Uno spunto di riflessione sul turismo in Italia.


Castello di Fenis

Nel Bel Paese il settore turistico produce direttamente il 5% del P.I.L., influisce indirettamente sul 13% dello stesso, occupa direttamente il 6% dei lavoratori italiani e influisce indirettamente sul 15% degli occupati.

L’indubbio rilievo del settore si deve all’incomparabile patrimonio culturale e naturalistico italiano: nel 2020 (ultimi dati definitivi disponibili) si contavano 4.265 musei e istituzioni simili pubblici o privati aperti, 295 aree archeologiche e 633 monumenti o complessi monumentali fruibili. I Comuni italiani che ospitano almeno una struttura museale sono 2.400. Migliaia e migliaia sono i borghi medievali, i luoghi di culto, palazzi e residenze storiche sparse nel territorio nazionale.   

Roma, Pantheon

L’Italia è il Paese che ospita il maggior numero di siti appartenenti al Patrimonio mondiale dell’Umanità sotto l’egida dell’UNESCO: ben 59 siti sui 1154 a livello mondiale (897 culturali, 218 naturali e 39 misti, presenti in 167 Paesi, dati 2022), pur rappresentando lo 0,2% delle terre emerse, possiede il 5% dei siti UNESCO.  

Che cosa bisogna fare per migliorare i risultati del turismo italiano?  

Vittorio Emiliani, appassionato uomo di cultura, offre interessanti spunti di riflessione.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

Trieste, Castello di Miramare

da Italia libera, 3 gennaio 2024

Una strategia per il turismo. Cosa dovrebbe fare l’Italia per valorizzare la sua bellezza. (Vittorio Emiliani)

L’Italia è la terza nazione d’Europa più visitata dal turismo internazionale, dietro Francia (con Parigi la meta preferita nel mondo) e Spagna. Un terzo posto che vale una sconfitta del nostro modello-turismo, considerando le enormi attrattive (tra arte, cultura, bellezze naturali, gastronomia, mare e montagne) che il nostro Paese è in grado di offrire. Se la speculazione edilizia ha fatto danni gravissimi, deturpando  paesaggi e natura, questo scempio si è accompagnato a un’incapacità di valorizzare le risorse di bellezza. Ecco cosa si dovrebbe fare per una strategia efficace del turismo.

Chiusdino, ruderi dell’Abbazia di San Galgano

Il Sud e le Isole sono sicuramente la parte del territorio nazionale che dobbiamo conoscere più a fondo per poterla promuovere correttamente. Infatti se guardiamo a quanto è accaduto nel Centro-Nord, dobbiamo evitare che si ripetano le speculazioni sulle aree fabbricabili e boschive in assenza di una legislazione urbanistica generale che attendiamo dal lontano, anzi remoto, 1942. Le nostre coste sono state cementificate per lunghi tratti comprimendo quindi le spiagge anziché lasciarle libere. Un errore gravissimo. Un favore palese fatto alla cementificazione e all’uso privatistico di beni pubblici, demaniali. Uno sfruttamento cieco che balza agli occhi se si passa con un natante in mare davanti alle lottizzazioni adriatiche o tirreniche. Bisognava predisporre e approvare per tempo piani rigorosi, rispettosi del patrimonio di spiagge e coste.

Purtroppo le amministrazioni comunali, provinciali e regionali non hanno elaborato e soprattutto approvato piani stringenti. E il cemento ha imperversato colpendo il turismo dall’estero che ha preso altre direzioni anche nell’ambito del Mediterraneo. È stato un colossale autogol che ci siamo fatti pregiudicando sviluppi rispettosi del paesaggio, del verde naturale, ecc. In tal modo abbiamo favorito il dirottamento del turismo estero verso i villaggi vacanze iberici promossi con tecniche di marketing anche spregiudicate e con un turismo ludico senza contenuti culturali di sorta. Facciamo un esempio. A  Rimini capitale del turismo di massa si può puntare tutto solo sulla spiaggia e i suoi servizi. Ma è pure possibile puntare su un patrimonio storico-artistico che va dall’Arco di Augusto alla piazza dell’Arengo, al Museo e alla Pinacoteca. Sono scelte fra loro diverse. Sono strategie decisamente diverse. Ma bisognerà pur decidere una strategia nazionale e regionale.

