Home > difesa del territorio, inquinamento, salute pubblica > Lo “strano” inquinamento di Quirra, primi risultati delle analisi.

Lo “strano” inquinamento di Quirra, primi risultati delle analisi.


 

Quirra, Stagno di Murtas

Mentre continua l’indagine penale avviata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lanusei (OG) sullo “strano” inquinamento di Quirra, la Regione autonoma della Sardegna ha presentato i primi risultati delle analisi svolte dall’Istituto Zooprofilattico della Sardegna.   Quasi un’assoluzione perché il fatto non sussiste per Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze di Quirra, la grande industria del Sarrabus e dell’Ogliastra, con le sue centinaia di posti di lavoro militari e civili, diretti e indiretti.

Ancora il quadro non è chiaramente definito e si attendono i completamenti dei monitoraggi ambientali ed epidemiologici.

Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico

 

da www.regione.sardegna.it, 8 novembre 2011

Quirra, presentati primi risultati su piano monitoraggio inquinanti ambientali.

Presentata dall’assessore della Sanità De Francisci e illustrata dal direttore dell’Izs Antonello Usai, la Relazione sui risultati preliminari dei Piani di monitoraggio sugli inquinanti ambientali nell’area del Poligono interforze del Salto di Quirra, predisposta dall’Istituto zooprofilattico della Sardegna.

CAGLIARI, 8 NOVEMBRE 2011 -La Relazionesui risultati preliminari dei Piani di monitoraggio sugli inquinanti ambientali nell’area del Poligono interforze del Salto di Quirra, predisposta dall’Istituto zooprofilattico della Sardegna (Izs) sulla base delle determinazioni condotte sui campioni disponibili per conto delle Asl 4 (Lanusei) e 8 (Cagliari), è stata presentata oggi a Cagliari dall’assessore regionale della Sanità Simona De Francisci e illustrata dal direttore dell’Izs Antonello Usai. Erano presenti anche i direttori delle Asl 8, Emilio Simeone, e Asl 4, Francesco Pintus.

Relazione I.Z.S., 8 novembre 2011

Quirra, cartello

da La Nuova Sardegna on line, 9 novembre 2011

Quirra, i test assolvono tutti i prodotti alimentari. Tutti d’accordo: acqua e pascoli del poligono non sono inquinati, carne, latte e formaggi prodotti dagli allevamenti di Quirra non sono pericolosi per l’alimentazione: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/11/09/news/quirra-i-test-assolvono-tutti-i-prodotti-alimentari-5258162

 

da L’Unione Sarda, 9 novembre 2011

Carne e latte, via libera:  http://www.consregsardegna.it/rassegnastampa/pdf/44085_Carne_e_latte_via_libera.pdf

Sindaci soddisfatti: “Lo sgombero era sproporzionato”: http://www.consregsardegna.it/rassegnastampa/pdf/44086_Sindaci_soddisfatti_Lo_sgombero_era_sproporz.pdf

 

da Sardegna 24, 9 novembre 2011

A Quirra alimenti non contaminati: http://www.consregsardegna.it/rassegnastampa/pdf/44109_A_Quirra_alimenti_non_contaminati.pdf

 

da Sardegna Quotidiano, 9 novembre 2011

Inquinamento a Quirra “Nessun veleno negli alimenti”: http://www.consregsardegna.it/rassegnastampa/pdf/44087_Inquinamento_a_Quirra_Nessun_veleno_negli_al.pdf

Lanusei. L’inchiesta della Procura va avanti: http://www.consregsardegna.it/rassegnastampa/pdf/44088_Lanusei_Linchiesta_della_Procura_va_avanti.pdf

 

da Metro News, 9 novembre 2011

La Regione su Quirra “Cibi non inquinati”: http://www.consregsardegna.it/rassegnastampa/pdf/44108_La_Regione_su_Quirra_Cibi_non_inquinati.pdf

Quirra, poligono

(foto per conto GrIG)

