La difficile realtà delle foreste.


albero in autunno

albero in autunno

Mentre in Italia la superficie boscata del territorio è aumentata di ben il 19% nell’arco degli ultimi 25 anni e oggi vede ben 10.467.533 ettari di boschi (il 34,74% del territorio nazionale) anche se rimane parecchio da fare per una loro corretta gestione, arrivano notizie contraddittorie dal panorama mondiale forestale.

Dopo il far west Cambogia, i tanti attentati all’ambiente dell’Anno internazionale delle Foreste (2011), i rischi sempre gravi per la foresta pluviale brasiliana e i devastanti progetti italiani (Gruppo Enel e Impregilo) nella foresta colombiana, sono infatti diversi i recenti avvenimenti che inducono a fortissime preoccupazioni per i grandi polmoni verdi planetari.

Ne parla diffusamente Salva le Foreste, un importante osservatorio indipendente sulle foreste primarie.

In Grecia la drammatica crisi economica sta portando a una crescita incontrollabile dei tagli abusivi, in Indonesia il colosso cartario Asia Pulp & Paper (APP), dopo anni di devastazioni ambientali, forse cambierà registro, spinto dalla crescente ostilità dei principali clienti americani, gli Editori.

Una realtà difficile per le nostre foreste e un sempre maggiore impegno necessario per la loro salvaguardia.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

i boschi in Italia

i boschi in Italia

da www.salvaleforeste.it

Grecia in crisi: sull’Olimpo taglio illegale e pistoleros.  (28 febbraio 2013)

Nel decennio passato, il caminetto era divenuto uno status symbol della emergente classe media, da affiancare alla seconda auto e al televisore a schermo piatto. Ora, con l’impoverimento credente e gli alti costi del carburante, il caminetto è tornato alla sua funzione originaria: la protezione dal freddo. Il prezzo del gasolio è salito, mentre i redditi crollavano. La conseguenza è una crescente domanda di legna da ardere, e I boschi greci, già devastati dagli incendi estivi, ora devono fare i conti con un esercito di taglialegna illegali.

La Grecia è stata devastata dalla peggiore crisi finanziaria del dopoguerra mondiale. Gli standard di vita sono crollati, le pensioni decimate, un quatto della popolazione attiva è disoccupata a causa dei tagli. Ma non basta : le temperature sono scese sotto lo zero in gran parte del paese, e la neve caduta anche nel centro di Atene.

Le vendite di gasolio sono crollate dell’80 per cento, mentre le famiglie dal mese di agosto hanno iniziato ad accumulare legna.

C’è chi brucia i noccioli delle pesche, chi quelli delle olive, chi i mobili di casa, ma la legna dei boschi è diventato il primo obiettivo, con un boom senza precedenti del taglio illegale. Alberi vengono abbattuti nelle periferie e nei parchi pubblici. Nel corso del 2002 i casi di taglio illegale sanzionati sono raddoppiati, ma quelli non sanzionati sono molti di più, dato che le guardie forestali non hanno benzina per effettuare i pattugliamenti sui circa 6,4 milioni di ettari di boschi.

Neppure la mitologica casa degli dei greci è stata risparmiata: nel 2011 trecento persone sono state arrestate per taglio illegale nella zona dell’Olimpo,, 300 persone sono state arrestate lo scorso anno per il disboscamento illegale – un aumento di cinque volte dalla prima dell’eruzione 2009 della crisi della Grecia.

Sardegna, Giara, bosco mediterraneo

Sardegna, Giara, bosco mediterraneo

Nel 2011, i funzionari sequestrato oltre 6.500 tonnellate di legna da ardere prelevata illegalmente. Quel numero raddoppiato l’anno scorso a 13.100 tonnellate, e sono stati sequestrati più di 400 veicoli. Le guardie forestali sono anche state aggredite da taglialegna illegali armati di accette o pistole, in un clima sempre più da Far West.

Malesia, Sabah, piantagione di palma da olio in area deforestata

Malesia, Sabah, piantagione di palma da olio in area deforestata

Indonesia: il gigante cartario ferma le ruspe?  (9 febbraio 2013)

Dopo anni di campagne che hanno visto tutte le associazioni ambientaliste in Indonesia e in tutto il mondo battersi per la protezione delle foreste indonesiane, ieri un annuncio che potrebbe aprire una strada. Il gigante cartario Asia Pulp & Paper (APP) ha annunciato una politica forestale che tra l’altro prevede l’immediata moratoria dell’abbattimento di alberi nelle foreste naturali, politica estesa a tutti i fornitori. La APP è forse la più discussa impresa cartaria nel mondo, considerata responsabile della distruzione di circa due milioni di ettari di foreste pluviali nella sola isola di Sumatra, minacciando così l’habitat delle ultime tigri di Sumatra, scacciando dalle loro terre migliaia di contadini e di indigeni (anche con gravi violazioni dei diritti umani), e rilasciano in atmosfera immense quantità di carbonio, a causa della conversione delle foreste torbiere in piantagioni.

