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Stop alla mega-centrale solare sui terreni agricoli di Cossoine!


Sardegna, paesaggio agrario

Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus hanno inoltrato (20 agosto 2012) uno specifico atto di “osservazioni” nell’ambito del procedimento di “verifica di assoggettabilità” relativo al progetto di centrale solare termodinamica a concentrazione (potenza complessiva 30 Mwe) proposto dalla Società Energo Green  nelle località Larione, Sa Tanca ‘e sa Chegia, Su Padru, Ludarzu, Su Campu, nei Comuni di Cossoine e Giave (SS), e interessante ben 160 ettari di terreni agricoli di buona qualità.

Il procedimento – avviato nel bel mezzo dell’estate, fra dubbi e contrarietà della popolazione interessata – potrebbe, infatti, portare all’approvazione di un progetto che snaturerebbe un’ampia area a vocazione agricola nella Sardegna settentrionale.

Sul piano giuridico, però, il progetto non appare realizzabile.

Spagna, Fuentes de Andalucía, centrale solare termodinamica a concentrazione

Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus hanno, quindi, richiesto al Servizio valutazione impatti dell’Assessorato regionale della difesa dell’ambiente di dichiararne l’improcedibilità: da un lato lo studio di impatto ambientale, il progetto, il relativo avviso di deposito non sono stati finora pubblicati sull’apposito sito internet della Regione autonoma della Sardegna, come richiesto dalla norma in materia, dall’altro – soprattutto – nelle zone agricole “E” degli strumenti urbanistici comunali, possono essere autorizzati soltanto interventi relativi ad attività agricole e/o strettamente connesse (vds. per tutti Cass. pen., sez. III, 9 marzo 2012, n. 9369), non certo attività di produzione energetica di tipo industriale come quella in progetto.

Infatti, le aree ricadenti nel territorio comunale di Cossoine (almeno 145 ettari) appaiono rientrare in “zona agricola E” del vigente strumento urbanistico comunale, specificamente “E 2 – aree di primaria importanza per la funzione agricolo produttiva, anche in relazione all’estensione, composizione e localizzazione dei terreni” e “E3 – aree che, caratterizzate da un elevato frazionamento fondiario, sono contemporaneamente utilizzabili per scopi agricolo-produttivi e per scopi residenziali”.

Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus sono certo favorevoli alle fonti di energia rinnovabile, in particolare quelle di derivazione solare, ormai anche vantaggiose sotto il profilo economico, ma i siti di produzione vanno scelti in aree industriali o già degradate.

Inoltre, la migliore fonte di energia rinnovabile è in primo luogo il risparmio energetico, non dimentichiamolo.

Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

Sardegna, paesaggio agrario

(foto da http://www.ecodallecitta.it, S.D., archivio GrIG)

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  1. icittadiniprimaditutto
    agosto 22, 2012 alle 10:03 am

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  2. agosto 22, 2012 alle 2:05 PM

    da L’Unione Sarda, 22 agosto 2012
    Cossoine. Ecologisti contro il parco per l’energia solare. “Via la centrale”. L’impianto in un’area a vocazione agricola. (http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_370_20120822090145.pdf)

    Gli ecologisti hanno messo sotto osservazione il progetto di una centrale solare termodinamica da costruire in un’area di 160 ettari tra i comuni di Cossoine e Giave. Le associazioni Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico hanno chiesto una “verifica di assoggettabilità”. “Il procedimento avviato nel bel mezzo dell’estate tra molti dubbi e la contrarietà della popolazione interessata – scrive il portavoce Stefano Deliperi – potrebbe portare all’approvazione di un progetto che snaturerebbe un’ampia area a vocazione agricola nella Sardegna settentrionale”. Secondo il documento inoltre, il progetto stilato dalla Società Energo Green non è realizzabile, neppure dal punto di vista giuridico. Le associazioni chiedono all’assessorato regionale all’Ambiente di dichiararne l’improcedibilità. “Lo studio di impatto ambientale, il progetto e il relativo avviso di deposito non sono stati finora pubblicati sull’apposito sito internet della Regione, come richiesto dalla norma in materia – scrivono gli ecologisti. Inoltre nelle zone agricole “E” degli strumenti urbanistici comunali, possono essere autorizzati soltanto interventi relativi ad attività agricole o strettamente connesse”. Non esistono contrarietà a priori sulle fonti di energia rinnovabile, in particolare su quelle di derivazione solare – conclude il documento delle due associazioni – Ormai si tratta di opere anche vantaggiose sotto il profilo economico, ma i siti di produzione vanno scelti in aree industriali o già degradate”. (fr. fer)

    da Sassari Notizie, 21 agosto 2012
    Centrale solare tra Cossoine e Giave. Gli ambientalisti: danni all’agricoltura (Michele Spanu): http://www.sassarinotizie.com/articolo-12561-centrale_solare_tra_cossoine_e_giave_gli_ambientalisti_danni_all_agricoltura.aspx

  3. capitonegatto
    agosto 22, 2012 alle 3:39 PM

    Se i terreni sono coltivabili, i propietari vanno invogliati a farlo, magari con l’aiuto calibrato degli enti preposti, vista la carenza mondiale di grano, mais , ecc., a seguito della siccita’ ed uso dei cereali per benzine sintetiche.
    Gli investimenti per le energie alternative devono essere fatte sopratutto in alto , cioe’ sui tetti delle citte ,imprese, enti locali, ecc., sfruttando e potenziando le agevolazioni esistenti.
    I campi lasciamoli per l’alimentazione umana e animale, e se i comuni danno le autorizzazioni in senso contrario alla legge, ne devono rispondere con il sindaco ( e non con l’impresa che realizza…. sarebbe troppo tardi , magari a opere concluse.)

