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Come contenere l’invasione del turismo nautico nell’Arcipelago della Maddalena? Creando ormeggi per navi da diporto.


Le acque del parco nazionale dell’Arcipelago della Maddalena e la relativa area marina protetta, durante la stagione estiva, sono ormai da tempo oggetto di una vera e propria invasione di imbarcazioni di ogni tipo e in ogni tratto di mare, anche quelli di massima protezione, vista la scarsa efficacia di controlli e sanzioni.

E’ un caso di sovraffollamento turistico, noto a livello internazionale come overtourism.

Realizzare un nuovo grande campo boe nel mare prospiciente Cala Granu, litorale di Arzachena (SS), proprio ai confini dell’area marina protetta costituisce un palese oggettivo fattore di incremento del turismo nautico.

Il progetto della Anchor Bay Benefit s.r.l. punta alla realizzazione di un campo boe di circa 236 mila metri quadri per l’ormeggio di tre unità da diporto (due aventi lunghezza di metri 130 e una avente lunghezza di metri 160) davanti a Cala Granu, con distanza di poco superiore a metri 200 dall’arenile  e metri 100 dalla scogliera.

La Maddalena, Porto Madonna (foto Mauro Coppadoro)

Vere e proprie navi, nonostante l’area di mare individuata rientri nella fascia di protezione esterna (D.M. Infrastrutture e Trasporti 2 marzo 2012) del parco nazionale dell’Arcipelago della Maddalena, che comprende anche l’Isola delle Bisce e le Isole di Li Nibani, e la posa in mare dei corpi morti per ancorare le boe è soggetta a specifica autorizzazione solo “ove ne sia dimostrata la compatibilità e l’innocuità ambientale” (art. 109 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).

Attualmente sono in corso le procedure finalizzate all’eventuale autorizzazione, avverso la quale il GrIG ha avanzato motivate opposizioni per il pesante impatto ambientale.

Gabbiano reale mediterraneo (Larus michahellis)

Un particolare degno di nota: il titolare del 90% del capitale sociale della Anchor Bay Benefit s.r.l. è Jan Hans Georg Pachner, già Segretario generale dello Yacht Club della Costa Smeralda e attualmente  Segretario generale della Fondazione One Ocean, “iniziativa italiana di rilevanza internazionale nata per volontà dello Yacht Club Costa Smeralda che, nel 2017, anno del suo 50° anniversario, ha voluto avviare un progetto di sostenibilità ambientale”.

Come si possa “accelerare le soluzioni ai problemi degli oceani ispirando i leader internazionali, promuovendo un’economia blu sostenibile e migliorando la conoscenza degli oceani attraverso l’alfabetizzazione oceanica” incrementando il sovraffollamento turistico dell’Arcipelago della Maddalena  è e rimane un grande mistero per i più.

Il GrIG auspica che le amministrazioni pubbliche competenti rispediscano al mittente un progetto che non farebbe che aggravare una situazione ambientale già piuttosto degradata.

Gruppo d’intervento Giuridico (GrIG)

Occhiate (Oblada melanura)

(foto Mauro Coppadoro)

  1. Avatar di giorgiopelosio24
    giorgiopelosio24
    ottobre 7, 2024 alle 10:12 am

    Nel 1988 a seguito di un appalto internazionale indetto dal Corpo Forestale dello Stato e vinto dall’ allora Teletron avevamo realizzato un sistema per la prevenzione degli incendi boschivi di Caprera e l’arcipelago e per il controllo di tutte le calette e barche presenti la Rai nazionale allora ha dedicato alcuni servizi su tale sistema con la testimonianza dell’ allora Comandante della Stazione del Corpo Forestale Giuseppe Lacesa a tal punto che il Corpo Forestale dello Stato ha messo a disposizione un elicottero AB412 per tutti gli interventi necessari (anche salvataggio di persone in mare) dal 1988 al 2000. Nell’anno 2000 per una legge regionale la competenza del monitoraggio incendi è passata al Corpo Forestale della Sardegna fa in conseguenza  il sistema è stato completamente abbandonato come d’altra parte anche tutti gli altri nell’isola, successivamente nell’arcipelago  gli incendi sono ripresi e l’invasione delle barche anche in zone non consentite.Riteniamo completamente inutile riempire l’arcipelago di boe quando la tecnologia è in grado anche di aiutare ad identificare e sanzionare la barche che invadono le zone non consentite a maggior ragione oggi con i sistemi di intelligenza artificiale ma nel duemila il CFVA avrebbe potuto utilizzare il” buon senso naturale” ma la sentenza n 260/2022 del 30/05/2022 ha condannato definitivamente  la Regione per tutti gli impianti  collaudati  e abbandonati, la palla è passata alla Corte dei Conti Regionale

     Giorgio Pelosio

  2. ottobre 7, 2024 alle 10:32 am

    Questo intervento coglie un aspetto del turismo spesso sottovalutato o addirittura ignorato o anche promosso da una classe dirigente orientata alla speculazione senza visione del futuro. E il caso della Maddalena è solo la punta di un iceberg perché dal turismo crocieristico, con porti sovraffollati, al turismo nelle grandi città d’arte o centri di attrazione archeologica assistiamo a una crescita esponenziale del numero di viaggiatori.

