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Vacanze a km. zero nella Tuscia romana.


Monterano, Chiesa e il convento di S. Bonaventura con la copia della Fontana del Bernini

Monterano, Chiesa e il convento di S. Bonaventura con la copia della Fontana del Bernini

Ecco un’altra puntata della nostra rubrica Vacanze a km. zero.

Oggi facciamo un bel giro nella Tuscia romana, quella splendida e interessante zona che comprende la Provincia di Viterbo e la parte settentrionale della Provincia di Roma, storicamente area di cultura etrusca.

Quello che vi presentiamo è soltanto uno dei tantissimi itinerari che possono essere percorsi a breve distanza da Roma, in una delle zone più ricche di bellezze naturali, storia, archeologia, ma ancora non afflitte dal turismo di massa.

Si parte da Roma e si percorre la storica via Claudia Braccianese (S. S. n. 2 bis), in direzione nord.

Galeria, ruderi (da parchifiori-roma.mg-freewebsite.net)

Galeria, ruderi (da parchifiori-roma.mg-freewebsite.net)

Presso Osteria Nuova sono i ruderi immersi nella vegetazione di Galeria, presso il Fiume Arnone, città etrusca, romana e medievale, resa disabitata dalla malaria fin dal 1809.

Lungo il Lago di Bracciano, di origine vulcanica, sono vari i centri d’impronta medievale come Anguillara Sabazia e la stessa Bracciano (con il Castello Orsini-Odescalchi) e l’interessante Museo storico dell’Aeronautica di Vigna di Valle.

Dopo qualche km. si giunge alla Caldara di Manziana, monumento naturale fra torbiere e boschi di Betulle, residuo dell’antica attività vulcanica dei Monti Sabatini.

La suggestiva vallata del Fiume Mignone ci porta alla città abbandonata di Monterano, nell’omonima riserva naturale.

Centro di origine etrusca, sede vescovile nell’alto medioevo, ebbe grande fortuna a partire dal ‘500, quando il feudo venne acquisito dagli Orsini, e ancor più nella seconda metà del ‘600, quando il feudo divenne parte dei possedimenti degli Altieri, altra casata nobiliare romana.   La decadenza del borgo iniziò con il dilagare della malaria, a partire dal 1770, e vide la sua fine con la distruzione da parte delle truppe francesi nel 1799.

 

 

 

Oggi, dopo alcuni interventi di restauro conservativo dei ruderi, la città perduta è diventata anche sede di ambientazioni cinematografiche: da Ben-Hur (1959) a Brancaleone alle Crociate (1970), da Il Marchese del Grillo (1981) alla La visione del Sabba (1988), alla mini-serie televisiva La freccia nera (2006) e tanti altri film.

Castello di Rota (da www.mondimedievali.net)

Castello di Rota (da http://www.mondimedievali.net)

A Canale Monterano si riprende la strada provinciale n. 3 “Braccianese Claudia” in direzione di Tolfa: dopo pochi chilometri in un verde paesaggio campestre, si trovano le antiche Terme di Stigliano, oggi una Spa di elevato livello, e il Castello di Rota, d’origine medievale, attualmente fulcro dell’allevamento di bovini allo stato brado dei Lepri di Rota.

Oltre si giunge a Tolfa, il centro più importante dei Monti della Tolfa, compendio di grande valore naturalistico e paesaggistico del Pre-Appennino Laziale, con la Rocca dei Frangipane e un ben tenuto centro storico, e ad Allumiere, che deve il suo sviluppo alla scoperta nel 1462 di ricchi giacimenti di allume, tenuti sempre sotto diretto controllo della Sede Apostolica.

Tolfa, Rocca dei Frangipane

Tolfa, Rocca dei Frangipane

Ma un’ultima tappa merita d’esser compiuta, alla città medievale abbandonata di Cencelle, percorrendo la strada secondaria che porta alla Farnesiana.

La città venne fondata, con il nome di Leopoli, il 15 agosto 854 da papa Leone IV per dare un rifugio sicuro agli abitanti di Centumcellae, l’odierna Civitavecchia, colpiti duramente da continue scorrerie dei Saraceni.  Ma gli abitanti la chiamarono Cencelle, contrazione volgare del nome della città d’origine, dove ritornarono in gran parte dopo soli 35 anni, quando la pressione saracena iniziò a diminuire.

Secondo la tradizione, poco prima del ritorno alla città originaria (15 agosto 889) i residenti si riunirono in consiglio sotto una grande Quercia. Il vecchio marinaio Leandro, membro del consiglio, esortò e convinse i cittadini a tornare nel luogo di origine. Il suo fu accettato da tutti come un Optimum Consilium: e ancor oggi nello stemma di Civitavecchia campeggiano le lettere O. C. a fianco di una Quercia in ricordo del convincente discorso di Leandro ai suoi concittadini nel lontano 889.   Cencelle sopravvisse sempre più stentatamente fino al XV secolo, quando venne definitivamente abbandonata.

Si prosegue, infine, per qualche km. fino alla S. S. n. 1 “Aurelia” per il ritorno a Roma.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

 

(foto da parchifiori-roma.mg-freewebsite.net, commons.wikimedia.org, S.D., archivio GrIG)

  1. Occhio nudo
    agosto 18, 2014 alle 7:00 am

    Bellissimo!

  1. dicembre 24, 2015 alle 7:50 am

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