    • wcossoine
      agosto 22, 2012 alle 6:26 PM

      il termodinamico ha portato ricchezza ed occupazione in Spagna. Speriamo si faccia anche da noi.. Poi scusate, perchè nessuno ha sollevato obbiezioni alla mega serra fotovoltaica li di fianco che occupa 80/90 ettari e che tutto è meno che una serra?

      • antonello
        ottobre 15, 2012 alle 10:56 PM

        Esatto perchè quello di Giave è stato fatto??E poi Quì sono tutti moralisti,una banda di persone ipocrite e basta,e che non dicano se erano propietari di questi terreni…….non avrebbero accetato??Per quanto riguarda il tipo (COSSOINESE) che magari doveva aprire un”agriturismo,forse sei un laureato senza lavoro,oppure avevi intenzione di prendere dei contributi dall regione???

    • gavinoserra
      agosto 22, 2012 alle 6:29 PM

      io il grano lo coltivo da anni e non faccio che perderci soldi. se questa cosa porta occupazione perchè non farla? siamo rimasti quattro gatti qui.

  4. g.melis
    agosto 23, 2012 alle 9:21 am

    quali sono le alternative per i giovani? nessuno parla dei giovani qui. Se nessuno investe noi che cosa facciamo? E’ triste a 42 anni dipendere dalla pensione dei genitori, dopo aver sudato tanto per diventare ingegnere..
    Ma senon si costruisce niente, gli ingegneri non servono.

  5. nurraser
    agosto 23, 2012 alle 9:28 am

    Io ho firmato i contratti per cedere i terreni all’azienda che porta avanti il progetto e ne sono felice. I miei 50 ettari non hanno mai reso tanto. E’ facile parlare di agricoltura e belle parole ma la realtà è che con il grano si fa la fame. E tutti sanno che la piana è pressochè abbandonata, non ci nascondiamo dietro un dito.

  6. agosto 23, 2012 alle 3:00 PM

    dal sito istituzionale web del Comune di Cossoine: http://www.comune.cossoine.ss.it/?modulo=contenuti&id=1&pag=1744

  7. agosto 23, 2012 alle 3:01 PM

    per Gavino Serra, WCossoine, G.Melis, Nurraser: i problemi che ponete sono reali e necessitano di tutta l’attenzione del caso, ma non possono certo trovare la soluzione, quasi una “bacchetta magica”, con l’occupazione di una così ampia estensione di terreni agricoli (160 ettari) per la realizzazione di un impianto industriale come questo.
    Se la coltivazione “tradizionale” a grano non rende come sperato, è necessario trovare il supporto della Regione autonoma della Sardegna mediante le sue Agenzie operative in campo agricolo (Argea, Laore, Agris, http://www.sardegnaagricoltura.it/) per le opportune alternative, in particolar modo di qualità, che danno valore aggiunto, anche per il grano (vds. http://www.sardegnaindustriale.it/article.asp?ID=5185&IDmagazine=2008006).
    Soprattutto bisogna puntare sulla realizzazione di consorzi fra produttori per la migliore commercializzazione dei prodotti della “nostra” Terra e l’abbattimento dei costi.
    Ci sono cospicui fondi comunitari in proposito che vanno utilizzati bene (vds. https://gruppodinterventogiuridicoweb.wordpress.com/2011/05/30/fondi-comunitari-in-sardegna/).
    La Sardegna ha attualmente un grave deficit sul piano alimentare: non copre nemmeno lontanamente il fabbisogno interno: “abbandonare” il terreno agricolo all’utilizzo industriale è solo deleterio per la nostra Isola.
    Come abbiamo detto, siamo “favorevoli alle fonti di energia rinnovabile, in particolare quelle di derivazione solare, ormai anche vantaggiose sotto il profilo economico, ma i siti di produzione vanno scelti in aree industriali o già degradate”.
    E lì gli ingegneri possono certamente lavorare.

  8. mulasluc73
  9. agosto 25, 2012 alle 10:25 am

    da La Nuova Sardegna, 25 agosto 2012

    Gli ecologisti contro la centrale solare. (http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2012/08/25/news/gli-ecologisti-contro-la-centrale-solare-1.5593540) Sul progetto di Energo Green tra Cossoine e Giave intervengono Gruppo di intervento giuridico e Amici della terra. (Mario Bonu)

