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In Veneto i cacciatori combattono il bracconaggio con pizzette, tramezzini e prosecco.


Monte di Malo, località Cima, altana di caccia

Non è una novità, il Gruppo d’Intervento Giuridico l’aveva denunciato nel 2018.

L’art. 59 della  legge regionale Veneto n. 45 del 29 dicembre 2017 “Collegato alla legge di stabilità regionale 2018 incredibilmente ha stanziato un bel po’ di soldi pubblici da destinare esclusivamente alle “associazioni venatorie riconosciute a livello nazionale o regionale per finanziare progetti di informazione e di sensibilizzazione dei cacciatori del Veneto”.

Non solo.

E’ emerso un singolare e disinvolto fenomeno politico da economia circolare fra associazioni venatorie e Fratelli d’Italia.

Ora, però, la Procura regionale della Corte dei conti vuol comprendere come si possa combattere il bracconaggio con pizzette, tramezzini e prosecco.

Effettivamente vorremmo saperlo anche noi.

Gruppo d’Intervento Giuridico odv

Veneto, contributi alle associazioni venatorie, 2018 (da Il Gazzettino, 31 dicembre 2019)

da Il Fatto Quotidiano, 3 giugno 2021

Veneto, fondi regionali antibracconaggio spesi per i buffet dei cacciatori: indaga la Corte dei Conti. Ma nel 2021 stanziati altri 218mila euro.

Pizzette, prosecco e salatini al posto di un investimento per contrastare la caccia illegale. Lo scandalo emerso un paio di anni fa e che ha coinvolto le associazioni dei cacciatori veneti ha portato la Corte ad aprire un fascicolo d’indagine per stabilire le responsabilità. Anche perché la lobby dei cacciatori ha sempre avuto degli sponsor in Consiglio regionale. (Giuseppe Pietrobelli)

buffet delle associazioni di cacciatori pagati con i soldi della Regione Veneto, hanno indotto la Corte dei Conti ad aprire un’inchiesta su un andazzo che è venuto alla luce un paio d’anni fa. Con i finanziamenti concessi per combattere il bracconaggio si coprivano, infatti, spese di contorno rispetto agli incontri di aggiornamento. Adesso a Venezia hanno cercato di metterci una pezza, vietando esplicitamente questa deviazione ad uso e consumo degli amanti delle doppiette. Ma infuria la polemica, anche perché un nuovo finanziamento di 218mila euro complessivi è stato approvato per il 2021, con la benedizione del Partito Democratico. In Terza Commissione (Agricoltura e Caccia), dove si stava discutendo la nuova assegnazione, il funzionario Gianluca Fregolent ha risposto alle domande sui pagamenti del passato: “Non posso darvi le carte, perché la Guardia di Finanza le ha acquisite su mandato della Corte dei Conti”. E così si è avuta la conferma che un faro si è acceso sulla potente lobby dei cacciatori, che in consiglio regionale del Veneto ha sempre avuto degli sponsor, a cominciare dall’allora consigliere Sergio Berlato di Fratelli d’Italia (ora è eurodeputato), le cui elezioni sono state garantite dal voto compatto dei cacciatori.

Malo, “bunker” venatorio

Nel 2018 la Regione Veneto aveva finanziato con 262mila euro le associazioni venatorie. Peccato che fossero spuntate anche le ricevute dell’acquisto di proseccopizzette e salatini per i rinfreschi. Nel 2019, inoltre, si era verificata una singolare donazione da parte dell’Associazione Cacciatori Veneti a favore di Fratelli d’Italia per 70mila euro, una somma quasi coincidente con quella ricevuta dal finanziamento regionale. Queste le somme distribuite dalla Regione nel 2018: 33mila erano all’Associazione dei migratoristi italiani, 64mila all’Associazione Cacciatori Veneti, 74mila a Federcaccia Veneto, 58mila a Libera Caccia e 32mila all’Ente Produttori Selvaggina.

Per il 2021 è stato deciso di devolvere con 218mila euro a una serie di programmi a beneficio dei cacciatori: aggiornamento su leggi e regolamenti (45mila euro), contrasto al bracconaggio (45mila), miglioramento ambientale (60mila), sviluppo del patrimonio faunistico (68mila). Per evitare abusi, questa volta viene specificato che tra le “spese non ammissibili” ci sono quelle di “vitto, catering, buffet, brindisi, ecc”. Contro la decisione si sono espressi il consigliere dem Andrea Zanoni e Cristina Guarda di Europa Verde: “Chi promuove o esercita la caccia trova accesso alle casse regionali, mentre i Centri di Recupero degli Animali Selvatici, i Cras, hanno scarso riconoscimento per l’enorme lavoro di presidio e salvaguardia nei confronti della fauna costantemente messa a rischio dalle stesse pratiche venatorie. A loro solo le briciole”.

L’assenso dato dalla Commissione ha suscitato qualche mal di pancia all’interno del Pd, visto che i due consiglieri dem che la compongono hanno votato in linea con il centrodestra. Al punto che il consigliere regionale Joe Formaggio (FdI) ha dichiarato: “Mi complimento con il Partito Democratico che ha votato a favore del provvedimento”.