  1. novembre 9, 2011 alle 10:17 PM

    da La Nuova Sardegna on line, 9 novembre 2011
    Quirra, tumori e malformazioni: chiuse indagini con 6 indagati: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/11/09/news/quirra-tumori-e-malformazioni-chiuse-indagini-con-6-indagati-5258684

  2. novembre 10, 2011 alle 2:53 PM

    da La Nuova Sardegna, 10 novembre 2011
    Tre generali accusati di disastro ambientale. Quirra, chiusa la prima parte dell’inchiesta. Indagati anche un docente universitario e due tecnici Sgs. (Valeria Gianoglio): http://www.consregsardegna.it/rassegnastampa/pdf/44159_Tre_generali_accusati_di_disastro_ambientale.pdf

  3. novembre 12, 2011 alle 11:04 am

    da La Nuova Sardegna, 12 novembre 2011
    Veleni a Quirra, la difesa della Sgs.
    Indagati per falso ideologico i tecnici autori della relazione sul poligono «Ma la Procura si basa sulla traduzione sbagliata di uno studio Usa». (Valeria Gianoglio)

    PERDASDEFOGU. Le accuse formulate nei loro confronti per il caso Quirra? Frutto di grosse sviste, dell’interpretazione sbagliata di un aggettivo legato al torio – a Quirra, dicono, in realtà ce n’è quanto nell’acqua minerale – e persino, spiegano, di «un errore di traduzione dall’inglese all’italiano».
    L’espressione «uranio fuso» interpretata come «uranio sciolto». A pochi giorni dall’avviso di chiusura delle indagini per «disastro ambientale» a Quirra, i due tecnici dell’Sgs accusati di falso ideologico per una loro relazione sul poligono che sostanzialmente non aveva attestato anomalie, vanno all’attacco. La loro difesa passa attraverso un comunicato della società per cui lavorano: l’Sgs. Sede italiana a Milano, 1250 laboratori nel mondo, si occupa di ispezione, verifica, analisi e certificazione in campo ambientale ma non solo. Nell’inchiesta su Quirra l’Sgs ci entra diversi mesi fa quando due suoi chimici, Elisabetta Fasciani e Gilberto Nobile, vengono indagati dalla Procura di Lanusei con l’accusa di falso ideologico in atto pubblico. Nella loro relazione sul poligono, commissionata dall’agenzia Nato-Namsa, avrebbero «certificato dolosamente l’assenza di inquinamento antropico» e «omesso dolosamente di evidenziare l’inutilità di una ricerca di uranio impoverito nel nudo terreno dilavato dalle piogge, stante la notoria solubilità dell’uranio impoverito». Una solubilità, dice la Procura, sostenuta da uno studio Usa condotto nel 1978 dal laboratorio per armamenti dell’Air force. Il punto è che per l’Sgs questo studio è stato tradotto in italiano con i piedi: «L’accusa si basa su un errore di traduzione della documentazione acquisita dalla Procura: l’espressione “molten uranium” è stata erroneamente tradotta con “uranio sciolto”, quando invece significa “uranio fuso”. È notorio che un metallo fuso continua a non essere solubile in acqua». L’Sgs replica anche sulla presunta omissione dolosa «di evidenziare le pericolosità del torio radioattivo rinvenuto». «L’accusa si basa su un errore di interpretazione del termine “significativo”. Dire che abbiamo trovato quantità significative di torio, vuol dire che abbiamo trovato quantità misurabili, non grosse. Quantità paragonabili a quelle delle acque minerali».

