A Bari il Provveditorato delle opere pubbliche compie un “abuso di Stato” in danno del Castello normanno-svevo.
Senza dubbio una vicenda curiosa, se non folle, accade da qualche tempo a Bari.
Il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per la Puglia e la Basilicata sta realizzando un edificio in palese violazione del vincolo storico-culturale (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) posto a protezione fin dal 1930 del Castello normanno-svevo, a due passi dalla Chiesa e Convento di S. Chiara e dalla Chiesa e Convento di S. Francesco, a Bari vecchia.
Un procedimento penale è in corso e il battagliero Comitato per il Parco del Castello si sta battendo senza risparmio.
Ecco un po’ di sana informazione in proposito.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
A Bari il Provveditorato OO.PP. costruisce la propria sede in area verde vincolata a protezione del castello normanno-svevo, compiendo un abuso edilizio di Stato.
A Bari Vecchia, nell’area verde demaniale interna all’area portuale che prospetta su largo Ruggero il Normanno, a pochi metri di distanza dal Castello, dalle chiese ed i conventi di Santa Chiara e San Francesco e dal tessuto edilizio di bimillenario impianto di Bari Vecchia, sono in corso lavori per realizzare la “straordinaria manutenzione e ampliamento dell’edificio sede degli uffici OO.MM. del Provveditorato interregionale alle OO.PP. di Puglia e Basilicata”, senza che nella conferenza di servizi del 2010 venisse dichiarato il vincolo imposto nel 1930 a tutela dell’area circostante il castello normanno-svevo.
L’opera che il Provveditorato sta realizzando rappresenta un ennesimo attentato al paesaggio, alla storia, all’arte ed all’identità di tutta la collettività, per giunta perpetrato da un organo dello Stato e avallato da Enti ed Istituzioni; contro questa opera è sorto un Comitato di cittadini che ha raccolto l’adesione, ad oggi, di ben trentasette associazioni ambientaliste, fra cui molte di carattere nazionale.
A seguito di ricerche e approfondimenti, condotte dal Comitato, è stato dimostrato che la richiesta presentata nel 1954 per la costruzione della prima palazzina del Genio OO.MM fu rifiutata dal Ministro competente perché ricadente nell’area sottoposta a vincolo di rispetto del castello; a questo rifiuto seguì la decisione di spostare la palazzina di qualche decina di metri dichiarando, con la complicità dell’allora soprintendente, che tale spostamento posizionava la palazzina fuori dall’area vincolata. Fu quindi costruita nel 1955 senza richiamare le procedure autorizzative previste dal vincolo esistente e rappresenta, a tutt’oggi, un caso di abuso edilizio di stato non perseguito dallo Stato e dalle sue leggi, non sanabile se non con la demolizione ed il ripristino della legalità.
Oggi, avendo ritrovato il vincolo originale con le relative carte in scala 1:500, sia il Comune di Bari che la Soprintendenza hanno effettuato il riporto del perimetro del vincolo evidenziando, in maniera inequivocabile, che sia la palazzina del 1955 che l’attuale in costruzione, dichiarata ampliamento della preesistente, ricadono in area vincolata e quindi abusive in quanto prive delle necessarie autorizzazioni.
Tutti questi documenti sono stati consegnati sia alla Procura di Bari che il 26 febbraio 2016 ha iscritto nel registro delle notizie di reato il provveditore OO.PP. per abuso edilizio, sia al Tar Puglia che, senza entrare nel merito e senza esaminare la mole di documenti presentati che attestano l’abusivismo delle costruzioni edificate nell’area soggetta a vincolo, ha rigettato il ricorso dichiarandolo tardivo. Nel mese di novembre 2015 è stato depositato il ricorso al Consiglio di Stato; ad aprile 2016 è stata depositata istanza di sequestro preventivo del cantiere.
La democrazia costituzionale si fonda sul patto di fiducia fra cittadini e poteri pubblici; questo patto non può e non deve essere tradito proprio da chi è tenuto a imporne l’osservanza.
Dinanzi alle prove schiaccianti della violenza attuata dal Provveditore alle OO.PP. di Campania, Molise, Puglia e Basilicata contro il Bene Culturale Castello Normanno Svevo, il Comitato attende risposte rigorose dallo Stato di Diritto.
Comitato per il Parco del Castello
(foto Comitato per il Castello di Bari)
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- legge quadro regionale sulle aree protette (l.r. Sardegna n. 31/1989)
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- normativa nazionale sugli usi civici (legge n. 1766/1927 e s.m.i.)
