Centrale a biomasse a Porto Torres, un ulteriore rischio per l’ambiente e la salute pubblica.
Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra, grazie alla preziosissima collaborazione con l’Associazione Medici per l’Ambiente, hanno inoltrato specifico atto di intervento con “osservazioni” (19 settembre 2012) nel procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) riguardo il progetto centrale a biomassa da parte della Enipower s.p.a. nella zona industriale di Porto Torres (SS).
Interessato direttamente il Servizio regionale valutazione impatti, nonché – per opportuna informazione – la Commissione europea, il Ministero dell’ambiente, la Provincia di Sassari e i Comuni di Porto Torres e Sassari.
Il progetto prevede la realizzazione di una nuova “caldaia da 135 MWt, ottimizzata per la combustione di biomassa erbacea, ma adatta anche all’utilizzo di biomassa legnosa, dei relativi sistemi di stoccaggio e movimentazione della biomassa e delle ceneri di combustione, dei sistemi di trattamento fumi, di una turbina a vapore da 43,5 MWe con estrazione di vapore tecnologico e di una caldaia da 70 MWt alimentata da combustibile fossile per integrazione e riserva della fornitura di vapore al sito industriale”.
L’impianto – previsto dal Protocollo d’intesa per la c.d. Chimica Verde – è finalizzato alla fornitura dell’energia termica e di parte dell’energia elettrica per gli impianti del polo industriale, utilizzando la biomassa erbacea sottoprodotto della filiera agricola per la produzione di olii vegetali collegata alla c.d. Chimica Verde. Contestualmente alla richiesta di V.I.A. e di autorizzazione integrata ambientale (A.I.A.), è stata presentata istanza di autorizzazione unica (art. 12 del decreto legislativo n. 387/2003 e s.m.i.; art. 6 della legge regionale n. 3/2009), mentre nel procedimento di V.I.A. è compreso il procedimento di valutazione di incidenza ambientale (V.INC.A., art. 3, comma 10°, del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).
Numerose le “osservazioni” contenute nell’atto di intervento ecologista e riferite alla medesima veridicità e trasparenza del progetto presentato, in considerazione del fatto che almeno un terzo del combustibile impiegato sarebbe di origine fossile (è indicato il FOK, residuo del processo industriale di produzione dell’etilene, pericoloso, cancerogeno) e non proveniente da fonti rinnovabili, mentre non sussiste alcuna certezza della possibilità di impiegare biomassa vegetale. Infatti, la creazione di una centrale a biomasse da 40 MWe è oltremodo sovradimensionata. Gli studi effettuati dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Sassari e dall’Ente Foreste prevedono per l’intera Isola una disponibilità di biomassa naturale, su 800.000 ettari di territorio boscato e con macchia, di circa 300.000 tonnellate annue che, con un potere calorifico medio di 3500 Kcal/Kg, basterebbero al raggiungimento di una produzione di potenza di 20 MWe.
Si ricorda che la normativa italiana (art. 17 del decreto legislativo n. 387/2003, decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i., decreto legislativo n. 28/2011)annovera tra le biomasse (fonti rinnovabili) la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani. Ai fini della concessione di agevolazioni tariffarie, CIP 6, e di certificati verdi ha, per lungo tempo, consentito di assimilare alla biomassa vegetale vera e propria la frazione non biodegradabile dei rifiuti solidi urbani (art. 17 D.Lgs. 387/2003 e s.m.i.), con ciò di fatto incoraggiando l’uso di tali combustibili nelle centrali a biomasse. Per questa scelta, l’Italia è stata sottoposta a procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea. Ciononostante, l’ultima normativa continua ad ammettere la realizzazione di strutture ibride che accedono a incentivi economici (D.Lgs. n. 28/2011). Possono,dunque, essere realizzate centrali che, ad esempio, bruciano cardo per il 51%, mentre per il resto bruciano rifiuti indifferenziati, con ricchi incentivi. Questo è possibile grazie a un passaggio dell’ultimo decreto, specifico per i rifiuti soggetti a forfettizzazione ( D.M. 6 luglio 2012). Tale elemento, assieme al sovradimensionamento dell’impianto, fa intravedere il rischio che la megastruttura possa essere adibita ad incenerimento di rifiuti solidi urbani, anche extra-regionali. A confermare questa ipotesi concorrono i riferimenti nel protocollo d’intesa e nell’addendum ai decreti legislativi citati e,soprattutto, le caratteristiche tecnologiche progettuali della centrale Enipower, che – si ribadisce – sono quelle preferite per l’incenerimento di rifiuti solidi urbani e assimilati.