    COSSOINE. “Stop alla megacentrale solare sui terreni agricoli di Cossoine!”. È la ferma presa di posizione delle associazioni ecologiste “Amici della Terra” e “Gruppo d’intervento giuridico”, che hanno inoltrato alla Regione uno specifico atto di “osservazioni”, in merito al procedimento di verifica di assoggettabilità del progetto di centrale solare termodinamica della società Energo Green, su 160 ettari della piana fra Cossoine e Giave. «Il procedimento – scrivono le associazioni ecologiste – potrebbe portare all’approvazione di un progetto che snaturerebbe un’ampia area a vocazione agricola nella Sardegna settentrionale. Sul piano giuridico, però – aggiunge il documento – il progetto non appare realizzabile». Nelle zone agricole “E”, infatti, precisano gli Amici della Terra e il Gruppo d’intervento giuridico, possono essere autorizzati soltanto interventi relativi ad attività agricole e/o strettamente connesse, non certo attività di produzione energetica di tipo industriale come quella in progetto. E a questo proposito le due associazioni ecologiste richiamano la sentenza della Corte di Cassazione penale del 9 marzo 2012, n. 9369, che stabilisce con chiarezza che «tutte le attività e gli interventi che si ritengono realizzabili in dette zone restano comunque funzionali ad un’attività tipicamente agricola o alle altre attività alla stessa intimamente connesse con esclusione, quindi, di tutto ciò che é riferibile ad altre zone individuate in sede di pianificazione del territorio comunale». Le associazioni Amici della Terra e Gruppo d’intervento giuridico hanno richiesto perciò al Servizio valutazione impatti (Savi) dell’assessorato regionale della Difesa dell’ambiente, di dichiarare l’improcedibilità del progetto della Energo Green, che fra l’altro, sottolineano, non è stato finora pubblicato sull’apposito sito internet della Regione, come richiesto dalla normativa in materia. Le stesse associazioni concludono dichiarandosi favorevoli alle fonti di energia rinnovabile, in particolare quelle di derivazione solare, ormai anche vantaggiose sotto il profilo economico, ma precisando che i siti di produzione vanno scelti in aree industriali o già degradate. Cosa che sicuramente non si può dire per la piana fra Cossoine e Giave, in larga parte classificata come E2, aree di primaria importanza per la funzione agricolo produttiva. Così non dev’essere un caso che gli impianti del solare termodinamico – la cui tecnologia si va affermando come una delle più promettenti, e che origina dagli studi del professor Carlo Rubbia – vengano realizzati soprattutto nei deserti, mentre in Europa, al momento, sono in funzione solamente alcune centrali in Spagna. In Italia esiste solamente la centrale sperimentale di Priolo, in Sicilia, mentre la Regione Sardegna ha già bocciato un impianto solare termodinamico a Macchiareddu.

    I numeri. Specchi parabolici su 160 ettari.

    COSSOINE – Il progetto della Energo Green prevede la realizzazione di un impianto di solare termodinamico da 30 Mwe, con l’occupazione di un’area di 160 ettari, di cui 145 in territorio di Cossoine e 15 in territorio di Giave. I “collettori” – gli specchi parabolici – da installare, ciascuno lungo 100 metri e largo 6, sarebbero 790, per una superficie captante di 662mila metri quadri. Solo per ciò che riguarda l’acqua industriale, la centrale avrebbe necessità di 400-450mila metri cubi di acqua l’anno, da procurare mediante trivellazioni in loco.

  10. agosto 29, 2012 alle 2:43 PM

    da La Nuova Sardegna, 29 agosto 2012
    Anche Italia Nostra si schiera contro la mega centrale. Il progetto presentato a Cossoine dalla Energo Green per un impianto fotovoltaico su un terreno di 160 ettari. (Mario Bonu)

    COSSOINE. Anche Italia Nostra scende in campo contro la mega centrale solare termodinamica nella piana di Cossoine. Il presidente regionale dell’associazione ambientalista, Graziano Bullegas, ha presentato al Savi (Servizio valutazione impatti) le osservazioni alla procedura di verifica/screening richiesta dalla Energogreen Renewables alla Regione. «Si tratta – si legge nel documento – di un impianto di circa 30 Megawatt di potenza installata, 160 ha di terreno occupato da specchi e acciaio, un’estensione circa 6 volte più ampia della superficie occupata dai centri abitati di Cossoine e Giave. Un intervento fortemente invasivo – prosegue il documento – una grave offesa al territorio e al paesaggio, uno stravolgimento senza precedenti di questi luoghi che rappresentano elementi essenziali di riconoscibilità e di leggibilità dell’identità territoriale. L’intervento, oltre al deturpante impatto paesaggistico, potrà compromettere le attuali e future attività agricole della zona, in palese contrasto con gli stessi strumenti urbanistici dei comuni di Cossoine e Giave, e con le norme urbanistiche per le zone agricole». Italia Nostra richiama anche l’altro intervento già realizzato a Campu Giavesu, con i due impianti fotovoltaici di circa 40 ettari, per cui, se venisse autorizzato anche il nuovo impianto risulterebbero occupati complessivamente 200 ettari di territorio agricolo, con una potenza complessiva (tra installata e richiesta) di circa 50 MWe. «Si pone quindi – scrive Italia Nostra – il serio problema dell’effetto cumulativo del notevole impatto ambientale che l’insieme delle centrali elettriche potrebbero arrecare all’area agricola interessata». Altre osservazioni muove l’associazione ambientalista alle cosiddette “opere di mitigazione”, che probabilmente aumenterebbero l’impatto visivo. «Attorno alla pianura individuata per l’ubicazione dell’insediamento – aggiunge il documento – sono presenti numerosi nuraghi, alcuni dei quali sono davvero prossimi alla recinzione dell’impianto solare termodinamico. La vallata circondata dai nuraghi è un importante sito culturale che risulterebbe gravemente danneggiato dalla presenza della distesa di specchi e acciaio». Ma «anche le numerose specie di avifauna stanziale e migratoria – nell’area nidifica anche la cicogna – subirebbero un danno irreversibile dalla trasformazione dell’habitat». Per tutti questi motivi Italia Nostra ha chiesto al Savi che l’impianto termodinamico solare a concentrazione della Energo Green venga considerato inammissibile o, in subordine, sia sottoposto a Valutazione di impatto ambientale