“Questo dimostra che quando le associazioni ambientaliste si mettono assieme, riescono a battere un avversario potente e aggressivo, quale la APP ha dimostrato di essere – ha dichiarato Sergio Baffoni, dell’European Environmental Paper Network (EEPN)  – E’ ancora presto per dire se questo annuncio aprirà davvero la strada a una soluzione reale: solo la sua implementazione sul campo sarà in grado di provarlo. Nel frattempo suggeriamo alle imprese di continuare a evitare ogni rapporto commerciale con la APP”.

“Purtroppo non possiamo nasconderci che la APP ha una lunga storia di impegni non mantenuti con il WWF, i clienti, le altre parti interessate e le foreste indonesiane che ha distrutto fino a ieri. Tutti noi ci auguriamo che questa volta l’azienda manterrà quello che ha promesso” spiega Massimiliano Rocco del WWF.      “La APP non potrà essere vista come un’impresa responsabile fino a quando i nuovi impegni non saranno implementati, e l’impresa non avrà sanato i devastanti impatti sulle foreste e sui diritti umani” ha aggiunto Lafcadio Cortesi, del Rainforest Action Network.. Perfino Greenpeace  ha negoziato con la APP il recente annuncio, e lo ha salutato come una “storica vittoria per le foreste indonesiane“, sembra mantenere una certa cautela: “ciò che conta è quel che succede nelle foreste, e noi monitoreremo con attenzione i progressi sul campo” ha dichiarato Bustar Maitar, di Geenpeace Indonesia.

Indonesia, tagli forestali

Indonesia, tagli forestali

La APP si è anche impegnata a lavorare con le comunità indigene per assicurare la protezione delle loro terre tradizionali, e a chiedere il loro preventivo consenso prima di ogni intervento. L’impresa si è anche impegnata a proteggere le foreste torbiere, che preservano immense quantità di carbonio: queste ultime sarebbero in realtà già protette dalle legge indonesiana, ma l’applicazione della legge quasi non esiste.

La APP, parte del conglomerate industriale Sinar Mas, è ora divenuta la terza impresa cartaria del mondo, una posizione ottenuta distruggendo le foreste indonesiane. Ora l’impresa dichiara di avere sufficienti piantagioni per rifornire a lungo termine le proprie cartiere, ammettendo così di non aver più bisogno di deforestare. La APP ha ora bisogno di trovare investitori e sbocchi di mercato per i propri prodotti, e questo è ostacolato difficile dalla pessima reputazione aziendale: un buon motivo per adottare una politica più responsabile.

Ma c’è un ulteriore rischio in questo processo: se la nuova politica frutterà alla APP nuovi clienti e nuovi investitori, la crescita della produzione potrebbe richiederle anche maggiori rifornimenti. La APP sta cercando finanziatori per una nuova cartiera a Sumatra meridionale, che dovrebbe avere una capacità produttiva di due milioni di tonnellate di cellulosa annue, facendone la più grande line a produttiva del mondo. “Ironicamente, se la nuova politica della APP farà affluire clienti e investitori verso la APP, la nuova cartiera diventerà una realtà, accrescendo drasticamente il bisogno della APP di fibre di legno, e questo rappresenterà una forte tentazione per la APP a violare di nuovo gli impegni assunti” ha concluso Baffoni. Oltre sessanta associazioni ambientaliste hanno recentemente inviato una lettera agli istituti finanziari, chiedendo loro di non investire nella nuova cartiera.

Cambogia, taglio foresta pluviale

Cambogia, taglio foresta pluviale

Ancora un editore contro la deforestazione in Indonesia. (4 febbraio 2013)

Questa volta si tratta dell’americana HarperCollins Publishers, che ha deciso di escludere le forniture dai due giganti cartari indonesiani, APP e APRIL, responsabili della distruzione di vaste aree forestali in Indonesia. L’impresa ha inoltre annunciato una più vasta politica di acquisti cartari a deforestazione zero. L’annuncio da parte della HarperCollins segue un analogo impegno della Disney.
Nei mesi precedenti, anche Hachette Book Group, Pearson, e Simon & Schuster, hanno adottato politiche volte a escludere l’acquisto di carta legata alla perdita delle foreste pluviali indonesiane.
Asia Pulp and Paper (APP) e Asia Pacific Resources International (APRIL) producono circa l’80 per cento della carta e della cellulosa indonesiane, e sono i principali produttori globali di MTH e di polpa di acacia. Entrambe le imprese sono responsabili della massiccia distruzione delle foreste, e del sequestro di terre delle comunità forestali dalle loro terre. La distruzione dell’habitat da parte di queste imprese sta minacciando di estinzione la tigre di Sumatra, di cui restano ormai poche centinaia di esemplari.
Due anni fa, il Rainforest Action Network (RAN) aveva commissionato test indipendenti delle fibre della carta, che avevano rivelato la presenza di prodotti legati alla deforestazione in Indonesia, nei libri pubblicati da quasi tutti i più noti editori americani.