  4. novembre 19, 2011 alle 7:13 PM

    A.N.S.A., 19 novembre 2011
    Uranio: Quirra, sotto sequestro agnello nato malformato. Disposto da Procura Lanusei che indaga sulle morti per tumore: http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/sardegna/2011/11/19/visualizza_new.html_16657583.html

    da La Nuova Sardegna on line, 19 novembre 2011
    Quirra, la Procura sequestra un agnello con gravi malformazioni.
    Un agnello con gravi malformazioni nato in un ovile vicino al poligono di Quirra è stato messo sotto sequestro dalla Procura di Lanusei, che sta indagando da mesi sulla pericolosità delle attività militari nella zona: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/11/19/news/quirra-la-procura-sequestra-un-agnello-con-gravi-malformazioni-5304346

    da Sardegna 24, 20 novembre 2011
    Quirra, agnello malformato sequestrato dalla Procura: http://www.sardegna24.net/regione/quirra-agnello-malformato-sequestrato-dalla-procura-1.40650

  5. novembre 29, 2011 alle 10:43 am

    da La Nuova Sardegna, 29 novembre 2011
    «Quirra, le sorgenti sono a rischio». Ultima perizia prima delle richieste di rinvio a giudizio. Il 19 dicembre a Roma verranno interrogati i due chimici dell’Sgs indagati per falso in atto pubblico. (Valeria Gianoglio)

    PERDASDEFOGU. Ventitrè pagine, diverse mappe della zona, una conclusione: le due sorgenti che alimentano la frazione di Quirra «rientrano nell’ambito di un sistema idrografico variamente vulnerabile per le attività militari nel poligono», e il trattamento di disinfezione che subiscono «non abbatte l’eventuale presenza di inquinanti specifici».
    L’ultima consulenza tecnica commissionata dalla Procura di Lanusei nell’ambito della prima tranche dell’inchiesta sul caso Quirra – quella per le ipotesi di reato di inquinamento ambientale e falso – giunge a poche settimane dall’avviso della chiusura delle indagini nei confronti di sei indagati, e ad altrettante settimane dalle richieste di rinvio a giudizio, attese pochi giorni prima di Natale, subito dopo gli interrogatori richiesti dai due indagati dell’Sgs.
    L’ultima consulenza tecnica, disposta dal procuratore Domenico Fiordalisi, è stata eseguita dall’ingegnere ambientale, Salvatore Cetraro, e aveva come preciso obiettivo quello di inquadrare dal punto di vista idrogeologico l’area del poligono. Dopo alcuni mesi di studio del territorio, il consulente tecnico ha presentato le sue conclusioni. E ha stabilito quanto in realtà si sapeva da tempo: ovvero che dai rubinetti della frazione di Quirra scorre l’acqua che arriva dalle sorgenti di Sa Maista, che si trova nel terreno del “poligono a terra”, e da quelle di Is Paulatzus. Il problema, secondo lo studio, è che in particolare la prima sorgente, quella di Sa Maista, si trova in una zona del poligono militare e il consulente tecnico afferma che sia «plausibile una interferenza diretta tra le attività militari e sperimentali condotte all’interno del poligono a terra e l’acquedotto di Sa Maista». Quanto alla presenza o meno di eventuali tracce di metalli nelle acque, il perito cita alcuni passi dello studio commissionato dall’agenzia Nato-Namsa, alla società Sgs. Uno studio che, come ricorda l’ingegnere, ha stabilito che «una porzione non indifferente degli elementi metallici e non metallici presenti nei sedimenti dei corsi d’acqua superficiali, può derivare anche dal trasporto aereo operato dal vento». C’è un elemento, che sempre per l’ultima consulenza tecnica, risulta preoccupante per lo stato di salute delle acque che alimentano la frazione di Quirra: il fatto che queste acque, pur arrivando da una zona dove vengono eseguite esercitazioni militari, non subiscano alcun «tipo di processo depurativo o di potabilizzazione», soltanto «un trattamento di disinfezione che non abbatte l’eventuale presenza di inquinanti specifici». Ma l’analisi, in realtà, non ha accertato di suo la presenza di inquinanti, piuttosto ha fatto riferimento ad analisi fatte da altri tecnici e studiato l’idrografica della zona.
    Certo è che questa tranche dell’inchiesta è giunta agli sgoccioli: entro Natale arriveranno le richieste di rinvio a giudizio. I termini per richiederle scadevano in questi giorni, ma la data è scivolata perché i due chimici dell’Sgs indagati, hanno ottenuto di essere interrogati dal procuratore. Verranno sentiti il 19 dicembre a Roma, negli uffici della squadra mobile. Nelle scorse settimane, attraverso i loro legali, avevano respinto con forza le accuse e avevano spiegato che si basavano persino su un errore di traduzione di uno studio Usa citato dal procuratore. Questo studio, in sostanza, afferma un principio cardine per l’accusa: stabilisce che le microscopiche particelle di uranio non possano essere trovate nelle aree all’aperto, perché sarebbero disperse anche dalla pioggia. Ergo, secondo la Procura, chiunque in questi anni ha cercato l’uranio ha soltanto finto di cercarlo perché in base a quello studio Usa avrebbe dovuto sapere che non poteva trovarlo.

