttura tecnico-amministrativa del Ministero della Cultura per la gestione dei vincoli ambientali e culturali e sulla revisione del testo unico dell’edilizia (D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i.).

Cos’è questo nuovo, ennesimo, Piano Casa?

Cagliari, Via Asti, cantiere edilizio

Il Piano nazionale per l’edilizia residenziale e sociale pubblica (c.d. Piano Casa) è stato deciso con la legge n. 207/2024 (legge di bilancio 2025) e prevede strategie di medio e lungo termine finalizzate ad una complessiva riorganizzazione del patrimonio edilizio abitativo in sinergia con gli enti territoriali, al fine di fornire risposte ai nuovi fabbisogni abitativi emergenti dal contesto sociale, integrare i programmi di edilizia residenziale e di edilizia sociale, dare nuovo impulso alle iniziative di settore, individuare modelli innovativi di governance e di finanziamento dei progetti e razionalizzare l’utilizzo dell’offerta abitativa disponibile.

Quindi modelli di housing sociale, integrazioni finanziarie pubblico-privato, soluzioni abitative flessibili.

Bari, cantiere edilizio presso il Castello Normanno

Sono stati stanziati 660 milioni di euro nel triennio 2025-2027, mentre Confindustria Assoimmobiliare ha stimato che nel prossimo quinquennio l’Italia dovrà realizzare circa 635.000 nuove abitazioni, tra nuove costruzioni e interventi di rigenerazione del patrimonio esistente, con un costo dell’operazione di circa 170 miliardi di euro.

In realtà, la legge di bilancio 2025 prevedeva che entro il mese di giugno 2025 questo Piano Casa fosse definito con un D.P.C.M. su proposta del Ministero delle Infrastrutture e previa intesa in sede di Conferenza permanente Stato – Regioni – Province autonome.

Nulla di concreto è stato fatto, solo annunci.

Ma qual è il vero Piano Casa?

Modena, INA Casa, Viale Storchi (1950)

Bisogna ricordare che il vero e unico piano casa in Italia è stato  il piano straordinario di intervento dello Stato per realizzare edilizia residenziale pubblica su tutto il territorio italiano nell’immediato secondo dopoguerra, con i fondi gestiti da un’apposita organizzazione presso l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni, la Gestione INA-Casa, in base alla legge n. 43/1949 e s.m.i.

Il Piano INA-Casa venne coordinato dall’urbanista Adalberto Libera con la collaborazione dell’arch. Giuliana Genta e intese sostenere, oltre al rilancio dell’attività edilizia, anche l’assorbimento di un considerevole numero di disoccupati e inoccupati attraverso la costruzione di case per le famiglie meno abbienti. Il piano era basato su teorie economiche keynesiane mediate da una componente di solidarismo cristiano.

Mantova, Piazza San Giovanni, isolato INA Casa (1953)

Nei circa 20 mila cantieri aperti in base al piano saranno impiegati circa 41 mila lavoratori edili, oltre a impiantisti, geometri, impiegati, ingegneri, architetti, piccole imprese.

Al termine (1963), grazie a un investimento complessivo pari a 334 miliardi di lire dell’epoca, saranno realizzati ben 355 mila appartamenti in più di 5 mila Comuni, nei tanti quartieri “razionali” improntati al Neorealismo architettonico e predisposti grazie anche al contributo di alcuni fra i più importanti architetti e urbanisti del tempo (da Carlo Aymonino a  Ettore Sottsass, da  Michele Valori a  Mario Ridolfi).

Insomma, rispetto del territorio e del paesaggio, qualità architettonica, autentica rigenerazione urbana nei tanti vuoti creati dalle distruzioni del secondo conflitto mondiale.

E ora?

Si annuncia l’ennesima speculazione edilizia in favore dei soliti gruppi immobiliari o si farà qualcosa di almeno decente?

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

Reggio Emilia, quartiere INA Casa di Rosta Nuova (1957-1961)

A.N.S.A., 27 agosto 2025

Nuovo Piano casa, prezzi calmierati su acquisti e affitti.

Aiuti a giovani e famiglie. Fondi privati per edilizia popolare.

“Decine di migliaia di abitazioni a prezzi calmierati”.

Matteo Salvini riassume così il cuore del Piano Casa annunciato a Rimini da Giorgia Meloni per aiutare le giovani coppie e, in definitiva, la natalità. La premier non poteva essere più chiara: “senza una casa è più difficile costruirsi una famiglia” e così l’impegno del governo sarà proprio quello di garantire un tetto sulla testa ai giovani, in modo che possano diventare più facilmente genitori, sia in caso di acquisto che di affitto.

 L’Italia è un Paese in cui, secondo recenti dati dell’Ance, nelle grandi città è ormai impossibile comprare casa per 10 milioni di famiglie con un reddito fino a 24 mila euro. Milano, Roma e Napoli sono le meno accessibili, ma Firenze o Venezia non sono da meno. Per pagare il mutuo si arriva a spendere la metà del proprio reddito, per il 20% delle famiglie meno abbienti anche oltre i due terzi. Non va meglio per l’affitto. Per pagarlo si può spendere quasi la metà del proprio reddito e per i meno abbienti anche oltre.

La base di partenza è dunque il Piano Casa Italia varato con la scorsa legge di bilancio. Nato per contrastare il disagio abitativo, rilanciare le politiche edilizie e riorganizzare l’offerta esistente, il Piano Casa è pronto a partire ma non è ancora del tutto operativo in attesa di un apposito Dpcm previsto dalla scorsa manovra. E’ stato per ora previsto un finanziamento pluriennale di 660 milioni di euro, “un’inezia” la definisce Salvini che promette però uno sforzo aggiuntivo.

 “Stiamo lavorando anche su risorse private da mobilitare”, annuncia. Nuovi fondi potrebbero arrivare nella prossima finanziaria, ma il governo ha già iniziato ad approfondire il tema nelle scorse settimane, in un lavoro “a quattro mani” proprio tra il titolare delle Infrastrutture e la presidente del Consiglio.
    In Italia sono attualmente 86.000 gli alloggi non assegnati, più altre migliaia occupati abusivamente, fa notare Confedilizia che, ribadendo l’apprezzamento e il pieno sostegno ad affrontare i temi legati alla casa, chiede proprio di “far funzionare” l’edilizia economica e popolare. I dati diffusi dall’Ance dimostrano che nel nostro Paese solo il 3,8% delle famiglie vive in abitazioni di edilizia sociale pubblica, contro il 24% dell’Austria, il 16% della Francia e il 29% dell’Olanda. Per questo il Piano punta ad una riorganizzazione completa del sistema di social housing, promuovendo anche nuovi modelli di finanziamento dei progetti fondati proprio sull’integrazione tra risorse pubbliche e private come citato da Salvini. “Sono in corso più di 150 canteri per il recupero di 15.000 alloggi popolari nelle periferie italiane. – ha sottolineato ancora il ministro – Chiuderemo i cantieri entro giugno dell’anno prossimo”.

Sostanzialmente nello stesso capitolo rientrano poi la già annunciata revisione del testo unico dell’edilizia, la sperimentazione del fondo nazionale per la rigenerazione urbana e il ddl con cui la Lega punta a ridefinire i poteri delle sovraintendenze. Anche qui è Salvini a spiegarne il senso, partendo dalle “splendide ex colonie per le vacanze” avvistate in questi giorni sulla costa romagnola: “mi dicono che non si possono toccare perché sono tutelate. Il dispiacere è che l’ipertutela porta al crollo del bene, anziché all’utilizzo del bene. A furia di tutelare, poi tuteli le macerie”.
    Il secondo pilastro su cui fondare la politica abitativa riguarda invece le garanzie pubbliche sui mutui per la prima casa. L’accesso al Fondo è riservato alle giovani coppie (sposate o conviventi da almeno 2 anni) in cui uno dei due componenti non abbia superato 35 anni, ai nuclei familiari monogenitoriali con figli minori, ai giovani under 36 e alle famiglie con 3 o più figli con specifici requisiti Isee. Nel primo semestre 2025, i mutui erogati e garantiti dal Fondo sono stati più di 38.000, in crescita di oltre il 20% rispetto allo stesso periodo del 2024, per un importo complessivo pari a 4,8 miliardi di euro, in aumento del 34%. 

Cagliari, Via Pessina, complesso INA Casa (1956)
Firenze, veduta panoramica. C’è solo da invocare il Cielo perchè non vengano combinati altri danni al Bel Paese.

(foto d’epoca, per conto GrIG, E.R., S.D., archivio GrIG)

  1. Avatar di giulio
    giulio
    agosto 29, 2025 alle 12:06 PM

    a parte che buona parte dei giovani se potesse avere una casa bella ma economica ci starebbe solo per convivere e tenerci il cagnolino da compagnia, NON figli come vorrebbero questi del partito “dio patria famiglia” che loro per primi non hanno una famiglia stabile

  2. settembre 25, 2025 alle 2:27 PM

    da Il Corriere della Sera, 25 settembre 2025

    Casa: sanatorie più semplici, riviste le sanzioni, la data del 1967. Cosa c’è nella bozza di riforma.

    Iter più snelli, con autocertificazioni e silenzio-assenso, per le sanatorie nel decreto legislativo per il nuovo Testo unico dell’edilizia: previsto anche il riordino delle norme sugli interventi possibili senza permesso a costruire, il che riporta al caso «salva Milano». (Fausta Chiesa)

    Iter più semplici per le sanatorie e sanzioni commisurate alla gravità dell’abuso. Stop alle doppie richieste di documenti, informazioni e dati già in possesso della pubblica amministrazione ai fini del rilascio dei
    titoli edilizi. Unico punto di accesso per tutte le domande, le dichiarazioni, le
    segnalazioni, le comunicazioni, le vicende amministrative.  È quanto prevede, tra l’altro, il disegno di legge delega (ddl) che dà all’esecutivo 18 mesi di tempo per razionalizzare, aggiornare e semplificare la normativa esistente per scrivere un nuovo Testo Unico dell’edilizia. La bozza su cui il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sta lavorando prevede la razionalizzazione, il riordino e la revisione della disciplina relativa agli interventi edilizi eseguiti in assenza o in difformità di titolo abilitativo.

    Sanatorie ante 1967 e difformità edilizie

    In particolare, il governo sarà chiamato a individuare le difformità edilizie che, in ragione della relativa natura ed entità, nonché dell’anno di realizzazione dell’abuso, possono essere sanate. E anche a semplificare e razionalizzare i procedimenti amministrativi finalizzati al rilascio o alla formazione dei titoli in sanatoria, anche mediante il superamento o la ridefinizione del principio di doppia conformità, favorendo la regolarizzazione degli abusi realizzati prima della legge del 1967. E infine a prevedere, laddove necessario, modalità di rilascio dei predetti titoli in sanatoria vincolate alla realizzazione da parte del proprietario degli interventi essenziali di messa in sicurezza dell’immobile o di adeguamento «alle inderogabili norme tecniche di costruzione».
     Sarà inoltre necessario «razionalizzare i regimi sanzionatori propedeutici al rilascio dei relativi titoli in sanatoria, commisurandoli all’entità della trasformazione edilizia o urbanistica, alla gravità della difformità ovvero al valore delle opere realizzate, tenuto conto anche della disciplina dei
    beni sottoposti a tutela del Codice dei beni culturali».

    Cila, Scia e «salva-Milano»

    In base a quanto scrive il Sole 24 Ore, sarà predisposto un successivo decreto delegato sul rilascio dei titoli edilizi per semplificare i diversi regimi amministrativi e per permettere il ricorso ad autocertificazioni. Saranno scelte categorie di intervento edilizio soggette a comunicazione di inizio lavori asseverava (Cila) e a segnalazione certificata di inizio lavori (Scia) anche in alternativa al permesso di costruire ovvero al rilascio di un permesso a costruire. Il che riporta al caso salva-Milano

    Per ridurre i tempi previsti per il rilascio o la formazione dei titoli edilizi si punterà infine sul meccanismo del silenzio-assenso o del «silenzio-devolutivo in caso di inerzia dell’amministrazione competente.I Lep, livelli essenziali delle prestazioni 

    Anche nell’edilizia saranno introdotti i Lep, livelli essenziali delle prestazioni, che saranno stabiliti a livello statale. Saranno quindi previsti standard tecnici «inderogabili» di sicurezza, igiene, salubrità e risparmio energetico degli edifici e degli impianti e saranno fissati requisiti altrettanto
    tassativi per la vigilanza sull’attività urbanistica ed edilizia. Verranno inoltre definite tipologie standard di violazioni edilizie e degli scostamenti dalle misure progettuali.

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