In particolare, il RAN aveva rilevato in alcuni libri della HarperCollins la presenza di fibre miste di latifoglie tropicali (tropicali mixed hardwood, o MTH). Dopo la pubblicazione dei risultati, la HarperCollins  si è impegnata ad una policy interna che “vieta il rifornimento da foreste pluviali tropicali indonesiane, da foreste primarie o da foreste minacciate, per la produzione dei propri libri, ed ha avviato un programma di analisi a campione delle fibre di carta dei propri libri di fibril al fine di garantire che i propri prodotti siano privi di fibra di latifoglie tropicali.” “Tutti i primi dieci editori degli Stati Uniti riconoscono ora che i propri clienti non vogliono libri stampati su carta che proviene dalla distruzione delle foreste pluviali. Si tratta di una svolta in un settore che solo due anni fa era legato a doppio file all’impiego carte di origine controversa”, ha dichiarato Robin Averbeck, del Rainforest Action Network,  – gli editori americani inviano così un forte e chiaro messaggio a cartiere come la Asia Pulp and Paper e la APRIL: gli acquirenti di carta vogliono ora la certezza che non ci siano legami con la deforestazione”.

Brasile, foresta pluviale

Brasile, foresta pluviale

La conversione delle foreste pluviali e torbiere in piantagioni (sia per la produzione di carta che di olio di palma) è una delle principali cause di rilascio di emissioni di carbonio, tanto che l’ Indonesia è ora divenuta il terzo più emettitore mondiale, dopo gli Stati Uniti e la Cina. Si stima che circa l’ottanta per cento delle sue emissioni provengono dalla conversione delle torbiere e delle altre foreste naturali.

 

 

 
(foto da http://www.salvaleforeste.it, E.R., S.D., archivio GrIG)

  1. Avatar di sgrunf
    sgrunf
    marzo 9, 2013 alle 1:17 PM

    Anche da noi occorre stare attenti e vigilare per la conservazione, soprattutto in questi tempi di crisi, affinchè in nome dell’energia cosidetta “verde” delinquenti senza scrupoli non trasformino i nostri boschi (che non sono “le altre terre boscate” dell’Inventario Forestale Nazionale ma sono assai più esigui) in biomassa da cippare a fini cosidetti “energetici” o semplice combustibile per gli incendi!

  2. Avatar di capitonegatto
    capitonegatto
    marzo 9, 2013 alle 1:42 PM

    Perche’ molti rivenditori di legna da ardere non rilasciano scontrini o fatture ? Eppure si fanno pagare anche 130 euro al metrocubo, e nessuno li controlla !!!!

  3. Avatar di scancio
    scancio
    marzo 4, 2014 alle 9:24 am

    caro sgrunf, il cippato non si fa con le leccete o similari. Il problema che sollevi è legato all’errata concezione che si ha in Sardegna sugli impianti di conifere e eucaliptus..Tali impianti sono nati appositamente per produrre biomassa, all’epoca per la cartiera di Arbatax mentre oggi, fallita quest’impresa, si è affermato il mercato del cippato di legna. Io mi batto affinchè gli impianti ben riusciti, cioè quelli che hanno dimostrato dopo 20-30 anni di aver prodotto una cospiqua quantità di legna, vengano utilizzati e contemporaneamente reimpiantati con le specie che si sono rivelate idonee a produrre. Viceversa la diffusa mentalità malata, sull’onda lunga del paesaggismo forzato soriano, è quella di “estirpare le specie aliene” e quindi ben vengano le sostituzioni degli alberi con i cespugli e i pascoli, quando non sopravviene prima il dissesto idrogeologico conseguente ai tagli senza reimpianti.

  4. Avatar di scancio
    scancio
    marzo 4, 2014 alle 9:36 am

    caro capitonegatt, è giusto ciò che dici ma voglio spiegarti qualcosa. La legna si produce e si prende dai boschi. a quei 130 euro devi togliere i costi di taglio, allestimento, esbosco, carico, trasporto, scarico, depezzatura oltre a tutti gli oneri fiscali, assicurativi, investimenti, ammortamenti, affitti, ecc. ecc. ecc. Il lavoro del boscaiolo è molto duro, pericoloso, in montagna, d’inverno e nella maggior parte del tempo con condizioni meteo avverse. A differenza del comparto agricolo non esiste alcun genere di sussidio comunitario, nazionale o regionale. Inoltre, a differenza del comparto agricolo alimentare, l’IVA è al 22%. Spesso si incappa nelle forche caudine degli ambientalisti, ignari della filiera forestale, che ti denunciano perchè vengono tagliati gli alberi e quindi ci si deve adoperare anche a difendersi da accuse insussistenti. Di fronte a tutto ciò ci si deve semmai meravigliare di come facciano ancora ad esistere i boscaioli in questo paese.

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