    Se pensiamo che solo Civitavecchia è arrivata nei primi mesi del 2024 a 3,3 milioni di passeggeri si possono intuire anche i problemi connessi all’inquinamento, e non solo da fumi, prodotto dalle cosiddette grandi navi con altezza delle ciminiere oltre i 60 metri slm a cui si aggiungono le emissioni di traghetti passeggeri e navi cargo portacontainer, etc..

    A parte l’impatto sulla vita degli abitanti delle città portuali e delle città d’arte per gli effetti su trasporti pubblici e qualità della vita dei residenti esiste da decenni e ancora irrisolto un insieme di effetti negativi sulla salute non sufficientemente valutati sotto il profilo dei costi sociali oltre che della sanità pubblica. E non credo che sia intelligente trasformare le città in trattorie a cielo aperto lasciando i costi di malattie e disagi ai cittadini.

  3. Avatar di Daniele
    danspe8f2c45df61
    ottobre 7, 2024 alle 3:04 PM

    Una buona prassi sarebbe riproporre una grossa e sostanziosa tassa di soggiorno per gli armatori che non abbiano la residenza in Sardegna. Almeno i proventi potranno essere utilizzati per il ripristino ambientale e l’inquinamento causato dagli ormeggi

  4. Avatar di Andrea Di Lazzaro
    Andrea Di Lazzaro
    ottobre 8, 2024 alle 10:38 am

    Ma si, lasciate la natura a gabbiani e delfini, continuate coi divieti e le restrizioni facendo perdere agli “umani” ogni possibile integrazione tra ambiente e turismo. Di conseguenza, si comprometteranno tutti i potenziali ricavi economici futuri, che costituiscono il sostentamento per migliaia di famiglie di sardi. Tanto rimetteranno il

    Che si continui a favorire il turismo miliardario dei potenti a scapito di quello delle persone normali. Alla via così.

    • Avatar di Andrea Di Lazzaro
      Andrea Di Lazzaro
      ottobre 8, 2024 alle 10:41 am

      …rimetteranno il reddito di cittadinanza volevo scrivere.

    • Avatar di happilychiefe3eddee6a7
      happilychiefe3eddee6a7
      ottobre 8, 2024 alle 2:03 PM

      Superare quella che da decenni gli scienziati del Turismo chiamano “capacità di carico del territorio” (in questo caso “capacità di carico dell’ambiente marino”) mina le stesse caratteristiche attrattive del prodotto da cui il turismo trae profitto. Il giorno che un ambiente marino di acqua cristallina, specie animali diffuse, ecosistema sano si trasformasse in acque torbide, abbandono del sito da parte di molte specie faunistiche, ed ecosistema alterato (con chissà quali sorprese) si farebbe presto ad assistere al repentino abbandono del sito da parte dei turisti nautici, come successo da altre parti del mondo.

      Diceva un mio illustre professore di Politica del Turtismo (Giuseppe Loy Puddu): “Il turismo, o è sostenibile, o non è turismo”

    • Avatar di Daniele
      Daniele
      ottobre 8, 2024 alle 4:29 PM

      Quello che la Sardegna sta sopportando negli ultimi anni, non è turismo ma invasione di massa. I danni causati dal turismo di massa, li paga il contribuente sardo e non i turisti. Ci sono aree sarde tutelate dal Piano paesaggistico e sottoposte a vincolo idrogeologico invase dalle auto e dai camper. Per dirne una voglio rammentare che non tutte le imbarcazioni e natanti possiedono un sistema a circuito chiuso del WC. I liquami quindi vengono riversati nelle acque circostanti e a tal proposito voglio ricordare che l’infezione dell’escherichia coli non è uno scherzo. Quando la Sardegna sarà totalmente inquinata il turista ci dirà addio e cercherà altri luoghi

  5. Avatar di Nicolò
    Nicolò
    ottobre 8, 2024 alle 4:28 PM

    manca la volontà politica. Contro il turismo eccessivo basta limitare gli ingressi. Con campi boe a sosta limitata nel tempo e a pagamento. Ripeto manca la volontà politica per scelte impopolari per i residenti a cui interessa solo il quattrino. Se il parco fosse nazionale e dipendesse da una authority autonoma ( si sogna…)

  6. ottobre 13, 2024 alle 6:31 PM

    in favore del parco, una bella differenza.

    da L’Unione Sarda, 13 ottobre 2024

    La Maddalena, Antonello Ornano: «Lascio tutte le mie proprietà al Parco Nazionale».