  11. Cossoinese x
    agosto 30, 2012 alle 6:03 am

    Da veramente fastidio far leva sulla carenza di lavoro a Cossoine e far pressione sui disperati per accettare quest’ opera paesaggisticamente devastante, in un territorio che ha già dato tanto alle energie rinnovabili coi 40 ettari del parco solare già presente a Giave e col Parco eolico di Bonorva, che ormai devasta la visuale Sud del Paese e di tutta la valle dei Nuraghi. E vorrei proprio sapere quale indotto starebbe lasciando e di quanto avrebbe diminuito il tasso di disoccupazione nel Meilogu!
    E adesso ci giochiamo la visuale Nord, col Campu Giavesu totalmente ricoperto di pannelli. E io che avevo il sogno un giorno di aprire un agriturismo! Ma grazie tante del futuro che mi prospettate con tutta questa ferraglia su ogni lato del Comune !!! Perché rovinare
    il paesaggio agricolo di una delle poche zone fertili della Sardegna che sono lontane da fonti di inquinamento, che proprio su questo avrebbe potuto far leva per un futuro che crei davvero lavoro con un’ economia radicata nel territorio? è vero che il grano, il foraggio e il latte non stanno più portando grandi introiti, ma rimanendo sempre nel campo della ecosostenibilità perché non sfruttare invece quella piana fertile per coltivare colza o soia o girasoli o mais per il biodisel, x esempio ????? Il Brasile negli ultimi anni si sta
    sviluppando con questa risorsa. E se un giorno non dovesse più convenire si potrà sempre cambiare con un’ altra coltura da un anno all’ altro. La ferraglia dei pannelli invece ci accompagnerà fino alla nostra morte, senza possibilità di liberarcene! Che cosa lascerà nel territorio se non una cattedrale nel deserto ????
    Questo parco solare non porterà nessun lavoro sicuro ai Cossoinesi, visto che non ci sono le professionalità tecniche per mantenerlo, ma lo darà solo a forestieri, e ci priverà d una delle nostre poche fonti di reddito, la terra! Ci rendiamo conto di cosa sta rischiando Cossoine ????
    Io sono favorevole alle energie rinovvabili, ma vanno fatte in terreni sterili o degradati: perché non farli a Porto Torres per esempio, dietro la ferraglia del polo chimico???? Là tira il
    maestrale e si potrebbero mettere anche centinaia di pali eolici e poco a Sud anche 1000 ettari di pali eolici, visto che il terreno è brullo e pianeggiante e i rilievi sono lontani. Invece no: nelle colline del Meilogu spuntano una decina di pale eoliche ogni venti Km, e adesso questi pannelli solari piazzati stranamente nelle conche dove il sole sorge più tardi o tramonta prima, come è il caso del Campu Giaves!u col massiccio del Monte Traessu a Ovest ( che efficienza energetica rispetto alla Nurra !!! ).
    Ve lo dico io perché hanno scelto Cossoine: ci sono degli interessi in gioco per prendersi i finanziamenti statali e questo viene prima dell’ efficienza energetica. Dalle nostre parti il depapauramento demografico ha deprezzato il valore dei nostri terreni e per questo la Energo Green è venuta da noi: purtroppo è stato fi troppo facile trovare il latifondista parassita e individualista che preferisce vendere o affittare alla multinazionale invece che agli agricoltori e pastori e pregiudicare il futuro della sua gente! Vergogna !!!!!!!!

    • periomulas
      agosto 30, 2012 alle 12:30 PM

      Mi pare che si apre bocca e si da fiato. Come sempre in Sardegna. I biocarburanti sono stati la causa delle carestie e del rincaro delle materie proime alla base della crisi globale. Tutti i governi le hanno pesantemente limitate e addirittura vietate! Come si fa a non capire che il futuro e’ nel sole e nell’agricoltura di pregio che si puo integrare con questo tipo di investimenti? Ad esempio: la coltivazione di spezie o erbe medicinali richiede aree piccole e ben allestite ed ha un rendimento per il coltivatore di gran lunga superiore ai cereali. Perche’ non cercare di imporre un modello ibrido in cui il termosolare debba essere integrato con l’agricoltura?

    • antonello
      ottobre 15, 2012 alle 10:44 PM

      Perchè non ti firmi???Vergogna dovresti averla tu a scrivere disperati a chi?Il primo disperato in questione sei tu,parli di interessi nel 2012?Hai scoperto l”acqua calda.Te sei disposto a comprare uno di questi terreni? Ben vengano quelli che coltivano la terra,ma forse non ti rendi conto della situazione attuale?Forse ci siamo dimenticati degli affittuari in possesso dei terrreni,i quali non pagavano e tuutora non pagano gli affitti??E la legge marzi cipolla era in favore ai proprietari?Penso che Se lei come dice aveva intenzione di fare un”agriturismo immagino aveva preventivato dei contributi dalla regione….. o sbaglio.

