Home > difesa del territorio, Italia, paesaggio, Regione Sardegna, società, sostenibilità ambientale > Lettera aperta ai Candidati alla carica di Presidente della Regione autonoma della Sardegna: risponde Francesco Pigliaru (Centro-Sinistra).

Lettera aperta ai Candidati alla carica di Presidente della Regione autonoma della Sardegna: risponde Francesco Pigliaru (Centro-Sinistra).


Cabras, Torre di S. Giovanni di Sinis

Cabras, Torre di S. Giovanni di Sinis

In seguito alla lettera aperta inviata ai Candidati alla carica di Presidente della Regione autonoma della Sardegna sono pervenute le risposte di Francesco Pigliaru (coalizione Cominciamo il Domani, Centro-Sinistra).

Eccole di seguito.

Sono pervenute anche le risposte di Pier Franco Devias (Fronte Indipendentista Unidu), pubblicate in precedenza, e di Michelangelo Serra (Movimento “Onestà e Progresso”), ma la lista considerata vicina ai grillini non è stata ammessa alla competizione elettorale (in ogni caso, eccole qui).

In seguito pubblicheremo integralmente le risposte che giungeranno dagli altri Candidati.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

Alghero, Bastioni e centro storico

Alghero, Bastioni e centro storico

 

 

Cari Amici,

proteggere la vita dei cittadini della Sardegna e garantire la continuità dei servizi pubblici essenziali, a cominciare  dall’approvvigionamento idrico potabile, saranno sicuramente fra gli obiettivi prioritari dei programmi per l’utilizzo dei fondi comunitari e delle altre linee di finanziamento principali. Si vuole qui poi ricordare, per evidenti analogie,  l’intervento sull’edilizia scolastica che riguarda la sicurezza dei nostri figli e la qualità della loro vita per un lungo ed importante arco della loro giornata.

D’altra parte non si può non rilevare che non è possibile operare solo sul lato del finanziamento di infrastrutture materiali per affrontare le rilevanti problematiche evidenziate nei quesiti sia perchè il fabbisogno complessivo è così rilevante (complessivamente si parla di miliardi di euro), che non può essere affrontato nel breve periodo, e sia perchè qualsiasi investimento che non fosse accompagnato da un assetto istituzionale e organizzativo efficiente perderebbe la sua efficacia e non svilupperebbe al meglio le grandi potenzialità  professionali, a tutti i livelli, presenti in Sardegna.

Ed è per questo che nel nostro programma tali problematiche, pur nella necessaria sintesi, sono state affrontate in modo puntuale per tutti gli aspetti che le caratterizzano.

Cogliendo l’occasione fornita dal GRIG si vuol ricordare quanto sviluppato in sede di proposta.

Capoterra, Poggio dei Pini, ponte travolto dall'alluvione (2008)

Capoterra, Poggio dei Pini, ponte travolto dall’alluvione (2008)

1) il territorio sardo rivela un diffuso rischio idrogeologico, che anche recentemente ha determinato, in concomitanza con eventi atmosferici intensi, l’ennesima calamità innaturale in Gallura, nel Nuorese, nel Campidano, con nuovi lutti e danni materiali.  Analogamente le reti idriche isolane attualmente perdono circa l’85% dell’acqua trasportata (dati Ordine dei Geologi, ottobre 2011).   Non ritiene che la Regione debba impegnarsi nei prossimi anni in un vero e proprio new deal nel campo del risanamento idrogeologico e della distribuzione idrica, con il sostegno dei fondi comunitari 2014-2020, così anche da fornire occasioni di lavoro per imprese, professionalità, maestranze di ogni livello?

Olbia, cantiere edilizio, prospiciente il Rio Bados (2006)

Olbia, cantiere edilizio, prospiciente il Rio Bados (2006)

Sono perfettamente d’accordo. E non lo dico qui per compiacimento o opportunismo.

Se ascoltate la Tribuna elettorale trasmessa dalla RAI, sentirete che nel mio secondo intervento, incentrato sulle cose immediate da fare, ho indicato tre interventi prioritari: 1. Un piano pluriennale per l’edilizia scolastica, 2. Un piano per il risanamento idrogeologico e territoriale 3. L’attuazione della “garanzia giovani”. Sono tutti interventi che si possono riassumere nello slogan “Bisogna risolvere l’emergenza pensando al futuro”.

Una delle grandi emergenze è il nostro territorio e dobbiamo avere la consapevolezza che affrontando seriamente e con risorse adeguate questo problema stiamo investendo per il nostro futuro.

Veniamo adesso a trattare l’argomento in modo più specifico.

A causa dell’estesa e disordinata urbanizzazione che ha interessato negli ultimi decenni il territorio della Sardegna, con particolare riferimento alle aree limitrofe al reticolo idrografico, gli eventi alluvionali hanno determinato pesanti ricadute sul tessuto economico e sociale dell’isola, fino al sacrificio di vite umane.

D’altra parte gli stessi documenti fondamentali di mappatura del rischio idraulico, il Piano di Assetto Idrogeologico e il Piano Stralcio Fasce Fluviali, pur essendo riferiti alle sole aste principali, evidenziano che gli insediamenti urbani a rischio sono molto numerosi ed interessano una quota rilevante della popolazione. Al proposito si ricorda che in Italia, così come in Sardegna, circa il 10% della popolazione risiede in aree a rischio alluvione.