Che i cacciatori abbiano un posto di rilievo nella regione guidata dal leghista Luca Zaia lo dimostra la recente scelta di Riccardo Masin, presidente di Federcaccia Padova, quale presidente del Parco dei Colli Euganei. “Si tratta del sindaco di Galzignano Terme che nel 2017 aveva proposto la cancellazione di 918 ettari del parco tutelati ad area protetta” spiega Zanoni. “Zaia ha messo a capo di un parco naturale regionale chi voleva cancellare il Parco”.

Parco naturale regionale dei Colli Euganei secondo la proposta di legge Berlato (2016)

(foto M.Z., M.F., archivio GrIG)

  1. Avatar di Porico
    Porico
    giugno 4, 2021 alle 1:08 PM

    Joe Formaggio ringrazia.

  2. giugno 11, 2025 alle 10:11 PM

    la Regione Veneto non si smentisce.

    da Il Fatto Quotidiano, 11 giugno 2025

    Via libera ai mezzi a motore su tutti i sentieri, il regalo della Regione Veneto ai cacciatori.

    Il Consiglio regionale ha approvato la norma che autorizza l’accesso dei veicoli a motore finora proibiti. (Giuseppe Pietrobelli)

    Oltre 28mila cacciatori veneti potranno scorrazzare liberamente sulle mulattiere e sui sentieri di montagna con i fuoristrada. Nonostante l’opposizione delle minoranze e una pioggia di emendamenti, il Consiglio regionale del Veneto ha approvato una norma che autorizza l’accesso dei veicoli a motore finora proibiti per rispetto dell’ambiente naturale e della fauna. A votare a favore sono stati 35 consiglieri, 8 i voti contrari.

    La legge che disciplina la viabilità silvopastorale ha l’imprinting della Lega, che l’ha sostenuta con il relatore Gianpiero Possamai, mentre la relazione contraria è stata di Renzo Masolo, capogruppo di Europa Verde. I 175 emendamenti sono stati quasi tutti bocciati. Puntavano a imporre il divieto di transito nei giorni festivi (sabato, domenica e festività nazionali), nonché limitazioni orarie così da ridurre temporalmente l’arco di accesso. Bocciata anche la richiesta di aumentare le sanzioni per chi viola i divieti. La maggioranza non ha sentito ragioni neppure sulla proposta di inserire un’equità di trattamento tra chi transita per lavoro, che è costretto a pagare, e i cacciatori che da adesso in poi lo possono fare gratuitamente. Altre richieste riguardavano la possibilità di effettuare monitoraggi sulla viabilità più a rischio e la destinazione di fondi per la manutenzione delle strade che saranno danneggiate dal traffico veicolare finora quasi totalmente assente.

    Opposti i commenti. Renzo Masolo e Andrea Zanoni, per i Verdi, hanno dichiarato: “Sono state completamente ignorate 10.500 firme raccolte con due distinte mozioni, nonché gli appelli di associazione che tutelano l’ambiente, come il CAI, WWF, Mountain Wilderness, Italia Nostra, Legambiente, Lega anticaccia, Lega Antivivisezione, Ente Nazionale Protezione Animali, Dingo, Organizzazione Internazionale Protezione Animali”. Anche alcuni sindaci avevano preso posizione contro l’allargamento dell’accesso da parte dei fuoristrada a luoghi meritevoli di protezione. “In un’epoca di cambiamenti climatici e fragilità ambientale, la legge sulla viabilità silvopastorale, che risaliva al 1992, andava rafforzata, non indebolita. Invece la lobby dei cacciatori si è imposta ancora una volta- – aggiungono Zanoni e Masolo – L’unico spiraglio è costituito da un nostro emendamento che consente ai sindaci di vietare temporaneamente le deroghe nei piani di abbattimento. Dalla legge regionale alla caccia-fai-da-te del ministro Lollobrigida, le destre confermano la loro vocazione contro gli animali e la passione per le armi da fuoco. Questa legge regionale non tiene conto della fragilità delle nostre montagne e del fatto che i sentieri sono frequentati da escursionisti e villeggianti”. A difesa del provvedimento si è espresso, invece, Gianpiero Possamai. “Non vi sarà alcun aumento di transito, né una invasione in queste strade, ma una tutela in più a chi vi transita per interessi pubblici. Inoltre viene consentito ai sindaci di autorizzare con un percorso legislativo più idoneo, offrendo maggior chiarezza e uniformità applicativa, gli interventi di interesse pubblico, riferiti a volontari che prestano supporto agli interventi di miglioramento ambientale e tutela della fauna, ai conduttori di cani da recupero, ai soggetti abilitati che operano per il contenimento delle specie selvatiche invasive, compresi i cinghiali”. Un via libera simile era stato legiferato lo scorso anno anche dalla Regione Umbriacol cambio di Giunta e di maggioranza, la legge regionale è stata abrogata.

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