  12. Cossoinese x
    agosto 31, 2012 alle 1:19 am

    Piero Mulas, la risposta è molto semplice. Se l’ economia prendesse direzione contraria oggi al foraggio e al latte, o domani eventualmente a campi di colza, da un anno all’ altro in quei 160 ettari si potrà cambiare coltura e andare incontro al mercato, purché ci sia una generazione preparata a livello economico e agrario, che è l’ unica ragione del ritardo di Cossoine, dove ci sono 10 laureati in Giurisprudenza ogni laureato in Scienze agrarie o veterinarie. Con i pannelli che ricopriranno tutta la nostra terra più fertile invece vincoleremo quel territorio per 50 anni a una cattedrale nel deserto, sradicata dalla struttura produttiva locale, come le tante che dopo decenni stanno chiudendo in Sardegna Centrale, dopo aver creato una generazione che ha perso le maestranze artigianali locali e ora si ritrova senza possibilità di ricollocazione lavorativa nel territorio. E lo stesso accadrà tra pochi decenni ai nostri figli se dovesse materializzarsi l’ incubo di questa centrale.
    La coltivazione di spezie e erbe medicinali di cui parla la Energo green nel suo sito è solo uno specchio per le allodole per giustificare questa megacentrale e non perdere i finanziamenti. Ma con tutte le aree sterili o degradate che ci sono in Sardegna doveva venire proprio nella regione che prese il nome di Caputabbas per la sua richezza e di acque e di fertilità ???? Le serre x erbe medicinali e spezie si potrebbero comunque costruire con l’ energia dei panelli che invece stanno a Porto Torres, o no ????? Quindi perché prorprio nel nostro terreno agricolo ????
    Oltretutto è appena emersa la notizia di altre pale eoliche da mettere sulla punta del Monte Pelao, come se non bastassero al territorio quelle che dalla ss131 si vedono a Bonorva e a Florinas. Ma vi pare normale questa devastazione decentrata, che ormai inquina il paesaggio di ogni angolo dei nostri Paesi???? In nessun altro Paese europeo si è fatto qualcosa del genere, in Spagna esistono delle centrali ma sono enormi e localizzate nelle steppe aride, non una ferraglia ogni 10 Km come invece sta diventando il Logudoro. L’indole visceralmente corrotta degli Italiani è riiuscita a distorcere ad attività di pura speculazione persino qualcosa di assolutamente condivisibile quali sono le energie rinnovabili. Tutto questo per riempire le tasche della Energo Green di turno e di un latifondista locale con pochi scrupoli se non il suo tornaconto personale.
    E basta con questa storia della creazione di lavoro: certo che lo daranno, ma esattamente come fanno gli Ipermercati, creando 100 posti ma distruggendone altri 200, e portando fuori capitali che prima rimanevano nel territorio !!!!!

  13. agosto 31, 2012 alle 2:39 PM

    da Il Fatto Quotidiano, 29 agosto 2012
    Miliardi di aiuti e operai a casa. Il mercato drogato delle rinnovabili.
    Il caso della Solsonica, che al termine della lunga bolla degli incentivi si ritrova in ritardo sul mercato rispetto alla concorrenza cinese ed è costretta a lasciare in cassa integrazione 222 dipendenti. Mentre altri 130 interinali hanno perso il lavoro da un giorno all’altro. (Salvatore Cannavò): http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/29/miliardi-di-aiuti-e-operai-a-casa-mercato-drogato-delle-rinnovabili/337573/

  14. settembre 17, 2012 alle 4:52 PM

    in aree industriali.

    da La Nuova Sardegna on line, 17 settembre 2012
    Un impianto solare termodinamico nella piana di Ottana.
    Illustrato il progetto per la produzione di energia che prevede tre impianti programmati con fondi europei: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2012/09/17/news/un-impianto-solare-termodinamico-nella-piana-di-ottana-1.5710999

    da CagliariPad, 17 settembre 2012
    Energia, la Sardegna sperimenta il solare termodinamico. Obiettivo numero uno, abbattere i costi: http://www.cagliaripad.it/it/news/settembre/17/energia-ok/

    • settembre 18, 2012 alle 2:49 PM

      da L’Unione Sarda, 18 settembre 2012
      Energia dal sole, pronti 25 milioni. Cappellacci:spazio alle rinnovabili, primo impianto a Ottana. In programma alti due impianti: uno sarà realizzato in Ogliastra mentre sull’altro, riservato ai Comuni, il bando è in scadenza a metà ottobre: http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_146_20120918083130.pdf

      da La Nuova Sardegna, 18 settembre 2012
      Energie alternative: una torre solare nella piana di Ottana. (Umberto Aime)