Inoltre le caratteristiche degli ultimi eventi meteorici sembrano caratterizzati da una sempre maggior concentrazione spazio/temporale che determina una più rilevante incidenza degli effetti sul territorio dei fenomeni naturali. Non si può quindi prescindere dal prestare una particolare attenzione all’organizzazione del sistema di gestione del rischio idraulico per prepararsi ad affrontare le nuove, inevitabili, situazioni meteorologiche avverse.

Gli interventi infrastrutturali di difesa passiva dovranno essere intensificati sulla base di un preciso programma di priorità. Altri tipologie di intervento quali la delocalizzazione di parte degli insediamenti urbani, potrebbero essere sviluppati a livello sperimentale, ma l’esperienza anche a livello europeo ha dimostrato che essi sono caratterizzati da tempi lunghi e da rilevanti costi economico-sociali. Mentre certamente ciò dovrà essere effettuato per le strutture pubbliche, a partire dalle scuole.

Non resta, quindi, come detto, che irrobustire a livello istituzionale e organizzativo il sistema regionale di gestione del rischio di piena sia per qual che riguarda il tempo reale, nel corso dell’evento e immediatamente dopo (Protezione Civile) e sia il tempo differito, prima e dopo l’evento (amministrazione regionale, enti locali, Consorzi di Bonifica).

Così come evidenziato a livello europeo l’esperienza ha mostrato che il più efficace approccio alla definizione dei programmi di gestione del rischio, per ridurre gli impatti degli eventi sul territorio, è quello di sviluppare al meglio i seguenti elementi:

  • PREVENZIONE: impedire che il rischio venga ulteriormente incrementato  evitando di costruire nuovi insediamenti o realizzare attività produttive  oggi e in future nelle aree pericolose; promuovere usi appropriati del suolo e pratiche agricole e forestali compatibili;
  • PROTEZIONE: prendere misure strutturali e non strutturali per ridurre gli effetti e gli impatti degli eventi di piena su punti ed aree ben individuate;
  • PREPARAZIONE: informare la popolazione sui rischi e su cosa fare durante gli eventi critici; creare un sistema di monitoraggio diffuso sul territorio per la tempestiva individuazione delle aree interessate dagli eventi;
  • RISPOSTA ALL’EMERGENZA: sviluppare e attuare operativamente piani di gestione del l’emergenza con puntuale definizione dei soggetti interessati e delle attività da compiere;
  • RICOSTRUZIONE ED ACQUISIZIONE DI NUOVE INFORMAZIONI: ritornare alle condizioni ordinarie il più rapidamente possibile, mitigando gli impatti sociali ed economici sulle popolazioni colpite.

In particolare le prime azioni da intraprendere possono essere così sintetizzate:

–          rendere finalmente effettivamente operativo il Centro Funzionale Regionale di Protezione Civile;

–          completare la mappa del rischio idrogelogico, che oggi è stato sviluppato a livello regionale solo per le aste principali (PAI e PSFF), sviluppandola anche per il reticolo idrografico minore secondo i livelli di competenza (Comuni, Province, Regione);

–          definire a livello istituzionale ed organizzativo, sempre secondo le competenze, i compiti di polizia idraulica che regolamenta e sorveglia l’utilizzo delle aree del demanio idrico; oggi l’attuale assetto è assolutamente deficitario e fuori controllo;

–          incrementare le sinergie tra i soggetti che hanno competenza sul tempo reale (Protezione Civile) e sul tempo differito (amministrazione regionale, enti locali, Consorzi di Bonifica).

Infine si vuole ricordare che un’occasione importante per impostare una corretta e sostenibile gestione del territorio è rappresentata dall’introduzione nella legislazione regionale dei principi del Disegno di Legge del Governo nazionale del dicembre 2013 sul contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato.

Sarroch-Villa S. Pietro, cantiere diga di Monte Nieddu-Is Canargius (2008)

Sarroch-Villa S. Pietro, cantiere diga di Monte Nieddu-Is Canargius (2008)

Per quel che riguarda le reti idriche si evidenzia che il tema va inquadrato nella più ampia problematica della corretta e razionale gestione delle risorsde idriche che fanno parte del patrimonio di risorse comuni  che devono  essere innanzitutto il patrimonio di tutti.

Certamente il problema delle perdite idriche, in particolare nelle reti di distribuzione di acqua potabile nei centri urbani, così come quello della depurazione delle acque usate per la protenzione dell’ambiente e per il successivo riuso, è un problema centrale nella definizione delle azioni prioritarie. Per inquadrare meglio il tema si richiamano anche i questo caso gli elementi presenti nel nostro programma.

A seguito della riforma del 2006 la Regione ha assunto direttamente il compito strategico di gestire il sistema di accumulo pluriennale della risorsa con i grandi serbatoi artificiali e il sistema di trasporto primaria della risorse multisettoriali destinate agli usi civili, agricoli ed industriali. In questo campo occorre continuare a irrobustire le strategie e le azioni già messe in campo nel corso degli anni passati (risanamento strutturale e riassetto funzionale delle opere idrauliche e miglioramento delle interconnessioni tra esse) che hanno portato ad un accumulo maggiore di risorse e ad un livello tale di integrazione che ha permesso di spostare masse d’acqua da aree in surplus ad aree di deficit.