E’ del tutto evidente che la creazione di un nuovo polo energetico a combustione nelle vicinanze di quello ad elevata potenza, di proprietà di E.ON (640 MWe da carbone, 320 MWe da olio combustibile e 80 MWe da gasolio), sempre a combustione di fossili, peggiorerebbe in termini di emissioni e di produzioni di ceneri tossiche le condizioni sanitarie già precarie del territorio di Porto Torres, caratterizzato da dati epidemiologici allarmanti riguardo alle patologie tumorali (anche della prima infanzia e dell’adolescenza) e cronico-degenerative.
Si ricorda che Porto Torres e Sassari fanno parte del Sito di Interesse Nazionale per le bonifiche del nord Sardegna (SIN) ai sensi del D.M. 7 febbraio 2003, cioè territorio nel quale il livello di inquinamento dell’aria, dei suoli e delle falde, dovuto alla presenza industriale, mette a serio rischio la salute di chi ci lavora e di chi ci abita e, pertanto, deve essere bonificato.
Il rapporto S.E.N.T.I.E.R.I. (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinanti, promosso dal Ministero della salute e pubblicato nel 2011) ha evidenziato come il territorio di Sassari (unico capoluogo di Provincia tra i 57 siti nazionali perimetrati) e quello di Porto Torres rientrino in uno dei 44 siti che rappresentano le zone a maggior rischio di tumore in Italia. Nel SIN Porto Torres-Sassari è stato rilevato un eccesso per tutte le cause di morte tra le quali tumori, malattie del sistema circolatorio, dell’apparato respiratorio, dell’apparato digerente, dell’apparato genitourinario.
In particolare, l’Organizzazione Mondiale della Sanità segnala che la maggior parte degli inquinanti dell’atmosfera deriva dalle combustioni e registra un incremento significativo della mortalità per cause polmonari e per cancro del polmone, per esposizione a lungo termine a PM 2.5. Per tutti questi motivi, la più che decennale normativa europea sulla materia impone ormai perentoriamente l’abbattimento dei valori di PM 2.5 nell’aria (mentre gli scienziati, come detto sopra, già avvertono dei danni, ancora maggiori, da nanoparticelle, PM 0.1). In proposito, sembrerebbe non presente alcuna strumentazione necessaria per la misurazione del PM 2.5 presso le Strutture tecnico-scientifiche pubbliche operanti nella Provincia di Sassari, con ovvie conseguenze sul monitoraggio ambientale.
Invero, la situazione ambientale-sanitaria dell’area impone che i provvedimenti di bonifica ambientale (oggetto degli impegni sottoscritti nel Protocollo d’intesa sulla c.d. Chimica Verde) siano anteposti alla realizzazione di qualsiasi altro intervento industriale.
In precedenza, con atto del 20 settembre 2011, le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra erano intervenute nel procedimento di V.I.A. del complessivo “Progetto Polo Verde – Fase I. Impianti per la produzione di monomeri ed oli lubrificanti, biodegradabili, da oli vegetali naturali” da parte della Matrica s.p.a. conclusosi con un giudizio di compatibilità ambientale subordinato a numerose condizioni (deliberazione Giunta regionale n. 52/40 del 23 dicembre 2011). Il progetto – che rientra nel protocollo d’intesa Stato – Regione – gruppo ENI – gruppo Novamont sulla c.d. Chimica Verde stipulato il 26 maggio 2011 – prevede complessivamente la realizzazione di un nuovo stabilimento per la produzione di derivati di oli vegetali naturali non modificati, comprendente un impianto di produzione di monomeri biodegradabili e un impianto di produzione di oli lubrificanti biodegradabili da materie prime derivate da fonti rinnovabili, funzionalmente integrati e aventi capacità produttiva rispettivamente di 40.000 tonnellate/anno di monomeri biodegradabili e di 30.000 tonnellate/anno di oli lubrificanti biodegradabili.