      CAGLIARI. Il primo ad associare la Sardegna a un impianto solare termodinamico (va immaginato come un insieme di pannelli solari a specchio, che producono energia industriale) è stato Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica. Alla fine degli anni novanta, quand’era il prestigioso presidente del Crs4, non nascose di avere un sogno: «Immagino l’isola, a cominciare dalla piana di Ottana, alimentata soprattutto da questa eccellente energia alternativa». Ieri che il primo progetto pilota è stato presentato dalla giunta Cappellacci, dall’Enas (è l’ente che gestisce le dighe e oggi troppo Enel-dipendente per l’energia) e da Sardegna Ricerche (suo il team) nessun si è ricordato di Rubbia. Non c’è stata neanche una citazione per il padre di quello che un domani potrebbe essere – guarda caso proprio a Ottana – uno dei primi poli che produrranno solo energia pulita. Ingratitudine a parte, il progetto pilota ha uno scopo sacrosanto: l’autosufficienza della Sardegna, abbattere i costi e attrarre le imprese, come hanno detto il presidente Cappellacci e l’assessore all’industria, Alessandra Zedda: «Perché dobbiamo saper offrire infrastrutture, altrimenti la grande industria guarderà sempre altrove». L’esperimento. Costerà 10 milioni di euro, fondi Por, e sarà destinato a soddisfare, con un megawatt, l’esigenze energetiche dell’Enas, che quando produce l’acqua grezza (soprattutto con le dighe) paga bollette milionarie all’Enel, ha detto il commissario dell’ente Davide Galantuomo. Progettato dal team di Sardegna Ricerche, presenti il presidente Maria Paola Corona e Alfonso Damiano, coordinatore del pool e professore associato dell’università di Cagliari, il progetto pilota è stato annunciato come «immediatamente operativo». Ma non sarà figlio unico: l’assessore Zedda ha detto che rientra in un pacchetto di quattro progetti, che attraverso altri bandi, permetteranno la costruzione di altrettanti impianti a favore del Consorzio industriale dell’Ogliastra (dotazione finanziaria 7 milioni), per usi civili in quei comuni che parteciperanno alla gara che sarà bandita a ottobre. Il quarto impianto è stato localizzato nella zona industriale di Villacidro, ma è ancora nebuloso, dipenderà dai fondi. Il traguardo. Detto che l’obiettivo finale è l’autosufficienza energetica della Sardegna fra energie alternative, metanodotto Galsi, centrale integrata a carbone nel Sulcis e altri interventi, l’assessore Zedda ha detto: «Al più presto vogliamo raggiungere la quota del 17,8 per cento di rinnovabili che ci è stata assegnata». È questa la strada virtuosa tracciata da Cappellacci: «Il nostro modello industriale prima di tutto deve rispettare l’ambiente. Poi alle industrie di trasformazione dobbiamo garantire alta tecnologia, costi di produzione concorrenziali, procedure snelle e finanziamenti a sostegno dell’occupazione». In estrema sintesi, è tutto quello che ruota in questi giorni intorno alle vertenze energivore, dalla Vinyls all’Alcoa. Si sa: c’è molto da difendere, ma anche altrettanto da sviluppare, altrimenti prima o poi qualcuno si chiederà: per chi produciamo tutta questa energia? Solare termodinamico. La spiegazione più semplice è questa. Prima fase: attraverso torri e parabole mobili a specchio (simili a quello di Archimede), i raggi del sole sono concentrati su un tubo dentro cui scorre dell’olio, che si surriscalda, produce calore e lo stesso calore è poi immagazzinato nei serbatoi. E’ proprio l’accumulo a permettere che l’impianto sia a regime anche in assenza della fonte primaria, cioè il sole. Seconda fase: il vapore dell’olio caldo, muove le turbine, che a loro volta sono collegate agli alternatori e l’insieme produce energia.

  15. settembre 20, 2012 alle 2:50 PM

    da La Nuova Sardegna, 20 settembre 2012
    Tortolì punta sul termodinamico.
    L’innovativo impianto, finanziato con i fondi Por, sarà installato nelle aree del Consorzio: http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20120920082145.pdf

  16. asse
    settembre 24, 2012 alle 2:01 PM

    Sapete perchè ora la Regione promuove il termodinamico? Perchè stanno arrivando altri 5/6 progetti ancora piu’ grandi di quello di Cossoine e Cappellacci si è speso personalmente con gli investitori per farli approvare senza tante storie..
    si parla di altri 400 MW in Sardegna..

  17. ottobre 14, 2012 alle 4:04 PM

    da La Nuova Sardegna, 14 ottobre 2012
    Fotovoltaico: da Giave un secco «no».
    Il consiglio comunale boccia il progetto della società Energo Green Renewebles per l’impianto solare termodinamico. (Emidio Muroni)

    GIAVE. Un no secco è stato il risultato della votazione, per alzata di mano, richiesta dal sindaco Giuseppe Deiana, dopo l’ampia e articolata discussione, alla quale hanno partecipato diversi amministratori comunali, esperti, tecnici e l’architetto Luciano Virdis che, in rappresentanza della società Energo Green Renewebles, ha illustrato il progetto preliminare di un impianto solare termodinamico da 30 Mw, da realizzare nella pianura di Campu Giavesu. Il progetto prevede la realizzazione di un impianto solare termodinamico a concentrazione da 30 Mw, su una superficie complessiva di 160 ettari, per la massima parte (145 ettari) in territorio di Cossoine e per la restante quota nel comune di Giave. Un no chiaro e deciso alla realizzazione della struttura per la quale la società ha chiesto alla Regione l’attivazione della procedura di verifica e aperto il termine per le osservazioni e opposizioni, che dovrebbe scadere il prossimo giovedì 18. Alcune società ambientaliste come “Italia nostra”, “Amici della terra” e il “Gruppo d’intervento giuridico” hanno già chiesto all’ufficio Valutazione impatti della Regione (Savi) che l’impianto termodinamico solare a concentrazione sia considerato inammissibile o, in subordine, sia sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale. Come nell’assemblea pubblica tenuta a Cossoine, ai primi d’agosto, anche in quest’occasione le motivazioni del rifiuto sono nate da considerazioni sostanzialmente di carattere operativo, di rispetto ambientale, di ritorno economico e di rispetto dell’identità e vocazione agricola di un territorio che custodisce una delle zone più interessanti, non solo sul piano prettamente agricolo ma anche per la presenza di numerosi siti di notevole valore archeologico. In apertura di riunione il sindaco Giuseppe Deiana, dopo aver espresso chiaramente le proprie considerazioni in merito ad un’iniziativa che desta perplessità e dubbi sulla ricaduta sul territorio e fa invece pensare a un nuovo gravame che si vuole far cadere su un comunità che sta già soffrendo lo spopolamento, e con esso vede aumentare l’appetibilità dei suoi terreni, ha chiesto che si ritorni a parità di condizioni e che le società, prima degli interventi e non dopo come attualmente consentono le leggi nazionali e regionali, si sieda sul tavolo della discussione con le amministrazioni comunali. Anche il presidente dell’Unione dei Comuni, Salvatore Masia, ha chiesto che le possibilità decisionali sul territorio siano restituite agli amministratori locali. «Non è possibile che ci troviamo a dover lottare per spostare una semplice finestra in facciata – ha osservato Masia -, mentre ci vengono calati dall’alto, senza poter far niente per evitarlo, progetti come quello in esame devastanti per il nostro territorio». Il sindaco di Cossoine, Alfredo Unali, ha osservato che sull’argomento ci sono stati diversi incontri a livello di gruppo e consiglio ma è necessario riflettere, in particolare per il problema dell’approvvigionamento idrico e dell’Imu, prima di dare una risposta certa e definitiva, anche perché si hanno grosse difficoltà a individuare il gettito che potrebbe dare questo nuovo impianto. Di diverso tono l’intervento dei suoi paesani Mario Bonu e Lello Spanu che hanno rivendicato il rispetto dell’ambiente, della natura identitaria del territorio e chiesto la costituzione di un comitato per la soluzione del problema. Sono intervenuti anche l’architetto Salvatore Manconi che ha auspicato «un freno a questo nuovo grave saccheggio della nostra terra, dove sono irrimediabilmente compromesse zone caratterizzate da produzioni di primaria importanza per la funzione agricola produttiva». L’ingegnere Carlo Sotgiu, responsabile provinciale per l’ambiente del Pd, pur valutando positivamente la proposta tecnica ha ricordato l’impatto notevole ed evidente che lo stesso comporta su un territorio a vocazione chiaramente agricola per il quale si potrebbero trovare ben altre soluzioni operative.