Tuttavia, il cambiamento climatico in atto mette a repentaglio la capacità di soddisfare i fabbisogni multisettoriali e quindi è necessario portare avanti contemporaneamente politiche di aumento della disponibilità idrica e del grado di affidabilità dell’approvvigionamento e politiche di riduzione dei consumi:

–          riguardo alla prima politica è fondamentale aumentare il quantitativo di acque soggette a depurazione terziaria (anche attraverso tecniche eco compatibili) ottenendo un flusso di acque reflue depurate da utilizzare per gli usi consentiti dalle norme e nel rispetto del principio fondamentale di salvaguardia delle risorse di origine naturale; è inoltre prioritario rafforzare ed integrare il sistema delle interconnessioni per garantire il necessario livello di ridondanza delle fonti di alimentazione idrica per gli usi civili;

–          relativamente alla seconda è necessario promuovere politiche di riduzione dei consumi a livello domestico, agricolo ed industriale. In particolare, si suggeriscono politiche di informazione e di controllo (con adeguate sanzioni) per quanto riguarda l’uso domestico; la richiesta di adozione di standard di qualità ambientali – sulla falsa linea dei requisiti dell’Ecolabel Europeo – che riduca il fabbisogno idrico del settore industriale, in particolare nel settore turistico delle aree costiere più soggette a desertificazione e a situazioni di penuria legate al sovrappopolamento del periodo estivo. Per quanto riguarda il settore agricolo, il discorso diviene più complesso in quanto è necessario integrare le politiche di miglioramento della gestione delle risorse idriche in agricoltura con le politiche agricole regionali, tentando di portare a composizione le esigenze ambientali con quelle economiche e di mercato, tentando di evitare che politiche di efficienza nel consumo idrico determinino un ulteriore costo a carico del reddito aziendale. Tuttavia, ripensare alle politiche adottate dai Consorzi  di Bonifica anche guardando a cosa accade in altri bacini europei diretti concorrenti dell’agricoltura isolana è fondamentale.

–          Miglioramento della qualità delle risorse idriche: sebbene si discuta poco del tema, in Sardegna esiste un serio problema di qualità della risorsa idrica legato alle diverse forme di inquinamento che insistono sulle falde acquifere e ai deficit nel sistema depurativo (derivanti dall’esiguità dei trattamenti di depurazione della maggior parte dei depuratori esistenti e dall’incompleta connessione di tutti gli abitati e dei complessi industriali).

Al fine di perseguire politiche di sostenibilità nell’uso delle risorse idriche e di contenere i costi dei servizi idrici occorre migliorare il bilancio energetico del sistema di idrico , primario e a livello di distribuzione settoriale (Abbanoa, Consorzi), secondo due linee di indirizzo:

–           Le energie rinnovabili devono essere destinate prioritariamente al servizio delle public utilities sarde per cercare di raggiungere l’obiettivo del pareggio energetico, tra autoproduzione e consumi, con la finalità di ridurre il costo dell’acqua per le famiglie e per i settori produttivi. Su questo versante ENAS ha già avviato un programma di riduzione dei consumi energetici attraverso l’autoproduzione (fotovoltaico e idroelettrico);

–          Ma esiste un problema storico legato al riaffermarsi da parte dell’amministrazione regionale della competenza primaria in materia di demanio idrico. Sulla base di tale potestà deve essere rivisto il quadro delle concessioni idroelettriche già in atto, anche sulla base del fatto che i serbatoi destinati all’uso idrolettrico, oggi gestiti dall’ENEL, hanno un importanza strategica anche e sopratutto dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico in una regione caratterizzata da naturale scarsità di risorsa.

Per quanto riguarda la gestione del comparto potabile appare certamente centrale il problema delle perdite idriche e, come detto, quello della depurazione delle acque.

Per le perdite idriche è necessario affrontare il problema su due livelli. Il primo, quello tecnologico, intervenendo sulle reti con programmi di sostituzione, ammodernamento e introduzioni di sitemi di controllo dei bilenci idrici che consentano di individuare tempestivamente le aree a maggiore criticità. Il secondo quello organizzativo e amministrativo punta a completare e verificare puntualmente l’archivio delle utenze proseguendo e intensificando la caccia già avviata da Abbanoa ai cosiddetti “ladri d’acqua” cioè utenze con allaccio abusivo che non sono mai state sottoposte a fatturazione.

Per completezza è utile precisare che nei documenti ufficiali (statistiche ISTAT sull’acqua 21 marzo 2012) risulta che il sistema potabile sardo preleva 298 milioni di mc all’anno di risorse idriche (13 milioni di mc da sorgenti, 34 da pozzi, 1 da acqua fluente e 250 da serbatoi artificiali) e fattura 145 milioni di mc all’anno, con una perdita del 51%. Si perdono, quindi, per ragioni tecniche o contabili, ben 153 mlioni di mc di acqua all’anno. Pertanto non può che essere un obiettivo prioritario attivare tutto quanto necessario per recuperare tale importante risorsa, sia per la difesa dell’ambiente e sia per perseguire politiche di riduzione dei costi.

Tutto ciò evidenzia che il problema della regolazione, sorveglianza e definizione delle linee di indirizzo della gestione del servizio idrico integrato per gli usi civili è un tema centrale da  affrontare se si vuole effettivamente migliorare la qualità e l’affidabilità del servizio.