Secondo lo studio di impatto ambientale, in termini di emissioni questo impianto di “chimica verde” produrrebbe 32,4 t/anno di NOx, 4,2 t/anno di COV, 16,6 t/anno di CO, 10,3 t/anno “Polveri” e 5,4 T/anno di SO2. E’ sintomo di scarsa attenzione ai parametri della qualità dell’aria considerare le “polveri” e non le loro frazioni (PM 10, PM 2,5 e tanto meno PM 0,1, UF e nano particelle); queste carenze sono presenti anche nella rete dei sistemi di monitoraggio nel territorio della Provincia e dell’intera Isola. Dal 6 novembre 2008 il sistema di monitoraggio della qualità dell’aria della Provincia di Sassari è sotto il controllo dall’ARPAS; a tutt’oggi i valori di riferimento presi in considerazione non rispondono alla seconda fase attuativa temporale del D.M n. 60/2002, e tanto meno a quelle del nuovo D.Lgs. 13 agosto 2010; il valore del PM 2,5, elemento centrale della normativa più recente, non viene preso in considerazione.
Nel protocollo di intesa e nelle dichiarazioni di presentazione dovrebbe esser presente un forte legame con la filiera agricola locale, consistente nella produzione di amido e di una qualche varietà di cardo per ricavarne olio vegetale e biomassa per la centrale. Se tutto ciò fosse prodotto in Sardegna, sarebbero impegnate enormi estensioni di terreno: 8-10.000 ettari di mais, 230.000 ettari circa di cardo; ciò equivale a più di tutta la superficie attualmente impegnata in Sardegna dalle colture in atto. Il dubbio che possano essere impiegati in maniera estensiva OGM, fertilizzanti chimici, pesticidi ed altri composti chimici per l’agricoltura di cui si conosce il potenziale nocumento per la salute, genera preoccupazione dal punto di vista sanitario.
Inoltre, il progetto Matrica s.p.a. è in conflitto con un altro proposto da Powercrop s.r.l. (vds. deliberazione Giunta regionale n. 6/31 del 12 febbraio 2010) nel sito industriale di Macchiareddu (Assemini) per il quale è previsto un inceneritore a biomasse da 50 MWe diviso tra una linea a biomassa solida ed una a olio combustibile di origine vegetale.
Insomma, poca chiarezza per finalità così rilevanti.
Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra
(elaborazione immagine GrIG, foto da mailing list ecologiste, S.D., archivio GrIG)
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
A leggere questo articolo si rimane a bocca aperta per la complessita’ della vicenda , resa tale dalla nebulosita’ delle proposte e degli intenti. Meno male che non abbiamo autorizzato l’atomo a fermarsi nel nostro paese Italia.
E’ gia deprimente per un turista sbarcare a Porto Torres con il suo scenario industriale , e per valorizzare questo scenario ci manca propio un inceneritore camuffato da centrale a biomasse.
grazie, veramente grazie da me e da tantissimi del Sassarese che respirano questo schifo da 30 anni!
E se questo è il “nuovo” che appare all’orizzonte non c’è da stare molto tranquilli.
Riporto testualmente dall’invito a partecipare alla presentazione del mirabolante sistema “innovativo” di trattamento RSU che si terrà in pompa magna domani 21 settembre al T Hotel di Cagliari, h 10,00.