  6. novembre 29, 2011 alle 4:12 PM

    da L’Unione Sarda on line, 29 novembre 2011
    Quirra, indagini senza fine. Saranno riesumati 15 cadaveri: http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/244294

  7. dicembre 1, 2011 alle 2:26 PM

    da La Nuova Sardegna, 1 dicembre 2011
    Neonati deformi, le prime testimonianze. Quirra: la Procura rompe il muro di silenzio delle famiglie colpite dalle malformazioni. Gravi problemi di salute che si sarebbero manifestati dopo ripetute esplosioni E il 6 dicembre saranno riesumate 15 salme. (Valeria Gianoglio)

    PERDASDEFOGU. Sono costate settimane di lavoro silenzioso ma tenace da parte degli investigatori. Paese per paese, casa per casa, porta per porta. Ore e ore trascorse a convincere intere famiglie di diversi comuni della zona di Quirra a scacciare la paura e raccontare il proprio dramma: figli nati con qualche deformità, fratelli venuti su con problemi fisici piuttosto gravi, mamme disperate. Alla fine, dopo una trattativa estenuante, in cinque hanno avuto la forza e il coraggio di parlare: «Sentivamo uno scoppio, poi una nube di fumo che arrivava vicino alle nostre case. Dopo qualche tempo sono venute fuori le malformazioni». E così, dopo settimane di assoluto silenzio, la tranche dell’inchiesta su Quirra che indaga sull’ipotesi di reato di «omicidio colposo plurimo» si arricchisce di nuove e sudatissime testimonianze. Le hanno raccolte in questi ultimi mesi gli uomini del corpo forestale di Lanusei e della squadra mobile nuorese, insieme allo stesso procuratore Domenico Fiordalisi. Sono andati in giro, comune per comune, nella zona confinante con il poligono interforze del salto di Quirra, seguendo un metodo antico: facendosi accompagnare o precedere da persone residenti in quel paese.
    Una sorta di lasciapassare per cercare di scalfire un muro grosso così fatto di paura e di atavica diffidenza verso la giustizia. Quello di convincerli a parlare, insomma, è stato un lavoro estenuante, costato diverse settimane e visite ripetute nelle stesse case. Qualcuno, all’ultimo, preso da timori e mille remore, si è anche tirato indietro. Qualche altro, invece, alla fine ha ceduto. Sembra che siano cinque le nuove testimonianze raccolte fino a questo momento.
    Tutte parlano di grosse nubi che vedevano levarsi alte, dalle loro case, dopo i brillamenti. Poi raccontano di mamme incinte, di bimbi nati con una deformità, di domande e dubbi rimasti senza risposta. A queste domande, da adesso in poi, cercheranno di rispondere la Procura di Lanusei e gli investigatori che dallo scorso 12 gennaio, con l’apertura dell’inchiesta su Quirra, si occupano dell’intricata indagine. Secondo la Procura, c’è un legame stretto tra le deformità e i brillamenti di munizioni fatti nel vicino poligono nel corso di diversi anni. Un legame del quale sta cercando le prove attraverso consulenze e analisi. Per il momento porta a casa alcune testimonianze. Sono entrate di diritto nel faldone di carte di questa tranche dell’inchiesta.
    Martedì 6 dicembre, lo stesso faldone dell’indagine si arricchirà anche dei 15 prelievi fatti da altrettante salme di pastori morti tra San Vito, Villaputzu e dintorni. Verranno riesumati dal medico legale Roberto Marcialis, su precisa disposizione del procuratore Fiordalisi. Stavolta verranno prelevate soltanto le tibie, perché ritenute l’osso che è capace più di altri di trattenere al suo interno l’eventuale presenza, se c’è, di elementi nocivi come il torio o l’uranio. I risultati arriveranno entro la primavera. La parte dell’inchiesta riservata ai morti per tumore, dunque, non terminerà prima di quella data e il procuratore ha tutta l’aria di volerla condurre fino in fondo ancora a lungo insieme alle tante inchieste che ha seguito o riaperto, nonostante le tante voci che a più riprese, da quando è in Ogliastra, lo danno in partenza.