Occorre, pertanto, ricomporre le principali fratture tra l’Autorità d’Ambito il gestore unico Abbanoa, i comuni ed i cittadini. È necessario affrontare i nodi aperti per tentare di superare la crisi scrivendo una politica condivisa di gestione delle risorse idriche portando innanzitutto a compimento la riforma dell’Autorità d’Ambito, oggi ancora in gestione commissariale, attribuendo le sue funzioni ad un nuovo soggetto nel rispetto dei princìpi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza e del ruolo fondamentale, costituzionalmente riconosciuto, degli enti locali, che sapranno, con la piena conoscenza del loro territorio, meglio definire le azioni prioritarie ed indirizzare senconde le reali necessità i finanziamenti per gli interventi infrastrutturali certamente necessari.

Sardegna, dune e ginepri sul mare

Sardegna, dune e ginepri sul mare

2) il piano paesaggistico regionale (P.P.R.) è una delle migliori realizzazioni scientifico-amministrative nel campo della tutela del territorio a livello nazionale, con ampi apprezzamenti anche all’estero.  Pur necessitando di rettifiche e modifiche, l’impianto dell’atto di pianificazione consente la salvaguardia delle parti più pregiate della Sardegna e non bisogna dimenticare che l’ambiente e le coste costituiscono anche la prima attrattiva turistica isolana. Lo scempio edilizio in corso sulle dune di Badesi dimostra a quali nefaste conseguenze può portare l’assenza di un’adeguata tutela.  Lo stravolgimento recentemente attuato, insieme alle disposizioni del “piano casa”, costituiscono un pericolo per la tutela ambientale e la sicurezza pubblica nelle aree a maggior rischio idrogeologico: quali iniziative concrete attuerà in proposito?

Badesi, dune, pubblicità immobiliare

Badesi, dune, pubblicità immobiliare

La difesa del suolo dal dissesto idrogeologico e la pianificazione paesaggistica sono strettamente interconnesse.

Il Paesaggio è un bene comune su cui si basa l’identità della Sardegna. vogliamo tutelarlo, promuoverlo e valorizzarlo, in un quadro di certezze per i cittadini e per gli amministratori. in estrema sintesi, un’intera legislatura è stata sprecata per mantenere la promessa che l’attuale maggioranza aveva fatto in campagna elettorale di riaccendere le betoniere e spazzare via il Piano Paesaggistico regionale (PPr). il progetto si è realizzato in parte, nel senso che con la indebita proroga per quasi tre anni del Piano casa si è innescato un sistema di ampliamenti e di superfetazioni edilizie che in alcuni casi sono emersi come dei veri e propri abusi, come recentemente scoperto dalla magistratura. Fra i molti insuccessi di un percorso infelice, un avviso preliminare di bocciatura del procedimento di approvazione del nuovo PPr dell’attuale giunta regionale arriva dalla recentissima sentenza n. 308 del 17 dicembre 2013 che sancisce due principi: a) le modifiche del PPr possono essere disposte, per una importante parte dei beni paesaggistici, attraverso il sistema della copianificazione stato-regione; b) la riduzione del grado di tutela paesaggistica in essere può essere disposta solo se imposta da esigenze di soddisfacimento di “preminenti interessi costituzionali”. Il contrario di quanto fatto dalla Giunta di centrodestra, che da 5 anni blocca ogni procedura di adeguamento dei comuni, promettendo uno stravolgimento del PPr all’insegna della deregolamentazione, questi vanno sostenuti nello sforzo all’adeguamento dei propri strumenti urbanistici alle previsioni dello stesso PPr.

Il PPR rimane uno strumento cardine della politica territoriale. Una sua manutenzione è, dopo 7 anni, necessaria, ma senza demagogia. Esso deve essere adeguato e migliorato ma non stravolto. È necessario introdurre semplificazioni procedurali, dar luogo a chiari indirizzi di applicazione e prevedere una struttura operativa che renda più semplice l’ottenimento di informazioni da parte di chi deve applicare la normativa. Inoltre è necessario redigere la seconda parte del PPR e dare una disciplina a tutte le aree del territorio regionale con l’ottica della salvaguardia delle aree rurali in chiave produttiva, perché si operi al fine di rilanciare l’agricoltura.

Accanto al PPR verrà approvata una nuova legge Urbanistica regionale finalizzata a diffondere le nuove concezioni costruttive basate sulla bioedilizia e sul risparmio energetico, avendo come punti fermi le norme settoriali (PAI, il Piano Stralcio Fasce Fluviali) e le norme sulla protezione dal rischio idrogeologico, agevolando l’operatività ma introducendo maggiore fermezza nel sanzionare le violazioni. Si studierà il modo di introdurre forme di finanziamento per l’adeguamento dei PUC da parte dei comuni, in modo da dare efficienza ed un termine perentorio per la messa in atto della nuova disciplina. Verranno introdotti incentivi e premialità per gli edifici ad alta qualità architettonica e ambientale, rafforzando concretamente le scelte strategiche già fatte. Sarà importante per rilanciare il settore delle costruzioni, per non gravare le famiglie di oneri e costi impropri e per creare un clima di consenso intorno alle politiche per la qualità paesaggistica e architettonica, superare gli inaccettabili ritardi che si verificano a tutti i livelli nelle istruttorie delle pratiche edilizie.

Infine prevediamo di dare un nuovo ruolo alla Conservatoria delle Coste ed all’Arpas, dando piena applicazione alle norme che ne governano il funzionamento.

