Esito ampiamente scontato della recente campagna referendaria sulla caccia.
Secondo quanto reso noto dallo stesso Comitato referendario Si Aboliamo la caccia, la Corte di cassazione avrebbe, con ordinanza, dichiarato inammissibile per carenza delle necessarie sottoscrizioni il quesito referendario per il referendum abrogativo di gran parte della legge n. 157/1992 e s.m.i. sulla tutela della fauna e l’attività venatoria.
Delle 520 mila firme dichiarate, la Corte di cassazione ritiene che più di 177 mila siano non regolari.
Si ignora l’esito ufficiale delle altre due raccolte di firme per altrettanti quesiti referendari.
L’esito non stupisce, era ampiamente previsto, purtroppo.
Raramente si è vista una campagna referendaria “ambientalista” condotta in modo più velleitario e controproducente.
Due distinti comitati referendari (Comitato referendario Si Aboliamo la caccia e Movimento politico Ora – Rispetto per tutti gli animali) e con ben tre quesiti diversi (abrogazione di gran parte della legge n. 157/1992 e s.m.i.; abrogazione di parte della legge n. 157/1992 e s.m.i.; abrogazione dell’art. 842 cod. civ.), solo uno dei quali (quello abrogativo dell’art. 842 cod. civ., norma che consente al solo cacciatore di entrare nei terreni altrui senza il consenso del proprietario) realmente efficace contro la caccia.
Basti pensare che un quesito richiedeva anche l’abrogazione delle disposizioni concernenti le sanzioni penali e amministrative per violazione della normativa sulla caccia, gli atti di bracconaggio e le modalità di caccia vietate.
La campagna referendaria, anzi le campagne referendarie (perché sono state due e sono state condotte separatamente), non hanno visto nemmeno il coinvolgimento di tutte le associazioni ambientaliste e animaliste (alcune dichiaratamente contrarie, fra quelle nemmeno contattate anche il Gruppo d’Intervento Giuridico), ma solo di alcune associazioni e comitati locali animalisti.
Nessuna vera e propria “organizzazione”, assolutamente necessaria per iniziative referendarie insieme a un adeguato budget economico (inizialmente almeno 1,5 milioni di euro), una massiccia campagna stampa e informativa, un efficace sistema di raccolta delle forme digitali, un buon numero di autenticatori (notai, cancellieri, avvocati, consiglieri comunali, ecc.) distribuito su tutto il territorio nazionale, un ampio numero di volontari, buona parte dei quali con un minimo di formazione sulle necessarie formalità da seguire nella raccolta e nella fase di autentica delle firme.
Solo tanto entusiasmo di chi ha partecipato quale volontario.
Ma non basta. Nemmeno un po’.
E’ sicuramente una grande occasione persa, purtroppo.
Si spera solo che serva di lezione per il futuro.
Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico odv
dalla pagina Facebook del Comitato “Si Aboliamo la caccia”, 6 dicembre 2021
COMUNICATO UFFICIALE DICEMBRE 2021
COMITATO SI ABOLIAMO LA CACCIA
Il Direttivo del Comitato Sì Aboliamo la caccia, rende nota l’ordinanza emessa dalla Corte di Cassazione a seguito del deposito delle firme raccolte per la proposta popolare avente ad oggetto l’abrogazione parziale della Legge 157/92.
La relazione conclusiva sull’attività svolta dal personale amministrativo delegato alle attività di verifica delle sottoscrizioni, delle indicazioni sulle generalità dei sottoscrittori, delle vidimazioni dei fogli, delle autenticazioni delle firme e delle certificazioni elettorali, nonché per le operazioni di conteggio delle firme, valuta il quesito referendario in oggetto, non ammissibile alla fase di votazione referendaria.
Il Comitato ha depositato n.49 scatole, contenenti moduli cartacei e certificazioni elettorali, oltre a n.1 hard-disk esterno contenente il duplicato informatico di firme dichiarate raccolte elettronicamente e dei certificati di iscrizione nelle liste elettorali acclusi ai messaggi di posta elettronica certificata inviati dalle amministrazioni comunali.
Avendo riscontrate varie irregolarità, sono state attestate nulle oltre130.000 firme cartacee e oltre 47.000 firme in modalità digitale, per un totale di oltre 177.000 firme.
L’organo di controllo ha pure ammesso che, a causa del presunto disordine nella presentazione del materiale, non è stato possibile agevolare le attività di controllo e verifica, pertanto il Comitato potrebbe appellarsi a questa affermazione ed ipotizzare un iniquo e insufficiente conteggio.