  8. dicembre 1, 2011 alle 2:32 PM

    da La Nuova Sardegna, 1 dicembre 2011
    Riemerge il “caso Escalaplano”. Tredici nascite anomale sepolte dall’indifferenza. La testimonianza della dottoressa Gatti davanti alla Commissione sull’uranio impoverito. (Piero Mannironi)

    SASSARI. 21 febbraio 2002: per la prima volta si parlò di casi di bambini nati con gravi malformazioni nei paesi vicini al poligono interforze del Salto di Quirra. La notizia nacque da un’inchiesta della Nuova Sardegna che liberò dalla prigione del silenzio un dramma taciuto.
    Nel corso delle settimane il “caso” crebbe e si dilatò. Ulteriori indagini e approfondimenti fecero salire il numero dei bambini deformi: diventarono 13. E a loro si aggiunsero anche due bimbi mai nati, due gravidanze interrotte proprio a causa di deformità gravi riscontrate dalle ecografie. L’epicentro di questo fenomeno era Escalaplano, centro di 2.600 anime che, in quegli anni, aveva un tasso di natalità che oscillava tra i 19 e i 21 neonati l’anno. E stranamente i casi erano tutti concentrati negli anni Ottanta. Soprattutto nel 1988, nel quale vennero registrate ben sei nascite “anomale”, tra le quali, sembra, anche un rarissimo caso di ermafroditismo. Numeri che facevano impazzire le statistiche.
    Il clima politico in quei mesi era torrido: il “caso Quirra”, con l’impressionante serie di morti per tumori del sistema emolinfatico, aveva acceso i riflettori dell’attenzione nazionale su questo lembo dimenticato di Sardegna. Le analogie con la “sindrome dei Balcani” portarono a sospettare che la causa delle malattie, l’agente-killer, fosse nascosto all’interno dell’immensa area del poligono interforze. Si parlò di armi all’uranio impoverito, di esperimenti misteriosi, di onde elettromagnetiche. La Difesa negava con ostinazione tutto. Autorevoli membri del governo smentirono l’utilizzo di proiettili all’uranio depleto.
    In questo scenario incandescente, incredibilmente il “caso Escalaplano” venne silenziato. O meglio, ignorato e cancellato. Nessuno indagò su quanto era accaduto negli anni Ottanta in quel paese abbarbicato sulle colline al confine tra l’Ogliastra e il Sarrabus. Neppure le autorità sanitarie cercarono di approfondire, di capire. Le denunce della stampa e delle televisioni annegarono così silenziosamente nel tempo e nell’indifferenza.
    Il “caso Escalaplano” riaffiorò nell’ottobre del 2007, quando ne parlò la dottoressa Antonietta Gatti, consulente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito.
    Ecco cosa riferì in Commissione la Gatti, ricercatrice di Scienza dei materiali al policlinico universitario di Modena, ma soprattutto autorevole studiosa di nanopatologie: «C’è una dottoressa, la dottoressa Aru, che ha svolto l’attività di pediatra nella zona di Escalaplano dal 1981 al 1983. Ci ha detto che nella sua esperienza di medico non le è mai capitato di osservare la tipologia di malformazioni che ha invece riscontrato in quegli anni e in quella determinata area, nonostante successivamente abbia lavorato in un grosso ospedale di Cagliari».