Fenicotteri rosa (Phoenicopterus roseus) in volo e centrale eolica

Fenicotteri rosa (Phoenicopterus roseus) in volo e centrale eolica

3) in assenza di un piano energetico regionale, la Sardegna è diventata un vero e proprio far west, dove i progetti per centrali eoliche, centrali solari termodinamiche, centrali a biomassa, ricerche energetiche, lungi dal soddisfare reali necessità di energia “pulita” da fonti rinnovabili (in Sardegna il fabbisogno locale è ampiamente soddisfatto), sono divenuti un drammatico rischio per migliaia di ettari di terreno agricolo e per intere comunità locali esclusivamente per speculare sugli incentivi per le rinnovabili, avendo già prodotto la compromissione di vaste aree interne di elevato pregio ambientale e paesaggistico: che cosa farà in concreto in proposito?

Assemini, Macchiareddu, centrale eolica

Assemini, Macchiareddu, centrale eolica

Per quanto riguarda la questione energetica, è necessario tenere a mente che oggi soddisfiamo il nostro fabbisogno facendo ancora ampiamente ricorso alle fonti fossili ed in particolare al carbone importato e all’olio combustibile, con gravi danni per l’ambiente e la salute delle persone. L’obiettivo del futuro deve essere quello di abbandonare in maniera graduale questi impianti, passando per una fase di transizione nella quale si investe nel miglioramento della loro efficienza produttiva ed ambientale, s’integra col gas naturale (che oggi è tecnologicamente ed economicamente fattibile far arrivare via mare ed utilizzare per il riscaldamento domestico senza dover necessariamente far ricorso a grosse infrastrutturazioni). Il gas naturale permetterà di ridurre i costi per l’energia termica, sostituendo gli attuali derivati del petrolio.

Nella nostra ottica, le energie rinnovabili devono diventare un’occasione di sviluppo locale, evitando l’ulteriore crescita dei grandi impianti eolici e solari. Per farlo vogliamo puntare anche a migliorare il bilancio energetico del sistema di idrico, con la possibilità di destinare le energie rinnovabili prioritariamente al servizio delle public utilities sarde in modo da cercare di raggiungere l’obiettivo del pareggio energetico e di bilancio e con una forte attenzione alla rinegoziazione con ENEL del quadro delle sue concessioni idroelettriche, perché tali risorse sono essenziali per l’approvvigionamento idrico in una regione caratterizzata da naturale scarsità di risorsa.

E’ necessario, inoltre, un ripensamento complessivo che tenga conto delle mutate condizioni generali di incentivazione alle rinnovabili rivedendo il Piano d’Azione per le Fonti Energetiche Rinnovabili (FER) della Giunta Cappellacci del 2012 che ipotizza, addirittura, una crescita fino a circa 2300 MW (dagli attuali 1000 MW di eolico installati o in corso di installazione e 600 MW di fotovoltaico) dei grandi impianti di produzione di energie rinnovabili, con pesanti conseguenze sia a livello di efficienza di sistema energetico che con impatti sull’ambiente e sul paesaggio.

Nella fase finale della transizione energetica i grandi impianti dovrebbero essere l’elemento terminale del sistema energetico e dovrebbero coprire quei fabbisogni che non si è riusciti a coprire con la produzione diffusa ottenuta da impianti di piccola scala destinati all’autoconsumo.

Il Piano Energetico Regionale deve essere lo strumento di pianificazione all’interno del quale inserire i grandi impianti.

I grandi impianti dovrebbero essere l’elemento terminale del sistema energetico e dovrebbero coprire quei fabbisogni che non si è riusciti a coprire con la produzione diffusa ottenuta da impianti di piccola scala destinati all’autoconsumo.

Nella nostra idea di Energia in Sardegna, è indispensabile, infatti, armonizzare e allo stesso tempo promuovere impianti di energia rinnovabile di piccola taglia, destinati a coprire le necessità di consumo degli utenti, secondo un’ottica di bilancio energetico in equilibrio.

Questo implica la necessità di nuovi investimenti per la creazione di reti “intelligenti” (smart grid) per la gestione di picchi e deficit di produzione in piccoli ambiti territoriali. Il valore aggiunto di questa strategia sarebbe la creazione di imprese locali per la produzione e/o l’assemblaggio delle tecnologie rivolte a produzioni energetiche innovative ed a tecnologie per l’accumulo di energia, e l’attivazione di nuovi e più ecocompatibili posti di lavoro.

I grandi impianti, se necessari, devono andare su aree marginali, prive di utilizzo agricolo o turistico, e senza valore identitario e devono essere tarati sulle esigenze delle aree di consumo e di produzione. Per raggiungere questo obiettivo è necessario definire criteri oggettivi per il posizionamento dei nuovi impianti tenendo conto delle tecnologie più recenti, che ci permettono di sfruttare sole e vento riducendo, se non eliminando, alcune delle criticità.