  18. ottobre 25, 2012 alle 2:49 PM

    da La Nuova Sardegna, 25 ottobre 2012
    A Cossoine nasce comitato contro il termodinamico. Mobilitazione spontanea e petizione popolare dopo il “ni” del Consiglio al progetto della Energogreen. Sabato assemblea per raccogliere adesioni. (Mario Bonu)

    COSSOINE. «Questo impianto non si ha da fare, né ora né mai»: è la dichiarazione programmatica su cui si è costituito il comitato spontaneo per il no al progetto del solare termodinamico nella piana di Cossoine. Una scelta chiara e determinata che vuole essere, dicono i fondatori dell’organismo, una risposta alla «posizione ambigua reiterata dalla maggioranza del consiglio comunale il 17 ottobre». Ed è stata una sorpresa per gli stessi fautori dell’iniziativa, la risposta della gente. «Ci siamo attivati in appena tre persone subito dopo il consiglio comunale – dicono i promotori – ed il venerdì abbiamo diffuso una locandina per la convocazione di un incontro per l’indomani. Ma, sabato, con nostra grande sorpresa, ci siamo ritrovati in più di 60, tutti con la piena disponibilità a far parte attiva del comitato, segno che il problema è davvero sentito dal paese». L’assemblea è già passata alla fase operativa, stabilendo un preciso percorso di lavoro. In primo luogo, per acquisire maggiori informazioni su cosa è il termodinamico, come funziona e come si presenta visivamente, è stato deciso di creare una commissione di studio, con la consulenza di un ingegnere, per informare la popolazione evitando superficialità facilmente confutabili. Fra le altre azioni: la creazione di “una bacheca verde” dove i membri attaccheranno articoli di giornali che parlano del progetto di Cossoine o di altri analoghi; la divulgazione delle informazioni a livello nazionale tramite programmi televisivi e quotidiani che hanno apposite rubriche sull’ambiente; una raccolta di firme e una istanza on-line, già in rete all’indirizzo http://www.petizionepubblica.it/?pi=P2012N30704. Per il 4 novembre, poi, il comitato pensa di organizzare una passeggiata ecologica da Cossoine a su Bullone-Nuraghe Accas, dove i partecipanti si incontreranno con una analoga delegazione proveniente da Giave. Per mettere a punto tutte le iniziative e per dotarsi di una struttura organizzativa stabile e funzionale, ma anche per estendere il discorso a nuove adesioni, il comitato si riunirà di nuovo sabato alle 18.30, nel salone parrocchiale. Nell’occasione saranno anche scelti il nome dell’organismo spontaneo e gli slogan da utilizzare nelle battaglie che si prevedono lunghe e impegnative

  19. ottobre 31, 2012 alle 2:52 PM

    da La Nuova Sardegna, 31 ottobre 2012
    Mega impianto solare, un no dall’assemblea. Partecipato incontro a Cossoine contro il progetto che stravolgerà la piana di Su Padru. Il Comitato: porteremo al sindaco le firme che stiamo raccogliendo. (Mario Bonu)

