A Portoscuso si mangiano metalli pesanti. E non lo fanno solo i bambini.
“…si ritiene necessario informare la popolazione di Portoscuso di fare in modo di differenziare la provenienza dei prodotti ortofrutticoli da consumare per la fascia di età dei bambini da 0 a 3 anni. Occorre perciò fare in modo che in questa fascia di età non siano consumati esclusivamente prodotti ortofrutticoli provenienti dai terreni ubicati nel Comune di Portoscuso”. Così ha parlato l’Azienda sanitaria locale n. 7 di Carbonia, dopo aver acquisito i dati di una recente relazione dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero dell’ambiente.
In parole povere, gli alimenti prodotti nella zona di Portoscuso hanno tassi più o meno elevati di inquinamento, ma non si può dire ufficialmente.
In base al regolamento CE n. 466/2001 sono prescritti limiti di tollerabilità degli inquinanti e precisi monitoraggi degli alimenti: in varie occasioni le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico ne hanno richiesto lo svolgimento alle amministrazioni pubbliche competenti, sempre con risposte tranquillizzanti.
Eppure la situazione dovrebbe esser ben diversa.
Il piano di disinquinamento per il risanamento del territorio del Sulcis – Iglesiente (D.P.C.M. 23 aprile 1993), sulla base della dichiarazione di zona ad alto rischio ambientale (D.P.C.M. 30 novembre 1990, legge regionale n. 7/2002), ed il successivo accordo di programma attuativo (D.P.G.R. 3 maggio 1994, n. 144) hanno in gran parte beneficiato economicamente le medesime industrie responsabili dello stato di inquinamento dell’area. L’obiettivo era quello del disinquinamento e del risanamento ambientale. Obiettivo, a quanto pare, miseramente fallito, tant’è che risultano tuttora molto negative le caratteristiche qualitative del fondo naturale delle acque e dei suoli, come accertato (2009) dall’A.R.P.A.S.
Di fatto è sempre peggiore la situazione ambientale e sanitaria di Portoscuso. In un ambiente ormai fortemente degradato e contaminato, tanto da vantare record poco lusinghieri, anche nel campo del deficit cognitivo infantile e della piomboemia. Si va dai fumi di acciaieria, che vedono il centro suscitano diventarne la pattumiera d’Europa, al bacino dei fanghi rossi e al relativo inquinamento, dagli sversamenti in mare di inquinanti alle discariche illecite di rifiuti tossico-nocivi, alle nubi di fluoro, ai traffici illeciti di rifiuti industriali.
E le preoccupazioni per la qualità dell’ambiente e della salute pubblica, giustamente, si estendono ai Comuni vicini, come Carloforte.
Vogliamo voltare pagina una buona volta?
Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico
comunicato stampa ASL n. 7 (23 gennaio 2012)
da La Nuova Sardegna on line, 26 gennaio 2012
La frutta di Portoscuso fa paura. L’Asl: meglio non darla tutti i giorni ai bambini. Stesso consiglio per gli ortaggi: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2012/01/26/news/la-frutta-di-portoscuso-fa-paura-5568628
(foto per conto GrIG, S.D., archivio GrIG)
Singolare che le autorità sanitarie intervengano a stabilimenti chiusi. Lo stabilimento chiude perchè le leghe speciali di alluminio (al tungsteno, tantalio, vandio ecc) per rivestire gli Shuttle non hanno più mercato.
Strano che nessuno abbia mai evidenziato che si trattava di lavorazioni di assoluta pericolosità ambientale. Credo che pochi paesi consentissero quel tipo di lavorazione.
i soldi che la Regione da all’ALCOA dovrebbe darli agli operai per la bonifica dell’area..
chissà chi è la facussa
è colpa dei mutamenti climatici? non credo! se però il sindaco è quello descritto sui giornali..
“mutamenti climatici”? No, di certo. Il clima è sempre lo stesso. I fumi industriali diffondono, evidentemente, inquinamento su aria, acqua, suolo e un clima oppiaceo che ammorba e addormenta le coscienze.
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