    L’imprenditore ha un’ampia porzione della penisola di Abbatoggia con campeggio e locali. (Claudio Modesto Ronchi): https://www.unionesarda.it/news-sardegna/gallura/la-maddalena-antonello-ornano-lascio-tutte-le-mie-proprieta-al-parco-nazionale-mk68giz8

  7. ottobre 18, 2024 alle 2:50 PM

    da L’Unione Sarda, 18 ottobre 2024

    Parco Nazionale di La Maddalena, oltre 30.000 imbarcazioni all’anno: i rischi per l’ecosistema.

    Durante la manifestazione “Abba Fest”, il direttore Giulio Plastina ha evidenziato i numeri delle frequentazioni. (Claudio Modesto Ronchi) (https://www.unionesarda.it/news-sardegna/gallura/parco-nazionale-la-maddalena-oltre-30000-imbarcazioni-allanno-rischi-per-ecosistema-p0tibdch)

    «Sono oltre 30.000 le imbarcazioni, natanti e navi da diporto che ogni anno frequentano l’area marina del Parco Nazionale di La Maddalena». A dirlo è stato il direttore dello stesso, Giulio Plastina, nel corso di un convegno organizzato lo scorso 13 ottobre, nell’ambito della manifestazione “Abba Fest”.

    Un numero considerevole per un’area marina pur di notevoli dimensioni, se si considera che il periodo di maggiore frequenza è concentrato nei mesi di luglio e agosto e che la maggior parte di queste frequenze non sono distribuite in tutta l’area ma fortemente concentrate in alcune parti di questa, dal porto della Madonna alla spiaggia Santa Maria, da Cala Coticcio, a Caprera, a Cala Corsara, a Spargi per esempio. Dati questi ancora più significativi se si considera che sono 26 le unità a traffico che effettuano i servizi trasporti passeggeri, la cui capacità di carico è pari a ben 4.250 persone al giorno. A queste attività se ne aggiungono poi circa 300 che operano nel settore del noleggio e della locazione di unità da diporto nautica, con un totale di circa 900 unità da diporto suddivise tra natanti imbarcazioni. Ci sono poi da aggiungere i 20 centri di immersione subacquea che operano con 34 mezzi nautici, i 14 attività snorkeling e le 8 scuole di vela che operano con 184 tra imbarcazioni e natanti. E c’è da precisare, ha proseguito il direttore Plastina, che quelli snocciolati «non sono in effetti dati reali perché mancano almeno 40-45% di dati relativi a diportisti che arrivano nelle acque del Parco sprovvisti di autorizzazione e che vi navigano e vi sostano senza autorizzazione».

    Che cosa provochi questa “invasione” un ecosistema marino così prezioso e delicato è facile da immaginare. Oltre all’asportazione (involontaria) di sabbia da parte dei bagnanti, all’aratura e allo strappo della posidonia oceanica, al forte inquinamento sonoro, al rilascio comunque in mare di sostanze organiche e dei motori, c’è da considerare la grande produzione di rifiuti, a cominciare dalla plastica, come le campagne ecologiche di ripulitura, effettuate da volontari, dimostrano.

    «L’anno terribile per le acque del Parco, l’anno del caos, è stato il 2022», ha affermato il direttore Plastina, «e si ricorderanno alcuni video e alcune foto che circolavano sulla rete con l’immagine del Porto della Madonna invasa da imbarcazioni e navi di ogni tipo». I numeri degli anni successivi, 2023 e 2024, sono stati inferiori ma pur sempre assai rilevanti.

    E allora la domanda che scaturisce è se situazioni simili possano reggere in tale maniera e a lungo o si debbano prendere provvedimenti più o meno severi atti a limitare e regolamentare maggiormente le presenze al fine di garantire un ambiente e un ecosistema che è – è bene ricordarlo – la fonte primaria dell’economia turistica di questa parte di Sardegna.

  8. febbraio 5, 2025 alle 2:46 PM

    taglio di Pini a Caprera.

    da L’Unione Sarda, 5 febbraio 2025

    Caprera, via al taglio di 440 pini: «Questioni di sicurezza».

    Operai al lavoro in tre diverse pinete. (Claudio Modesto Ronchi) (https://www.unionesarda.it/news-sardegna/gallura/caprera-via-al-taglio-di-440-pini-questioni-di-sicurezza-mpa93jdk)

    In tre pinete di Caprera, tra le più belle, accessibili e frequentate, a vocazione turistico-ricreativa, saranno prossimamente tagliati, per ragioni di sicurezza, ben 440 pini.