Venezia

(foto S.D., archivio GrIG)

  1. Avatar di CATERINA CASULE
    CATERINA CASULE
    gennaio 4, 2024 alle 9:50 am

    Condivido completamente l’analisi esposta
    Si dovrebbe dare maggior risalto sui media
    Grazie

  2. Avatar di Angelo Gelmini
    Angelo Gelmini
    gennaio 4, 2024 alle 10:01 am

    L’articolo di Vittorio Emiliani è da sottoscrivere integralmente. Scelgo da molti anni di passare le ferie in Sulcis Iglesiente, tra i motivi che mi hanno portato a questa scelta il principale è l’ampia integrità naturale dell’ambiente costiero e interno, nonostante alcune aree siano devastate da servitù militare e insediamenti industriali indegni .
    Sono convinto che se gli interessi speculativi edilizi avessero la meglio, le coste di quell’angolo unico di Mediterraneo sarebbero ridotte in pochi anni alla stregua del peggio che si può osservare in continente. A quel punto perche prendere nave o aereo per ritrovarsi negli stessi brutti paesaggi che si possono raggiungere in 2 o 3 ore di auto da Torino o Milano ?

  3. aprile 20, 2024 alle 6:58 PM

    ormai inizia una vera e propria ribellione alla “turistificazione” di territori e città d’arte.

    A.N.S.A., 20 aprile 2024

    I residenti delle isole Canarie si ribellano al turismo di massa.

    In decine di migliaia mobilitati nelle otto isole dell’arcipelago. (https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/04/20/i-residenti-delle-isole-canarie-si-ribellano-al-turismo-di-massa_4b8d02bf-5008-48fe-a8ec-41b514f75254.html)

    Al grido di ‘Canarias tiene un limite’, le Canarie hanno un limite, decine di migliaia di residenti nelle otto isole dell’arcipelago spagnolo delle Canarie, nell’oceano Atlantico  hanno inscenato mobilitazioni simultanee, cominciate a mezzogiorno, per protestare contro un modello di sviluppo basato sul turismo di massa e sullo sfruttamento dell’ambiente e delle risorse naturali che depaupera il territorio.

        Migliaia di persone convocate da associazioni ecologiste e sociali hanno detto basta all’eccesso di turismo sulle isole “insostenibile e a beneficio di pochi, che non si ripercuote positivamente sulle isole, espelle i residenti e rende difficile la convivenza”.

    Alla mobilitazione, che solo a Tenerife ha riunito oltre 15.000 persone secondo la polizia, aderiscono anche altre città iberiche e straniere, fra le quali Malaga, Granada, Madrid, Barcellona, Amsterdam, Londra e Berlino.

    I residenti nell’arcipelago reclamano un cambio del paradigma di sviluppo del settore, che sebbene origini il 40% dell’impiego e contribuisca al 36% del Pil delle isole “non distribuisce ricchezza fra la popolazione, ma provoca un’escalation dei prezzi degli alloggi ed è causa dell’aggravamento delle disuguaglianze, con il rischio di esclusione sociale del 33% della popolazione”, segnala Pilar Arteta, ecologista di Lanzarote.

        Nel 2023 le Canarie hanno registrato il numero più alto di arrivi turistici in Spagna, 13,9 milioni di persone, rispetto a una popolazione residente di 2,2 milioni che ha registrato i tassi più elevati di povertà – fino al 33% della popolazione è a rischio di esclusione – come segnala il rapporto annuale della Povertà in Spagna, Arope.

        Contro il modello di sfruttamento intensivo, che “consuma una grande quantità di risorse, si concentra sulle zone costiere delle isole e trasforma il territorio” i manifestanti reclamano “misure immediate” come l’istituzione di un’ecotassa per i turisti, una moratoria turistica e leggi che consentano l’accesso preferenziale alle case a residenti e lavoratori.

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