“COS’È IL “SISTEMA AUTOCLAVE+P2P” Si tratta di un innovativo sistema di trattamento dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU), composto da due diversi Moduli:
Modulo A Sistema Autoclave: Trattamento termico dei rifiuti
Modulo B Sistema P2P (Plastic to Petrol): Trasformazione delle materie plastiche in carburante/biogas
• Modulo A (SISTEMA AUTOCLAVE). Il sistema, che è stato studiato per il trattamento dei rifiuti provenienti da raccolta sia differenziata che indifferenziata, utilizza Jino all’80% dei materiali recuperabili – resi, a fine processo, completamente puliti o meglio sterilizzati – e trasforma automaticamente il rifiuto organico in “floc”. Questa è una sorta di cellulosa inerte e inodore, ad altissima resa energetica (in quanto a elevato valore calorico, ca. 5.500 kcal/kg) che può alimentare inceneritori/termovalorizzatori trasformando gli stessi in semplici impianti a biomassa. Il “floc” si può anche indirizzare alla digestione anaerobica, con una sosta di soli 15 giorni e senza alcun miasma, oppure gassiJicare, il tutto per estrarne un alto quantitativo di
biogas con la conseguente trasformazione in energia. Il sistema (unico al mondo) è ad emissioni nell’aria pari a ZERO!
• Modulo B (SISTEMA P2P). È il modulo di cui oggi presentiamo “il cuore”, cioè il reattore. Dalle plastiche (anche miste, sporche e inquinate) al carburante: con un semplice processo si ottiene dell’olio sintetico (completamente privo di zolfo) che, dopo la raffinazione, dà origine a gasolio, benzina, kerosene ed olio pesante. Un aspetto importante: questa macchina è in grado di trattare molti altri materiali (pneumatici e oli da autotrazione esausti, oli vegetali di qualsiasi tipo, sfalci e potature, resti ed escrementi animali, escrementi umani, catrame e bitume esausti, scarti delle cartiere, fanghi di risulta dall’estrazione del petrolio e molto
altro) semplicemente cambiando il catalizzatore e producendo 5 oltre o in alternativa al carburante 5 gas GPL, metano, etanolo. Con questo macchinario siamo in grado di ripulire completamente, e quindi ridare vita, alle discariche già esistenti e ormai esauste: emissioni nell’aria pari a ZERO!”
Chiaro? Emissioni nell’aria pari a ZERO (strano mi ricorda qualcuno … http://www.youtube.com/watch?v=CAshh9Fis1g ).
Roba da Nobel per la fisica, altro che Lavoisier.
la posizione di iRS
http://www.irsonline.net/2012/09/irs-contro-la-centrale-a-biomasse-di-porto-torres/
da Stintino Notizie, 21 settembre 2012
A Sassari e Porto Torres si parla di chimica verde e centrale a biomasse: http://www.stintinonotizie.it/territorio/a-sassari-e-porto-torres-si-parla-di-chimica-verde-e-centrale-a-biomasse/
Tutti sappiamo che le discariche del territorio sono vicine alla saturazione e che nel giro di qualche anno, stanti le attuali politiche sul ciclo dei rifiuti, dovremo affrontare il problema. La promessa tutta da dimostrare di una chimica non inquinante (la materia prima sarà anche vegetale ma il processo di per sé non è a impatto zero) e di irrinunciabili posti di lavoro nasconde forse un altro progetto? A Porto Torres si sta costruendo un inceneritore? O per usare ancora un eufemismo, faranno una centrale a biomasse che per le leggi italiane è di fatto per metà un inceneritore di rifiuti indifferenziati? Dove sta il vero affare e chi ne trarrà vantaggio? Ma soprattutto perché domande come queste, che nascono sulla base di informazioni pubbliche e facilmente reperibili, vengono costantemente eluse?
da AAM Terra Nuova, 22 settembre 2012
PORTO TORRES: DANNOSA LA CENTRALE A BIOMASSE.
