Il Piano urbanistico comunale e i diritti dei cittadini.
Qualche giorno fa, con l’approfondimento pubblicato in questo interessante articolo, si è iniziato ad analizzare uno degli aspetti più rilevanti collegati allo sviluppo futuro di un territorio, ossia la potenziale nascita di quello che viene definito “conflitto ambientale”, il quale si manifesta, come ricordato nell’articolo citato, con “l‘irruzione dello spazio naturale nelle politiche attraverso cui si cerca di governare l’assetto e l’evoluzione del territorio”.
Le conseguenze di tale “irruzione” possono essere, talvolta, devastanti e determinare una paralisi nello sviluppo del territorio, talvolta, benefiche e, al contrario, contribuire alla prosperità dell’intera comunità sotto il profilo ambientale, economico, sociale.
Indubbiamente, l’insorgenza della conseguenza “devastante” o “benefica” non è dovuta al caso e neanche alle intemperanze dei cittadini ma è strettamente collegata alla corretta gestione preventiva di tutte le esigenze della collettività, nel momento in cui ci si accinge a decidere del destino di un territorio.
Sembra un principio di buonsenso, coinvolgere le persone quando si decide delle loro vite, delle loro identità, delle loro risorse anche economiche ma, in alcuni ambiti, come, per esempio, nella pianificazione territoriale, nella realizzazione delle famose grandi opere, nell’attuazione di interventi di ricerca etc., tale buonsenso non sempre è diffuso tra chi intende realizzare un piano o un progetto e, proprio per evitare conflitti e, quindi, coinvolgere il più possibile i cittadini nelle scelte che avranno conseguenze importanti sulle loro esistenze, la legge prevede una serie di modalità attraverso le quali il pubblico può partecipare ai processi decisionali più importanti per il futuro di un territorio.
Insomma, tanto per evitare di fare i conti senza l’oste, il legislatore, ad ogni livello, internazionale, comunitario, nazionale e locale, ha pensato a tutto.
Prendiamo in considerazione, per esempio, l’adozione del Piano Urbanistico Comunale, con il quale un’amministrazione comunale decide di modificare il regime del territorio e, di conseguenza, anche i diritti d’uso dei cittadini, ponendo le basi per il futuro dell’intera comunità.
Nell’ambito di tale atto di pianificazione, fondamentale e determinante per tutti i cittadini, chi decide dovrà necessariamente tenere conto delle esigenze, delle aspettative, delle prerogative di ciascuno di essi e l’unico modo per farlo è, semplicemente, ascoltarli. Ascolto che, tradotto in legge, significa, osservare tempi e modalità precisi affinchè il pubblico abbia conoscenza di ciò che l’amministrazione intende realizzare.
In termini ancora più specifici, in questi casi, il buonsenso si traduce nell’osservanza di quanto disposto, per esempio, nel territorio sardo, dalla Legge regionale n. 45/1989 e tutte le sue successive modifiche, relativamente alla pubblicazione del P.U.C., ossia l’affissione di manifesti e l’avviso in almeno uno dei quotidiani dell’Isola (art. 20 L.R. n. 45/1989) oltre, naturalmente, alla pubblicazione sul B.U.R.A.S., finalizzate a garantire la pubblicità e la trasparenza dell’attività amministrativa e, di conseguenza, a garantire a tutti cittadini la possibilità di esaminare i provvedimenti ed eventualmente proporre le relative osservazioni.
Non solo. Anche l’Unione Europea ha previsto diversi strumenti fondamentali per il coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali relativi a progetti, piani, programmi che possono avere ripercussioni sull’ambiente. Si tratta della normativa sulle valutazioni di impatto ambientale che, per quanto riguarda i piani urbanistici, si concretizza nello svolgimento della Valutazione Ambientale Strategica – V.A.S. (Direttiva 2001/42/CE, d. lgs. 152/2006, Deliberazione G.R. Sardegna n. 34/33 del 7 agosto 2012).
In particolare, gli artt. 5 e 12 dell’All. C alla Delib. G.R. n. 34/33 del 7.8.2012, richiamano espressamente la Convenzione di Aarhus ratificata dall’Italia con la legge 16 marzo 2001, n. 108 nonché il d. lgs. 19 agosto 2005, n. 195, ed evidenziano il dovere di assicurare l’accesso del pubblico alle informazioni sull’ambiente detenute dalle autorità pubbliche e di favorire la partecipazione dei cittadini alle attività decisionali aventi effetti sull’ambiente, delineando specifiche modalità di pubblicità e partecipazione del pubblico al processo decisionale. D’altra parte, tali modalità rappresentano, semplicemente, l’attuazione concreta dei principi ispiratori della Direttiva 2001/42/CE, ben chiariti nei “considerando” nn. 14,15,17: «una valutazione, ove prescritta dalla presente direttiva, dovrebbe essere elaborata in modo da contenere informazioni pertinenti come stabilito dalla presente direttiva, identificare, descrivere e valutare i possibili effetti ambientali significativi, tenendo conto degli obiettivi e dell’ambito territoriale del piano o del programma, nonché alternative ragionevoli(…).»(14); «allo scopo di contribuire ad una maggiore trasparenza dell’iter decisionale nonché allo scopo di garantire la completezza e l’affidabilità delle informazioni su cui poggia la valutazione, occorre stabilire che le autorità responsabili per l’ambiente ed il pubblico siano consultate durante la valutazione dei piani e dei programmi e che vengano fissate scadenze adeguate per consentire un lasso di tempo sufficiente per le consultazioni, compresa la formulazione di pareri» (15); «il rapporto ambientale e i pareri espressi dalle autorità interessate e dal pubblico, (…) dovrebbero essere presi in considerazione durante la preparazione del piano o del programma e prima della sua adozione o prima di avviarne l’iter legislativo» (17) (principi ribaditi anche dalla recente pronuncia della Corte di Giustizia, IV Sez., del 20 ottobre 2011, nel procedimento C474-10).
Solo rispettando tali semplici regole, di democrazia e civiltà, si possono prevenire conflitti ambientali e si può avviare uno sviluppo prospero ed equilibrato dell’intera comunità coinvolta. Si può fare.
Claudia Basciu Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
(foto C.B., archivio GrIG)
L’ha ribloggato su Fabio Argiolas.