Questa linea d’azione deve naturalmente essere accompagnata da un’adeguata politica di promozione dell’efficienza energetica e di riduzione dei consumi. In quest’ottica, riportiamo alcune azioni prioritarie sono:

  • La promozione di strumenti per il sostegno di azioni per accrescere l’efficienza energetica dei settori produttivi isolani al fine di sostenere il rilancio e lo sviluppo economico.
  • Valorizzazione delle professionalità e competenze del mondo  della ricerca e dell’impresa, al fine di creare un vero e proprio cluster di sistema sui temi energetici.
  • L’incentivazione alla diffusione delle tecnologie di produzione energetica per l’autoconsumo domestico attraverso il fotovoltaico, sia tradizionale, che innovativo (vetri, applicazioni di film sottile, gel fotovoltaico) e il mini e micro eolico.
  • La promozione di sistemi di accumulo a livello domestico attraverso l’adozione di batterie che potrebbero essere utilizzate per il consumo domestico e la realizzazione di stazioni per il rifornimento di automobili elettriche per la mobilità urbana, al fine di incrementare gli assorbimenti elettrici nei picchi di produzione da rinnovabili.
  • L’aumento dell’efficienza energetica degli edifici attraverso l’adozione di tecnologie costruttive più efficienti, comprese quelle della bioedilizia, per la diffusione di edifici ad energia quasi zero.
  • La creazione di smart grid, anche attraverso la partecipazione ad appositi bandi comunitari.
  • Sviluppo di nuovi servizi ancillari (accumulo, produzioni da sistemi di rapida attivazione come ad es. gruppi a gas naturale, ecc.) per la stabilizzazione della rete elettrica.
Bombo (gen. Bombus) su un fiore

Bombo (gen. Bombus) su un fiore

4) retaggio delle attività minerarie e industriali, in Sardegna c’è la maggiore estensione nazionale di siti contaminati: complessivamente 447.144 ettari rientrano nei due siti di interesse nazionale (S.I.N.) per le bonifiche ambientali del Sulcis-Iglesiente-Guspinese (D.M. n. 468/2001) e di Sassari-Porto Torres (L.n. 179/2002), mentre l’Arcipelago della Maddalena è stato riclassificato (31 gennaio 2013) quale sito di interesse regionale (S.I.R.). Nel silenzio quasi generale a Sarroch bambini presentano alterazioni del d.n.a., mentre a Portoscuso deficit cognitivi a causa del piombo nel sangue. A Porto Torres, invece, sono gli adulti a presentare un campionario di tumori non invidiabile. Che cosa intende fare in concreto per raggiungere una completa bonifica ambientale e affrontare l’evidente emergenza sanitaria?

Sarroch, raffineria gruppo Saras

Sarroch, raffineria gruppo Saras

Per la programmazione e il monitoraggio delle bonifiche delle aree industriali, militari e minerarie il primo passo funzionale deve essere l’accessibilità e consultabilità dei dati del SIRA (Sistema Informativo Regionale Ambientale) da parte del pubblico. Il ritardo accumulato nella sua realizzazione deve essere superato con la revisione delle priorità previste nel Piano d’Azione Ambientale Regionale PAAR 2009 – 2013 e non attuate in questi anni. La verifica dello stato di attuazione degli interventi di bonifica, per ciascun sito, è in ritardo e la più recente è quella realizzata in sede di VAS del POR 2007-2013. Questo stallo deve essere superato richiedendo e pretendendo velocità di esecuzione da parte delle società chiamate a rimediare al danno, come nel caso della bonifica della falda delle Aree di Interesse Nazionale di Porto Torres e di Portovesme e degli interventi nell’area SARAS. Per le aree minerarie ci si deve porre l’obiettivo immediato di restituire operatività all’IGEA, dandole un ruolo non chiaro all’interno di una strategia di azione efficace. L’obiettivo è riuscire spendere gli oltre 110 milioni di euro disponibili per i progetti sul Rio San Giorgio, l’ex area industriale SEAMAG, di Montevecchio e Furtei.  Sulle aree mineraria complessivamente abbiamo circa 200 milioni di euro da spendere.

Oltre a porre in essere un’azione politica efficace per la riduzione delle servitù militari, faremo in modo che avvenga l’inserimento nel SIRA dei siti contaminati delle aree militari presenti nell’isola ed in particolare nei tre poligoni di tiro di Capo Teulada, del Salto di Quirra (Poligono Interforze di Salto di Quirra) e di Capo Frasca e nell’area, in corso di parziale dismissione, di La Maddalena. Infine vogliamo proporre un’azione per la bonifica dei siti contaminati dalla presenza di amianto, prevedendo di mettere in campo un ulteriore importante sforzo economico finalizzato alla bonifica degli edifici pubblici/privati che prioritariamente dovrà essere rivolta a quelli destinati ad attività ad alto rischio quali le scuole di ogni ordine e grado.

Francesco Pigliaru

(pubblicità immobiliare, foto A.N.S.A., per conto GrIG, S.D., archivio GrIG)

  1. capitonegatto
    febbraio 7, 2014 alle 9:53 am

    Mi sembra un programma serio , che pero’ sara’ combattuto dalle lobby dei propietari terrieri , e da tutti i comparti che gravitano sull’edilizia. Edilizia che potrebbe lavorare e aiutare il territorio a mettersi in sicurezza , ma con alcuni requisiti essenziali : seria progettazione delle opere, fondi sicuri da elargire in tempi medi europei, appalti trasparenti e a prezzi europei, ingaggio di imprese serie che siano in grado di eseguire i lavori senza subbappalti.
    Requisiti direi lapalissiani.