La Centrale a biomasse di Porto Torres rappresenta un ulteriore rischio per l’ambiente e la salute pubblica. La denuncia arriva dalle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra che, in collaborazione con l’Associazione Medici per l’Ambiente: http://www.aamterranuova.it/Foto-Video-inchieste-dei-lettori/Porto-Torres-dannosa-la-centrale-a-biomasse
non siamo contro la “chimica verde”, siamo contro le prese in giro, gli inceneritori di rifiuti, le mancate bonifiche ambientali di una zona industriale contaminata.
da L’Unione Sarda, 23 settembre 2012
Nel mirino. La chimica del futuro non piace agli ecologisti.
La chimica verde ancora nel mirino delle associazioni ecologiste: il Gruppo di intervento giuridico e Amici della Terra, con la collaborazione dell’Associazione Medici per l’Ambiente, ha inoltrato un atto di intervento con osservazioni nel procedimento di valutazione di impatto ambientale per quanto riguarda il progetto centrale a biomassa nella zona industriale di Porto Torres. Osservazioni, secondo quanto si apprende dal comunicato, “in considerazione del fatto che almeno un terzo del combustibile impiegato sarebbe di origine fossile (è indicato il FOK, residuo del processo industriale di produzione dell’etilene, pericoloso, cancerogeno) e non proveniente da fonti rinnovabili, mentre non sussiste alcuna certezza della possibilità di impiegare biomassa vegetale”. I dubbi si spostano anche sul piano sanitario: “È del tutto evidente che la creazione di un nuovo polo energetico a combustione nelle vicinanze di quello ad elevata potenza, di proprietà di E.ON sempre a combustione di fossili, peggiorerebbe in termini di emissioni e di produzioni di ceneri tossiche le condizioni sanitarie già precarie del territorio di Porto Torres, caratterizzato da dati epidemiologici allarmanti riguardo alle patologie tumorali e cronico-degenerative”. Diversi i punti toccati dai due gruppi che hanno anche ricordato come Sassari e Porto Torres appartengano al S.I.N, sito di interesse nazionale “cioè territorio nel quale il livello di inquinamento dell’aria, dei suoli e delle falde, dovuto alla presenza industriale, mette a serio rischio la salute di chi ci lavora e di chi ci abita e, pertanto, deve essere bonificato”. (m. c.)
da Sardies, 23 settembre 2012
Centrale a biomasse a Porto Torres, rischio elevato per l’ambiente: http://sardies.org/index.php?option=com_content&view=article&id=13686:centrale-a-biomasse-a-porto-torres-rischio-elevato-per-lambiente-&catid=30:porto-torres&Itemid=44
da Il Minuto, 24 settembre 2012
“La centrale a biomasse di Porto Torres nuovo rischio per l’ambiente”. La denuncia del Gruppo di intervento giuridico: http://www.ilminuto.info/2012/09/%E2%80%9Cla-centrale-a-biomasse-di-porto-torres-nuovo-rischio-per-l%E2%80%99ambiente%E2%80%9D-la-denuncia-del-gruppo-di-intervento-giuridico/
da La Nuova Sardegna, 26 settembre 2012
Enipower assicura: «Non bruceremo rifiuti». L’amministratore delegato Giovanni Milani parla della centrale biomasse che sarà costruita a PortoTorres: «Migliorerà la situazione ambientale». (Gianni Bazzoni): http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20120926081449.pdf
I dubbi restano: «Prima fate le bonifiche». Nell’incontro a Sassari le istituzioni chiedono garanzie. Gavino Sale (iRS): «Questa è una truffa». (Vannalisa Manca): http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20120926081523.pdf
da La Nuova Sardegna, 27 settembre 2012
Chimica verde, la sda e le incognite. «Vogliamo garanzie». Assemblea a Porto Torres con Enipower, il territorio chiede rassicurazioni : «Non si può giocare con la salute». (Gianni Bazzoni): http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20120927081529.pdf
da Alghero Cronache, 20 settembre 2012
Centrale a biomassa a Porto Torres, un ulteriore rischio per l’ambiente e la salute pubblica: http://www.algherocronache.it/2012/01-09-2012/P004.htm
da Alguer.it, 30 settembre 2012
L’opinione di Valdo Di Nolfo. Nessun conflitto da nascondere: http://notizie.alguer.it/n?id=52075