Il Gruppo d’Intervento Giuridico odv anche in Lombardia!

Il 18 febbraio 2021 è stata istituita la sede regionale del Gruppo d’Intervento Giuridico odv in Lombardia, coordinata da Katia Impellittiere, ambientalista particolarmente attiva nelle tematiche della difesa del territorio e dei diritti degli altri animali..
Nel 2011 sono state istituite le sedi regionali in Toscana, nelle Marche, in Umbria, nel 2012 sono state istituite le sedi regionali del Veneto e della Campania, nel 2015 è stata istituita la sede regionale dell’Abruzzo, nel 2016 anche la sede regionale del Lazio, nel 2017 è giunta la sede regionale dell’Emilia-Romagna, nel 2019 la sede regionale del Piemonte.
Da tempo, infatti, l’attività del Gruppo d’Intervento Giuridico ha attraversato il mare dalla Sardegna verso le altre regioni italiane, su richieste pressanti provenienti da ogni parte d’Italia.
Nel luglio 2016 è giunto anche il riconoscimento come “associazione di protezione ambientale” nazionale (art. 13 della legge n. 349/1986), con D.M. Ambiente n. 203 del 18 luglio 2016.
Sono ormai numerosi gli ambiti di attività nelle regioni dove l’Associazione è presente: dalla speculazione immobiliare al contrasto alla caccia, dalla difesa dei demani civici alle “grandi opere” dal pesante impatto ambientale, dall’eolico selvaggio alla lotta agli inquinamenti, dal contrasto alla dissennata attività estrattiva alla tutela dei centri storici, alla difesa della salute pubblica.
Ancora un passo in avanti per tutelare il nostro Bel Paese e la nostra salute.
Gruppo d’Intervento Giuridico odv
(foto K.I., S.D., archivio GrIG)
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- Forum nazionale "Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori"
- Andrea Zanoni, eurodeputato ecologista
- l'Astrolabio – newsletter degli Amici della Terra
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- Comitato civico "No al Progetto Eleonora"
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Testi normativi fondamentali
- Codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.)
- Codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.)
- Testo unico dell'edilizia (D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i.)
- direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna, la flora
- direttiva n. 2009/147/CE sulla salvaguardia dell'avifauna selvatica
- V.I.A. e V.A.S. di competenza regionale (Sardegna)
- normativa nazionale sulla caccia (legge n. 157/1992 e s.m.i.)
- normativa regionale sulla caccia (l.r. Sardegna n. 29/1998 e s.m.i.)
- legge quadro nazionale sulle aree protette (legge n. 394/1991 e s.m.i.)
- legge quadro regionale sulle aree protette (l.r. Sardegna n. 31/1989)
- normativa sul diritto all'informazione ambientale (decreto legislativo n. 195/2005)
- normativa nazionale sull'elettrosmog (legge n. 36/2001 e s.m.i.)
- limiti all'inquinamento elettromagnetico ad alta frequenza (D.P.C.M. 8 luglio 2003)
- limiti all'inquinamento elettromagnetico a media-bassa frequenza (D.P.C.M. 8 luglio 2003)
- normativa nazionale sugli usi civici (legge n. 1766/1927 e s.m.i.)
- regolamento attuativo in materia di usi civici (regio decreto n. 332/1928 e s.m.i.)
- normativa regionale sugli usi civici (l.r. Sardegna n. 12/1994 e s.m.i.)
- normativa sul vincolo idrogeologico (regio decreto n. 3267/1923 e s.m.i.)
- legge quadro nazionale sul randagismo (legge n. 281/1991 e s.m.i.)
- normativa regionale su animali e anagrafe canina (l.r. Sardegna n. 21/1994)
- normativa sul "ritorno" al nucleare (legge n. 99/2009)
- Convenzione europea sul paesaggio (20 ottobre 2000)
- Comuni abilitati alle funzioni amministrative in materia di paesaggio (Sardegna)
- direttiva n. 2014/52/UE sulla V.I.A. (codificazione e testo coordinato)
- legge sul procedimento amministrativo (legge n. 241/1990 e s.m.i.)
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Benvenuti, amici lombardi e Buon Lavoro!
Buongiorno. Come si evince, sono ormai numerosi gli ambiti di attività nelle regioni dove l’Associazione è presente, tra cui “il contrasto alla caccia”. Dopo circa trent’anni le associazioni animaliste sono riuscite nell’intento di deposito di una proposta di Referendum per l’abolizione della legge quadro sulla caccia. Il 12/02/21 la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato l’annuncio per l’avvio della raccolta firme per un referendum: «Volete voi che sia abrogata la legge 11 febbraio 1992, n. 157,
“Norme per la protezione della selvatica omeoterma e per il prelievo
venatorio”, nel testo risultante dalle successive modifiche ed
integrazioni?» Sono stati numerosissime le discussioni e i commenti negli anni, tra il sottoscritto ed altri utenti sul tema con gli admin. Alcune discussioni sono state molto animate, alcune costruttive, altre meno ma si sono trattati vari aspetti sull’argomento: sicurezza, etica, sostenibilità, diritto. Ognuno ha espresso pacificamente il proprio pensiero e punto di vista. Alla luce di tutto ciò, qual è la posizione ufficiale del Gruppo d’Intervento Giuridico in merito (e se qualcuno lo conosce quello della LAC (Lega Abolizione della Caccia)). Perchè questo silenzio inverosimile?