  2. Andrea
    febbraio 7, 2014 alle 12:32 PM

    Bisognerebbe andare a vedersi gli articoli del Signor Pigliaru durante questi anni ne “la Nuova Sardegna”. Sono raccolti anche nel suo sito.
    C’è una enorme differenza tra quel Pigliaru e questo. Sembra che si sia svegliato ora. Mi ricordo per esempio un articolo che finiva così “compito della prossima Giunta sarà di trovare i fondi per farlo”, o qualcosa del genere. Questo, prima che si candidasse. Ma come, un economista che non sa dirmi dove trovarli quei soldi? Perché non ci ha offerto la ricetta in quelle occasioni? Forse perché non ha la ricetta nemmeno ora. Ad esprimere idee e programmi sono bravi tutti. Io non ricordo interventi di Pigliaru in merito alla riunione notturna in cui i consiglieri regionali, dopo il referendum, si abbassarono la paga di un centinaio d’euro. Non ricordo un suo intervento né quando Diana e Sanjust sono andati in carcere (7-8 pagine su “La Nuova”) né quando ci sono state decine di indagati del centro-sinistra (una-2 pagine su “La Nuova”, per far capire la neutralità, simile a quella di Zuncheddu con L’Unione).
    Non ricordo interventi di Pigliaru fermi e duri contro la gestione Abbanoa.
    Non ricordo interventi di Pigliaru sulla legge ribattezzata “nuovo editto delle chiudende”. Ah, forse perché c’erano i suoi futuri sostenitori tra coloro che pigiarono il bottone in Consiglio? Ah, forse è per quello che anche ora non condanna quella vergogna su cui il popolo sardo è stato sensibilizzato per merito del GrIG, e viene pure qui a parlare di PPR e non cita lo schifo fatto – con glia altri – dai consiglieri della sua area politica.
    Poi, cosa vuol dire “semplificazioni” che egli ritiene necessarie fare al PPR della passata legislatura?
    Poi mi parla dell’ARPAS, ma vorrei sapere se scrisse qualcosa sul signor Ignazio Farris, chi ha memoria –ne hanno parlato anche da poco, a dire il vero- sa di che si tratta.

    Pazzesche la parte sull’Energia di questa intervista. “bisognerebbe, bisognerebbe, bisognerebbe…”, ma dove cavolo era Pigliaru in questi anni, si è mai fatto vedere in un Comitato? Dice che dovrebbero essere trovate aree non agricole dove sistemare degli impianti, ma caspita in questi anni, se è così interessato, possibile che non si sia informato sul Dove? Possibile che non proponga ORA dei luoghi alternativi?
    Lasciamo perdere quando dice che è necessaria una fase di transizione, in cui parla anche del gas naturale, forse si è perso il comportamento della maggioranza del centro-sinistra sulla vicenda del Progetto Eleonora, si è forse perso il dibattito in aula, forse si è perso le uscite di Giampaolo Diana, forse non si è accorto dell’assenza dei rappresentanti del centro-sinistra nei vari comitati. Non parla nemmeno della Saras, non parla del mercato dell’energia, del prezzo dell’energia, dell’export di energia in quanto ve n’è in eccesso in Sardegna, del metano che la Saras usa per produrre energia senza essersi mai impegnata nella diminuzione del prezzo per il consumatore.

    Sulle bonifiche dovrebbe dire da dove vuole prendere i soldi. Se no anche io dico “bonifichiamo tutto ragazzi”, ma i soldi da dove li prendi? Dovrebbe dire che i fondi europei spesso possono essere spesi solo se cofinanziati con fondi regionali o statali, però c’è un numeretto famoso, il limite del 3% deficit-PIL che non può essere sforato, e c’è il patto di stabilità, e c’è il pareggio di bilancio in Costituzione, e Pigliaru è un europeista stramegaconvinto, il suo pensiero è sempre stato orientato al mercato, alla competizione sul mercato, alla concorrenza, al rispetto delle regole europee sui conti pubblici ecc.ecc., insomma tutto ciò che sta uccidendo Italia, Grecia ecc.
    Mai visto il centro-sinistra né lui andare a protestare o polemizzare per l’inquinamento a Porto Torres e Portovesme, meno che mai per la Saras, nonostante gli studi di importanza internazionale.
    Sui Poligoni non mi pronuncio perché ci sarebbe da piangere. Ogni volta che Scanu del PD parla tutto il centro-sinistra tace, ogni volta che il ministro Mauro dice che i Poligoni sono fondamentali il centro-sinistra lo accoglie e tace, mai sentito qualcuno dare solidarietà e sostegno a Fiordalisi. Mai sentito in parlamento Parisi o Cabras o Zanda o Soro o Pisanu(PDL) protestare per i missili MILAN o l’inquinamento a quirra e teulada, le esercitazioni, i morti. MAI. E questi non sapevano? Non sapevano nulla? Allora che ministri sono stati, che parlamentari e dirigenti sono stati? Però Cabras già l’ho visto muoversi bene bene quando c’era da assegnare la Presidenza della Fondazione del Banco di Sardegna!

    Hanno messo Pigliaru perché è una faccia nuova al posto della Barracciu, ma il centro-sinistra è sempre quello, i big sono quelli, i nomi sono quelli, le chiacchiere restano purtroppo, e la gente i fatti se li dimentica. Io i fatti me li ricordo, le chiacchiere pure. Questa risposta è uno schiaffo a comitati, a lettori consapevoli, a chi ragiona con la propria testa (pochissimi). È per questo che Pigliaru ha buone possibilità di vincere.