- regolamento attuativo in materia di usi civici (regio decreto n. 332/1928 e s.m.i.)
- normativa regionale sugli usi civici (l.r. Sardegna n. 12/1994 e s.m.i.)
- normativa sul vincolo idrogeologico (regio decreto n. 3267/1923 e s.m.i.)
- legge quadro nazionale sul randagismo (legge n. 281/1991 e s.m.i.)
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di scempio in scempio…verso la fine annunciata del Paese più bello del mondo. E qui l’estetica parla alla coscienza critica. Un esempio -: https://www.youtube.com/watch?v=ERs6GT141R4&feature=youtu.be – dalle parole di Paolo Maddalena, mio amico e compagno di strada di un popolo in cammino, il 7 maggio alla manifestazione contro il TTIP, a Roma. Un insieme di cittadini, consci del potere della Costituzione da difendere, non solo, e che hanno superato lo stadio dell’indignazione con gli “Stati Generali di Sovranità Popolare”.. Ci stiamo chiedendo se non ricorrano i termini di un’azione collettiva alla Corte Eutropea dei diritti dell’uomo per Alto tradimento dei poteri di governo in Italia sulla svendita della ricchezza nazionale e dl potere della moneta per com’è sui vincoli convenzionali e artificiali di induzione alla sofferenza e ai suicidi. Non per vincere una battaglia, ma per portare alla guerra le coscienze ridestate all’attenzione sui grandi problemi del nostro tempo. Un modo per convincere ad unirsi al cammino comune i cittadini ignari e indolenti, assuefatti all’inazione dall’esercizio di un potere ottuso e autoreferenziale che vive di situazioni macro, dimenticando che l’invisibilità di miliardi di persone non entrano nelle statistiche della macroeconomia con cui gli imperatori consociati del mondo moderno, sul potere del Dollaro, ci distruggeranno.
Da qui, le notazioni sono infinite, non resta che un punto di leva rappresentato da giusti, onesti, capaci, competenti concittadini alla gruida dei poteri del nostro Stato di diritto. C’è poco tempo e un fulcro per il cambiamneto è l’ultima speranza. Che fate? ,
Bravo gtomei,è possibile che questa gente debba poter fare quello vuole?Possibile che non ci sia la possibilità di agire legalmente contro questo stato fuorilegge e Ia violenza dei suoi dal manganello facile se esprimi il tuo dissenso?
Paolo Maddalena ci ha fatto riflettere sul dovere costituzionale dei cittadini di “difendere il suolo della Patria”, dovere che ovviamente vale sia in guerra, sia in pace. Cos’altro è il “suolo della Patria” se non il Territorio? Dovere sancito dalla Costituzione, dunque, quello di difendere oggi e qui il Territorio, il Paesaggio, la Cultura del nostro paese che è “Bene Comune degli Italiani”. Dovere che vale per tutti, soprattutto per quelli che hanno ruoli pubblici apicali come, ad esempio, i generali che, in guerra, hanno la massima responsabilità di “difendere il suolo della Patria”. Se, in guerra, un generale tradisce, per lui c’è la Corte Marziale. Dunque, se in pace i “generali” preposti alla difesa del Territorio (che sono, ad esempio, i Soprintendenti ai Beni Architettonici, Paesaggistici e Culturali, oppure i Provveditori alle OO.PP.) tradiscono il loro preciso dovere, omettendo magari di far valere un vincolo di tutela di beni paesaggistici e culturali, non sono anch’essi colpevoli di “alto tradimento”? E la Giustizia non deve intervenire? E’ quello che ci chiediamo a Bari noi del Comitato Parco del Castello di Bari, lottando contro quello che ci pare un vero e proprio abuso di stato.
L’Italia, di territori è fatta, e nei territori ci vivono i cittadini e uno Stato di diritto su queste due condizioni esercita le regole giuridiche che propongono un insieme di diritti e di doveri, e i doveri sono la difesa e la tutele dei territori nazionali e del benessere dei cittadini che ci vivono. Così Bari e i problemi di Arturo e dei suoi compagni di viaggio nell’iniquità sono i problemi emblematici di tutti noi in tutti iterritori nazionali. Da qui, ponevo un’altro tipo di quesito.: unirsi per vivere nella dignità tra diritti da pretendere e doveri da osservare, e non possiamo farlo che noi, del tipo Arturo e Giovanni