    Si tratta della pineta cosiddetta della cavalla Marsala (dove saranno abbattuti 142 alberi ed effettuate potature su 570); di quella cosiddetta dei Mille (77 alberi da abbattere e potature su 536) e di quella di Stagnali, dotata di un parco giochi in legno per bambini (abbattimento urgente di 20 piante, nell’anno di 218 e potature su 556).

    A provvedere al taglio sarà l’Agenzia Forestas con la quale il Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena ha una convenzione.

    Le operazioni di taglio dovranno concludersi entro il prossimo 31 marzo, termine imposto – essendo l’isola all’interno del sito “Natura 2000” – dal Servizio Valutazione, Impatto e Incidenza Ambientale della Regione Sardegna per la Tutela dell’Avifauna Migratrice.

    Le pinete di Caprera sebbene alcune secolari e altre più giovani come, quelle in questione, non sono naturali ma piantate, a suo tempo, dall’uomo, per le quali, afferma la dottoressa Paola Brundu dell’Ufficio Ambiente dell’Ente Parco, «si sarebbe dovuto tenere un iter di gestione, con dei graduali diradamenti nel tempo, che tuttavia non sono avvenuti regolarmente o non sempre secondo in manuali selviculturali». La conseguenza è che ad oggi c’è un’alta densità di pini, circa 500 a ettaro contro i 200 che ci dovrebbero essere. «Questo ha comportato, nel tempo, un’eccessiva competizione tra gli alberi, che ha creato una certa instabilità dei soprassuoli», afferma la dottoressa Brundu.

    Negli ultimi anni poi si sono verificati preoccupanti problemi fitosanitari, in particolare a  causa un insetto, che «agisce scavando gallerie nel tronco degli alberi, rendendoli instabili, col rischio di crollo da un momento all’altro».

    • febbraio 20, 2025 alle 2:48 PM

      dal sito web dell’Ente Parco nazionale dell’Arcipelago della Maddalena, 18 febbraio 2025

      Chiarimenti sul taglio dei Pini a Caprera. (https://www.lamaddalenapark.it/area_letturaNotizia/414618/pagsistema.html)

      Un gruppo di cittadini maddalenini sostenuti dall’associazione “Un arcipelago senza plastica” non è d’accordo con l’intervento di abbattimento di Pino domestico nelle pinete ad uso ricreativo dell’Isola di Caprera. L’articolo afferma quanto di seguito: “Sicuramente siamo d’accordo col Parco che per motivi di sicurezza è necessario potare ed abbattere le piante malate, ma non si può accettare un abbattimento libero anche di piante giovani” e poi continuano: “Quindi prima di distruggere ciò che non è necessario, bisogna ponderare bene gli effetti positivi e negativi di determinate scelte, condividerle con l’Ente comunale, ignaro di tale provvedimento ma responsabile della sicurezza pubblica…”
      Queste affermazioni derivano da una totale carenza di informazioni ufficiali sullo stato delle cose e rammarica che prima di pubblicare sui quotidiani le persone non raccolgano le informazioni corrette direttamente alla fonte.
      Le pinete di Caprera derivano da una serie di rimboschimenti artificiali in gran parte effettuati intorno agli anni ‘60, come il caso della pineta oggetto della rimostranza da parte dell’associazione in questione. Per questi rimboschimenti non sono stati seguiti negli anni le cure colturali, quali sfolli e diradamenti necessari, ad avere una maggiore stabilità degli alberi e un maggior equilibrio degli stessi tra apparato radicale, altezza dei fusti e diametro della chioma. Il risultato: soprassuoli in cui gli alberi sono fortemente appressati e in forte competizione per la luce e l’acqua, alberi indeboliti e soggetti a diversi e gravi attacchi parassitari.
      Il taglio degli alberi in corso a Caprera non è “indiscriminato” in quanto è un’attività messa in campo a seguito di uno studio specialistico e dopo aver ottenuto tutte le autorizzazioni previste dai diversi Enti competenti, Comune compreso, chiamato in causa con diverse note informative e soprattutto titolato a esprimere parere di competenza relativamente al rilascio dell’Autorizzazione Paesaggistica.
      A completezza di informazione è doveroso comunicare che con questo intervento l’Ente Parco ha l’obiettivo di conservare il più a lungo possibile le pinete di Caprera nel tempo, perché fanno parte del paesaggio e sono ampiamente frequentate dai cittadini, e non di distruggerle. Fare un intervento colturale significa proprio dare, in questo caso ad un bosco artificiale fragile, la possibilità di conservarsi nel tempo e magari riuscire anche a riprodursi naturalmente come è già successo proprio nella Pineta di Stagnali.
      Si coglie l’occasione per invitare tutti ad informarsi adeguatamente presso gli uffici dell’Ente prima di fare dichiarazioni fuorvianti e sempre pronte a denigrare la mission del Parco.

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