  3. Shardana
    febbraio 7, 2014 alle 1:28 PM

    Ma che bravo……..ha ragione Andrea?Dove eravate quando le multinazionali scaricavano illegalmente rifiuti tossici nei piazzali degli ospedali,o devastavano furti,avvelenavano la catena alimentare con le esplosioni nei poligoni quirra e teulada……….per piacere abbiate la decenza di sparire,come mi auguro succeda.Not in my name

  4. Nico
    febbraio 7, 2014 alle 1:42 PM

    Pigliaru è stato assessore alla programmazione con Soru per due anni e poi si è dimesso per contrasti, è docente universitario di economia e non può essere incolpato di cose che non ha fatto. Qui spiega le sue proposte e i suoi programmi e non vedo critiche nel merito delle cose ma solo frasi fatte. A me il programma piace, non mi piace il Pd, ma mi fido di Pigliaru e della sua concretezza. Cappellacci ha già fallito, la Murgia parla parla ma non dice nulla di concreto, i grillini si sono squagliati per arrivismo prima di presentarsi, e bè?

  5. Andrea
    febbraio 7, 2014 alle 2:34 PM

    Frasi fatte? io entro nei fatti. Le chiacchiere le lascio agli altri. I fatti sono che in anni che scrive su La Nuova Sardegna non ha mai criticato nè le politiche di austerità sovranazionali, nè tanti altri avvenimenti di stampo ambientale o riguardanti la salute. I fatti sono che Pigliaru mica è solo, è circondato da centinaia di persone di centro-sinistra che in anni hanno permesso di tutto e di più, non come Cappellacci certamente, ma basta rileggersi ciò che ho scritto prima, che sono fatti. Poi, anch’io sono bravo a fare i programmi, senza dire manco dove tiro fuori i soldi (ma non era un economista?), senza manco fare nomi e cognomi (ovviamente, se no si vedrebbe che in molte leggi comparirebbero per magia i nomi e cognomi anche della propria area politica). Sono fatti, sono parole scritte ne La Nuova. Ripeto, lui probabilmente vincerà perchè alla gente piacciono le emozioni, le chiacchiere,il pensare al nuovo volto che rivoluziona tutto, e la gente non guarda mai ai fatti, anzi non guarda proprio mai alle COSE NON FATTE, che sono peggio dei fatti, alla OPPOSIZIONE NON FATTA. Pigliaru non è solo, sta con quelli che fecero il blitz notturno per ridursi la paga di pochi euro, un gesto che parla da solo. E su cui lui, inoltre non scrisse nulla. Sono fatti, E sono parole non scritte.

  6. Shardana
    febbraio 7, 2014 alle 5:05 PM

    Non mi sembra che i grillini si siano squagliati…….hanno fatto bene a non presentare liste che sarebbero state subito inquinate da infiltrati e fuoriusciti.Cambiamo disco,la musica è vecchia o PD-L

    • Nico
      febbraio 8, 2014 alle 2:37 PM

      tu e quelli come te siete i migliori alleati di chi non vuole cambiare musica per i prossimi 5 anni, io voto Pigliaru perché è onesto, serio e non promette balle e se c’è qualcuno loco pulito del Pd lo mette alla porta.

  7. Nico
    febbraio 7, 2014 alle 8:14 PM

    Pigliaru doveva governare dalla Nuova Sardegna? e perché non da Alguer.it? mi sa che sei di quelli che si sono squagliati prima della partenza. ognuno risponde delle sue azioni nel ruolo che svolge, altrimenti l’acquisto degli F 35 è anche colpa tua che non hai fatto o detto nulla per impedirlo. il programma di Pigliaru è serio e concreto e se a qualcuno gli rode peggio per lui.

  8. Andrea
    febbraio 7, 2014 alle 10:50 PM

    In politica nessuno risponde delle proprie azioni nè soprattutto delle proprie omissioni. Forse nel manualetto di Diritto Pubblico o di Diritto degli Enti locali c’è scritto che la “democrazia” funziona come credevi tu, Ora, con calma, chiudi il libro e prova ad informarti. Poi sugli F-35 mi stai confondendo con Silvio Lai, parlamentare e segretario regionale del PD sardo. Uno che comanda nel PD, e che ha spinto per bogare la Barracciu tenendosi tanti altri big,lamentandosi di Diana nel mentre. Lui si che poteva alzare la voce per usare quei soldi per le imprese, anche sarde, e salvare così qualcuno che si è impiccato. Il M5S se ne è fregato delle poltrone, e alle politiche andò oltre 25% in Sardegna, ora parecchie poltrone le avrebbe prese, col rischio che ci finissero degli arrivisti opportunisti. Per fortuna c’è Pigliaru che quelle poltrone le farà riavere ai legittimi proprietari, sono sicuro che tutti loro, persone proprio nuove nuove nel Pd, saranno talmente efficaci da farmi rimpiangere l’attività del GrIG, come hanno fatto bene in questi anni all’opposizione. Vabbè, ciò che conta è il programma. Pazienza. Buonanotte.

  9. Nico
    febbraio 7, 2014 alle 11:13 PM

    secondo il tuo manualetto sugli F 35 hai le stesse colpe di Silvio Lai perché non hai fatto nulla per bloccare l’acquisto. per fortuna tanti la pensano diversamente. stammi bene e salutami Grillo e Cappellacci.

  1. No trackbacks yet.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: