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Tagli boschivi a raso nelle Prealpi Venete, ma sono stati autorizzati?


Prealpi Venete, Follina, tagli boschivi

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), raccogliendo segnalazioni da parte di escursionisti, ha inoltrato (26 novembre 2021) una specifica istanza di accesso civico e informazioni ambientali per verificare la legittimità dei tagli di ampie porzioni di bosco nei versanti fra il Monte Canidi e il Col de Varnada, nella parte terminale del sentiero Troi de la Perlina, nel territorio di Valmareno, in Comune di Follina (TV).

Coinvolti i Ministeri della Transizione Ecologica e della Cultura, la Regione Veneto, la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Venezia, il Comune di Follina, i Carabinieri Forestale.

L’intera area è tutelata con specifico vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).

Tagli boschivi a raso, così drastici, potrebbero avere anche gravi conseguenze sotto il profilo idrogeologico e si ignora se siano state conseguite le necessarie autorizzazioni amministrative, sia sotto il profilo ambientale che sotto il profilo della sicurezza del territorio interessato.

Gruppo d’Intervento Giuridico odv

Prealpi Venete, Follina, tagli boschivi

(foto D.S., archivio GrIG)

  1. donatella
    novembre 27, 2021 alle 9:49 am

    Finchè l’Europa darà incentivi per le centrali a biomasse sarà così e dentro ci inzuppano le illegalità mafiose

  2. Guglielmo Gusella
    novembre 27, 2021 alle 4:47 PM

    … diranno che è colpa del bostrico. Chissà cosa intendono fare con l’insetto mangia foreste. Ottobre 2018 VAIA devasta i nostri boschi, un fortissimo vento caldo di scirocco, soffiando tra i 100 e i 200 km/h per diverse ore, ha provocato lo schianto al suolo di milioni di alberi, con la conseguente distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine di conifere, configurandosi dunque come un vero e proprio disastro naturale. Subito si mette in moto la macchina dell’Unità di crisi attivata dalla Regione del Veneto, parola d’ordine è #farepresto. Prima la sicurezza delle persone ma il pericolo era da subito il bostrico. Il bostrico per l’abete rosso è come il coronavirus per l’uomo. È un parassita molto selettivo, attacca le piante in difficoltà, le popolazioni con meno capacità di reazione, ma poi colpisce anche gli individui sani. Si doveva fare presto a recuperare le piante abbattute per evitare che marcissero preparando il terreno ad una infestazione dell’insetto. Così non è stato, siamo alle soglie del 2022 e i nostri boschi sono sotto attacco di quello che doveva essere solo una improbabile minaccia, ora è tutto il patrimonio arboreo ad essere in pericolo. Le istituzioni non sono state in grado di fare bene, ora tocca a noi tutti e dobbiamo agire bene e in fretta.

  3. sardo
    novembre 27, 2021 alle 6:30 PM

    Occorre verificare anche in Sardegna stante la continua sbandierata esigenza di alleggerimento del combustibile vegetale dei boschi per scongiurare il rischio incendi in pratica per asfaltarli tutti così da abbattere definitivamente questo rischio e creare così una nuova società al verde ovvero del tutto priva di verde meglio da bruciare nelle centrali a biomasse. Questa la rivoluzione cosidetta verde del PNRR che insieme all’installazione di migliaia di torri eoliche spazzeranno via per sempre ogni lembo di natura relitto in Sardegna.

  4. novembre 28, 2021 alle 12:41 am

    Scommetto che non hanno il ben che minimo SCIA)? E’ il minimo per un taglio boschivo in zona protetta e pubblica.

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