    E ancora: «La dottoressa Aru ha ipotizzato quindi che, dal 1981 al 1988, nel territorio di Escalaplano si sia verificato qualcosa di molto particolare che ha causato malformazioni che lei ha avuto modo di osservare solo nei libri. Ha anche ricordato che i colleghi consultati manifestarono analoga sorpresa. Ha quindi ribadito l’ipotesi che nell’area si sia verificato qualcosa di eccezionale, di cui al momento sembra non esserci più traccia nella zona, anche se personalmente ho trovato una malformazione in un bambino già morto nella zona di Villaputzu».
    Facile pensare a un’unica causa, a una radice comune del dramma. E la forte concentrazione dei casi in un arco di tempo tanto limitato, non può non far pensare all’intervento nefasto di fattori esterni, che potrebbero aver drammaticamente condizionato la gravidanza di molte donne di Escalaplano. Escluso l’uso di farmaci dannosi durante la gestazione, perché lo stesso tipo di malformazioni erano state osservate anche sugli animali.
    «I maiali – diceva la gente ai cronisti della Nuova – nascevano senza occhi e senza orecchie. Pensavamo che fosse colpa della nube radioattiva di Chernobyl».
    Poi l’attenzione si spostò sulle attività militari della base.
    «Ci fu soprattutto un periodo, il 1988, – ci dissero a Escalaplano – in cui nel poligono si verificavano esplosioni in continuazione. Soprattutto i ragazzi e i bambini correvano sulla collina per vedere quelle enormi nuvole di fumo che si levavano dalla valle dove avvenivano le esercitazioni. Erano esplosioni fortissime, che facevano addirittura tremare i muri delle case del paese. E poi quelle nuvole di polvere venivano trasportate dal vento verso il paese. Era uno spettacolo che, in qualche modo, aveva un suo fascino: il paese diventava bianco, come se fosse caduta la neve». Ci furono anche alcuni genitori che, vincendo resistenze e sentimenti forti come il pudore, uscirono allo scoperto chiedendo verità. La loro voce disperata si perse però in quel silenzio denso e colpevole che ha circondato il dramma di Escalaplano, quasi sigillandolo. Ora, dopo nove anni, grazie all’inchiesta della procura della Repubblica di Lanusei, c’è finalmente una speranza di verità.

  9. dicembre 6, 2011 alle 5:38 PM

    A.N.S.A., 6 dicembre 2011
    Uranio:Quirra,riesumati altri 11 corpi. Procura cerca radioattivita’ in pastori e militari morti tumore: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/12/06/visualizza_new.html_9328991.html

    da La Nuova Sardegna on line, 6 dicembre 2011
    Morti sospette a Quirra, riesumati altri undici cadaveri.
    Sono stati riesumati 11 cadaveri, di pastori e militari morti per tumori, tumulati nei cimiteri di San Vito e Villaputzu. Mentre altre quattro salme, su richiesta dei parenti, verranno riesumate il prossimo 14 dicembre: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/12/06/news/morti-sospette-a-quirra-riesumati-altri-undici-cadaveri-5379759

    da L’Unione Sarda on line, 6 dicembre 2011
    Quirra, riesumati altri undici cadaveri. Gli esami misureranno la radioattività: http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/245326

    da Sardegna 24 on line, 6 dicembre 2011
    Quirra, riesumati altri 11 cadaveri: http://www.sardegna24.net/regione/quirra-riesumati-altri-11-cadaveri-1.44525

  1. No trackbacks yet.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.