    COSSOINE. «Chissà – si sono chiesti in molti – se la presenza di oltre cento persone, in un paese che conta sì e no 7/800 residenti effettivi, e in un sabato freddo e piovoso che avrebbe sconsigliato anche i più volenterosi dal mettere il naso fuori di casa, rappresenterà per l’amministrazione comunale il segnale atteso per prendere una posizione chiara contro l’impianto termodinamico di Su Padru». Perché la maggioranza che amministra il Comune ha sempre affermato che avrebbe raccolto il parere della popolazione e si sarebbe schierata di conseguenza. «Ma – è stata l’opinione dei più – nonostante cento persone costituiscano un campione che rappresenta con certezza la volontà dell’intero paese, probabilmente neppure questo basterà a modificare una posizione che diventa di giorno in giorno sempre più incomprensibile. E allora – assicura il comitato – sul tavolo del sindaco arriveranno le centinaia di firme che si vanno raccogliendo, e che certificheranno in maniera definitiva la contrarietà della stragrande maggioranza della popolazione all’orrendo e perpetuo stravolgimento della piana di Cossoine”. L’incontro è stato introdotto da Antonello Spanu, laureato e docente in Scienze naturali, che ha illustrato in maniera chiara e puntuale tutte le implicazioni negative del progetto: l’impatto inquinante dei sali e dell’olio diatermico sui terreni; la presenza di un impianto a biomasse che dovrà sopperire alla mancanza di irradiazione solare, e che, considerata la particolarità della zona, fredda e ventosa per molti mesi all’anno, sarebbe destinato a diventare l’impianto principale; le 15mila tonnellate di combustibile/anno che andrebbero recuperate per far funzionare quell’impianto; il problema della falda acquifera a cui verrebbero attinti i 450mila metri cubi d’acqua necessari per il funzionamento degli impianti, che con ogni probabilità verrebbe prosciugata, e che molto facilmente verrebbe inquinata dalla presenza delle migliaia di plinti che andrebbero a perforare il terreno per il sostegno ai tralicci degli specchi parabolici; la desertificazione dei terreni; gli sbancamenti da fare per la realizzazione di terrazzamenti con dislivelli di 5 metri fra l’uno e l’altro. Per non dire – ha concluso Antonello Spanu – dell’impatto ambientale, sulla fauna, e sulle risorse archeologiche della zona. Tutte preoccupazioni unanimemente condivise dai presenti, che hanno offerto ampia disponibilità ad azioni di lotta. A iniziare dalla prosecuzione della raccolta di firme, casa per casa. Poi, la giornata di mobilitazione per il 4 novembre, con la passeggiata ecologica verso Su Bullone, dove ci si incontrerà con la delegazione di Giave, gli striscioni sulla 131, e molte altre iniziative in cantiere che verranno definite nei prossimi giorni.

  20. Cossoinese x
    novembre 3, 2012 alle 9:45 PM

    Replico al Signor Antonello ( che è di sicuro il reazionario x partito preso che tutti in paese conosciamo ) che la lotta contro questa centrale inquinante non è una politica, in cui Lei sempre la butta, ma una ragione vitale per tutti i Cossoinesi di Destra e di Sinistra! Le motivazioni le ho già esposte nei miei due messaggi precedenti, e sono confermate dall’ articolo della Nuova Sardegna citato sopra. Se quegli affittuari che Lei cita non pagavano i proprietari, sarebbe bastato ricorrere a vie legali, non è certo la giustificazione per svendere il nostro territorio a un’ azienda che porterá i proventi molto lontano da Cossoine e ci lascerà poche briciole di lavoro, e un territorio inquinato e senza acqua. Non c’ è niente di più prezioso dell’ ambiente per la qualità della vita!!!!! Certi tipi di lavori preferiamo che se li tengano dove preferiscono vivere nell’ alienazione delle industrie per guadagnare due lire, noi preferiamo una dignitosa povertà al degrado. Perchè poveri rimarremo con questa Centrale, solo un ignorante potrebbe convincersi del contrario!!!! in Sardegna dovremo già aver imparato la lezione col deserto produttivo in cui oggi si trovano Porto Torres, Ottana e Portovesme: se proprio vogliono impiantare questo parco eolico, che la Energo Green se ne vada a Ottana, dove infatti voleva impiantarlo il buon Carlo Rubbia, a ridare lavoro agli operai locali, invece di devastare un territorio agricolo, per la sola ragione del basso costo dei terreni e per la fame della acqua sotto Campu Giavesu!!!!

  21. Laura
    febbraio 13, 2013 alle 8:08 PM

    Uno dei maggiori problemi di queste centrali termodinamiche solari è la quantità d’acqua (spropositata) richiesta per il loro corretto funzionamento oltre alla perdita dei suoli e della produttività degli stessi; aggiungiamo le forti probabilità d’inquinamento di falde e terreni e la produzione non indifferente di rifiuti pericolosi che vanno trattati e smaltiti. Ma ciò che è meno comprensibile è perchè mai dobbiamo sperimentare tecnologie che in altri Paesi, vedi Austarlia, evidentemente più attenti a risorse primarie quali l’acqua, si sta passando a sistemi a secco a seguito di studi e valutazioni sui cambiamenti climatici e la scarsità idrica.

  22. antonello
    febbraio 14, 2013 alle 1:23 am

    A cossoine improvvisamente sono diventati tutti ambientalIsti ed ecologisti.Tutti ne parlano a loro modo.Intanto in contro iuno dei tanti dibattiti,qualcuno del comitato del no è intervenuto dicendo che l”energogreen non assumeva personale del posto,ma mi chiedo:Sei del comitato per il no al termodinamico???Qualcuno del no intanto ha fatto domanda alla energogreen,per le eventuali assunzioni.Forse avevano ragione gli ingegnieri intervenuti al centrio sociale ai primii di Dicembre……La politica non c”entra niente col termodinamico.I propietari,i quali hanno ceduto i loro terreni non sono dei disperati,come qualcuno ha scritto in alto(COSSOINESE).Questi terreni sono stati sfruttati dai nostri padri per lungo tempo facendovi pascolare il bestiame,nonchè in seguito affitandoli agli stessi allevatori che a loro volta hanno ceduto i propri alla energogreen.

  23. marzo 3, 2013 alle 10:20 PM

    L’ha ribloggato su Il blog di Fabio Argiolas.

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