la posizione del Gruppo d’Intervento Giuridico su questa proposta referendaria è chiara: non la sosteniamo, perchè palesemente contraddittoria e priva di quei contenuti che potrebbero darle riscontro positivo in sede di esame da parte di Corte di cassazione e Corte costituzionale.
Con l’abrogazione integrale della legge n. 157/1992 e s.m.i. – come richiesto nel quesito referendario – verrebbero meno innanzitutto le norme di tutela della fauna selvatica. Personalmente non ho idea delle competenze di chi abbia scritto il quesito referendario.
Stefano Deliperi
…si però vedere i cacciatori e i loro amici sulla graticola senza nessun riferimento
…disorientati…
e tutti i loro amici politici che si sono dati la staffetta per poter scacciare il fantasma referendario😱, è stato divertente 😂😂
la paura si è fatta strada tra i “primi difensori dell’ambiente”, brrrr terrore.
Buongiorno Stefano, immaginavo la risposta. In parte posso condividerla, ma dall’altra sinceramente mi lascia un po’ spiazzato. Posso capire il Grig che ha natura giuridica come associazione ambientalista, ma non comprendo la posizione di altre associazioni. Potrebbe essere un clamoroso autogol e far perdere tanta di quella credibilità maturata negli anni specialmente per quelle ass.ni che dell’abolizione della caccia ne fanno un baluardo ed è parte integrante della sigla che rappresenta la natura dell’associazione.
Personalmente ho come l’impressione che di quesiti referendari analoghi, ce ne saranno diversi nel medio-breve termine, ed ho anche la convinzione che dietro il quesito sollevato da un’associazione animalista ci siano i soliti interessi politici ad ampio spettro.
Il referendum è soltanto il pretesto di una riforma della 157/92, ormai collassata e superata dal punto di vista gestionale.
Ne abbiamo parlato a lungo e in largo (e non ci ritorniamo sull’argomento) ma il collasso politico istituzionale degli ATC derivante dal continuo decremento costante dei cacciatori in aggiunta all’esplosione demografica di tutti gli ungulati (cervi, caprioli, mufloni daini) in maniera più o meno omogenea in tutto il territorio nazionale impongono una revisione della legge quadro.
Perché creare questo circo? Presentare un referendum su un tema del genere (un tema etico molto sentito in Italia che già in passato è stato sottoposto ad altri quesiti referendari) impone uno scontro tra due fazioni (ambientalisti e cacciatori) e di conseguenza la necessità di un intervento legislativo (politico) senza che i partiti prendano una posizione aperta a riguardo.
Se il referendum fosse sponsorizzato da Associazioni importanti, come il WWF, Lega ambiente, il GRIG o meglio la LAC riuscire ad ottenere 500.000 firme da 500.000 “frilli” in tre mesi, sarebbe una passeggiata o quasi.
Una revisione della normativa, però potrebbe scontentare tutti: cacciatori e animalisti.
A differenza del 92 viviamo in una condizione faunistica, ambientale e venatoria decisamente diversa. Sarebbe il caso dell’abrogazione dell’art. 842 del c.c. che permette l’accesso ai fondi, come d’altro canto il prolungamento di forme di caccia oltre il 31 Gennaio o l’inserimento di specie oggi protette domani chissà.
Nel ’92 i cacciatori praticanti erano il doppio rispetto ad oggi se non il triplo, l’Italia usciva da un periodo devastante dalla cementificazione selvaggia del ventennio del progresso precedente, l’agricoltura era a dir poco tossica, intensiva e distruttiva, e la fauna era estremamente depauperata. I cinghiali 30 anni fa, così come gli altri ungulati e lagomorfi, molti li avevano visti solo nei documentari. Oggi sono dentro le città nemmeno nelle periferie.
A dir la verità anche la mia posizione sull’art. 842 del c.c. sta lentamente cambiando negli anni. Sono sempre stato un difensore della caccia libera alla portata di tutte le classi sociali, dal contadino al medico, e sempre lo sarò..ma oggi pian paino mi sto convincendo anche che sia giusto dare la possibilità a chi non gradisce la presenza di estranei armati di impedirne l’accesso ai propri fondi. Ma cosa accadrebbe a quel punto?