Si precisa inoltre che il materiale oggetto del successivo deposito del 19 novembre 2021 non è stato oggetto di alcuna verifica ed è stato tenuto distinto da quello oggetto del deposito del 30 ottobre 2021.
Pertanto non è stata nemmeno riconosciuta l’inadempienza dei Comuni, che resta, di fatto, ed ingiustamente a carico del Comitato Promotore.
Resta, quindi, da decidere nella prossima riunione se Il Comitato voglia accettare tale ordinanza emessa oppure approfondire e richiedere ulteriori accertamenti e controlli, in modo da far definitivamente luce sulla situazione.
Nel caso in cui si decidesse di accettare l’ordinanza, il Comitato, che con assemblea dei soci in data 18 dicembre 2021 eleggerà il nuovo direttivo, potrebbe prosegguire la lotta contro la caccia, con una struttura operativa presente su tutto il territorio nazionale e con una esperienza acquisita su campo, già con una nuova proposta di legge di iniziativa popolare di Paolo Bernini, per una revisione della legge 157/92 e continuare a combattere i cacciatori e chi protegge interessi personali, sia in politica, negli apparati industriali e commerciali, che tra i media e le stesse associazioni animaliste ed ambientaliste, con un’organizzazione legalmente riconosciuta per operare ed attivarsi in ogni ambito e contesto per affrontare le problematiche legate agli animali ed all’ambiente, non limitata solo all’organizzazione di un referendum.
Ringraziamo tutti per l’enorme partecipazione, per l’irreprensibile impegno, per l’entusiasmo anche nei momenti più duri, per la correttezza, l’accuratezza, il rigore e ci auguriamo nella forma più favorevole che questo gruppo possa restare unito, soprattutto dopo aver fatto tesoro di ogni difficoltà ed errore dovuto all’inesperienza, e consapevole dei nemici, anche nascosti tra le Istituzioni, Media e Associazioni che dovrebbero quanto meno prendere atto e fornire una minima collaborazione alla finalità dell’iniziativa intrapresa, e non addirittura scegliere di boicottarla! Ed importante: fare tesoro e continuare la collaborazione con le associazioni, strutture, politici che ci hanno ritenuti credibili ed affidabili e si sono uniti alla lotta con noi..
Questo direttivo è già al lavoro per far si che chi verrà dopo di esso, abbia una struttura forte e ben organizzata, lasciando orgogliosamente il testimone a chi vorrà ricoprire le nuove cariche.
Per la prima volta un gruppo di attivisti, la maggior parte sconosciuti tra loro, residenti fino a 1.200 Km l’uno dall’altro, ha provato a cambiare una legge ingiusta e questo non sarà mai una sconfitta quanto un punto di forza, la manifestazione che la volontà di agire nel bene di ogni essere indifeso sia sempre più vera, determinata e coraggiosa come mai accaduto prima. Tutto questo sarà solo l’inizio di un vero cambiamento.
Grazie di cuore!
Il Direttivo del Comitato Sì Aboliamo la caccia.
(foto L.A.C., S.D., archivio GrIG)
Una banda di dilettanti allo sbaraglio, purtroppo. E i media non hanno aiutato nemmeno un po’.
Se gli ambientalisti fossero UNITI rappresenterebbero una notevole maggioranza, in Italia. Ma è pura utopia.
l’unità degli “ambientalisti” è decisamente molto difficile da raggiungere, forse possibile su singoli temi.
L’ambientalismo, proprio perchè ormai diffuso, è trasversalissimo e vi si ritrovano posizioni molto diverse.
E’ inutile nascondere, per esempio, che noi del GrIG su energia eolica e fotovoltaica la vediamo in modo analogo a Italia Nostra e a Mountain Wilderness (oltre a tanti altri associazioni e comitati), ma la vediamo in modo molto diverso da Legambiente e da altre associazioni disponibili a “passar sopra” a natura, paesaggio, storia e cultura pur di vedere “specchi” e “ventoloni”.
E così è andata per questa campagna referendaria sulla caccia condotta in maniera più che dilettantesca e su quesiti tutt’altro che condivisi.
Stefano Deliperi
Occorrerebbe concentrare gli sforzi su ciò che unisce, non enfatizzare ciò che divide, tenendo conto che sovente “l’ottimo è nemico del buono”. Insomma, lavorare per obiettivi chiari, condivisi e realistici, anche se più limitati, un passo dopo l’altro. Anche perchè gli italiani, al di la delle parole, odiano le rivoluzioni e se proprio devono fare le barricate preferiscono usare i mobili degli altri.
concordo.
Stefano Deliperi
Nel 2023 o 2024 con la LAV e tutto il resto del mondo
e…Sarà una VITTORIA!