Lo Stato non potrebbe farsi carico delle spese dovute ai danni della fauna che implementa indisturbata nei territori privati e di conseguenza a chi spetterebbe risarcire i danni della fauna? Oggi gli enti sono già in difficoltà nel trovare risorse da destinare per le medesime ragioni nelle aree protette, figuriamoci se si dovesse far carico anche dei danni arrecati in altre aree precluse alla caccia per mera posizione ideologica. Potrebbe seguire il il modello europeo, ed imporre il risarcimento del danno al proprietario del fondo che ha imposto il divieto di caccia. Immaginiamo un fondo adiacente ad una strada statale e se un cervo o un cinghiale sbucato da quel terreno in piena note causerebbe un incidente mortale, come recentemente accaduto, chi dovrebbe pagare?
Come detto, in molti stati europei dove non esiste l’842 del c.c., la fauna appartiene al privato e di conseguenza anche il risarcimento dei danni (così come da noi avviene per un incidente causato da una mucca, dalle pecore o da un cavallo incustodito) salvo che il proprietario non conceda i propri fondi ad uso venatorio. Allora saranno le associazioni venatorie (che in Europa godono di esosi contributi nazionali) ad occuparsi di questo. Se questo accadrebbe nel nostro paese, con l’esplosione demografica degli ungulati chi vieterebbe la caccia nel proprio terreno e dormirebbe sogni tranquilli sapendo ciò? O un pazzo o uno molto ricco. Questo è solo il primo dei futuri tentavi.
mi pare che la realtà sia molto più semplice: la proposta referendaria (vds. https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/02/11/21A00832/sg?fbclid=IwAR1j_hFFY6MaEkA79ARRW3IL-FF6rUWEVYRkTs15umEK4NXfHEhYIXtb3sw) nasce da una formazione politica, il movimento politico “Ora Rispetto per tutti gli animali” (https://rispettoanimali.it), che rappresenta a mala pena se stesso.
Tutto qui.
Con l’associazionismo ambientalista e animalista non c’entra nulla.
Buona serata.
Stefano Deliperi
Non condivido. Questi 4 gatti sconosciuti ai più hanno dimostrato di concretizzare in poco tempo, anni e anni di “bla bla, bla!” delle grandi associazioni. Sicuramente le spinte politiche che hanno avuto sono forti e trasversali ed il motivo l’ho scritto. C’è aria di riforma dopo 32 anni. Scusami ma perchè se sono riusciti loro, sconosciuti a chiunque, non è riuscito l’associazionismo a promuovere un referendum per l’abolizione della caccia o dell’abrogazione del c.c.? Suvvia siamo nati tutti a 9 mesi. Non si fa il referendum perchè la situazione fino ad oggi ha fatto comodo a tutti o si ha paura di eventuali ripercussioni politiche derivanti dall’esito di un Referendum potenzialmente vinto e stravinto?, o ancora non si fa perchè nella maggior parte delle associazioni animaliste ci sono altri interessi sotto, che fanno della caccia stessa “un poltronificio” e “mangimificio” ed utilizzano la propaganda anticaccia baluardo della loro esistenza? Qualche domanda sinceramente qualcuno inizia a porsela. Buona serata
puoi pensare quel che ti pare, ci mancherebbe altro, ma nessun ambientalista con un paio di neuroni funzionanti chiederebbe l’abrogazione integrale della legge n. 157/1992 e s.m.i., che dispone, in primo luogo, la disciplina di tutela della fauna selvatica. Il resto, se permetti, sono tue elucubrazioni.
Una campagna referendaria necessita di un budget economico alle spalle almeno di 4-5 milioni di euro e noi non li abbiamo.
Stefano Deliperi
E questo pseudo movimento si? 4-5 milioni per cosa? per mettere un gazebo in ogni piazza italiana delle città più rappresentative con un registro per la raccolta delle firme, o per stampare 4 cartelloni o creare 4 video?? Sii serio..ma per un Referendum così, onestamente, dopo che l’opinione pubblica ha subito un bombardamento mediatico e culturale in tutti questi anni, con l’esplosione di animalisti, vegani, fruttariani e via dicendo quanto ci si mette a raccogliere 500.000 firme facendo leva sull’empatia delle persone?? dai, non faccio i conti in tasca a nessuno, ma se permetti ci sono fior di Onlus ambientaliste con decine se non centinaia di migliaia di iscritti che ricevono donazioni…se metti assieme quelle più grandi e importanti per un obiettivo comune, il referendum si farebbe domani. Ci tengo a precisare che il mio, da cacciatore, non è masochismo. Sarei molto curioso del dopo e di che cosa accadrebbe. 🙂
mi pare che tu non abbia minimamente presenti operazioni e costi di una campagna referendaria.
Buona serata.
Stefano Deliperi
Non mi è chiaro una cosa, il sito a cui fanno riferimento queste sezioni regionali e anche questa nuova per la Lombardia è sempre unico? (cioè questo) e quindi anche la news-letter è unica? Grazie
è piuttosto chiaro: il GrIG è un’associazione unica, il sito web è unico (questo), la newsletter è naturalmente unica e invia su richiesta gli articoli che vengono pubblicati.
Buona serata.
Stefano Deliperi